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Autore: FairyCleo    09/07/2020    2 recensioni
Dal capitolo 1:
"E poi, sorprendendosi ancora una volta per quel gesto che non gli apparteneva, aveva sorriso, seppur con mestizia, alla vista di chi ancora era in grado di fornirgli una ragione per continuare a vivere, per andare avanti in quel mondo che aveva rinnegato chiunque, re, principi, cavalieri e popolani".
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Goku, Goten, Trunks, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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In corsa verso l’ignoto
 
Era stata quella donna a permettergli di fuggire.
Vegeta lo aveva ricordato con chiarezza solo dopo essersi risvegliato dal lungo sonno dovuto alla droga che gli era stata somministrata con l’inganno.
Aveva agito come un automa, come un robot o una macchina a cui era stato inserito il pilota automatico, dopo aver sentito gli spari. In un primo momento non si era reso conto di quello che fosse capitato realmente, ma poi aveva cominciato a ricordare.
Marilyn, la donna austera, aveva sparato a suo fratello e agli uomini che erano con lui, permettendogli di prende i bambini e di fuggire.
Probabilmente, era stato per metterli in guardia che si era comportata in maniera così sgarbata e ostile: era stato il suo modo per avvisarli del pericolo, per tenerli al sicuro, lontani da quella casa e dai pazzi che vi abitavano. Ma lui, invece, che aveva fatto? Preso dalla disperazione, si era convinto di non essere desiderato, di dover insistere e farsi accettare a ogni costo. E, per essere così ostinato, ci aveva quasi rimesso non solo la sua vita, ma che quella dei ragazzi.
Non aveva idea di come avesse fatto a correre per chilometri, al buio, con entrambi i bambini tra le braccia, praticamente nudo e senza una meta precisa. Era inciampato, era finito tra i rovi, era scivolato sul fango, e alla fine, sfinito, stravolto, si era accasciato nei pressi di una caverna, pregando gli dei che almeno per quella volta fossero magnanimi.
Lo aveva svegliato Trunks, scuotendolo con la sua calda manina. Il contatto con un corpo diverso lo aveva fatto agitare, e Vegeta si era ritratto di scatto, convinto, per un attimo, di essere ancora tra le grinfie di quei pazzi invasati. Appena aveva messo a fuoco ciò che aveva attorno, si era reso conto immediatamente di avere accanto non degli assassini, ma Trunks, Goten e il piccolo Ouji.
 
“Finalmente ti sei svegliato…”.
 
Trunks aveva una vocina dolce e delicata. Aveva avuto tanta paura per suo padre e per tutto quello che era successo.
Non ricordava il tutto per filo e per segno, ma da quando aveva riaperto gli occhi e aveva scoperto di essere il solo ad essersi svegliato, le cose erano pian piano andate al proprio posto e, per non dimenticare, le aveva annotate sul quaderno nero che aveva portato con sé. Forse, lui sapeva qualcosa che loro ancora non sapevano, dato che aveva dimostrato di essere animato da una qualche magia e di essere al corrente di qualsiasi cosa. Eppure, lo strano oggetto non aveva risposto ai suoi quesiti. Forse, e non sapeva perché, non era più così tanto interessato a lui.
 
“Tsk! Stai bene?”.
 
Vegeta aveva la testa pesante e sentiva di non essere del tutto in sé, ma suo figlio gli aveva parlato, era lì con lui e voleva solo sincerarsi delle sue condizioni.
 
“Sì, papà… Adesso sì. Anche Goten sta bene, più o meno, e sta ancora dormendo. Guarda: c’è anche Ouji!”.
“TSK! VEDO!” – aveva commentato acido il principe nel momento in cui il cagnolino gli si era accostato per lasciargli una leccata sulla mano destra.
“Ce la siamo vista brutta” – Trunks non era stato capace di trattenersi e aveva preferito esprimere la sua opinione in merito a quello che avevano subito. Cavoli, era scosso, ma era felice di essere stato aiutato da quella donna e di essere andato via da lì.
“Che cosa vi è successo, Trunks?”.
“Ci ha aiutati quella donna… La signorina Marilyn… Se non fosse stato per lei, non penso che saremmo ancora qui…”.
“Smettila di fare il misterioso e spiegati meglio. Non sopporto i giri di parole inutili!”.
 
