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Autore: Angelo Azzurro    08/07/2020    1 recensioni
Il Cell game è finito, Goku si è sacrificato per coloro che ama e per la Terra e adesso Vegeta si ritrova senza più uno scopo per andare avanti e senza le sue certezze che l'avevano sostenuto fino a quel momento. Riuscirà ad uscire da questo profondo stato di crisi esistenziale?
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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“Ehi hai intenzioni di startene qui a dormire ancora a lungo?” chiese un uomo anziano pungolando le costole di Vegeta con il suo bastone.

Vegeta aprì lentamente gli occhi, pronto a distruggere chi aveva osato svegliarlo, ma si trovò davanti il maestro Muten e la sua tartaruga: non poteva crederci, era stato così sciocco da addormentarsi proprio su quell’isola, forse anche le sue facoltà mentali erano danneggiate oltre a quelle fisiche.

“Me ne vado” gli rispose a denti stretti mettendosi a sedere.

“Sì, beh potresti, ma magari prima ti va di mangiare qualcosa. Tartaruga non è male come cuoco” gli propose Muten.

Per orgoglio stava per rifiutare e rimettersi in viaggio verso un’altra meta sconosciuta dove potesse rimanere solo con i suoi funesti pensieri, eppure stava davvero morendo di fame e la carne cacciata e cotta in un falò non era poi così appetitosa, quindi accettò l’invito dirigendosi verso la casa di Muten, avrebbe mangiato e poi se ne sarebbe andato immediatamente.

Non era mai entrato nella casa di Maestro Muten, la trovò piuttosto piccola, ma almeno dotata dei comfort elementari constatò guardandosi attorno; si sedette a tavola e Tartaruga gli mise davanti diverse pietanza che prese a divorare famelico.

Dire che Tartaruga fosse portato in cucina era un eufemismo, ma lui era davvero affamato e quindi non fece commenti.

Notò che entrambi lo stavano fissando e stavano toccando a malapena il cibo, con la coda dell’occhio cercò la via di fuga più vicina nel caso in cui il vecchio avesse iniziato a fargli la predica sul fatto che doveva tornare a casa dalla famiglia e sciocchezze simili, anzi visto che ormai era sazio decise di provocarlo apertamente per capire le sue intenzioni: “allora? Ora mi dirai che devo tornare a casa da Bulma, oppure hai intenzione di rimproverami per il bar?”.

Il maestro Muten abbassò gli occhiali da sole e lo fissò direttamente negli occhi:” e perché dovrei? non sono ne tuo padre ne il tuo maestro!”.

La risposta lasciò spiazzato il principe dei sayan, il quale si era già preparato al confronto e quindi annuì serio e riprese a mangiare in silenzio sotto lo sguardo compiaciuto del vecchio.

“Certo che se però ti volessi fermare qui per un po’ per recuperare le forze, io non avrei nulla in contrario. Non ti disturberò durante i tuoi allenamenti e ti darò tre pasti al giorno e ovviamente una camera tutta tua!” gli propose Muten dopo alcuni minuti di silenzio.

L’offerta era piuttosto allettante dovette ammettere: l’isola era sufficientemente sperduta nell’oceano e nessuno sarebbe venuto presto a scocciarlo, anche Bulma andava di rado a trovare il maestro Muten. Eppure lui di quell’uomo sapeva davvero poco, non si era mai interessato a quel vecchio, perché mai avrebbe dovuto: era a conoscenza solo del fatto che fosse stato il maestro di Karoth e Crili quando erano dei mocciosi e aveva sentito dire da Bulma che era molto appassionato di belle ragazze, ma lì non ne vedeva nemmeno l’ombra fortunatamente, ci mancava solo che ci fossero su quell’isola pure delle femmine a scocciarlo. Essendo un esperto di arti marziali probabilmente il vecchio si era accorto che la sua aura aveva qualcosa che non andava, ma era stato abbastanza accorto da non dargli da intendere che aveva capito e questo l’aveva davvero apprezzato, probabilmente un po’ di pace su quell’isola gli sarebbe davvero servita e poi era stanco di vagabondare di grotta in grotta. Intanto il maestro lo stava fissando con espressione incoraggiante e decise quindi di dargli una risposta affermativa, avrebbe sempre potuto andarsene in qualunque momento se la situazione non gli garbava.

