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Autore: Altair13Sirio    01/07/2020    2 recensioni
E'difficile dover dire addio alla vita felice che si è sempre condotta. Una bambina non capisce quanto sia fragile la vita finché qualcosa di terribile non le porta via tutto ciò che ha di più caro.
Nirihs'Oūm è una ragazza che ha dovuto saper crescere per affrontare il dolore della perdita. Strappata alla propria terra, allontanata dalla famiglia e costretta a vederli soffrire, si è chiusa in sé stessa fino a che i suoi aguzzini non hanno smesso di tormentarla, credendo di averla sottomessa. Ma lei non ha mai dimenticato, non ha mai smesso di meditare su ciò che veramente avrebbe meritato. E anni dopo il suo rapimento, ha deciso di ribellarsi.
Principessa in un castello senza uscite, Nirihs'Oūm lotterà con tutte le sue forze per realizzare il futuro che ha sempre sognato: un futuro di pace e tranquillità, dove niente più potrà farle del male.
Genere: Angst, Azione, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blackfire, Nuovo Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Titans Legacy'
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L'aria a bordo del Falkor cominciava ad essere pesante. Non perché i suoi passeggeri avessero litigato, ma perché era passato letteralmente troppo tempo dall'ultima volta che avevano respirato aria fresca.
Le scorte di ossigeno erano state sfruttate quasi del tutto dopo la loro ultima fuga dalle guardie imperiali, in un salto che gli aveva permesso di passare attraverso tre sistemi solari inosservati, seminando le pattuglie che li avevano messi in fuga, ma adesso non potevano più continuare a scappare per molto tempo. Per fortuna il settore in cui stavano entrando ora era una zona poco trafficata dell'impero; lì vigeva un livello di sorveglianza pari a zero e oltre a questo i Senátit potevano contare su un popolo amico che li avrebbe ospitati finché non si sarebbero ripresi: i Tamaraniani.
Splinter aveva diminuito gli allenamenti per conservare ossigeno. Era molto più difficile fare attività fisica quando non c'era aria da respirare, e per questo stava limitando le sue attività allo studio di alcuni meccanismi recuperati nella loro ultima missione, assieme ad alcune tecniche di combattimento che non vedeva l'ora di testare nella pratica. Variel era con lui sul ponte di comando; come al solito non staccava mai gli occhi dai comandi, ma rimaneva abbastanza concentrato da poter conversare con lui e rispondere alle sue curiosità sulla tecnologia che avevano recuperato.
C'erano alcuni progetti per migliorare le performance delle armi di Variel, assieme ad alcuni potenziamenti per il motore del Falkor che andavano studiati approfonditamente per poterli installare correttamente, senza rischiare malfunzionamenti. Se avessero sbagliato qualcosa, avrebbero rischiato di restare bloccati per molto tempo, troppo per gente come loro…
<< Ehi, Variel. >> Chiamò alzando lo sguardo dal manuale che stava leggendo. << Quanto ci vuole all'atterraggio su Tamaran? >>
Il Vernathiano borbottò qualcosa prima di rispondere seccato. << Ancora trenta minuti. Ma cerca di non distrarmi, lo stabilizzatore di volo è stato danneggiato mentre scappavamo ed entrare nell'atmosfera del pianeta sarà un'impresa. >>
Splinter annuì e strappò un sorso dalla sua bevanda prima di poggiare il manuale di istruzioni sul tavolino di fronte al divano e distendersi allungando le gambe in avanti. Era una vera seccatura dover aspettare di atterrare per potersi mettere a fare qualsiasi cosa, però d'altra parte era meglio non mettersi in pericolo per nessun motivo; dopo tante settimane in viaggio, trenta minuti per tornare sulla terraferma non erano niente. Eppure non poteva fare a meno di annoiarsi.
Di sicuro Variel non si stava annoiando; lui aveva la nave da pilotare e Splinter sapeva quanto amasse farlo, anche se dal suo tono non sembrava fosse tanto rilassante in quel momento. Ma almeno poteva tenere la mente occupata mentre il tempo passava. Lui, invece, non aveva niente da fare e si era seccato di esaminare i nuovi manuali; tanto non avrebbero potuto installarli prima di aver riparato i danni al Falkor.
Pensò di andare a vedere cosa combinasse Barry. Probabilmente era alle prese con la sua simulazione; quello era un ottimo modo per passare il tempo, ma il suo amico non permetteva a nessuno di utilizzarla senza di lui. Era molto geloso delle proprie cose, soprattutto quelle più costose e delicate, e quella era una delle poche buone occasioni per unirsi alla sua partita.
<< Vado a vedere cosa fanno gli altri. >> Disse Splinter alzandosi e dandosi una scrollata al giubbotto, pensando che sarebbe andato dritto da Barry a chiedergli di fargli provare il suo videogioco, ma non appena si fu voltato verso la porta vide entrare proprio il mutaforma in compagnia di Kuala.
<< Ehi, vecchio! Quando scendiamo a terra? >> Esclamò il ragazzo facendo un ampio gesto della mano per salutare tutti all'interno della stanza e ignorando completamente l'espressione delusa di Splinter a pochi metri da lui.
<< Arriviamo quando arriviamo! Piantatela di farmi queste domande inutili! >> Rispose Variel alzando un poco la voce. Barry sembrò non capire cosa avesse detto di male, mentre Kuala alle sue spalle sghignazzò divertita.
<< Meglio non fare innervosire il nostro pilota, altrimenti potrebbe decidere di farci schiantare dritti dentro a un vulcano. >> Fece Splinter dopo aver accettato il fatto che non avrebbe provato il gioco di Barry ed aver assunto uno sguardo di complicità.
<< Non farmi venire certe idee, Splinter! >> Rispose Variel con lo stesso tono di prima, ma in modo più scherzoso.
Barry si avvicinò al suo migliore amico e ghignò. La giaccia poggiata sulle spalle non copriva lontanamente il suo petto, dove però aveva indossato una fascia elastica per compensare un poco alla sua nudità, senza riuscirci particolarmente. << Ma tanto io sarei al sicuro. Mi basterebbe trasformarmi in una specie che non sente il calore… >>
<< E allora mi assicurerò di spararti, prima. >> Tagliò corto il Vernathiano girandosi per un momento. Erano sempre così durante i viaggi: Barry prendeva in giro Variel e Variel gli rispondeva a tono, mentre Splinter e Kuala si godevano lo spettacolo delle loro scaramucce, spesso dopo averle innescate di persona.
