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Autore: little_illusion    14/08/2009    6 recensioni
-mi avevi detto che eri diverso!!! che non eri come gli altri! ma erano tutte bugie, e io come una stupida ti ho creduto!!- piangendo mi allontanai da quella scena che pensavo non avrei mai visto. -No! Giorgia ti posso spiegare! non è come pensi!- mi prese per un braccio ma io mi divincolai dalla sua stretta tirandogli uno schiaffo. -io odiavo i tedeschi e tu lo sapevi! ma nonostante tutto pensavo che tu fossi diverso dagli altri che non avreisti mai fatto una cosa di quel tipo! io ti ho dato la mia fiducia...evidentemente ho fatto male- non gli lasciai neache il tempo di rispondere che mene andai decisa più che mai a prendere un aereo per tornare in Italia! Bè spero di avervi incuriosito con questo piccolo spezzone della mia ff. leggete! baci! PS: so che l'inizio non è molto coinvolgente...ma dal 4° capitolo incomincia il bello! vi chiedo solo un pò di pazienza *_*!
Genere: Generale, Romantico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 1

Non avevo mai pensato a cosa ci potesse essere dopo la morte, non l'avevo mai ritenuto necessario, credo che i pensieri principali di una 16 enne siano altri: ragazzi, divertimento, scuola e ancora ragazzi. L'unica cosa in cui credevo fermamente era nell'amore e quindi pensavo che morire per la persona che ami sarebbe stato il gesto più nobile che si potesse fare. L'amore era stato protagonista di moltissime discussioni, litigi, ma anche l'artefice di guerre storiche che avevano segnato ere indimenticabile.

Io e mio padre eravamo in viaggio da un'ora e mezza verso l'aeroporto di Malpensa. L'aria era calda c'erano 27 gradi e da una settimana il caldo nel nord Italia era insopportabile. Io ho sempre preferito il caldo rispetto al freddo ma quando era troppo mi sentivo male. Ogni estate era sempre la stessa, appena finita la scuola, nel mese di giugno restavo a casa a far niente poi agli inizi di luglio partivo per la Germania dove mi attendeva mia nonna come sempre.

Vivevo da quando ero nata a Milano, ma le mie origini erano altre. Ero metà tedesca e metà italiana. Ogni estate mia madre mi mandava da lei per passarci 2 mesi, tutto luglio e agosto, poi per inizio scuola tornavo. Quest'anno, come tutti gli altri cercavo di oppormi, odiavo la Germania. Amavo l'Italia. Ma come tutti gli anni la mia coscienza mi diceva che era più giusto andare a trovare la nonna che per tutto l'anno rimaneva da sola in quella casa, in quel postaccio. Era anche giusto che la sua unica nipote andasse da lei a farle compagnia almeno per un po' di tempo, mi sarei sentita anche meglio io, dopo aver constatato che stava bene, non sempre mia madre mi diceva il vero riguardo alla sua salute. Nonostante mia nonna fosse tedesca io l'adoravo con tutta me stessa, era stata la prima a prendermi in braccio quando sono nata, a regalarmi il mio primo gioco e a cullarmi quando dovevo dormire.

-se vuoi puoi rimanere a casa- era forse la decima volta che me lo diceva, ma ormai, come sempre, avevo preso la mia decisione. Era giusto cosi e per due mesi non sarebbe stata una tragedia.

-no. Ci voglio andare- ripetei per l'ennesima volta.

Arrivati all'aeroporto mi accompagnò, come sempre, fino all'accettazione e aspettò che imbarcassero il mio volo verso la Germania. Mi guardavo spesso in giro notando sopratutto le persone italiane. Le migliori a mio avviso. È vero. Ero nata in Germania, ma questo non significava che dovevo amarla, lei e i suoi abitanti, NO! Non adoravo nessuno dei due tanto meno i suoi abitanti. L'Italia era il mio paese, non mi importava essere mezza tedesca. Nonostante tutto quando mi trovavo li almeno riuscivo a stare in pace, per fortuna mi conoscevano in pochi, io arrivavo loro partivano. Mia nonna mi diceva spesso di uscire, di andare a conoscere qualcuno, di divertimi come fanno le ragazze della mia età. Ma a me non importava mi bastava stare tranquilla a giocare con il mio computer, a disegnare, insomma per i fatti miei. Nel momento in cui annunciarono il mio volo mi alzai in piedi prendendo i miei bagagli.

