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Autore: nattini1    11/07/2020    5 recensioni
L’infermiera decise di essere diretta: “Dalla sua scheda vedo che vi spostate spesso, Samuel cambia molte scuole ogni anno e a quanto pare a occuparsi di lui è lei, suo fratello non molto più vecchio. Lavoro ogni giorno con i ragazzi e le assicuro che la forma fisica di suo fratello è solo una manifestazione esterna di una sofferenza profonda che va elaborata, per poter affrontare efficacemente il suo disturbo”.
Scritta per la #thewheelchallenge del gruppo Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanar
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Questi personaggi non mi appartengono; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.






«Parlo con il signor Winchester, il padre di Samuel?» il tono professionale della voce femminile ebbe il potere di far scorrere un brivido lungo la schiena di Dean come non succedeva nemmeno con le minacce degli spiriti vendicativi.

Si schiarì la gola: «Sono Dean Winchester, il fratello di Sam. Sta bene?».

La donna dall’altra parte del telefono sembrò soppesare le parole prima di rispondere: «Vostro padre dovrebbe venire a prenderlo a scuola, non si è sentito bene».

«Nostro padre è via per lavoro e io ho la tutela legale di Sam, sto arrivando» rispose piccato Dean armeggiando nel cruscotto dove teneva un documento (autentico come le sue carte di credito) che attestava che avesse la tutela di Sam.

Bruciò ogni semaforo e ogni limite di velocità per arrivare il prima possibile a scuola. Entrò con passo rapido, sbatté in faccia al personale il certificato e fu indirizzato verso l’infermeria.

Sam giaceva sul lettino. Gli occhi di Dean scansionarono il suo corpo alla ricerca di ferite o fratture. Non rilevò niente di importante. Tirò un sospiro di sollievo.

«Tutto ok, Sammy?» domandò.

«Tutto ok, Dean» mormorò il fratello cercando di alzarsi.

L’infermiera della scuola intervenne facendogli cenno di riposare e si schiarì la voce: «Samuel è svenuto dopo la lezione di educazione fisica, ma si sta già riprendendo. Se vuole seguirmi di là, ci sarebbero dei moduli che le dovrei far firmare».

Dean la seguì.

«Com’è successo?» chiese inquisitorio.

L’infermiera assunse un’espressione preoccupata: «Credo si tratti di un semplice caso di ipoglicemia, gli ho dato subito dello zucchero ed è stato meglio. Ma mi preoccupa il perché sia successo. Sa se stamattina ha fatto colazione?».

Dean si grattò la testa: «Non ne sono sicuro… ieri sera sono tornato tardi quando lui dormiva già e si è svegliato presto per andare a correre...». Mentre diceva queste parole nella mente di Dean apparve la sensazione del peso della confezione di cereali che sembrava essere fin troppo piena quando l’aveva presa in mano quella mattina.

«Ha notato che gli abiti di Sam gli sono piuttosto larghi?» continuò la donna.

«Perché sono i miei vecchi vestiti, ma sono sicuro che appena crescerà un po’ gli andranno benissimo!» protestò Dean.

«Data la sua struttura ossea, Sam potrebbe diventare anche più alto di lei, è la sua magrezza a preoccuparmi» puntualizzò l’infermiera.

Un flash riempì la mente di Dean: Sam che si stringeva con una cintura i jeans che a stento arrivavano alle sue caviglie.

Dean cercò di scacciare l’immagine e di trovare una giustificazione: «È un ragazzo in crescita e ha un’ossessione per la roba da conigli! Ha fatto un sacco di ricerche sulle proprietà nutritive degli alimenti e non fa altro che tagliare il cibo a pezzetti piccoli e ci mette una vita a mangiare. Appena usciamo di qui lo porterò a mangiare un hamburger!».

Sul volto dell’infermiera comparve un’espressione corrucciata come se le sue peggiori previsioni si stessero avverando: «Non credo che capisca… recentemente ha notato sbalzi d’umore in suo fratello?».

Dean rischiò di riderle in faccia pensando all’ultimo litigio tra Sam e il loro padre; aveva spostato con discrezione pistole e coltelli dal tavolo perché aveva seriamente temuto che avrebbero potuto saltarsi alla gola: «Ha quindici anni, è un adolescente, cosa si aspetta?».

L’infermiera decise di essere diretta: «Dalla sua scheda vedo che vi spostate spesso, Samuel cambia molte scuole ogni anno e a quanto pare a occuparsi di lui è lei, suo fratello non molto più vecchio.Lavoro ogni giorno con i ragazzi e le assicuro che la forma fisica di suo fratello è solo una manifestazione esterna di una sofferenza profonda che va elaborata, per poter affrontare efficacemente il suo disturbo».

«Di che cazzo sta parlando?» sbottò Dean.

«Prima di tutto, moderi il linguaggio. Per il momento parliamo solo di pasti saltati, di un’attenzione eccessiva per il corpo e il cibo, signor Winchester. Ma se non correrà subito ai ripari, questa strada porta all’anoressia» concluse lapidaria.

Dean si sentì male, si precipitò nell’altra stanza e guardò meglio Sam. Aveva gli occhi rossi ed era pallido.

«Andiamo, Sammy» disse sbrigativo, prendendolo per un braccio e trascinandolo fuori di peso, sostenendolo per la vita. Una parte di lui si rese conto di quanta parte del fratello riuscisse ad avvolgere e il suo cuore accelerò i battiti.

Non dissero una parola finché non arrivarono al motel.

