Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Duchessa712    13/07/2020    1 recensioni
-La canzone dell'amore perduto, che parla soprattutto di promesse infrante e sogni spezzati, di un tradimento così grande da portare quasi alla follia-
-No, mia signora, non la conosco-.

Ad Approdo del Re, Sansa è sola, senza famiglia, senza amici, ostaggio dal valore inestimabile, il giocattolo preferito di Re Joffrey.
Ma cosa succede quando trova un'improbabile alleata proprio in Cersei, che nasconde più di un segreto e possiede ancora un cuore e una coscienza?
Cosa succede quando nessuna delle due è più capace di prevedere cosa accadrà, proprio nel momento in cui c'è il rischio di perdere tutto?
Fino a che punto saranno disposte a spingersi la Lupa e la Leonessa per proteggere se stesse e lo strano sentimento (pietà? comprensione? amicizia? amore?) che nasce, prepotente ed esplosivo e pericoloso tra di loro e sembra legarle sempre di più l'una all'altra?
(La storia, eccetto il primo capitolo, inizia dopo la morte di Ned e prima che Myrcella parta per Dorne.
Come penso si sia capito da questa introduzione i personaggi, Cersei in particolare saranno OC).
(Sansa/Cersei)
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash, Crack Pairing | Personaggi: Cersei Lannister, Sansa Stark
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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IV atto

Faceva freddo, come poteva farne solo a Grande Inverno durante bufere particolarmente violente, quelle che spaventavano Bran a causa del vento che sbatteva contro le porte e le finestre, che facevano stare sveglia Arya con occhi brillanti e assorti e che facevano sognare lei di un cavaliere che stava sfidando il tempo per andare dalla sua dama.
Doveva essere a casa. I mesi di prigionia dovevano essere stati solo un brutto incubo, uno che avrebbe raccontato a suo padre e sua madre e non a sua sorella, che l'avrebbe spesa in giro per settimane.
Doveva solo aprire gli occhi e si sarebbe trovata al sicuro, Cersei e Joffrey figure sempre più sbiadite nella sua memoria.
Faceva veramente troppo freddo e la cosa iniziava a darle fastidio.
Poi lo sentì, un calore gentile che partiva dalla sua mano e si irradiava per tutto il corpo in dolci ondate che sembravano riportarla alla vita dal profondo dei Sette Inferi.
Lady, pensó. È Lady che dorme accanto a me, è il suo corpo quello che mi sta riscaldando.
Invece, quando aprì gli occhi fu abbagliata dal sole, l'indizio che decretava la fine del sogno e il ritorno dell'incubo.
Le lacrime bruciavano ma le ricacció indietro. Non aveva più senso piangere. Doveva solo aspettare e avere fiducia.
Sbatté piano le palpebre e riprese coscienza di dove fosse, di cosa era successo, della testa di suo padre sui gradini del Tempio, di Arya sparita e non ancora trovata. Forse era meglio così. Sua sorella in un covo di serpenti come la Fortezza Rossa non sarebbe stata capace di non fare sciocchezze, di adattarsi e sopravvivere.
Provò a mettersi a sedere quando si rese conto che il calore che aveva avvertito nel sonno rimaneva, anzi, era ancora più presente.
Trovó una mano che stringeva la sua e, sollevando il capo, il volto indecifrabile di Cersei Lannister.
-Come ti senti? -, le chiese la Regina con voce roca, e Sansa lo notava solo adesso, gli occhi rossi. Aveva pianto? per lei? No, probabilmente era successo qualcosa, qualche notizia dal fronte, di Ser Jaime, magari.
-Che cosa è successo? -
-Dopo che sei svenuta sei rimasta incosciente per un giorno intero-.
Un giorno intero.
L'ultima cosa che ricordava era l'armatura della fedele Guardia di Joffrey che, al sole, splendeva come l'oro dei Lannister, come i capelli del Re stesso.
-Hai battuto la testa, ma ora che ti sei svegliata dovresti stare bene-.
C'era qualcosa nel suo tono e nei suoi occhi che metteva Sansa a disagio. Con chiunque altro avrebbe detto "colpevolezza", ma Cersei...?
Però ti ha salvata da una morte quasi certa.
-Sto bene, Altezza. Non c'è bisogno di preoccuparsi così per me-. Abbozzó un sorriso che faceva male al volto.
Cersei se ne accorse e le fece segno di tornare a sdraiarsi, che l'avrebbe lasciata riposare.
Aveva già un piede fuori dalla porta quando, con un roteare teatrale di gonne, si voltò e, con la massima serietà, le disse, anzi le ordinò-La prossima volta che succede non voglio venirlo a sapere dalle cameriere. Vieni da me-. Dopo un secondo di silenzio e con enorme fatica sussurrò, quasi nella speranza che Sansa non la sentisse, - Ho parlato con Joffrey ma temo che non servirà a molto se non a nulla-.

