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Autore: Btsuga_D    15/07/2020    2 recensioni
[COMPLETA] Nello slang giovanile, "Hook-up" é il famoso rimorchio senza impegno. L'accordo riguarda la possibilità di fare sesso senza che ci sia un sentimento sottostante. Suga, famoso Idol e rapper del gruppo BTS, è conosciuto per le sue "scappatelle di una notte" con le sue fan. La sua regola numero uno: tutto è concesso, tranne i baci sulla bocca. Per delle sfortunate circostanze, Kang Yorin è costretta a dover andare ad un fan-sign dei BTS al posto della sua migliore amica, venendo subito notata dal bel rapper. Yorin accetterà la sua offerta o resterà fedele alla sua regola numero uno, donarsi solo all'uomo che ama?
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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❖ What Do You Thing?



⚜⚜⚜

YORIN’S POV

Il buio del corridoio ci avvolgeva come due ladri in fuga nella notte. C’era un silenzio tombale, eppure riuscivo ancora a sentire le urla isteriche di quando io e Yoongi c’eravamo alzati, mano nella mano, lasciando quell’auditorium inondato di luce per rifugiarci nell’oscurità del suo hotel.
 
I richiami disperati dei suoi manager non ci avevano fermato. Nemmeno le occhiatacce delle sue stylist o le mille chiamate che Yoongi stava ricevendo da parte di Bang PD. Le rifiutava tutte, una per una, mentre con l’altra mano teneva stretta la mia per trascinarmi lungo il corridoio buio. Lo schermo del suo cellulare s’illuminò a causa dell’ennesima chiamata del suo Presidente, e per l’ennesima volta Yoongi rifiutò di parlare con l’uomo a cui doveva la sua intera fortuna.
 
Lo stava mettendo da parte… per me. Io che ero nulla in confronto all’uomo che gli aveva donato tutto ciò che poteva desiderare. E lui ci stava rinunciando… per me.
 
Mi sentii il cuore ricolmo di una strana emozione quando mi resi conto che nessuno dei BTS lo stava sommergendo di chiamate. Erano rimasti lì, in quell’auditorium, a sostenere con orgoglio le occhiate maliziose della gente. Non avevano provato a fermare Yoongi. Non si erano alzati per corrergli dietro, urlando il suo nome nel tentativo di farlo desistere. Erano rimasti seduti come se fosse la cosa più naturale del mondo. Pronti a ricevere qualsiasi proiettile gli fosse stato lanciato addosso.
 
Tornai alla realtà quando Yoongi si fermò di fronte alla porta della sua camera d’albergo. I nostri occhi s’incontrarono.
 
«A che pensi?» sussurrai muovendo impercettibilmente la mano nella sua stretta. La tensione fra noi era palpabile. I nostri cuori erano ancora scossi da quello che era successo.
 
«Al nostro primo incontro,» rispose con un sussurro più roco del mio. I suoi occhi mi scavarono dentro. «Al momento in cui ti ho proposto di venire in albergo con me.» Mi fissò ancora più intensamente. «E di passare la notte con me.»
 
«Hai paura che possa tirarti un altro schiaffo?»
 
La sua gola emise una specie di borbottio divertito. «Lo faresti?»
 
«No.» Il suo sguardo si ammorbidì mentre si spostava di lato per tenermi la porta aperta. Lo fissai confusa quando mi lasciò andare la mano. «Che stai facendo?»
 
«Voglio che ci entri con le tue gambe,» dichiarò nel buio. «Non sarò io a trascinarti su quel letto.»
 
Mi prese alla sprovvista. Rimasi ancora più confusa quando entrai nella stanza a piedi nudi e lui non si sbatté immediatamente la porta alle spalle per impossessarsi delle mie labbra, prendermi in braccio e gettarmi sul suo letto senza lasciarmi via di scampo. Non fece niente di tutto questo. Rimase semplicemente immobile, a fissarmi con la schiena poggiata contro la porta di quella camera buia.
 
«Yoongi, che stai facendo?» domandai con un po’ di timore. Si stava forse pentendo della sua scelta? «Ti comporti in modo strano.»
 
«Non so cosa fare,» ammise lasciandomi senza parole. La sua faccia seminascosta dalla penombra mostrò un lieve accenno d’imbarazzo quando si schiacciò ancora di più contro la porta.
 
Min Yoongi? Imbarazzato? Dovevo avere le traveggole.
 
«Non ti seguo.»
 
«Non so come comportarmi,» confessò al limite della frustrazione. Si passò una mano tra i capelli mogano. «Non voglio darti un’idea sbagliata… Non voglio…» si bloccò per pensare alle parole giuste da dire. «Non voglio scoparti e basta, okay?»
 
La mia mente si svuotò. Mi ritrovai a mormorare un «Okay» che avrebbe potuto benissimo pensare di esserselo immaginato. Non mi era rimasto più fiato nemmeno per parlare.
 
«Non so cosa fare per farti capire che faccio sul serio.»
 
Aveva paura che potessi fraintenderlo. Sembrava un bambino spaventato dal mondo con cui aveva sempre avuto familiarità. Sentii il cuore vibrare sotto il vestito nero che stavo indossando.
 
«Tu cosa vorresti fare?» gli domandai. Yoongi sollevò il mento per guardarmi dritto negli occhi. «Cosa vorresti farmi in questo momento?»
 
Il suo ringhio gutturale mi provocò dei brividi in mezzo alle gambe, soprattutto quando lasciò ricadere la testa contro la porta e il suo pomo d’Adamo si mosse su e giù per far passare la saliva che aveva appena deglutito. Chiuse gli occhi.
 
«Cristo, Yorin. Vorrei strapparti quel maledetto vestito di dosso perché per i miei gusti nasconde fin troppo. Ho voglia di mangiarti dalla testa ai piedi e farmi inebriare dal tuo sapore come un cazzo di drogato.»
 
