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Autore: Tonks98    08/07/2020    0 recensioni
Middletown è noiosa. Il mondo è noioso. Ma soprattutto per Shego. Perchè lei è destinata a qualcosa di più. Ma nel frattempo bisogna pagare l'affitto, e il suo temperamento non l'aiuta.
Chi era Shego prima di incontrare il Dottor Drakken? Come ha ottenuto i suoi poteri? Quai sacrifici ha dovuto fare?
Ho immaginato che fosse qualcosa che dovesse essere raccontato.
Buona lettura.
-Tonks98
Genere: Azione, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dottor Drakken, Nuovo personaggio, Shego
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il Nuovo lavoro di Shego
 

Middletown è noiosa. L'America è noiosa. Il MONDO è noioso. E soprattutto il maledettissimo centro commerciale. Al diavolo il Club Banana, al diavolo il suo spocchioso, arrogante, maleducato, ignorante proprietario! Come può pretendere che lei stia lì con un mieloso sorriso plastificato in faccia ad assecondare ogni stupida, insensata richiesta sua e dei clienti?!? E poi i CLIENTI! Antipatici, scorbutici, zotici! Li avrebbe anche sopportati, ma per quello stipendio da fame non ne valeva la pena. Tanto meglio così, almeno adesso ha diritto alla buona uscita. Ma il problema rimane. Era sola, senza abbastanza soldi per pagare l'affitto, che ovviamente scade tra tre giorni, e senza un dannato lavoro.
La giovane donna si legò i lunghi capelli corvini, riusciva a pensare meglio coi capelli legati, e poi era piena estate e il pomeriggio era decisamente afoso. Doveva trovare una soluzione, una qualsiasi. Si diresse al centro di collocazione, magari avevano qualcosa per lei. Ormai la segretaria la conosceva. Le aveva trovato tre lavori, e tre volte l'avevano licenziata e lei ne aveva fatto una questione personale: "Ti troverò un lavoro, Shego, fosse l'ultima cosa che faccio." le aveva detto, perciò fu comprensibile lo sguardo stizzito e un po' deluso che le lanciò appena varcò la soglia.
"Buongiorno, Jacqui..."
"Una settimana, è il tuo nuovo record, mi pare. Cosa è successo?"
"Lui...LUI! E' un maleducato CAFONE! Se devo lavorare per una persona del genere, vorrei essere almeno pagata bene." concluse la donna con un sorriso sarcastico.
Jacqui sbuffò: "E va bene...vediamo se ho qualcosa per te..." iniziò a lavorare intensamente al computer. "Hai magari un settore specifico in mente?"
"Jacqui, tra tre giorni scade l'affitto, e oggi ho mangiato gli avanzi del pranzo di ieri, che erano quelli della cena del giorno prima. Qualsiasi cosa va bene."
"Daaaaaaaaccordo...allora siediti pure, appena trovo qualcosa ti chiamo. Intanto potresti aggiornare il tuo curriculum!"
"Seh, e cosa ci scrivo? Record mondiale di licenziamenti in una settimana?"
Sentì la risata della ragazza mentre si chiudeva alle spalle la porta della sala d'aspetto. Non era grande, e davvero poco accogliente. C'era un tavolino di plastica con sopra giornali e riviste di almeno una settimana prima, svariate sedie e due divanetti in condizioni pietose, talmente sfondati da fare fatica ad alzarsi, ma insospettabilmente comodi. Shego prese una sedia, la mise davanti al divanetto più vicino alla porta, afferrò un giornale di tre giorni prima e si buttò sul divanetto, tanto più di così non poteva sfondarsi, e allungò i piedi sulla sedia. Iniziò a sfogliare il giornale distrattamente, la cronaca, la politica, annunci di lavoro. Come c'erano tre giorni prima, potevano esserci benissimo anche adesso. Diede una scorsa ai vari annunci. Roba da fame: "Cercasi cassiera al Bueno Nacho, 3 dollari l'ora" "Cercasi donna delle pulizie, 5 dollari l'ora, telefonare al..." "Cercasi assistente per scienziato malvagio, possibilmente senza scrupoli e di bella presenza, stipendio trattabile, telefonare al..." Shego scoppiò a ridere, si dovevano divertire alla redazione dell' "Examiner", magari a pubblicare ogni settimana l'annuncio idiota e farsi due risate a pensare a quelli che lo leggeranno e che magari un lavoro non ce l'hanno e ne avrebbero davvero bisogno... all'improvviso non ebbe più voglia di ridere. Se avesse potuto avrebbe dato fuoco a quel maledetto giornale, alla redazione, all'idiota dell'annuncio e...
"SHEGOO!"
