Non parlare.
Non guardarmi.
Non respirare.
L’aria giocava con lei, sadica, tentando di soffocarla.
Con le somiglianze di un perfido giocoliere, sussurrava dolci parole che la facevano rabbrividire.
Respiri strozzati si confondevano a gioiosi strilli.
Perché non prendi la mia vita e mi lasci in pace?
Perché non mi lasci star bene?
Perché ti diverti?
Perché sparisci?
Perché non sei reale?
Perché ti fisso, se non esisti?
Perché non riesco ad uscire da questo inferno?
Perché la melodia rallenta, ma non finisce?
Perché continua ad essere nella mia mente?
Perché il gioco continua?
Perché tutti ridono nella tragedia, tranne me?