Anime & Manga > Magi: The Labyrinth of Magic
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Autore: Hoshi_10000    03/07/2020    1 recensioni
Ogni scelta ha un prezzo, questo chiunque lo sa, ma quale può essere il prezzo per vivere nel segreto? Quali saranno le condizioni per continuare a vivere normalmente, quando un imprevisto entra nella tua vita? E Sinbad e Ja’far saranno pronti a pagare il prezzo delle loro decisioni?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Judal, Sinbad
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Non sei contento di rivedermi?



Camminare di nuovo per le vie di Rakushou dopo tutto quel tempo aveva un che di irreale, sbagliato. Osservava le persone procedere nelle proprie attività come se nulla fosse, inconsapevoli del fatto che a pochi metri da loro o talvolta solo pochi centimetri, camminavano il re di Sindria, il secondo principe di Kou, l’ormai ex-Magi dell’impero e un paio di principi di paesi stranieri.
Era vissuto in quella città per anni, recandosi al mercato ogni giovedì per accompagnare Kougyoku e vessare i venditori, tanto per passare il tempo, e ora che era stato lontano per un anno non riusciva quasi a capacitarsi di come tutto fosse identico a come lo ricordava: gli stessi banchi, gli stessi articoli, gli stessi bambini vocianti che correvano da una parte all’altra, agitando spade di legno e giocando alla guerra, fingendosi sempre il valoroso Kouen o l’abile Kouha, mentre tutte le bambine cercavano di imitare la più bella, dolce e ambita delle principesse di Kou, Hakuei.
Erano invecchiati tutti di un anno, eppure se non guardava alle sue spalle o alla sua sinistra poteva ancora fingere che nulla fosse successo, che quello passato fosse stato solo un anno sabbatico, tanto per cambiare un po’ aria e farsi due risate. Per un secondo ripensò alle proprie caviglie gonfie, alle continue notti insonni e alle ragadi che l’allattamento gli aveva procurato, e si figurò questo scenario, prima di sentire la vocina acuta di una bambina, attaccata alla gonna della madre, intenta a implorare affinché la donna la prendesse in braccio.
La sua vita era completamente diversa rispetto a quello di nemmeno un anno prima, aveva rinunciato a molto, ma aveva anche ottenuto molto.
-Non distrarti Judal.- lo ammonì Koumei, in testa al gruppo insieme a lui -Non è questo il momento per farsi prendere dalla nostalgia.-
Annuì, continuando comunque a guardare con la coda dell’occhio la bambina di poco prima pur di fingere di non vedere il tetto del palazzo spuntare da sopra le cime degli alberi oltre la collina: la resa dei conti era arrivata.
 
A ogni passo che facevano verso il castello sia lui che Koumei si facevano più nervosi: all’interno del popolo non erano mai state diffuse immagine sue o di Koumei, per cui vagare per la città era stato relativamente facile, ma avvicinandosi al palazzo le guardie si facevano sempre di più, ed era solo questione di tempo prima che qualcuno li riconoscesse: cosa avrebbero fatto quando questo fosse avvenuto restava un mistero.
Iniziò ad aprire e chiudere i pugni per cercare di calmarsi, sbirciando il gruppo alle sue spalle: erano tutti tesi, forse per riflesso, e parevano pronti a far scattare le mani alle armi in qualsiasi momento.
Incrociò lo sguardo di Sinbad e Ja’far, sbirciando brevemente le loro mani intrecciate mentre camminavano: non si sarebbe certo messo a pensare che sarebbero stati meglio senza di lui proprio in quel momento, però certo che la cosa con buona probabilità era vera. Sinbad tentò di sorridergli, risultando scarsamente credibile, mente Ja’far mimò uno “stai tranquillo” che comunque non raggiunse l’obbiettivo, ma lo convinse a girarsi: se fossero stati attaccati lui e Koumei sarebbero stati i più utili, perché conoscevano le tecniche di addestramento dei soldati e i loro punti deboli. Non poteva garantire per la propria sicurezza, ne tantomeno per quella del resto del gruppo, ma in caso di necessità avrebbe fatto tutto il possibile per concedere loro almeno il tempo di scappare.
Arrivarono al cancello del palazzo senza che nessuno li fermasse o ponesse loro alcuna domanda, avanzando con la maggiore sicurezza possibile nel tentativo di entrare a palazzo come se fossero attesi, e magari trovare Kouen per chiarire prima che chiunque li notasse.
Se lo avessero trovato da solo, in biblioteca magari, e gli avesse spinto Koumei fra le braccia senza farsi vedere le cose sarebbero andate lisce come l’olio, perché non credeva possibile che dopo essere stato combattuto per oltre diec’anni dal dubbio “Hakuei o Koumei?” ora improvvisamente Kouen avesse scelto, rinunciando a una grossa parte della propria storia.
