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Autore: elfin emrys    12/07/2020    3 recensioni
{post5x13, sorta di postApocalisse, Merthur, 121/121 + epilogo}
Dal capitolo 85:
Gli sarebbe piaciuto come l’aveva pensato secoli prima, quando era morto fra le braccia del suo amico, non ancora consapevole che sarebbe tornato, con Merlin, sempre, sempre con lui.
In fondo, non aveva mai desiderato null’altro.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù | Coppie: Gwen/Artù, Merlino/Artù
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Nel futuro
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Gli Jura – Capitolo 2

 
Il mese che aveva separato l’arrivo del messaggio degli Jura al momento della partenza era passato più velocemente di quanto Merlin o Arthur si aspettassero. Se ne rendevano conto solo in quel momento, quando, immersi nella nebbia della prima mattina, oltrepassavano il confine fra il loro territorio e quello dell’altra tribù.
Jacob li guidava con sicurezza, ma procedeva lentamente, come se non volesse davvero arrivare; nessuno, tuttavia, se ne lamentava: le guardie che si erano portati dietro erano abituati a provare un timore sacro per gli Jura e il capo e lo sciamano erano ben consapevoli della preoccupazione della loro guida.
Jacob fece loro cenno di seguirlo attentamente e si misero in fila indiana, imitando ogni suo passo; probabilmente aveva visto una zona acquitrinosa in cui era meglio non finire.
Arthur trattenne uno sbadiglio e scacciò un insetto con la mano. Avevano riposato ben poco nel tentativo di arrivare il prima possibile e accorciare il tempo di viaggio, ma ancora non sapevano se ne sarebbe valsa la pena. In realtà, il biondo sapeva davvero poco. Aveva tentato di imparare un po’ di regole di buona educazione degli Jura per non finire nella stessa situazione dei Niall, poiché non ci sarebbe stato Donald a fargli cenni di nascosto, ma in resto gli era oscuro.
Che genere di città avevano gli Jura? Che modi di dire avevano? Che leggende, a parte quella che lo riguardava?
Le ore passate con Jacob a capire come mangiare alcune specialità del luogo, dove sedersi, quando parlare, almeno una danza che gli sarebbe potuta servire, gli avevano ricordato molto le lezioni che gli venivano impartite quando era piccolo, fra un allenamento e un altro.
Suo padre era solito passare per vedere come stava andando avanti e prenderlo benignamente in giro per la sua goffaggine da bambino, dicendo che, quando sarebbe stato grande, avrebbe capito perché tutta quella compostezza era necessaria.
Il cuore gli si strinse in gola e Arthur, sentendosi improvvisamente irritato, esclamò.
-Quanto siamo distanti?
Jacob sobbalzò, ma parve non fare caso al tono di rimprovero e rispose.
-Saremo lì entro il tramonto, mio signore.
Merlin squadrò il re e si avvicinò per non farsi sentire dagli altri.
-Che succede?
-Niente.
-Mi è parso di…
-Non posso essere seccato dalla lentezza di questo viaggio?
Il mago chiuse la bocca e deglutì, poi si allontanò, borbottando.
-Come vi pare.
Arthur esalò un sospiro a sentire il tono asciutto dell’altro (aveva addirittura tirato fuori la carta del “voi”).
-Merlin…
-Dopo.
Il moro tornò in silenzio e il re alzò le mani, come per dire “Fa’ come ti pare”.
La situazione era stressante per tutti e, durante il viaggio, Merlin era giunto alla conclusione che non poteva stare tranquillo, in realtà. Freya lo aveva messo in guardia, dicendogli che non poteva sapere da dove sarebbe arrivato il nuovo pericolo per Arthur. Che proprio gli Jura potessero essere il problema? Mai come in quelle ultime ore Merlin era stato contento della decisione del biondo di portarsi dietro delle guardie armate, anche se gli dispiaceva non ci fosse nessuno dei loro amici più fidati.
