Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers
Ricorda la storia  |      
Autore: Maggie_Lullaby    15/08/2009    6 recensioni
Qualsiasi persona normale sarebbe contenta di festeggiare il proprio ventesimo compleanno, ma Joe Jonas no, lui si sente vecchio. Così, mentre il nostro festeggiato è in piena crisi di mezza mezza età, la sua famiglia cercherà di trovare una soluzione insieme alle sorelline Campbell.
Spero vi piaccia!
Happy birthday, Joe!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Brothers&Sisters'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Eccomi di nuovo per festeggiare il compleanno del nostro ventenne Joe!!

Auguroni Joeeeee, ma tanto noi festeggiamo insieme domani!

Questa è una shot che mi è venuta in mente di getto, spero vi piaccia!!

Ovviamente dedicata al festeggiato!!

 

                                                                                              OLD

 

Joe sorrise sognante alle migliaia di ragazzine che si trovavano al suo concerto, rise guardando un paio di queste che tentavano di salire sul palco per abbracciare lui o Nick o Kevin, i mitici Jonas Brothers.

Le ragazzine si stavano arrampicando, aiutandosi fra di loro.

Joe si voltò verso Kevin, che guardava la scena divertito e ogni tanto voltava la testa verso il dietro le quinte, là dove la sua ragazza, la bella Maryl, lo fissava sorridendo.

Nick, seduto su uno sgabello dietro a un pianoforte in legno bianco, lanciava baci e saluti a tutte le fans, con un sorriso a trentadue denti.

“E’ ora che lo spettacoli inizi”, disse Kevin a Joe, il mezzano non si era reso conto che suo fratello gli si era avvicinato, “forza scendi”.

Il diciannovenne lo guardò con aria strana.

“Co…cosa?”, domandò, “perché?”.

Kevin rise.

“Deve iniziare lo spettacolo e il nostro vocalist deve entrare”, spiegò il ventunenne.

“Kev, sono io il vocalist, ricordi?”, chiese Joe, stranito.

Il fratello maggiore scoppiò a ridere.

“Joe tu sei vecchio, non puoi cantare con noi, avanti, scendi, Frankie deve fare la sua entrata!”, esclamò il maggiore spingendolo verso i bordi del palco.

Il mezzano non porse resistenza, totalmente scioccato. Lui vecchio?

In quel momento un bambino di otto anni fece il suo ingresso sul palco e la folla urlò, in totale estasi.

Joe si fissò a uno specchio che era comparso magicamente davanti a lui, il vetro gli mandava il riflesso di un uomo vecchio e rugoso.

Il mezzano si accarezzò il volto grinzoso e urlò.

Joe Jonas si svegliò con uno scatto, facendo cadere le coperte a terra e si passò una mano fra i capelli sudati.

Era un sogno, solo un sogno.

Consolatosi a quel pensiero ricadde fra i cuscini morbidi del suo letto, quasi ridendo, che sciocco ad aver paura di un sogno del genere, così dissimile dalla realtà.

Voltò la testa verso la sveglia per controllare l’ora a cui si era svegliato e non appena i suoi occhi videro quei numerini verdi che brillavano nel buio della sua camera il sorriso gli si sciolse sul volto.

Sette e trenta. Agosto. Quindici.

Quindici Agosto, il suo compleanno.

Joe si alzò di nuovo e cadde rovinosamente a terra, imprecando. Non poteva essere il quindici Agosto, c’era un errore, sicuramente.

Il ventenne arretrò spaventato, osservando con ansia la sveglia che brillava allegra nel buio, sempre voltato verso quell’oggetto andò a sbattere contro la porta e cercò la maniglia nel buio.

Quando la trovò uscì di corsa dalla stanza e si richiuse la porta alle spalle; doveva esserci un errore, oggi non era il suo compleanno, probabilmente era solo la sua sveglia che era fusa.

Scese la scale con passo cauto, timoroso di quello che avrebbe potuto trovare al piano inferiore e il suo respiro si fece più regolare quando vide che il salotto di casa sua era vuoto e silenzioso.

Joe tirò un sospiro di sollievo ed entrò in cucina un po’ più rilassato.

“AUGURI!”, urlarono otto voci in contemporanea non appena il ragazzo varcò la porta della stanza, facendolo sussultare.

“Cosa?”, domandò lui, con una nota di panico nella voce.

Nella spaziosa cucina di casa Jonas erano ammassati i genitori di Joe, Paul Kevin Senior e sua moglie Denise, Kevin, Nick e Frankie, i suoi fratelli, e infine Maryl, Maggie e Lexi, le prime due sue grandi amiche e l’ultima la sua ragazza.

“Auguri, tesoro!”, gridò quest’ultima raggiungendo il suo fidanzato con due saltelli e stringendogli le braccia al collo, abbracciandolo stretto.

Joe non rispose all’abbraccio della ragazza e rimase con le braccia a ciondoloni lungo i fianchi, ancora sotto shock. Era il suo compleanno.