Se avesse visto lui, Sinbad o chiunque altro probabilmente li avrebbe ammazzati, incurante della guerra che ne sarebbe susseguita, ma Koumei…
Sentì una mano stringergli il polso in una morsa e la ghiaia scricchiolare in maniera sinistra, e girandosi trovò gli occhi castani di un ragazzo, una giovane guardia, che li guardava minaccioso.
-Dove credete di andare?-
Fece per rispondere “a palazzo”, ma Koumei lo scavalcò -Dobbiamo conferire con il principe Kouen.-
-Il reggente Kouen, vorrete dire.-
Annuì, cercando di apparire convincente, ma il ragazzo gli strinse il polso, per nulla persuaso dalle parole di Koumei, e dovette alzare il braccio libero per intimare a Sinbad e il resto del gruppo la calma prima che quel ragazzino facesse una brutta fine.
-Avete un invito scritto?-
-No.- rispose Koumei, accogliendo tranquillo l’occhiata sbalordita di Judal, salutando con un cenno del capo un altro paio di guardie di cui non aveva memoria. Per cosa diavolo avevano preparato allora quel dannato falso allora, se Koumei non intendeva usarlo?
-Sei nuovo di qui?-
-Sì, e con ciò?-
-Nessun problema, ma se potessi farci la gentilezza di condurci dal capo delle guardie ti potrà confermare che siamo ospiti abituali, veniamo qui un paio di volte l’anno, e non hai nulla da temere.- disse perlustrando il corridoio con lo sguardo, facendosi aria con una mano.
-Non potete entrare senza autorizzazione.-
-Perché non ci scorti tu allora?- propose con calma, prendendo il proprio ventaglio dalla cintola: Mei era bravo a recitare, ma avrebbe molto gradito se avesse smesso di fingersi accaldato per trovare invece una soluzione pratica, il polso gli iniziava a fare piuttosto male, per avere forse 15 o 16 anni quel ragazzo aveva una gran forza.
-Potrei ma- la frase restò a metà, mentre il ragazzo spariva, trasportato chissà dove da un varco dimensionale.
-Sei fuori di testa?- scattò Ja’far, prendendo i bavari del vestito di Koumei -Piombi qui dopo mesi e ti metti subito a fare sparire le guardie del palazzo? Penseranno che vogliamo dichiarare guerra!-
Il principe lo ignorò, spostando lo sguardo su Judal, parlando carico d’urgenza -Chiama Chuu’un. Sono certo che è qui a palazzo, e se ha imparato qualcosa da me in questi anni saprà per certo le attività di tutti i principi e come farci incontrare Kouen quando è solo.-
Sbattè le palpebre, improvvisamente consapevole: se avessero dovuto cercare personalmente Kouen, o cercare di convincere le cameriere che erano attesi sarebbe stato difficile farsi credere, ma Chuu’un era l’unico seguace di Koumei, il suo migliore amico probabilmente, e se era a palazzo (e di certo lo era) avrebbe di sicuro saputo tutto di tutti, non solo i principi e le principesse, ma anche ogni guardia, camereiere e sguattero. Li avrebbe potuti nascondere così da renderli introvabili o al contrario scortarli, e fintanto che avrebbero incontrato solo nuove leve nessuno li avrebbe riconosciuti. Almeno per infiltrarsi tornava utile il fatto che nei tre giorni di rivolta contro la Al Sarmen erano morti quasi tutti i lavoratori di palazzo non dotati di djin o strumento del seguace.
Annuì, facendo segno al gruppo d’infilarsi in una stanza e chiudersi dentro mentre cercava di mettersi in contatto con Chuu’un.
Guradò la stanza del generale, tamburellando nervosamente a terra con un piede: nessuna traccia dell’assistente di Koumei.
-Cosa facciamo?- chiese scuotendo la sfera di cristallo nella speranza che Chuu’un apparisse, senza risultato.
-Aspettiamo. Le stanza così vicine all’ingresso sono quelle del personale di cucina, saranno troppo impegnati a cucinare per accorgersi di noi almeno fino a sera.-
Sinbad e Pisti guardarono il principe risentiti, per nulla convinti dalla cosa: preferivano l’azione, anche una sana battaglia se necessario, ma nascondersi e attendere non era da loro. Spaltos prese il polso di Pisti, costringendola a sedersi al suo fianco e rimasto il solo a fronteggiare ostinatamente la porta alla fine anche Sinbad cedette, sedendosi accanto a Ja’far e facendo segno a Judal di avvicinarsi.
Se fosse dipeso tutto solo dalla loro capacità di attendere ce l’avrebbero fatta, in un modo o nell’altro, ma la sfortuna purtroppo non concordò.
Kouha era imprevedibile, e questo sul campo di battaglia lo rendeva pressoché invincibile, ma era anche infantile, e aveva sempre bisogno di qualcosa da fare, ragion per cui quando restava chiuso a palazzo troppo a lungo poi iniziava a fare i capricci finché non trovava qualcuno capace d’intrattenerlo, e una delle sue attività preferite era nascondino. Lo sentirono avvicinarsi all’urlo di -Yuliya, Yalila, dove siete?- e gli si gelò il sangue nelle vene. Si scambiò uno sguardo con Koumei, tirando al contempo fuori la bacchetta mentre il principe si spostò davanti alla porta.