Frederick stava uscendo dal suo periodo di difficoltà, anche se al mago pareva chiaro che continuasse parzialmente a riversare in Callum tutto quel sentimento di pietà che era abituato a provare per Grant, il quale, tuttavia, non c’era più per accoglierlo; Evan, Harry, Edward e Edith erano presi dalle loro nuove sistemazioni, dal figlio del più giovane, da Garnette, dal trasferimento decisivo del primogenito dai Lamont; Henry non si era detto particolarmente contento di quel viaggio e Charles e Greta non erano adatti a seguirli in quel contesto. Merlin, quindi, sapeva che c’erano stati buoni motivi per lasciare tutti i membri del Consiglio in città, ma cosa avrebbe fatto per tornare indietro e portarsi almeno uno dei più combattivi!
Sapeva che quel pensiero era assurdo, ma era anche vero che avevano dato gli Jura per scontati e, sebbene quel popolo avesse sempre dimostrato il suo appoggio, non era detto che non potesse cambiare idea.
Il gruppo proseguì in silenzio e solo quando cominciarono a udire delle voci lontane tutti si fecero più allegri: si stavano avvicinando a un centro abitato ed era ovvio che il loro percorso era momentaneamente terminato.
La città degli Jura non aveva mura, né steccati. Ai suoi confini c’erano solo fondamenta di edifici e costruttori che stavano facendo il loro lavoro: stavano tirando su delle case in muratura e legno e Arthur rimase molto sorpreso dal fatto che, da quel po’ che si vedeva, non pareva che quella tribù avesse un’architettura particolare; le strutture non erano dissimili da quelle dei Lamont, a parte essere lievemente sollevate da terra, rette con grossi pali e colonne.
Mano a mano che i nuovi arrivati passavano, la gente si fermava a guardarli; alcuni chiamavano parenti e amici, altri correvano verso il centro della città, probabilmente ad avvertire della venuta degli ospiti, e altri ancora gettavano petali e muovevano scialli colorati in saluto.
Merlin rimase a bocca aperta. Non era mai stato davvero nella città degli Jura e la quantità di persone che vedeva era decisamente superiore a quella che si aspettava. Non era certo come dai Donald, ma era comunque impressionante.
Le strade erano larghe e, sebbene fossero poco illuminate, i colori vibranti indossati dagli abitanti colpivano l’occhio come se fosse stato giorno pieno.
Arthur non poté fare a meno di controllare e notò con sorpresa che anche alcune donne erano vestite di rosso, il che cozzava con la sua teoria della schematicità dei colori che aveva formulato quando aveva incontrato Josephine e Jasper.
La folla iniziò a cantare e dei soldati si fecero vedere, tenendo alla larga la gente dagli ospiti; alcuni osservavano quello che stava accadendo dalle finestre e indicavano ai bambini la scena, le guance dei piccoli si tingevano di rosso e i loro occhi erano grandi e luminosi.
Arthur socchiuse le palpebre, vedendo qualcuno arrivare correndo.
Era un piccolo gruppo di uomini vestiti con delle lunghe tuniche scarlatte; avevano al fianco una spada, ma non sembravano aver intenzione di usarla. I loro capelli erano acconciati nello stesso modo, tempestati di gioielli, ed era piuttosto difficile distinguerli l’uno dall’altro.
Uno solo spiccava sopra gli altri: il suo abito aveva una fantasia diversa, con rilievi di fiori e piante che rilucevano alla luce del tramonto, e l’assenza di maniche mostrava dei tatuaggi che circondavano le sue braccia come nastri.
Era un uomo solido e robusto e Arthur inspirò, gettando un’occhiata significativa a Merlin, in cerca di conforto dall’istante in cui l’immagine di Percival si era sovrapposta a quella dello Jura. Il mago non parve farci caso, ma comunque si avvicinò tanto che le nocche delle sue dita potevano sfiorare quelle del biondo.
Il re sorrise e osservò meravigliato quando l’omone si inchinò profondamente.
