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Autore: Elgul1    11/07/2020    5 recensioni
Nell'epoca Sengoku nei grandi Damyo di Sorachi, Kubo e Takahashi si accusano momenti di grave pericoloi: tradimenti, guerre e sfiducia regnano sovrani in questo momento di fragile equilibrio. Riusciranno gli eroi dei rispettivi regni a portare una pace a lungo persa e che sembra sempre più lontana e irragiungibile?
Genere: Drammatico, Guerra, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gintoki Sakata, Tokugawa Shige Shige, Tsukuyo
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza
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Era lei e, su questo, non c'era alcun dubbio in merito. Avrebbe riconosciuto ovunque quella chioma corvina e quei lineamenti anche se erano passati anni non li aveva dimenticati e, ancora, li sognava la notte.
 Inuyasha fece un passo in avanti nel corridoio verso il giardino pronto ad andare da lei ma poi si bloccò con un dubbio nella mente. Stava facendo la scelta giusta? - Forse prima dovrei dirlo a Miroku e pensare a un modo per parlarci e portarla via.- Riflettè fra sè e sè confuso al momento sul da farsi. Se si fosse lasciato andare alla sua solita irruenza l'avrebbe presa di peso e sarebbero fuggiti ma poi cosa sarebbe accaduto? Non poteva farsi largo in un'intera residenza da solo e, se avessero scoperto chi fosse? - No, devo riflettere questo direbbe Miroku.- Pensò mentre si girava e si dirigeva verso la stanza col piatto. Stava per aprire quando, una figura corvina, lo anticipò dall'interno.
 " Prego, entri pure." Mormorò quell uomo alto e dal fisico piuttosto snello con un sorriso sul volto e, mostrando, dei lineamenti che non sembravano di Sorachi.
 " Grazie." Rispose freddamente entrando nella stanza e lasciando che Askin uscisse e si dirigesse verso le figure femminili nel giardino.


 Da quando erano entrati eludendo la sorveglienza di Sorachi all'interno di quella residenza aveva notato come, la giovane erede e ostaggio, fosse cambiata. Durante il viaggio, aldila della fermata nei boschi, aveva avuto poche occasioni per parlarci ma, da quando erano arrivati lì e il verde la circondava, era diventata più loquace e, il suo carceriere aveva allentato quella presa che aveva tenuto fino a quel momento facendo in modo forse così di mitigare ed evitare altre possibili fughe.

" Buongiorno, Askin-sama." Disse cordiale Kagome accenando un sorriso avendolo notato mentre si avvicinava.
" Anche oggi sei qua fuori?" Gli chiese lui facendo un cenno di saluto alla donna seduta accanto alla mora che si dileguo.
 " Già mi piace questo posto. Questo giardino così grande, le coltivazioni e le risate dei contadini tutto questo mi è così familiare." Ammise con un velo di nostalgia che non sfuggì nel suo tono di voce al samurai.
" Ti ricorda casa per caso?" Domandò l uomo sedendosi anche lui a terra sapendo, perfettamente, di toccare un tasto dolente.
" Già..." Rispose la giovane con un monosillabo. " Mi manca vedere come il sole sorgeva di fronte alla mia casa, i saluti dei nostri vassalli e anche le persone che sono rimaste laggiù." Aggiunse con un tono che, dal gioiso, era passato ancora più triste. " E sapendo che, stando qui, altri moriranno e altro sangue sarà versato così come è successo a casa mia mi fa venire i brividi nonostante cerchi di essere spensierata." Sussurrò stavolta con un tono di voce più flebile. Sapeva che, se si fosse fatta sentire, avrebbe peggiorato la sua situazione.

" Purtroppo non posso capirti come vorrei..." Disse con tutta onesta il samurai. " Da dove provengo non ci sono campi simili e nemmeno persone spensierate. Spesso ci si tradisce e, la fiducia l uno verso l altro è molto scarsa..." Continuò a dire ripensando alle condizioni in cui versava la sua terra natia. " Si affronta ogni giorno consapevoli di non sapere se si arriverà a quello dopo e il sangue viene spesso versato." Concluse prendendo un ciuffo d'erba da terra.
" Come potete vivere su quelle montagne con questa consapevolezza? Non vi va di vivere in modo diverso?" Chiese inorridita la giovane di fronte a una tale aspettativa così misera e angosciante.
 " Non tutti possono ritenersi così fortunati da vedere aldila del loro paese d'origine o di vivere in pace come vorrebbero..." Commentò lui osservando quei fili d'erba così leggeri racchiusi nella sua mano. " Ma forse, in un esistenza simile c'e qualcosa di buono." Riflettè fra sè e sè a voce alta.
" E quale sarebbe? Io non ci vedo niente di buono." Replicò l'altra convinta.
 " Apprezziamo più d'altri l'essere soppravvisuti a qualcosa che ha ucciso un'altra persona e infondo, tutti noi un giorno dovremmo soccombere a qualcosa e lottiamo per arrivare fino a quel momento..." Le spiegò lui per poi estrarre la spada dal fodero e farla illuminare sotto i raggi del sole. " Questo è il mio bushido e quello in cui credo fino a che non arriverà quel giorno continuerò ad avanti e, se mai dovrò morire, lo farò sapendo che, questi anni che ho avuto sono stati degni di un samurai dei kunoishi." Concluse con un sorriso triste.

