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Autore: Tonks98    09/07/2020    0 recensioni
"Il tonfo che fecero fu colossale. Erano caduti forse per migliaia e migliaia di chilometri in quel buco, contorcendosi in un turbinio di vestiti e arti, e ora erano atterrati dolorosamente sul freddo e metallico pavimento della Gabbia. I due arcangeli fecero appena in tempo ad alzare lo sguardo sul soffitto di ferro che si richiudeva con un clangore tanto secco e forte che riverberò per alcuni secondi forse per tutto il creato, lasciandoli al buio completo, interrotto soltanto da qualche lampo proveniente dal limbo sottostante. "
Ambientata tra la fine della quinta stagione e l'undicesima stagione, questa storia racconta cosa succedeva nel frattempo nella Gabbia. La definirei "Luciferocentrica", così, per il gusto di girellare un po' nella testa di Lucy.
Buona Lettura
-Tonks98
Genere: Angst, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lucifero, Michael, Morte, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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TRAPPED IN THE CAGE
 
Il tonfo che fecero fu colossale. Erano caduti forse per migliaia e migliaia di chilometri in quel buco, contorcendosi in un turbinio di vestiti e arti, e ora erano atterrati dolorosamente sul freddo e metallico pavimento della gabbia. I due arcangeli fecero appena in tempo ad alzare lo sguardo sul soffitto di ferro che si richiudeva con un clangore tanto secco e forte che riverberò per alcuni secondi forse per tutto il creato, lasciandoli al buio completo, interrotto soltanto da qualche lampo proveniente dal limbo sottostante.
Michele, nel corpo di Adam, era rimasto imbambolato, incredulo, a osservare il soffitto della gabbia con gli occhi sgranati. Respirava velocemente, a un passo dall'iperventilazione.
Lucifero rimase in silenzio per un istante, poi emise un ringhio di rabbia colpendo con tutta la forza che possedeva la parete dell'angusta cella, che non accusò nemmeno un graffio. Non male, considerando che probabilmente se avesse sferrato un colpo tale a una montagna non sarebbe rimasta che ghiaia.
Michele sussultò, come se si rendesse conto in quel momento che non era tutto un brutto sogno. Si avvicinò come in trance alla parete della cella.
"Ero così vicino..." la voce era bassa e incolore, al contrario dei suoi occhi che quasi rilucevano di furia. Sentiva Sam, in un angoletto della sua mente, che gongolava vittorioso. Hai poco da ridere, Sammy, pensò, troverò il modo di fartela pagare, e cara. Niente, non smetteva, Sam nella sua testa continuava a sbeffeggiarlo. Sapeva che non poteva fargli un bel niente finchè lo possedeva. E questo non fece altro che farlo arrabbiare ancora di più. Un'altra cosa che lo infastidiva parecchio era che ora era bloccato lì dentro col suo ex-adorato fratellino, che aveva preso a cantilenare preghiere in enochiano, sperando che qualcuno venisse a tirarlo fuori di lì.
"Non ti sentirà nessuno da quaggiù Mike, quindi fai un favore a entrambi e tieni chiusa la bocca per i prossimi millenni, grazie."
Il fratello si voltò di scatto, infuriato e gli scaraventò addosso tutto il suo odio.
"E' tutta colpa tua! E' un umano, come hai potuto lasciare che prendesse il sopravvento sulla tua volontà? Sei solo un debole, come sei sempre stato! Il più debole, inutile, corrotto pezzo di rifiuto angelico che abbia mai preceduto il creato. E adesso sono bloccato qui anche io! IO! IO NON DOVREI ESSERE QUI! Hai capito? Io sono quello giusto, quello retto e santo! NON POSSO STARE IN QUESTO POSTO."
Lucifero rimase un attimo in silenzio, poi scoppiò a ridergli in faccia sguaiatamente, malvagiamente, come se stesse assistendo al più divertente e sadico degli spettacoli. Appena ebbe ripreso fiato rispose:
"E invece... Eccoti qui fratellino! Ti piace? Mi casa es su casa! Mettiti pure comodo, puoi scegliere l'angolo duro e freddo a destra oppure quello freddo e duro a sinistra, NON IMPORTA! Perchè tanto NIENTE e NESSUNO può entrare o uscire di qui, non importa chi tu sia, o quanto tu sia santo, nessuno verrà a tirarti fuori. Ormai qui sei e qui resti. E non credere che esista un sistema per uscire, perchè non c'è!" e scoppiò di nuovo a ridere in faccia a suo fratello, ma stavolta era più un riso disperato, di quelli che uno fa quando sa di non avere scampo.