Si bloccò quando notò l’espressione sul mio viso. Una pagina bianca. Illeggibile.
 
«Lo sto facendo di nuovo, vero?» mormorò mortificato. «Ti sto dando di nuovo l’idea di volerti scopare e basta.» Scossi la testa, ma lui poggiò nuovamente la sua contro la porta, esausto e frustrato. «Non sono bravo in queste cose. Ho bisogno del tuo aiuto. Spiegami cosa devo fare per non sembrarti un maledetto puttaniere.»
 
Una vergine che doveva spiegare a un sesso-dipendente come fare l’amore? Beh, ora sì che mi veniva da ridere. Distolsi lo sguardo per scaricare un po’ di tensione e poi posai entrambe le mani sui fianchi mentre mi dirigevo verso di lui. Lo strascico nero accarezzò il pavimento dietro i miei passi.
 
Mi fermai di fronte a Yoongi e lui rimase immobile a scrutarmi. A momenti nemmeno respirava. Seguì il movimento delle mie braccia quando le sollevai per intrecciare le mie dita alle sue. Si lasciò guidare come il più fragile dei bambini, timoroso persino dello scricchiolio dei nostri passi sul pavimento.
 
Camminai all’indietro e lo trascinai con me finché non raggiunsi la sponda del letto matrimoniale. Invece di sedermi sul materasso, feci sedere lui e m’inginocchiai fra le sue gambe poggiando i gomiti sulle sue cosce fasciate dai pantaloni scuri. Incominciai a slacciare le cinture di cuoio che gli stringevano il torace, una per una, con l’intenzione di liberare la camicia di seta bianca che era intrappolata al di sotto.
 
Yoongi rimase a guardarmi mentre faticavo con una delle cinture. Non mi aiutò. Appoggiò la fronte contro una delle mie tempie e chiuse gli occhi, solleticandomi la guancia con il suo respiro. Lo liberai dall’ultima cintura che gli stringeva il torace, e quelle che gli facevano da bretelle gli scivolarono lungo le braccia per raccogliersi nel suo grembo. Le rimossi del tutto e le feci cadere sul pavimento.
 
Sollevai la testa e il suo naso strusciò contro il mio. Appena i nostri occhi s’incontrarono, puntellai i palmi sulle sue cosce e premetti le labbra contro le sue. Lentamente, lui sollevò una mano e mi sfiorò la guancia con la punta delle dita mentre schiudeva la bocca e serrava gli occhi.
 
Non mi toccò da nessun’altra parte, e la delicatezza di quel gesto mi lasciò senza fiato. Mi accarezzò i capelli all'indietro e attese che fossi io a guidare il gioco. Lui si limitava a seguirmi senza tuttavia incoraggiarmi. Assecondava i miei baci ma non aveva alcuna intenzione di prendere il controllo.
 
«Toccami,» gli sussurrai nell'orecchio anelando le sue mani su di me. «So che vuoi farlo.»
 
«Non so come toccarti,» rispose continuando ad accarezzarmi la guancia. Non osava allontanarsi da quel punto. «Non so nemmeno come guardarti.»
 
Non avevo mai visto Min Yoongi in quelle condizioni. A quest’ora mi sarebbe già saltato addosso, invece rimaneva lì, ad attendere che io gli insegnassi qualcosa che avevo visto solo nei film romantici. La mia conoscenza si fermava alla teoria. Come avrei potuto spiegargli ciò che neanche io riuscivo a comprendere? Le mie erano solo supposizioni. Non avevo mai fatto nulla per metterle in pratica.
 
Fino a quel momento.
 
Mi sporsi nuovamente verso le sue labbra e stavolta osai di più. Gli posai le mani sul petto e lui poggiò la schiena contro il materasso, allargando le gambe per permettermi di sistemarmi sopra di lui. Rimasi incollata alla sua bocca mentre cercavo di fare l’unica cosa che mi venne in mente. Togliermi i vestiti.
 
Ma non volevo farlo da sola, per questo gli afferrai una mano e gliela posizionai sopra uno dei miei seni che cercava di fuoriuscire da quel vestito striminzito. Yoongi si staccò dalle mie labbra rilasciando un profondo sospiro che aveva più l’aria di essere un lamento sofferente. Abbassò piano le palpebre mentre accarezzava la linea piena di ciò che nascondevo sotto il corpetto.
 
«Così mi uccidi, Yorin,» sussurrò con voce roca. Sollevò istintivamente il bacino per sfregarlo contro il mio. Quella frizione ci fece gemere entrambi. «Dimmi cosa devo fare prima che perda il controllo.»
 
«Mostrami quanto mi ami,» gli dissi senza riflettere. Mi sorpresi delle mie stesse parole e guardai Yoongi con la stessa espressione scioccata con cui mi stava guardando lui. Deglutii prima di continuare con voce incerta. «Non è importante l’atto in sé, ma ciò a cui pensi mentre lo fai. Mostrami cos’hai nel cuore, e io ti mostrerò cosa c’è nel mio.»
 
Si raddrizzò di scatto e mi regalò uno dei baci più profondi e passionali che mi avesse mai dato. Il suo desiderio mi travolse e mi aggrappai alle sue spalle per non cadere all’indietro. Mossa inutile visto che ci aveva già pensato lui a sostenermi. Mi schiacciò contro il suo petto intanto che mi divorava le labbra, il viso, le guance.
 
Reclinai la testa all’indietro quando mi leccò il collo, permettendogli di sollazzarsi con la mia parte più vulnerabile. Con la lingua tracciò una scia infuocata lungo le mie clavicole e ridiscese verso il basso. Non incontrò alcuno ostacolo visto che si liberò della stoffa del mio vestito man mano che tracciava scie umide lungo la mia carne bollente.
 
