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Autore: crazyfred    15/07/2020    2 recensioni
{FRANCESCO & EMMA} "La neve aveva assunto l'odore dei suoi baci sotto i portici, del cioccolato, della cannella e delle arance che aromatizzavano i bicchieri bollenti di vin brûlé"
Prosieguo ideale della storia d'amore di Emma e Francesco, dove li abbiamo lasciati alla fine della quinta stagione. La voglia di ricominciare da zero, ma anche di non cancellare quello che è stato, il ricordo indelebile di errori da non commettere più. E chissà, magari coronare il loro amore con un nuovo arrivo...
Ma anche la storia di quella banda di matti che li circonda: Vincenzo, Valeria, ma anche Isabella, Klaus e naturalmente Huber.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Commissario Nappi, Emma, Francesco
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo  10  - A volte ritornano (parte 2)








 
"Si è fatto tardi, non vorrei abusare della gentilezza dei ragazzi …" disse Giulio, mentre aiutava a sparecchiare la tavola. Dopo un mese di permanenza di comunità, per la prima volta gli era stato accordato il permesso di uscire. Approfittando delle belle giornate, sempre più lunghe, e delle temperature miti, Emma decise di inaugurare quella che aveva ribattezzato la stagione del terrazzo con una cena in famiglia.  "Stai tranquillo, da qui ci mettiamo poco ad arrivare" Francesco, i cui rapporti con il cognato sembravano essersi distesi, si era offerto di fare da autista; Emma intuiva dai loro modi ancora impacciati che probabilmente un viaggio in auto in solitaria era più chiassoso di quello che i due avevano fatto all'andata e avrebbero ripetuto al ritorno, ma considerando gli inizi e il carattere dei due, era già un mezzo miracolo.
"Amore lascia stare i piatti, li sistemo io quando torno" le disse, vedendola in piedi di fronte al lavello, mentre rovistava per le chiavi dell'auto in una tazza che usava come portapenne: con l'arrivo della bella stagione, aveva ricominciato ad uscire a cavallo, con somma gioia di Emma che aveva ritrovato un minimo di indipendenza. "Sono incinta, non malata!" ribatté lei, alzando gli occhi al cielo mentre i due la lasciavano sola in palafitta.
Di ritorno, Francesco trovò Emma ancora seduta su una delle panche del tavolo in terrazza. Una tazza di tisana fumante sul tavolo, scorreva distrattamente le pagine di un documento sul pc.
"Non è un po' freddino per stare ancora qua fuori?" le disse, alle sue spalle, posandole bacio sulla tempia. "Scherzi?! Si sta di un bene … vieni" lo invitò, spegnendo il pc. Sedutosi, si ritrovò immediatamente la schiena di Emma sul suo petto e l'avvolse con le sue braccia. Era un altro piccolo segno che le lunghe giornate estive erano sempre più vicine: Emma adorava passare ore seduti insieme sulla terrazza, a guardare il sole calare oltre i monti, a vedere il paesaggio cambiare colore e scorgere tra gli alberi il brulicare dei turisti lungo il sentiero, come tante piccole formiche operose.
"Tutto ok con Giulio?" "Tutto ok … mi sembra che stia andando tutto bene finora. Anche al lavoro, fila tutto liscio" spiegò Francesco "qualche elemento del gruppo a volte prova a fare casini, ma lui non si lascia trascinare" "Bene" Emma era contenta di sapere che le cose stavano procedendo nel verso giusto. Con loro non era ancora aperto come avrebbe voluto, se provava a fare qualche domanda sulla comunità, sul percorso che stava facendo o sulla sua salute rispondeva ancora a monosillabi, ma capiva che per ora doveva accontentarsi. Non era facile quello che stava passando e forse la paura di sbagliare era ancora più grande di tutto il resto.
"Senti…" esordì Francesco, accarezzando le braccia di Emma quasi per riscaldarla; lei diceva di stare bene, non era mai stata una tipa freddolosa, ma percepiva comunque la pelle fredda al suo tocco "... che ne dici se domani facciamo una passeggiata a cavallo?! Al passo, intorno a lago, niente di troppo veloce o pericoloso, tanto per vedere se ricordi ancora come si fa …"
"Veramente?!" domandò Emma, stupita, voltandosi leggermente per guardarlo in faccia "Ti conosco Francesco, fino a qualche settimana fa non avrei neanche poggiato un piede a terra se fosse stato per te. E ora vuoi portarmi persino a cavallo. Che succede? E poi non devi andare a lavoro?" "Ehm no … mi sono preso un giorno di ferie. E comunque deve per forza succedere qualcosa per voler passare un po' di tempo con mia moglie e il nostro bambino?!" disse, accarezzandole la pancia. Ci provava da giorni a sentire il bimbo muoversi, da quando Emma lo aveva sentito per la prima volta; ma più lei lo sentiva, più sembrava che il piccolo si calmasse quando invece era lui a mettere le mani su quelle forme arrotondate. La moglie lo rassicurava, non c'era motivo per cui prima o poi non sarebbe arrivato il suo turno, ma Francesco aveva la pazienza di un bimbo di 3 anni alle giostre.
