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Autore: Sia_    12/07/2020    5 recensioni
Grisam si stacca in quel momento, la mano che prima era ancorata al fianco della giovane ora le sposta una ciocca di capelli dietro l’orecchio, “Sono davvero contento che tu sia venuta.” le sussurra, sapendo alla perfezione cosa l’ha ancorata a terra negli ultimi mesi: è Jim – è che Jim non è ancora tornato come promesso.
Vaniglia sorride, alzando gli occhi per incontrare quelli del giovane, “Anche io, anche io.”
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Grisam Burdock, Jim Burium, Pervinca Periwinkle, Vaniglia Periwinkle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E se non tornasse? 


Storce il naso, mentre un raggio di sole la colpisce in pieno volto e la costringe a socchiudere gli occhi, “Non tornerà.” sbuffa, spostando una ciocca di capelli dietro l’orecchio con meccanicità. I piedi scalzi si scontrano con il tappeto verde in mezzo alla stanza, mentre il vestito le ricade leggero sulle cosce biancastre. Troppo bianche, decisamente troppo bianche per quell’estate secca.

Pervinca, sdraiata sul letto, lascia scappare un pesante sospiro, “Tornerà.” ha i capelli sparsi un po’ ovunque su quel suo cuscino, le guance arrossate per tutto il sole che ha preso il pomeriggio in giro con Grisam, le labbra che hanno ancora l’ombra dei loro baci sulla scogliera. 

Vaniglia si convince di chiudere gli occhi, appoggiando il capo allo schienale della sedia, lasciandosi andare del tutto alla scomodità. Le si sarebbe potuto conficcare anche un pezzo di legno nel corpo pur di mettere fine alle sue pene, perché è così maledettamente stanca di passare le sue giornate ad aspettare, “E se non tornasse?” le sue labbra si aprono appena, è un sospiro quello che ne esce, mentre il vestito le ricade fino sotto alle ginocchia e i piedi le si staccano dal tappeto e si puntano al parquet con i talloni. 

 

Vaniglia si mordicchia il pollice della mano destra con impazienza, con la sinistra tiene stretta la borsa che si porta dietro ogni volta che esce. I capelli, ancora più lunghi, le ricadono pesanti sulle spalle e si attorcigliano in boccoli a metà della schiena. Sente i suoi amici che urlano qualche passo più lontano – sono così avanti, la superano almeno di venti metri, e li saluta con un breve movimento della mano. Li raggiungerà prima o poi, si metterà anche lei a correre prima o poi. 

L’occhio le cade verso il mare, la brezza marina che le riempie le narici come una firma senza autore le fa venire una strana voglia di sorridere. Pervinca, se solo fosse lì, si metterebbe a guardarla stranita: saranno ormai sette mesi che Babù ha smesso di sorridere in quel modo. 

Si ferma, le ginocchia che bruciano sotto quel sole del pomeriggio, la fronte che è un po’ sudaticcia a causa del caldo, ma è come se il mare le fosse già accanto, come se la stesse bagnando già le dita dei piedi: lava via anche lo sporco che non ha addosso. Lava via, tra tutte le cose, anche tutta quella stanchezza dell’attesa. 

“Vì mi ha detto di riferirti che se non ti sbrighi ti viene a prendere lei e ti butta in mare completamente vestita.” Grisam le spunta a fianco, un leggero sorriso sulle labbra gli colora il volto. 

Babù si lascia scappare una breve risata, mentre le sue pupille si perdono nella distesa di mare che ha davanti agli occhi, “Ci deve solo provare.” si affretta a dire, smuovendo i capelli da un lato del capo. Appoggia entrambe le mani alla staccionata di legno e, mentre la borsa le ricade sul polso, si issa sulle punte per prendere un respiro a pieni polmoni, “Mi ero dimenticata quanto bello fosse qui.” 

Grisam le appoggia una mano sulla spalla, la stringe a sé e il capo di Vaniglia gli ricade sul petto, “Sono contento che tu sia venuta, allora.” Babù si concede trentacinque secondi, solo trentacinque secondi per annusare il profumo di lavanda che il ragazzo emana, mentre sente le dita del giovane che si incastrano con i suoi lunghi capelli. 

“Pervinca ha insistito.” sottolinea, con un breve sorriso che le riempie le labbra sottili, “Sai che sa essere particolarmente convincente.” 

Grisam ride, la sua mano si sposta dalla spalla e ora le cinge il fianco, mentre si mette ad osservare la distesa d’acqua, “Così mi hanno riferito.” 

Rimangono zitti per qualche secondo, loro due, cullati dal suono delle onde che si infrangono sulla sabbia qualche metro più in basso e dalle urla felici dei loro amici già arrivati sulla spiaggia. Vaniglia, oltre ai quei suoni, sente battere sotto la tempia il cuore del giovane: ogni battito che ascolta, è una sicurezza in più. Grisam, negli ultimi anni, è diventato quella cosa che sa un po’ di casa senza esserlo: anche ora che la guerra è finita, non hanno smesso di farsi da spalla l’uno con l’altro, di esserci incondizionatamente l’uno per l’altro. 