Michele stava per rispondergli quando una luce accecante proruppe nella gabbia sfondando il soffitto.
"HAHA! VISTO? LO SAPEVO!" urlò tutto contento Michele, allargando le braccia, come un bambino che vuole farsi prendere in braccio dalla mamma.
Poi tutto finì, ritornò il buio e il freddo, e lui era rimasto a terra.
"No, no no no NO! TORNATE QUI! PORTATEMI VIA! EHI!!!"
"Ma cosa..." la voce di Lucifero era cambiata, era quella del suo vecchio tramite, Nick. Si stropicciò gli occhi, era rimasto mezzo accecato, appena riuscì a vedere qualcosa notò una sagoma semiluminescente nel buio. Anche Michele si girò a guardarla, confuso. Appena gli occhi di Lucifero si abituarono al contrasto riuscì a distinguere di chi si trattasse. Il ragazzo alto dai capelli lunghi lo guardava confuso ed esterrefatto tanto quanto lui. Un ghigno orrendo si disegnò piano, piano sul volto di Nick, le sue iridi, da azzurre, si fecero rosso sangue, rilucevano sinistre al buio, e Lucifero, con voce tanto bassa e calda, quanto pericolosa, disse all'anima davanti a sè: "Sembra che a qualcuno sia sfuggito un pezzo, vero? Oh, Sammy, io e te ci divertiremo un sacco."
Negli occhi di Sam c'era solo terrore, semplice e puro terrore come non lo aveva mai provato. Indietreggiò finchè potè, poi urtò la parete fredda della cella. Lucifero era a pochi passi da lui, ma in un attimo se lo ritrovò a pochi centimetri dal viso. Il Diavolo lo guardava, pregustando il momento in cui lo avrebbe fatto urlare così forte da fargli dimenticare persino il suo nome.
"Che succede, Winchester? Non ridi più?"
Anche Michele, in quel momento, sfoggiava uno sguardo di puro odio, voleva vendicarsi anche lui, e adesso aveva per le mani la causa principale dei suoi problemi. E comunque sarebbe stata una distrazione, sempre meglio che starsene con le mani in mano in quella fredda cella.
E poi, per i successivi sei mesi, o sessant'anni, furono solo urla. Torturarono l'anima di Sam Winchester nei modi più tremendi, lo fecero a pezzi, più e più volte, sia mentalmente, sia fisicamente. Anche se in teoria non possedeva un corpo, ma per fortuna questo non contava molto all'inferno. Ma Michele iniziò, dopo circa trent'anni, a capire una terribile verità: più distruggeva e torturava l'anima di Sam con suo fratello, più sentiva la sua grazia farsi scura, malvagia. Questo lo spaventò a morte. Dal canto suo Lucifero fu molto contento di non dover più dividere il suo giocattolo con nessuno, e potè sfogarsi completamente su di lui. E non gli bastava mai...non era mai sazio del dolore che provocava a quella povera anima, si divertiva a distruggerla, stracciarla, torturarla, dissanguarla, ingannarla facendole credere che tutto fosse finito solo per poi ricominciare da capo con un "GOODMORNING VIETNAM!!!" e una risata malvagia. Si divertiva a tenere anche il conto delle tappe che raggiungeva: dopo il terzo decennio Sam iniziò a piangere non appena riacquistava gli occhi per farlo, dopo il quarto iniziò a implorarlo di smettere e avere pietà, di ucciderlo, cosa che non faceva altro che procurargli un intenso sadico piacere nel continuare a martoriarlo, a metà del quinto decennio, sia Sam, sia Michele che non riusciva nemmeno più a riposare per tutte quelle urla, iniziarono a impazzire. Dopo sessant'anni di Sam Winchester non c'era quasi più nulla, ormai era più che altro un insieme di membra sanguinolente, e Lucifero si stava rapidamente avviando all'ultima tappa, gli mancava poco per distruggere a mani nude un'anima, gli aveva già mostrato il suo vero volto...mancava così poco. E poi successe di nuovo.
Un'intensa luce lo abbagliò, Michele scattò di nuovo in piedi, sta volta cercando, inutilmente, di arrampicarsi sulla parete della gabbia per riuscire a uscire prima che si richiudesse.