"Beh sì" rispose Emma, in tutta franchezza "conoscendoti sì". "Ok va bene" ammise; ad Emma non riusciva a nascondere nulla. Non che volesse, in realtà, voleva solo trovare il modo adatto per parlarne "Vincenzo mi ha chiesto di stare lontano dalla caserma domani." "Come sarebbe a dire ti ha chiesto di stare lontano dalla caserma? Tu sei il comandante e tecnicamente sono loro gli ospiti .." "Sì beh vedi … è successa una cosa, volevo parlartene prima che tu lo scoprissi da internet o dai giornali domani" "Cosa?" "Elena … domani verrà arrestata" "Elena?! La psicologa?" Emma, voltandosi leggermente, lo vide annuire "a quanto pare era complice di Moser e Kroess"
Emma si ammutolì, guardando in avanti verso il lago sempre più scuro, in lontananza solo qualche piccolo barlume dalle finestre del commissariato e della foresteria nascoste tra gli alberi. Francesco chinò il volto verso le spalle di Emma, che poggiavano ormai quasi sul suo stomaco, tanto Emma si era quasi allungata addosso a lui; scostati i lunghi capelli, il forestale posò un bacio sulla spalla della moglie "Che c'è Emma, stai bene?" "Sì" sospirò, ma la risposta non convinse Francesco. Emma prese le mani di lui tra le sue e iniziò a giocherellarci. Le piaceva sentire il quasi impercettibile tintinnio delle loro fedi che si toccavano ed un sorriso le si stampava involontariamente sul viso ogni volta che vedeva l'anello di Francesco: anche il modello più largo, al suo anulare, quasi spariva. "Emma!" insistette, lui. La giovane donna prese allora un lungo respiro "Ci lasceranno mai in pace?" domandò "a volte mi sembra che persino i morti si divertano a darci il tormento"
Francesco capì che Emma non stava parlando soltanto di Kroess, anche Livia aveva espresso il suo disappunto per la loro unione catapultando Leonardo nelle loro vite, come un fulmine a ciel sereno. Nonostante tutto erano riusciti a superarla e ne erano venuti fuori più forti di prima: lo avrebbero fatto di nuovo. "Andrà tutto bene, ti giuro che andrà tutto bene" proclamò Francesco, stringendola a sé più forte che poteva. La sentiva giù e capiva perfettamente perché: tutto quello che aveva faticosamente tentato di mettersi alle spalle, tutte le persone che più avevano fatto loro del male erano tornate, alcune anche dall'oltretomba, ad offuscarle dei giorni che sarebbero dovuti essere i più belli della sua vita. "Non giurare! Non fare giuramenti quando non sai se puoi mantenerli…"
Emma si rialzò e tornò in casa, a svuotare la tazza di tisana che ormai era totalmente fredda. Francesco seguendola l'osservava, fermo alla porta finestra, in silenzio. Lei andò a sedere ai piedi del letto, con una mano tirò i capelli via dalla fronte: si toccava sempre i capelli quando era nervosa.
"A volte" esordì "ripenso a quando sono tornata qui, un anno fa. A tutte quelle volte che mi sono messa contro di te perché non volevi credere che Kroess potesse cambiare. Io dicevo tra me e me … lui è cambiato, perché non da una possibilità anche agli altri?! ... E poi quando stavo male … le sue parole, i suoi gesti mi erano così di conforto e invece diceva e faceva esattamente quello che volevo sentire, proprio come aveva già fatto decine di volte con gli adepti della sua setta. Noi litigavamo e non ci siamo resi conto che facevamo esattamente il loro gioco. Sono stata una stupida …"
Anche Francesco aveva spesso ripensato a quei giorni dopo che Elena si era rivelata per la manipolatrice che era in realtà. Si era chiesto molte volte quante cose sarebbero potute andare diversamente se avessero ascoltato di più i propri sentimenti, se si fossero concentrati su sé stessi come coppia piuttosto che sui consigli degli altri.