Babù ha scoperto, ad esempio, che il giovane è una presenza fondamentale nella sua vita, non solo perché rende Pervinca immensamente felice, ma perché lei stessa si sente al sicuro: Grisam è stato un punto fermo per non perdersi, in quei mesi di solitudine, Grisam è stato ciò che nessuno è mai stato per lei. E Vaniglia, a suo modo, è stata un porto a cui attraccare per il giovane, che per tanti mesi ha pensato di non avere più niente una casa, degli amici, l’amore della sua vitaBabù gli ha ricordato, con quei semplici sorrisi che le riempiono il viso, che mai niente è perduto, che perfino nelle disgrazie c’è qualcosa a cui aggrapparsi. 

Grisam si stacca in quel momento, la mano che prima era ancorata al fianco della giovane ora le sposta una ciocca di capelli dietro l’orecchio, “Sono davvero contento che tu sia venuta.” le sussurra, sapendo alla perfezione cosa l’ha ancorata a terra negli ultimi mesi: è Jim è che Jim non è ancora tornato come promesso. 

Vaniglia sorride, alzando gli occhi per incontrare quelli del giovane, “Anche io, anche io.” 

Pervinca li interrompe: i pantaloni tirati in alto fino ai polpacci, le mani appoggiate ai fianchi con fare combattivo e un ghigno sul volto così grande che basta a spaventare entrambi, “Sapete, vero, che sono in grado di lanciare in acqua entrambi simultaneamente?” chiede divertita.

“Non abbiamo bisogno di dimostrazioni, stiamo arrivando.” Grisam ride, staccandosi da Vaniglia per incamminarsi verso la sua ragazza. È un attimo, appena si trovano le loro mani si fondono insieme e chissà dove iniziano le dita di uno e quelle dell’altro. Babù sorride, li guarda dal suo posto mentre si inseguono procedendo di corsa verso la spiaggia. 

Ha ancora le mani appoggiate alla staccionata, il viso che ora corre di nuovo alla distesa di acqua e i pensieri che prendono letteralmente il volo: si chiede, quando il blu del mare diventa dell’esatto colore degli occhi di Jim, dove sia finito, se la pensi ancora. Se, prima di andare a dormire, le racconta la sua giornata come se fossero stesi insieme, se la mattina la immagina fare colazione con la marmellata che le sporca persino il naso, se si ricorda il colore dei suoi lunghi capelli.

Le mani si alzano e si abbassano un paio di volte sul legno, mentre si impone di non pensarci più: non avrebbe fatto tornare Jim quel pomeriggio, non sarebbe stato così presente come la sua infinita collezione di gomme che tiene nel reparto segreto della scrivania, Jim non sarebbe stato come la luce della sua magia. Incrocia le dita dietro la schiena, riprendendo a camminare verso la spiaggia, mentre la borsa le sbatte contro le gambe. Quando raggiunge finalmente la sabbia calda, solo Pervinca la sta ancora aspettando fuori dall’acqua: sta giocando con una manciata di granelli, se li passa sul palmo e li muove con l’indice per grattarsi la pelle, “Credevo ti avessimo persa.” 

“Mi sono fermata a pensare.” si accovaccia a fianco della sorella, le mani che tengono ancorate il vestito alle cosce delle gambe, mentre un breve venticello le muove le punte dei capelli. 

Pervinca si gira a guardarla: è quasi come specchiarsi la mattina, solo che quella versione è molto più elegante dei suoi capelli che sono sparsi sempre ovunque senza un senso, “Ti ha chiesto la mano, è difficile che non torni.” le sussurra avvicinandosi e sfregando la punta dei loro nasi, “Tornerà, vedrai che torna.”

 

A Vaniglia è capitato un mondo di volte di piangere, secondo Pervinca la sorella piange persino troppo: se cade il petalo di una rosa, se un gatto non riesce a saltare come dovrebbe, se un bambino la saluta per strada con il volto paffutello. 

Oh, ci risiamo.” Vì alza gli occhi al cielo, prendendo il libro dalle mani della sorella e sedendosi al suo fianco, “Cosa è successo?” 

Vaniglia scuote il capo, si appoggia al petto della sorella per cercare conforto e si rifiuta categoricamente di parlare. Le sue dita si stringo sulle braccia di Pervinca, che s’addolcisce alla fine e le accarezza i capelli del color del pane, “È qualcosa che hai letto sul libro?” le chiede premurosa. 

Babù annuisce appena, tirando su con il naso e stringendo gli occhi, “Quante volte ti ho detto che non fa bene leggere romanzi rosa, che poi mi diventi tutta… Beh, così.” la indica, mentre un sorriso caldo le nasce sul volto. 