Kagome lo osservò per qualche istante in silenzio dopo quella dichiarazione. Aveva sempre ritenuto di essere stata colta dalla sfortuna per come la sua vita era proseguita il rapimento, l'essere portata ovunque come una sorta di trofeo da parte di quella serpe di NobuNobu e, adesso, provava pena per quell uomo e il suo ideale così fiero ma anche così triste.

" Sono stanco di pensare a questo." Disse all'improvviso alzandosi in piedi sotto lo sguardo ancora scosso di lei. " Ti andrebbe di tirare un'po con l'arco? Infondo, se qualcuno ti controlla, non penso che faresti qualche follia." Mormorò Askin decidendo di cambiare argomento. Aveva visto come gli occhi di lei erano cambiati a quella sua affermazione e, visto quello che sarebbe accaduto a breve, non voleva fargli venire già gli incubi. Kagome annuì mentre si metteva in piedi e, senza rispondere, seguì Askin notando, solo in quel momento, il cielo rannuvolarsi verso la capitale della regione.


-


Gintoki, mentre entrava nella tenuta diretto alla sala delle udienze era confuso.Mentre camminava per la città alcuni uomini lo avevano informato che, il damyo, voleva vederlo in merito ad alcuni affari. Inizialmente era rimasto colpito dalla cosa ma poi, ripenso alla discussione avuta con Hijikata e Sakamoto quel giorno e intuì a cosa si riferisse. - Basterà che mi scusi e tutto sarà apposto.- Riflettè più sicuro mentre apriva la porta scorrevole sbarrando gli occhi non solo per lo sguardo serio e austero del nobile ma anche per la presenza di Naruto, Hinata in un angolo con aria colpevole e la figura di Zenzou accanto alla parete a fissare il vuoto con al fianco quella di Kenshin turbato da quella situazione ma anche da altro.

" Grazie di esserti palesato Gintoki." Mormorò con tono freddo Shigeshige che gli fece cenno di sedersi dinnanzi a lui.
 " Per cosa mi ha fatto chiamare mio signore?" Chiese il bianco.
" Sul serio me lo stai chiedendo nonostante le prove schiaccianti qua di fronte a te." Gli rispose indicando i due giovani kunoichi presenti nella stanza.
 " Mio signore non so di cosa lei stia parlando." Mentì Gintoki sperando di risultare convincente ma, lo sguardo severo del suo damyo gli fece capire fin troppo bene che, non c'era dialogo che tenesse.
" Hai chiesto loro di tenere d'occhio la magione del ragno. Ti rendi conto del rischio che gli hai fatto correre? Ti rendo conto che, in questo modo, mi fai apparire come un debole e fai sembrare che non ho il controllo dei miei subordinati?!" Urlò quasi facendo rimbombare la sua voce lungo la stanza e facendo drizzare le orecchie degli altri occupanti della stanza sempre in un silenzio sommesso. " Inoltre Sakamoto è venuto da me oggi riferendomi che ti sei preso a pugni perfino con Hijikata e che, continuamente, stai facendo ritardare la spedizione e gironzoli più del solito..." Continuò a dire colmo di rabbia e delusione nella voce che colpirono Gintoki con più violenza di tante stoccate e fendenti. " Non so cosa ti sta succedendo in quest'ultimo periodo ma non puoi continuare a servirmi se ti comporti in un modo simile." Concluse con un velo di rammarico.