Sam Winchester alzò lo sguardo verso la figura nera che era in piedi su di lui, in netto contrasto con la luce che si era portata dietro. In uno sprazzo di lucidità sorrise, Morte stava per esaudire le sue preghiere. Avrebbe finalmente avuto la pace.
"Mi dispiace ragazzo, ma non è ancora la tua ora." gli prese la mano, e poi sparirono, insieme alla luce abbagliante, e la gabbia ritornò a essere fredda, buia e inesorabilmente chiusa.
Michele cadde in ginocchio in un angolino, poi, scosso dai singhiozzi, si strinse le ginocchia al petto e rimase lì, appallottolato, come un fagotto tremante.
Lucifero, stizzito, si sedette al capo opposto della cella, la schiena contro la parete e le gambe stese sul pavimento. Poi alzò lo sguardo sul soffitto della cella. "Merda." disse al soffitto. "Per sette miliardi di anni nessuno è mai venuto nemmeno a salutarmi e a chiedermi se mi annoiavo, e proprio adesso che avevo trovato qualcosa da fare c'è più via vai qui che a New York nell'ora di punta."
Poi abbassò lo sguardo sul fratello, gli fece ribrezzo lo stato in cui si era ridotto. Forse semplicemente perchè gli ricordava se stesso i primi tempi, ma lui almeno aveva la smania di vendetta, la rabbia, a sostenerlo. Per Michele era diverso, stava per crollare del tutto. Lo lasciò lì a piangersi addosso e iniziò a canticchiare Stairway To Heaven, mentre i singhiozzi del fratello si facevano sempre più forti e il suo ghigno sempre più accentuato. Forse aveva trovato qualcos'altro con cui ingannare il tempo.
Iniziò così un lungo, lunghissimo periodo, in cui Lucifero si pose l'obbiettivo di far impazzire suo fratello, solo per il gusto di vederlo distrutto in quell'angolino. Iniziò a fare le cose più fastidiosamente crudeli che conosceva, per circa un secolo alternò Stairway To Heaven a The God That Failed, e quando si stufava di canticchiare iniziava a picchiettare contro il muro della cella scandendo i secondi con quel fastidiosissimo rumore metallico. Per non parlare di quando si alzava di scatto urlando: "EHI E' UNA LUCE QUELLA!" solo per vedere suo fratello alzare di scatto la testa speranzoso, e poi sussurrare malignamente: "Ah no scusa, errore mio."
A ogni sussulto del corpo di Adam Winchester al Diavolo scappava un sorrisetto soddisfatto. Oh, poi certo dipendeva molto dall'umore del momento, per esempio, un giorno, solo per vedere se riusciva a farlo reagire un po' più vistosamente, iniziò a raccontargli per filo e per segno di come aveva sedotto Eva e dannato il genere umano, degli orrori che aveva fatto all'anima di Caino appena arrivò all'inferno, di come aveva creato i demoni e i suoi cavalieri, delle cose terribili che aveva fatto appena Sam aveva rotto l'ultimo sigillo, senza tralasciare nemmeno un dettaglio, soffermandosi in particolare sulla morte di Gabriele.
"E poi l'ho pugnalato, non che mi sia piaciuto, ma si era messo in mezzo. Ti ricordi di quando gli insegnai a volare? Di quando insieme ti riempimmo i sandali di miele, e qualche ape? Che mi dici fratello, non ti è mancato un po' Gabe in questi millenni? Non ti senti un po' in colpa per averlo fatto scappare dal tuo paradiso?"
Michele alzò gli occhi sul fratello, era in piedi, appoggiato alla parete della cella come se nulla fosse, come se non sapesse che lui lo aveva cercato, per tanto tanto tempo. Che avrebbe fatto qualsiasi cosa per riuscire a vederlo, a chiedergli scusa.
Come se gli avesse letto nel pensiero, Lucifero continuò, mentre un ghigno malvagio si intravedeva appena sotto la maschera di dispiacere: "Beh ormai è tardi, no? L'hai lasciato perdere, vero? Hai lasciato che iniziasse a vivere con gli umani, che preferisse gli umani a noi, a te. Che razza di fratello sei stato per lui, uhm? Nemmeno quando eravamo tutti insieme lo hai mai trattato come un fratello. Non gli hai mai insegnato nulla, non hai mai dato nulla a nessuno dei nostri fratelli, loro dovevano solo guardarti e ammirarti, e dovevano dimenticarsi da chi avevi appreso tutto quello che conoscevi."
