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Autore: _Cthylla_    19/07/2020    1 recensioni
“Tutto lascia una traccia e ha la sua importanza”, soprattutto le piccole cose in una relazione a due.
Raccolta che verrà aggiornata nei momenti di “noia”, probabilmente destinata a restare incompiuta. Verranno mostrati momenti casuali della relazione tra Nickel, alias la minicon della Decepticon Justice Division, e il mio OC Bustin, il tutto ambientato prima della distruzione della colonia di Prion (il posto dove Nickel è nata e cresciuta).
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nickel, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Generation I, Transformers: Prime
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Specter Bros'- la serie'
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In precedenza avevo detto che i capitoli sarebbero stati messi in modo abbastanza casuale a livello cronologico; finora sono andata abbastanza in fila, mentre il capitolo che vi apprestate a leggere è precisamente un esempio di ordine cronologico random. L’episodio che narro qui si svolge prima di tutti quelli che avete già letto, precisamente poco prima che i nani andassero a convivere. Non aspettatevi particolare azione o inquietudine, qui si parla della famiglia d’origine di Nickel :) buona lettura!
 
 
 
 

 

 

 

Amicus Omnibus, Amicus Nemini

 

 

 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
Se il desiderio era quello di trovare nell’Universo qualcosa di costante, il primo pensiero di Nickel correva sicuramente alle campagne di Prion.
 
Benché nella colonia fossero presenti più aree urbanizzate che rurali, non erano pochi i minicon che vivevano felicemente in queste ultime tra fiumi di olio, fauna che svariati dei minicon più “cittadini” non avevano mai visto e piante tecnorganiche che di solito erano tanto decorative quanto delle possibili fonti di cibo. I frutti non erano fatti dello stesso materiale dei frutti organici presenti su altri pianeti -frutti che loro in quanto mecha non potevano neanche assaggiare- ma lei era sicura che a livello di sapore fossero migliori degli altri, soprattutto quelli del frutteto della sua famiglia, creato qualche generazione addietro e che la maggioranza dei suoi parenti contribuiva a mandare avanti; e proprio suddetti parenti erano il motivo per cui lei e Bustin stavano percorrendo le strade strette di quei luoghi.
 
Sebbene Nickel si fosse trasferita in città da qualche tempo per studiare medicina -con profitto: aveva sempre dato in tempo tutti gli esami e le restava solo un di livello per avere il titolo- riteneva ancora molto importanti i legami con la propria famiglia. Era stata cresciuta con valori “tradizionali” che si erano ben radicati nella sua personalità e allo stesso tempo con la consapevolezza di due cose: che sarebbe stata sempre libera di scegliere la propria e strada e che, qualunque essa fosse stata, aveva tutte le capacità per intraprenderla.
La sua gratitudine per questo era infinita, perché venendo a contatto con altre persone aveva scoperto che erano cose tutt’altro che scontate. Altre persone non potevano dare per scontato neanche il fatto che la propria famiglia desiderasse il meglio per loro.
 
“Il che, in questo caso, significa mettere Bustin sotto esame” pensò, poggiando la nuca contro il sedile.
 
Aveva parlato presto di Bustin ai propri genitori che, sapendola una persona di buonsenso e dunque senza la tendenza a frequentare brutte persone, erano stati felici per lei nel sentirla usare termini tanto entusiastici nel corso del tempo.
Adesso però si prospettava un inizio di convivenza all’orizzonte, segno che le cose si stavano facendo particolarmente serie, quindi l’intera famiglia -composta da genitori, nonni, nonne, undici zii in tutto, sette prozii e i vari cugini che non si erano trasferiti altrove su Prion- desiderava conoscerlo, e Nickel si sentiva piuttosto in ansia.
 
«“Cause the eyes of a ranger are upon youuuuu, any wrong you do he’s gonna seeee!”…»
 
Bustin invece cantava a squarciagola la sigla di Wallop Prion Ranger mentre era alla guida.
Probabilmente, pensò Nickel, lei si stava sentendo in ansia anche al posto suo. Sperava che andasse tutto bene, e da un lato pensava “Perché non dovrebbe?”, ma Bustin, pur non essendo stato il suo primo partner, era il primo presentato alla famiglia.
Aveva già deciso che sarebbe rimasta con lui anche se i suoi nonni per qualche ragione avessero iniziato a lanciargli contro la frutta -sua la vita, suo il compagno, sua la scelta- però avrebbe preferito che tutti piacessero a tutti.
 