Mi ritrovai il corpetto arrotolato intorno alla vita, il reggiseno di pizzo nero in bella vista. Mordicchiò la carne piena del mio seno destro e conficcò le unghie nel mio fianco coperto dalla stoffa che penzolava lungo il bordo del letto sotto forma di strascico. Mi lasciai sfuggire il secondo gemito di quella nottata e gli avvolsi le braccia intorno al collo per sentirlo più vicino. Yoongi sollevò la testa e il suo fiato caldo nell’orecchio mi fece tremare a causa dei brividi di piacere.
 
«Va bene così?» mi domandò con una voce profonda quanto una caverna. «Dimmelo se faccio qualcosa che ti dà fastidio,» aggiunse con una dolcezza che mi causò un formicolio acuto nel petto. «Non voglio più mancarti di rispetto, o mentirti. Non voglio più deluderti.»
 
«Mai più?» gli domandai per esserne sicura. Mi aggrappai ancora di più alle sue spalle e lui mi strinse a sua volta. Le sue labbra sfiorarono le mie mentre mi guardava negli occhi. Vi lessi una sincerità che mi fece tremare per la seconda volta fra le sue braccia.
 
«Mai più.»
 
Lo baciai. Lo baciai ancora e mi smarrii nelle dolci carezze delle sue mani sulle mie guance. Lo spinsi nuovamente all’indietro per fargli poggiare la schiena contro il materasso matrimoniale e mi chinai su di lui, le dita intorno ai bottoni bianchi della sua camicia. Li sbottonai uno per uno, lentamente. Lui rimase a fissarmi con uno sguardo che non gli avevo mai visto.
 
Una volta aperto l’ultimo bottone, lasciai che la camicia gli rimanesse spalancata sul petto e sul ventre piatto. I pantaloni neri, stretti e a vita bassa, intensificavano l’evidente rigonfiamento più in basso intrappolato nei boxer firmati. Gli presi un capezzolo fra le labbra e ottenni un sospiro tremulo che mi spronò a continuare.
 
«Cazzo,» imprecò a denti stretti sollevando ancora una volta i fianchi contro i miei.

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La sua erezione sbatté contro il mio sesso ormai in fiamme ed entrambi non riuscimmo a trattenere un ansimo che io zittii contro il minuscolo bocciolo rosa nella mia bocca. Lo accarezzai con la lingua e con i denti, succhiando finché i gemiti sommessi del rosso sotto di me non mi fecero venire un’insana voglia di centuplicarli.
 
Mi staccai da quel piccolo e soffice pezzo di carne e scivolai verso il basso, armeggiando con la cintura dei suoi pantaloni per allentare la stretta che aveva sui suoi fianchi. Mi inginocchiai fra le sue gambe, ma non feci in tempo ad abbassargli la zip che mi ritrovai il polso stretto nella sua presa. I nostri sguardi s'incontrarono.
 
«Non sei obbligata a farlo,» disse con una serietà che mi sconvolse. «Posso aspettare.»
 
«Ma io voglio farlo,» affermai senza staccargli gli occhi di dosso. «Non sono il tipo di donna che fa qualcosa sotto costrizione. Dovresti averlo capito.»
 
La sua presa intorno al mio polso si allentò e notai i suoi occhi addolcirsi e rabbuiarsi l'attimo dopo.
 
«È la prima volta che lo fai?» mi domandò cercando di mantenere un tono distaccato. Lo tradì la scintilla della gelosia che gli brillava negli occhi. «O l'hai già fatto a qualcuno?»
 
Cercai di trattenere un sorrisetto soddisfatto. «No, tu sei il primo.»
 
Yoongi annuì mentre rifletteva. «Sai come fare? Vuoi che ti aiuti?»
 
Inclinai la testa e infilai la mano nei suoi boxer. Il rapper dischiuse le labbra e serrò gli occhi nel momento in cui avvolsi le dita intorno al suo membro eretto. Era in estasi mentre facevo scivolare la mano su e giù.
 
«Min Yoongi, mi stai sottovalutando?»
 
Scosse la testa mentre si faceva scappare un ghigno. «No, Kang Yorin. Ho imparato a non dubitare mai delle tue capacità. Sono sicuro che mi porterai in paradiso,» sussurrò tornando a guardarmi negli occhi. Si chinò finché non mi sfiorò il naso con il proprio. «Perché sarai tu a farlo.»
 
Avvampai fino alla punta dei miei capelli già rossi come il fuoco. Non sapevo come reagire di fronte alle sue parole. Avrei dovuto fidarmi? Volevo farlo. Volevo lasciarmi andare completamente. Eppure c'era qualcosa che mi bloccava: la paura che potesse ferirmi. Il timore che potesse tradirmi. Di nuovo.
 
Ma era davvero questo ciò che mi interessava in quel momento? No. Mi ritrovai a desiderare cose che mi fecero arrossire ancora di più. I miei pensieri presero il volo, e mentre lo guardavo negli occhi sentii l’irrefrenabile impulso di soddisfarlo in ogni modo possibile e immaginabile. Gli avrei dimostrato che nessun’altra donna avrebbe potuto prendere il mio posto. Poteva portarsi a letto tutte quelle che voleva. Dopo questa notte, gli avrei lasciato una cicatrice indelebile sul cuore, con il mio nome inciso sopra.
 
Mi passai la lingua sulle labbra per inumidirle. Un sapore nuovo, ma pur sempre appartenente a Yoongi, mi inondò la bocca quando avvolsi le labbra intorno al suo sesso. Il sibilo di piacere che ottenni in risposta mi fece quasi scoppiare a ridere.
 