 “Bene, mi farà piacere avere un po’ di compagnia e poi è molto tempo che nessuno si allena su questa isola!” rispose entusiasta il vecchio maestro.

“Non ti dovrai intromettere nei miei allenamenti, hai promesso e come hai detto tu prima, non sono il tuo allievo! E non lo sarò mai!” rispose secco Vegeta, non voleva assolutamente che il vecchio assistesse ai suoi tentativi fallimentari di trasformarsi in super sayan.

“Certo che no, altrimenti non saresti così arrogante e presuntuoso, ma non temere io durante il giorno sono molto impegnato e quindi non ho nessuna intenzione d’interferire. Tartaruga ti mostrerà la tua camera” gli spiegò il maestro.

Salì le scale seguendo Tartaruga che gli aprì la porta della sua nuova camera da letto dopo avergli indicato dove fosse ubicato il bagno.

Una volta solo Vegeta scandagliò la camera, non era molto grande, ma era piuttosto pulita e ordinata, notò poi la presenza di due letti singoli e comprese subito che quella doveva essere la camera di Karoth e Crili quando erano stati allievi del maestro Muten, ma fortunatamente non c’erano in giro oggetti personali che potessero ricordarne la presenza.

Aprendo l’armadio trovò alcune tute da combattimento, purtroppo della stessa fattura di quella di Karoth, ma almeno di colore differente al suo classico arancione, ne scelse una nera e si diresse verso il bagno dove si concesse una lunghissima doccia, stava per farsi anche la barba, ma alla fine lasciò perdere, anzi decise che se la sarebbe rifatta solo quando sarebbe tornato in grado di trasformarsi.

Passò il resto della giornata in meditazione, nonostante quella fosse l’isola doveva Karoth aveva vissuto per lungo tempo, era riuscito a raccogliere più concentrazione rispetto agli ultimi tempi, ovviamente la trasformazione in super sayan non gli era riuscita, ma il vecchio almeno fu di parola non si fece vedere.

Mentre il principe dei sayan era impegnato nella sua meditazione, il maestro Muten aveva contattato Bulma per rassicurarla che Vegeta era sulla sua isola ed era piuttosto tranquillo, sarebbe rimasto lì per un po’ ad allenarsi. Bulma fu molto sollevata nel ricevere quella telefonata, almeno sull’isola del maestro non avrebbe potuto fare grandi danni e forse il vecchio maestro avrebbe trovato il modo per aiutarlo ad uscire dalla sua crisi.

In realtà nei primi giorni Muten vide ben poco il suo ospite, si faceva trovare in casa puntualmente per i pasti, ma non era affatto un gran chiacchierone, infatti divorava tutto quello che aveva davanti e poi si ritirava nella sua stanza o sulla spiaggia per i suoi allenamenti. Sembrava per certi versi più un animale selvatico in gabbia che un uomo e poi quella terribile e scomposta barba che si stava lasciando deliberatamente crescere lo aiutava ad accentuare ulteriormente lo sguardo folle che aveva perennemente negli occhi pensò Muten, ovviamente non ne aveva fatto parola con Bulma, si limitava a chiamarla ogni due giorni solo per rassicurarla sulle condizioni di Vegeta, si sarebbe solo preoccupata ulteriormente.

Il maestro aveva notato sin da subito che quel ragazzo aveva qualcosa che non andava all’aura, ma avendogli promesso che non avrebbe interferito non gliel’aveva fatto notare esplicitamente, l’aveva osservato da lontano durante i suoi allenamenti e si era accorto che passava la maggior parte del tempo a meditare oppure a fissare il cielo, a volte, anche se di rado, percepiva distintamente che concentrava tutte le sue forze, ma alla fine crollava tutto quanto come un castello di carte e allora notava l’espressione furente del principe mentre tornava in casa per rintanarsi nella sua stanza. Ci mise un po’ di tempo a mettere insieme tutti i segnali, ma alla fine comprese quale fosse il problema di Vegeta: non era più in grado di trasformarsi in super sayan e questo era davvero un bel problema, anche per il futuro della Terra, poiché anche se lui non se n’era forse ancora accorto, la prematura morte di Goku faceva di lui l’uomo più forte dell’universo.

