❖ What Do You Thing?
⚜⚜⚜
- YORIN’S
POV
Il buio del corridoio ci avvolgeva come due ladri in fuga nella notte. C’era un silenzio tombale, eppure riuscivo ancora a sentire le urla isteriche di quando io e Yoongi c’eravamo alzati, mano nella mano, lasciando quell’auditorium inondato di luce per rifugiarci nell’oscurità del suo hotel.- I
richiami disperati dei suoi manager non ci
avevano fermato. Nemmeno le occhiatacce delle sue stylist o le mille
chiamate
che Yoongi stava ricevendo da parte di Bang PD. Le rifiutava tutte, una
per una,
mentre con l’altra mano teneva stretta la mia per trascinarmi
lungo il
corridoio buio. Lo schermo del suo cellulare
s’illuminò a causa dell’ennesima
chiamata del suo Presidente, e per l’ennesima volta Yoongi
rifiutò di parlare
con l’uomo a cui doveva la sua intera fortuna.
- Lo
stava mettendo da parte… per me. Io che
ero nulla in confronto all’uomo che gli aveva donato tutto
ciò che poteva
desiderare. E lui ci stava rinunciando… per me.
- Mi
sentii il cuore ricolmo di una strana
emozione quando mi resi conto che nessuno dei BTS lo stava sommergendo
di
chiamate. Erano rimasti lì, in quell’auditorium, a
sostenere con orgoglio le
occhiate maliziose della gente. Non avevano provato a fermare Yoongi.
Non si
erano alzati per corrergli dietro, urlando il suo nome nel tentativo di
farlo
desistere. Erano rimasti seduti come se fosse la cosa più
naturale del mondo.
Pronti a ricevere qualsiasi proiettile gli fosse stato lanciato addosso.
- Tornai
alla realtà quando Yoongi si fermò di
fronte alla porta della sua camera d’albergo. I nostri occhi
s’incontrarono.
- «A
che pensi?» sussurrai muovendo
impercettibilmente la mano nella sua stretta. La tensione fra noi era
palpabile. I nostri cuori erano ancora scossi da quello che era
successo.
- «Al
nostro primo incontro,» rispose con un
sussurro più roco del mio. I suoi occhi mi scavarono dentro.
«Al momento in cui
ti ho proposto di venire in albergo con me.» Mi
fissò ancora più intensamente. «E
di passare la notte con me.»
- «Hai
paura che possa tirarti un altro
schiaffo?»
- La
sua gola emise una specie di borbottio
divertito. «Lo faresti?»
- «No.»
Il suo sguardo si ammorbidì mentre si
spostava di lato per tenermi la porta aperta. Lo fissai confusa quando
mi
lasciò andare la mano. «Che stai
facendo?»
- «Voglio
che ci entri con le tue gambe,» dichiarò
nel buio. «Non sarò io a trascinarti su quel
letto.»
- Mi
prese alla sprovvista. Rimasi ancora più
confusa quando entrai nella stanza a piedi nudi e lui non si
sbatté
immediatamente la porta alle spalle per impossessarsi delle mie labbra,
prendermi in braccio e gettarmi sul suo letto senza lasciarmi via di
scampo.
Non fece niente di tutto questo. Rimase semplicemente immobile, a
fissarmi con
la schiena poggiata contro la porta di quella camera buia.
- «Yoongi,
che stai facendo?» domandai con un
po’ di timore. Si stava forse pentendo della sua scelta?
«Ti comporti in modo
strano.»
- «Non
so cosa fare,» ammise lasciandomi senza
parole. La sua faccia seminascosta dalla penombra mostrò un
lieve accenno
d’imbarazzo quando si schiacciò ancora di
più contro la porta.
- Min
Yoongi? Imbarazzato? Dovevo avere le
traveggole.
- «Non
ti seguo.»
- «Non
so come comportarmi,» confessò al limite
della frustrazione. Si passò una mano tra i capelli mogano.
«Non voglio darti
un’idea sbagliata… Non
voglio…» si bloccò per pensare alle
parole giuste da
dire. «Non voglio scoparti e basta, okay?»
- La
mia mente si svuotò. Mi ritrovai a mormorare
un «Okay» che avrebbe potuto benissimo pensare di
esserselo immaginato. Non mi
era rimasto più fiato nemmeno per parlare.
- «Non
so cosa fare per farti capire che faccio
sul serio.»
- Aveva
paura che potessi fraintenderlo. Sembrava
un bambino spaventato dal mondo con cui aveva sempre avuto
familiarità. Sentii
il cuore vibrare sotto il vestito nero che stavo indossando.
- «Tu
cosa vorresti fare?» gli domandai. Yoongi
sollevò il mento per guardarmi dritto negli occhi.
«Cosa vorresti farmi in
questo momento?»
- Il
suo ringhio gutturale mi provocò dei brividi
in mezzo alle gambe, soprattutto quando lasciò ricadere la
testa contro la
porta e il suo pomo d’Adamo si mosse su e giù per
far passare la saliva che
aveva appena deglutito. Chiuse gli occhi.
- «Cristo,
Yorin. Vorrei strapparti quel
maledetto vestito di dosso perché per i miei gusti nasconde
fin troppo. Ho voglia
di mangiarti dalla testa ai piedi e farmi inebriare dal tuo sapore come
un
cazzo di drogato.»
- Si
bloccò quando notò l’espressione sul
mio
viso. Una pagina bianca. Illeggibile.
- «Lo
sto facendo di nuovo, vero?» mormorò
mortificato. «Ti sto dando di nuovo l’idea di
volerti scopare e basta.» Scossi
la testa, ma lui poggiò nuovamente la sua contro la porta,
esausto e frustrato.
«Non sono bravo in queste cose. Ho bisogno del tuo aiuto.
Spiegami cosa devo
fare per non sembrarti un maledetto puttaniere.»