Appena furono entrati Dean esplose; afferrò la felpa di Sam e lo sbatté contro il muro inchiodando lo sguardo del fratello con il proprio: «Cosa ti è saltato in testa, Sam?». Tutta la rabbia che gli scorreva nelle vene svanì davanti agli occhi sperduti e pieni di lacrime di Sam; lo strinse a sé e non lo lasciò andare a lungo.

«Scusami, Dean» mormorò Sam.

Dean gli prese il viso tra le mani: «Adesso non preoccuparti, ci penso io. Che ne dici se ti preparo un piatto di maccheroni al formaggio come quando eri piccolo?».

«Quale delle versioni?» chiese Sam con un mezzo sorriso.

Poco dopo erano seduti sul divano con i piatti in grembo, Dean che faceva del suo meglio per non mostrare che stava spiando ogni singola mossa del fratello e Sam che attaccava il piatto come se fosse una sfida personale. Quando l’ultimo boccone fu sceso dalla gola di Sam, Dean tornò a respirare.

Poi Sam si mosse facendo scattare i sensi all’erta di Dean, ma si limitò ad appoggiare il piatto sul tavolino davanti a loro e non accennò ad alzarsi. Dean sprofondò pesantemente accanto a lui e prese il telecomando: «Guardiamo qualcosa insieme?».

Sam fece un piccolo sorriso e appoggiò il capo sulla spalla di Dean, cercando di non pesare su di lui, di dare il minor disturbo possibile. Era così in debito nei confronti di suo fratello, voleva che fosse orgoglioso di lui, anche se sapeva che non avrebbe mai potuto eguagliarlo. Una parte di lui avrebbe desiderato stringersi a Dean, ma non voleva essere inopportuno.

Dopo un po’ Dean sentì che Sam si rannicchiava su se stesso sempre di più.

«Hai freddo?» chiese.

Sam accennò di sì. Dean si alzò, prese una coperta dal letto e la buttò sopra entrambi e Sam si crogiolò contro il fratello, spalla a spalla.

«È iniziato tutto quando avevo dodici anni» cominciò Sam una volta che ebbe preso coraggio.

Proseguì: «Eravamo in un motel come questo e hanno bussato alla porta. Non avevo alzato nemmeno gli occhi dal libro che stavo leggendo e tu ti eri precipitato ad aprire. Hai detto alla mora che ti aspettava che avresti preso la giacca e saresti uscito.

Era la quarta città che cambiavamo nel giro di due mesi, probabilmente non saresti uscito più di un paio di volte con lei. Aveva una risatina stridula e questo me la rendeva, se possibile, più antipatica.

Mentre uscivate l’ho sentita dirti che ero proprio carino con delle belle guanciotte cicciotelle! Odiavo essere lasciato sempre solo: papà era chissà dove a caccia di chissà cosa e tu approfittavi di ogni occasione per svignartela con la ragazza di turno…».

«Dio, Sam, pensi che fosse importante? Nemmeno mi ricordo il suo nome...» mormorò Dean imbarazzato.

Una parte di Sam fu soddisfatta di vedere il fratello reagire a quel modo: «Non mi fraintendere, so che era un comportamento normale per un sedicenne, ma tutto quello che sentivo in quel momento erano il dolore per l’abbandono, la frustrazione per il non poter decidere mai nulla della mia vita e l’insoddisfazione per essere trascinato per l’intera la nazione senza mai poter mettere radici.

Volevo solo dimenticare di essere il fratellino carino con le guanciotte cicciotelle, così ho cominciato a concentrare tutte le mie attenzioni sul mio corpo e sul cibo. Prima ho cercato di mangiare solo cose sane, e poi il cibo è diventato un numero».

Dean gli rivolse un’occhiata interrogativa e Sam spiegò: «Per esempio le mele erano 50 calorie ogni 100 grammi».

Dean sgranò gli occhi e chiese: «Cosa speravi di ottenere?».

Sam si morse la lingua, faticando a vuotare il sacco: «Speravo che esercitando un controllo su me stesso, eliminando quello che in me era di troppo, insieme a quello sarebbero andati via anche i miei desideri».

Se gli avessero sparato, Dean avrebbe provato meno dolore. Promise a se stesso che si sarebbe occupato di Sam, che l’avrebbe sorvegliato con attenzione. Non aveva idea se riuscisse a volergli bene nel modo giusto. In tutta onestà, non sapeva quale fosse il modo giusto, ma poco importava perché quello era l’unico modo che conosceva: lo amava al punto che gli avrebbe dato anima e corpo. Non era bravo con le parole, non era in grado di dirgli che, anche se non poteva capire, lui ci sarebbe sempre stato e poteva contare su di lui, quindi strinse il braccio che gli teneva attorno alle spalle per fargli sentire che era lì e aveva intenzione di rimanere.


NdA

Ciao a tutti!
Mi ha fatto riflettere l'attenzione quasi maniacale che Sam ha per la sua forma fisica, per l'esercizio, per i cibi salutari e anche le parole usate da Lucifero (Hallucifer, che è un prodotto della mente di Sam, insulta le persone chiamandole "grasse" o con termini simili) e ho pensato di affrontare la tematica dei disturbi alimentari, cercando di documentarmi il più possibile da un punto di vista medico e psicologico.
Dean, pur così attento nel trovare anomalie sovrannaturali, credo avrebbe difficoltà ad accorgersi che qualcosa non va nel comportamento di Sam o cercherebbe di negare, salvo poi farsi in quattro per aiutarlo.
Spero vi piaccia e, se avete tempo, lasciatemi un pensiero!

 

   
 
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