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Autore: MauraLCohen    09/07/2020    3 recensioni
[ Hurt/Comfort!fic ]
Sandy va in campeggio con Ryan e Paul, ma torna ferito.
Kirsten non la prende bene.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kirsten Cohen, Sandy Cohen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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One shot scritta per un mini event del weekend indetta dal gruppo Facebook Hurt/Comfort Italia – Fanfiction e Fanart.

***

Prompt: A viene aggredito da un animale selvatico. B se ne prende cura. 
BONUS: "Te l'avevo detto che andare in campeggio era una pessima idea!"

 
 
 
Non è mai solo un taglio

« Oh Santo Cielo! Ma che avete combinato? » Kirsten balzò in piedi dal divano su cui era seduta appena vide entrare Sandy con i jeans strappati e una gamba sanguinante. Ryan lo sorreggeva dal lato sinistro e Paul da quello destro, evitando così che cadesse a terra. 

« Ehi, tesoro! » esclamò lui, improvvisando un sorriso ironico. 

Kirsten rimase in piedi con gli occhi spalancati e le mani ferme sui fianchi, osservando Ryan e Paul scortare Sandy fino al divano.

« Aah! Te l’avevo detto che andare in campeggio era una pessima idea, Sandy! Che hai combinato? Come ti sei ridotto così? » Sorprendemente, il tono di Kirsten riuscì a non risultare isterico; nella voce nascondeva un mix di rabbia e spavento che si rifletteva chiaramente nell’azzurro dei suoi occhi. 

Sandy sorrise sornione. Doveva ammettere che da una parte amava vedere che la moglie si preoccupava per lui in quel modo. 

« È andato a fare una passeggiata nel bosco, da solo. Cosa che io avevo altamente sconsigliato » intervenne Paul, rivolgendo prima lo sguardo a Kirsten per poi portarlo sull’amico ammaccato. Questi si strinse nelle spalle, assumendo al contempo  un’espressione colpevole e divertita.

« È un graffietto. Sono caduto mentre… Beh… » 

Gli occhi di Kirsten lo puntarono come un mirino, le mani ancora ancorate ai fianchi. 

« Mentre scappavo da un cinghiale » continuò Sandy, cercando di ignorare la disapprovazione della moglie. 

« Sei sempre il solito! » sbuffò lei, sedendosi accanto a lui sul divano per poter vedere da vicino la ferita. « Ringrazia che Sophie Rose è ancora a casa di Ryan con Taylor, l’avresti fatta morire di paura. »

In verità, l’unica che in quel momento moriva di paura era proprio lei, anche se non lo avrebbe ammesso ad alta voce. Da quando Sandy le aveva annunciato che sarebbe andato a fare “un‘-escursione-davvero-tranquilla” con il figlio e il collega, Kirsten aveva iniziato a sentire nella propria testa quella vocina che le diceva che qualcosa sarebbe andato storto. Sandy non era uno faceva attenzione. Era impulsivo, non rifletteva e finiva sempre col farsi male. Un giorno di quelli, avrebbe finito col procurarsi qualche danno serio. 

Quando Kirsten rialzò gli occhi dalla ferita per concentrarsi sul marito, lui poté leggere ogni suo pensiero. Sapeva che era arrabbiata, preoccupata e che se non ci fossero stati Ryan e Paul, probabilmente, a quell’ora lo avrebbe già strozzato con le sue mani. 
Così le sorrise, cercando di sistemarsi meglio nel divano senza muovere la gamba; quando finalmente ebbe trovato una posizione confortevole, portò un braccio dietro la nuca di Kirsten, avvolgendole le spalle per avvicinarla a sé. 

« Sto bene » le sussurrò, solleticandole l’orecchio, mentre il proprio viso affondava nei suoi capelli. 

« Uh uhm. » Fu l’unica risposta che ottenne da lei, prima che Paul e Ryan si congedassero, augurando a Sandy di rimettersi presto.

Una volta rimasti soli, Kirsten si sciolse dall’abbraccio del marito agonizzante, alzandosi in piedi per raggiungere le scale. 

« Dove vai? » chiese lui, seguendola con lo sguardo, visto che non poteva farlo fisicamente. 

Kirsten si fermò proprio di fronte alla gradinata e continuò a dargli le spalle, ruotò il viso di quel tanto che bastava per permettergli di scorgere il suo profilo. 

« Dove pensi che vada? Servono dell’acqua ossigenata e delle bende per pulire e disinfettare la ferita. » Con ciò, prese a salire le scale, lasciando Sandy nel salotto ad aspettare che tornasse. 

Scese qualche minuto dopo tenendo in mano tutto il necessario: un flacone bianco con il tappo blu, un asciugamano verde pastello e due pacchi di bende bianche come il latte.
Posizionò tutto sul tavolino accanto alla gamba di Sandy, per poi aiutato a sfilare i pantaloni. Ignorò accuratamente le sue battute allusive, perché non era in vena di scherzare, anzi, avesse potuto, lo avrebbe strozzato per davvero. 

