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Autore: Nope1233    19/07/2020    0 recensioni
Cosa porta un essere umano a perdersi nei meandri della propria mente?
Può l'unica persona al mondo di cui ti fidi toccare il fondo senza che tu abbia modo di salvarlo?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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T/N's POV

 

Dopo quella orribile notte, eravamo riusciti a recuperare le nostre cose fuggendo prima dell'arrivo della seconda pattuglia di polizia per poi rifugiarci nei boschi circostanti e, nei giorni successivi, ci eravamo mossi in continuazione alla ricerca di un buon posto in cui fermarci per qualche tempo in modo da recuperare le forze. Dopo poco più di una settimana di cammino, eravamo riusciti a trovare una villa abbandonata ben nascosta all'occhio di eventuali passanti, collocata in un bosco distante mezzora dal primo paese in cui vivevano solo pochi anziani. Era come se avessimo vinto alla lotteria dato che all'interno si trovava una stufa e addirittura un letto matrimoniale che provvedemmo a rendere utilizzabile grazie a lunghi lavaggi e alle nostre coperte. Il fuoco andava acceso solo e soltanto di notte, in modo che il fumo che fuoriusciva dal camino non fosse visibile oltre al bosco, ma fortunatamente le giornate stavano iniziando a scaldarsi per l'arrivo della primavera. Ci eravamo adattati, e finalmente potevamo tirare un sospiro di sollievo.

Con il trascorrere dei giorni, mi ero soffermata spesso a ragionare sui miei sentimenti ed ero riuscita a renderli molto più comprensibili e chiari. Nonostante ogni ostacolo, insieme ad Isaac stavo bene e, per quanto desiderassi scoprire come poteva essere una vita normale, non avevo alcuna intenzione di abbandonarlo. Eravamo ormai legati in maniera indissolubile e non volevo rinunciare a quel rapporto simbiotico e intimo che contraddistingueva la nostra coppia. Quando avevo realizzato il mio innamoramento per lui, tutto quello che mi circondava era divenuto talmente semplice da farmi sentire un idiota nel non essere riuscita a capirlo prima e, non so bene perché, la concretizzazione di quel sentimento aveva sciolto ogni tipo di nodo presente nel mio animo. 

Nonostante fosse mattina inoltrata, Isaac dormiva ancora al mio fianco ed era un ottimo segno. Stava a significare che anche lui si sentiva molto più rilassato in quel nuovo nascondiglio e non potevo che esserne contenta. Ero seduta sul letto ad osservare oltre la finestra dagli infissi usurati quando, voltando lo sguardo su di lui, scoprii che il ragazzo mi stava osservando con occhi stanchi ed assonnati, ma appena mi notò, mi diede le spalle girando il corpo dall'altra parte. 

"Buongiorno, Isaac." sorrisi.

"Tsk." lo sentì sbuffare stringendosi nelle spalle.

Grazie alla temperatura accettabile della stanza, Isaac aveva dormito senza la sua solita felpa e miei occhi caddero sulle bende sporche che gli circondavano la schiena e la vita: erano settimane che non ci lavavamo decentemente, né tanto meno che riuscivamo a pulire a fondo i nostri abiti.

"Oggi sembra che farà più caldo dei giorni scorsi. E se andassimo a lavarci al fiume?" chiesi, ma non ottenni alcuna risposta.

Mi avvicinai a lui e, con fare scherzoso, posai la testa sul suo braccio disteso sopra al suo corpo per poterlo osservare in volto. I suoi occhi erano tesi in un'espressione di disappunto, e fece di tutto per ignorarmi.

"Isaaac?" lo chiamai. 

"AAAH! Lasciami stare."

"Ok, ok, scusa." sospirai alzandomi dal letto. "Allora vado da sola."