- Una
vergine che doveva spiegare a un sesso-dipendente
come fare l’amore? Beh, ora sì che mi veniva da
ridere. Distolsi lo sguardo per
scaricare un po’ di tensione e poi posai entrambe le mani sui
fianchi mentre mi
dirigevo verso di lui. Lo strascico nero accarezzò il
pavimento dietro i miei
passi.
- Mi
fermai di fronte a Yoongi e lui rimase
immobile a scrutarmi. A momenti nemmeno respirava. Seguì il
movimento delle mie
braccia quando le sollevai per intrecciare le mie dita alle sue. Si
lasciò
guidare come il più fragile dei bambini, timoroso persino
dello scricchiolio
dei nostri passi sul pavimento.
- Camminai
all’indietro e lo trascinai con me
finché non raggiunsi la sponda del letto matrimoniale.
Invece di sedermi sul
materasso, feci sedere lui e m’inginocchiai fra le sue gambe
poggiando i gomiti
sulle sue cosce fasciate dai pantaloni scuri. Incominciai a slacciare
le
cinture di cuoio che gli stringevano il torace, una per una, con
l’intenzione
di liberare la camicia di seta bianca che era intrappolata al di sotto.
- Yoongi
rimase a guardarmi mentre faticavo con
una delle cinture. Non mi aiutò. Appoggiò la
fronte contro una delle mie tempie
e chiuse gli occhi, solleticandomi la guancia con il suo respiro. Lo
liberai
dall’ultima cintura che gli stringeva il torace, e quelle che
gli facevano da
bretelle gli scivolarono lungo le braccia per raccogliersi nel suo
grembo. Le rimossi
del tutto e le feci cadere sul pavimento.
- Sollevai
la testa e il suo naso strusciò
contro il mio. Appena i nostri occhi s’incontrarono,
puntellai i palmi sulle
sue cosce e premetti le labbra contro le sue. Lentamente, lui
sollevò una mano
e mi sfiorò la guancia con la punta delle dita mentre
schiudeva la bocca e
serrava gli occhi.
- Non
mi toccò da nessun’altra parte, e la
delicatezza di quel gesto mi lasciò senza fiato. Mi
accarezzò i capelli
all'indietro e attese che fossi io a guidare il gioco. Lui si limitava
a
seguirmi senza tuttavia incoraggiarmi. Assecondava i miei baci ma non
aveva alcuna
intenzione di prendere il controllo.
- «Toccami,»
gli sussurrai nell'orecchio
anelando le sue mani su di me. «So che vuoi farlo.»
- «Non
so come toccarti,» rispose continuando
ad accarezzarmi la guancia. Non osava allontanarsi da quel punto.
«Non so
nemmeno come guardarti.»
- Non
avevo mai visto Min Yoongi in quelle
condizioni. A quest’ora mi sarebbe già saltato
addosso, invece rimaneva lì, ad
attendere che io gli insegnassi qualcosa che avevo visto solo nei film
romantici. La mia conoscenza si fermava alla teoria. Come avrei potuto
spiegargli ciò che neanche io riuscivo a comprendere? Le mie
erano solo
supposizioni. Non avevo mai fatto nulla per metterle in pratica.
- Fino
a quel momento.
- Mi
sporsi nuovamente verso le sue labbra e
stavolta osai di più. Gli posai le mani sul petto e lui
poggiò la schiena
contro il materasso, allargando le gambe per permettermi di sistemarmi
sopra di
lui. Rimasi incollata alla sua bocca mentre cercavo di fare
l’unica cosa che mi
venne in mente. Togliermi i vestiti.
- Ma
non volevo farlo da sola, per questo gli
afferrai una mano e gliela posizionai sopra uno dei miei seni che
cercava di
fuoriuscire da quel vestito striminzito. Yoongi si staccò
dalle mie labbra
rilasciando un profondo sospiro che aveva più
l’aria di essere un lamento
sofferente. Abbassò piano le palpebre mentre accarezzava la
linea piena di ciò
che nascondevo sotto il corpetto.
- «Così
mi uccidi, Yorin,» sussurrò con voce
roca. Sollevò istintivamente il bacino per sfregarlo contro
il mio. Quella
frizione ci fece gemere entrambi. «Dimmi cosa devo fare prima
che perda il
controllo.»
- «Mostrami
quanto mi ami,» gli dissi senza
riflettere. Mi sorpresi delle mie stesse parole e guardai Yoongi con la
stessa
espressione scioccata con cui mi stava guardando lui. Deglutii prima di
continuare con voce incerta. «Non è importante
l’atto in sé, ma ciò a cui pensi
mentre lo fai. Mostrami cos’hai nel cuore, e io ti
mostrerò cosa c’è nel mio.»
- Si
raddrizzò di scatto e mi regalò uno dei
baci più profondi e passionali che mi avesse mai dato. Il
suo desiderio mi
travolse e mi aggrappai alle sue spalle per non cadere
all’indietro. Mossa
inutile visto che ci aveva già pensato lui a sostenermi. Mi
schiacciò contro il
suo petto intanto che mi divorava le labbra, il viso, le guance.
- Reclinai
la testa all’indietro quando mi
leccò il collo, permettendogli di sollazzarsi con la mia
parte più vulnerabile.
Con la lingua tracciò una scia infuocata lungo le mie
clavicole e ridiscese
verso il basso. Non incontrò alcuno ostacolo visto che si
liberò della stoffa del
mio vestito man mano che tracciava scie umide lungo la mia carne
bollente.
- Mi
ritrovai il corpetto arrotolato intorno
alla vita, il reggiseno di pizzo nero in bella vista.
Mordicchiò la carne piena
del mio seno destro e conficcò le unghie nel mio fianco
coperto dalla stoffa che
penzolava lungo il bordo del letto sotto forma di strascico. Mi lasciai
sfuggire
il secondo gemito di quella nottata e gli avvolsi le braccia intorno al
collo
per sentirlo più vicino. Yoongi sollevò la testa
e il suo fiato caldo
nell’orecchio mi fece tremare a causa dei brividi di piacere.