Francesco si portò di fronte a lei, in ginocchio, facendo sparire le mani della moglie tra le sue. "Ehi!" la scosse lievemente, sorridendo "Avevamo detto basta a farci del male per colpa degli altri, giusto? Non è colpa tua … tu sei buona e limpida. Non hai un briciolo di cattiveria e non riesci a vederne negli altri …"
Emma fece sì con la testa, tirando su col naso. "Lo so che questa notizia riporta a galla un sacco di brutti pensieri e di vecchie paure, ma ora abbiamo un'arma che allora non avevamo" "Cosa?" abbassando lo sguardo verso il marito, una ciocca le cadde davanti al volto, Francesco la portò delicatamente dietro l'orecchio "Emma siamo insieme, qualunque cosa succeda andrà bene, di questo ne sono sicuro … e ora me lo fai un sorriso?! Non mi piace vederti imbronciata, sei così bella quando sorridi … "
Emma sorrise, gli occhi lucidi, e con le braccia corse al collo di lui: l'unico posto al mondo dove si sentiva veramente al sicuro. "E domani mattina" aggiunse Francesco, sussurrando sornione all'orecchio di sua moglie "doppia razione di coccole"
 
A dissipare le preoccupazioni che la notizia del ritorno di Elena, benché a distanza, nelle loro vite aveva provocato contribuì la passeggiata a cavallo del giorno dopo. Francesco la sorprese andando a prendere Leonardo in casa famiglia. Per il piccolo sarebbe stata la prima volta, era super emozionato. Era da prima dell'intervento che Emma non saliva in groppa e montare le fece provare un misto di adrenalina e timore. "Devi lasciarti andare e stare tranquilla" le ricordò Francesco "o il cavallo percepirà ogni tensione e si agiterà con te"
Francesco lasciò che fosse lei a salire in groppa ad Oliver, il suo cavallo, perché era quello di cui si fidava di più tra quelli della scuderia, in quel momento non l'avrebbe lasciata andare su nessun altro destriero. Oliver era un animale tranquillo e sensibile ma, cosa importante, sapeva trasmettere sicurezza al proprio cavaliere. Dopo qualche giro nel recinto accanto alla caserma per riprendere confidenza e dimestichezza, fecero tutti assieme il giro del lago, al passo, approfittando della giornata calda e senza neanche una nuvola. I raggi del sole si riflettevano sulle acque del lago come tanti piccoli tasselli di uno specchio, restituendo il riflesso perfetto delle montagne che contornavano il bacino. Mentre Emma si lasciava trasportare dagli odori del bosco e il dolce profumo che saliva dal lago, Leo, che stava in sella con Francesco, il casco di protezione ben allacciato, era impegnato a godersi al massimo la novità, tenendo strette le redini come se fosse lui stesso a governarle; Francesco, dal canto suo, approfittava più che poteva di quella giornata in famiglia perché, nonostante fossero sempre più frequenti, non riusciva a farci l'abitudine; aveva costantemente la sensazione che quella fosse una parentesi passeggera.
"Forza Leonardo, scendi!" esortò il piccolo, dopo aver completato il giro del lago "ora Oliver e Felix hanno bisogno di una bella spazzolata, vuoi farlo tu insieme a Martino?"
"No! Ancora!" "Leo! Siamo stati un'ora a cavallo, per essere la prima volta è già tanto" "Ma io non sono stanco …" si lamentò il piccolo. "Io sì però …" disse Emma, a bassa voce, per non farsi sentire dal bambino e affidando il suo cavallo al forestale che li aspettava all'ingresso delle stalle. Francesco ed Emma si scambiarono un sorriso complice, mentre Emma si massaggiava la pancia e la schiena. "Tutto bene?" si accertò Francesco, allarmato. "Sì, stai tranquillo, ho solo riscoperto muscoli che non ricordavo di avere. Fai provare il galoppo a Leo" aggiunse, lanciando un occhiolino verso il piccolo "Io vado a sedermi su una panchina a riposare"
Mentre aspettava, osservava i suoi ragazzi da lontano. Francesco, pur con cautela, accelerava il passo di Felix, galoppando lungo la riva del lago verso la palafitta, con l'acqua del lago che gli zoccoli alzavano tutto attorno, per la gioia di Leonardo al quale sembrava di stare sulle giostre dei parchi divertimento che aveva visto in tv. Emma li vedeva insieme e penso che, chiunque li avesse visti, non avrebbe mai indovinato che non si trattava di padre e figlio. La stessa gioia nello stare a contatto con la natura, la disinvoltura con gli animali, la passione per i divertimenti più spericolati; eppure Leonardo era il figlio della persona che più li aveva ostacolati e danneggiati. Ciò nonostante, per una qualche sorta di contrappasso, erano diventati una famiglia: se non per la legge, almeno nei loro cuori.