Lexi si staccò da lui non appena notò che non ricambiava il suo gesto d’affetto.

“Joe che c’è?”, domandò lei, mentre il resto della compagnia li scrutava curiosi.

Il ventenne si guardò in giro, osservando le facce dei suoi amici e parenti, le pareti della cucina e infine il grosso calendario posto sul muro dietro a Lexi; bastò un’occhiata a quell’oggetto per farlo cadere nello sconforto. Il quindici Agosto, allora non era un incubo.

“Joe!”, lo chiamò Lexi, scotendolo.

Il ragazzo si riprese e la guardò negli occhi, nei suoi grossi occhi color muschio.

“Sono vecchio”, commentò il ventenne, per poi voltarsi e tornare di corsa nella sua camera.

Sono vecchio, sono vecchio, sono vecchio!, urlò nella sua testa il mezzano mentre si richiudeva la porta alle spalle.

Il mezzano crollò sul suo letto e si mise le mani sul volto, disperato.

Non poteva crederci, così quel fatidico giorno era arrivato, quel fatidico, maledetto, sfottuto giorno, aveva compiuto vent’anni. Era vecchio.

“Joseph Adam apri subito questa porta!”, tuonò Lexi al di fuori dalla camera del suo ragazzo. “Parliamone!”.

Joe voltò la testa verso la soglia e scosse la testa.

“Non c’è niente di cui parlare!”, urlò lui. “Non si può cambiare il tempo, ho compiuto vent’anni, ora sono vecchio!”.

Il mezzano udì numerosi sbuffi dietro la porta.

“Stai insinuando che io sia vecchia?”, chiese Maryl, irritata, picchiettando con le nocche delle mani sulla superficie in legno della porta.

“Esatto!”, ribattè Joe.

“Ma come ti permetti?!”, strillò la ragazza bionda. “E se io sono vecchia, Kevin cos’è?”.

“E’ decrepito!”, ululò il ventenne, preso dallo sconforto.

Il ventunenne, sentendosi chiamato in causa, arrossì all’offesa del fratello, ma non ribattè.

“Avanti Joe, tu non sei vecchio”, disse Maggie, con voce timida, “Fidel Castro è vecchio, ma tu sei nel fiore degli anni”.

Il vent’enne non rispose alle parole dell’amica e continuò a fissare il pavimento, coprendosi con la coperta che gli era scivolata a terra.

“Tesoro mio, tu non puoi essere vecchio”, lo rassicurò Denise, “io ho il doppio dei tuoi anni e non mi sento ancora invecchiare, perché dovresti farlo tu, che sei giovane e bello?”.

Joe rimase zitto e immobile, tirando su con il naso, lei non era vecchia perché era sua madre, e una madre non può essere vecchia fino ai sessant’anni, ma lui, che era una cantante di fama mondiale, invecchiava molto più velocemente. Chi l’avrebbe voluto, ora, che aveva ben vent’anni da portarsi sulle spalle?

“Sono vecchio”, ripetè di nuovo Joe.

“Oh, no ti prego, un’altra volta no!”, supplicò Nick, con uno sbuffo. “Ci risiamo”.

Lexi lo guardò con aria strana, la testa leggermente inclinata.

“A cosa?”, domandò.

“Alla crisi di mezza mezza età”, spiegò il sedicenne, “è accaduto lo stesso due anni fa con Kevin”.

Il maggiore arrossì.

“Nick…”, iniziò con rimproverò.

“Ehi, è la pura verità, eri tu che dicevi che eri vecchio, senza speranze, che la tua morte era vicina…”, elencò il minore.

“Uh, si mi ricordò!”, annuì Frankie scotendo i capelli castani. “Kevin sembrava scemo!”.

Maryl sorrise e si voltò verso il suo ragazzo.

“Davvero?”, chiese.

“No!”, disse il ventunenne, mentendo. “E ora vogliamo occuparci di quella povera anima pia di nostro fratello?”, chiese a Nick.

Quest’ultimo annuì.

“Come avete fatto a far uscire Kevin da questa cosiddetta crisi di mezza mezza età?”, domandò Lexi.

“L’abbiamo chiamato quando era pronta la torta”, spiegò il reverendo Jonas, “è schizzato fuori dalla sua camera in un lampo!”.

La rossa annuì, concentrata.

“Ma a Joe non piacciono le torte”, notò Maggie.

“Ed è per questo che dico sia pazzo”, disse Kevin.

“Kev!”.

“Che c’è?”.

“La piantate di litigare? Sono in piena crisi e voi diiscutete su quello schifo di dolci*”, urlò il mezzano, sempre più disperato.

Maryl si massaggiava il mento, la fronte corrugata in tante piccole rughe di concentrazione.

Maggie e Lexi la osservavano con attenzione ma fecero bene a non interromperla, la conoscevano bene la loro sorellina, stava pensando e non bisognava disturbarla quando pensava.

“Ci sono!”, esclamò infine la bionda ventenne, mentre i suoi occhi dorati si illuminavano. “Super Mario!”.