- «Va
bene così?» mi domandò con una voce
profonda quanto una caverna. «Dimmelo se faccio qualcosa che
ti dà fastidio,»
aggiunse con una dolcezza che mi causò un formicolio acuto
nel petto. «Non
voglio più mancarti di rispetto, o mentirti. Non voglio
più deluderti.»
- «Mai
più?» gli domandai per esserne sicura.
Mi aggrappai ancora di più alle sue spalle e lui mi strinse
a sua volta. Le sue
labbra sfiorarono le mie mentre mi guardava negli occhi. Vi lessi una
sincerità
che mi fece tremare per la seconda volta fra le sue braccia.
- «Mai
più.»
- Lo
baciai. Lo baciai ancora e mi smarrii
nelle dolci carezze delle sue mani sulle mie guance. Lo spinsi
nuovamente
all’indietro per fargli poggiare la schiena contro il
materasso matrimoniale e
mi chinai su di lui, le dita intorno ai bottoni bianchi della sua
camicia. Li sbottonai
uno per uno, lentamente. Lui rimase a fissarmi con uno sguardo che non
gli
avevo mai visto.
- Una
volta aperto l’ultimo bottone, lasciai
che la camicia gli rimanesse spalancata sul petto e sul ventre piatto.
I
pantaloni neri, stretti e a vita bassa, intensificavano
l’evidente
rigonfiamento più in basso intrappolato nei boxer firmati.
Gli presi un
capezzolo fra le labbra e ottenni un sospiro tremulo che mi
spronò a
continuare.
- «Cazzo,»
imprecò a denti stretti sollevando
ancora una volta i fianchi contro i miei.
warning:smut
La sua erezione sbatté contro il mio sesso ormai in fiamme ed entrambi non riuscimmo a trattenere un ansimo che io zittii contro il minuscolo bocciolo rosa nella mia bocca. Lo accarezzai con la lingua e con i denti, succhiando finché i gemiti sommessi del rosso sotto di me non mi fecero venire un’insana voglia di centuplicarli.- Mi
staccai da quel piccolo e soffice pezzo di
carne e scivolai verso il basso, armeggiando con la cintura dei suoi
pantaloni
per allentare la stretta che aveva sui suoi fianchi. Mi inginocchiai
fra le sue
gambe, ma non feci in tempo ad abbassargli la zip che mi ritrovai il
polso
stretto nella sua presa. I nostri sguardi s'incontrarono.
- «Non
sei obbligata a farlo,» disse con una
serietà che mi sconvolse. «Posso
aspettare.»
- «Ma
io voglio
farlo,» affermai senza staccargli gli occhi di dosso.
«Non sono il tipo di
donna che fa qualcosa sotto costrizione. Dovresti averlo
capito.»
- La
sua presa intorno al mio polso si allentò
e notai i suoi occhi addolcirsi e rabbuiarsi l'attimo dopo.
- «È
la prima volta che lo fai?» mi domandò
cercando di mantenere un tono distaccato. Lo tradì la
scintilla della gelosia
che gli brillava negli occhi. «O l'hai già fatto a
qualcuno?»
- Cercai
di trattenere un sorrisetto
soddisfatto. «No, tu sei il primo.»
- Yoongi
annuì mentre rifletteva. «Sai come
fare? Vuoi che ti aiuti?»
- Inclinai
la testa e infilai la mano nei suoi
boxer. Il rapper dischiuse le labbra e serrò gli occhi nel
momento in cui
avvolsi le dita intorno al suo membro eretto. Era in estasi mentre
facevo
scivolare la mano su e giù.
- «Min
Yoongi, mi stai sottovalutando?»
- Scosse
la testa mentre si faceva scappare un ghigno.
«No, Kang Yorin. Ho imparato a non dubitare mai delle tue
capacità. Sono sicuro
che mi porterai in paradiso,» sussurrò tornando a
guardarmi negli occhi. Si
chinò finché non mi sfiorò il naso con
il proprio. «Perché sarai tu a farlo.»
- Avvampai
fino alla punta dei miei capelli già
rossi come il fuoco. Non sapevo come reagire di fronte alle sue parole.
Avrei
dovuto fidarmi? Volevo farlo. Volevo lasciarmi andare completamente.
Eppure
c'era qualcosa che mi bloccava: la paura che potesse ferirmi. Il timore
che
potesse tradirmi. Di nuovo.
- Ma
era davvero questo ciò che mi interessava
in quel momento? No. Mi ritrovai a desiderare cose che mi fecero
arrossire
ancora di più. I miei pensieri presero il volo, e mentre lo
guardavo negli
occhi sentii l’irrefrenabile impulso di soddisfarlo in ogni
modo possibile e
immaginabile. Gli avrei dimostrato che nessun’altra donna
avrebbe potuto prendere
il mio posto. Poteva portarsi a letto tutte quelle che voleva. Dopo
questa
notte, gli avrei lasciato una cicatrice indelebile sul cuore, con il
mio nome
inciso sopra.
- Mi
passai la lingua sulle labbra per
inumidirle. Un sapore nuovo, ma pur sempre appartenente a Yoongi, mi
inondò la
bocca quando avvolsi le labbra intorno al suo sesso. Il sibilo di
piacere che
ottenni in risposta mi fece quasi scoppiare a ridere.
- Sollevai
gli occhi e vidi che aveva reclinato
la testa all'indietro, il peso del suo corpo era sostenuto dai gomiti
puntellati sul materasso mentre teneva le labbra dischiuse in un ansito
silenzioso, come se fosse stato appena accoltellato.
- Quella
vista mi causò più di un fremito in
mezzo alle gambe. Come avevo potuto ridurmi in quel modo per un uomo?
Lo stesso
uomo che mi era sempre stato sul cazzo. Volevo prendermi a sberle.