"Emma hai visto? Eravamo velocissimi!!!" esclamò Leonardo, elettrizzato, mentre Emma lo aiutava a scendere dalla sella. "Sì piccolo mio, sei proprio un cavallerizzo provetto … ancora un paio di lezioni e diventerai più bravo di Francesco"
Lasciato anche Oliver alle stalle, tornavano tutti insieme verso la palafitta: Francesco aveva promesso una doppia razione di pane e Nutella a Leonardo, nonostante le rimostranze di Emma; fuori dalla caserma si era creato però un piccolo assembramento, con telecamere e microfoni, e un gran parlottare tra di loro dei vari giornalisti convenuti. Un cellulare della polizia penitenziaria era parcheggiato proprio alla fine delle scale che portavano agli uffici.
Francesco si avvicinò, nonostante Emma avesse provato a ricordargli del favore che Vincenzo gli aveva chiesto "Mi ha chiesto di non andare in caserma, qui siamo in un luogo pubblico" "Giurami solo che non l'hai fatto apposta?" "Cosa?" domandò, interdetto. "Giurami che non ci hai portato qui per poter sbirciare" "Proprio ieri sera mi hai chiesto di non giurare Emma …" Per tutta risposta gli arrivò uno scappellotto alla nuca e uno "stronzo" sordo, pronunciato solo con le labbra. Ma dal sorriso della moglie, il forestale intuì che non gli avrebbe portato il broncio troppo a lungo. Era fatto così, lo sapeva, lo aveva accettato e non poteva pretendere che dall'oggi al domani diventasse una persona completamente diversa.
All'improvviso, Huber e un altro dei poliziotti uscirono, scortando Elena verso la vettura che la aspettava per condurla in carcere a Bolzano. Uscì anche il magistrato che andò verso la sua berlina, sfuggendo velocemente i microfoni e le domande dei giornalisti; Vincenzo, braccia conserte, rimase sull'ingresso a controllare la situazione. Notando Francesco in mezzo alla folla, con tanto di famiglia a seguito, lo guardò in cagnesco, scuotendo la testa: conoscendolo, avrebbe dovuto aspettarselo che avrebbe trovato un modo per disobbedire ai suoi ordini.
Mentre saliva nel furgone, lo sguardo di Elena incrociò tra la gente quello di Emma, nonostante la donna fosse rimasta indietro per evitare i giornalisti che si accalcavano per rubare uno scatto o fare domande. La psicologa, pur lanciandole un sorriso di sfida, si raggelò: Emma infatti, con una mano sulla pancia, sempre più chiaramente visibile, stringeva con l'altra la mano del marito. Francesco, a sua volta, portava Leonardo sulle spalle. Emma faticò a rimanere seria: nonostante le circostanze, era riuscita a togliersi una piccola soddisfazione nei confronti di quella donna che voleva portarle via tutto.
"A che pensi…?" le domandò Francesco, vedendola sovrappensiero. "A quello che deve scattare nella mente di una persona come Elena … così come Kroess … per prendere di mira qualcuno che non gli ha mai fatto nulla". "Invidia amore mio … come si dice: l'erba del vicino è sempre più verde. Nel mio momento più buio sei arrivata tu … e mi hai cambiato la vita" le disse, lasciandole un bacio tra i capelli "e loro? Chi avevano loro quando avevano bisogno di qualcuno come te?"
Invece di qualcuno come Emma, sulla loro strada avevano incontrato presenze negative, deleterie, che invece di mostrargli quanto può essere bella la vita, comunque, nonostante tutto, hanno finito per rincarare la dose di cattiveria, canalizzandola verso il proprio interesse a discapito degli altri.