Sollevai gli occhi e vidi che aveva reclinato la testa all'indietro, il peso del suo corpo era sostenuto dai gomiti puntellati sul materasso mentre teneva le labbra dischiuse in un ansito silenzioso, come se fosse stato appena accoltellato.
 
Quella vista mi causò più di un fremito in mezzo alle gambe. Come avevo potuto ridurmi in quel modo per un uomo? Lo stesso uomo che mi era sempre stato sul cazzo. Volevo prendermi a sberle.
 
Senza preavviso, Yoongi sollevò di colpo il bacino dal materasso e quasi soffocai per l'intrusione del suo membro nella mia gola. Sentii le sue dita afferrarmi delicatamente i capelli mentre il suo corpo si bloccava.
 
«Scusa, tesoro,» disse con un leggero affanno dovuto all'eccitazione. Il suo mezzo sorriso mi stregò. «É un’impresa stare fermo con te… così. Cerco di non muovermi.»
 
«No,» risposi una volta liberata la bocca. «Fai quello che vuoi. Non trattenerti.»
 
«Yorin-»
 
«Dico sul serio,» lo bloccai con voce ferma mentre lo costringevo a guardarmi negli occhi. «Fallo come più ti piace. Non trattenerti per colpa mia.»
 
Dopo un attimo d'esitazione, Yoongi mi fece staccare le dita dalla sua erezione e se le infilò in bocca, una per una. Lo osservai rapita mentre faceva passare la lingua intorno a ogni falange, unghia e polpastrello, assaporandone ogni centimetro mentre mi guardava dritto negli occhi.
 
La mia voglia di lui crebbe a dismisura quando mi resi conto che avevo la mano intrisa della sua saliva. Me la fece poggiare nuovamente sul suo sesso eretto.
 
«Passala dove non arrivi con la bocca,» mi ordinò con voce roca ed eccitata. «La saliva serve a lubrificare. Ti semplificherà le cose.»
 
Sentirlo parlare in quel modo creò una frattura nei miei pensieri. Da una parte lo trovai fottutamente erotico, dall’altra terribilmente insoddisfacente. Era ferrato sull’argomento solo a causa della sua indiscussa esperienza. Io invece non sapevo nemmeno da dove cominciare. Nonostante le mie parole spavalde di prima, era ovvio chi fosse il più esperto fra i due.
 
Avevo paura che quel divario avrebbe potuto… annoiarlo.
 
Gelosia e desiderio si mescolarono insieme e lo presi in bocca senza pensarci. Yoongi artigliò il lenzuolo e gettò nuovamente la testa all’indietro, lasciando scoperto il pomo d’Adamo e il petto nudo che si sollevava seguendo il ritmo frenetico del suo respiro. Sollevò leggermente i fianchi per adattarsi al movimento della mia bocca e tornò a guardarmi negli occhi. Quando gli stimolai la punta con la lingua e la base con il pugno chiuso, il suo braccio si sollevò di scatto e intrecciò le lunghe dita fra una ciocca dei miei capelli rossi. Mi strattonò appena.
 
«Cristo,» imprecò deglutendo la saliva che aveva in bocca. «L’ho capito dalla prima volta che ti ho vista-» Un affondo della mia gola. Un suo gemito. «…che tu saresti stata-» Un altro gemito che spezzò la frase in due. Riprese fiato mentre sollevava sempre di più i fianchi per adattarsi al movimento della mia bocca. «…la mia fottuta rovina.»
 
Passai la mano sui suoi testicoli e cercai di rilassare la gola per prenderlo più in profondità. Era l’istinto a guidarmi, ma doveva essergli piaciuto parecchio a giudicare dal ringhio animalesco che gli fuoriuscì dalla gola. Ero piena di lui e tuttavia non mi bastava. Volevo che mi supplicasse. Volevo portarlo al limite così che potessi rendermi conto del bisogno disperato che aveva di me.
 
Perché lui aveva bisogno di me, vero?
 
«Tesoro, rallenta,» sussurrò staccandomi gentilmente dal suo sesso. Aveva tutto il petto sudato. «Cazzo, rallenta o ti vengo in bocca.»
 
«E che aspetti a farlo?»
 
La sua risata scioccata fu musica per le mie orecchie. Chinai il capo e tornai a leccare, succhiare e torturare la punta gonfia del suo membro. Mi sfuggì un gemito quando un colpo del suo bacino quasi mi soffocò. Il suono che uscì dalla mia gola lo fece eccitare ancora di più. Lo capii dal modo in cui il suo membro s’indurì nella mia bocca e dalle parole oscene che pronunciò per incoraggiarmi a continuare.
 
«Ti piace, non è vero?» mi domandò tornando a stringermi i capelli. Il suo ansimo lussurioso era quasi un sussurro. «Ti piace sentire il mio sapore sulla tua lingua. Ammettilo.»
 
Avrei voluto rispondergli di sì ma ovviamente non potevo. Avevo la bocca impegnata. Mi piaceva pensare di poter essere l’unica ad avere una presa salda sulle sue emozioni e sul suo autocontrollo. Forse immaginavo troppo?
 
Le mie labbra scivolarono su e giù e mi posizionai meglio sulle ginocchia per assecondare il movimento bramoso dei suoi fianchi.
 
«Dio, Yorin.» Il mio nome sulla sua lingua aveva la stessa consistenza del miele. «Continua, piccola. Non ti fermare,» mi supplicò tra un miscuglio di gemiti e affanni. E il mio cuore bruciò di un desiderio mai assaporato prima: quello di soddisfarlo a qualunque costo.
 
Mi sostenni alla sua coscia ancora fasciata dal pantalone e con l’altra mano continuai a pompare insieme alla bocca finché non sentii il corpo di Yoongi flettersi verso l’alto. Al suo ringhio roco seguì uno spasmo del suo membro che rilasciò il suo seme dritto nella mia bocca.
 