Erano ormai alcuni giorni che il ragazzo sembrava essere molto sulle sue, come se ci fosse qualcosa che lo turbasse particolarmente. Da quando eravamo arrivati in quella casa, non si era nemmeno più allontanato per le sue solite uscite serali atte a sfogare la sua malsana ossessione, e la cosa mi aveva dato da pensare. Tendenzialmente, Isaac si relazionava con me in una maniera unica per via del rapporto che avevamo coltivato negli anni, ma il suo distacco di quei giorni mi faceva temere il peggio. Avevo paura che si fosse stufato di portarsi appresso una come me che involontariamente poneva dei limiti ai suoi macabri desideri ed era l'ultima cosa che volevo. Ero innamorata di lui e perderlo, nonostante mi avrebbe permesso di vivere una vita tranquilla, mi feriva terribilmente.

Iniziai a raccogliere il sapone, un ricambio da poter indossare mentre i miei attuali vestiti si sarebbero asciugati, il pettine ed il nostro unico asciugamano, prima di dirigermi verso l'ingresso della stanza.

"Allora io vado." sorrisi superando la porta. "Se hai bisogno di qualcosa chiamami!"

"Chi avrebbe bisogno di te, idiota?" 

"Ahah! Come vuoi, Isaac! A dopo!" risi chiudendo la porta malandata mentre il ragazzo ancora mi dava le spalle.

Scesi le scale a passo veloce, estremamente contenta per l'imminente bagno e mi diressi verso il fiume che costeggiava l'area verde intorno alla villa. Discesi con semplicità fino al letto del fiume e posai il necessario per lavarmi su uno dei massi. Fortunatamente quella giornata era parecchio calda per il periodo in cui ci trovavamo e lo presi quasi come un segno del destino. In più, mi sentivo parecchio di buon umore e non sapevo nemmeno il perché, ma avevo tutte le intenzioni di godermi appieno il momento. 

Mi inginocchiai e sfiorai l'acqua del fiume non rimanendo affatto sorpresa nello scoprire che fosse alquanto fredda rispetto al sole caldo che mi batteva sulla testa ma, essendoci abituata, la cosa non fece calare il mio entusiasmo. 

Mi sfilai la maglia ed i pantaloni rimanendo in intimo e mi apprestai a lavare i miei abiti per poi stenderli ad asciugare su una roccia sotto i raggi diretti del sole. Dopo di che, presi il pettine e mi sedetti su uno dei massi per farlo scorrere tra i capelli in modo da rendere più semplice il loro lavaggio. Nel frattempo mi persi ad osservare la natura incontaminata che mi circondava e per poco non udii un lieve suono di passi alle mie spalle.

"Isaac?" lo notai voltandomi. "Avevi detto che..."

"SI', SI'! Lo so che ho detto." sbottò stizzito scendendo anche lui sulla riva del fiume e posizionandosi al mio fianco. "Piuttosto tu, ti pare il caso di..."

"Sono felice che sia venuto anche tu!" dissi mettendomi in piedi e rivolgendogli un grande sorriso. "Forza, vieni con me!"

Misi i piedi in acqua e dovetti attendere qualche secondo prima che il mio corpo si abituasse a quella bassa temperatura, dopo di che mi posizionai al centro del piccolo torrente di campagna chiamando Isaac con un lieve cenno della mano. Il ragazzo mi osservò per qualche secondo con aria apatica, quasi di disappunto, e mi parve di vedere un suo sopracciglio tremare leggermente. Dopo un lungo sospiro mi seguì in acqua e si posizionò di fronte a me.

"Lascia che ti aiuti con le bende, così possiamo lavare anche quelle." sorrisi.

"Faccio da solo." sbuffò dandomi le spalle ed iniziando a provare a recuperare il capo delle bende sulla sua bassa schiena, fallendo miseramente.

Si esibì in alcune torsioni improbabili mentre tentava di afferrarne il capo ed io trattenni una lieve risata dovuta all'ironia del momento. Mi avvicinai ed afferrai l'inizio dei bendaggi, mentre il ragazzo irrigidì la schiena voltando lo sguardo nella mia direzione.

"Che cazz...!"

"Lascia che ci pensi io." sorrisi.