L'unica colpa di Francesco era stata quella di volere la verità, ma la verità a tutti i costi crea molti più nemici di quanti ne faccia la verità secondo la legge. Kroess, Moser ed Elena sapevano che Francesco, a differenza di Nappi, li avrebbe tenuti d'occhio anche prima di un minimo sgarro. E così avevano fatto di tutto per indebolirlo … le sedute di analisi, i consigli preziosi di Elena, la vicinanza di Kroess ad Emma … tutto architettato per rendere il forestale solo e vulnerabile. Queste, tra le altre cose, erano alcune delle confessioni fatte dalla psicologa di fronte agli inquirenti, e di cui Vincenzo, in forma estremamente privata, aveva messo a parte il comandante della Forestale.
 
"L'edificio è di nuova costruzione, sono solo 6 appartamenti quindi è una soluzione molto tranquilla e gestibile con gli altri condomini, e ogni appartamento è dotato anche di un garage e di una cantina." L'agente immobiliare iniziò ad aprire le finestre dell'appartamento mostrando il panorama dei Baranci e delle altre cime intorno a San Candido in tutta la loro bellezza. La fortunata giornata di sole permetteva alla luce di entrare nell'openspace della zona giorno, lasciando apprezzare meglio le rifiniture dalla casa.
Tutte le pareti erano rivestite di cirmolo che spandeva il suo profumo caratteristico nella stanza, il soffitto spiovente del piano mansardato aveva delle grosse travi a vista, ma non dava alcun senso di chiusura e oppressione. "I mobili sono in vendita?" domandò Vincenzo, notando l'arredamento moderno e gli elettrodomestici praticamente immacolati. "Si può aprire una trattativa con i proprietari" spiegò l'uomo " praticamente la casa non è stata quasi mai abitata, è tutto nuovo di zecca."
"Che te ne pare?" "Non lo so … bella è bella, per carità … ma sarà funzionale per una bambina?!"
Vincenzo aveva insistito per avere con sé Valeria durante la visita delle case che l'agenzia aveva ritenuto più adatte alle esigenze di Vincenzo. Insieme a lei aveva già scartato una villetta a schiera con le scale poco sicure e un giardino che Vincenzo avrebbe sicuramente lasciato allo sbando e un appartamento in centro dove l'unica vista erano le finestre del palazzo di fronte e la strada sottostante. Vincenzo si stupiva delle premure di Valeria, delle sue attenzioni alla sicurezza della piccola Mela: quando erano in foresteria i ruoli erano costantemente invertiti e Vincenzo era, tra i due, l'ansioso e iperprotettivo. Valeria, però, sentiva che non poteva essere altrimenti: senza la sua supervisione e con quell'impiastro di Vincenzo, era meglio accertarsi che fosse tutto a prova di piccola peste.
"Si tranquillizzi signora Nappi" disse la ragazza che li stava guidando nella visita, mentre li conduceva verso la zona notte "vostra figlia sarà totalmente al sicuro. Tutti gli impianti sono nuovi e a norma, c'è un sistema salvavita per l'energia elettrica e per i mobili bastano i soliti accorgimenti che di sicuro sapete … gommini, calamite … quel genere di cose lì"
"Ehm veramente …" arrancò Valeria, visibilmente frastornata, ma la ragazza sembrava così entusiasta di poter mostrare quel gioiellino di abitazione che non le diede modo di correggerla, parlandole sopra; sperò solo che Vincenzo non l'avesse sentita, ma ne dubitava. "Davvero non c'è da preoccuparsi" continuò la giovane "è un appartamento concepito per le famiglie. Tutto è a misura di bambini"
La casa aveva tre stanze da letto, molto grandi e anch'esse rivestite in legno. Era tutto talmente curato che sembrava una suite d'albergo o la location di un servizio fotografico per qualche rivista di design. Era bellissima, ma sia Vincenzo che Valeria avevano la sensazione che non fosse fatta per essere abitata; non si immaginavano i giocattoli di Mela sparsi per tutto il soggiorno, il piano cottura sporco di latte strabordato dal bollitore o il bagno allagato dai bagnetti movimentati di Mela. In cuor suo Vincenzo, pur non ammettendolo apertamente, aveva la risposta al problema: non riusciva ad immaginare una vita lontana dalla foresteria e dalle persone che avevano condiviso con lui la quotidianità nell'ultimo anno. Faceva strano dirlo, perché era una persona ormai adulta e non avvezza a certi sentimentalismi, ma quel caos e quel via vai di gente erano per lui ormai una componente irrinunciabile. Riabituarsi alla calma e alla privacy di una casa tutta propria, al silenzio di serate solitarie sarebbe stato, trano a dirsi, difficile.