Il maestro prese a riflettere su cosa poteva fare per aiutare quel ragazzo, forse un po’ di acqua miracolosa avrebbe potuto curarlo, ma era sicuro che non l’avrebbe mai presa di sua iniziativa, avrebbe potuto procurarsela lui stesso e poi mescolarla al suo cibo, ma era anche vero che per funzionare al meglio avrebbe dovuto scalare l’obelisco di Balzar lui stesso ed era certo che non l’avrebbe mai fatto a causa del suo smisurato orgoglio. Ma avrebbe fatto comunque un tentativo a tempo debito magari, dopotutto nel fisico Vegeta non era affatto ferito, era la sua anima ad essere compromessa.

Passarono diversi giorni e il principe dei sayan aveva trovato una pace apparente, un suo nuovo personale equilibrio, là nessuno osava guardarlo con compassione, o rimproverarlo per le sue mancanze, il maestro Muten si limitava solo a fargli trovare i pasti e a scambiare poche parole di circostanza, non si intrometteva mai nei suoi allenamenti, anzi non lo vedeva quasi mai durante il giorno, a volte gli capitava addirittura di chiedersi come impiegasse il suo tempo.

Forse se si fosse trasferito su quell’isola subito dopo il suo arrivo sulla Terra avrebbe evitato diverse scocciature, lì non c’era nessuno che lo tormentasse se rientrava sporco di fango e lasciava le impronte sul pavimento, oppure che lo inseguisse con pasticcini da fargli assolutamente assaggiare.

Si pentì però subito di quel pensiero, anche se era doloroso ammetterlo alla Capsule Corporation aveva vissuto anche momenti importanti e poi là c’era Bulma, avrebbe tanto voluto riuscire a mettere a tacere per sempre ciò che provava per lei, ma non ci era mai riuscito, era forse il momento di tornare a casa? No, non era ancora pronto, si sentiva ancora come uno strumento rotto, se solo fosse riuscito a mettere a tacere quelle immagini che aveva perennemente davanti agli occhi, ci riusciva a malapena con la meditazione.

Passarono altri giorni finchè un giorno durante il suo allenamento Vegeta si tagliò con un pietra che gli sfregiò il braccio; perse ovviamente la concentrazione che tanto faceva fatica a mantenere e si esaminò il taglio, non necessitava di punti anche se sanguinava copiosamente, però una vocina piuttosto stridula si fece largo nella sua mente: quando si tagliava doveva correre subito a disinfettarsi perché altrimenti i germi avrebbero potuto infettare la ferita e portarlo addirittura alla morte.

Ovviamente era la voce di Bulma, l’aveva tormentato per anni con quella storia del disinfettare le ferite: a quanto pareva sulla Terra esistevano dei germi che se entravano nelle ferite potevano anche portare alla morte, o almeno questo era quello che insinuava lei: nei campi di battaglia lui non si era mai disinfettato nulla ed era ancora vivo, ma visto le insistenze di lei era arrivato a crederle e quindi ogni volta che si feriva ricorreva al disinfettante.

Entrò quindi in casa e si diresse nel bagno dove trovò tutto l’occorrente, versò direttamente una generosa quantità di disinfettante sulla ferita, stringendo i denti per il bruciore e poi la ripulì con una garza e quando si ritrovò ad osservare il suo operato pensò che nemmeno Bulma avrebbe saputo fare di meglio.

Uscendo dal bagno si diresse verso il salotto attirato dalle voci del televisore e trovò il vecchio addormentato davanti ad un programma televisivo in cui delle donne facevano degli esercizi ginnici con addosso delle tutine piuttosto aderenti e dai colori sgargianti.