Sta volta il ghigno era talmente accentuato sul suo viso che sembrava quasi una maschera di cera.
"Sei sempre stato il secondo Mike, il secondo in tutto nonostante fossi il primo venuto a essere. Sappiamo entrambi chi nostro Padre amasse di più. Non si è più fatto vedere dopo avermi cacciato, vero? Non ti sei mai chiesto perchè? Se vuoi te lo dico...Perchè ero l'unico a cui tenesse davvero."
"Smettila."
"Seconda. Scelta." bisbigliò con tutta la cattiveria di cui era capace.
"STA ZITTO! Per l'amor del cielo TACI! Siamo qui da due secoli e ancora non sei stato zitto un attimo!" si premette i palmi delle mani sulle orecchie, mentre le lacrime iniziarono di nuovo a scendere.
"Sei tu il debole, fratellino."
"Ti ho detto di tacere!"
"Ehi, è una gabbia libera! Posso fare quello che mi pare, tanto non è che possa andare peggio di così, no? Almeno per me, non sono io quello che sta perdendo la testa." concluse con un verso a metà tra lo scherno e il soddisfatto.
Quello che Lucifero non si aspettava è che suo fratello si alzasse a fronteggiarlo viso a viso, in quello che, poi si rese conto, sarebbe stato il suo l'ultimo barlume di lucidità.
"Io ho fatto quello che potevo. Volevo solo che tutto tornasse a posto. Io volevo bene a te, Gabe e Raf, ma quando ti sei ribellato è andato tutto a rotoli. So del marchio, e non ti biasimo per questo, ti biasimo per quello che hai lasciato che ti facesse. Pensi di essere l'unico ad avercela con papà? Pensi di essere il solo a sentirti tradito e abbandonato? A volere delle scuse da lui? Beh, ti dò una notizia, tutti nel creato le vogliono."
"Lui mi ha dato un marchio che mi ha corrotto, e poi mi ha ripudiato. Penso di avere qualche diritto in più ad avercela con lui." rispose l'altro freddamente.
"Ha solo portato fuori quello che era già dentro di te." rispose impietoso Michele.
"E in tutti noi. Nemmeno a te piacevano gli umani, quanto pensi che avresti resistito al posto mio, eh, mister Generale delle Armate Celesti? Tu che volevi scatenare l'apocalisse quanto me."
Michele gli voltò le spalle e tornò nel suo angolino, lasciandolo in piedi, insieme alla sua rabbia.
"Voglio tornare a casa." fu l'ultima cosa sensata che sentì provenire da quel punto della cella.
"Ormai questa è la tua casa. Fattene una ragione." e anche Lucifero si lasciò cadere contro la parete. Poi un terribile scossone mandò entrambi a gambe all'aria. Il respiro si mozzò a entrambi per qualche secondo. Quando riprese fiato, Lucifero si alzò in piedi e premette il viso contro la gabbia cercando di vedere qualcosa, ma nulla, fu come se tutto il creato fosse rimasto senza fiato. Come quando aveva ucciso Gabriele, poi un tremendo sconforto si impossessò di lui.
"Addio Raffaele." sussurrò.
"Sono rimasto solo." esalò Michele, tornando ad appallottolarsi nel suo angolino, canticchiando una canzoncina triste.
Il Diavolo si lasciò scivolare contro la parete della cella, fino a cadere in ginocchio, la fronte sul metallo freddo. Improvvisamente mosse la testa di scatto e appoggiò l'orecchio sulla superficie. Aveva sentito qualcosa, un grido molto famigliare. Iniziò a ridere, rise malvagiamente, era l'anima ferita e mutilata di Sam Winchester che iniziava a ricordare. Oh, cosa avrebbe dato per essere lì, e vedere quel ragazzo impazzire.