Aveva davvero parlato con Joffrey, che era stato zitto ad ascoltarla e poi era esploso in una sequela di sciocche lamentele più adatte a un bambino che a un Re, a minacce che si sarebbero potute trovare sulle labbra di un folle, su quelle di Aerys, e ancora una volta si chiese dove avesse sbagliato.
Aveva impiegato due ore a calmare suo figlio, guadagnando mal di testa e mal di gola, e la salvezza di Sansa, mormorò una voce nella mente che somigliava troppo a quella di Jaime.
E la salvazza di Sansa, che ancora non capiva perché importasse tanto.
Ti ricorda te stessa.
Si, ma Sansa aveva qualcosa che lei non aveva: la speranza di uscire da quella situazione, e lei aveva qualcosa che Sansa non aveva: la sicurezza di non essere sola, perché Jaime avrebbe ucciso Robert come aveva ucciso Aerys, sarebbe morto per lei, perché erano la stessa persona, perché erano uno l'ombra dell'altro da che erano nati.
E adesso anche Jaime non c'era, prigioniero di quei barbari, magari ferito, di sicuro trattato in maniera che non era consona al Leone dei Lannister, alla sua controparte splendente di oro e di sole.
Pensando a Jaime sentì il cuore stringersi in una morsa, la stessa sensazione che aveva provato vedendo Sansa ai piedi del Trono di Spade e stesa immobile, quasi morta, su quel letto.
Da quando aveva iniziato a preoccuparsi per la sua prigioniera e per il suo gemello allo stesso modo? Da quando aveva iniziato a metterli sullo stesso piano? Perché, poi, avrebbe dovuto farlo?
Lady Stark è bella.
Sì, concesse lei alla sua coscienza, é bella. Più bella di sua madre, di quell'animaletto selvatico che era sua sorella, più bella della zia incoronata Regina di Amore e Bellezza.
Più bella di lei.
Poi ne arriverà un'altra, più, giovane, più bella, a distruggerti e portarti via tutto ciò che hai di più caro.
No! Non sarà lei.
Il pensiero la riempiva di una strana agitazione, un preannuncio della fine, una strana malinconia al pensiero che fosse la piccola e incantevole Sansa a distruggerla.
L'aveva davvero definita incantevole?
Lo era, anche con gli occhi gonfi di lacrime e il corpo gonfio di lividi e l'animo gonfio di dolore e il cuore gonfio di odio.
Lo era, con le labbra carnose macchiate di sangue, la speranza negli occhi come una luce spezzata e persistente.
Lo era e lei avrebbe voluto conoscere il sapore di quelle labbra, la consistenza del suo corpo, i suoi pensieri più reconditi custoditi dal sangue del lupo.
Aveva scoperto presto di essere attratta dalle donne, oggetti da usare per prendersi una debole rivincita su Robert, cameriere spaurite da cui non permetteva di essere né svestita né toccata, perché i diamanti che celavano le sue vesti rosso e oro potevano saperli solo lei, Robert e Jaime.
Sansa era bella, era fragile, non era pura, e se fosse finita nelle mani di Joffrey avrebbe avuto una notte di nozze peggiore della sua, non avrebbe avuto i figli a impedire di gettarsi dalla Fortezza Rossa.
La voleva da conoscere, da proteggere, da amare, da possedere.
La voleva e basta, e Cersei Lannister otteneva sempre ciò che desiderava.
   
 
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