Era stato sgarbato, ma era necessario. Erano all’addiaccio, senza cibo, senza una meta, e aveva bisogno di tutte le informazioni che poteva ricevere per ricostruire gli eventi e capire cosa fare in seguito. Vegeta era partito dalla Capsule Corporation per far perdere a Goku le loro tracce, ma sin troppa gente sapeva dove fossero. E poi, perché diamine erano stati attaccati?
 
“La signorina è venuta a svegliarci, papà… Eravamo intontiti, credo che sia stato il latte perché ci ha chiesto scusa, ma è riuscita a metterci in piedi. Ci ha detto che dovevamo prendere quello che aveva messo nel fagotto – ho messo tutto nello zaino – e dovevamo aspettarti perché saresti venuto a prenderci all’uscita della stalla. Ha detto che dovevamo rimanere svegli anche se era difficile e che non dovevamo avere troppa paura. Goten, però, proprio non ci è riuscito e mi è quasi caduto addosso. Poi abbiamo sentito gli spari provenire dalla casa, dopo che lei è entrata, e tu sei uscito correndo… Ci hai presi e siamo andati via… Penso di essermi addormentato di nuovo mentre mi stringevi, papà, perché non ricordo altro finché non mi sono svegliato qui e… E ho svegliato anche te”.
 
Dunque, le cose erano andate in quel modo: Marilyn li aveva aiutati a fuggire per davvero. Ma perché, quella donna, si era messa contro il suo stesso fratello? Possibile che fosse solo per uno spiccato senso di giustizia?
 
“Perché hai i vestiti tutti strappati, papà? Che ti hanno fatto?”.
 
La domanda era lecita, ma Vegeta aveva quasi dimenticato quel dettaglio e, un po’ per la vergogna, un po’ per verificare che ciò fosse veramente accaduto, aveva cinto il suo busto incrociando le braccia, quasi si fosse stretto in un abbraccio.
 
“Guarda come sono conciato! TSK!”.
“Sì, lo vedo… Ma perché?”.
“Perché eravamo capitati in una covo di matti, ecco perché! Credevano nell’esistenza di qualche creatura demoniaca o qualcosa del genere…”.
“Demoni?”.
“Sì, Trunks. Demoni. Esseri mostruosi e crudeli che abitano nel Regno degli Inferi”.
“Sì, ma non ho ancora capito…”.
“Pensavano che fossimo noi, dei demoni, Trunks. Perché… Perché volavamo in cielo”.
“Che cosa? Papà, ma non ha senso! Va bene che ci troviamo tra le montagne, ma da qui a pensare che la gente non sappia cosa sia un aereo ne passa di acqua sotto i ponti…”.
“Non fare il saputello con me, Trunks! Non so che abbiano nel cervello! Parlavano di un palazzo e di qualcuno che sarebbe stato fiero di loro. Ma sai com’è, ero drogato e non posso fare un resoconto esatto di quello che è accaduto. Per cui, dobbiamo farci bastare le informazioni che abbiamo e cercare di ricostruire questo complicatissimo puzzle!”.
 
Ancora una volta era stato veramente pessimo con il figlio e, ancora una volta, il senso di colpa aveva fatto capolino.
 
“Papà…”.
“Lascia perdere… Cerchiamo di trovare un altro posto, piuttosto… Dai…”.
 