<< Parliamo di cose serie. >> Disse la ragazza facendo qualche passo in direzione del centro delle comunicazioni. << Avete già contattato il centro di atterraggio di Tamaran? >>
Variel grugnì per tutta risposta. << Lo sai che lì non c'è mai nessuno. Non hanno motivo di stare lì… >>
<< Bé, sì… I porti sono chiusi… >> Disse lei battendo una mano sulla console, infastidendo leggermente il pilota. << Ma noi non siamo gli unici che passano di qua spesso. Ci sono un sacco di pirati che approfittano delle difese inesistenti di Tamaran per andare a saccheggiarlo… >>
<< Anche noi siamo pirati. >> Commentò Barry mettendosi le mani ai fianchi. Ma Kuala gli rispose solo con uno sguardo tediato, prima di voltarsi di nuovo verso il pilota.
Alla fine Variel strinse le spalle e assumendo una posa un po' più comoda alla sua postazione disse:<< Accomodati. >>
Così la Pistiliana si sedette davanti alla radiotrasmittente e cominciò a impostare il segnale sulla frequenza delle torri di controllo di Tamaran, mentre intanto il Falkor continuava ad avvicinarsi alla superficie del pianeta, rendendo le comunicazioni a breve distanza possibili.
<< Puntiamo alla capitale? >> Chiese Splinter distogliendo un attimo lo sguardo dalla ragazza.
<< Certo. >> Rispose Variel, che ormai aveva abbandonato l'idea di poter guidare in silenzio. << Al vecchio Galfore farà piacere rivederci. Abbiamo un nuovo carico per lui, in fondo… >>
<< Ragazzi, fate silenzio, per favore. >> Disse atona Kuala, concentrata sulla strumentazione. Aveva già messo le cuffie sulla testa e probabilmente aveva anche attivato il microfono.
Barry e Splinter si scusarono a bassa voce e alzarono le mani con fare difensivo, ma Variel sembrò seccato dal fatto che quando era stato lui a chiedere silenzio nessuno lo avesse ascoltato. Si limitò comunque a borbottare qualcosa a bassa voce e si concentrò sulla guida del Falkor, mentre Kuala provava a chiamare le torri di controllo tamaraniane.
<< Chiamata in uscita dal Falkor. Qui i Senátit, stiamo entrando nella vostra atmosfera e chiediamo il permesso di atterrare su una delle vostre piattaforme. >>
Dalla radio non arrivò nessuna risposta. La ragazza si girò mandando un'occhiata perplessa ai suoi compagni di viaggio, poi provò di nuovo a chiamare la torre di controllo sulla superficie.
<< Torre di controllo uno, chiediamo il permesso di atterrare. Siamo i Senátit, passo. >> Disse nuovamente la ragazza prima di disattivare il microfono e tenere una mano sulla cuffia per potersi concentrare meglio. Ma ancora una volta, nessuno rispose al suo messaggio.
<< Te l'ho detto che non c'è nessuno. >> Borbottò Variel con una punta di saccenza nella voce. Kuala allora si tolse le cuffie e si girò verso di lui.
<< E va bene. Atterriamo, ma con cautela. >>
<< Non dirmi come pilotare la mia astronave! >> Ribatté lui virando per iniziare la manovra. Ma Kuala non voleva dire questo; il fatto era che aveva un brutto presentimento.
Il Falkor aveva una forma aerodinamica che permetteva un'entrata nell'atmosfera di qualunque pianeta con agio, ma serviva un pilota esperto per eseguire quella manovra senza scossoni e sin dal primo viaggio di Kuala a bordo della navetta, la ragazza non aveva mai avuto di che lamentarsi della guida del vecchio Vernathiano. Quando finalmente dall'abitacolo del ponte di comando cominciarono ad essere visibili le torri della città dove viveva il re di Tamaran, Variel cominciò a puntare alle piattaforme di atterraggio dove si posavano sempre. Ma quando furono più vicini, notarono qualcosa di strano.
<< Rallenta un po'. >> Disse Splinter avvicinandosi al vetro e osservando con più attenzione il panorama. Una delle piattaforme era già occupata da una strana navetta; normalmente l'intera pista di atterraggio sarebbe stata vuota e per questo quella situazione fece preoccupare i passeggeri del Falkor, che pensarono di essersi presentati proprio durante un assalto di qualche pirata spaziale. In fondo Tamaran era il bersaglio perfetto per chi non voleva rischiare troppo: le difese del pianeta erano al minimo e qualunque crimine commesso su di esso non avrebbe avuto valore all'interno dell'impero.
<< Non avvicinarti troppo a quella nave. >> Disse Splinter tornando indietro. << Atterra almeno a un paio di piattaforme di distanza! >> Quindi uscì dalla sala di comando per correre nella sua stanza. Barry lo seguì a passo svelto, ma fu comunque seminato negli stretti corridoi del Falkor. Quando fu finalmente arrivato, trovò il suo amico che prendeva alcune armi dalla rastrelliera nella sua camera.
<< Credi che siano banditi? >>
<< Chi altri attraccherebbe su un pianeta che non ha commerci con nessuno in tutta la galassia? >>
Barry si morse un labbro mentre Splinter nascondeva un pugnale nella manica del giubbotto e un altro nello stivale. << Magari non siamo gli unici ad aiutarli. >> Propose il mutaforma, sapendo che ci fosse una minuscola probabilità che ciò fosse vero. Per tutta risposta Splinter agganciò la spada che aveva estratto dalla rastrelliera alla cintura e lo guardò in silenzio, deluso.
Il costante rumore di fondo dato dai motori del Falkor cambiò; l'astronave aveva cominciato l'atterraggio. A breve avrebbero dovuto scendere a terra, e forse si sarebbero trovati a dover combattere da subito.
<< Mi preparo anche io. >> Disse in fretta Barry, scattando verso la propria stanza.
<< Bravo. >> Gli fece eco Splinter indossando i propri guanti magnetici e impostandone la potenza. Poi uscì dalla stanza e raggiunse Kuala e Variel, che erano rimasti sul ponte di comando.