Allora Bulma aveva ragione nel dire che quel vecchio è appassionato di belle ragazze pensò il principe dei sayan guardando con disprezzo alcuni secondi di quel programma; stava per uscire dalla casa per tornare ai suoi esercizi, ma notò sul tavolino del salotto uno scatolone piuttosto voluminoso aperto.

Una volta constato che il vecchio maestro continuava a dormire profondamente, spinto da una forza soprannaturale si avvicinò con passo felpato e incuriosito gettò un’occhiata rapida all’interno per poi ritirarsi immediatamente per l’imbarazzo.

All’interno di quella scatola c’erano svariate fotografie di ragazze e donne in abiti piuttosto succinti, quel vecchio era davvero un maniaco pensò con disprezzo e improvvisamente quella casa iniziò ad andargli stretta, si sentì soffocare, sentiva il cuore battergli all’interno delle orecchie perché iniziò a sentirsi tormentato da un terribile sospetto.

Si avvicinò di nuovo a quella scatola incriminata mosso da quel sospetto e con palese disgusto inserì la mano all’interno spostando alcune fotografie che si trovavano in cima, ne spostò altre finchè non trovò proprio quello che temeva di trovare.

Estrasse dal mucchio una singola fotografia di una ragazzina dalla chioma turchina di circa 16 anni vestita da coniglietta constatò con rabbia: come osava quel vecchio conservare una foto di Bulma vestita in maniera così indecente, probabilmente se avesse proseguito nella sua ricerca ne avrebbe trovate altre, forse anche peggiori, ma decise che quella gli bastava e gli avanzava e quindi con un ki-blast fece esplodere il televisore e poi con una piccola e controllata sfera di energia diede fuoco a quello scatolone indecente e lo guardò incendiarsi con soddisfazione. Stava per dare fuoco anche a quella fotografia che ancora teneva chiusa nella mano, ma alla fine desistette e se la mise in tasca.

Il maestro Muten si svegliò di colpo a causa dell’odore di fumo, temeva che la sua casa stesse andando a fuoco e invece constatò che stavano solo bruciando le sue preziose fotografie e il televisore, si alzò di scatto dalla poltrona per prendere l’estintore e solo allora notò il principe dei sayan che osservava la scena con un palese ghigno di soddisfazione.

“Ma cosa stai facendo lì impalato? Aiutami a spegnere il fuoco!” esclamò il vecchio riuscendo finalmente ad afferrare l’estintore.

“E perché dovrei? Sono stato io a dare fuoco a quella roba e non ti azzardare a spegnere quello scatolone, deve bruciare. E ora dimmi immediatamente se in questa casa ne conservi altri con quelle porcherie e non mentirmi altrimenti darò fuoco a tutta la casa con te dentro vecchio” gli spiegò Vegeta fissandolo con un’espressione malefica.

In quel momento al vecchio maestro sembrò di aver di fronte lo spietato principe dei sayan di un tempo e per alcuni secondi rimpianse che Goku fosse passato a miglior vita, lui avrebbe saputo fermarlo, anche Bulma probabilmente sarebbe riuscita a domarlo, ma visto l’entità del materiale che conservava gelosamente era più probabile che desse una mano al marito a sbarazzarsi del tutto invece di aiutarlo a metterlo in salvo.

E quindi il maestro si diresse sconsolato verso la libreria e tirò fuori alcuni album e poi prelevò anche alcune scatole dal sottoscala, tutto ciò sotto lo sguardo attento del principe dei sayan: nel giro di pochi minuti aveva accumulato nel salotto diversi scatoloni di materiale compromettente.

“Ecco questo è tutto lo giuro, ma per favore non distruggere la mia collezione ci sono voluti anni per metterla insieme!” implorò il vecchio maestro.

Ma il principe dei sayan non si fece impietosi e distrusse tutto il materiale con una sfera energetica e rimase a guardarlo prendere fuoco con ammirazione, mentre il vecchio piagnucolava inconsolabile.