Possibile che lui non si renda conto del fatto che aveva rischiato grosso? E se cadendo avesse sbattuto la testa, se l’animale lo avesse raggiunto? A volte si comporta proprio come un bambino! – pensò Kirsten tra sé e sé, mentre constatava che, fortunatamente, la ferita non era così grave: il taglio era profondo e il sangue continuava ad uscire, ma non sembrava che ci fosse bisogno di mettere dei punti. Con una mano gli sollevò di poco la gamba, giusto il necessario per far scivolare sotto di essa l’asciugamano. Dopodiché prese a pulire i margini della ferita dal sangue e dalla terra, facendo attenzione a non fargli male. 
Sandy, intanto, provò inutilmente ad incontrare il suo sguardo. Davvero non capiva perché se la prendesse tanto per un taglio da nulla. Non era mica la fine del mondo, in fondo. Non gli avrebbero amputato la gamba.

Quando la garza con l’acqua ossigenata toccò la carne viva, i pensieri dell’uomo vennero rimpiazzati dal buio totale in cui era precipitata la sua mente. Aveva chiuso gli occhi di colpo, strizzandoli con foga, mentre dalle sue labbra scappò un lamento gutturale. 

« Ho quasi fatto » lo rassicurò Kirsten, non riuscendo a rimanere impassibile davanti all’espressione di dolore che era comparsa sul suo viso. 

Così impari a non stare attento – pensò tra sé e sé, mentre finiva di bendargli il taglio abbastanza stretto da evitare che il sangue continuasse a sgorgare. 

Quando ebbe finito, Sandy riaprì gli occhi e le immagini sfocate del soggiorno, della sua gamba fasciata e di Kirsten in piedi davanti a lui presero forma piano piano, diventando sempre più nitide. 

« Va meglio? » gli chiese lei, rivolgendo lo sguardo verso il suo viso agonizzante. 

Sandy annuì. 

« Bene, allora resta qui e riposati, io vado a preparare la cena » annunciò poi, prima di dargli le spalle e camminare in direzione della cucina. 

« Kirsten » la voce di Sandy la fece fermare di colpo. 

« Che c’è? Ti serve qualcosa? » gli domandò lei, senza voltarsi. 

« Mi dici che hai? Perché sei così arrabbiata? È solo un taglio » rispose Sandy, pregando che almeno si girasse a guardarlo per un secondo. La conosceva troppo bene per ignorare il fatto che stesse cercando di evitarlo perché aveva paura di dare voce a ciò che pensava, e questo lo spaventava, ma alla fine, come se gli avesse letto la mente, Kirsten fece un lungo respiro e ruotò su se stessa, decidendosi ad incrociare il suo sguardo. 

« Tesoro… » provò a dire lui con un filo di voce, ma lei lo interruppe, camminando nella sua direzione. 

« Non ci provare! » gridò, puntandogli l’indice contro. « Non azzardarti a giustificarti! Sei sempre il solito irresponsabile, incosciente… Sì, stavolta è solo un taglio. Ma la prossima volta? Perché c’è sempre una prossima volta, Sandy! Ti comporti come un bambino. Non pensi mai alle conseguenze di quello che fai. Il mese scorso era la spalla slogata facendo surf, due mesi fa sei scivolato dal tetto… Ormai viviamo in ospedale. »

Quell’ultimo commento lo fece scoppiare a ridere, provocandola ancora di più. 

« Non c’è niente da ridere, Sandy! » lo zittì lei « Davvero non lo capisci? »

« Non capisco cosa, esattamente? » domandò lui, innocentemente. 

« Che ogni volta che torni a casa in queste condizioni mi fai morire. Se ti dovesse succedere qualcosa, se dovessi... I-io... »

« Kirsten… » la interruppe Sandy, ma lei non voleva ascoltarlo. 

« Ma poi non pensi a Sophie Rose? » Lo guardò con gli occhi ricolmi di rabbia, gonfi e stanchi per lo sforzo immane di trattenere le lacrime. 

« Kirsten » provò ancora lui. 

« Che c’è? » rispose lei, ormai stremata, mentre piantava i piedi a pochi centimetri dal tavolino in cui giaceva la gamba di Sandy. 

« Vieni qui » le disse lui, allungando una mano nella sua direzione, ma Kirsten non si mosse. 

« Tesoro, ti prego. Potessi, verrei io, ma mi risulta un po’ complicato adesso » continuò Sandy, indicando con entrambe le mani la gamba bendata. « Andiamo » insistette, sfoderando uno degli sguardi più sofferenti e supplicanti che aveva nel repertorio e a cui sapeva che lei non poteva dire di no. 
Infatti, seppur titubante, Kirsten riprese a camminare verso il marito. Aggirò il tavolino e quando fu abbastanza vicina, Sandy la prese per un braccio, facendola cadere su di sé. L’impatto, inizialmente, gli fece male, ma non emise un fiato, stringendo Kirsten a sé più forte che poté. Affondò il viso nei suoi capelli, respirando appieno quel profumo delicato di vaniglia che emanavano, e le accarezzò la schiena, sentendo che piano piano il pianto stava avendo la meglio su di lei. 

« Mi dispiace » le mormorò, baciandole il capo. « Non volevo farti spaventare, davvero… Ma, ehi... Kirsten, guardami » le disse ancora, portandole due dita sotto il mento per obbligarla ad alzare lo sguardo su di lui. « Non ho alcuna intenzione di lasciarti tanto presto. Te lo assicuro. » Così dicendo, asciugò con le dita le lacrime che le stavano rigando le guance. Lei non disse nulla, si limitò a chiudere gli occhi, cercando di frenare il pianto. 
Sandy continuò ad accarezzarle il viso, mentre si avvicinava alle sue labbra per baciarla.
   
 
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