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Autore: ThePrankstersPage    21/07/2020    0 recensioni
Fuggito dal suo regno attraverso la Cieca Eternità, Oko si ritrova nella regione di Galar, un mondo tutto nuovo, popolato da creature che non aveva mai visto prima - i Pokemon - e dove la magia è stata completamente sostituita dalla tecnologia e i re sono ormai diventati presidenti.
Sarà l'inizio di un'avventura bizzarra, costellata di sfide e misteri.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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«Eh? Ehi, fratellone, hai sentito anche tu quel tonfo?» un ragazzino si girò a guardare verso la cima della collinetta, in direzione del muretto e notò che il cancello di legno si era aperto e, nelle vicinanze, della polvere si era appena sollevata, malgrado non tirasse vento. In mezzo a essa iniziò a distinguere una sagoma confusa.

«Là c'è qualcosa fratellone, è uscito dal cancello!» gridò sorpreso, ma l'altro non gli stava nemmeno prestando attenzione «Fratellone? Dandel, sto dicendo a te, puoi smetterla di coccolare 'Zard e ascoltarmi? Dai, andiamo a vedere!»

«Un momento, Hop, stavo solo...EHI, MA DOVE CORRI? Non vorrai mica ritornare nel bosco!? Se vi perdete di di nuovo nella nebbia, tu e 'Loo, sappiate che non ci sarà per sempre il fratellone a tirarvi fuori dai guai!» ma il giovanetto non lo aveva neppure ascoltato, anzi si era già avviato di corsa verso la cima della salita.

«Santo Arceus» disse in un sospiro «quanta pazienza!» e si affrettò a seguirlo.

Dandel e Hop erano due fratelli che vivevano con la madre in un paesino campagnolo, situato nelle vicinanze del bosco nebbioso. Hop era il fratello minore e aspirava a diventare come Dandel, forte e popolare tra gli abitanti di quel mondo, perciò ogni volta andava a caccia di nuove avventure, ma quel giorno si era quasi trovato a un passo indietro al raggiungimento del suo sogno: stavano tornando a casa dalla foresta ed era stato sgridato da suo fratello maggiore perché aveva rischiato di smarrire per sempre la sua migliore amica, una lanosa e candida pecorella che aveva amorevolmente chiamato 'Loo. Era scappata dal cancello, perdendosi tra gli alberi e la foschia, e il ragazzino non era riuscito a fermarla, ma fortunatamente Dandel era riuscito a ritrovarli tutti e due, nonostante il suo pessimo senso dell'orientamento. Era pericoloso avventurarsi in luoghi simili senza una creatura al proprio fianco e Hop aveva corso un brutto rischio.

Aveva ancora da imparare sulla responsabilità, ma la loro madre da sola durava molta fatica a insegnargliela e il padre se n'era andato per motivi che lei non aveva mai avuto il coraggio di spiegare. Dandel sapeva che non avrebbe mai colmato la mancanza di una figura paterna, dal momento che non era quasi mai a casa, impegnato com'era in questioni riguardanti la sua popolarità, ma se qualche volta rimproverava il suo fratellino, lo faceva solo per il suo bene e cercava sempre di accertarsi che non gli succedesse niente di brutto. Perciò fece in fretta a raggiungerlo vicino al cancello di legno.

Notò che Hop si era fermato a pochi metri di distanza dal muretto, a quanto pareva non aveva alcuna intenzione di ritornare nel bosco e perdersi di nuovo. Era immobile, accovacciato e stava fissando con molta curiosità la cosa che si trovava per terra ai suoi piedi.

Appena la vide, Dandel ebbe un sussulto e fece un passo indietro: quello non era "qualcosa", non somigliava nemmeno alle loro creature, ma era "qualcuno". Giaceva semidisteso, la faccia nel terreno, nascosta dal mantello piumato e dai riflessi blu che gli si era rovesciato scoprendogli la schiena, e il sedere all'in su. Sembrava una posizione quasi imbarazzante e divertente, ma non si muoveva, per cui Hop gli tirò gentilmente tre colpetti sulla schiena. Anche 'Loo lo spintonò dolcemente, ma quel corpo non diede alcuna risposta e la pecora scosse la testa, facendo oscillare le lunghe trecce grige di lana che le scendevano ai lati come capelli.