Quando quella si aprì ci fu un secondo di silenzio e immobilità, poi una quantità di ormoni tali da stordirli, in un secondo.
-Da quanto siete qui?- chiese roco, gli occhi furibondi, superando Koumei senza la minima difficoltà, avanzando verso il resto del gruppo: Spaltos e Ja’far erano piegati a terra, una mano sulla gola nel tentativo di respirare, e anche Sinbad, Pisti e Judal incontravano non poche difficoltà a farlo.
-Cosa volete?- domandò allungando un braccio per afferrare la treccia di Judal e costringerlo a terra, incurante del ringhio di Sinbad.
-Non lo toccare.-
-E perché mai? Non è il tuo omega, non hai diritti su di lui.- replicò con occhi di ghiaccio, mettendo mano all’elsa della spada.
Avrebbe potuto essere l’inizio della fine, e in un certo senso lo fu, ma almeno quel gesto bastò a far attivare la magia mutaforma a Sinbad, sottraendolo al giogo dell’altro alpha.
-State bene?- chiese tuffandosi verso Spaltos e Ja’far, e i due annuirono.
-Cosa diavolo è successo?-
-Ve l’avevamo detto che Kouha è potente.- ricordò Koumei, anche lui ansimante nello sforzo di riprendere fiato -I normali alpha non hanno influenza sui familiari, sugli omega già marchiati e ne hanno ben poca sui beta, ma Kouha è un alpha fra gli alpha, un cosiddetto primario, capace di piegare a sé perfino altri alpha. Dobbiamo aiutare Sinbad, finché avrà la magia mutaforma attiva è abbastanza al sicuro, ma se la interromperà sarà in serio pericolo.-
Annuì a confermare le parole di Koumei, seguendo il resto del gruppo quando questo si tuffò nel cortile interno del palazzo sopra il quale i due combattevano.
Pisti richiamò il gigantesco uccello di Altemyula che aveva portato con sé mentre Judal trasmise la capacità di volare anche a Ja’far, schizzando in aria per aiutare Sinbad.
-Kouha non siamo venuti qui per combattere, vogliamo solo parlare!-
-Avreste potuto scrivere per quello.- ringhiò continuando a menar fendenti rivolti alla gola del re di Sindria, parati con difficoltà.
Koumei ritentò l’approccio diplomatico, fallendo altrettanto miseramente, e prima che potessero accorgersene alla battaglia si aggiunsero anche Kouen, Hakuei, Hakuryuu e Kougyoku, attratti dal rumore. Quando li avevano affrontati a Sindria avevano vinto, erano riusciti a costringerli a ritirarsi, ma il miracolo non si ripeté. Gli equilibri della lotta cambiarono, Kouen contro Sinbad, Hakuei contro Koumei, Kougyoku contro Pisti e Spaltos, Hakuryuu contro Ja’far e lui contro Kouha: fu il primo a ritrovarsi con le spalle al muro, con un braccio di Kouha a stringergli la gola.
-Cosa ti fa credere di avere il diritto di tronare?- domandò il terzo principe, ignorando le urla di Sinbad e di Ja’far. Comprese in quel momento che non solo non avrebbero vinto, ma se avessero insistito sarebbero stati tutti uccisi.
Aveva una sola possibilità, che avrebbe potuto condurre ad una strage o alla salvezza di tutti, ma si parlava di un tiro alla cieca, e d’altronde qual era l’alternativa?
Strinse gli occhi, impegnandosi per utilizzare il teletrasporto senza l’aiuto della bacchetta. Appoggiò una mano sulla pancia di Kouha, cercando di staccarselo di dosso. La sua voce uscì bassa e roca a causa della mancanza d’aria, ma abbastanza forte perché almeno il principe di fronte a lui sentisse.
-Non ferire tua figlia.-
Kouha storse il naso, senza capire, poi abbassò il capo, aspettandosi di trovare le testoline cremisi di Yulia, Yalila o Ylenia, pronto ad ammazzarlo sulla fiducia per aver toccato le proprie figlie, e invece si trovò di fronte due grandi occhi lilla che non aveva mai visto.
Allentò appena la presa sul collo di Judal, quel tanto da tenerlo ancorato al muro ma lasciandogli la chance di respirare. Girò la spada, avvicinando al volto di Hanako l’indice proteso, guardando la bambina allungare una manina nel tentativo di afferrarlo nonostante il clangore delle armi circostanti.
Al grido di -FERMI!- proferito da Kouha tutti si fermarono, guardandolo rinfoderare lentamente la spada e riappoggiare i piedi a terra. Kouen parve sul punto di urlargli di combattere ma le parole gli si mozzarono in gola quando Judal superò il porticato, reggendo Hanako fra le braccia e fissandolo deciso. Quei capelli, quegli occhi, quelle lentiggini…
-Vi presento Hanako, vostra nipote.-
   
 
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