Jacob lo fissò, confuso, e si guardò intorno, come se non capisse.
Lo sconosciuto parlò a voce alta per farsi sentire.
-Miei signori, è difficile trattenere la felicità nel vedervi fra noi. Sono Jason ottavo di Jane, il rappresentante dei sacerdoti. Vi prego di seguirmi, la nostra regina, la somma sacerdotessa, vi attende con ansia.
Arthur annuì.
-Fateci strada, dunque.
L’uomo rialzò di poco il capo, sorridendo, poi fece cenno agli altri di mettersi ai lati, in modo da aiutare i soldati a tenere la folla, e si mise in cammino.
Merlin si chinò un poco verso Jacob, mormorando.
-Non ricordavo esistesse un rappresentane dei sacerdoti.
-Non esisteva, infatti.
Il ragazzo si guardava intorno, perplesso. Deglutì, poi continuò.
-Delle case hanno un fiocco nero alla porta, alcune persone hanno ancora la luna sulla fronte sporca di pittura scura. Deve essere successo qualcosa, ma…
Jacob scosse la testa e si chiuse in un silenzio perplesso e sconvolto.
Quando uscirono dalle case, finirono in un’enorme piazza con un grosso falò spento al centro. Dietro, vi era un alto palazzo; doveva avere tre piani e, dalla forma del tetto, probabilmente aveva anche una sorta di soppalco. L’intero piano terra e parte di quello superiore erano costruiti con un materiale liscio e solido e Merlin lo riconobbe, poiché era andato di moda poco prima della guerra; oltre, invece, le mura parevano fatte di pietra ben lavorata: gli Jura dovevano aver fatto il possibile per far notare poco il cambio, ma purtroppo la linea di demarcazione fra le due architetture era ancora visibile.
Si fecero largo fra la folla, che si era fatta man mano sempre più varia.
Qualcuno stava battendo su dei tamburi e altri uomini vestiti come gli accompagnatori di Jason – anche loro sacerdoti, con tutta probabilità – uscirono dal palazzo per comporre due ali di persone.
Si inchinarono profondamente al passaggio di Merlin e Arthur, i loro volti erano di fuoco e le loro bocche piegate in un’espressione a metà fra l’euforico e il preoccupato.
Gli ospiti vennero accompagnati su per degli scaloni bianchi; le pareti erano decorate con immagini primaverili, fanciulle che danzavano, api che ronzavano e una luna sempre presente; la pittura che era stata usata sembrava luccicare alla luce del fuoco delle torce. Nel soffitto, dipinto di blu notte, erano stati incastonati dei vetri come se fossero stelle.
Merlin si guardò intorno, affascinato, e tentò di capire che cosa potesse essere anticamente quella struttura, senza però giungere a una conclusione. Era stata troppo modificata nel tempo perché fosse chiaro il suo scopo originario.
Si fermarono a dei portoni, Jason e un altro paio di uomini li aprirono. Li fecero entrare in una larga sala. L’interno era curioso, poiché degli specchi erano incastrati fra degli alberi di pietra ben intagliati e, in alcuni punti, decorati con delle tinte colorate.
Dall’altra parte rispetto all’ingresso, c’era una donna seduta su un trono e, in mano, aveva un lungo bastone fiorito.
Arthur e Merlin si avvicinarono, con Jacob poco distante, e il re mormorò al ragazzo.
-Non sembra come ce l’hai descritta. È sicuramente più giovane.
Lo Jura sbatté le palpebre e sussurrò, esterrefatto.
-Perché quando c’ero io… Non era lei…
Il re e il mago si misero di fronte alla sacerdotessa; subito dietro vi era Jacob e, dietro ancora, il resto del seguito.
I sacerdoti si misero intorno alla sala e cadde il silenzio.
La donna si alzò e si avvicinò.
Arthur sgranò gli occhi quando riuscì a vedere bene i suoi tratti: pareva Josephine, la ragazza che era venuta a portare loro l’invito. Anzi, non le assomigliava soltanto, era proprio lei!