- Senza
preavviso, Yoongi sollevò di colpo il
bacino dal materasso e quasi soffocai per l'intrusione del suo membro
nella mia
gola. Sentii le sue dita afferrarmi delicatamente i capelli mentre il
suo corpo
si bloccava.
- «Scusa,
tesoro,» disse con un leggero affanno
dovuto all'eccitazione. Il suo mezzo sorriso mi stregò.
«É un’impresa stare
fermo con te… così. Cerco di non
muovermi.»
- «No,»
risposi una volta liberata la bocca.
«Fai quello che vuoi. Non trattenerti.»
- «Yorin-»
- «Dico
sul serio,» lo bloccai con voce ferma
mentre lo costringevo a guardarmi negli occhi. «Fallo come
più ti piace. Non
trattenerti per colpa mia.»
- Dopo
un attimo d'esitazione, Yoongi mi fece
staccare le dita dalla sua erezione e se le infilò in bocca,
una per una. Lo
osservai rapita mentre faceva passare la lingua intorno a ogni falange,
unghia
e polpastrello, assaporandone ogni centimetro mentre mi guardava dritto
negli occhi.
- La
mia voglia di lui crebbe a dismisura
quando mi resi conto che avevo la mano intrisa della sua saliva. Me la
fece
poggiare nuovamente sul suo sesso eretto.
- «Passala
dove non arrivi con la bocca,» mi
ordinò con voce roca ed eccitata. «La saliva serve
a lubrificare. Ti
semplificherà le cose.»
- Sentirlo
parlare in quel modo creò una
frattura nei miei pensieri. Da una parte lo trovai fottutamente
erotico,
dall’altra terribilmente insoddisfacente. Era ferrato
sull’argomento solo a
causa della sua indiscussa esperienza. Io invece non sapevo nemmeno da
dove
cominciare. Nonostante le mie parole spavalde di prima, era ovvio chi
fosse il
più esperto fra i due.
- Avevo
paura che quel divario avrebbe potuto…
annoiarlo.
- Gelosia
e desiderio si mescolarono insieme e lo
presi in bocca senza pensarci. Yoongi artigliò il lenzuolo e
gettò nuovamente
la testa all’indietro, lasciando scoperto il pomo
d’Adamo e il petto nudo che
si sollevava seguendo il ritmo frenetico del suo respiro.
Sollevò leggermente i
fianchi per adattarsi al movimento della mia bocca e tornò a
guardarmi negli
occhi. Quando gli stimolai la punta con la lingua e la base con il
pugno chiuso,
il suo braccio si sollevò di scatto e intrecciò
le lunghe dita fra una ciocca
dei miei capelli rossi. Mi strattonò appena.
- «Cristo,»
imprecò deglutendo la saliva che
aveva in bocca. «L’ho capito dalla prima volta che
ti ho vista-» Un affondo della
mia gola. Un suo gemito. «…che tu saresti
stata-» Un altro gemito che spezzò la
frase in due. Riprese fiato mentre sollevava sempre di più i
fianchi per adattarsi
al movimento della mia bocca. «…la mia fottuta
rovina.»
- Passai
la mano sui suoi testicoli e cercai di
rilassare la gola per prenderlo più in
profondità. Era l’istinto a guidarmi, ma
doveva essergli piaciuto parecchio a giudicare dal ringhio animalesco
che gli
fuoriuscì dalla gola. Ero piena di lui e tuttavia non mi
bastava. Volevo che mi
supplicasse. Volevo portarlo al limite così che potessi
rendermi conto del
bisogno disperato che aveva di me.
- Perché
lui aveva bisogno di me, vero?
- «Tesoro,
rallenta,» sussurrò staccandomi gentilmente
dal suo sesso. Aveva tutto il petto sudato. «Cazzo, rallenta
o ti vengo in
bocca.»
- «E
che aspetti a farlo?»
- La
sua risata scioccata fu musica per le mie
orecchie. Chinai il capo e tornai a leccare, succhiare e torturare la
punta gonfia
del suo membro. Mi sfuggì un gemito quando un colpo del suo
bacino quasi mi
soffocò. Il suono che uscì dalla mia gola lo fece
eccitare ancora di più. Lo
capii dal modo in cui il suo membro s’indurì nella
mia bocca e dalle parole
oscene che pronunciò per incoraggiarmi a continuare.
- «Ti
piace, non è vero?» mi domandò tornando
a
stringermi i capelli. Il suo ansimo lussurioso era quasi un sussurro.
«Ti piace
sentire il mio sapore sulla tua lingua. Ammettilo.»
- Avrei
voluto rispondergli di sì ma ovviamente
non potevo. Avevo la bocca impegnata. Mi piaceva pensare di poter
essere l’unica
ad avere una presa salda sulle sue emozioni e sul suo autocontrollo.
Forse immaginavo
troppo?
- Le
mie labbra scivolarono su e giù e mi
posizionai meglio sulle ginocchia per assecondare il movimento bramoso
dei suoi
fianchi.
- «Dio,
Yorin.» Il mio nome sulla sua lingua aveva
la stessa consistenza del miele. «Continua, piccola. Non ti
fermare,» mi
supplicò tra un miscuglio di gemiti e affanni. E il mio
cuore bruciò di un
desiderio mai assaporato prima: quello di soddisfarlo a qualunque costo.
- Mi
sostenni alla sua coscia ancora fasciata
dal pantalone e con l’altra mano continuai a pompare insieme
alla bocca finché
non sentii il corpo di Yoongi flettersi verso l’alto. Al suo
ringhio roco seguì
uno spasmo del suo membro che rilasciò il suo seme dritto
nella mia bocca.
- Il
suo sapore m’inondò la gola. Era… dolce.
- Riuscii
a ingoiarne buona parte, ma quando
arrivai al limite cominciai a tossire come una fottuta principiante.