«…-ntenta di tornare a casa».
 
«Mh? Non mi ero accorta che stessi parlando, scusami» disse la minicon «Dicevi?»
 
«Credevo che fossi contenta di tornare a casa, però mi sembri più che altro pensierosa. Lo sei stata per tutto il viaggio» disse Bustin. 
 
«Io sono contenta infatti. È che prima d’ora non avevano mai voluto conoscere nessuno dei ragazzi con cui sono stata, te l’ho detto» rispose lei «D’altra parte con nessuno di loro è mai durata tanto da voler andare a convivere. A proposito, tu sei proprio sicuro-»
 
«Sarei felice di dividere con te quella che diventerebbe la nostra casa, te l’ho già detto più volte. Se non fossi stato sicuro non ne avrei nemmeno parlato» replicò lui, capendo dove Nickel voleva andare a parare «Piuttosto, non è che quella poco convinta sei tu?» aggiunse poi, in tono divertito.
 
«Che?! Io sono convinta eccome, altro che “poco”! Io voglio vivere con te!» ribatté la minicon «Mi chiedo solo se tu ti renda conto di quel che vorrebbe dire dividere ogni giorno il tuo spazio con un’altra persona, visto che tu…»
 
“Quando ho visto casa tua per la prima volta mi è sembrata troppo grande, e tu mi sei sembrato troppo piccolo e troppo solo lì dentro. A me a volte sembra grande la mia stanzetta all’università”.
 
«… sembri amare l’idea di averne molto tutto per te» concluse Nickel.
 
«Questo non lo nego, ma tu puoi stare tranquilla: sei una fidanzata in formato compatto, non ingombri per niente».
 
«A pensarci bene credo che continuare a stare nel dormitorio andrà benissimo!» ribatté lei, senza però togliere la mano che Bustin aveva poggiato sulla sua gamba sinistra «… sul serio non hai problemi all’idea?»
 
«Neanche mezzo. La strada è quella a destra?» le domandò il minicon, indicando un sentiero un po’sterrato e un po’in salita.
 
Nickel annuì e, una volta imboccato il sentiero, impiegarono solo un cinque minuti per giungere a destinazione.
 
Casa non era cambiata di una virgola rispetto all’ultima volta in cui Nickel c’era stata: al centro del frutteto era visibile un agglomerato di case in stile rustico -per quanto “rustico” potesse essere qualcosa costruito da dei transformers- che si ergevano attorno a un ampio cortile interno nel quale la famiglia soleva radunarsi durante qualche occasione particolare, o semplicemente quando si poteva, facendo abbuffate generosamente preparate da nonne, mamma, zie e prozie. Riusciva già a immaginare imbandito il lungo tavolo in cortile e a sentire l’odore del cibo.
Nonché il caos di tutto il parentado: non sapeva cos’avesse combinato il cugino Radio, ma sapeva che gli strilli di zia Pillage erano potenti proprio come quando era piccola.
 
«Un range vocale impressionante» commentò Bustin una volta che furono entrambi scesi dall’auto, ebbe preso in mano il vasetto di fiori cristallini che aveva portato e, con l’abilità del cameriere, ebbe poggiato sullo stesso braccio il vassoio di paste.
 
«La cosa non sarebbe dovuta iniziare così…» sospirò Nickel.
 
«Non so molto di famiglie numerose, ma mi risulta che se non sono rumorose c’è qualcosa che non va. Tranquilla, dunque» disse Bustin, accarezzandole il viso.
 
Lei sorrise.
 
«Ma che bella coppia che siete!» esclamò una voce femminile a poca distanza da loro.
 
Voltandosi videro una coppia di minicon, maschio e femmina, entrambi somiglianti a lei in più di qualche tratto; che fossero sua madre e suo padre si capiva subito, il padre per vari particolari fisici -come i colori e la forma della testa- la madre perché gli occhi, le espressioni e il modo di muovere il corpo lilla dalle curve accentuate erano identici a quelli della figlia, così come la voce era molto simile.
 