La sacerdotessa si inchinò e la sua voce suonò limpida.
-Siate i benvenuti! È un onore per me incontrarvi, finalmente, dopo tutto questo tempo.
Il re rimase perplesso e fece per guardare Merlin, quando vide Josephine e Jasper uscire da una porta e mettersi velocemente vicino a una colonna. Arthur guardò la ragazza, poi la sacerdotessa: erano identiche.
Spalancò gli occhi, rendendosi finalmente conto del motivo per il quale qualcuno avrebbe dovuto mandare due giovani messaggeri da due ospiti che, per gli Jura, dovevano essere tanto importanti: Josephine e Jasper erano la sorella e il fratello della somma sacerdotessa.
Merlin guardò il re e gli diede piano una gomitata su un fianco, vedendo che non stava rispondendo.
Arthur si riprese e si inchinò a sua volta, ripensando a quali parole sarebbero state più appropriate.
-L’onore è il nostro; essere accolti dagli Jura e dalla loro somma sacerdotessa, madre di questa comunità, è un privilegio.
Anche Merlin si curvò in avanti; la sacerdotessa sgranò gli occhi, ma non li esortò a rialzarsi e Jacob si incupì. Qualcosa decisamente non andava.
La donna continuò.
-Il vostro arrivo è per noi motivo di grande giubilo e i prossimi saranno giorni di festa. Abbiamo organizzato banchetti e tornei per celebrare la vostra presenza, se sono di vostro gradimento.
Arthur annuì.
-Naturalmente.
La sacerdotessa sorrise un poco e tutti i sacerdoti iniziarono ad applaudire freneticamente, qualcuno incapace di non lanciare anche qualche verso di entusiasmo.
La donna alzò le mani e cadde il silenzio. Parlò con serenità.
-Sarete sicuramente provati dal lungo viaggio. Vi prego di seguire me, miei signori, per trovare i vostri alloggi, e il vostro seguito venga accompagnato da Jason.
Gettò un'occhiata a Jacob e riprese.
-In seguito, come d'accordo, il giovane Jura che vi ha così degnamente scortati fin qui potrà essere condotto dalla sua famiglia, che lo attende con molta ansia.
La sacerdotessa prese il bastone e lo batté a terra. Subito Jason si avvicinò alle guardie con altri due sacerdoti, esortandole a seguirlo, mentre Arthur e Merlin presero Jacob e avanzavano verso la donna, che venne affiancata da Josephine e Jasper. Li presentò nuovamente, spiegando che i due sarebbero stati a loro completa disposizione, e fece aprire una porta, sotto la quale passarono. 

Arthur e Merlin si coprirono il capo con dei cappucci, gli stessi con i quali erano state viste arrivare le loro guardie, e guardarono Jacob, il quale stava spiando fuori dalla finestra.
Il mago gli mise una mano sulla spalla.
-Andiamo?
Il ragazzo si grattò l’orecchio e annuì in modo quasi impercettibile.
Merlin lo spinse delicatamente via dalla finestra e i tre uscirono insieme dal palazzo, evitando accuratamente di avvertire Josephine o Jasper. Tutti sapevano che Jacob avrebbe dovuto alloggiare dalla sua famiglia e che, prima di sera, sarebbe stato lì accompagnato da delle guardie; quello che non doveva essere scoperto, era che sarebbero stati Emrys e il Re a scortarlo. Al giovane serviva un sostegno amichevole e i due erano disposti a darglielo, anche se silenziosamente.
Si diressero verso le stradine che circondavano la piazza centrale.
Il ragazzo camminava spedito per la strada, come se non avesse mai smesso di percorrere quelle vie un singolo giorno della sua vita.
Il popolo li osservava passare; venivano accolti da canti di giubilo, ma, non appena il piccolo gruppo passava oltre, si lasciavano dietro dei sussurri.
L’abitazione era non molto lontana dalla piazza e, quando giunsero a destinazione, una donna che doveva avere al massimo quarant’anni stava seduta fuori con un tavolino, ad attendere insieme a due bambine.