Desiderai
solo sotterrarmi e mettere a tacere le mie debolezze così
che lui non potesse
fare il paragone con le ragazze più esperte che gli avevano
già fatto un
lavoretto del genere. Mi ripulii velocemente la bocca con il dorso
della mano e
decisi di rimanere seduta sul pavimento finché non mi fosse
passato il fastidio
alla gola. O almeno era quella la mia intenzione prima che due braccia
forti mi
trascinassero sul letto. Finii dritta nel suo abbraccio.
- «Tu
sei la mia rovina, Yorin,» mi sussurrò
fra i capelli mentre mi stringeva contro il suo petto sudato. Aveva
ancora il
fiatone. «Ma non sono mai stato così felice di
fronte alla prospettiva di essere
distrutto.»
- Mi
baciò. Mi tolse letteralmente il fiato. Insinuò
la lingua nella mia bocca e accarezzò la mia con una
dolcezza che mi fece
sciogliere le gambe e il cuore. Mi staccai da lui solo per schiarirmi
la gola.
Mi dava ancora fastidio.
- «Te
l’avevo detto,» mi rimproverò con lo
sguardo, ma non con la voce. «Non eri tenuta a farlo. Potevo
aspettare.»
- «Ma
io volevo
farlo.» Gli passai le braccia intorno al collo e gli
accarezzai gentilmente i
capelli. «Non ti è piaciuto?»
- Si
avvicinò e mi lasciò un dolce bacio sulla
fronte mentre mi teneva ferma la testa. «Non ci sono parole
per spiegarti quello
che ho provato,» sussurrò contro la mia pelle
sudata. «Solo… Grazie di aver
portato in paradiso un peccatore come me.»
- Un’altra
stretta al cuore. Anch’io ero una
peccatrice, proprio come lui. E anch’io volevo andare in
paradiso. Ripensai al
momento in cui era stato sotto il mio completo controllo e mi vennero i
brividi
lungo la schiena. Non avrei mai potuto dimenticare la sua espressione
beata
mentre gli donavo tutto il piacere che la mia bocca era in grado di
dargli.
- Vederlo
soddisfatto rendeva soddisfatta anche
me. Era questo l’amore?
- «A
che pensi?» domandò accarezzandomi il
labbro inferiore con il pollice.
- «A
quanto mi piace vederti sotto il mio
controllo.»
- «Vuoi
sapere a cosa sto pensando io?» Annuii.
Pessima scelta. «Che adesso è arrivato il mio
turno.»
-
- YOONGI’S
POV
- Afferrai
le cinture di cuoio abbandonate sul pavimento
e trascinai Yorin fino alla testiera del letto. La colsi di sorpresa
quando le
afferrai i polsi e glieli bloccai sopra la testa legandola al letto. Mi
guardò
incredula e diede uno strattone alle cinture per liberarsi, invano.
- «Che
cazzo stai facendo?» La sua espressione
furibonda mi fece ridacchiare. Diede un altro strattone alle cinture e
il letto
tremò sotto di noi. «Min Yoongi. Ti do cinque
secondi contati per liberarmi,
altrimenti-»
- Strisciai
sopra di lei come un serpente che
si prepara a stritolare la sua preda. Mi avvicinai al suo orecchio.
«Altrimenti?»
le sussurrai facendole sentire il mio fiato caldo sul lobo. La sentii
tremare
mentre cominciavo a strusciarmi contro di lei. «Avanti,
tesoro. Dimmi che cosa
mi farai se non ti libero.»
- «A-Altrimenti…»
balbettò, più insicura di un omicida
nella sala degli interrogatori. Le era venuta la pelle d’oca.
«Ti arriva un
calcio dritto nei coglioni.»
- Soffocai
la mia risata contro il suo collo. «Tu
sì che sai essere romantica. E sentiamo. Poi come faccio a
farti godere?»
- «P-Puoi
farlo benissimo anche senza legarmi a
un cazzo di letto.» Strattonò ancora una volta le
cinture di cuoio. «Ti ricordo
che sono il tipo di donna a cui piace avere la situazione in
mano.»
- «O
in bocca.»
- Cercò
di tirarmi un calcio proprio nel punto
in cui aveva minacciato di farlo. Le afferrai al volo la gamba e me
l’avvolsi
intorno alla vita prima che potesse rendere realtà i suoi
tremendi propositi. Orgogliosa
di una donna. Aprì la bocca per protestare ma io la zittii
con un bacio che non
aveva proprio nulla di casto. Le feci scivolare il palmo sulla gamba
liscia e
morbida fino ad arrivare alla coscia. E poi su, sempre più
su fino a insinuare
le dita sotto il vestito con lo strascico.
- Giusto,
aveva ancora quel maledetto coso ingombrante
in mezzo alle gambe. E no, non stavo parlando del cazzo. Mi staccai
dalle sue
labbra e la feci rotolare su un fianco. A causa delle cinture che le
stringevano i polsi, le braccia le rimasero sospese sopra la testa e il
corpo
le si inarcò in un modo che me lo fece ritornare duro.
Maledetta donna.
- Afferrai
la coda dello strascico e gliela
strappai via con un colpo secco del braccio. Yorin sussultò.
«Ma sei idiota?!
Hai idea di quanto costi questo vestito?!»
- «Te
lo ricompro.»
- Sì,
sempre se mi fossero rimasti i soldi per
farlo. Era stata lei a rovinarmi la vita, e io ero più che
felice di toccare il
fondo insieme a lei. Ormai c’ero dentro fino al collo.
- Le
passai la lingua sulla schiena nuda e
incontrai il gancetto del reggiseno. Mentre cercavo di aprirglielo con
i denti,
le palpai un seno e lo strinsi nella mia mano finché non
ottenni uno dei suoi
dolci gemiti. Cristo, vivevo solo per sentire quel suono meraviglioso
uscirle
di bocca. Per me aveva lo stesso valore dell’acqua per gli
assetati nel
deserto.
