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Autore: Angel Of Fire    03/07/2020    6 recensioni
Quando Luke lo aveva liquidato, su Crait, con quel "ci vediamo ragazzino" aveva sperato che lo stesse solo prendendo in giro. Invece, per suo sommo dispiacere, aveva mantenuto la promessa.
«Yoda non c'entra nulla con te. Era il mio maestro, non il tuo». Luke rincarò la dose con il suo solito tono sarcastico. Perché aveva la brutta sensazione che si stesse apprestando a fargli l'ennesima pomposa ramanzina? Si guardò intorno nella speranza di riuscire a individuare una scappatoia, qualunque appiglio che gli permettesse di fuggire, ma non fu così fortunato da trovarne.
Si era ritrovato lì, nell'immensa e puzzolente palude di Dagobah, a fare da spettatore silenzioso e invisibile all'ennesima missione di Rey, e non ne conosceva il motivo.
Genere: Avventura, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Luke Skywalker, Rey
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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L'eredità di Yoda

Challenge: “Una pagina a caso” del sito Javapedia
Prompt:
Capanno di Yoda
Dispensatrice: JeanGenie
One Shot (più di 500 parole)
Parole: 2603
Rating: giallo
Coppia het
Genere: azione, avventura, sentimentale
Personaggi: Luke, Ben Solo, Rey


* * *


L'ultima lezione


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Pianeta Dagobah, Sistema Dagobah, Sisitema Sluis, Territori dell'Orlo Esterno