-appena arrivi chiamami e stai attenta- conoscevo quella frase a memoria era da quando avevo iniziato a prendere l'aereo da sola che me la diceva, e io rispondevo sempre nello stesso modo -certo, stai tranquillo appena arrivo ti chiamo-.

Lo abbracciai, mi stingeva forte perché sapeva che andare in Germania per me non era molto piacevole se non perché vedevo mia nonna.

-buon viaggio- mi disse mentre mi allontanavo con le mie due valige. Come sempre camminavo molto lentamente cercando di prolungare la mia permanenza in Italia ma non 5 minuti di più.

La mia fila era sempre a destra, posto centrale vicino al finestrino. Almeno quello lo pretendevo! Anche se gli aerei mi piacevano veramente poco guardare fuori dal finestrino non mi dispiaceva, al tramonto c'era una vista veramente spettacolare.

Appena gli sportelli si chiusero cercai di rilassarmi e mettermi comoda sul sedile. Le hostess come sempre illustravano tutte le protezioni: mascherine, cinture ecc in caso di emergenza o cose di questo tipo. Le sapevo tutte a memoria. Quando l'aereo incominciò a decollare cercai non pensarci e di mettermi l'anima in pace.

dai tra due mesi torno a casa, non è poi cosi tanto” continuavo a ripetermi quella frase forse per sentirmi meglio. Quando finalmente si stabilizzò per me fu un sollievo, il peggio era passato. Tirai su la tendina che ricopriva il finestrino per guardare fuori. Era fantastico, il tramonto aveva colorato le nuvole di rosa e il cielo già presentava le prime stelle, che sulla terra ferma erano visibili solo al buio più totale.

-che spettacolo vero?- qualcuno disse la stessa cosa che stavo pensando io. Come se potesse leggermi nel pensiero. Mi girai per vedere chi fosse, una donna che avrà avuto all'incirca 45 anni, magra e con i capelli biondo platino. Ok! È tedesca. Feci una smorfia. Mi chiedevo se poteva essere una persecuzione, non faccio neanche in tempo ad atterrare che già mi ritrovo di fianco una tedesca.

-eh si...favoloso- cercai di essere il più convincete possibile, senza mostrare la mia antipatia verso la donna, che in fondo non aveva fatto niente di male.

-piacere Simon- si presentò gentilmente porgendomi la mano, aveva una voce melodiosa e mi dispiaceva ammetterlo ma mi piaceva. Allungai la mano destra e gliela porsi -Giorgia-

-Ah sei italiana!- quasi riusciva a contenere la felicità. Che fosse anche lei italiana come me? Magari i capelli erano tinti.

-si sono italiana, lei invece è tedesca?-

-si sono tedesca- ovvio come poteva non esserlo. Cercai di abbozzare un sorriso convincente nascondendo il sentimento negativo che c'era in me. Dopo quell'affermazione non la sentì più parlare, forse aveva capito qualcosa ma non mi importò più di tanto, la mia unica preoccupazione era di arrivare e andare subito a casa. Quando atterrai trovai subito mia nonna fuori dall'imbarco che mi aspettava. Si vedeva lontano un miglio che era contentissima di vedermi, quasi sorpassava tutti per venire da me. Cercai di aumentare il passo per arrivare prima da lei. Sapevo che ne sarebbe stata capace. Da quel momento in poi non sentì più nessuno parlare italiano, neanche una parola. Sospirai rassegnandomi, ormai ero in Germania e li dovevo restare.



  
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