- Riuscii
a sganciarle il reggiseno e
finalmente potei toccare la pienezza delle sue forme senza che ci fosse
il
pizzo a impedirmelo. Mi venne l’insana voglia di prenderle un
capezzolo in
bocca, così la rigirai sulla schiena e mi lanciai come un
affamato su uno di
quei piccoli boccioli che erano già diventati turgidi a
causa delle mie
attenzioni.
- Amavo
l’effetto che avevo su di lei, di
qualunque parte si trattasse.
- Yorin
s’inarcò meravigliosamente sotto il mio
corpo già teso per l’eccitazione. Sentivo le sue
gambe sfregare contro i miei
fianchi, le sue mani anelare invano i miei capelli mentre le succhiavo
quel
minuscolo punto sensibile. Ci passai sopra la lingua, le lasciai dei
piccoli
baci sulla pelle poco più esterna e poi tornai a
mordicchiarle il capezzolo. Un
altro gemito le sfuggì di bocca e risalii verso il suo collo
per intensificare
quel suono che non mi sarei mai stufato di sentire.
- «Dove
vuoi che ti baci?» le domandai
sfregando il naso contro la linea delicata della sua mascella. Vi posai
sopra
le labbra. «Qui?» Mi spostai sulla sua bocca
lasciandole un piccolo bacio a
stampo. «O qui?» Allungai la mano verso il basso e
premetti l’indice contro il
suo clitoride coperto dal pizzo. Yorin affondò la testa nel
cuscino e la sua
gola rilasciò l’ennesimo gemito. «Oppure
qui?»
- La
rossa strattonò con forza le cinture che
la tenevano bloccata al letto. «Liberami,» mi
ordinò ignorando la mia domanda.
«Voglio toccarti.»
- Sentii
un ringhio eccitato risalirmi la gola.
Ragazzina scaltra. Stava cercando di tentarmi per farsi liberare.
«Dopo. È
ancora il mio turno.»
- Le
lasciai una lunga serie di baci che
terminarono contro il bordo delle sue mutandine. Sollevò i
fianchi e il fatto
che avesse le braccia legate sopra la testa le fece inarcare la
schiena. Mi
ritrovai spalmato in faccia ciò che bramavo e ne respirai il
profumo come un
drogato.
- Amavo
il suo odore. Amavo tutto di lei. Non
ne avrei mai avuto abbastanza, o almeno era quello che speravo. Il mio
corpo
non poteva tradirmi, vero? Dopo aver avuto tutto di lei…
l’avrei desiderata
ancora. Giusto?
- Terrorizzato
dal mio stesso corpo e dai miei
stessi pensieri, le sfilai le mutandine e gliele feci scivolare lungo
le gambe
per appropriarmi di ciò che l’avrebbe fatta
impazzire. Non appena posai la
lingua sul centro della sua femminilità, Yorin
inarcò ancora di più la schiena,
semplificando la mia intrusione.
- Mi
stava praticamente servendo se stessa su
un piatto d’argento, e io non persi tempo a cibarmene come un
affamato. Le
divorai il clitoride mentre la tenevo ferma per le gambe. Stava
cercando di
sfuggirmi, per non so quale assurdo motivo.
- «Sta’
ferma,» le ordinai schiacciandole le
cosce contro il materasso. Suonai più severo di quanto
volessi. In realtà ero
semplicemente eccitato. «Non costringermi a legarti anche le
gambe e i piedi.»
- «Yoongi,
f-fermati…» balbettò fra i fremiti
di piacere. Affondai la lingua nella fessura più in basso e
leccai tutti gli
umori che le stavano colando lungo l’interno della coscia.
«Dico sul serio. È
t-troppo…»
- Un’ondata
di tenerezza mi travolse. Anche
Kang Yorin aveva paura del suo stesso corpo. Delle sue stesse emozioni.
Staccai
la bocca dalla sua intimità e risalii fino a guardarla in
faccia.
- «Qual
è il problema?» le sussurrai passandole
il pollice sulla guancia. Lei rimase in silenzio con espressione
sofferente.
«Tesoro mio, non posso aiutarti se non me lo dici. Cosa
c’è che non va?»
- «Sento
che sto per esplodere,» affermò
sfregando le cosce sulla stoffa dei miei pantaloni, forse per darsi
sollievo.
«È tutto troppo… intenso. È
diverso dall’ultima volta.»
- Mi
si stava sciogliendo il cuore. Non l’avevo
mai vista tanto vulnerabile. Tanto fragile. Non sapeva come godere a
pieno del
suo piacere, troppo spaventata dal modo in cui il suo corpo stava
reagendo al
mio. Per lei era una sensazione nuova, fuori dal suo controllo.
- «Lasciati
andare,» le sussurrai sulle labbra.
«Non trattenerti, Yorin. Voglio che ti godi questa esperienza
al cento per
cento, ma non puoi farlo se hai paura di quello che potresti provare.
Io posso
aiutarti.»
- «Come?»
- Le
assaporai le labbra con la lingua.
«Coinvolgendoti finché non sarai costretta ad
accettare tutto quello che ti
darò.»
- Sfilai
la cintura dai passanti dei pantaloni
e lanciai quest’ultimi sul pavimento dopo essermi tolto gli
scarponcini. Feci
fare la stessa fine ai boxer. Yorin mi guardò con occhi
consapevoli, cosciente
di ciò che avevo intenzione di farle. Si mosse sotto di me
mentre io mi
posizionavo fra le sue gambe e incastravo i nostri fianchi come il
gioco del Tetris.
- M’infilai
due dita in bocca e poi gliele
introdussi nel sesso ancora umido, stimolandola finché non
la sentii completamente
bagnata. Con il pollice le torturai il clitoride e mi fermai quando i
suoi
gemiti furono troppi persino per le mie orecchie.
- «Farà
un po’ male,» le dissi incrociando il
suo sguardo velato dal piacere. «Prendi la pillola o devo
mettere il
preservativo?»
- Scosse
la testa e deglutì nello stesso
momento. «Prendo la pillola. La uso per regolare il
ciclo.»