Isaac mi osservò pensieroso per qualche secondo per poi riportare lo sguardo di fronte a sé e liberando un lungo sospiro.

"Come vuoi."

Le bende di Isaac avevano inizio in sei punti specifici del suo corpo ed era capitato molto spesso che lo aiutassi a toglierle, ma il difficile era quando dovevo riavvolgerlo in quegli infiniti metri di tessuto, ormai talmente usurati che spesso mi si spezzavano tra le dita.

"Dovremmo recuperare dei bendaggi nuovi." dissi afferrando il capo delle bende all'altezza della vita ed iniziando a sfilarle.

"Ci penseremo poi." sbuffò.

"Sicuro. Pensavo di andare a prendere qualcosa in paese domani. Stiamo iniziando a finire le scorte."

"E' meglio di no." 

"E perché mai?" chiesi afferrandogli le spalle costringendolo a voltarsi nella mia direzione per facilitarmi la rimozione delle bende. "Non mi hanno visto in faccia quella notte."

"Non importa. Meglio non rischiare." sospirò con tono monocorde.

"Come vuoi, allora."

Continuai a sfilare le bende del ragazzo con il sorriso sulle labbra mentre gli occhi di Isaac non smisero per un istante di osservarmi con aria dubbiosa.

"Sei parecchio di buon umore oggi." commentò alzando un sopracciglio. "C'è un motivo?"

"Niente di specifico!" sorrisi raggomitolando la prima sezione di bendaggi che aveva rivelato il torso magro e segnato dalle ustioni di Isaac. "Mi sento felice e basta."

Lanciai il gomitolo sulla riva cingendo poi le braccia intorno al collo del ragazzo per cercare il capo della benda che gli nascondeva il viso.

"Sul serio non hai paura di me dopo quello che ho fatto?" chiese di punto in bianco. "Sii onesta."

Alzai lo sguardo su di lui e nei suoi occhi lessi una profonda insicurezza; un qualcosa che era davvero difficile da vedere in Isaac. 

"Assolutamente no. Te lo giuro." risposi iniziando a srotolare le bende intorno al suo collo, ma Isaac bloccò subito il mio polso lasciando che la mia mano posasse sulla sua spalla.

Iniziò ad avvicinarsi ed io mi irrigidii all'istante sentendo le guance avvampare per l'estrema vicinanza. Nonostante le ustioni che gli percorrevano il corpo, non riuscivo a fare a meno di trovarlo assurdamente bello.

"L'altra notte ho rischiato di ferirti, e a quello non ci sarebbe stato rimedio. Ti rendi conto della situazione in cui ti trovi? Io..." mormorò con un tono particolarmente serio. "Io non voglio farti del male, lo capisci, vero?"

Sul momento, quel ragazzo era la cosa più vulnerabile che avessi mai visto in tutta la mia vita e la mia mente tornò al ricordo del piccolo bambino sofferente ed affamato in quella soffitta lugubre che avevo intenzione di proteggere ad ogni costo.

"E' per questo che sei così distaccato in questi giorni?" sorrisi.

"EH?! Che stai dicendo?" sbottò, e notai qualche linea di rossore sulle sue guance.

"Beh, mi sembri pensieroso. Qualcosa non va?"

"N-No. Va tutto assurdamente bene." disse a denti stretti avvicinando il suo volto al mio. "Quindi smettila di sorridere come una deficiente e..."

Non riuscii più a trattenermi. 

Isaac si irrigidì nell'esatto istante in cui posai le mie labbra sulle sue espirando profondamente e cinsi la sua nuca in una delicata stretta per poterlo trattenere contro il mio viso. Fece qualche passo indietro, ma io ero decisa a far continuare quel bacio rubato mentre i suoi occhi si sbarrarono su di me incerti sul da farsi. Le sue mani mi afferrarono le spalle come se fosse intenzionato ad allontanarmi spaventato dal mio gesto ma, dopo un piccolo tentativo di resistenza, sentii le sue dita allentare la presa ed il ragazzo riportò le braccia lungo il suo corpo. Mi presi qualche altro secondo non percependo altre reazioni da parte sua per poi, dopo aver raccolto tutto il mio coraggio, distaccare le nostre labbra per poterlo osservare. 