«Cos'è venuta a fare fin quaggiù?» Ben lo chiese perplesso e preoccupato.
«A cercare qualcosa che spera le sarà utile». Il fantasma di Luke scrollò le spalle, mentre osservava Rey atterrare malamente col Falcon in un piccolo spiazzo, nel bel mezzo della palude. Se suo padre avesse potuto assistere a quella manovra maldestra, l'avrebbe ammazzata.
Sospirò, pervaso da un acuto senso di scoraggiamento. «Credo che non si rassegnerà mai» ragionò corrucciato e il suo infido parente sorrise sottilmente al suo fianco.
«Perché sono qui anch'io? E perché ci sei anche tu?» protestò seccato. Avrebbe dovuto accoglierlo Yoda, visto che quella era casa sua. Con la morte, aveva creduto che si sarebbe liberato dai fastidiosi fantasmi del passato. Invece il caro zio Luke continuava a perseguitarlo imperterrito. Lo detestava sempre di più.
Lo spettro azzurrino gli rivolse i suoi vispi occhi chiari e indisponenti. «Desolato. È con me che hai ancora una faccenda in sospeso» soddisfò la sua curiosità, dimostrando di aver letto i suoi pensieri e contribuendo ad aumentare la sua insofferenza.
Quando lo aveva liquidato, su Crait, con quel ci vediamo ragazzino, aveva sperato che lo stesse solo prendendo in giro. Invece, per suo sommo dispiacere, aveva mantenuto la promessa.
«Yoda non c'entra nulla con te. Era il mio maestro, non il tuo». Luke rincarò la dose con il suo solito tono sarcastico. Perché aveva la brutta sensazione che si stesse apprestando a fargli l'ennesima pomposa ramanzina? Si guardò intorno nella speranza di riuscire a individuare una scappatoia, qualunque appiglio che gli permettesse di fuggire, ma non fu così fortunato da trovarne.
Si era ritrovato lì, nell'immensa e puzzolente palude di Dagobah, a fare da spettatore silenzioso e invisibile all'ennesima missione di Rey, e non ne conosceva il motivo.
Perché pativa il caldo, sentiva gli innumerevoli effluvi nauseabondi di quel luogo umido e selvatico, se il suo corpo era svanito ed era fatto solo di spirito? Perché continuava a sentirsi in quel modo: combattuto, frustrato, affamato di qualcosa che non sapeva definire? Non avrebbe dovuto raggiungere la pace dei sensi?
Aveva creduto che, riunendosi alla Forza, tutti i suoi tormenti si sarebbero placati e che avrebbe passato l'eternità accanto a Rey, prima come Fantasma, e poi come metà di un'anima sola. Ma era stata una speranza vana. C'era qualcosa che non era andata per il verso giusto su Exegol, se lo sentiva sotto la pelle, come una strana vibrazione persistente.
Forse la risposta la conosceva il viscido serpente che gongolava al suo fianco.
«È per questo che puoi vedermi solo tu?»
Il Fantasma annuì.
«Dimmi che ci faccio qui, sempre se mi è concesso saperlo» si dimostrò sarcastico almeno quanto lui, oltre che impaziente.
Luke gli rivolse uno sguardo enigmatico. Se avesse provato a mollargli un destro, chissà se lo avrebbe preso in pieno, togliendosi una delle più grosse soddisfazioni che la sua esistenza mortale gli aveva negato.
«La tua condizione è anomala» si limitò a rivelargli criptico, evitando di scendere nei dettagli.
Fin lì c'era arrivato anche lui. Su Exegol, aveva promesso a Rey che le sarebbe stato sempre accanto, ma non era mai riuscito a mostrarsi al suo cospetto, come un Fantasma di Forza. Aveva provato più volte a comunicare con la sua mente, ma la jedi era furiosa, disperata e arrabbiata. Troppo sconvolta per starlo a sentire. Cominciava a farsi sempre più concreta, nella sua mente, l'idea che ci fosse davvero un grosso problema tra loro.
Nel frattempo Rey era scesa dal Falcon, guardandosi intorno cauta e prudente, e si era diretta verso un informe cumulo di fango, ai piedi di un grosso albero cavo, che un tempo era stata la modesta dimora del maestro Yoda. Poi si era fermata a studiare la situazione interessata.
«Che intendi per anomala?» indagò, senza perdere d'occhio la jedi.
«Credo che la vostra natura di Diade ti impedisca di riunirti totalmente alla Forza».
Quindi era diventato una specie di zombie? Di non-morto? Era per quel motivo che si sentiva ancora indolenzito, stanco e, soprattutto, molto incazzato? Era per quello che provava ancora sensazioni umane, nonostante non avesse più un corpo mortale?
Probabilmente per Luke non era un problema, dato che se ne stava felicemente rilassato nel paradiso dei jedi, ma per lui non era di certo una bella sensazione.
«Strano che non te ne sia ancora accorto» continuò a punzecchiarlo, distogliendo lo sguardo attento dalla jedi e analizzandolo dalla testa ai piedi. «Conservi ancora l'aspetto del momento esatto in cui sei morto, e questo non è affatto un buon segno» ragionò preoccupato.
Le parole di Luke lo colpirono come una stilettata. Abbassò la testa e si diede una guardata. In effetti lo stronzo aveva ragione. Indossava ancora la sua maglia nera sbrindellata e polverosa, i pantaloni e gli stivali del Primo Ordine. Sollevò i bordi sfilacciati della casacca e fece passare un dito nel foro che aveva provocato la sua spada nel momento in cui Rey lo aveva trafitto. Si toccò il labbro e si accorse che era ancora sporco di sangue. Tornò a guardare suo zio, pervaso da un senso crescente di panico. «Che diavolo sta succedendo?»
«È quello che sto cercando di scoprire».
Fantastico. Se non ci stava capendo niente neppure il leggendario mister sapienza, figuriamoci lui.
«Perché tutto ad un tratto sono tornato ad essere così interessante?» indagò sconcertato, alzando un sopracciglio.
Nei suoi ultimi momenti, su Exegol, mentre teneva tra le braccia il corpo esanime di Rey, nessun jedi si era palesato per aiutarlo, tanto meno i suoi cari parenti. Lo avevano lasciato solo come un cane ad affrontare il suo destino. Sacrificarsi era stata l'unica opzione possibile.