Dagli oblò lungo la strada per il ponte, Splinter riuscì a intravedere il paesaggio roccioso di Tamaran e i suoi palazzi dall'architettura bizzarra, e molto più vicine le strutture della pista di atterraggio dove si stavano fermando. Quando fu arrivato sul ponte, dall'abitacolo riuscì a vedere anche la navetta attraccata a un centinaio di metri dalla loro.
I motori si stavano raffreddando e Variel aveva lasciato i comandi. Guardava con aria enigmatica l'astronave, che era più piccola del Falkor ma dall'aspetto decisamente più avanzato del loro mezzo. Le rifiniture in oro sembravano escludere l'ipotesi dei pirati, ma ad attirare l'attenzione dei tre fu il simbolo dell'impero di Komand'r bello in mostra sulla fiancata della navetta.
<< Non sono pirati. >> Disse Variel con tono grave. << Non mi piace per niente… >>
<< Non può essere che l'imperatrice in persona sia venuta qui, vero? >> Chiese Kuala sporgendosi dalla propria sedia.
Splinter non disse nulla, distratto a riflettere. Se a Tamaran erano presenti dei rappresentanti dell'impero avrebbe potuto essere una cattiva idea irrompere e dar loro una lezione; anche se l'avessero passata liscia, quella notizia sarebbe arrivata presto alle orecchie dell'imperatrice, che avrebbe proseguito con il punire severamente il popolo di Tamaran per aver permesso che dei pirati attaccassero i suoi uomini. Ma se quella fosse stata veramente la navetta personale di Komand'r, allora avrebbero avuto un'opportunità irripetibile per porre la parola fine a quella tirannia.
<< Forse dovremmo ripartire e tornare un'altra volta… >> Mormorò Variel, per niente entusiasta all'idea di incontrare un contingente di guardie imperiali.
<< No. >> Rispose prontamente il Kalassiano. I suoi amici lo guardarono perplessi, chiedendosi quale altra folle idea avesse avuto questa volta. Lui girò lo sguardo sorridendo, ma senza nascondere un certo nervosismo. << E' un'occasione perfetta! >>
La porta del ponte di comando si aprì facendo sobbalzare tutti quanti. Ne uscì fuori Barry, che cercava di richiudere la zip dei pantaloni e nel frattempo chiedeva che cosa stesse succedendo. Quando raggiunse il centro della sala dove erano riuniti gli altri e si fu fermato, finalmente riuscì a chiudere la cerniera e alzò lo sguardo. Cacciò un verso contrariato quando vide il simbolo imperiale sulla fiancata dell'astronave.
<< Questo significa che siamo nei guai? >>
Nessuno rispose a Barry. Kuala si alzò e raggiunse Splinter per chiedergli:<< Un'occasione perfetta per cosa? >>
Il ragazzo sembrava come in trance. << Se Komand'r è veramente qui, possiamo liberare l'impero una volta per tutte! >>
<< Intendi dire, assassinarla? >> Sopraggiunse Variel scettico. << Per una cosa simile è necessaria una preparazione che non abbiamo. Sarebbe una missione suicida! >>
<< Non ci sono guardie nei paraggi e godremo sicuramente della complicità dei Tamaraniani. >> Disse Splinter continuando a sorridere, inebriato da quella stessa idea che la sua mente aveva partorito. << Basterà avvicinarci abbastanza per colpire, a quel punto non avrà il tempo di reagire! >>
Splinter era serio e anche molto convinto del proprio piano, ma ricevette solo sguardi diffidenti dai suoi compagni di viaggio. Nonostante tutto non sembrò perdersi d'animo e cercò di incoraggiarli con parole positive.
<< Andiamo, amici! Volete dirmi che non sareste pronti a rischiare la vita per liberare la galassia? >> Agitò le braccia e sorrise con l'ingenuità di un bambino. << Vi siete dimenticati che è il nostro sogno da sempre? >>
Il silenzio durò ancora. Nessuno dei ragazzi voleva andare a morire senza un motivo. Era vero che la loro missione era quella di aiutare i deboli e quelli che venivano oppressi dall'impero di Komand'r, e che avendone l'occasione avrebbero dato il massimo per uccidere quella donna, ma gli sembrava una situazione troppo improvvisa perché fosse possibile arrivare alla fine in quel modo.
<< Forza! >> Disse il ragazzo, stringendo un pugno con entusiasmo. << Non è forse questo il motivo per cui continuiamo a scappare da un sistema all'altro? Se potessimo fermare la tirannia di Komand'r, anche a costo delle nostre vite, non lo fareste senza neanche pensarci, sapendo che tante altre persone innocenti potrebbero finalmente vivere libere? Variel! >>
Il Vernathiano teneva lo sguardo basso per non farsi coinvolgere in quel discorso, ma Splinter lo nominò lo stesso, portandolo prepotentemente al centro della discussione.
<< Mi vorresti dire che non vorresti un futuro migliore per i tuoi figli? >> Lo guardò intensamente mentre il vecchio pilota si sforzava di non incrociare il suo sguardo. << Se l'occasione per dar loro la vita che hai sempre desiderato fosse questa, te la lasceresti sfuggire così? >>
Variel lanciò un'occhiata scontrosa al Kalassiano, pur sapendo che aveva ragione. Ma a quel punto intervenne Kuala, frapponendosi tra i due. << Non è giusto che tiri in mezzo Variel, Splinter! >> Disse battendosi un pugno sul petto. << La sua famiglia è stata presa di mira ingiustamente dall'impero, lui non avrebbe mai voluto fare una vita da fuggitivo. >>
Splinter incrociò le braccia e annuì. << Hai ragione, Zal. Neanche tu avresti voluto essere costretta a lasciare la tua casa per colpa di quella famiglia potente, vero? >> Lei si zittì all'istante e lo fissò come se non avesse accettato quel commento, ma Splinter ignorò quello sguardo e si voltò. << Abbiamo tutti un motivo per fregarcene di questa storia e crearci una vita nuova altrove, ma non lo faremo mai! L'impero è ciò che accomuna le nostre storie, ed è sempre l'impero il nostro obiettivo finale! Se potremo distruggerlo colpendo il suo cuore, allora io non esiterò ad andare all'attacco! Chi è con me? >> E rimase con una mano alzata ad aspettare gli altri.