Passarono diverse decadi, Michele sembrava essersi chiuso in un mondo tutto suo, ormai non reagiva nemmeno più alle provocazioni del fratello, togliendogli di fatto ogni divertimento. Così Lucifero, per tenere la mente occupata, immaginava. Gli angeli, e tanto meno gli arcangeli, non dormono e non sognano. E' una cosa tutta umana quella. Questa era una delle cose che invidiava a quegli esseri inferiori, la capacità di chiudere gli occhi e lasciarsi andare a un caldo e ovattato torpore che ottenebra i sensi isolandoli dalla realtà del mondo reale. E' per questo che gli angeli amano comparire nei sogni, è insieme sia il modo più sicuro di entrare in contatto con un essere umano sia un modo per ammirare quello stupendo strumento di pace. Anche Lucifero amava comparire nei sogni, provava un divertimento indicibile a stuzzicare gli umani proprio nel momento in cui erano più deboli, a rovinare quel loro immeritato stato di grazia prendendo il controllo di quella realtà riversandoci tutti gli orrori e le perversioni di cui era capace. Tuttavia, mentre era in quella gabbia, si era spesso trovato a desiderare ardentemente di potersi addormentare, e di sognare una realtà diversa, o magari un tempo più felice, fuori di lì. Comunque c'erano delle volte in cui riusciva a dimenticarsi per qualche tempo dove si trovasse e a chiudersi nella sua immaginazione, immaginava quando sarebbe uscito di lì cosa avrebbe fatto, chi avrebbe ucciso per primo e come. Molte volte immaginava, quando gli fosse capitata l'occasione una volta fuori, come avrebbe fatto a convincere di nuovo Sam Winchester a cedergli il suo corpo. Altre volte si annoiava e basta, così si divertiva a creare, con i pochi poteri che aveva lì dentro, una microrealtà all'interno della cella, in cui poteva giocare con se stesso a "indovina il personaggio in 20 domande", ma dopo un po' si stufava perchè vinceva sempre, aveva provato a coinvolgere Michele qualche volta, ma la risposta era sempre, Suo Padre sa perchè, Taylor Swift. Altre volte passava decadi intere a fare avanti e indietro per la cella, immaginando di camminare per un sentiero di montagna o sulla riva di un lago o in qualche oscura foresta. Qualche volta gli pareva persino che il suo spirito, o qualcosa de genere, riuscisse a passare attraverso i muri della cella e trovarsi davvero in qualcuno di quei luoghi, ma la sensazione durava pochi secondi, e, aperti gli occhi color ghiaccio, si ritrovava sempre in quella fredda realtà. Passarono così i mesi e gli anni anche nel mondo, per quanto ne sapeva Dean Winchester poteva essere diventato il presidente degli Stati Uniti e aver scelto Castiel come first lady. Quel pensiero gli aveva appena attraversato il cervello che un boato orrendo scosse le viscere dell'inferno. La gabbia tremò, cigolò e sferragliò. Ci fu un botto, come se fosse saltato un enorme tappo di un gigantesco barattolo sottovuoto. Michele urlava: "ARRIVA LA CAVALLERIA POPPOPOPOOOO!!" e Lucifero si aggrappò con tutte le sue forze alla parete più vicina. La gabbia continuava a sbandare come se fosse in mezzo a un tornado, e poi tutto tornò inerte.
"Ma che Me...cosa hanno combinato lassù?" si chiese Lucifero ad alta voce, come se qualcuno sulla Terra potesse sentirlo e mandargli la risposta via fax. Poi successe. Abbassò lo sguardo e la vide. Una minuscola, infinitesimale crepa nel metallo da cui entrava una sottile luce. Si gettò come un giocatore di rugby che deve fare meta, per la paura che scomparisse, battendo una gran capocciata tra l'altro, ma non ci fece affatto caso. Lì, proprio nel suo angolino si era formata una crepa, sottile come un capello, da cui non poteva nemmeno pensare di uscire, ma abbastanza larga da poter spingere la propria coscienza fuori di lì e scoprire cosa accidenti aveva provocato un'esplosione così terribile da fare una crepa in una creazione di Dio. Non che non avesse un'idea, ma, per una volta, sperava con tutto se stesso di sbagliarsi.
E invece no, un breve tour nella testolina del suo Winchester preferito aveva confermato i suoi timori. L'Oscurità, la sua adorata zietta, era fuggita. Anzi, ancora peggio, i Winchester avevano scassinato la serratura più antica che sia mai stata creata, quella per cui lui aveva perso tutto. Quei due deficienti...Si concentrò a fondo, gli occhi chiusi e pensò: "Toh, prenditi questo ricordo dei bei vecchi tempi." e ghignò mente mandava a Sam una visione di quando era nella gabbia con lui, il fatto che il momento coincidesse proprio con la richiesta del suddetto Winchester di una visione divina non fu puramente casuale. Dopo tutto era già capitato qualche volta che un umano pensasse di parlare con Dio, e invece...Ah! Fratelli minori, così facili da ingannare! Poi, come un'eco lontana, gli arrivò la voce di Sam: "E questo cosa diavolo dovrebbe significare?!"
