Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: kuutamo    11/07/2020    0 recensioni
Se dieci anni prima le avessero detto che a trent’anni si sarebbe ritrovata sola, infelice e al buio nel suo appartamento di venerdì sera, Elizabeth non ci avrebbe mai creduto. Già, perché prima non aveva nessun dubbio riguardo a chi le avrebbe tenuto compagnia per tutte quelle notti.
Ricordava la sua adolescenza come il periodo più bello ed emozionante di tutta la sua vita, e sapeva di non esagerare. La sua adolescenza era stata Adam.
E anche adesso, a distanza di anni, Elizabeth seduta al buio sul suo letto rimaneva sempre della stessa idea. Certo, era dura ammetterlo a se stessa, ma era esattamente così che stavano le cose. La cruda realtà era quella, anche se continuava a ricacciarla via, quasi fosse stata una mosca fastidiosa. Chissà dove si trovava Adam in quel momento, in quale città si era stabilito, se era felice, e soprattutto con chi lo era. Adam era come un fantasma che si ostinava ad infestare la sua testa, e questo succedeva perché Adam era parte di lei e lo sarebbe sempre stato.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A




Adam schiuse le palpebre molto lentamente, proteggendosi dai raggi di luce che filtravano dalla veranda. La tempia destra non faceva che pulsare ritmicamente, propagando un’onda di malessere in tutto il corpo. Non ci volle molto prima di capire qualora stato il divertimento della serata precedente: alcol.

 

Wake up call, coffee and juice

Remembering you. What happened to you?

I wonder if we’ll meet again

Talk about life since then

Talk about why did it end

 

Cercò di mettersi seduto e sgranchirsi un pò: vide uno strano ordine attorno a sé, stranamente non c’erano tracce della bottiglia di Bourbon che giurava di aver aperto la sera prima, né del bicchiere usato; le alte dell’armadietto dei liquori era chiuso e il tavolino basso di fronte a lui era sgombro del solito caos che vi regnava. Sulla superficie di legno c’era soltanto una tazza di caffè, ancora tiepido e un biglietto ricavato dal resto di una ricevuta


‘Bevi questo, campione. E fà una doccia, puzzi.

-Elizabeth’
 

Adam arricciò un angolo della bocca, ora ricordava cos’era qualcosa di più della notte appena trascorsa. Ricordava di aver percepito il sentore del profumo di Elizabeth nell’aria, prima ancora d’incontrare il tocco delle sue mani e il suono della sua voce, rendendosi conto che era davvero lì con lui. Non era stata un’allucinazione stavolta.

Sebbene ricordasse di averla chiaramente vista al suo capezzale alcolico, non gli era altrettanto chiaro l’esatto contenuto di quello che le aveva detto. Non riusciva proprio a mettere in ordine quelle ultime tessere del puzzle, sapeva soltanto che qualunque cosa fosse uscita dalla sua bocca era stata parecchio liberatoria. Quella mattina, stranamente, nonostante quel martellante mal di testa, sentiva il cuore più leggero, i muscoli rilassati e l’irrefrenabile stimolo di sorridere rileggendo più volte il messaggio di Elizabeth.

Decise di ascoltare il suo consiglio e a piccoli passi andò di sopra a farsi una doccia, non prima però di aver mandato giù un’aspirina nella speranza di alleviare il cerchio alla testa. Dopodiché sarebbe andato dritto a casa di lei, a fare non sapeva ancora cosa di preciso, ma sapeva che doveva semplicemente prendere la sua auto e guidare fino a lì. Il polo magnetico Elizabeth si era rimesso in funzione e non faceva che spingerlo ansiosamente verso di lei.

 

Elizabeth aveva passato la notte insieme ad Adam: dopo avergli preparato svariati caffè decise di lasciarlo riposare e rimase a vegliare su di lui, proprio come avrebbe fatto una volta. Di prima mattina, non prima di avergli preparato un altro caffè e lasciato un biglietto con precise istruzioni, era tornata a casa. Il suo nuovo appartamento, purtroppo, non era troppo lontano dalla casa dei suoi, non abbastanza comunque. Tutt’intorno il quartiere era silenzioso e una leggera bruma si era depositata sulle auto parcheggiate di fianco al marciapiedi. Entrò in casa e fece colazione: non aveva molta fame, ma se non altro, forse, non si sarebbe addormentata davanti ai suoi alunni se avesse mangiato qualcosa. Stava masticando il suo boccone di uova strapazzate, quando un brivido le percorse la schiena, inaspettatamente. Ebbe a malapena la sensazione di essere osservata, prima di voltarsi e scoprire un’ombra che le si avvicinava lentamente.

“Ben tornata a casa, amore”

Malcolm era lì in mezzo alla cucina, con il suo solito ghigno raccapricciante e un coltello in mano. Appena quest’ultimo entrò nel campo visivo di Elizabeth, lei si alzò in piedi di scatto cercando istintivamente d’individuare la sua borsa.

“Dove sei stata, amore? - Malcolm calcò l’accento su quella parola con fare inquisitorio - ti ho aspettata per tutta la notte, stavo diventando pazzo!” Aggiunse concitatamente.

“Tu sei pazzo, brutto figlio di puttana!” Urlò terrorizzata.

Provò a raggiungere la porta sul retro, accanto al frigo, ma l’uomo fu più rapido e la intercettò.

“Amore, amore, io non sono pazzo. Sono solo innamorato” chiarì posandole un bacio umido sulle sue labbra già serrate.