Il suo sapore m’inondò la gola. Era… dolce.
 
Riuscii a ingoiarne buona parte, ma quando arrivai al limite cominciai a tossire come una fottuta principiante. Desiderai solo sotterrarmi e mettere a tacere le mie debolezze così che lui non potesse fare il paragone con le ragazze più esperte che gli avevano già fatto un lavoretto del genere. Mi ripulii velocemente la bocca con il dorso della mano e decisi di rimanere seduta sul pavimento finché non mi fosse passato il fastidio alla gola. O almeno era quella la mia intenzione prima che due braccia forti mi trascinassero sul letto. Finii dritta nel suo abbraccio.
 
«Tu sei la mia rovina, Yorin,» mi sussurrò fra i capelli mentre mi stringeva contro il suo petto sudato. Aveva ancora il fiatone. «Ma non sono mai stato così felice di fronte alla prospettiva di essere distrutto.»
 
Mi baciò. Mi tolse letteralmente il fiato. Insinuò la lingua nella mia bocca e accarezzò la mia con una dolcezza che mi fece sciogliere le gambe e il cuore. Mi staccai da lui solo per schiarirmi la gola. Mi dava ancora fastidio.
 
«Te l’avevo detto,» mi rimproverò con lo sguardo, ma non con la voce. «Non eri tenuta a farlo. Potevo aspettare.»
 
«Ma io volevo farlo.» Gli passai le braccia intorno al collo e gli accarezzai gentilmente i capelli. «Non ti è piaciuto?»
 
Si avvicinò e mi lasciò un dolce bacio sulla fronte mentre mi teneva ferma la testa. «Non ci sono parole per spiegarti quello che ho provato,» sussurrò contro la mia pelle sudata. «Solo… Grazie di aver portato in paradiso un peccatore come me.»
 
Un’altra stretta al cuore. Anch’io ero una peccatrice, proprio come lui. E anch’io volevo andare in paradiso. Ripensai al momento in cui era stato sotto il mio completo controllo e mi vennero i brividi lungo la schiena. Non avrei mai potuto dimenticare la sua espressione beata mentre gli donavo tutto il piacere che la mia bocca era in grado di dargli.
 
Vederlo soddisfatto rendeva soddisfatta anche me. Era questo l’amore?
 
«A che pensi?» domandò accarezzandomi il labbro inferiore con il pollice.
 
«A quanto mi piace vederti sotto il mio controllo.»
 
«Vuoi sapere a cosa sto pensando io?» Annuii. Pessima scelta. «Che adesso è arrivato il mio turno.»
 
YOONGI’S POV
 
Afferrai le cinture di cuoio abbandonate sul pavimento e trascinai Yorin fino alla testiera del letto. La colsi di sorpresa quando le afferrai i polsi e glieli bloccai sopra la testa legandola al letto. Mi guardò incredula e diede uno strattone alle cinture per liberarsi, invano.
 
«Che cazzo stai facendo?» La sua espressione furibonda mi fece ridacchiare. Diede un altro strattone alle cinture e il letto tremò sotto di noi. «Min Yoongi. Ti do cinque secondi contati per liberarmi, altrimenti-»
 
Strisciai sopra di lei come un serpente che si prepara a stritolare la sua preda. Mi avvicinai al suo orecchio. «Altrimenti?» le sussurrai facendole sentire il mio fiato caldo sul lobo. La sentii tremare mentre cominciavo a strusciarmi contro di lei. «Avanti, tesoro. Dimmi che cosa mi farai se non ti libero.»
 
«A-Altrimenti…» balbettò, più insicura di un omicida nella sala degli interrogatori. Le era venuta la pelle d’oca. «Ti arriva un calcio dritto nei coglioni.»
 
Soffocai la mia risata contro il suo collo. «Tu sì che sai essere romantica. E sentiamo. Poi come faccio a farti godere?»
 
«P-Puoi farlo benissimo anche senza legarmi a un cazzo di letto.» Strattonò ancora una volta le cinture di cuoio. «Ti ricordo che sono il tipo di donna a cui piace avere la situazione in mano.»
 
«O in bocca.»
 
Cercò di tirarmi un calcio proprio nel punto in cui aveva minacciato di farlo. Le afferrai al volo la gamba e me l’avvolsi intorno alla vita prima che potesse rendere realtà i suoi tremendi propositi. Orgogliosa di una donna. Aprì la bocca per protestare ma io la zittii con un bacio che non aveva proprio nulla di casto. Le feci scivolare il palmo sulla gamba liscia e morbida fino ad arrivare alla coscia. E poi su, sempre più su fino a insinuare le dita sotto il vestito con lo strascico.
 
Giusto, aveva ancora quel maledetto coso ingombrante in mezzo alle gambe. E no, non stavo parlando del cazzo. Mi staccai dalle sue labbra e la feci rotolare su un fianco. A causa delle cinture che le stringevano i polsi, le braccia le rimasero sospese sopra la testa e il corpo le si inarcò in un modo che me lo fece ritornare duro. Maledetta donna.
 
Afferrai la coda dello strascico e gliela strappai via con un colpo secco del braccio. Yorin sussultò. «Ma sei idiota?! Hai idea di quanto costi questo vestito?!»
 
«Te lo ricompro.»
 
Sì, sempre se mi fossero rimasti i soldi per farlo. Era stata lei a rovinarmi la vita, e io ero più che felice di toccare il fondo insieme a lei. Ormai c’ero dentro fino al collo.
 
Le passai la lingua sulla schiena nuda e incontrai il gancetto del reggiseno. Mentre cercavo di aprirglielo con i denti, le palpai un seno e lo strinsi nella mia mano finché non ottenni uno dei suoi dolci gemiti. Cristo, vivevo solo per sentire quel suono meraviglioso uscirle di bocca. Per me aveva lo stesso valore dell’acqua per gli assetati nel deserto.
 