Nickel li salutò con un abbraccio, passando poi al motivo per cui si trovava lì. «Lui è Bustin, il mio fidanzato. Bustin, loro sono Cesium e Alumina, i miei genitori».
 
«Sono lieto di conoscervi» disse il minicon, stringendo la mano prima alla madre di Nickel e poi al padre, come l’etichetta su Prion richiedeva «Nickel mi ha parlato molto di voi e di quanto fosse bello questo luogo. Aveva ragione come suo solito» aggiunse poi, con un sorriso «Ho portato un pensiero».
 
La madre di Nickel prese i fiori e il vassoio di paste. «Molto gentile da parte tua, ma non c’era ragione di disturbarsi…»
 
Nickel notò sia lo sguardo di sua madre, sia che Bustin lo aveva notato a sua volta.
 
«Due metri e tre centimetri» disse infatti.
 
«Prego? Oh! Ehm» tossicchiò Alumina «Ti chiedo scusa, non intendevo… è solo che per essere un minicon sei così alto!...»
 
“Dopo questo mi chiamerà Nanetta fino alla fine dei tempi, e anche voi” pensò Nickel, alzando brevemente gli occhi al cielo.
 
«Immagino che sia normale amministrazione, vero?» domandò il padre di Nickel, con l’aria da “ne so qualcosa, amico, credimi” «Per me quando ero più giovane era lo stesso, anche se non arrivavo a tanto… uno come te avrebbe fatto comodo prima, quando farlo a mano era il modo migliore per raccogliere la frutta. In parte lo facciamo ancora, è che serve delicatezza».
 
«Dei raccoglitori automatizzati di ultima generazione però si sentono dire buone cose» osservò Bustin «Il modello F25 con braccia estensibili della società Atlach-Nacha, per esempio…»
 
“E lui che ne sa delle macchine per raccogliere la frutta?!” si stupì Nickel.
 
Se anche avesse voluto dire qualcosa a Bustin non avrebbe potuto: Cesium, entuasiasta di poter parlare dell’attività di famiglia con qualcuno diverso dalle solite persone, aveva iniziato un fitto discorso -più un monologo- con Bustin e se lo stava portando via.
 
«… e da quella parte ci sono gli alberi che preferisco in tutto il frutteto, ti faccio vedere-»
 
«I ragazzi sono reduci da un viaggio abbastanza a lungo, non sarebbe il caso di lasciarli riposare?! Tu e il frutteto, Cesium!...» sbuffò la madre di Nickel.
 
«Forse hai ragione» ammise il minicon, un po’imbarazzato «Mi sono lasciato trascinare, scusate… e poi non ci sarebbe neanche stato tempo, tra mezz’ora si cena…»
 
«In effetti si sente un ottimo profumo, signor-»
 
«Niente “signor”, solo Cesium andrà benissimo… almeno il cortile interno glielo posso far vedere?» chiese alla moglie.
 
«Lo avrebbe visto a cena, ma se ci tieni… andati» commentò Alumina «Povero Bustin, spero che tuo padre non lo metta troppo a disagio».
 
«Ci vuole ben altro per riuscirci» disse Nickel «Lavorando anche a contatto col pubblico ne vede e ne sente di ogni».
 