Nessuno sembrava veramente entusiasta di quell'idea, ma Splinter non aveva tutti i torti; una situazione come quella sarebbe ricapitata difficilmente e per di più non sembravano esserci tutte le guardie che ci si sarebbe aspettati da una visita dell'imperatrice. Era improbabile che riuscissero nell'impresa, ma il loro odio per l'impero e il loro desiderio di giustizia erano ciò che li rendevano uniti e invincibili; si erano lanciati in tante altre missioni all'apparenza impossibili, che differenza c'era questa volta?
<< Tu sei un pazzo! >> Borbottò Variel alzandosi dalla propria sedia e uscendo dalla stanza per andare a prepararsi.
Kuala rimase ferma a guardare Splinter con aria preoccupata, sconfitta. << Hai un piano preciso, o vuoi solamente attaccare a testa bassa? >> Chiese, sapendo di non poter più contestare la sua decisione.
Splinter ghignò soddisfatto. Sapeva che lo avrebbero sostenuto, anche se avrebbero continuato a comportarsi come se quella fosse una pessima idea; e lo era, ma ciò non significava che non potesse funzionare.
<< Prima di tutto cerchiamo di capire la situazione. Potremmo doverci infiltrare di soppiatto, oppure basterà attaccare frontalmente… Decideremo sul momento. >> Rispose mettendole una mano sulla spalla e guardandola incoraggiante. Ma la sua risposta lasciò spiazzata la ragazza, che non riuscì a credere a quanti elementi di quella storia il Kalassiano stesse lasciando al caso. Non poterono discuterne oltre però perché quando Variel ebbe fatto ritorno, portandosi dietro la sua cassa nera, Splinter si avviò subito verso l'uscita.
<< Tu ci stai capendo qualcosa? >> Chiese Kuala a Barry, lasciando un pesante sospiro. Il Gremoniano non aveva detto una parola per tutto il tempo.
<< No. >> Rispose lui facendo schioccare le labbra. << Ed è strano, perché di solito sono io quello che prende decisioni avventate. >>
Poi il mutaforma e la zal seguirono i loro due amici fuori dall'astronave. Era mezzogiorno su Tamaran, dava una strana sensazione sapere che loro erano stati svegli già da diverse ore; per compiere una missione come quella avrebbero dovuto essere carichi di energie e pronti all'azione, ma più avanzavano e più sentivano la spossatezza del viaggio far peso su di loro. Da come parlava Splinter, sarebbe bastato poco per raggiungere il loro obiettivo, ma avrebbero dovuto rimanere concentrati prima di tutto.
Poco fuori dalla pista di atterraggio c'erano alcune guardie tamaraniane che confabulavano a bassa voce, leggermente annoiate dal fatto che non ci fosse niente da fare. Splinter, che guidava il gruppo, li chiamò a gran voce per attirare la loro attenzione.
<< Ehi, gente! >> Le due guardie si voltarono sorprese e per un momento puntarono le proprie armi contro i ragazzi, ma quando li ebbero riconosciuti si affrettarono ad abbassarle.
<< Ehi, sono i Senátit…! >> Esclamò il primo, un Tamaraniano con dei baffi folti e le sopracciglia quasi inesistenti.
<< Sta succedendo qualcosa? >> Fece finta di non sapere niente mentre si avvicinava. << Abbiamo visto una strana astronave attraccata poco distante da dove abbiamo lasciato il Falkor… >>
La seconda guardia, più giovane del primo, piantò a terra la propria lancia e rispose con tono cordiale. << Si tratta della navetta imperiale. Abbiamo ricevuto una visita da Kurand'r. >>
Splinter fece una faccia incredula, ma dentro di sé era euforico per aver fatto centro. << Quindi l'imperatrice in persona è qui, su Tamaran? >> Chiese avanzando a passo svelto.
Una delle guardie però sembrò perplessa. << Come, non lo sapete? L'imperatrice Komand'r è… >> Sembrava voler dire qualcosa di importante, ma Splinter gli passò davanti e con una pacca sulla spalla gli disse di non far sapere a nessuno del loro arrivo.
<< Anche noi vogliamo porgere i nostri omaggi all'imperatrice. >> Disse con un largo sorriso prima di avviarsi lungo la strada che portava in città, seguito dai suoi amici che affrettavano il passo e dicevano addio alle due guardie.
Le guardie non ebbero neanche il tempo di spiegarsi. I quattro viaggiatori non avevano un minuto da perdere in fondo, e se non si fossero sbrigati l’imperatrice avrebbe potuto lasciare il pianeta e il loro piano sarebbe andato in fumo. Variel, che arrancava con la sua grossa cassa, lo rimproverò per non aver neanche chiesto dove potesse trovarsi l’imperatrice.
<< Avremmo rischiato di sollevare dei sospetti. >> Rispose Splinter. << Il nostro obiettivo è il palazzo reale, per il momento. Se poi non ci sarà nessuno, chiederemo altre indicazioni una volta arrivati là… >>
Il piano di Splinter continuava a fare acqua da tutte le parti. Non c’era neanche bisogno che qualcuno glielo dicesse, benché tutti gli altri lo pensassero, ma Kuala commentò come non fosse per niente incoraggiante con quelle sue parole spensierate, mentre il vecchio Vernathiano continuò per tutto il tempo a imprecare e a lamentarsi, dicendo quanto stessero sbagliando a fare tutto quello.
Il palazzo reale era tetro e malinconico, come sempre, ma a Splinter piaceva quella sua architettura decadente; non era difficile immaginare lo splendore che potesse avere ai tempi d’oro della civiltà Tamaraniana, prima che Komand’r prendesse il potere destinando il suo popolo al declino. Il fatto che quel palazzo, nonostante tutte le tragedie capitate negli anni, si ergesse ancora fiero nel cielo della città, dava un barlume di speranza a chi come loro lottava perché tornasse la pace.
L’unico peccato era che il resto delle abitazioni non reggesse così bene il confronto con il palazzo reale e molti edifici fossero ormai fatiscenti… Così come le facce del popolo erano tristi e svuotate di speranza… Ma per qualche motivo non sembrava esserci nessuno per le strade, quel giorno.
<< Dove sono tutti? >> Commentò perplesso e un po’ allarmato Splinter, mentre avanzavano lungo la strada principale.