Se Vaniglia avesse le parole, ora le direbbe che non c’è nulla di male a leggere quello che legge e non c’è nemmeno niente di male ad essere così. E se avesse il coraggio, le direbbe anche che non è solo per il libro, ma che sta piangendo anche per un mucchio di altre cose e che, il mucchio di altre cose, sono solo Jim. 

A volte aspettare diventa come una ferita aperta, quando ci si mette sopra il sale: brucia così tanto che il mondo sembra capovolgersi e ha paura che non torni più come prima, come se di sera nascesse il sole e di mattina scendesse la luna, come se tutto non fosse più quello che è. Sono quasi cinque anni che aspetta, ogni giorno fa sia più male, che meno male: si è dimenticata, con il tempo, della sensazione che si prova ad avere Jim a fianco, delle loro mani che si cercano silenziose, dei loro sorrisi e delle loro chiacchiere sporadiche, ma allo stesso tempo la sua mente ha creato almeno sette universi in cui gli parla, in cui lo tocca, in cui lo bacia, “Quando me lo dici, tu credi davvero che tornerà?” glielo chiede con straordinaria calma, mentre il suo cuore le si spezza nel petto. 

Pervinca le intima di alzarsi e, quando sono alla stessa altezza, le accarezza la guancia con un dito, “Certo che ci credo, sono sicura.” afferma con convinzione, “E se provasse anche solo a farti aspettare troppo, andrò a prenderlo con le mie stesse mani.” Vaniglia adesso sorride, anche se dentro sente qualcosa che non va a posto: è che ha già aspettato troppo.

 

Hanno quattro teste e quindici gambe i suoi incubi. 

Parlano tre voci diverse i suoi incubi, quando vengono a darle fastidio di notte. 

E tutte e tre, a cadenze regolari, le vengono a dire che non tornerà. Che Jim s’è dimenticato, che ha trovato un’altra con dei capelli più luccicanti, con una risata più pura, con… Qualcuno che lei non è e che non sarà mai, ecco chi s’è trovato il suo Jim. 

Scuote il volto, mentre sposta gli occhi sulla finestra aperta e si gratta il braccio con fare stanco, rallentato. È già la seconda volta che si sveglia quella notte e ogni volta le stelle le sembrano più luccicanti, le sembrano come la poesia che ha letto qualche mese fa sul suo libro di scuola. Una firma nel cielo eterna, come una promessa. Come la promessa che Jim le ha fatto, quello sono le stelle che vede in cielo. Ognuna è una lettera, compongono all’infinito costellazioni che dicono solamente “tornerò”. E anche se i suoi mostri hanno tutte quelle teste, tutte quelle gambe e tutte quelle voci, il suo amore vale più della loro somma, supera perfino l'immensità della loro distanza.  

 

Tornare presuppone che in un posto si è già stati e che quel posto sappia un po’ di casa. 

Casa per Jim vuole dire il colore del pane, vuole dire l’odore dei garofani, vuole dire una scintilla di magia. Casa per Jim sono due braccia, due gambe e un sorriso che ha ha la capacità di colorare persino i cieli durante un’acquazzone estivo. Casa per Jim è Vaniglia, lo è stata anche prima di esserlo, ecco che è Vaniglia. Per questo le ha detto che sarebbe tornato – tra le sue braccia, in un posto che ha già visitato e che è l’unica casa che vuole. 

“Oh, sei già tornato.” il sorriso di Vaniglia riempie il salotto di quel colore che ormai conosce da anni: ha la sfumatura dei tramonti.

“Ho finito di lavorare prima del previsto.” le si avvicina e la bacia come se fosse il primo bacio che si sono scambiati: con la stessa intensità, con la stessa passione, la stessa voglia, “Volevo farti una sorpresa.” 

 


 

Oh boy. 
Saranno almeno otto anni che non pubblico storie su questa sezione. Ho dimenticato le mie origini, ho dimenticato tanto di quello che sono stata, ma Jim e Vaniglia sono sempre un po' casa: in qualche modo anche io sono tornata. Scrivere qualcosa qui fa strano, è tutto così cambiato, maturato, migliorato ed è come vedere il mondo con occhi diversi. Fairy Oak è per me ciò che Babù è per Grisam, un porto sicuro in cui andare quando mi perdo, quando non ho più nulla. Questa saga è davvero davvero tanto, Elisabetta è una stella e con il passare del tempo ho anche trovato il coraggio di scriverle e ringraziarla per essere stata la miccia che ha acceso in me la passione per la scrittura: sono due creature magiche, ecco che sono. E quindi qui ringrazio di nuovo un po' lei per aver creato questo universo e un po' che si ferma qui a darmi una possibilità. 
Grazie infinite, 
Sia 


 

   
 
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