Serie TV > La casa di carta
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Autore: AliceGerini    04/07/2020    0 recensioni
L’amore è un’arma molto potente.
Ma anche l’odio non scherza.
C’era una persona che il Professore non aveva previsto. E se non l’aveva prevista lui, come avremmo potuto farlo noi?
Genere: Azione, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Berlino, Il professore, Nuovo personaggio, Palermo, Tokyo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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FIRENZE, 6 ANNI PRIMA
 
Sapevo che lo avrei trovato quassù.
I piedi si son mossi in automatico verso la stanza più alta del monastero, una torre che Andrés ha consacrato come sua stanza privata. Questa è una delle rare volte in cui la porta è spalancata e posso vedere gli splendidi quadri appesi, le statue in marmo, i divani in velluto sotto ogni finestra. Tutte tranne una, quella in cui è affacciato col viso verso la luna piena.
«Hai fame?» è la prima cosa che gli dico dopo la nostra piccola lite di oggi pomeriggio.
Andrés non risponde, si dirige verso un antico grammofono e dopo aver poggiato il piccolo ago su un disco nero si alza una musica che conosco fin troppo bene.
Allunga la mano destra verso di me: «Sai ballare il Flamenco, Esme?»
Da ladra professionista ho imparato parecchie cose tra queste anche svariate danze tipiche di altrettante svariate Nazioni, giusto per infiltrarmi a dovere un po’ ovunque.
«Si, certo.» faccio unire le nostre mani.
Prima di iniziare a ballare Andrés prende un altro oggetto da accanto il grammofono: un tagliacarte dalla lama smussata: «E allora moglie mia…Balliamo.»
 
BANCA DI SPAGNA, PRESENTE
 
La mensa.
L’ultimo posto in cui avrei immaginato di metter piede.
Non c’è anima viva, gli oggetti e il cibo sparso qua e là fanno pensare che tutti se ne sono andati di corsa non appena hanno saputo dell’intrusione della banda. In silenzio e cercando di far il meno rumore possibile (anche se non credo che Gandìa sia da queste parti) analizzo con attenzione ogni singolo dettaglio cercando di non cedere al cibo, ho una fame pazzesca e non vedo l’ora di ingozzarmi di schifezze una volta uscita da qui. Dalla sala mensa passo alle cucine, anche qui pentole, padelle e accessori sono stati abbandonati alla rinfusa, accarezzo le superfici col mitra abbassato fino a quando un semplice spelucchino non attira la mia attenzione, uno di quei coltelli dalla lama sottile e piccola usato solitamente per sbucciare le verdure.
Lo prendo in mano sentendolo incredibilmente leggero, come se avessi appena sollevato l’aria.
Chiudo gli occhi, respiro profondamente e alla fine deciso di prenderlo, nascondendolo in una delle tasche interne della tuta.
Ritrovandomi a sorridere.
Credo proprio che potrò restituire il mitra a Nairobi.
   
 
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