«E'...morto?» chiese il ragazzino un po' preoccupato.

«A giudicare da quel pallore potrebbe esserlo» rispose Dandel scherzando «ma è meglio se prima ce ne accertiamo, magari è solo svenuto».

Hop appoggiò un orecchio sulla schiena nuda dello sconosciuto, sperando di sentirne il cuore e tirò un sospiro di sollievo, appena si accorse che batteva ancora.

«E' vivo, è vivo!»

Guardando la reazione del fratellino, anche Dandel si rasserenò: «Ah, menomale, cominciavo già a preoccuparmi dove avremmo potuto seppellirlo...»

Non sarebbe stato difficile trovare un luogo adatto, poiché la campagna offriva molte possibilità, ma quel ragazzone non voleva saperne di avere a che fare con la sepoltura di corpi appartenenti a gente ignota, che lavoro disgustoso! Una cosa, però, era certa: non potevano lasciare quel malcapitato lì per terra, almeno non con la faccia tra la sabbia, perciò si avvicinò a Hop, chinandosi sul nuovo arrivato privo di sensi.

«Dai, aiutami a sistemarlo» gli disse e prese quel corpo per le gambe e lo distese per bene, poi il fratellino lo girò a faccia in su, ma appena il loro sguardo cadde su quel volto, i due sobbalzarono all'indietro, increduli alla vista di quell'aspetto.

Era un uomo, ma era molto bello, dal fisico pallido e muscoloso all'elegante taglio degli zigomi, ma ciò che aveva maggiormente attirato la loro attenzione erano le sue orecchie lunghe e a punta.

«Fratellone, da dov'è uscito questo tizio? Non è presto per il carnevale?» chiese Hop a occhi spalancati, non riusciva a distogliere gli occhi da quello strano individuo.

«Beh, in effetti manca ancora un po', ma...WOW, è davvero una bellissima maschera!» rispose Dandel con ammirazione «Guarda quel viso, tutti quei rovi sulle spalle, quel trucco e...quelle orecchie sembrano vere!»

Spinto dalla curiosità, provò a tirargliele per vedere con quanta cura fossero state realizzate. Non si sfaldarono, anzi, rimasero perfette senza nemmeno un graffio né un'ammaccatura e la loro forma non si alterò. Dandel ritrasse la mano quasi spaventato: era pelle vera! Tutto di quel tale era reale, non protesi di gomma o trucco!

«Hop, vorrei anch'io continuare a pensare che si tratti di un accurato travestimento, ma ho paura che non lo sia» disse. Non sapeva se essere estasiato di ciò che aveva appena scoperto o averne paura.

«Ma di che stai parlando?» chiese il ragazzino preoccupato.

«Ricordi quando mamma ti leggeva, anzi, ci leggeva le fiabe prima di andare a letto? Molte parlavano di elfi e di fate, creature straordinarie, simili a noi esseri umani. Hai mai creduto nelle fate? Dico, quelle di cui parlavano i libri di fantasia?» mentre lo diceva, Dandel ebbe la sensazione di essere ritornato bambino, immerso in un mondo incantato fatto di sogni, ma la sola differenza era che quella creatura era reale e si trovava proprio sotto ai loro occhi.

«Fate? Da', ma non è possibile, lo sai anche tu. Mamma diceva sempre che elfi e fate non esistono. Tutti lo dicevano!» Hop iniziava ad avere le idee confuse, suo fratello stava forse diventando matto?

«E se mamma e tutti si sbagliassero? Nessuno ha mai incontrato una di quelle creature, ma questo non significa che non siano mai esistite. Quei racconti parlavano di fate capaci di cambiare il proprio aspetto, magari sono sempre state tra di noi e non ce ne siamo accorti!» il volto di Dandel si illuminò.

«Hop, te ne rendi conto? Insomma, guardalo! Potremmo trovarci davanti a un'enorme scoperta!» disse eccitato.

Il fratellino continuava a guardarlo sempre più confuso, sembrava che in quel momento Dandel avesse davvero perso la testa, oppure stava forse dicendo la verità? Possibile che quella non fosse affatto una persona mascherata, ma un bellissimo elfo o un'incantevole fata? Non sapeva a cosa credere e continuava a osservare lo sconosciuto misterioso.