Lucifero rise a crepapelle "Ah! Umani! Mai contenti." si sarebbe divertito un mondo a mandare visioni "divine" al suo adorato Sammy e a convincerlo a passare per una rimpatriata. Decise di incentrare tutte le visioni sul tema: "Dì di sì a Lucifero Sammy, è la nostra unica speranza."
Interpretare la parte di Dio che interpreta John Winchester alla perfezione non fu facile, ma convinse Sam, e tanto gli bastava. Ogni notte gli inviava qualche dettaglio su quello che Sam doveva credere che sarebbe stato il futuro, si dovette trattenere per non inserire dolcetti e arcobaleni. Ma il tocco da maestro fu inviargli una visione proprio di se stesso, che gli sorrideva tranquillo nella gabbia, e con l'aria innocente da angioletto novizio per giunta, era un rischio, Sam avrebbe potuto spaventarsi o insospettirsi e capire tutto, ma funzionò, Lucifero sapeva bene cosa rendeva tranquillo il più giovane dei Winchester, un sorriso paterno e rassicurante che lui non ha mai ricevuto da suo padre. Era fatta, aveva abboccato alla grande lo sentiva, presto sarebbe uscito di lì più forte che mai. Rimaneva il problemino Oscurità, o Amara come la chiamano adesso, ci avrebbe pensato una volta fuori. Dopo tutto era un mago nell'improvvisare, e nel raccontare balle, e poi era lui l'unico che fosse presente quando venne imprigionata e in grado di raccontarlo. Insomma, a furia di mandare visioni a Sam si era autoconvinto di essere in grado di sconfiggere l'Oscurità, alias la sorella di Dio in persona, in fondo la chiave per essere il miglior bugiardo di sempre è rendere il più reali e veritiere possibile le proprie fandonie, e il modo migliore per farlo è convincere chiunque che credi sul serio a quello che dici. Piccolo effetto collaterale: a volte può capitare di essere talmente bravi da riuscire a ingannarsi da soli. E Lucifero era dannatamente bravo. Ad esempio: era talmente abituato ad essere uno degli esseri più potenti del creato che non gli era mai capitato di sopravvalutarsi o di sbagliarsi nel sottovalutare qualcuno. Ovviamente si sbagliava, ma io riferisco semplicemente il flusso di pensieri che attraversavano la testolina del nostro arcangelo caduto, perciò è ovvio che l'incidente con Sam Winchester e l'Apocalisse sia stato tranquillamente censurato, bollato come "un caso fortuito e niente più", e perciò non tenuto in considerazione e fondamentalmente dimenticato. Dopo tutto se non fosse stato sicuro di se stesso come avrebbe potuto fare a convincere Sam, e il ricordarsi di essersi troppo sopravvalutato già una volta non sarebbe servito allo scopo. Ma, come ho detto, lui era dannatamene bravo, perciò era riuscito a dimenticarsene sul serio, e a calarsi perfettamente nella parte dell'angelo salvatore invincibile. Insomma la balla gli era sfuggita di mano. Comunque sia funzionò alla grande. O quasi...
Lo sguardo di suo fratello mentre lui svaniva dalla gabbia grazie all'incantesimo di Rowena fu impagabile, ma il ritrovarsi bloccato nello stesso tramite con Castiel non lo fu altrettanto. Ma, ehi, meglio di niente!
-Daddy’s home.-










Angoletto dell'autrice
Ciao a tutti SpnFandom! Ringrazio chi è arrivato fino a qui, è la prima volta che pubblico qualcosa in questo fandom, nonostante sia fan della serie da anni. Ho cercato di immaginare cosa succedeva nella Gabbia mentre i Winchester facevano COSE sulla terra. Forse non è la più avvincente delle storie, ma mi è sembrato un buon modo per riempire questa parte della trama solo accennata ogni tanto nella serie. Spero che vi sia piaciuta, e se vi va fatemi sapere cosa ne pensate nelle recensioni!
-Tonks98
 
   
 
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