Non lo aveva neanche guardato in viso, Vegeta, e aveva preferito fissare un punto impreciso davanti a sé nel tentativo di non mostrare al figlio il rimorso che stava provando.
Si sentiva tremendamente a disagio, vulnerabile, e questo era dovuto anche al fatto che stesse andando in giro in quello stato, con gli abiti strappati e il sangue di quei bastardi che lo imbrattava da capo a piedi. Quel contadino gli aveva strappato la maglietta che, purtroppo, penzolava lungo i suoi fianchi come avrebbero fatto delle ali malandate. Gli aveva persino abbassato i pantaloni, quel grandissimo bastardo, mettendolo a nudo. Come aveva osato? E lui, il principe dei saiyan, come aveva potuto permetterlo?
Stava ripensando al giuramento che aveva fatto, alla promessa di non combattere mai più, maledicendosi. Se ne avesse avuto l’opportunità, sarebbe tornato indietro e avrebbe polverizzato lui e i suoi compari con il semplice sguardo. Sarebbe stato tremendamente soddisfacente vederli tremare, sentirli frignare e implorare di risparmiarli. Li avrebbe assecondati? No di sicuro. O, almeno, non prima di averli strapazzati per un bel po’, ricambiando così il trattamento di favore che avevano avuto nei suoi riguardi e in quelli dei suoi figli.
I suoi figli.
Solo in quel momento si era freso conto di aver realmente pensato a Goten come a suo figlio, e i suoi occhi si erano posati su di lui, quasi a completare quel gesto inconscio.
 
“Sono ammattito del tutto… Sì, sono ammattito…”.
 
Il piccolo Son giaceva al suolo, addormentato, con accanto il suo angelo peloso. Era così buffo, Goten, così carino… Oh, dei! Aveva appena pensato che quel bambino fosse carino. Doveva esserci qualcosa di più di un semplice sonnifero in quel latte che gli avevano servito, perché quello che stava partorendo in quei minuti andava al di là del semplice attaccamento. Che si fosse affezionato al bambino era palese, che in fondo – forse neanche troppo in fondo – lo considerasse suo, lo era in egual modo, ma che attribuisse a lui o a Trunks sentimenti che avrebbe potuto esternare solo una donna o un uomo estremamente sensibile, proprio non poteva accettarlo.
 
“Papà… Forse, nello zaino, potrebbero esserci ago e filo… Magari possiamo sistemare la tua maglietta…”.
“Lo zaino… Non hai detto che lei ti ha dato un fagotto e che lo hai messo lì? E comunque, da quando avresti imparato a cucire?”.
 
Trunsk aveva completamente dimenticato il fagotto fino a quando non ne aveva parlato con suo padre.
 
“In effetti non l’ho mai fatto, ma ho guardato spesso la nonna rammendare calzini e attaccare bottoni alle camicie… Non dovrebbe essere impossibile… Anche se ci vorrà tanto, tanto filo, e non so bene cosa ho afferrato quando eravamo ancora a casa…”.
“Tsk! Trunks, ti ho chiesto del fagotto…”.
“Sì, scusa papà…”.
 
Nella speranza di non farsi sgridare mai più. Trunks aveva aperto lo zaino e aveva estratto lo strano contenuto, porgendolo al genitore.
Quello che Vegeta aveva in mano era davvero un fagotto, per la precisione, si trattava di un lenzuolo – o quello che restava – bianco con all’interno qualcosa di pesante e rigido.
 
“Ma che diamine è?”.
“Non ne ho idea, papà…”.
 
Vegeta stava per aprirlo quando, improvvisamente, aveva cambiato idea.
 
“Ne discuteremo dopo, dai… Ora…” – aveva detto, rimettendo il fagotto nello zaino e prendendo Goten tra le braccia in maniera sin troppo rude – “Proviamo a capire se questa grotta è sicura. Mi sono stancato delle sorprese”.
“Va bene, papà, ti starò accanto. E non fiaterò, promesso. Ho imparato la lezione”.
 
Il principe non aveva proferito parola e si era limitato a fissarlo con uno sguardo indecifrabile.
Quanto avrebbe voluto sapere cosa si celava nella mente e nel cuore di suo padre. Sperava che, un giorno non troppo lontano, lo avrebbe capito. Per ora, si sarebbe limitato a seguirlo senza fare troppe domande. Si sarebbe fidato di lui, ciecamente, in ogni istante, sempre e comunque, anche se non fosse stato l’unico adulto ancora in vita che aveva accanto.
 