Riuscii a sganciarle il reggiseno e finalmente potei toccare la pienezza delle sue forme senza che ci fosse il pizzo a impedirmelo. Mi venne l’insana voglia di prenderle un capezzolo in bocca, così la rigirai sulla schiena e mi lanciai come un affamato su uno di quei piccoli boccioli che erano già diventati turgidi a causa delle mie attenzioni.
 
Amavo l’effetto che avevo su di lei, di qualunque parte si trattasse.
 
Yorin s’inarcò meravigliosamente sotto il mio corpo già teso per l’eccitazione. Sentivo le sue gambe sfregare contro i miei fianchi, le sue mani anelare invano i miei capelli mentre le succhiavo quel minuscolo punto sensibile. Ci passai sopra la lingua, le lasciai dei piccoli baci sulla pelle poco più esterna e poi tornai a mordicchiarle il capezzolo. Un altro gemito le sfuggì di bocca e risalii verso il suo collo per intensificare quel suono che non mi sarei mai stufato di sentire.
 
«Dove vuoi che ti baci?» le domandai sfregando il naso contro la linea delicata della sua mascella. Vi posai sopra le labbra. «Qui?» Mi spostai sulla sua bocca lasciandole un piccolo bacio a stampo. «O qui?» Allungai la mano verso il basso e premetti l’indice contro il suo clitoride coperto dal pizzo. Yorin affondò la testa nel cuscino e la sua gola rilasciò l’ennesimo gemito. «Oppure qui?»
 
La rossa strattonò con forza le cinture che la tenevano bloccata al letto. «Liberami,» mi ordinò ignorando la mia domanda. «Voglio toccarti.»
 
Sentii un ringhio eccitato risalirmi la gola. Ragazzina scaltra. Stava cercando di tentarmi per farsi liberare. «Dopo. È ancora il mio turno.»
 
Le lasciai una lunga serie di baci che terminarono contro il bordo delle sue mutandine. Sollevò i fianchi e il fatto che avesse le braccia legate sopra la testa le fece inarcare la schiena. Mi ritrovai spalmato in faccia ciò che bramavo e ne respirai il profumo come un drogato.
 
Amavo il suo odore. Amavo tutto di lei. Non ne avrei mai avuto abbastanza, o almeno era quello che speravo. Il mio corpo non poteva tradirmi, vero? Dopo aver avuto tutto di lei… l’avrei desiderata ancora. Giusto?
 
Terrorizzato dal mio stesso corpo e dai miei stessi pensieri, le sfilai le mutandine e gliele feci scivolare lungo le gambe per appropriarmi di ciò che l’avrebbe fatta impazzire. Non appena posai la lingua sul centro della sua femminilità, Yorin inarcò ancora di più la schiena, semplificando la mia intrusione.
 
Mi stava praticamente servendo se stessa su un piatto d’argento, e io non persi tempo a cibarmene come un affamato. Le divorai il clitoride mentre la tenevo ferma per le gambe. Stava cercando di sfuggirmi, per non so quale assurdo motivo.
 
«Sta’ ferma,» le ordinai schiacciandole le cosce contro il materasso. Suonai più severo di quanto volessi. In realtà ero semplicemente eccitato. «Non costringermi a legarti anche le gambe e i piedi.»
 
«Yoongi, f-fermati…» balbettò fra i fremiti di piacere. Affondai la lingua nella fessura più in basso e leccai tutti gli umori che le stavano colando lungo l’interno della coscia. «Dico sul serio. È t-troppo…»
 
Un’ondata di tenerezza mi travolse. Anche Kang Yorin aveva paura del suo stesso corpo. Delle sue stesse emozioni. Staccai la bocca dalla sua intimità e risalii fino a guardarla in faccia.
 
«Qual è il problema?» le sussurrai passandole il pollice sulla guancia. Lei rimase in silenzio con espressione sofferente. «Tesoro mio, non posso aiutarti se non me lo dici. Cosa c’è che non va?»
 
 
«Sento che sto per esplodere,» affermò sfregando le cosce sulla stoffa dei miei pantaloni, forse per darsi sollievo. «È tutto troppo… intenso. È diverso dall’ultima volta.»
 
Mi si stava sciogliendo il cuore. Non l’avevo mai vista tanto vulnerabile. Tanto fragile. Non sapeva come godere a pieno del suo piacere, troppo spaventata dal modo in cui il suo corpo stava reagendo al mio. Per lei era una sensazione nuova, fuori dal suo controllo.
 
«Lasciati andare,» le sussurrai sulle labbra. «Non trattenerti, Yorin. Voglio che ti godi questa esperienza al cento per cento, ma non puoi farlo se hai paura di quello che potresti provare. Io posso aiutarti.»
 
«Come?»
 
Le assaporai le labbra con la lingua. «Coinvolgendoti finché non sarai costretta ad accettare tutto quello che ti darò.»
 
Sfilai la cintura dai passanti dei pantaloni e lanciai quest’ultimi sul pavimento dopo essermi tolto gli scarponcini. Feci fare la stessa fine ai boxer. Yorin mi guardò con occhi consapevoli, cosciente di ciò che avevo intenzione di farle. Si mosse sotto di me mentre io mi posizionavo fra le sue gambe e incastravo i nostri fianchi come il gioco del Tetris.
 
M’infilai due dita in bocca e poi gliele introdussi nel sesso ancora umido, stimolandola finché non la sentii completamente bagnata. Con il pollice le torturai il clitoride e mi fermai quando i suoi gemiti furono troppi persino per le mie orecchie.
 
«Farà un po’ male,» le dissi incrociando il suo sguardo velato dal piacere. «Prendi la pillola o devo mettere il preservativo?»
 