Effettivamente, si rese conto, la sua ansia non era stata dovuta al fatto che Bustin potesse non piacere alla sua famiglia -e soprattutto ai suoi genitori-: in realtà era esattamente il contrario e a impensierirla era l’idea che fossero loro a non piacergli e che, con la consapevolezza che quella non sarebbe stata l’ultima volta in cui avrebbe dovuto avere a che fare con loro nel caso in cui fossero rimasti insieme, decidesse di concludere la relazione.
A livello razionale però sapeva che Bustin non l’amava così poco da fare una cosa del genere e che non era lui il colpevole delle sue ansie, cercava sempre di farla stare tranquilla. Era a sua volta sempre così tranquillo, così carino e premuroso con lei!
Ed era così cordiale e/o scherzoso con tutti gli altri, proprio com’era stato con i suoi genitori, e con i frequentatori più assidui del Crawling Mist -il locale dove lavorava part time- si comportava sempre in modo molto amichevole. Era piuttosto sicura che se altri avessero dovuto parlare di lui l’avrebbero definito un “amico di tutti”, solo che, a ben pensarci, lei non l’aveva mai sentito riferirsi ad alcuno con una definizione diversa da “conoscente”.
Forse era amico di tutti e amico di nessuno, e lei al momento era il suo legame più significativo, se non l’unico che fosse davvero definibile tale. Forse era così da quando era rimasto senza famiglia.
Il pensiero che Bustin fosse molto solo -a parte lei- divenne ancora più concreto nel suo processore, così come la sua determinazione a far sì che questo cambiasse. Si sarebbe impegnata perché lui potesse iniziare a considerare anche la sua famiglia come persone care, e in un futuro prossimo ne avrebbero creata anche una tutta loro.
Senza sforzarsi troppo, Nickel riusciva già a immaginarsi moglie, madre e medico in carriera. Le politiche della colonia di Prion permettevano a tutti i minicon di non dover scegliere tra lavoro e famiglia, coppie con tre o quattro figli erano la normalità -senza che questo rendesse la colonia inabitabile per mancanza di spazio o di risorse- e quelle fantasie sarebbero diventate la realtà anche per lei e Bustin.
 
«Nickel? Prion chiama Nickel, rispondi!»
 
«Cos… hai detto qualcosa, mamma?»
 
«Pensavi al tuo fidanzato, giusto? Sei così presa da lui… se me l’avessero detto, difficilmente avrei creduto di poterti vedere così».
 
«Perché? Non sono anaffettiva» disse Nickel, un po’perplessa «E non è il mio primo ragazzo».
 
«No, ma sei sempre stata una persona con le gomme ben piantate a terra. Perlomeno i tuoi sogni riguardano un minicon che sembra essere beneducato… e che fa i compiti, direi» osservò Alumina «Un tecnico e bartender che conosce i macchinari per raccogliere la frutta non si vede tutti i giorni. È questo che ho detto mentre non ascoltavi. Non che a cercare di fare una buona impressione ci sia qualcosa di male, naturalmente».
 
«Può essere che sia andata così ma non sarebbe la prima volta che lo sento parlare di cose molto al di fuori del suo campo, e non da ignorante» disse Nickel «Gli interessano tante cose, si può parlare con lui di tante cose, è anche per questo che ci sto insieme».
 
«Messa così è senz’altro interessante» riconobbe l’altra minicon «Avremo tutti modo di conoscerlo meglio durante la cena, immagino. Chissà che ci sorprenda anche lì!»
 
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
 
«… Micronus ti maledica te do un sciafon che te impituro su pal muro, to mare putana-»
 
«È anca to mare-»
 
«Che te copo, Micronus can’! L’asso di bastoni dovevi calare, Coglioneeee!»
 
Nickel, con la mano sul volto e la voglia di andare a sotterrarsi da qualche parte, allargò leggermente le dita per occhieggiare l’ovvia conclusione della partita a carte tra i suoi due nonni, tre dei suoi prozii e Bustin: insulti alla madre, minacce di morte -“Te copo”- e maledizioni. Ora suo nonno paterno e uno dei prozii avevano afferrato le sedie.
 
“Io l’avevo detto, a mio padre, che dovevamo tenerli lontani dalle carte” pensò Nickel.
 
La cosa era degenerata piuttosto in fretta, quindi altri tre giocatori si erano alzati ed erano tornati a bere energon extra forte, come stavano facendo anche la maggioranza degli zii e i cugini più grandi -come se durante la cena non avessero bevuto abbastanza- e Bustin, dal canto suo, sembrava decisamente incuriosito dallo spettacolo che stava osservando dopo essersi messo a distanza di sicurezza.
 
«Questa era una delle cose che non dovevano succedere» disse Nickel dopo essersi avvicinata a lui.
 
«Perché?» replicò Bustin, con tono decisamente divertito «È bellissimo».
 
Il nonno di Nickel, dopo essere salito sul tavolo, saltò addosso al proprio fratello con un urlo di guerra che avrebbe fatto invidia a un gladiatore di Kaon.
 
