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Autore: Bloodred Ridin Hood    04/07/2020    1 recensioni
Jin sconfigge Kazuya e impara ad avere pieno controllo del Devil.
A questo punto deve prendere delle decisioni.
[Ho immaginato un possibile scenario post Tekken 8(?) che non è ancora uscito] [Perché noi invecchiamo, ma questi personaggi hanno perpetuamente 21 anni e non è mica giusto!] [Squarci di vita quotidiana sullo sfondo di un ambiente professionale]
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Jin Kazama, Lars Alexandersson
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Colpa del design

 


“E quindi il tuo piano per la Tekken Force può funzionare?” chiede Jin con le mani appoggiate sulla ringhiera del terrazzo.
Potrebbe.” lo corregge Lars “O per lo meno, questo è ciò che mi hanno detto gli analisti. Ma sì, secondo loro possiamo provare a trasformarla in un'impresa commerciale.”

Jin annuisce piegandosi in avanti sui gomiti.
“Continuo a pensare che se ce ne liberassimo direttamente risparmieremmo un sacco di soldi e di fatica, ma apprezzo il tuo sforzo, Lars.” osserva.
Chiude gli occhi e si gode il calore del sole, la carezza del vento sulla pelle, il rumore della città che si muove sotto di loro. 
“Certo, non sarà semplice, ma…” sospira Lars “Credo sia la cosa migliore che possiamo fare per queste persone.”
“Va bene, Lars.” acconsente Jin “Vediamo un po’ più da vicino il tuo progetto.”
Lars annuisce.
“Ho lasciato il rapporto lì sulla tua scrivania.” dice tornando verso la porta a vetri per l’ufficio del nipote.
Rendendosi conto di non essere seguito però, si ferma a metà strada.
“Beh, che fai? Non vieni?” alza un sopracciglio.
Jin lo guarda e sembra rifletterci un attimo.
“Potresti portarmelo qua fuori?” chiede poi senza allontanarsi da quella ringhiera.
“Che?" fa Lars confuso.
“Per favore.” aggiunge l'uomo più giovane con uno sguardo enigmatico.
“Sono il tuo socio, non il tuo assistente!” protesta l'altro.
“Lo so, scusa." 
È così strano che abbia iniziato ad usare correntemente quella parola che sembra ancora così fuori luogo sentirla pronunciata con la sua voce. Lars lo guarda spaesato.
“È che…” riprende l'altro un po' titubante “Probabilmente ti sembrerà stupido, ma mi sento soffocare a stare là dentro.” 
E come lo dice torna a guardare oltre la ringhiera, nascondendo il volto dalla vista dell’altro.
Lars si porta una mano sopra gli occhi per schermare il sole e cercare di vederci meglio. Quel ragazzo continua ad essere un mistero irrisolvibile per lui.
“Stare lì dentro ti dà fastidio?”
Jin annuisce, senza smettere di guardare il panorama della città illuminata dal sole accecante della tarda mattinata.
“Ed è una cosa che ha a che fare…” 
Lars si ferma un attimo. È sempre molto a disagio quando si tratta di dover toccare quell’argomento. 
“... con l’essere stato in prigione per tutti quegli anni?”
Dopo questi giorni di lavoro a fianco a lui ha notato in effetti che a Jin piace passare molto tempo all’aperto. Forse l’aria aperta gli permette di assaporare meglio quella libertà che per tanti anni gli è stata negata. Sarebbe certamente comprensibile, ma addirittura avere repulsione di quello spazio chiuso? Beh, questo è qualcosa che di certo Lars non si sarebbe aspettato da uno come lui.
“Presumo di sì, in parte.” risponde Jin “Ma… è proprio quell'ufficio, quell’arredamento a darmi sui nervi.”
“L’arredamento?!” Lars fa qualche passo indietro.
Si volta a guardare l'interno dello studio oltre le finestre, poi torna a scrutare la schiena di Jin, riportando ancora una mano contro la fronte. 
“In che senso l’arredamento?!”
“L’hai detto anche tu il primo giorno, no?” Jin gira leggermente la testa verso lo zio “Quando hai detto che non volevi tornare in questo buco tetro, o qualcosa del genere.” 
Lars corruga la fronte.
“Beh, presumo sia una questione di gusti.” risponde poi “Io sono più per altri tipi di stili e colori, ma…”
“No, avevi ragione, è un fottuto buco tetro!”
Lars guarda disorientato il nipote che continua a dargli le spalle.
“Beh, un tempo ti piaceva.” commenta poi.
Jin sospira nervosamente.
“Stavo attraversando una fase, ok?” riprende secco “Ero giovane, disperato e con un demone dentro che non riuscivo a domare. E per qualche ragione mi sembrava molto figo circondarmi di cose che riflettessero il mio tormento interiore e che mi facessero sentire una specie di signore oscuro di sto cazzo!”
Lars ascolta basito.
“Ma a pensarci oggi mi sento semplicemente ridicolo.” continua Jin senza voltarsi “Perché ad un certo punto la vita va avanti. E quando si finisce per trascorrere più di dieci anni dentro una cella buia, scura e soffocante in compagnia dei tuoi rimorsi, l’idea di tornare a lavorare nello studio di Dracula non è più tanto piacevole!” 