<< L’imperatrice potrebbe aver costretto il popolo a rintanarsi nelle proprie case? >> Propose Variel. Era un’idea verosimile, infatti per le strade non c’era anima viva, ma anche le abitazioni sembravano essere completamente vuote.
<< Non mi convince. >> Disse Kuala. << Komand’r preferirebbe vedere le espressioni di odio dei Tamaraniani mentre passa in mezzo a loro. >>
Tutto quello dipendeva dall’umore dell’imperatrice, ovviamente. Era risaputo che Komand’r fosse una monarca molto vanitosa e piena di sé, ma anche molto volubile e paranoica; bastava poco per farla adirare e a seconda dell’umore avrebbe anche potuto ordinare che tutto il popolo rimanesse chiuso in casa, nascondendosi ai loro occhi come un ladro che fugge dai suoi crimini.
Ma lungo il tragitto fino al palazzo reale non trovarono nessuno a cui chiedere delucidazioni al riguardo, e quando arrivarono al cancello ci fu solo una guardia ad attenderli. I ragazzi dissero di essere venuti per rendere omaggio all’imperatrice e quello li fece passare senza problemi, dicendo però che molto probabilmente avrebbero interrotto il banchetto organizzato in onore della principessa.
<< Nessun problema, faremo talmente in fretta che neanche se ne accorgeranno! >> Scherzò Splinter, chiedendosi nel frattempo perché la guardia avesse detto la parola "principessa". Anche gli altri pensarono che si fosse confuso, ma non si fissarono troppo su quel dettaglio e si avviarono verso il portone principale, dove improvvisamente sentirono la tensione crescere.
Forse non ci avevano pensato abbastanza approfonditamente. In fondo stavano andando a commettere un assassinio e il loro obiettivo era la persona più potente della galassia, che se solo lo avesse voluto avrebbe potuto polverizzare l'intero pianeta su cui si trovavano; che possibilità avevano loro, quattro reietti che si trovavano lì quasi per caso, di fronte a una persona così spietata?
Ma ormai era troppo tardi per i ripensamenti. Fu quando videro il grande portone aprirsi lentamente di fronte ai loro occhi che capirono che ormai potevano solo andare avanti; la decisione era stata avventata e le probabilità a loro favore erano troppo esigue perché potessero veramente sperare di riuscire nell'impresa, eppure nessuno si mosse. Erano arrivati lì assieme, e avrebbero continuato fino alla fine come una squadra!
Una volta entrati, i ragazzi furono accompagnati da dei domestici fino alla sala de banchetti, dove prima di poter entrare furono fermati e perquisiti da delle guardie con indosso le armature dell'impero; sui loro elmi si poteva vedere chiaramente il simbolo imperiale e anche i modi bruschi con cui li trattarono dimostravano come non fossero di quel posto, dove erano ben visti da tutti. Ovviamente a Variel non fu concesso di entrare con i blaster e la sua cassa sotto braccio, che era come un'armeria portatile, e Splinter fu costretto a lasciare lì la propria spada, ma nessuno notò i pugnali nascosti nello stivale e nella manica del giubbotto. Nonostante fossero quasi del tutto disarmati, i ragazzi avevano ancora una possibilità per attaccare; probabilmente Kuala, Barry e Variel sapevano che Splinter aveva con sé i due pugnali nascosti, ma non avevano idea dei piani del loro amico né se avrebbero dovuto aspettare un suo segnale prima di intervenire.
Finalmente entrarono nella sala dei banchetti, dopo aver ricevuto qualche altra occhiataccia dalle guardie imperiali, e qui gli si aprì una scena che non si sarebbero aspettati: la sala era affollata come la strada durante una giornata di mercato; ai numerosi tavoli sparsi lungo la via stavano dozzine di Tamaraniani, tutti intenti a rifocillarsi con la tipica ferocia di quel popolo, e da ogni angolo della sala si alzavano urla e canti gioiosi. In fondo alla sala, sopra a un piccolo rialzo, c'era un tavolo più piccolo dove erano sedute tre persone: il re di Tamaran e amico dei Senátit, Galfore, un pelato che non sembrava tanto felice di trovarsi lì e, in mezzo a loro, l'imperatrice.
Splinter fu il primo ad avanzare, deciso a non lasciarsi distrarre dagli sguardi sorpresi degli altri Tamaraniani nella sala. Si fece strada tra i tavoli evitando agilmente i passanti con grossi vassoi di cibarie tra le mani e solo quando fu quasi arrivato notò che l'imperatrice si era accorta della sua presenza, assieme al resto degli invitati al banchetto che si zittirono all'improvviso.
Barry, Kuala e Variel lo seguivano un po' più lentamente, ma quando Splinter si fermò di fronte al gradino che separava i reali dal popolo, si assicurarono di rimanere al suo fianco fino alla fine. Lui scrutava l'imperatrice con disprezzo, mentre lei lo fissava con curiosità, chiedendosi forse chi fosse quell'impudente che faceva irruzione alla sua festa. Poi, con un movimento meccanico delle ginocchia, Splinter si prostrò di fronte a lei, cogliendo alla sprovvista i suoi compagni che ci misero un attimo a seguirlo in quel gesto.
<< Salute a voi, imperatrice Komand'r. >> Disse Splinter tenendo lo sguardo basso. << Perdonate la nostra intrusione. Io sono Splinter di Kalass, e loro sono i miei amici e compagni di viaggio Variel, il Vernathiano, Zal di Pistil e Barry, il mutaforma di Gremon. Siamo vecchi amici del popolo Tamaraniano e quest'oggi stavamo passando solo per porgere i nostri saluti al nobile Galfore, prima di venire a sapere della vostra presenza; abbiamo così pensato che fosse dovuto porgervi i nostri omaggi, nonostante il nostro arrivo non fosse programmato. >>
Sentire Splinter parlare in quel modo fu talmente strano che Barry dovette trattenersi dal ridere, per non rovinare tutto quanto. Pochi istanti prima sembrava deciso a mettere a ferro e fuoco quel palazzo, e ora si inginocchiava di fronte all'imperatrice parlandole in quel modo così mansueto. Se non avessero saputo che doveva avere un piano, i suoi amici avrebbero pensato che se la fosse fatta sotto dalla paura.
