Non vi dico niente! ^-^ Leggete e
ditemi cosa ne pensate!
Bhè i personaggi non appartengono a me ma io li prendo in prestito per
strapazzarli un pochetto come mi pare. Attenzione: yaoi!!!! Ma solo poco
pochino(che emozione la mia prima yaoi!^_^) Yaoi no lemon, solo sentimenti.
Vi avverto che forse ho scritto in modo esageratamente sentimentale o inadatto
al personaggio,
ma qst ff è venuta così!!
Capitolo 1: Infanzia (prima parte)
(ovviamente è tutto inventato da
me, dai nomi alle date!)
Apro gli occhi, i raggi del sole? No non è il sole, è una lampadina, sì, una
luce elettrica, fredda come il ghiaccio qui in Russia. Da quando tre giorni fa
sono uscito dall’orfanotrofio a San Pietroburgo non vedo più il sole. Peccato
il sole mi piaceva e poi la signora Lydia diceva sempre che per dei bambini di 6
anni come me serve tanta aria aperta e cibo sano.
Qui il cibo ce lo danno al contrario dell’orfanotrofio e non devo neanche più
rubare e farmi picchiare dai proprietari di negozi e bancarelle.
Cosa c’è qua? Il mio bey! Lo considero un vero e proprio portafortuna, sì
perché l’ho rubato con gran facilità! E’ come un amico, l’unico amico
anzi anche se non riesco bene a definire la parola amicizia.
La porta davanti al mio letto si apre, un’altra luce nella stanza ma questa
luce è oscurata da un’ombra. E’ l’uomo che mi ha portato qui?
”Bene, d’ora in poi sarai uno dei miei blader, vedendo come sei abile con il
bey ho deciso di allenarti qui a Mosca, nel mio monastero. Quel Beyblade è
molto bello, dove l’hai trovato?”
Tremo impercettibilmente, quell’uomo dai capelli viola mi fa paura e cosa mi
farà se scoprisse che ho rubato il bey?
”Allora, aspetto una risposta!” La mia bocca si apre ma non ne esce fuori
niente, mando giù un po’ di saliva e ci riprovo “L’ho rubato,signore”
Uao, la voce non mi trema e così sembro anche sicuro di me.
”Come immaginavo” mi squadra dall’alto al basso “Bene, mettiamo subito
in chiaro una cosa, qui tu ti allenerai duramente per diventare un vero blazer.
Dovrai portarmi sempre obbedienza perché IO ti ho tirato fuori da quel buco in
cui vivevi e sempre IO ti farò diventare qualcuno! Siamo intesi?”
”Si signore” Cavolo la mia voce si affievolisce…
”Bene e ora Yuri Ivanov seguimi, ti mostrerò quelli che saranno i tuoi
programmi d’allenamento e le regole da rispettare in questo onorevole
monastero.”
”Signore…” Credo che la prossima volta che parlerò non ci riuscirò
proprio tanto è fievole la mia voce, non mi sembro neanche io, io che ero il
bulletto dell’orfanotrofio!
”Dimmi Yuri che c’è?”
”Io..avrei..ecco..” il brontolio del mio stomaco mi toglie dall’imbarazzo.
”Mangerai quando sarà ora”
Sospiro rassegnato, speriamo che non siano gli stessi orari dell’orfanotrofio:
mezzogiorno, il mezzogiorno del giorno dopo, alcune volte sera….uffa.
Entriamo in una stanza accogliente, ma non ci sono finestre in questo monastero
del caxxo?
Barcov si siede dietro una scrivania di mogano e io non sapendo che fare resto
in piedi a guardarmi intorno. In quel momento Barcov preme un pallino giallo
vicino alla scrivania e un quadro si sposta di lato mostrando un video. Io
faccio un balzo indietro spaventato, le macchine sofisticate le conosco solo
attraverso le parole dei ragazzini ricchi che prendevano in giro noi orfani.
”Signore questo è il ragazzo di cui le avevo parlato, Yuri Ivanov, ha buone
probabilità di superare gli allenamenti, le invio i suoi dati. Ha 6 anni ed è
nato il 25 dicembre, è stato abbandonato davanti all’orfanotrofio Blakovòn
di San Pietroburgo il 7 gennaio. Vissuto all’orfanotrofio fino all’8 agosto
di quest’anno. Il ragazzo sembra sano ma presto gli faremo una visita medica
adeguata...”