*
 
Per fortuna, la caverna si era rivelata disabitata. Certo, sul soffitto, nella parte più interna, dormivano appesi a testa in giù un nutrito gruppo di pipistrelli, ma se non avessero fatto troppo rumore non avrebbero avuto grande da parte loro. L’importante era che non ci fossero lupi, orsi o qualche altro feroce carnivoro. Se avessero avuto ancora i loro poteri, gli sarebbe bastato un colpo neanche troppo forte per metterli al tappeto, ma ora erano dei semplici esseri umani che conoscevano i rudimenti della lotta, che erano disarmati e che non avevano la più pallida idea di dove stessero andando.
Trunks aveva aspettato che suo padre si sistemasse prima di capire cosa fare. Si sentiva un pochino a disagio, era stanco e privo di energie.
Avrebbe solo voluto coricarsi nel suo letto, al caldo, dopo aver fatto una doccia bollente ed essersi riempito la pancia con qualche bontà preparata dalla sua mamma. Invece, di lei non vi era più alcuna traccia. Per quanto cercasse di non pensarci troppo, la mente vagava sino a raggiungere sempre la stessa meta. Gli veniva da piangere per la rabbia, per la frustrazione, ma non voleva mostrarsi debole agli occhi di suo padre. Per quanto fosse piccolo e spaventato, voleva disperatamente che il genitore si fidasse di lui, che sapesse di poter contare sulla sua presenza. Voleva che Vegeta lo vedesse come un piccolo adulto e che lo rispettasse, ma voleva anche che lo stringesse e lo facesse sentire protetto. Doveva davvero essere impazzito.
 
“Trunks…”.
 
Il piccolo stava pensando a poche ore addietro, al momento in cui si era lanciato tra le braccia di Vegeta, quando la voce di suo padre, stanca ma decisa, lo aveva ricondotto alla realtà.
 
“Sì?” – aveva domandato, girandosi nella sua direzione e trovandolo sdraiato a terra contro la nuda roccia, e Goten stretto tra le braccia. Aveva deglutito rumorosamente, cercando di non pensare alla punta di gelosia che si era fatta spazio nel suo cuore.
Perché gli stava facendo una cosa del genere?
“Vieni qui…” – gli aveva detto, tendendogli la mano.
 
Incredulo e tremante, Trunks aveva stretto forte a sé lo zaino prima di lasciarlo cadere al suolo e di dirigersi a grandi passi verso suo padre, per poi inginocchiarsi e lasciarsi avvolgere dal braccio nudo e possente. Il suo desiderio si era avverato: forse gli dei avevano ascoltato le sue preghiere, perché finalmente si trovava tra le braccia di suo padre, con il visino nascosto nello spazio tra il pettorale e la spalla. Un posto in cui poteva sentir battere il suo cuore.
Vegeta lo aveva stretto con forza, evitando di guardarlo negli occhi per l’imbarazzo. Sentiva il respiro dei bambini sulla sua pelle: quello di Goten regolare a testimonianza del sonno profondo in cui era piombato, quello di Trunks affannato, forse dovuto all’agitazione che stava provando, un’agitazione non troppo diversa dalla sua.
Il principe aveva chiuso gli occhi, pensieroso e stanco, scuotendo leggermente il capo e increspando le labbra in uno strano sorriso sghembo nell’accorgersi che anche la piccola palla di pelo aveva preso posto su di lui, precisamente sulle sue gambe.
 
“Tsk! Ma prego! Fai pure…”.
 
Si era lamentato, ma era rimasto immobile e Trunks aveva riso, divertito. Dopo tutto quello che avevano passato, quello era il primo momento veramente felice. Non avrebbe permesso a nessuno di rovinarglielo.
 
Continua…


Ciao a tutti!
Avevamo bisogno di un capitolo di passaggio, non trovate?
Respirare è fondamentale, dopo le tragedie che si sono accumulate nelle pagine precedenti.
Finalmente, il burbero principe ha ceduto e ha mostrato ai bambini quello che alberga nel suo cuore. Ma quanto è tenero?
A presto!
Un bacino
Cleo

 
   
 
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