Non poteva essere, stava succedendo di nuovo. Adesso, proprio quando si sentiva più al sicuro, eccolo che Malcom ricompariva. Gli era riuscita a sfuggire per due volte ad Atlanta, fino a quando aveva capito che cambiare casa non avrebbe fatto molta differenza; lui l’avrebbe rintracciata sempre. Fuggire da Atlanta, per quanto rappresentasse una sorta di bolla sicura, le era sembrata l’unica opzione. Non si sarebbe mai immaginata che anche dopo tutti quei mesi, lui avrebbe continuato a darle la caccia come un mastino.

“Non hai risposto alla mia domanda, tesoro. Dov’eri stanotte?” la sua espressione adesso si era indurita, cominciava ad innervosirsi.

Elizabeth, di tutta risposta gli sputò addosso, cercando con la braccia di divincolarsi dalla sua presa ferrea.

Malcolm fece uno dei suoi orribili ghigni, storcendo la bocca, si pulì il volto e assestò un colpo a sua volta. La donna quasi cadde per il forte colpo sul viso, in bocca il sapore del sangue.

“Maniaco del cazzo, stavolta non la farai franca. Ti farò chiudere in un manicom..” Questa volta fu un calcio allo stomaco a mozzarle il respiro.

“Dove. Eri. Stanotte” sillabò ancora una volta fra i denti lui.

“Ero con Adam” rispose finalmente Elizabeth piegata in due dal dolore.

A Malcolm non importava quante volte Elizabeth gli avrebbe dato del pazzo, o la repulsione con cui lo guardava anche adesso, ma confessare di aver passato la notte con un altro, faceva più male di tutto quanto messo insieme. Se poi l’altro in questione era il famoso Adam, quello del suo passato, bastava infinitamente poco per esaurire l’ultima goccia di sanità mentale in Malcolm.

Senza accorgersi davvero di ciò che stava facendo, l’uomo si accovacciò dove giaceva la donna, inerme, e iniziò a tracciare una linea invisibile sul suo petto con il coltellino che stringeva tra le dita, lacerandole la maglia e la carne. Dopo pochi attimi il suo capolavoro prese vita tingendosi di un color rosso vivo.

“Tu sei mia - ripeteva l’uomo mentre continuava a ricalcare la sua linea verticale sul petto di Elizabeth, tra le urla strazianti di lei - Il tuo cuore è mio”

In quel momento Adam comparve alle sue spalle, il sorriso che gli era morto sulle labbra nel momento in cui aveva udito le urla di Elizabeth dall’esterno.

“Allontanati da lei” lo minacciò Adam, mentre si avvicinava a grandi passi.

Malcolm si era alzato in piedi, il coltello che ancora sgocciolava sul pavimento “Tu devi essere Adam” sorrise malefico.

“E tu sei morto” urlò un secondo prima di scaraventarsi su di lui. Adam lo aveva gettato a terra e lo stava investendo con una scarica di pugni, uno dopo l’altro, uno più forte dell’altro, nonostante il forte dolore alle nocche, la cui pelle si stava lacerando.

Malcom non era della stessa stazza del suo avversario e sapeva che l’unico modo per disarcionarlo era avvalersi dell’aiuto della lama che aveva ancora in mano. Così iniziò ad agitare il coltellino alla cieca verso di lui, provocandogli dei tagli sull’avambraccio, che tuttavia non risultarono sufficienti a liberarlo da tutto quel peso. Adam, a cavalcioni su di lui, continuava a lottare, ferendosi, fino a quando gli prese il coltello dalle dita e lo gettò lontano. Vista la strana resistenza dell’uomo, ancora vigile e delirante nei suoi commenti su Elizabeth, prese il primo oggetto pesante che gli fu a tiro, in questo caso un piccolo vaso, e glie lo ruppe sul capo, proiettando una pioggia di schegge di ceramica e terriccio ovunque.

Finalmente l’uomo perse i sensi. Adam non si fermò neanche a riprendere un pò di fiato, ma si lanciò subito in direzione di Elizabeth, che giaceva ancora a terra, nell’angolo più buio della cucina. Si era rannicchiata in posizione fetale e premeva le dita, bagnate di rosso, in mezzo al petto. Adam non aveva ancora realizzato l’entità delle ferite che quel pazzo le aveva inflitto, non ce n’era stato il tempo; mentre con una mano componeva il 911, con l’altra stringeva tra le braccia il corpo esile di Elizabeth, che si lamentava sommessamente. Aveva il volto parzialmente tumefatto e le labbra inondate di sangue. Adam non sapeva cosa fare, aveva il fiato corto e si sentiva completamente inutile. Elizabeth era in pericolo? Cosa poteva fare per salvarla?

“Adam.. - sillabò lei tra le lacrime e aprì gli occhi. Sentiva un bruciore lancinante al petto, che non le permetteva di respirare. Ogni volta che i suoi polmoni sollevavano il suo petto si sentiva morire. Con ogni probabilità, pensò, quelli potevano essere i suoi ultimi momenti - Sei sempre stato tu, solo tu” disse stremata, prima di richiudere gli occhi.

Solo allora, appena dopo che Elizabeth perse i sensi, Adam notò l’anello familiare che indossava, ora totalmente insanguinato. Seguì i rivoli ancora freschi fino al polso, dove notò che la pelle si scuriva, avvolta dallo stesso motivo: una foglia.

 

You made me feel like the one

Made me feel like the one

The one

 

 

Note:

https://www.youtube.com/watch?v=SzBJQnD7TRM

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: kuutamo