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Autore: The Blue Devil    07/07/2020    1 recensioni
"... ma non aveva più tempo, né forza"...
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clara Seseman, Heidi, Nonno, Peter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non è uno scritto a scopo di lucro alcuno per cui non si infrangono Copyrights.
I personaggi presentati, nomi e situazioni, sono di proprietà degli aventi diritto: Johanna Spyri per il soggetto; Isao Takahata e Hayao Miyazaki per la resa grafica dei personaggi; Zuiyo Eizo (poi Nippon Animation), per la serie TV.

 
Buona lettura

 
L’ULTIMA VISITA
 
Era il millenovecentouno, di Luglio. I primi di Luglio.
Finalmente era arrivata, dopo un viaggio lungo e faticoso: prima in carrozza, poi in treno, in carretto e infine su una portantina improvvisata.
Ora si trovava di fronte ad una baita, quella baita: ad un suo cenno, gli uomini che l’accompagnavano, con dei martelli, schiodarono le assi che sbarravano l’ingresso della baita e ne aprirono la porta; lei poté entrare e la prima cosa che vide fu una bambina seduta su uno sgabello che si accingeva ad assaltare una scodella di latte, del pane e del formaggio; intanto giocherellava con un piccolo capriolo di legno; più in là, un vecchio signore, forse suo nonno, mescolava, con un grosso cucchiaio di legno, ciò che ribolliva in un pentolone: stava facendo il formaggio?
Lei avrebbe voluto visitare anche il piano di sopra, una soffitta, ma sapeva che non vi avrebbe trovato nulla, tranne una montagna di polvere e mucchi di paglia ormai secca e inservibile. E poi, di andare di sopra, non ne aveva la forza, né il tempo.
Uscì e, mentre gli uomini reinchiodavano l’ingresso con le assi, si volse a guardare verso la montagna: chissà se c’era ancora il mucchio di pietre in cima al pascolo; chissà se vi campeggiava ancora la bandierina rossa. Avrebbe voluto salire ancora lassù, stendersi in sottoveste e farsi baciare dal sole, salutata dalla sua amica aquila reale, regina di quelle montagne. Come avrebbe voluto sentirne ancora la voce, come avrebbe voluto appostarsi e attendere lo sbucare di una, due, tre marmotte! Ma non ne aveva la forza, né il tempo. Si accontentò di ascoltare, per un’ultima volta, i discorsi degli alberi dietro la baita.
Si volse a guardare a valle e, nel prato antistante alla baita, vide una bambina che correva e saltava, che ammirava lo sbocciare dei fiori e rincorreva, cercando di acchiapparle, le farfalle che le volteggiavano intorno; in questi giochi tentava sempre di coinvolgere un grande Sanbernardo che sonnecchiava sotto una panca; ma lui si rizzava sulle zampe, spalancava la bocca, si faceva un grande sbadiglio e ricadeva al suolo, risprofondando nel suo riposo, facendo ridere il vecchio che, seduto sulla panca, fumava la sua pipa. Il cane era ancora lì, sotto la panca... lei lo vide.
All’improvviso un pensiero si affacciò nella sua mente: chissà se, tra quella miriade di uccellini, che cinguettavano felici, c’era anche Cip...
Le parve di udire dei campanellini e la voce del "Generale delle Capre", sempre pronto a sbraitare contro quei simpatici animali e a percuoterli con un rametto, se essi non gli ubbidivano in tutto e per tutto...
Un’altra bambina si unì all’improvviso ai giochi della prima: a differenza dell’altra, scura di capelli, questa era bionda e più chiara di carnagione. Klara. Già Klara, come la sua pelle. Un’estate meravigliosa, popolata di giochi, di corse, di capriole... già Klara. C’era ancora il meraviglioso lago visitato con lei e la nonna l’anno precedente a quella estate? E il campo di viole sconosciuto al "Generale delle Capre"?
Già Klara. Poi quella maledetta polmonite, l’inverno successivo, se l’era portata via... nemmeno l’opportunità di salutarla le aveva concesso... e dire che il dottor Claassen le aveva messe in guardia...
Riprese posto sulla portantina e si fece riportare a valle. A metà strada volle fermarsi e scese dal mezzo improvvisato: si fermò ad osservare una catasta di legno e pietre che, un tempo, era stata la casa del "Generale delle Capre", di sua madre e di sua nonna. E anche lì vide il vecchio signore intento, con chiodi e martello, a riparare le assi del tetto e gli infissi traballanti: quanta felicità aveva provato la bambina, per quel gesto altruistico del nonno!
Il nonno: le aveva dimostrato di averlo un cuore... lo stesso cuore che lo avrebbe tradito non molto tempo dopo; lui sì l’aveva salutato, restando al suo capezzale dopo l’infarto che lo aveva colpito.
Ritornata in paese, la signora si fermò a visitare un vecchio rudere; aveva conservato le lettere che le aveva spedito il "Generale" a Francoforte, in realtà le sapeva a memoria, ogni parola; come sapeva le sue risposte:
 
Carra amicca mia, ho grandi progeti per la casa di tuo nono; devo a lui se o trovatto la mia strada: faro il fallegname e, come, primma oppera volio restaurare la sua casa; la tua casa; la nostra casa, sperro un giorno. Ricordi la slita che costrui senza il suo aiutto? O già cominciato con picoli lavoreti: perche non vieni a veddere? Perche non ti libberi? Mi farresti contento... ai visto che sto imparando a scrivvere? Perdona se facio ancora erori, ma mi sto impeniando...
Il tuo "Generale delle Capre"*.
 
Almeno il nome l’aveva scritto correttamente. La sua risposta lo aveva ferito, soprattutto questa frase:
 
Scusa, ma proprio non posso, sono troppo impegnata, tra il lavoro e il romanzo...
 
E lui aveva risposto:
 
Posibile che non trovi neanche un giorno? Ti piacce cosi tanto stare a Francoforte? Una volta la oddiavi... Va bene, vora dire che rimmanderò... farro un'altra estate al pascolo... c’è una cappreta che mi riccorda "Fiocco di neve"... a bisogno del mio aiuto...
Il sempre tuo "Generale delle Capre" (per l’ultimma volta)
 
Nell’ultima risposta di lei una promessa:
 
Ti prometto che il giorno lo troverò, non ti preoccupare, lo troverò...
 
Ecco, quel giorno non lo avrebbe mai più trovato, o per lo meno, sarebbe stato inutile trovarlo.
La notizia la raggiunse a Francoforte...
L’ultima estate al pascolo, la capretta, le erbette, il crepaccio, la scivolata... L’esperto "Generale" se n’era andato, insalutato ospite di questo mondo.
Ed era stata solo colpa sua: aveva solo un pensiero nella testa e, quel pensiero, sicuramente l’aveva distratto, facendogli fare quel passo in più...
Ora nel campetto sul retro del rudere, nel quale si potevano ammirare alcuni oggetti di falegnameria veramente ben fatti, la donna rimase ad osservare due croci... ma non aveva più forza, né tempo...
 
Era il millenovecentouno, di Luglio. Il sette per la precisione.
Nel campetto sul retro del rudere, chi passava di là, poteva vedere tre croci; su quella che pareva essere la più nuova, si poteva leggere:
 
Johanna Spyri, n. 12-06-1827 ~ m. 07-07-1901.

 
FINE
 
 
 
* Il testo delle sue lettere è volutamente scorretto, in quanto il ragazzo era allergico alla scuola ed aveva appena imparato a leggere e scrivere.
 
 
 
© 2020, The Blue Devil
   
 
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