"Che ne pensa signor Nappi?" fece la ragazza dell'agenzia "Non è forse un gioiellino? E poi tenga conto che siamo a due passi dal centro. Tutti i servizi sono vicinissimi, non avrete bisogno di usare l'auto per spostarvi" "Beh è un po' lontanuccio dal lago" commentò Vincenzo, senza pensarci, senza ricordare a sé stesso che la ragione per cui stava prendendo casa era che la polizia lasciava il vecchio maso sul lago alla Forestale. Non avrebbe avuto più motivo di andare lì, a meno di passeggiate con la bambina: presto anche i suoi amici avrebbero lasciato la palafitta e si sarebbero trasferiti altrove. Eppure sentiva di essere legato a doppio nodo a quei luoghi, non solo per i lunghi anni di servizio presso il commissariato. Il suo sguardo, istintivamente, si mosse per cercare la giovane forestale.
Valeria, che era uscita sul balcone per ammirare il paesaggio, si obbligava a prendere grandi respiri a pieni polmoni: nonostante la loro familiarità e la confidenza che un anno di convivenza aveva fatto nascere tra loro, più si avvicinava il trasferimento di Vincenzo e più percepiva tra loro una strana elettricità, una sorta di magnetismo che li attirava reciprocamente. Valeria si sentiva come su un grattacielo, come quando era una scalatrice ed arrivava alla meta, su nelle cime più alte: un senso di vertigine mista all'eccitazione della conquista e del successo. Era forse quello l'amore? Qualunque cosa fosse, non voleva lasciarsela scappare.
"Ehi Vale! Qua stai?!" la chiamò il commissario, carezzandole lievemente la schiena uscendo anche lui in balcone. Valeria era appoggiata al parapetto e guardava fisso di fronte a lei, verso le montagne. "La vista è bellissima da qui … se non prendi questa casa sei uno stupido"
Valeria non credeva alle parole che diceva, ma se non l'avesse fatto lei, Vincenzo avrebbe accampato mille scuse per vederne un'altra, e un'altra ancora. Ci sarebbe stato sempre qualcosa che non andava. Non che lo volesse vedere andar via, semplicemente non erano due ragazzini e la vita vera non è un fotoromanzo. Era il momento di fare gli adulti e prendere la vita come veniva.
"Sinceramente … ti piace?" chiese il commissario. "Vuoi la verità?" "Ovviamente" "La trovo impersonale. Da catalogo di mobili" scoppiarono a ridere, perché si resero conto che pensavano esattamente la stessa cosa "Ma ci sarà sempre qualcosa che non andrà in ogni casa e quindi pensa a tutte le cose belle che ha e poi penseremo … cioè ... penserai … a personalizzarla"
Si morse la lingua per aver parlato al plurale. Lui la coinvolgeva nella sua vita con i suoi modi e i suoi tempi, sapeva bene che con Mela nella sua vita, Vincenzo non poteva permettersi che fosse lei a portare il passo di qualunque cosa fosse il loro rapporto. Ma a Vincenzo, questa volta, non sembrò dare fastidio. Si appoggiò anche lui sul cornicione del balcone, proteso verso Valeria.
"E tu? Ci vivresti?" "Io? Che c'entro io?" Valeria sentì le sue guance avvamparsi. Non aveva mai avuto delle storielle da Tempo delle Mele, ma si sentiva proprio come un'adolescente alla prima cotta e la cosa la imbarazzava da morire. "Perché vedi …" esordì Vincenzo con una voce più scura del solito e quasi impostata. Il cuore di Valeria iniziò a battere in fretta. Vedeva il commissario di fronte a lei sicuro e fermo come poche altre volte lo aveva visto e questo atteggiamento la metteva a disagio perché era chiaro che qualcosa di grosso fosse in arrivo e non sapeva dire se fosse pronta. "… stavo pensando che tra un po' io me ne vado dalla foresteria, no?! Ed è inutile che ci giriamo intorno … io non ti voglio perdere, Vale'! Qua tocca che accetto la proposta di Emma di lasciarle Mela una sera e io e te ce ne andiamo a cena fuori da qualche parte … e poi si vedrà…"
"E poi si vedrà ... mi stai chiedendo di uscire, insomma?!" "Eh!"
Non era la dichiarazione romantica che si aspettava, ma era Vincenzo e certi slanci non se li sarebbe mai aspettati né li pretendeva. Non erano nemmeno da lei, in fin dei conti. "Eh!" gli fece eco lei. Si sorrisero. Tutta la tensione era calata, era tornata la complicità e la schiettezza che li contraddistingueva. Ed era solo l'inizio.

 
   
 
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