«EHI!» strillò Nickel, che ne aveva avuto abbastanza, andando perfino a infilarsi tra i due litiganti «Piantatela, voi due! Avete già dato abbastanza spettacolo».
 
«Nipote, una partita di valtti che non finisce a sediate non è una vera partita di valtti! Giovine!» esclamò poi il nonno di Nickel, rivolto a Bustin «Prendi una sedia!»
 
«NO non prenderla! Non ci provare» lo bloccò Nickel, vedendolo avvicinarsi a una di esse «Torniamo da-»
 
«Aiuuuuuutooooo!» esclamò uno dei cugini di Nickel da sopra uno dei tetti del complesso. Come fosse finito lì era un mistero, dato che non era di tipo volante, ma l’energon extra forte poteva causare quello e altro.
 
Una cugina di Nickel si avvicinò a Bustin. «Scusa, non è che tu che voli potresti tirare giù quello scemo? Ha la mania di finire sui tetti ogni volta che beve… e qui nessuno sa dov’è finita la scala».
 
«Non c’è problema. Non è la prima volta che mi chiedono aiuto per cose del genere» rispose il minicon «Al Crawling Mist a volte succedono cose molto più strane».
 
«Di sicuro non ti capita spesso di annoiarti…»
 
«Non corro proprio il rischio!» confermò Bustin, volando tranquillamente sul tetto.
 
«È alto, è carino, vola…» cominciò a elencare la cugina di Nickel, guardando Bustin recuperare l’ubriaco di turno con un po’troppa attenzione.
 
«Ed è mio» la interruppe seccamente Nickel «E tuo marito è qui da qualche parte».
 
«Quanto te la prendi!» sbuffò l’altra «Se non volevi che la gente guardasse il tuo ragazzo potevi prenderne uno un po’meno interessante. Rispetto ai minicon che conosco ha visto così tanto... lui sì che ha argomenti interessanti di cui parlare a cena!»
 
Nickel su quel punto non poteva dare torto alla cugina. Era indubbio che Bustin rispetto alla media dei minicon avesse visto varie città non solo di Prion, ma anche di Cybertron, comprese città-Stato satelliti quali Nova Chronum e Praxus, ovviamente per lavoro e da prima di conoscere lei durante gli studi in facoltà.
Aveva raccontato parecchie storie interessanti, alcune delle quali conosciute, altre inedite anche a lei, e per tutto il tempo era riuscito sia a sostenere la conversazione -il fuoco incrociato- e la curiosità di nonne, zie e prozie, sia a guidarla, almeno a tratti. Nickel aveva sperato che ne fosse in grado, perché oltre che curiose le donne della sua famiglia erano anche testarde, ma Bustin, quando lei l’aveva avvertito riguardo i soggetti che avrebbe incontrato, l’aveva rassicurata dicendole di avere sufficiente esperienza con quel tipo di persone - “E con le folle in genere”, aveva aggiunto, di certo riferendosi a quelle nel locale.
 
«Dovresti portarlo qui più spesso, Nicole!» si intromise zia Pillage.
 
“Nickel. N- i- c- k- e- l. Possibile che si sbagli ancora?!” pensò la minicon.
 
«Finalmente qualcuno che fa davvero onore alla tavola: l’ultima volta che ho visto qualcuno mangiare così è stato quando tuo nonno aveva sul groppone vari vorn in meno» continuò la zia «Sono queste le persone per le quali fa piacere cucinare!»
 
“La notte scorsa era di turno nel locale, quando è così spesso il giorno dopo mangia cinque volte più del solito. E anche normalmente non è che mangi come un lilleth” rifletté Nickel.
 
«E a me fa piacere mangiare! Ecco qua» disse Bustin, posando a terra il cugino del tetto.
 
«Radio! Ovvio che eri tu, e chi altri?!» sbuffò zia Pillage «Grazie» disse, andandosene via trascinando con sé Radio e seguita a ruota dall’altra cugina.
 