Il petto di Isaac si alzava ed abbassava velocemente e, nonostante fossimo cresciuti insieme, non riuscii a decifrare l'espressione che troneggiava sul suo volto. Era incerta, quasi spaventata, come se non avesse idea di come comportarsi davanti al mio gesto.

"Scusami..." mormorai abbassando lo sguardo. "Non sono riuscita a..."

"No, no, no. Aspetta." mi interruppe, costringendomi a riportare gli occhi su di lui. "Non è che... possiamo rifarlo?"

Trasalii davanti a quelle parole ed il mio cuore si strinse per l'estrema tenerezza con cui mi aveva posto quella domanda.

"C-Certamente." sorrisi.

In quel momento, Isaac iniziò ad avvicinarsi mentre i suoi occhi mi scrutavano con attenzione nel tentativo di cogliere un qualche mio movimento improvviso e mi diede l'impressione di trovarmi davanti ad un bambino alle prese con il suo primo bacio. Gli lasciai tutto il tempo necessario per avvicinarsi e, quando le nostre labbra furono sul punto di sfiorarsi, il ragazzo si fermò come se avesse intenzione di osservare al meglio il mio volto visto da così vicino, mentre il suo respiro caldo mi accarezzava le guance. Poi, con estrema timidezza, finalmente mi baciò e percepii chiaramente quanto le sue labbra fossero tese e rigide mentre premevano contro le mie. Lentamente, lasciai che le mie mani scivolassero sulle sue braccia per prepararlo al contatto che avevo intenzione di donargli e, non appena compresi di avere campo libero, posai le dita sulle sue guance per accarezzarle. Quello parve bastare per rilassare Isaac che strinse le mie dita tra le sue espirando con forza contro il mio viso e, con mio enorme piacere, chiuse gli occhi. 

Era il primo bacio in assoluto per entrambi e fui convinta di riuscire a percepire il cuore di Isaac risuonare con forza attraverso il suo petto nonostante la distanza tra i nostri corpi. Rimanemmo immobili, godendo delle meravigliose sensazioni che quel primo ed intimo incontro tra le nostre labbra ci stava trasmettendo e poco dopo, con estrema lentezza, ci allontanammo. Eravamo entrambi ansanti, ma mentre io gli rivolgevo un sorriso intenerito, Isaac deviò lo sguardo come se fosse particolarmente imbarazzato.

Sembrava essere il momento di pace perfetto che tanto avevo atteso da quando avevo realizzato dei miei sentimenti, ma un suono improvviso di passi fin troppo veloci diretti nella nostra direzione attraverso la fitta boscaglia dall'altra parte del fiume ci fece trasalire. Senza pensarci un secondo, raccogliemmo i miei vestiti ancora bagnati, l'asciugamano e le bende del ragazzo per poi risalire la riva e fiondarci all'interno della casa. 

Corremmo nella nostra stanza al piano di sopra ed il ragazzo afferrò subito il coltello posizionandosi al di sotto della finestra che dava sul cortile per controllare se qualcuno si stesse avvicinando. Io invece mi limitai a nascondermi sotto il letto come avevamo precedentemente pianificato al nostro arrivo in quella casa.

Il cuore mi martellava nel petto e temetti che i miei peggiori incubi si stessero nuovamente avverando costringendoci a privarci di quel meraviglioso nascondiglio scovato con tanta fatica. Dopo quella parentesi di pace assoluta fuori dalla vita che avevamo affrontato fino a quel momento, la realtà mi ripiombò addosso stringendomi lo stomaco in una morsa. 

Non so cosa avrei dato per potermi isolare completamente in quel momento perfetto avvenuto in mezzo a quel piccolo torrente, lontano da occhi indiscreti e dal grigiore della nostra esistenza da eterni fuggitivi. 

 

   
 
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