"a Jacqui...JACQUI! SI' ARRIVO!" mentre andava nell'altra stanza provò a sentirsi un po' in colpa per quello che aveva pensato, dopotutto Jacqui voleva aiutarla, forse avrebbe dovuto sentirsi in colpa perchè non si sentiva in colpa...ma proprio non ci riusciva. Forse avrebbe dovuto telefonare allo "scienziato malvagio", il pensiero la fece sogghignare, va bene, forse non era una santa, ma malvagia era esagerare persino per lei!
"Eccomi, allora, cos'hai trovato?"
"Ho due richieste. Una è per un assistente di laboratorio, l'altra è sempre nel ramo scientifico..."
"Che c'è?"
"Sarò franca Shego, pagano bene. Ma ci mandiamo i disperati, cercano cavie per farmaci e simili."
"Quanto bene?"
"Shego?"
"Io sono disperata Jacqui! Non ho intenzione di andare a cercare un lavoro in uno strip club."
"Forse sarebbe preferibile..." mugugnò l'altra.
"Quanto, Jacqui?"
"2500 dollari al mese, a volte 3000, dipende dal progetto, e da quando tagliano i fondi."
"Dammi il numero."
"Aspetta, sono sicura di poter trovare qualcos'altro."
"Il numero. ADESSO." lo sguardo di Shego era furia pura, terrorizzata la donna fece come diceva. Senza dire una parola di più uscì e andò a cercare un telefono per chiamare. Jacqui sospirò, qualcosa le diceva che non l'avrebbe più rivista.
Due mesi dopo Shego era in uno stato pietoso, aveva continui mal di testa intermezzati da sbalzi d'umore, la sua carnagione aveva preso un colorito malaticcio, sembrava quasi verdognola. La roba che le davano le stava distruggendo lo stomaco, le erano spuntate delle strane bolle sotto le unghie, ogni tanto perdeva conoscenza. 'Forse Jacqui aveva ragione' si era ritrovata a pensare, ma poi contava i soldi che le davano ogni mese, e pensava che forse poteva andare peggio. Poi, un giorno, andò al laboratorio, prese le sue solite pastiglie, ma quella volta il medico che gliele diede aveva dei gradi sulle spalle. Le dissero che il governo aveva rilevato il programma di ricerca. A lei non importava, bastava che la pagassero. E così facevano! E per di più quelle pastiglie sembrava l'avessero rimessa in forma, più gliene davano, più stava meglio. Anzi era quasi iperattiva! Alla fine, dopo tre settimane, fu come se non avesse mai preso nient'altro, stava benissimo, anche se il colorito verdognolo non se n'era andato, alla fine risolse col vestire spesso di verde e fare i riflessi verdi ai capelli corvini. Fu proprio quando si fu ripresa completamente che cambiò tutto, le dissero che era stata inserita in un programma di genetica finanziato dal governo, che avrebbe dovuto fare un piccolo intervento. Shego scrollò le spalle, chiese quanto l'avrebbero pagata per quello. Una volta sentita la cifra ci mancò poco che le uscissero gli occhi dalle orbite. Doveva essere molto pericoloso se offrivano una cifra del genere. Ma...tutti quei soldi! Alla fine accettò, tanto, non poteva essere peggio del diventare verde. Accadde di notte, in un freddo giorno di dicembre. L'intervento durò ore, e quando si svegliò l'unica cosa che sentì fu il dolore. Dolore alle mani, alla testa, il suo cuore batteva talmente forte contro il costato da farle dimenticare il male alle mani, i macchinari a cui era attaccata impazzirono, arrivarono gli infermieri e cercarono di tenerla ferma, ma le convulsioni erano troppo forti, per un attimo le parve che le sue mani andassero a fuoco, fuoco verde, colpì un infermiere che finì contro il muro dall'altra parte della stanza, poi qualcuno le piantò un ago nel braccio. I muscoli dopo un attimo si rilassarono e perse velocemente conoscenza. Quando si svegliò di nuovo il dolore era sparito. Il cuore batteva tranquillo, il medico militare che l'aveva operata le stava cambiando una fasciatura alle mani. Gli chiese spiegazioni.
"Ho il diritto di averle." disse.
"L'abbiamo sottoposta a un intervento di chirurgia genetica. Il governo sta cercando di creare dei combattenti di nuova generazione. Adesso lei è più forte, più veloce. Abbiamo avuto solo un...effetto collaterale. A quanto pare lo shock dell'intervento ha fatto risvegliare un gene mutante che non avevamo preso in considerazione. Ne ha avuto un assaggio ieri l'infermiere che ha spedito contro quella parete." Shego guardò il muro, c'era una crepa che andava dal punto contro cui, presumibilmente, aveva battuto l'infermiere, fino al soffitto.
"Di cosa sta parlando?"
"Le sue mani. A quanto pare quando prova una forte emozione, sembra che prendano...fuoco."