Continua a parlare di me e adesso inizia a parlare del mio bey eccetera
eccetera, io mi sto annoiando a morte e incomincio ad avere fame su serio.
Dopo poco tempo chiude il quadro-video e chiama una di quelle guardie nere tutte
incappucciate.
”Porta il ragazzo alla sala addestramento”
”Si signor Barkov” Mi prende per un braccio e mi porta fuori dalla stanza
chiudendo la porta dietro di se. Il corridoio mi sembra interminabile ma
finalmente arriviamo ad un portone di legno che la guardia apre inserendo un codice.
C’è della luce, ci sono dei ragazzi come me con dei beyblade. La guardia mi
porta da un’altra guardia che mi sembra sia un suo superiore “E’ Yuri
Ivanov”
La seconda guardia inizia a sfogliare un quaderno e si sofferma su lacune
pagine, poi congeda la prima guardia e se ne va lasciandomi solo e spaesato.
I ragazzi stanno provando le modalità di lancio “780 . 781 . 782 . 783..”
non sembrano divertirsi come quando mi divertivo io con il mio bey.
La guardia torna con un dispositivo di lancio me lo porge e mi butta
(letteralmente) nel gruppo degli altri dicendomi di fare come loro.
Io mi ingarbuglio con i movimenti e la guardia ferma i ragazzi intorno a me.
Com’è strano, capisco che condividerò lo stesso destino di questi ragazzi ma
non riesco ad usare un “noi”, per me sono ancora “io” e “loro”.
“Ricominciate da capo. Ivanov veni qui, anche tu Hiwatari.”
Mi avvicino alla guardia e scorgo dietro di me una figura nera. Avvicinandosi
alla luce vedo che è un ragazzo della mia età con un cipiglio serio. Si mette
a squadrarmi e io arrossisco istintivamente. E’ vestito in modo strano, ma
forse i suoi vestiti sono allo scopo di incutere timore, e su me hanno effetto.
”Kei, mostra a Yuri come sono i movimenti giusti.” Ha proprio sputato il mio
nome come se gli brucasse sulla lingua. Kei Hiwatari, sempre impassibile, mi
strappa dalle mani il dispositivo di lancio e mi mostra la giusta posizione. La
guardia ci lascia soli (per quanto si può essere soli in 50!). Chiudo gli occhi
per la vergogna mentre il mio stomaco inizia rumorosamente
a chiedere cibo e miracolosamente Kei mi guarda con occhi divertiti, ma
se ci penso bene potevano anche essere sprezzanti. Lo strano bambino dai capelli
grigi mi prende un mano e appoggia il dispositivo per il bey, lasciandomi solo e
tornando dagli altri a completare l’esercizio.
Inizio anch’io, con un po’ di difficoltà, ma poi mi ci abituo e seguo gli
altri spedito. Sinceramente non ho capito bene cosa mi è successo nell’ultima
settimana.
Prima vivevo all’orfanotrofio, poi l’uomo dai capelli viola mi ha visto
giocare a beyblade in una stradina deserta di San Pietroburgo e infine mi viene
ad “adottare” credo che si possa dire così, o più semplicemente mi porta
qui, ormai ho smesso di farmi false speranze sulle famiglie e sulle adozioni.
La massa di ragazzini sta contando “924 . 925 …..” il mio braccio va in
fiamme portandosi dietro la spalla e il polso. Vorrei fermarmi ma la guardai è
tornata e non credo che si addolcirebbe se le dicessi che non mi sento più gli
arti superiori o che è da ieri mattina che non mangio decentemente!
Si perché da quello che ho capito, qui si mangia molto ma io non volevo
mangiare quando mi hanno portato via il bey per “studiarlo”, come me ne
pento ora!
Oppure potrei chiederle di fermare questa stanza che mi ruota vorticosamente
attorno o potrei dirle che se aspetta ancora un po’ il mio viso andrà in
fiamme e mi metterò a piangere!
”1005 . 1006 . 1007…”
Farfalline colorate mi danzano davanti agli occhi, appoggio una mano a terra, ma quando ci sono finito a terra? Non me ne sono accorto. Sento una voce ma è distante e coperta dal rimbombo nelle mie orecchie. Quelle dispettose farfalline iniziano a correre più velocemente intorno a me e mi coprono la vista. L’ultima cosa che sento è il gelo del pavimento sulla mia calda fronte.Il resto è buio.