Luke sospirò, incrociando le braccia al petto pensieroso. «Non ho una risposta che possa piacerti. Ma la tua anomalia sta pericolosamente intaccando e minando l'Equilibrio Generale della Forza. Rey aveva sconfitto Palpatine e lui si era preso la sua vita. Il cerchio era chiuso. Il suo percorso completo. Ma sei intervenuto tu, riportandola in vita e hai creato nuovamente uno squilibrio».
Ben sussultò. Stava forse insinuando che era morto per sbaglio? Che la sua straziante e onorevole dipartita era stata un errore? Che avrebbe dovuto farsi i fatti suoi e proseguire la sua esistenza mortale privato della metà della sua anima? Il caro zio Luke doveva trovare un'altra spiegazione meno scioccante ed assurda, se non voleva essere preso a cazzotti perché, dare la sua vita per Rey, era stata la cosa migliore che avesse mai fatto nella sua grama esistenza.
Un tonfo bagnato attirò di colpo la loro attenzione e li fece voltare all'unisono. La jedi aveva sollevato con la Forza una considerevole quantità di fango, che ostruiva il passaggio a ciò che era rimasto del capanno, e lo aveva fatto inabissare nell'acquitrino poco lontano.
Entrambi seguirono i suoi movimenti, curiosi di scoprire quello che stava combinando.
La ragazza si inginocchiò, scivolando con cautela nei resti informi che si andavano sbriciolando a poco a poco. Qualunque cosa stesse cercando, doveva sbrigarsi a recuperarla, o il casotto le sarebbe crollato addosso, seppellendola.
Per tutto il tempo che la jedi rimase all'interno, ebbe l'impressione di trattenere il respiro. Ridicolo, visto che lui non respirava più da molto tempo.
Solo quando la testa scompigliata e sporca di fango di Rey fece capolino dall'albero cavo, si sentì sollevato.
Aveva qualcosa in una mano e, dopo essere strisciata fuori, per mettersi al sicuro, prese ad analizzarlo. Era un piccolo libro, che pareva molto antico. Le pagine, logore e consumate, erano tenute insieme da delle cordicelle fatte con lunghe foglie intrecciate.
«Di che tratta quel libro?» non poté fare a meno di chiedere a Luke. Quella faccenda stava diventando sempre più intricata e lui sembrava saperne molto di più di quello che dimostrava.
«Dell'esistenza del Mondo tra i Mondi. Rey spera di trovare, tra le righe scritte da Yoda, le risposte che sta cercando. Ma non esistono spiegazioni adeguate per placare il vuoto che sente».
Il Mondo tra i Mondi? Che razza di diavoleria era mai quella? Era forse per quel motivo che che continuava a sentirsi incompleto, fastidiosamente in bilico tra la vita e la morte?
«Non hai ancora risposto alla mia domanda. Perché sono qui, adesso, con te e con lei?» Il fatto che Luke potesse vederlo ed interagire con lui, mentre Rey non si era nemmeno accorta della sua presenza, lo stava facendo impazzire.
«L'anomalia va sanata al più presto, prima che sia troppo tardi. Il legame che hai con lei, ti impedisce di passare oltre. La tua essenza è strettamente legata alla sua. Per questo motivo lei non riesce a rassegnarsi e tu non puoi riunirti alla Forza».
La speranza di Rey lo teneva ancora tenacemente legato alla vita? La sua espressione sconvolta ebbe il potere di intenerire persino l'animo inflessibile e strafottente del suo ex maestro.
«Mi auguro che tu conosca anche un modo per porvi rimedio. Lo spero per te». La sua velata minaccia, arrivò alle orecchie dello spettro saccente, forte e chiara.
Un altro rumore, simile ad un tuffo, lo distolse dall'intento di malmenarlo. Rey si era addentrata nell'acquitrino, di fronte all'ingresso di un antro oscuro. Forse credeva che fosse uno dei tanti ingressi del Mondo tra i Mondi. Era dunque venuta a cercarlo? Si addentrò indomita fino al centro della palude ma, dopo pochi passi, iniziò a sprofondare.
La vide dimenarsi disperata, nel tentativo di afferrare qualunque cosa potesse aiutarla a liberarsi da quella trappola micidiale.
Rey usò la Forza per attirare a sé delle liane, ma queste erano troppo deboli e si spezzavano. Qualsiasi tentativo di sgusciare fuori dal fango che la stava inghiottendo, rimase infruttuoso. Più cercava di emergere e più sprofondava in quella dannata pozza melmosa.
«Aiutala» ordinò, agitato e sconvolto, allo Skywalker immobile che aveva al suo fianco.
Luke abbassò il capo desolato. «Non posso farlo. Non mi è concesso interferire» lo liquidò drastico.
«Cosa? E hai il coraggio di lasciarla soffocare?» Non gli importava di apparirgli minaccioso e sfrontato, c'era in ballo la vita di Rey.
«Se è questo che la Forza richiede affinché venga ristabilito l'Equilibrio... Sì».
Se mai avesse avuto ancora un cuore, avrebbe accelerato all'inverosimile. Non riusciva a credere a quello che stava sentendo. Era stato catapultato in quel luogo oscuro, putrido e lugubre, contro la sua volontà, solo per vederla morire di nuovo? Era una specie di purgatorio?
«Aiutala» insistette, «so che puoi farlo. Ti prego». Non avrebbe mai creduto che si sarebbe trovato addirittura a supplicare suo zio.
«Non posso intromettermi. E non farti venire idee strane... non puoi nemmeno tu. Ma non temere, quando tutto sarà finito, e lei si sarà riunita alla Forza, ristabilendo l'Equilibrio, starete insieme per sempre. Non è ciò che hai sempre voluto?»
Di sicuro quello era il peggiore incubo che avesse mai vissuto. Certo che l'avrebbe desiderato: passare l'eternità insieme a Rey lo avrebbe ripagato di tutti i torti subiti, ma non voleva che accadesse in quel modo. Non avrebbe mai permesso che la preziosa esistenza di Rey venisse sprecata. Al diavolo pure il tanto sofferto e conquistato Equilibrio, avrebbe mandato all'aria anche quello se sarebbe servito a salvarle la vita. «Se non l'aiuti tu, lo farò io» reagì caparbio e deciso. Anche se non aveva idea di come tirarla fuori da quel guaio, almeno ci avrebbe provato.
Luke gli sorrise beffardo e, con un gesto eloquente, gli fece cenno di accomodarsi.