Lo sguardo di lei doveva essere terrorizzato perchè il medico si affrettò ad aggiungere: "In realtà non è proprio fuoco. E' più come un effluvio di energia pura, color verde smeraldo."
Passò un attimo, poi la ragazza chiese: "Cosa ne sarà di me adesso?"
"Verrà addestrata."
"Per combattere per il governo?"
"Esatto."
"E se non volessi combattere?"
"La pagheremo molto bene. Lei fin ora è il nostro tentativo riuscito meglio!"
"Tentativo...ce ne sono stati altri?"
"Alcuni, sì. Ma non sono sopravvissuti così a lungo."
Un brivido corse lungo la schiena della donna.
Il medico terminò di cambiare la fasciatura. "Domani inizierà l'addestramento."
Poi lasciò la stanza. Shego rimase sola. L'avevano staccata dalle macchine. L'unico rumore nella stanza era quello della luce al neon.
Alzò le mani di fronte al suo viso. Pensò a come l'avevano trattata quelli per cui aveva lavorato, al proprietario del Club Banana, alla redazione dello stupido giornale, alla stupida Middletown, a quella notte passata a contorcersi dal dolore nel suo stesso vomito quando aveva provato per la prima volta un farmaco sperimentale, quando il pensiero arrivò ai suoi genitori provò una rabbia così cieca che quasi non vide l'energia che si sprigionava dalle sue mani e che aveva letteralmente carbonizzato le bende.
I mesi seguenti passarono velocemente, ogni giorno veniva addestrata nelle arti marziali, a maneggiare armi, esplosivi e a combattere e ridurre in cenere qualsiasi cosa si mettesse sul suo cammino. Lavorò per il governo un paio d'anni: missioni in estremo oriente, omicidi per cui nessuno voleva sporcarsi le mani, una volta rovesciò persino un governo. Fino a quando qualcuno le offrì un lavoro migliore. Era una taglia su un famoso criminale internazionale. Per Shego fu uno scherzo, e si rese conto che se si fosse messa in proprio avrebbe guadagnato molto più di quanto il governo degli Stati Uniti avrebbe potuto offrirle, e inoltre avrebbe potuto scegliere per chi e come lavorare. Si era stufata di essere comandata a bacchetta e di essere usata alla stregua di una pistola particolarmente pericolosa, ma pur sempre una stupida pistola senza volontà. Non la pagavano abbastanza per quello. Così trovò il modo di fuggire e di far perdere le sue tracce. Dopo poco smisero di cercarla. Lei, ufficialmente, non esisteva. Così per lei iniziò un periodo incredibile. Lavorava come e per chi voleva, era diventata una cacciatrice di taglie e rapinatrice di successo nel ramo della criminalità, tutti la chiamavano, cercava lavori soprattutto in Europa, così da tenersi possibilmente lontano dagli affari del governo americano. Ma presto comprese che quel periodo era destinato a finire. Ormai la conoscevano in troppi, e si sà, la fama in certi settori non è sempre un pregio. Lo comprese quando la sua ultima preda si fece trovare fin troppo preparata. L'aveva catturato, su questo non c'era dubbio, ma era stata ferita. Non gravemente, ma abbastanza da farla optare per un lavoro a tempo indeterminato. Tornò in America e si mise, come tanto tempo prima, a cercare un lavoro. Magari per un qualche criminale megalomane, o un ladro di fama internazionale. Presto però scoprì che non era affatto così facile. Chi cercava scagnozzi li cercava uomini, e di sicuro del tipo non famoso e intelligente, e che non potessero batterli con un pugno. E dai pochi lavori che trovò riuscì a farsi licenziare per il suo carattere facilmente…infiammabile. Alla fine dovette abbassare i suoi standard. Fece qualche lavoretto di poco conto e per poco tempo. Era totalmente senza idee, e si ritrovò a Middletown, da dove era cominciato tutto, a comprare un giornale. Si era ricordata di quello stupido annuncio, chissà. Prima non credeva che potessero esistere degli scienziati malvagi, ma il suo punto di vista era molto cambiato negli ultimi anni. Quasi scoppiò a ridere quando lesse di nuovo quello stupido annuncio, si vede che il suo "scienziato malvagio" non era riuscito a trovare nessun assistente. E che aveva molti soldi se riusciva a far mettere quell'annuncio ogni settimana da tre anni, o chissà quanti.
Non credeva davvero che qualcuno avrebbe risposto, perciò si ritrovò a corto di parole quando sentì qualcuno rispondere stizzito: "Pronto? Pronto?! Ehi! Chiunque sia è pregato di parlare, sono molto occupato! Un esercito di robot non si costruisce da solo! ALLORA?!?" la voce era strana, quasi gracchiante.
"Ehm...buongiorno? Mi chiamo Shego, chiamo per l'annuncio sul giornale..."
"Come?!" c'era un rumore molto forte in sottofondo, come di una...saldatrice?