- Annuii.
Il mio cuore stava battendo come un
forsennato, talmente veloce che cominciai a pensare che lei potesse
sentirlo.
Stavo per ottenere quello che avevo desiderato da quando le avevo messo
gli
occhi addosso. Lei. Tutto di lei.
- E
poi? Mi sarebbe bastato? O ne avrei voluto
ancora? C’era solo un modo per scoprirlo.
- Le
afferrai la parte posteriore delle cosce e
l’attirai a me, il suo inguine in corrispondenza del mio
membro. Quando i
nostri sessi entrarono in contatto, avvertii una scossa lungo la spina
dorsale.
Mi vennero i brividi.
- Guidai
la punta della mia erezione dentro di
lei e ogni muscolo del mio corpo si contrasse non appena incontrai la
dolce
resistenza delle sue pareti. Ringhiai come una maledetta tigre in
calore.
- «Cazzo,
Yoongi,» imprecò la donna sotto di
me. «Fa male!»
- Non
riuscii a trattenere una risata di fronte
alla sua espressione incazzata. «Lo so. Deve fare
male.»
- «Fanculo!
Vorrei vedere te al posto mio!»
- Non
c’era niente da fare. Riuscivamo a
bisticciare anche in situazioni come queste. Ero sicuro che avremmo
litigato
persino sull’altare mentre Jimin faceva confusione con gli
anelli e Taehyung
rompeva il cazzo al prete per farsi dire se Dio era un alieno.
- Aspetta…
Altare?
- Io,
Min Yoongi, avevo appena pensato di
sposare qualcuno? Con i Bangtan a farci da testimoni?
- Robe
da matti. Questa donna mi aveva proprio
fottuto il cervello.
- La
sentii rilassarsi quando le provocai dei
brividi a causa della frizione della mia lingua contro la sua pelle.
Presi a
mordicchiarle la carne morbida tra la clavicola e il collo, succhiando
finché
la sua bocca non mi regalò un sussurro di dolore e piacere
mescolati insieme.
Quando dischiuse le labbra, ne approfittai per coinvolgerla in un bacio
appassionato che riuscì a distrarla dalla mia prepotente
invasione.
- Non
mi ero neanche accorto di esserle già
tutto dentro. Il suo urletto di dolore mi portò alla
realtà e le vidi affondare
la testa nel cuscino mentre serrava forte gli occhi. Mi chinai a
baciarle la
punta del naso quando mi accorsi della piccola lacrima che stava per
scenderle
da un lato dell’occhio. La raccolsi con la punta della lingua.
- «Fa
tanto male?»
- «Min
Yoongi, fai proprio delle domande del
cazzo.»
- Beh,
non aveva tutti i torti. Le baciai di
nuovo il collo e con una mano le catturai i polsi legati dalle cinture
per
prepararmi a spingere i fianchi in avanti. Il sospiro tremolante che mi
uscì di
bocca le diede un’idea di quanto fossi eccitato. Non riuscivo
a muovermi perché
avevo paura di farle male, ma soprattutto perché sapevo che
dopo non sarei più
stato in grado di fermarmi.
- «Non
c’è bisogno che ti preoccupi per me,»
disse guardandomi negli occhi. Le sue lacrime erano scomparse.
«Non sono una
fighetta. Sopporto bene il dolore.»
- «Ma
davvero? A me non sembra visto tutto il
casino che hai fatto fino ad or-»
- Mi
arrivò un calcio dritto nello stinco.
Peccato che servì solo a spingermi dentro di lei, con una
meravigliosa frizione
che mi fece gemere contro il suo seno.
- Porca
puttana.
- Mi
aggrappai meglio ai suoi polsi e con
l’altra mano le strinsi possessivamente un gluteo. Ok, non
potevo più
trattenermi. Era nuda sotto di me, legata al mio letto mentre io
ero… dentro di
lei.
- Avevo
raggiunto il limite di dolcezza
consentito dal mio cervello. Prima mi davo una mossa, prima sarebbe
diventato
piacevole per entrambi.
- Mi
dondolai in avanti e mi venne la pelle
d’oca sulla schiena quando mi accorsi di quanto fosse
stretta. Mi spremeva come
una sanguisuga, pronta a prosciugarmi di tutto ciò che
avevo. Il mio corpo, la
mia anima. Il mio cuore. Si sarebbe presa tutto di me, ogni cosa. E io
sarei
stato più che felice di dargliela.
- Iniziai
a muovermi più velocemente. Ad ogni
mio affondo, l’espressione di Yorin si distendeva e
abbandonava quel cipiglio
doloroso che stavo cercando in tutti i modi di cancellarle dalla
faccia.
Conficcai le unghie nella carne del suo gluteo e le strinsi i polsi
mentre il
mio ritmo diventava sempre più incalzante.
- I
suoi seni iniziarono ad andare su e giù
seguendo il ritmo animalesco delle mie spinte. La testiera del letto
prese a
sbattere contro il muro e coprì a malapena le urla di Yorin.
- Ero
in un limbo d’adorazione per la ragazza che
mi stava facendo toccare il cielo con un dito. Vedere la sua
espressione
soddisfatta era sufficiente a soddisfare me. Cos’avrei potuto
desiderare se non
essere l’unico e il solo in grado di causarle un piacere del
genere?
- «Ti
piace così?» le ringhiai nell’orecchio.
Affondai più in profondità e mi rispose con un
gemito d’apprezzamento. «Vuoi
che vada più veloce?» Rallentai il ritmo e le
leccai il lobo. «O se preferisci
posso renderlo molto, molto dolce.»
S’inarcò contro il mio petto e ne
approfittai per avvolgerle un braccio dietro la schiena. Mi dondolai
teneramente dentro di lei. «Farò tutto
ciò che vuoi. Basta che me lo dici.»
- «Liberami,»
mi sussurrò con la voce più sexy
che avessi mai sentito. «Voglio cavalcarti.»