“Sul… serio?!” domanda Lars scettico. 
Tutto questo gli sembra semplicemente assurdo.
“Stare lì dentro ti fa sentire così tanto a disagio?”
La sua era una genuina curiosità, ma Jin la prende come quasi come una provocazione. Finalmente si volta di nuovo.
Lì dentro, Lars, ci sono alcuni dei ricordi peggiori della mia vita, ok?!” sbotta “Ricordi di cose orribili che non si potranno mai cancellare!”
Lars resta immobile, sorpreso da questo cambio d'umore.
Jin sospira, poi si ricompone doverosamente.
“Scusa.” dice abbassando il tono di voce “Ma sì, dico sul serio. Quell’arredamento mi dà sui nervi.” 
Lars si avvicina lentamente.
“Mi dispiace, stavo solo cercando di capire.” dice sentendosi in dovere di scusarsi.
Jin torna a guardare la città.
“Nel breve periodo in cui Heihachi ha ripreso in mano la zaibatsu non ha avuto il tempo di rimodificare l’aspetto della sede e è rimasto tutto esattamente come l’avevo lasciato io.” riprende a spiegare “A volte mi sembra di essere ripiombato di nuovo in quegli anni, capisci cosa intendo?”
“Cambieremo l’arredamento, allora. Non è il caso che tu ti senta così.” propone Lars.
Jin sogghigna.
“Sì, dato che non abbiamo nient’altro da pagare, vero?! Vuoi tenere l’esercito e adesso ristrutturare pure gli uffici?! Lars, ma sei serio?!” chiede acido.
Lars accetta la critica, senza fiatare.
Poi Jin lo guarda e sa che vorrebbe scusarsi di nuovo.
“Abbi pazienza, quello che intendevo dire è che non possiamo buttare altri soldi perché io ho uno stupido problema con l'aspetto dei mobili!” spiega poi con più calma “Sarebbe proprio irrispettoso nel mezzo di mille tagli ricomprare l’arredamento dell’ufficio!”
“Jin, la sindrome post traumatica non è uno stupido problema!” asserisce l'altro.
Jin aggrotta la fronte, resta a fissarlo per qualche secondo, poi volta la faccia profondamente turbato.
“Ecco, mi sono già pentito di avertene parlato.” si lamenta “Quando fai così, e inizi a dare nomi alle cose sei insopportabile!”
“Le ho solo dato il nome giusto!” risponde Lars severo “È comprensibile dopo ciò che hai dovuto affrontare. Anzi, questo ti rende più umano di quello che pensavo.”
Si appoggia alla ringhiera a fianco a lui. Jin storce le labbra, amaramente divertito da quell'insinuazione.
Più umano di quello che pensavi?” ripete a denti stretti.
“Eri poco più che un adolescente.” riprende Lars “Alle prese con delle responsabilità enormi, hai dovuto prendere delle decisioni terribili… e ora che il tempo sta passando, probabilmente vedi tutto sotto nuove prospettive.”
Jin deglutisce.
“Cos’è, adesso vorresti giustificarmi perché ero un ragazzino?!” chiede con un soffio.
“Giustificarti?” Lars scuote la testa deciso “No, quello mai.”
Jin continua a guardare l’orizzonte da dietro gli occhiali da sole, stringe le labbra.
“Ma hai avuto il coraggio di prenderti le tue responsabilità e di affrontare le conseguenze delle tue azioni, quando avevi la possibilità di scappare.” continua Lars a bassa voce “Hai già pagato davanti alla giustizia e pagherai per sempre davanti alla tua coscienza, Jin. Non ha senso che continui a tormentarti più del necessario.”
Jin ci pensa in silenzio per per dei lunghi secondi, poi annuisce appena.
“D’accordo.” dice piano tornando a mettere da parte le emozioni “Buttiamo quell'arredamento di merda allora.”
Lars annuisce con un piccolo sorriso. 
Jin lo guarda casualmente, tornando totalmente inespressivo.
“Vuoi occupartene tu quindi?” gli chiede.
“Io?!”
“Voi del nord Europa siete famosi per il gusto in fatto di design, no?” continua l'altro “Io per gli ultimi dodici anni non ho visto molto altro oltre che letti a castello, tavoli di mensa e cessi del carcere.”
“Hey aspetta, ma…”
“E puoi star certo che non sono stato io a scegliere l’arredamento di casa mia.”
Lars lo guarda a bocca aperta.
“Ma mi raccomando, cerca di non spendere troppo! Una cosa semplice andrà più che bene. Ah, e vorrei anche un tavolo da mettere qui fuori.” aggiunge indicando lo spazio della terrazza “Così quando fa bel tempo posso venire a lavorare qui.”
Lars lo guarda basito in silenzio.
“Non… non era tutto uno stratagemma per assegnarmi questo compito vero?!” sibila a bassa voce.
L’altro ruota appena la testa, con un accenno di sorriso sul volto.
“Non essere sciocco, Lars.” risponde “Non sei mica il mio assistente.”
Poi torna a dargli le spalle, a godersi il sole, il vento e il panorama. 


 


 
  
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