 " Mi ascolti Shige-sama c'e un motivo per cui mi sto comportando così!" Cercò di spiegare Gintoki pronto anche a svelare tutto pur di restare al fianco dell uomo a cui doveva tutto l uomo che, nonostante fosse una mina vagante lo considerava pari a un figlio. " E' che ho saputo, da Jirocho, l'arrivo del corvo e anche degli esiliati..." provo a dire chinando la testa. " Io volevo solo proteggere il vostro paese mio signore, niente di più o meno..." Continuò a dire con velocità sperando che non lo bloccasse. " So già che immaginava un possibile rientro degli esiliati e una rivolta ma, non ha voluto dirmi niente non mi ha reso parte dei suoi piani e la cosa mi ha lasciato di sasso così ho agito per mio conto... " Aggiunse svelando anche quel fatto. " La prego non mi cacci." Concluse con sincerità rimanendo con la testa china. Nessuno emise un fiato. Kenshin e Zenzou fissarono prima Gintoki ancora prono e poi Shige che, dall'alto, ancora lo osservava come a decidere cosa farsene di quelle informazioni che avevano lasciato un volto basito.
" Quello che hai appena detto sono cose gravi Gintoki..." Ammise con un tono di voce più preoccupato adesso che collerico. " Se quello che dici è vero allora corriamo un pericolo davvero grande ma..." Si alzò in piedi iniziando a camminare fino a davanti al suo più fidato samurai.
 " Perché non sei venuto da me per i tuoi dubbi? Perché hai scelto di fare di testa tua?" Gli chiese facendogli la domanda che, il bianco temeva più di qualunque altra e a cui non aveva trovato ancora risposta.
" Io ho un grande debito nei tuoi confronti Shige-sama..." Prese a dire il samurai. " Quando il mio maestro mi abbandonò tu mi hai preso sotto la tua ala e cresciuto come se fossi un figlio tuo dandomi uno scopo, un ruolo da rivestire non solo per te ma anche per chiunque altro fosse in queste terre..." alzò la testa trovando gli occhi del damyo tristi per la prima volta dopo anni. " Ma, per una volta, volevo essere in grado di ripagare quel debito essere in grado di fargli capire che, ormai, posso prendere le decisioni giuste anche da solo..." Si alzò in piedi anche lui trovandosi alla stessa altezza dell uomo che considerava pari a un padre. " Se vuole togliermi il posto che ho da sempre se vuole estromettermi lo capirò ma, sappia, che la mia fedelta resterà sempre verso di lei." Concluse per poi, girare la schiena e, a passo veloce, dirigersi fuori dalla stanza. Kenshin vedendo la tensione sbollirsi, inseguì subito il bianco.

 " Zenzou..." Mormorò il damyo facendo scuotere il suo ninja personale. " Secondo te ho fatto la scelta giusta?" Chiese mentre sentiva qualcosa calare dai suoi occhi.
" Non lo so, mio signore..." Ammise in tutta franchezza facendo cenno ai due ninja più giovani di andarsene. " So solo che, lo Shiroysha, dovrà riflettere su quanto ha fatto." Concluse con un tono serio.
 " Si..." Affermò Shige notando, attraverso la finestra aperta, dei grossi nuvoloni temporaleschi. " Una tempesta sta arrivando e forse noi non saremmo pronti." Concluse anche lui mentre un lampo illuminò il cielo prima sereno.


-


Zoro fissava il cielo diventare sempre più scuro ogni secondo che passava e tirò un lungo sospiro di noia. Era passata una settimana da quando erano arrivati in quel buco di città. Franky iniziava a ristabilirsi per fortuna e, la loro banda, aveva notato diverso nervosismo per quella sistemazione al chiuso e, soprattutto, lui si stava rompendo di stare in quelle quattro mura nonostante tutte le raccomandazioni dopo che, la settimana scorsa, si era perso.
- Non ne posso davvero più.- Pensò stiracchiandosi e alzandosi in piedi grattandosi la testa.
 " Dove te ne vai?" Chiese Sanji vicino alla parete con, in bocca, quella che doveva essere una pipa e che Brook gli aveva prestato.
" Vado a bere un goccio in uno dei locali della zona." Gli rispose il verde prendendo e legando una katana alla cintola.
" Nami si è raccomandata di non uscire di casa. Te lo sei scordato." Gli ricordo il biondo fissandolo storto mentre si finiva di vestire.
" La vedi qua dentro?" Sbottò indicandogli l'intera stanza e rammentandogli che era uscita da un'po con Robin e Chopper per fare la spesa per la cena.
" Io non ci vengo giù con te so benissimo che poi la mia dolce amata mi sgriderà e non ci tengo." Replicò convinto Sanji conoscendo bene il carattere della donna.
" Sempre attaccato alle gambe di quella rossa. Sei un affronto a qualunque uomo virile..." Mormorò scuotendo la testa più volte Zoro.
" Ci vengo io con te. Conoscendoti ti metteresti nei guai come l'ultima volta." Disse una terza voce dalla stanza accanto prima che i due si azzuffasero come loro solito demolendo la casa.
" Meno male che ci sei te Rufy." Disse ridacchiando Zoro dando una pacca sulla schiena al suo capo e dando le spalle al biondo che lo fissò in cagnesco.
 " Vi avviso se tornate più tardi di Nami e gli altri dubito che riuscirò a coprirvi." Gli mise in guardia Sanji.
 " Sta tranquillo, beviamo una cosa e poi torniamo rilassati e con Nami poi me la vedo io." Replicò Rufy con un largo sorriso. Poi, tallonando Zoro già fuori dalla casa, si avviarono verso i locali mentre la pioggia, in maniera leggera, iniziava a scendere.







ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi col nuovo capitolo che riprende da quello dell'ultima volta :) Gintoki l'ho messo nei guai lo ammetto e nemmeno pochi XD vedrete presto cosa succedera visto che,pure a sorachi, le cose stanno per mettersi male.
Grazie a chi continua a leggere ^_^ e alla prossima.

 
   
 
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