- Il
cuore mi ruzzolò giù per lo stomaco.
Rimasi a fissarla per un tempo indefinito, immobile mentre cercava di
liberarsi
dalla stretta che le intrappolava i polsi. Preda di una scarica
d’adrenalina, l’aiutai
a sciogliere il nodo che la teneva legata al letto. Mi fu addosso non
appena si
liberò.
- Si
vedeva lontano un miglio che era una
bodyguard. Ribaltò facilmente le nostre posizioni e si
sistemò a cavalcioni su
di me. Mi sfilò la camicia bianca prima che potessi poggiare
la schiena contro
il materasso, lasciandomi nudo di fronte ai suoi occhi pieni di
bramosia.
- Mi
posò le mani sulle spalle per tenersi in
equilibrio e sollevò appena i fianchi per farmi tornare
dentro di lei. Soffiammo
come due gatti, con l’unica differenza che io gettai la testa
all’indietro e
l’afferrai saldamente per i glutei. Accompagnai il movimento
del suo bacino
quando cominciò a saltellare sul posto, inesperta ma
terribilmente capace.
- Quando
diavolo aveva imparato a farlo?
- Volevo
socchiudere le palpebre per perdermi
nel mio piacere, ma non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso. Era
bella da
togliere il fiato. Riuscivo a concentrarmi solo sui suoi occhi rossi,
sulla sua
bocca dischiusa a causa dei gemiti e della fatica, e sul suo corpo che
si univa
al mio in un modo etereo e perfetto.
- Era
tutto così perfetto. Noi eravamo
perfetti. La perfezione sotto forma di due corpi che si univano, si
allontanavano e poi si ritrovavano. Due menti distanti eppure
così vicine, che
avevano cercato altrove la felicità quando ce
l’avevano proprio davanti agli
occhi. Questi eravamo noi. Noi, tanto perfetti nella nostra
imperfezione.
- Raddrizzai
la schiena e l’accolsi fra le mie
braccia mentre lei rimaneva con le mani attaccate alle mie spalle per
darsi la
spinta necessaria a dondolarsi. Inspirai il profumo del suo collo e le
infilai
le dita nei capelli per attirarla a me intanto che assecondavo le
spinte del
suo bacino. Ringhiai in preda all’eccitazione e premetti la
bocca contro il suo
orecchio.
- «Ti
amo,» le dissi con una sincerità che
avevo ostentato solo poche volte. «Amo solo te. Unicamente
te. Per sempre.»
- Le
parole mi uscivano di bocca come un fiume
in piena. Non riuscivo a fermarle. Avevo bisogno di dirgliele o sarei
impazzito.
- «E
tu quanto mi ami?» le domandai con il
fiatone, spingendomi verso l’alto per penetrarla
più in profondità. La testa di
Yorin ricadde sulla mia spalla e una cascata di capelli rosso fuoco mi
accarezzò la scapola e il petto. Mi artigliò la
schiena nuda con le unghie.
- «Io
ti detesto,» disse con la voce rotta
dall’estasi. Nel mio cuore si aprì una crepa.
«Ma ti amo molto di più di quanto
potrò mai odiarti.»
- E
poi il mio cuore si ricompose sotto il
tocco delle sue dita. Ero perso, pazzo di questa donna che mi aveva
stravolto
la vita da cima a fondo, come un uragano.
- La
costrinsi a sollevare il viso e la baciai come
se fosse il nostro ultimo giorno insieme su questa terra.
M’impossessai del suo
corpo e della sua mente, m’insinuai nel suo cuore come lei
aveva fatto con me,
senza darmi alcuna via di scampo.
- Quel
mix di emozioni mi portò al limite e
infilai una mano fra le sue cosce per stimolarle il clitoride. Stavolta
si
arrese senza combattere e accettò tutto quello che le stavo
offrendo senza un
briciolo di paura. La sentii tremare fra le mie braccia. Tremava come
una
maledetta foglia e la strinsi più forte mentre venivo dentro
di lei.
- Un
calore si sprigionò dal mio cuore, e mai
come in quel momento desiderai la sua vicinanza. Per impedirle di
allontanarsi
da me, l’abbracciai fin quasi a soffocarla. E mi ritrovai a
versare lacrime
sulla sua spalla come un cazzo di idiota. Continuavano a scendere
facendosi
beffe della mia volontà, ridicolizzandomi mentre lei mi
accarezzava piano i
capelli.
- «Ho
fatto davvero così schifo?» ripropose la
mia domanda dell’ultima volta, quando era stata lei a
mostrarmi le sue lacrime.
Rimasi in silenzio. «A che pensi?»
- «Penso
che sei la cosa più bella che mi sia
mai capitata,» dissi stringendola più forte, il
suo viso in corrispondenza del
mio cuore. «Grazie per avermi ricordato cosa significa
amare.»
- E
tu a che pensi? Qualsiasi cosa tu stia pensando,
mi dispiace ma non me ne frega un cazzo.
- ‘Non
m’importava di quello che avrebbe detto la
gente. Di cosa avremmo trovato una volta usciti da quella camera
d’albergo. Ricordo
solo i Bangtan, seduti al tavolo della colazione con un cappuccino in
mano e un
sorriso malizioso sul volto. Ricordo soltanto che in quel momento
conobbi il
vero sapore della libertà e la meravigliosa sensazione di
tornare in camera con
Yorin per farla di nuovo mia. Questa volta per sempre.’ -Min
Yoongi
Angolo.Autore
Ciao
a tutti! Ci ho messo una vita a scrivere questo capitolo.
Più di due settimane 😱 Non volevo renderlo banale, anche se
non sono ancora sicura se mi piaccia o meno. Lascerò
decidere a voi, quindi fatemi sapere cosa ne pensate con un commentino (what do you thing?)
Ci avviciniamo al finale e spero che abbiate passato dei momenti
piacevoli in compagnia di questa storia ❤ Al prossimo aggiornamento!
Instagram: btsuga_d