La famiglia Jonas, escluso Joe, inclinarono la testa, i volti sorpresi, mentre le espressioni di Maggie e Lexi si fecero subito allegre.

“Ma certo!”, esclamò la rossa, mentre la mora sorrideva.

Kevin cinse le spalle della sua ragazza delicatamente.

“Mio fratello è in crisi e tu vuoi giocare ai videogiochi?”, domandò, ma il suo non era un rimprovero, più che altro una domanda per accertarsi della salute mentale della sua ragazza.

Lei rise, con la sua solita risata cristallina.

“Ma no, sciocchino, sto parlando del nostro vicino, il signor Mario!”, lo corresse lei, allegra.

“O anche detto Super Mario!”, disse Maggie.

Joe, che fino a quel momento aveva ascoltato la conversazione in silenzio, tornò a mugugnare sulla sua età, su quanto fosse vecchio.

“Probabilmente mentre mi guarderò allo specchio troverò dei capelli bianchi!”, si lamentò.

“E cose centra il vostro vicino?”, domandò Frankie, innocente.

Maryl gli diede un bacio sulla testa.

“Il signor Mario e suo fratello Luigi hanno centodue anni e sono entrambi belli pimpanti e, guarda caso, sono dei vostri fans!”, escalmò la bionda allegra. “Se loro, che sono davvero vecchi non riescono a far capire a Joe che lui non è anziano non so come farglielo capire!”.

Così, un’ora dopo, la quale comprese l’ennesima crisi isterica di Joe, le sorelle Campbell, le quali erano andate a prendere il signor Mario a casa sua, tornarono accompagnate da un vecchietto senza denti, tutto rughe, seduto su una sedia a rotelle.

“Gioventù bruciata!” commentò non appena varcò la soglia di casa Jonas. “Dov’è quello sciagurato di Joseph, il ventenne vecchio?”, domandò sorridendo sotto  baffi.

La famiglia Jonas al completo lo aiutò a salire le scale, nonostante le lamentele del signor Mario.

“Sono capace di andare anche da solo, sapete?”, chiese, acido.

C’è una strana legge che impedisce ai vecchietti di essere simpatici, tutti gli esseri umani che superano gli ottant’anni iniziano ad inacidirsi, fino a diventare dei veri rompiscatole.

Joe, che nel frattempo era stato costretto ad aprire la porta di camera sua sotto minaccia di Lexi, aspettava il suo ospite appoggiato con una spalla allo stipite della porta.

“Allora sei tu il vecchio, eh?”, domandò Mario arrivando davanti a Joe e fermandosi. “Senti, tu, guardami”.

Il ventenne lo fissò inespressivo.

“E?”, chiese.

“Io ho centodue anni, tu quanti ne hai, scusa?”, chiese il signor Mario, fissandolo, serio.

“Venti”, snocciolò il ragazzo.

“Ecco! Appunto! Io dovrei essere vecchio, tizio! Tu hai vent’anni, come osi pensare di essere vecchio?”, chiese il vecchio.

Il mezzano abbassò gli occhi, colpevole.

“Per la verità io…”, iniziò.

“Niente scuse, tizio! Io ho fatto la guerra, la seconda guerra mondiale l’ho fatta io! Tu cosa hai combinato nella vita oltre a cantare? Niente! Quindi, tizio, cerca un po’ di abbassare la cresta e di goderti la vita, chiaro tizio?”, domandò Mario.

Joe lo guardò con gli occhi grandi e le guance arrossate per l’imbarazzo.

“Allora?”.

“Si, signor Mario”, sussurrò Joe.

“Sono Super Mario, per te, tizio!”, gridò l’uomo e fece per allontanarsi dal ventenne. “Ah, e fra parentesi adoro le canzoni tue e dei tuoi fratelli, Tonight è meravigliosa!”.

Il mezzano sorrise, allegro.

“Bè, grazie, Super Mario!”, esclamò.

“Figurati, tizio, e guarda che hai un capello bianco, lì, proprio sulla frangia”, commentò il vecchio andandosene.

La famiglia Jonas e le sorelle Campbell, che fino a quel momento avevano osservato la scena rilassandosi minuto dopo minuto, di irrigidirono sul posto e voltarono la testa verso Joe, il quale colorito si era fatto cinereo.

“Nooooooo!”, urlarono.

 

Fine

 

*per la verità credo che Joe ami i dolci, ma il mio cervellino non funziona molto bene alle due di notte passate, quindi scusate!

 

                                                                                            HAPPY BIRTHDAY, JOE!!

 

Lo so, è una cavolata, ma è un piccolo pensiero per il più pazzo dei Jonas!

 

I Jonas Brothers non mi appartengono (bugia, bugia, bugia, bugia!!!!) e questa storia non è stata scritta a fini di lucro.

Le sorelle Campbell sono una mia creazione e mi appartengono in quanto tale.

 

  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers / Vai alla pagina dell'autore: Maggie_Lullaby