Scosse la testa e deglutì nello stesso momento. «Prendo la pillola. La uso per regolare il ciclo.»
 
Annuii. Il mio cuore stava battendo come un forsennato, talmente veloce che cominciai a pensare che lei potesse sentirlo. Stavo per ottenere quello che avevo desiderato da quando le avevo messo gli occhi addosso. Lei. Tutto di lei.
 
E poi? Mi sarebbe bastato? O ne avrei voluto ancora? C’era solo un modo per scoprirlo.
 
Le afferrai la parte posteriore delle cosce e l’attirai a me, il suo inguine in corrispondenza del mio membro. Quando i nostri sessi entrarono in contatto, avvertii una scossa lungo la spina dorsale. Mi vennero i brividi.
 
Guidai la punta della mia erezione dentro di lei e ogni muscolo del mio corpo si contrasse non appena incontrai la dolce resistenza delle sue pareti. Ringhiai come una maledetta tigre in calore.
 
«Cazzo, Yoongi,» imprecò la donna sotto di me. «Fa male!»
 
Non riuscii a trattenere una risata di fronte alla sua espressione incazzata. «Lo so. Deve fare male.»
 
«Fanculo! Vorrei vedere te al posto mio!»
 
Non c’era niente da fare. Riuscivamo a bisticciare anche in situazioni come queste. Ero sicuro che avremmo litigato persino sull’altare mentre Jimin faceva confusione con gli anelli e Taehyung rompeva il cazzo al prete per farsi dire se Dio era un alieno.
 
Aspetta… Altare?
 
Io, Min Yoongi, avevo appena pensato di sposare qualcuno? Con i Bangtan a farci da testimoni?
 
Robe da matti. Questa donna mi aveva proprio fottuto il cervello.
 
La sentii rilassarsi quando le provocai dei brividi a causa della frizione della mia lingua contro la sua pelle. Presi a mordicchiarle la carne morbida tra la clavicola e il collo, succhiando finché la sua bocca non mi regalò un sussurro di dolore e piacere mescolati insieme. Quando dischiuse le labbra, ne approfittai per coinvolgerla in un bacio appassionato che riuscì a distrarla dalla mia prepotente invasione.
 
Non mi ero neanche accorto di esserle già tutto dentro. Il suo urletto di dolore mi portò alla realtà e le vidi affondare la testa nel cuscino mentre serrava forte gli occhi. Mi chinai a baciarle la punta del naso quando mi accorsi della piccola lacrima che stava per scenderle da un lato dell’occhio. La raccolsi con la punta della lingua.
 
«Fa tanto male?»
 
«Min Yoongi, fai proprio delle domande del cazzo.»
 
Beh, non aveva tutti i torti. Le baciai di nuovo il collo e con una mano le catturai i polsi legati dalle cinture per prepararmi a spingere i fianchi in avanti. Il sospiro tremolante che mi uscì di bocca le diede un’idea di quanto fossi eccitato. Non riuscivo a muovermi perché avevo paura di farle male, ma soprattutto perché sapevo che dopo non sarei più stato in grado di fermarmi.
 
«Non c’è bisogno che ti preoccupi per me,» disse guardandomi negli occhi. Le sue lacrime erano scomparse. «Non sono una fighetta. Sopporto bene il dolore.»
 
«Ma davvero? A me non sembra visto tutto il casino che hai fatto fino ad or-»
 
Mi arrivò un calcio dritto nello stinco. Peccato che servì solo a spingermi dentro di lei, con una meravigliosa frizione che mi fece gemere contro il suo seno.
 
Porca puttana.
 
Mi aggrappai meglio ai suoi polsi e con l’altra mano le strinsi possessivamente un gluteo. Ok, non potevo più trattenermi. Era nuda sotto di me, legata al mio letto mentre io ero… dentro di lei.
 
Avevo raggiunto il limite di dolcezza consentito dal mio cervello. Prima mi davo una mossa, prima sarebbe diventato piacevole per entrambi.
 
Mi dondolai in avanti e mi venne la pelle d’oca sulla schiena quando mi accorsi di quanto fosse stretta. Mi spremeva come una sanguisuga, pronta a prosciugarmi di tutto ciò che avevo. Il mio corpo, la mia anima. Il mio cuore. Si sarebbe presa tutto di me, ogni cosa. E io sarei stato più che felice di dargliela.
 
Iniziai a muovermi più velocemente. Ad ogni mio affondo, l’espressione di Yorin si distendeva e abbandonava quel cipiglio doloroso che stavo cercando in tutti i modi di cancellarle dalla faccia. Conficcai le unghie nella carne del suo gluteo e le strinsi i polsi mentre il mio ritmo diventava sempre più incalzante.
 
I suoi seni iniziarono ad andare su e giù seguendo il ritmo animalesco delle mie spinte. La testiera del letto prese a sbattere contro il muro e coprì a malapena le urla di Yorin.
 
Ero in un limbo d’adorazione per la ragazza che mi stava facendo toccare il cielo con un dito. Vedere la sua espressione soddisfatta era sufficiente a soddisfare me. Cos’avrei potuto desiderare se non essere l’unico e il solo in grado di causarle un piacere del genere?
 
«Ti piace così?» le ringhiai nell’orecchio. Affondai più in profondità e mi rispose con un gemito d’apprezzamento. «Vuoi che vada più veloce?» Rallentai il ritmo e le leccai il lobo. «O se preferisci posso renderlo molto, molto dolce.» S’inarcò contro il mio petto e ne approfittai per avvolgerle un braccio dietro la schiena. Mi dondolai teneramente dentro di lei. «Farò tutto ciò che vuoi. Basta che me lo dici.»
 