Jacob si bloccò, una volta vista, poi fece qualche esitante passo avanti e la donna alzò lo sguardo. I suoi occhi si ingrandirono, ma non era possibile riconoscere alcun sentimento specifico sul suo viso.
Udirono una finestra sbattere e qualcuno gridare da dentro la casa “È Jacob, è tornato Jacob!” e, poco a poco, altre fanciulle uscirono dall’edificio. Erano cinque in totale, la più piccola doveva avere circa l’età di Lenore, ed erano vestite di celeste, tranne una, il cui abito era bianco e rosso.
Dei passanti si fermarono a guardare e qualcuno, probabilmente, stava osservando la scena dalla finestra.
Jacob si girò verso Merlin, il quale gli fece cenno con la mano, e Arthur fece un passo avanti, come per spingerlo a muoversi.
Il ragazzo sospirò a fondo e avanzò, fino a stare poco distante da colei che doveva essere Joanne.
-Mamma…
La donna lo guardò a labbra strette per un secondo.
Nel silenzio era perfettamente udibile il suo respiro pesante.
Lo osservò dall’alto in basso, esaminandolo… prima di alzare la mano e dargli uno schiaffo.
Arthur spalancò gli occhi, non attendendosi una tale reazione, e si guardò intorno, ma dalle espressioni di tutti i presenti, Jacob compreso, pareva che la cosa non destasse sorpresa.
La donna rimase con la mano aperta per un attimo e mormorò qualcosa che parve un “Come ti sei permesso?”, poi si girò e andò velocemente dentro casa, esortando le figlie a fare lo stesso.
Solo due, le più grandi, rimasero fuori e, non appena le più giovani, a capo chino, si allontanarono, si gettarono sopra il fratello.
-Sei tornato!
-Ti credevamo morto – madre della terra! – ti credevamo morto!
Le due fanciulle lo strinsero forte e Jacob, dopo un attimo di confusione, allungò le braccia per cingerle a sua volta. Le loro voci erano scosse e roche. Il ragazzo mormorò i loro nomi.
-Julia… Joy…
Arthur e Merlin si avvicinarono lentamente, vedendo il gruppo che si era creato di persone che volevano osservare la scena sciogliersi per tornare ognuno ai propri compiti.
La ragazza più grande si asciugò gli occhi con le maniche e si mise a sistemare i capelli del fratello, parlando velocemente.
-Quando è venuta Josephine di Jennifer a dirci che ti avevano trovato, sai, non ci potevamo credere; mamma fa così, sai com’è fatta, ma è da quando ha saputo che saresti venuto che non ha fatto altro che sistemare il tuo letto, lavare i tuoi vecchi vestiti e cercare la carne di maiale migliore per fare quell’arrosto che ti piace tanto. Perché ti piace ancora l’arrosto di maiale, vero? Con quella salsina e… Ma questo è un livido? Madre, non sapevo che anche gli altri popoli facessero i tornei! Dove sei arrivato in classifica?
Jacob rise piano.
-Non era un torneo.
-In che senso “non era un torneo”?
Il ragazzo scosse la testa, dicendole che le avrebbe spiegato poi, e si rivolse alla più piccola, che gli donò un largo sorriso, nonostante le lacrime che le rigavano le guance.
Jacob trattenne un singhiozzo e la osservò con gli occhi lucidi. Lei fece una giravolta, facendogli vedere come la gonna scarlatta si allargava a ruota.
Il fratello le prese le mani e ne accarezzò il dorso con i pollici.
-Joy… Da quanto…?
Il sorriso della ragazza si fece più gentile.
-Questa è la prima volta, terzo giorno. È arrivato un po’ in ritardo rispetto alle altre, ma alla fine è giunto anche il mio momento. Sei arrivato in tempo.
Jacob si passò il dorso della mano sugli occhi.
-Se l’avessi saputo ti avrei portato un regalo più importante…
Joy alzò le spalle.