L'imperatrice si alzò. Poterono capirlo dal rumore della sedia che strisciava e dai passi che vennero incontro a loro. Una voce femminile melodiosa cominciò a parlare, salutando i nuovi arrivati con parole accoglienti e gentili, facendosi sempre più vicina.
<< E' un onore ricevere la vostra visita, nonostante non fosse attesa. Gli amici di Galfore sono anche amici miei. >> Disse quella. << Le vostre parole mi lusingano, ma vi prego: alzatevi! Non merito tante cerimonie, e mi sentirei presa in giro a vedervi così prostrati ancora a lungo… >>
Splinter poté sentire la distanza con l'imperatrice farsi praticamente inesistente; la donna era scesa dal piedistallo su cui stava e si era fermata davanti a lui. Riuscì a vedere i suoi stivali e immaginò che fosse totalmente indifesa, probabilmente per via della sua eccessiva confidenza nelle proprie capacità, e capì che non avrebbe avuto un'occasione migliore di quella.
Senza dire una parola, tirò fuori dalla fibbia nello stivale sinistro il pugnale che aveva sistemato precedentemente; alzandosi di scatto, Splinter eseguì un giro di trecentosessanta gradi prima di puntare con forza il pugnale contro il viso dell'imperatrice, che però afferrò prontamente il suo polso, fermando la sua avanzata.
Era stato facile per lei bloccare l'attacco del Kalassiano, ma anche Splinter si era aspettato una reazione simile e per questo non esitò neanche un secondo ad alzare il braccio sinistro, dove aveva nascosto l'altro pugnale che venne spinto con forza fuori dalla manica e sotto gli sguardi increduli di tutti i presenti arrivò a pochi centimetri dal volto dell'imperatrice, prima che questa lo bloccasse tra indice e medio della mano libera.
<< Cazzo! >> Esclamò il ragazzo, rendendosi conto di non essere riuscito a coglierla di sorpresa. Avrebbe provato a scappare per portarsi in una posizione di vantaggio, ma la mano dell'imperatrice lo teneva stretto, impedendogli di andare da qualunque parte. Era come se fosse bloccato sotto a un macigno, qualunque tentativo facesse rimaneva lì dov'era.
Una serie di lance calarono da ogni lato, posando le proprie punte sulla testa del Kalassiano e su quelle dei suoi amici. Splinter sembrò sorpreso da quel comportamento delle guardie Tamaraniane e sbuffò vistosamente, chiedendo perché stessero cercando di difenderla, ma la voce che si sentì tra tutte, in mezzo alla confusione dei guerrieri che urlavano e ordinavano ai nuovi arrivati di non fare una mossa fu quella armoniosa dell'imperatrice, che chiese a tutti di non muoversi.
<< Non fategli del male! >> Supplicò con sguardo preoccupato girando la testa da un lato e dall'altro, mentre le sue mani rimanevano ferme a trattenere Splinter. Fu in questo momento che lui poté guardarla meglio, scoprendo che quella non era affatto l'imperatrice Komand'r: nonostante a una prima occhiata potesse sembrare lei, c'erano molte differenze tra questa persona e la terribile imperatrice, a partire dagli occhi verdi come smeraldi.
Komand'r era famosa per il suo comportamento sprezzante e spaccone; quella donna non si sarebbe fatta troppi problemi a lasciare che le guardie uccidessero qualcuno che aveva attentato alla sua vita come Splinter, mentre la persona che aveva davanti in quel momento non sembrava minimamente interessata a togliergli la vita. Lei aveva uno sguardo molto più gentile di Komand'r; era molto più giovane dell'imperatrice, che nonostante Splinter non avesse mai visto di persona, non poteva sicuramente mostrare meno anni di quella donna… Non era nemmeno sicuro di poterla chiamare una donna, visto come il suo viso ricordasse in qualche modo l'innocenza se non di una bambina, almeno di una ragazza della sua età.
E poi era graziosa. Non aveva mai pensato lo stesso di Komand'r, che in qualsiasi ritratto che il ragazzo avesse mai visto aveva solo risvegliato un profondo disgusto nei suoi confronti; Splinter aveva la fama di essere uno sciupafemmine, eppure non aveva mai trovato attraente l'imperatrice. Quella ragazza, invece, era veramente bella e lui ne rimase ammaliato per il resto dell'incontro, o dello scontro.
La principessa Nirihs'Oūm invece non si soffermò molto sull'aspetto del suo impertinente ospite, essendole stati appena puntati contro due pugnali. Nonostante pensasse che ci fosse stato un malinteso, non poteva fare a meno di essere un po' infastidita da tutta quella situazione.
<< Per favore, cerchiamo di mantenere tutti la calma. >> Disse con voce squillante, per far sentire tutti i presenti nella sala. L'ultima cosa che voleva era far partire un linciaggio; voleva tenere al sicuro Splinter, ma anche chiarire quella faccenda in modo pacifico. << Quando ho detto di alzarvi, non intendevo in modo così brusco! >>
Il ragazzo quasi le rise in faccia. Nirihs'Oūm sorrise, mostrando di non serbargli rancore, ma esitò ancora qualche istante a lasciare la presa sul polso di Splinter. Solo dopo aver dato delle lunghe occhiate alle lame ancora puntate su di lei ed aver chiesto gentilmente se avrebbe tentato ancora di ucciderla, la principessa si convinse a lasciare andare la mano di Splinter, che fece subito cadere i due coltelli.
Con un movimento fulmineo, alcune delle guardie del corpo di Nirihs'Oūm si fecero avanti e tirarono a sé il Kalassiano per allontanarlo dalla principessa. Lei però li pregò nuovamente di non fargli del male, e loro rimasero a pochi metri da lei con il loro prigioniero messo in ginocchio e disarmato.
Nirihs'Oūm prese un lungo respiro prima di parlare. << Credo… Che ci sia stato un malinteso. >>
Splinter annuì con aria colpevole e ascoltò in silenzio.
<< Il mio nome è Nirihs'Oūm. Sono la principessa dell'impero, nipote dell'imperatrice Komand'r. Immagino che sia perché mi avete scambiato per lei che volevate uccidermi… >>
<< Coglione. >> Disse Barry alzando la testa per un momento, quasi a volerlo prendere in giro. Una guardia gli diede un colpetto sulla nuca per farlo stare zitto, ma questo non aveva altro da dire.