Stavolta ad avvicinarsi con passo un po’incerto fu il padre di Nickel. «Allora, stavamo dicendo, quegli alberi del frus… del frupp… del frutteto, ecco, quegli alberi del-»
 
«Babbo, vai in casa e mettiti a dormire, sei un po’troppo brillo» sbuffò Nickel «Forse qualcuno dovrebbe riportarti dentro…»
 
«Se serve vai pure, io ti aspetto qui» le disse Bustin, e lei si allontanò assieme al padre.
 
Notando Bustin da solo, Alumina lo raggiunse con un cicchetto di energon extra forte per uno. «Vuoi?»
 
«Volentieri, grazie» sorrise il minicon «È proprio una bella serata, mi sto divertendo molto. Purtroppo Nickel mi ha impedito di unirmi alla battaglia con le sedie, sarà per un’altra volta».
 
«Alcuni dei mech di questa famiglia prendono il valtti molto sul serio. Allora, Nickel mi ha detto che avete accettato l’invito a passare qui la notte».
 
«È così. Il viaggio da qui alla città è piuttosto lungo, credo che per lei potrebbe essere stancante. Siete molto gentili a ospitarci… o forse è meglio dire ospitarmi: per Nickel questa è e sempre sarà casa sua. E a breve anche casa mia diventerà “nostra”. Sono stato felice quando gliel’ho chiesto e mi ha detto di sì».
 
«Immagino, immagino!» sorrise Alumina «Credo che sia molto emozionata, anche perché per lei è la prima volta».
 
«Anche per me lo è, sarà una bella avventura per tutti e due».
 
«Sai che invece per qualche motivo davo per scontato che tu ci fossi già passato? Sarà che hai avuto una vita piuttosto piena di esperienze, più di quante ne abbiano avute minicon con vari vorn in più. A dir la verità mi stupisce che qualcuno che ha concluso gli studi col massimo del punteggio, a dire di Nickel, e che ha fatto lavori su altri pianeti, sia ancora qui a Prion» disse la minicon «La stragrande maggioranza di noi minicon non ha la minima intenzione di espatriare, ma alcuni venderebbero l’anima all’Unicron pur di avere possibilità del genere, e da qualcuno che ha già viaggiato così tanto mi sarei aspettata una cosa simile».
 
Bustin sorrise. «Mi preferivi altrove? E io che credevo di esserti piaciuto!»
 
«Cos-»
 
«Sto scherzando. Capisco il discorso e ammetto che prima avevo in mente di andarmene, avevo già deciso la destinazione e tutto il resto» disse Bustin «Solo che poi ho cambiato i miei progetti e ho deciso di restare qui, per Nickel, naturalmente. Sono abbastanza fortunato da poter scegliere, e tra lei e il miglior lavoro ad Iacon sceglierei Nickel senza esitazione».
 
«Ehi! Tu che sei alto, riesci a tirare giù quelli?» gridò da una certa distanza uno dei cugini, indicando un grosso contenitore di dolcetti finito chissà come sul ramo di un albero. Meglio non farsi domande.
 
«Credo che mi reclamino! Se posso…»
 
«Certo, Bustin, vai pure».
 
Lasciò che si allontanasse, continuando però a osservarlo. Non aveva critiche da muovere a quel minicon, sembrava proprio una brava persona, la voglia di lavorare non gli mancava, economicamente non pareva avere problemi e da come parlava di Nickel, da come parlava a Nickel e dai gesti che gli aveva visto fare nei riguardi di quest’ultima era intuibile che tenesse a lei; ciononostante, quel vago alone di mistero che Alumina vedeva addosso al fidanzato di sua figlia non si era dissipato minimamente, ed era ridicolo dato che aveva conversato con chiunque per tutto il tempo.
 
“Forse è solo una mia impressione. Sappiamo chi è, sappiamo dove ha studiato, sappiamo che lavoro fa, ho scoperto che la fanfiction su Wallop che ho messo nei preferiti è sua, di che altro avrebbe dovuto parlare? Della maschera? Chi, quando conosce i genitori della fidanzata, si mette mai a parlare di argomenti spiacevoli?” pensò, memore del fatto che Nickel le avesse accennato di un incidente o qualcosa di simile “Sono semplicemente paranoica perché la mia unica figlia ha deciso di andare a convivere, ma devo smetterla di fare l’idiota ed essere contenta che si sia innamorata di un minicon per bene. Questo è quanto”.
 