-Sei qui per la festa, per quel che mi riguarda è il dono migliore che mi sia stato fatto.
Il giovane Jura, un po’ tremante, la abbracciò nuovamente e lei rise, mormorando.
-E poi mi sono potuta vantare con le altre che proprio mio fratello, fra tutti, è considerato una persona importante da il Re in eterno! Una bella rivincita!
Jacob rise forte e l’altra sorella, che doveva essere Julia, si portò la mano alle labbra. Avanzò, prendendo un braccio del fratello, mentre Joy prendeva l’altro, e iniziarono a portarlo verso casa.
Julia riprese a parlare con rapidità.
-Sì, infatti vogliamo assolutamente sapere come li hai conosciuti. Ma meglio che parti dall’inizio, da quando sei fuggito, perché, davvero, non se lo aspettava nessuno e credevamo fossi finito in uno degli acquitrini o chissà cosa! Che posti hai visto? E che intendevi dire prima, che non si fanno tornei fuori di qui? È vero quello che si dice sulle donne straniere? Uh, ed è vero che fanno pochissimi figli?
Jacob rise e si girò a dare uno sguardo ad Arthur e Merlin, che erano rimasti a guardare. Fece loro cenno con la mano e Julia si voltò, iniziando a chiedere.
-Sono altri accompagnatori? Li ho visti di sfuggita quando siete entrati nel palazzo, non dovrebbero proteggere il Re e Emrys? Oooh, non mi dire che sei così importante? Ah, deve essere un bel colpo per quell’idiota di Jada, ma se lo merita.
Merlin ridacchiò e salutò a sua volta, calcandosi di più il cappuccio sul capo, e quando lui e Arthur videro Jacob venire, finalmente, trascinato dentro casa, rimasero un attimo a fissare la porta, prima di andarsene.

Note di Elfin
Buongiorno buongiorno :3
Ieri mi sono messa a fare la lista di cose che devo dire per far in modo di non perdermi nulla e sembrano un'infinità D: Eppure nella mia mente sembra tutto così compatto T-T
Vabbuò, quanto mistero in questo capitolo XD Ditemi le vostre teorie ;)
Tanto perché uso queste note quasi come se fossero un diario, vi dirò che purtroppo ho perso il quadernino con le mie liste di cose da fare prima di morire :( Avevo fatto la prima a 13 anni e l'ho finita a 15, la seconda finita a 18 e da allora ne ho fatta una seria, che è quella attuale e che è andata persa. L'ho rifatta, ma mi sono persa tutte le date precise e ora molte cose hanno solo il mese e l'anno o, addirittura, solo l'anno. Un paio hanno un punto interrogativo T-T Pazienza per le prime due liste, che erano state fatte apposta per chi ha un'indipendenza tendente allo 0 ed erano piene di cose facili facili e che potevo fare a quell'età (ES: "Prendere 10 a un compito di fisica", "Prendere un autobus che non si conosce e rimanerci sopra fino ad aver fatto il giro intero, compresi i due capolinea", "Fare un puzzle da più di mille pezzi" e cose così), ma quest'altra era importante. Inoltre ho dovuto riscrivere tutte le varie sub-liste: una delle cose è "Leggere tutte le opere di Agatha Christie" e, ovviamente, per tenere il conto, ho dovuto scrivere tutti i titoli... Non finivano più! Oppure "Visitare tutte le capitali europee" e giù di lista. "Mangiare questi 100 cibi" e giù di lista. Mo' se ritrovo quella vecchia non so che faccio.
In compenso ci ho anche messo "Finire Revolution Roots", già che c'ero, ahahah XD
Tornando a noi, ringrazio sentitamente tutti coloro che hanno recensito lo scorso capitolo, accogliendo gli Jura *^* Parlo di dreamlikeview, royal_donkey e lilyy, che ha recuperato magistralmente tutti i capitoli persi <3
A domenica prossima!
Kiss

 

   
 
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