Fu Splinter a rispondere stizzito:<< Bello, chiudi il becco! Va bene? >>
<< Silenzio! >> Tuonò la principessa assumendo un tono autoritario, che mal le si addiceva. Lei stessa si sentì fuori posto e aggiunse sottovoce:<< Per favore… >>
Gli ospiti, che fino a quel momento avevano avuto bisogno delle guardie per stare fermi, erano ora delle statue; le loro espressioni mostravano tutta la sorpresa di vedere una ragazza così giovane e timida all'apparenza che prendeva il controllo della situazione con tanta forza. Ma soprattutto, furono sconvolti dalla gentilezza con cui gli si rivolse subito dopo.
<< Mi dispiace, principessa. >> Disse Splinter abbassando la testa con rispetto, dopo aver mandato un'ultima occhiataccia al suo compagno. << Il mio comportamento le sarà sembrato inadatto a una situazione come questa e ha ragione quando dice che si è trattato di un malinteso. Per l'intera mattinata abbiamo pensato che in visita sul pianeta si trovasse l'imperatrice Komand'r e anche se si tratterebbe di un crimine, era lei l'obiettivo del nostro attacco. Non avendovi distinta da lei, ho attaccato a testa bassa, ma le assicuro che se al suo posto ci fosse stata l'imperatrice non mi sarei pentito del mio gesto! >>
Nirihs'Oūm rimase colpita da quelle parole. Ci voleva un gran coraggio ad ammettere tutto quello nonostante avrebbe potuto anche costargli la vita; soprattutto, non riuscì a percepire un briciolo di falsità nella sua voce: le intenzioni di quel ragazzo erano pure, qualunque fossero. E Nirihs'Oūm non poteva che apprezzare qualcuno capace di alzare la propria voce contro sua zia.
<< Comprendo il motivo di una tale svista, e posso capire anche i motivi che ti hanno portato a commettere un'azione così… >> Disse la principessa unendo le mani e facendo salire la tensione nel discorso come se dovesse dare un annuncio importante. << Ma temo di dovervi dare delle notizie che, anche se non saranno sgradite, potrebbero recarvi un forte imbarazzo. >>
Splinter cominciò a sudare freddo. Deglutì vistosamente, ma non si tirò indietro. << Mi dica quello che deve dire, sua altezza. >> La incitò abbassando ancora di più la testa.
Nirihs'Oūm lo fissò dall'alto con aria costernata mentre, alle sue spalle, i suoi amici pregavano per lui che la sentenza non fosse troppo dura. Ma la ragazza non aveva una punizione per Splinter, né alcuna ramanzina da fargli; con il sorriso, fece indietreggiare le guardie e aiutò personalmente il ragazzo a mettersi in piedi. << Mia zia, l'imperatrice Komand'r, è già morta da alcune settimane. Il vostro gesto sarebbe stato inutile in ogni caso. >>
Sconvolto da quella rivelazione, Splinter non poté fare altro che esalare un'esclamazione incredula mentre il volto solare della principessa gli sorrideva da così vicino. Ci furono dei mormorii tra i presenti, ma nessuno sembrò sorpreso come i viaggiatori del Falkor, che cercarono di capire dagli sguardi delle persone nella sala se quello che diceva la ragazza fosse vero.
Era tutto vero. Nirihs'Oūm avrebbe anche raccontato la storia con calma, immaginando che non fossero aggiornati sugli ultimi avvenimenti nell'impero, ma l'intervento di Uktar interruppe tutto quanto.
<< Principessa, quest'uomo ha tentato di ucciderla! >> Esclamò scendendo dal rialzo dove era messo il suo tavolo. Si posizionò di fronte a lei quasi dando le spalle a Splinter e disse con tono estremamente serio:<< Merita la morte! >>
<< Non sia ridicolo, Uktar. >> Rispose con tranquillità lei, abituata a discutere con il suo polemico consigliere. << Si è trattato solo di un grosso malinteso. E non ho intenzione di punire qualcuno per aver provato ad assassinare una persona già morta. >>
<< Ha provato ad assassinare voi! >> Esclamò adirato, impuntandosi e cercando di far valere in quella discussione l'unico fattore in cui superava la giovane: l'altezza. Uktar infatti era molto più alto di lei, nonostante non arrivasse neanche a una spalla di Galfore, e poteva guardarla dall'alto senza problemi, pur restando piegato in segno di sottomissione per la maggior parte del tempo.
<< E non posso che ammirarlo per averci provato. >> Ribatté a tono la principessa. << Ma adesso che è tutto sotto controllo e abbiamo chiarito questo disguido, non vedo il motivo per cui dovremmo accanirci su di lui. >>
Uktar però non sembrava soddisfatto del modo in cui Nirihs'Oūm aveva risolto la faccenda. Alzò un dito con fare teatrale, ma sembrò più un bambino viziato che sbatteva i piedi per farsi sentire, e disse:<< Quest'uomo è un sovversivo! Il suo intento è distruggere il nostro impero. Non è un amico da accogliere a braccia aperte! >>
Nirihs'Oūm si voltò e squadrò Splinter, che rispose con un sorrisetto preoccupato. Poi tornò a guardare Uktar e con tono che non ammetteva altre repliche disse:<< Splinter ha detto di essere grande amico di Galfore e del popolo Tamaraniano. Non ho intenzione di rovinare questo legame di fiducia per uno stupido malinteso: lui e i suoi compagni saranno nostri ospiti, e questo è quanto! >>
<< Ma… >> Uktar, esausto e ansante, cercò di rispondere ancora una volta alla ragazza, ma questa lo zittì in fretta, stanca di continuare quella discussione. Quindi decise di ignorarlo completamente e andò dal ragazzo per restituirgli i pugnali.
<< E comunque non avresti avuto speranze. >> Aggiunse con un sorrisetto la principessa mentre porgeva i due coltelli a Splinter.
<< Con Komand'r? >> Chiese lui riponendo le armi ai propri posti.
<< No. >> Disse lei, e poi se ne andò.
Splinter la guardò perplesso. Non capì per quale motivo quella ragazza così diversa dall'imperatrice riuscisse a dare ordini con tanta semplicità e a farsi amare dal popolo allo stesso tempo. La vide mentre tornava al proprio posto e ordinava ad alcune guardie di scortare lui e i suoi amici nelle stanze degli ospiti, dicendo che avrebbero potuto riposare e anche unirsi al banchetto di quella sera, se lo avrebbero voluto.