* * *

«Rey, allunga la mano. Sono qui, a pochi passi da te».
Il fango che le si era appiccicato ovunque, persino sugli occhi, le impediva di vedere, ma non di sentire.
Non poteva essere la voce, non quella di Ben. Lui era svanito, l'aveva lasciata sola. Aveva pianto tutte le sue lacrime sui suoi abiti vuoti.
Aveva promesso che le sarebbe stato sempre accanto e invece era rimasto solo il silenzio. E il nulla. Un vuoto incolmabile.
Si era addentrata in quel luogo infido e selvatico, solo per ritrovarlo, per riscoprire un'antica breccia per il Mondo tra i Mondi e riportarlo indietro da lei. Perciò quello che stava sentendo non poteva essere lui, era solo il delirio dovuto alla mancanza d'ossigeno.
Il fango la stava risucchiando verso il basso, le premeva forte contro il petto impedendole di espandere la gabbia toracica e riempire i polmoni. Per quanto si dimenasse e agitasse, otteneva solo l'effetto di sprofondare di più.
«Afferra la mia mano, Rey. Per favore».
Se iniziava ad avere anche le allucinazioni, voleva dire che la fine era vicina. Ma forse sarebbe stato meglio così. Continuare a lottare era inutile. Per quanto si sforzasse, la situazione non mutava di una virgola.
Smise di sbracciare in modo forsennato e si lasciò fagocitare da quel viscido abbraccio. Il fango era caldo, avvolgente. Pochi istanti ancora e sarebbe tutto finito.
E lo avrebbe rivisto. Comunque.
Forse, solo quella sarebbe stata l'unica strada.
Ormai stava sprofondando sempre di più. Il livello della melma era arrivato a sfiorarle le labbra.
Si sforzò un'ultima volta di aprire le palpebre, anche se parevano saldamente incollate e, finalmente, lo vide. Era solo una macchia nera informe che si stagliava nel livore della palude, ma sapeva che era Ben.
La stava già aspettando sul sottile confine tra la vita e la morte?
Si sforzò di liberare un braccio dal risucchio del fango e tese disperata la mano verso di lui.
In quell'istante si sentì afferrare con prepotenza. Ma non erano braccia umane, quelle che la stavano strappando ad una fine atroce. La Forza vibrava potente attorno a lei, la percepiva chiaramente nell'aria e sotto la pelle.
Il suo corpo sgusciò fuori dalla palude e si ritrovò a fluttuare nel vuoto fino alla terra ferma, dove venne posato al sicuro.
Una stretta più umana e potente le sollevò il busto, un tocco caldo e gentile le pulì le palpebre, le narici e la bocca, dal fango, permettendole di respirare di nuovo. Non poteva essere un sogno, sarebbe stato troppo crudele.
Aprì gli occhi e il viso, preoccupato e dolce, di Ben riempì totalmente il suo campo visivo.
Sollevò una mano verso di lui. I muscoli le dolevano, le articolazioni tremavano per lo sforzo a cui era stata sottoposta, ma non le importava.
Passò la mano sulla sua guancia tumefatta, sporcandola di fango. Infilò le dita tra i suoi capelli umidi di sudore. Seguì i tratti del suo viso, il suo profilo. Posò i polpastrelli sulla sua pelle, e la sensazione di lui divenne sostanza, carne e vita.
Il suo respiro veloce le solleticava il naso, ed era caldo, reale.
Quando Ben assaggiò delicato le sue labbra, in un bacio che sapeva di buono, di lacrime e terra bagnata, le sfuggì un singhiozzo di gioia.


Un bagliore azzurrino attirò la sua attenzione e voltò di poco la testa da un lato. Dall'altra parte della palude, Luke li stava osservando e annuiva soddisfatto, con quel suo tipico sorrisetto impertinente. Ma il suo primo maestro non era da solo. Dietro di lui apparvero repentini altri Fantasmi.
Su Exegol aveva udito solo le loro voci confuse che si sovrapponevano e la incitavano a reagire. Ora, finalmente, poteva anche vederli. Il maestro Yoda, Leia, Anakin, il più grande dei jedi Obi Wan Kenobi, il famoso Mace Windu...
C'erano tutti ed erano sereni ed entusiasti.
E Ben era lì. Respirava con lei, e non era una crudele illusione.
Tremava ancora, stretta tra le sue braccia forti, e possenti. E per la prima volta, dopo tanto tempo, si sentì di nuovo protetta, viva e felice.




  
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