«Liberami,» mi sussurrò con la voce più sexy che avessi mai sentito. «Voglio cavalcarti.»
 
Il cuore mi ruzzolò giù per lo stomaco. Rimasi a fissarla per un tempo indefinito, immobile mentre cercava di liberarsi dalla stretta che le intrappolava i polsi. Preda di una scarica d’adrenalina, l’aiutai a sciogliere il nodo che la teneva legata al letto. Mi fu addosso non appena si liberò.
 
Si vedeva lontano un miglio che era una bodyguard. Ribaltò facilmente le nostre posizioni e si sistemò a cavalcioni su di me. Mi sfilò la camicia bianca prima che potessi poggiare la schiena contro il materasso, lasciandomi nudo di fronte ai suoi occhi pieni di bramosia.
 
Mi posò le mani sulle spalle per tenersi in equilibrio e sollevò appena i fianchi per farmi tornare dentro di lei. Soffiammo come due gatti, con l’unica differenza che io gettai la testa all’indietro e l’afferrai saldamente per i glutei. Accompagnai il movimento del suo bacino quando cominciò a saltellare sul posto, inesperta ma terribilmente capace.
 
Quando diavolo aveva imparato a farlo?
 
Volevo socchiudere le palpebre per perdermi nel mio piacere, ma non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso. Era bella da togliere il fiato. Riuscivo a concentrarmi solo sui suoi occhi rossi, sulla sua bocca dischiusa a causa dei gemiti e della fatica, e sul suo corpo che si univa al mio in un modo etereo e perfetto.
 
Era tutto così perfetto. Noi eravamo perfetti. La perfezione sotto forma di due corpi che si univano, si allontanavano e poi si ritrovavano. Due menti distanti eppure così vicine, che avevano cercato altrove la felicità quando ce l’avevano proprio davanti agli occhi. Questi eravamo noi. Noi, tanto perfetti nella nostra imperfezione.
 
Raddrizzai la schiena e l’accolsi fra le mie braccia mentre lei rimaneva con le mani attaccate alle mie spalle per darsi la spinta necessaria a dondolarsi. Inspirai il profumo del suo collo e le infilai le dita nei capelli per attirarla a me intanto che assecondavo le spinte del suo bacino. Ringhiai in preda all’eccitazione e premetti la bocca contro il suo orecchio.
 
«Ti amo,» le dissi con una sincerità che avevo ostentato solo poche volte. «Amo solo te. Unicamente te. Per sempre.»
 
Le parole mi uscivano di bocca come un fiume in piena. Non riuscivo a fermarle. Avevo bisogno di dirgliele o sarei impazzito.
 
«E tu quanto mi ami?» le domandai con il fiatone, spingendomi verso l’alto per penetrarla più in profondità. La testa di Yorin ricadde sulla mia spalla e una cascata di capelli rosso fuoco mi accarezzò la scapola e il petto. Mi artigliò la schiena nuda con le unghie.
 
«Io ti detesto,» disse con la voce rotta dall’estasi. Nel mio cuore si aprì una crepa. «Ma ti amo molto di più di quanto potrò mai odiarti.»
 
E poi il mio cuore si ricompose sotto il tocco delle sue dita. Ero perso, pazzo di questa donna che mi aveva stravolto la vita da cima a fondo, come un uragano.
 
La costrinsi a sollevare il viso e la baciai come se fosse il nostro ultimo giorno insieme su questa terra. M’impossessai del suo corpo e della sua mente, m’insinuai nel suo cuore come lei aveva fatto con me, senza darmi alcuna via di scampo.
 
Quel mix di emozioni mi portò al limite e infilai una mano fra le sue cosce per stimolarle il clitoride. Stavolta si arrese senza combattere e accettò tutto quello che le stavo offrendo senza un briciolo di paura. La sentii tremare fra le mie braccia. Tremava come una maledetta foglia e la strinsi più forte mentre venivo dentro di lei.
 
Un calore si sprigionò dal mio cuore, e mai come in quel momento desiderai la sua vicinanza. Per impedirle di allontanarsi da me, l’abbracciai fin quasi a soffocarla. E mi ritrovai a versare lacrime sulla sua spalla come un cazzo di idiota. Continuavano a scendere facendosi beffe della mia volontà, ridicolizzandomi mentre lei mi accarezzava piano i capelli.
 
«Ho fatto davvero così schifo?» ripropose la mia domanda dell’ultima volta, quando era stata lei a mostrarmi le sue lacrime. Rimasi in silenzio. «A che pensi?»
 
«Penso che sei la cosa più bella che mi sia mai capitata,» dissi stringendola più forte, il suo viso in corrispondenza del mio cuore. «Grazie per avermi ricordato cosa significa amare.»
 
 
E tu a che pensi? Qualsiasi cosa tu stia pensando, mi dispiace ma non me ne frega un cazzo.
 
‘Non m’importava di quello che avrebbe detto la gente. Di cosa avremmo trovato una volta usciti da quella camera d’albergo. Ricordo solo i Bangtan, seduti al tavolo della colazione con un cappuccino in mano e un sorriso malizioso sul volto. Ricordo soltanto che in quel momento conobbi il vero sapore della libertà e la meravigliosa sensazione di tornare in camera con Yorin per farla di nuovo mia. Questa volta per sempre.’ -Min Yoongi


Angolo.Autore


Ciao a tutti! Ci ho messo una vita a scrivere questo capitolo. Più di due settimane 😱 Non volevo renderlo banale, anche se non sono ancora sicura se mi piaccia o meno. Lascerò decidere a voi, quindi fatemi sapere cosa ne pensate con un commentino (what do you thing?)

Ci avviciniamo al finale e spero che abbiate passato dei momenti piacevoli in compagnia di questa storia ❤ Al prossimo aggiornamento!

Instagram: btsuga_d

   
 
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