“Sarà meglio per te che non ci sia altro, altrimenti la pagherai. E ora penso che farò un riposino, tutto questo distruggere le tue porcherie mi ha stancato!” esclamò con tono malevolo Vegeta salendo le scale.

Il maestro Muten una volta solo cadde in ginocchio disperato per la sua perdita, voleva che quel ragazzo malvagio se ne andasse immediatamente dalla sua casa, iniziava ad avere paura di lui, ma come avrebbe fatto a scacciarlo? Non sapeva davvero a chi rivolgersi per chiedere aiuto e ancora una volta si dispiacque che Goku fosse morto.

Vegeta si gettò sul letto e cadde addormentato in poco tempo con un ghigno di soddisfazione sul volto: aveva appena compiuto qualcosa di malvagio e ciò lo faceva davvero stare bene, gli aveva infuso nuova linfa vitale, forse avrebbe dovuto mollare tutto e tornare ad essere lo spietato principe dei sayan, non sarebbe stato poi così difficile procurarsi una navicella e tornare a vagabondare per l’universo e poi ora che Karoth non c’era più nessuno che avrebbe osato intralciare i suoi piani di conquista e distruzione pensò.

Stava ancora formulando quei pensieri quando si addormentò profondamente e prese a sognare, cosa che non gli succedeva da tempo, era certo che fosse un sogno perché si trovava ancora nella sua nuova camera da letto, ma era diversa, era piena di oggetti e terribilmente disordinata, ma soprattutto c’era un moccioso che lo stava fissando seduto su uno dei due letti. Senza ombra di dubbio riconobbe che il moccioso altri non era che Karoth da bambino.

 “Ehi tu chi sei? Perché sei nella mia cameretta? Sei un amico del mio maestro?” gli chiese il bambino.

Per un attimo pensò che poteva ucciderlo, era il suo sogno, quindi aveva tutto il diritto di fare quello che voleva, valutò se era meglio incenerirlo con una sfera d’energia, oppure avvolgere le sue mani attorno al collo e strozzarlo, oppure addirittura strappargli il cuore dal petto. Sì almeno in sogno si sarebbe preso la sua rivincita e quindi si materializzò di fronte al moccioso e avvolse le sue mani attorno al suo piccolo collo. Si aspettava che Karoth si mettesse a piangere o che almeno provasse ad implorarlo di avere salva la vita e invece quella piccola nullità scoppiò a ridere, ma con una risata più simile alla sua che a quella di Karoth e improvvisamente tra le sue mani non c’era più lui, ma se stesso da bambino che rideva istericamente.

Karoth era invece alla sue spalle, solo che ora non era più un moccioso, ma un ragazzo che lo fissava e gli chiese di nuovo il motivo per cui si trovasse nella sua stanza e con anche addosso i suoi abiti aggiunse.

I suoi abiti, i suoi abiti…quel vecchio aveva osato dare al principe dei sayan gli stracci smessi di Karoth, come aveva fatto a non arrivarci prima? Il taglio di quelle tute da combattimento era quello che aveva sempre indossato quella terza classe, ma lui era così impaziente di togliersi di dosso gli abiti fornitigli da C18 da non porsi le giuste domande. Improvvisamente quei vestiti presero a bruciargli sulla pelle, voleva strapparseli di dosso e bruciarli, voleva bruciare tutto quanto, bruciare ogni ricordo di Karoth su quel dannato pianeta.

Il ragazzo lo stava ancora fissando e con un dito gli indicò uno dei due letti e Vegeta si avvicinò e lo disfece senza trovare nulla di particolare, ma Karoth continuava imperterrito ad indicare quel letto e quindi lo scagliò lontano e a quel punto trovò incisa nel legno del battiscopa il nome di Goku.

“Ti devi rassegnare principe dei sayan, tu non potrai mai essere me, puoi anche dormire nel mio letto, indossare i miei abiti, ma io rimarrò per sempre l’eroe di questo pianeta che ti ha salvato la vita due volte. E tu sarai sempre l’eterno secondo, un principe senza corona, senza terra e senza sudditi!” esclamò Karoth e per dare maggior vigore ai suoi insulti si trasformò in super sayan sotto i suoi occhi.