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
 
«Quindi… sei sicuro di essere stato bene?»
 
«Certo, Nicky. Mi sono divertito, mi piace la tua famiglia».
 
La cuccetta a una piazza e mezzo nella vecchia stanza di Nickel era sufficiente a ospitare entrambi per quella notte. Ogni tanto essere una minicon “compatta” -in realtà per modo di dire, perché non era una minicon bassa- tornava utile. In quella camera da letto c’erano ancora tutti i suoi peluches e varie delle sue cose di quando era bambina o ragazzina ma, oltre a piacerle ancora, non se ne vergognava nemmeno un po’. Non con lui.
 
«Voglio essere onesta con te, avevo paura che tra tutti fossero un po’… troppi. E troppo. Non mi fraintendere, io adoro i miei parenti anche quando si ubriacano, si prendono a sediate e ballano sul tavolo, però tu non sei abituato a queste cose. Nel senso, magari le vedi con certi clienti, però non le vedi in, ecco-»
 
«Famiglia?»
 
Nickel annuì. «È diverso rispetto al solito, credo».
 
«Se ho a che fare con i miei conoscenti più o meno stretti è sempre per questo o quel motivo, qui invece il motivo ero proprio io. È stato diverso rispetto al solito ma l’ho apprezzato molto, mi sono sentito parte del gruppo».
 
«Se ti è piaciuto potremmo costituire anche noi un gruppo un po’più piccolo» disse Nickel.
 
«È quel che faremo, stiamo per andare a convivere. Non vedo l’ora!»
 
«Anche, ma non intendevo solo quello. Te l’ho accennato più volte, sai che vorrei mettere su una famiglia anche io…»
 
«Con chi?»
 
«Ma come “con chi”? CON  TE, scemo!» sbuffò la minicon.
 
«Io però non credo di essere molto tagliato per fare il padre» disse Bustin «O di volere dei figli, soprattutto adesso che-»
 
«Adesso magari no, prima voglio finire di studiare e arrivare ad avere il lavoro che sogno da sempre, però poi vorrei avere dei figli. Lo desidero tantissimo, se fossi stata una persona un po’meno “pratica” o semplicemente più grande ne avrei voluti da te già dopo due mesi».
 
«Vedendo dove e come sei cresciuta lo capisco, però non tutte le famiglie sono fortunate come questa, certe hanno davanti un destino che alcuni o molti troverebbero abbastanza spiacevole per vari motivi. Dovresti pensarci su».
 
Bustin per il momento non appoggiava la sua idea di avere figli, anche in precedenza non si era mai mostrato molto convinto, però Nickel non si sentiva arrabbiata per questo. L’unico sentimento che provava era dispiacere, e non per il mancato appoggio, ma per lui. Non sapeva cosa fosse successo di preciso a lui e ai suoi famigliari ma doveva essere stato un grande trauma, in caso contrario avrebbe parlato diversamente.
 
Si strinse di più a lui e lo abbracciò. «Comunque ora non è il momento, e in futuro magari si può sempre cambiare idea. Le cose non devono andare male per forza».
 
«La vedo un po’difficile».
 
“Sono solo il trauma e la paura che parlano. In futuro si convincerà che anche con una famiglia le cose possono andare bene” pensò Nickel.
 
«E comunque potresti decidere di lasciarmi dopo la prima settimana di convivenza, per quanto ne sappiamo» aggiunse Bustin «Magari ti stuferai per il tempo che passo in bagno a prepararmi!»
 
«Di bagni in casa ne avremo più d’uno, non dovrò mai andare a farla nei cespugli» replicò Nickel.
 
«Vero. Ora direi di dormire, domani mattina dovremo alzarci abbastanza presto. Buonanotte, Nanetta».
 
«Buonanotte».
 
E poco dopo questo Nickel scivolò in ricarica, sognando un futuro che per più di una ragione non ci sarebbe mai stato.
 
 
 
 
 
 
 
 
Questo è venuto più lungo degli altri, sì.
I parenti di Nickel sono dei veneti, sì :’D
Grazie a chi sta avendo la pazienza di leggere e alla prossima :)
   
 
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