"L'ANNUNCIO!"
"Ah già! Beh spero che non sia una perditempo come gli ultimi idioti che ho assunto. Io sono il Dr. Drakken, scienziato malvagio, ho bisogno di un'assistente a tempo pieno, e che esegua gli ordini senza troppe domande."
"Nessun problema, dipende dalla paga."
"Di questo discuteremo quando ci vedremo, ci sono cose di cui è meglio evitare di parlare al telefono. Conosce il porto di Middletown?"
"Ovviamente."
"Bene, mi aspetti lì, questa notte alle 23:30, molo 13. E' l'ora migliore, non ci sono poliziotti in giro, e la guardia costiera rientra per fare il cambio di turno."
"Molto bene, Dr. D."
Attaccarono simultaneamente. La prima cosa che pensò fu che questo Dr. Drakken fosse completamente idiota, o un assoluto genio. Forse entrambe.
Quella notte Shego attese al molo 13, all'ora prestabilita non c'era ancora nessuno, quando iniziò a pensare che quell'idiota non si sarebbe fatto vivo voltò le spalle all'acqua con un verso di scherno.
"Ma come, va già via? Sono appena due minuti di ritardo!"
Shego si guardò intorno, poi alzò lo sguardo, quello che sembrava un overcraft si librava esattamente sopra la sua testa, si spostò di scatto e quello atterrò. Alla guida c'era un uomo, o almeno, lo sembrava. Lei era proprio l'ultima a poter sindacare sul colore della pelle, ma quel tipo era blu, BLU! Completamente blu! Sembrava che fosse affogato. E di certo il camice blu non aiutava. Saltò giù dall'overcraft, atterrando perse l'equilibrio e cadde di faccia per terra. "Maledizione!"
Shego avrebbe voluto ridere...e alla fine così fece.
"AhahahahaHAHAH! Mi scusi HAHAHA peccato... non era male come entrata in scenaHhHAAHAH"
Drakken si schiarì la voce e cercò di ridarsi un tono, tentando di recuperare un po' della dignità perduta.
"Tu devi essere Shego."
Lei si ricompose e si strinsero la mano per presentarsi ufficialmente.
"Quindi, Dottor Drakken, per riprendere il discorso di oggi, quanto ha intenzione di pagarmi?"
"AH! Siamo venali, eh? Beh, sarai accontentata, ma spero tu sia altrettanto senza scrupoli."
"Oh, ci può scommettere." Shego fece brillare i pugni, le fiamme verdi diedero un'aria veramente terribile al ghigno che si dipinse sul suo viso, un'aria meravigliosa agli occhi dello scienziato malvagio. Così l’uomo la guardò profondamente negli occhi, per un attimo Shego si sentì quasi come se le stesse scrutando l’anima. Poi improvvisamente disse con l’aria più seria ed esaltata che la donna aveva mai visto:
"Shego, io e te conquisteremo il mondo. All'ora, ti pagherò con uno stato intero. Un continente se preferisci. Nel frattempo sarai la mia assistente, il mio covo malvagio al momento si trova in una fortezza su un'isola, potrai vivere lì, e mi seguirai ovunque. Diventerai la mia ombra e, se potrò fidarmi di te, anche il mio fiammeggiante braccio destro. Cosa ne pensi?" il sorriso che fece deformò ancora di più, se possibile, i tratti blu del suo viso, mettendo in risalto la cicatrice sotto l'occhio destro e il suo sguardo folle. Nella sua testa risuonò un campanello d'allarme. 'Io non sono malvagia.' aveva pensato una volta, negando la sua natura, la stessa natura che ora vedeva riflessa negli occhi neri di quell'uomo, avrebbe potuto essere tutto quello che voleva. E conquistare il mondo era qualcosa che l'attirava, l'attirava moltissimo. E per una volta nella sua vita non si curò del fatto che non le era stato promesso alcun vero, frusciante compenso.
"Affare fatto, Dr D."
"Bene, sali a bordo."
"Posso guidarlo?"
"Assolutamente NO! L'ho costruito io e lo guido io." iniziò a premere tasti apparentemente a caso, forse andava davvero a caso, infatti l'ovrecraft iniziò ad alzarsi a balzelloni.
"Uff…lasci fare a me!"
Lo spinse a sedere con un colpo e in un attimo prese i comandi librandosi in aria.
"E va-va bene, come vuoi. L'isola è a est."
"E' fantastico!"
"Lo so! L'ho costruito io! Adesso smettila di giocare e vai verso est. Sarà un lungo viaggio."
Trovò l'acceleratore e volò a velocità folle, ridendo per l'aria tra i capelli e la sensazione di libertà nel cuore. Drakken la guardava quasi spaventato, forse aveva trovato qualcuno più folle di lui. E la cosa gli andava benissimo.
   
 
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