“Non sei più nemmeno in grado di tingere d’oro i tuoi capelli, sei una delusione! Non ho più nessun interesse a misurarmi con te, sto decisamente meglio nell’oltretomba, almeno qui ho avversari di tutto rispetto con cui misurarmi!” aggiunse Goku di fronte alla frustrazione di Vegeta.

“Sta zitto Karoth, questo è un sogno, tu non sei reale!” gridò Vegeta lanciandosi contro il ragazzo, ma attraversandolo poiché non era altro che una proiezione della sua testa.

“Sono reale nella tua testa, sei tu che mi chiami a tormentarti, ma posso farti una promessa: un giorno tornerò in carne e ossa e combatterò di nuovo contro di te, quindi è meglio che tu sia pronto per quel momento!” esclamò Karoth e prima che Vegeta potesse rispondergli per chiedergli cosa intendesse dire si svegliò di colpo in un bagno di sudore.

Scattò in piedi dal letto come se scottasse, lo scostò e trovò la stessa incisione del sogno sotto e improvvisamente si sentì schiacciare da quelle pareti, si strappò di dosso gli abiti che indossava e bruciò gli altri presenti nell’armadio e si rassegnò ad indossare quelli che gli aveva dato C18 e poi scese le scale e trovò il maestro Muten che nel rivederlo si mise quasi sull’attenti, soddisfatto quindi del timore che era riuscito ad incutere al vecchio gli disse:” Sai vecchio penso che me ne andrò, questo alloggio non è adatto al principe dei sayan e reputati fortunato che non stronco immediatamente la tua inutile vita. Come hai osato darmi gli abiti e il letto di Karoth, pensavi di addomesticarmi forse? Io non sarò mai e poi mai il vostro eroe, voi dovete temermi sempre!”.

“Ne sono consapevole ragazzo, ma sono anche a conoscenza del tuo problema e credo che l’acqua miracolosa che si trova sopra l’obelisco di Balzar potrebbe porvi rimedio!” rispose il maestro Muten.

“Sciocchezze, io non ho nessun problema, non sono mai stato meglio: Karoth è morto e ora io sono padrone di fare quello che voglio con questo pianeta e con tutti voi!” rispose il principe ridendo maligno.

“Dimentichi forse Bulma e tuo figlio!” rispose il vecchio.

“Nemmeno loro possono nulla contro di me, non devo niente a loro!” gridò Vegeta più per convincere se stesso che il vecchio.

“Bene, allora torna a casa tua, là sarai servito come si conviene ad un principe dei sayan e se è vero che non gli devi niente non avrai nemmeno dei rimorsi nei loro riguardi!” rispose Muten.

Vegeta appunto stava per andarsene, ma il vecchio aggiunse:” quando vorrai risolvere il tuo problema ricordati dell’acqua miracolosa, per ottenerla dovrai scalare l’obelisco con le tue sole forze mi raccomando, ma quell’acqua è in grado di curare ogni male!”.

“Non ho un bel niente che non va lo vuoi capire o no!” gridò Vegeta prima di colpirlo con una sfera energetica che lo mancò volutamente di pochi millimetri, ma che creò un grosso buco nella parete, sotto lo sguardo sconcertato del vecchio maestro.

Finalmente il principe dei sayan lasciò l’isola e il maestro Muten dopo aver quantificato i vari danni della sua furia decise che avrebbe al più presto chiamato Bulma per farsi risarcire.

Quel ragazzo è veramente imprevedibile oltre ad essere terribilmente orgoglioso, ma almeno credo di essere riuscito a rimandarlo a casa dalla sua famiglia, speriamo che la sua anima guarisca presto pensò, non aveva più nessuna intenzione di ospitarlo a casa sua, gli aveva distrutto la casa peggio di un uragano.

 

Spero che la convivenza tra Vegeta e Maestro Muten vi abbia divertito. Al prossimo capitolo!

  
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