La vide ancora di più, regale e splendente, mentre veniva accompagnato fuori dalla sala da pranzo cercando di stendersi per cogliere ancora per qualche secondo il suo viso, ma alla fine dovette arrendersi all'idea che probabilmente non l'avrebbe potuta più ammirare come quando era arrivata a pochi centimetri dal suo volto. Tuttavia, nell'ultimo momento che riuscì a scorgere il suo viso, Splinter la vide girarsi leggermente verso di lui e sorridere. Non riuscì a decifrare quel sorriso, ma gli rimase impresso nella mente per il resto della giornata.
Quando furono portati nelle stanze assegnate a loro e i ragazzi furono rimasti da soli, la tensione che si era impadronita di loro svanì di colpo. Barry si gettò a peso morto su uno dei letti della camera mentre Variel e Kuala cominciavano ad esaminare la stanza; Splinter, che era ancora con la testa tra le nuvole, si affacciò a una finestra che dava su un grande cortile con all'interno dei giardini in cui era attivo un elaborato sistema di irrigazione. Quando la ragazza si accorse che il suo amico non stava facendo niente, pensò di richiamarlo tra loro.
<< Complimenti, capo! Davvero un ottimo piano. >> La voce di Kuala fece sobbalzare il ragazzo, che si girò di scatto chiedendosi se stesse parlando con lui.
Variel si unì alla conversazione. << Già. Due pugnali nascosti e un attacco a sorpresa, era questa la tua grande strategia per uccidere l'imperatrice? >>
<< Che cosa? >> Chiese il Kalassiano, ancora non del tutto concentrato per capire di cosa stessero parlando.
La ragazza sbuffò. << Siamo fortunati che quella non fosse Komand'r, altrimenti a quest'ora staremmo facendo da concime ai fiori! >>
<< Oh. >> Splinter annuì pensieroso, poi si voltò di nuovo e guardò fuori dalla finestra. Fiori, come quelli che vedeva da lassù…
Il suo piano non era stato il migliore effettivamente, ma non credeva che ci sarebbe stato altro da fare; l'idea di uccidere Komand'r era impensabile, però si sarebbe odiato se avesse semplicemente deciso di andare via senza nemmeno aver provato a fare qualcosa… E adesso scoprivano che l'imperatrice era già morta! Tutta quella storia sembrava una barzelletta.
<< Devi ringraziare che la principessa ha voluto essere clemente con te. >> Disse Variel alzando un dito.
<< Sì, bé, anche voi l'avreste scambiata per l'imperatrice! >> Ribatté seccato Splinter, sentendo di non meritare tutti quei rimproveri. Si voltò nuovamente, poggiando le mani pesantemente sul davanzale della finestra e lanciò un'occhiata scontrosa ai due che lo stavano rimproverando. << Avete visto quanto le somigliava! E' la nipote, e poi quante persone avrebbero potuto trovarsi in quella posizione, oltre a Komand'r? >>
I tre che erano con lui nella stanza rimasero in silenzio. Splinter aspettò qualche secondo per vedere se qualcuno avrebbe risposto, ma alla fine rivelò ciò che intendeva dire.
<< La sua diretta discendente, forse l'unica! Quella ragazza dovrà succedere a Komand'r, ora che lei è morta. >>
<< Aspetta. >> Disse Kuala avvicinandosi. Tutto a un tratto abbassò la voce, temendo che qualcuno al di fuori di loro quattro potesse sentire quelle parole. << Stai dicendo che sapevi che non era lei? E hai tentato di ucciderla lo stesso? >>
Splinter la guardò serio per un secondo prima di annuire in silenzio.
<< Ma perché lo hai fatto? >> Chiese Barry, tirandosi su dal letto e guardandolo stranito.
Splinter non rispose subito; si girò ad osservare la stanza, con i suoi mobili antichi e decorati con argento delle miniere di Tamaran, con dettagli alle pareti di alcuni simboli tamaraniani che aveva già visto tante volte in passato, superando con lo sguardo il letto rimasto libero accanto a quello di Barry e finendo per guardare il proprio riflesso nello specchio sopra alla grande cassettiera in fondo alla stanza. << Ho solo pensato che fosse meglio liberarsi di un altro tiranno, prima di vederlo diventare tale. >>
I ragazzi del Falkor si guardarono tra loro in silenzio. La risposta tetra di Splinter li aveva riportati con i piedi per terra: anche se quella ragazza si era mostrata gentile e li aveva accolti a palazzo, restava sempre la principessa di un impero costruito sul sangue e sulla schiavitù di centinaia di popoli, che inevitabilmente avrebbe finito per prendere il posto della zia che aveva seminato distruzione per la galassia; la morte di Komand'r non era una buona notizia, non finché ci sarebbe stato qualcun altro pronto a prendere il suo posto in quella macchina infernale.
<< Ma dai! >> Sbottò Barry agitando una mano. Piegò la schiena indietro e rimase a reggersi con un solo braccio, mentre sorrideva con saccenza guardando il suo amico Splinter. << Non ha niente di Komand'r! Hai visto come parlava? E i Tamaraniani sembrano adorarla, quindi è escluso che sia un'altra folle come lei. >>
Splinter sostenne il suo sguardo senza reagire ai suoi sorrisetti. << Può darsi, ma il potere dà alla testa a chiunque. Non puoi sapere che cosa stia architettando… >>
<< Per quanto ne sappiamo, potrebbe anche essere stata lei a uccidere Komand'r in modo da ereditare il trono. >> Aggiunse Variel con le braccia incrociate. << Questa gente pensa in modo diverso, in fondo… Per loro il potere è tutto. >>
<< Esatto. >> Disse Splinter. << E se c'è il rischio che questo impero cada di nuovo nelle mani di un mostro, dobbiamo trovare un modo per impedirlo! >>
Quelle parole suonarono molto decise, quasi come se Splinter fosse già pronto a prendere le armi e tornare indietro per finire il lavoro che aveva iniziato quando era sceso dal Falkor, però l'immagine della principessa gentile che gli sorrideva come se fosse un suo vecchio amico continuava a distrarlo e più il tempo passava, più il ragazzo sperava che quella ragazza fosse veramente come aveva detto Barry…
   
 
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