«Pensaci bene» continuò pacificamente Dandel «questo fatto potrebbe renderti famoso in tutta la regione e forse anche al di fuori di essa, in quanto saresti il primo ad esserti imbattuto in un essere tanto speciale. Non lo pensi anche tu?»

Hop lo guardò incerto, poi si mise a pensare.

«Un'incredibile scoperta...» disse tra sé «...che mi farà diventare popolare come te...» si illuminò improvvisamente.

«MA CERTO, FRATELLONE! E' UN'IDEA FANTASTICA!» gridò iniziando a saltare di gioia «YAHOO! STA PER SUCCEDERE DAVVEROOO!»

«Ehi, ehi, frena, cavallino» rise Dandel, calmandolo un po' «dovrai avere pazienza, non tutto ciò che si vuole arriva subito e poi non possiamo lasciarlo qui da solo, ha bisogno di aiuto. Prima di tutto, lo porteremo a casa, così potrà riprendersi con tranquillità.»

«A casa?» Hop lo guardò allibito «Ma..se mamma lo vede? Se qualcun altro lo vede? Non possiamo semplicemente nasconderlo?»

«Non potrai nasconderlo per sempre, se vuoi dimostrare a tutta la regione che lo hai visto e non credo che il nostro amico qua vorrà farsi nascondere da noi.» gli disse Dandel «E poi, non aver paura, mamma sarà felicissima di vederlo, anche se non sarà a casa prima di cena. Per i passanti non ci sono problemi, è ora di pranzo, saranno tutti in casa a mangiare e non ci sarà nessuno per la strada che potrà notarlo.» gli spettinò scherzosamente i capelli violacei.

«D'accordo, Da'» rispose Hop, sentendosi più sicuro «ma non possiamo aspettare che si risvegli, prima di mangiare? Vorrei che pranzasse insieme a noi. TI PREEEGO!»

Dandel rise: «Va bene, accontentato, ma non fino a tardi, ok?»

«EVVAIII!» gioì il fratellino.

«Avanti, 'Zard, ho bisogno che mi aiuti a trasportarlo.» Dandel si fece da parte e la robusta lucertola arancione, che era rimasta ad ascoltarli in silenzio per tutto il tempo, avanzò verso il corpo misterioso. I due ragazzi coricarono delicatamente la creatura dalle orecchie a punta sul dorso del rettile e iniziarono a incamminarsi verso casa, lungo la discesa.

Sebbene la loro abitazione si trovasse nelle vicinanze, subito dopo la discesa, preferirono comunque guardarsi intorno ogni tanto, per vedere se nei paraggi ci fosse qualcuno. Le strade, però, erano deserte, neanche una persona, solo muretti di pietra ricoperti di muschio che li separavano dalle villette, sparse qua e là per la campagna, e qualche pecorella candida che brucava o rotolava nei praticelli.

Fecero in fretta ad arrivare a destinazione, una grande casa di amttoni di pietra, con due file di finestre su ogni lato e un mulino a vento di fianco a essa. Giunti di fronte al portone, Hop estrasse le chiavi di casa da una tasca della borsa che portava dietro la schiena e la porse al fratello che le infilò nella serratura ed entrarono.

Appena furono dentro, presero con cautela lo sconosciuto, lo tolsero dalla schiena di 'Zard e, cercando di tenerlo in piedi, gli scossero con leggerezza la terra che gli era rimasta sui capelli e sui vestiti. Lo adagiarono infine su un divano, in salotto.

«Vado a prendergli qualcosa per pulirgli il viso» disse Dandel, avviandosi verso la cucina «tu, Hop, rimani lì a controllarlo.»

Il ragazzino annuì. Suo fratello aprì uno sportello, tirò fuori un panno e lo inumidì con l'acqua, dopodiché ritornò da Hop. Si chinò poi sulla creatura bizzarra e iniziò a passargli lo straccio sulla faccia, rimuovendo con cura il terriccio.

«Ecco, ora dovrebbe essere a posto» disse, osservando soddisfatto quel bel volto tutto pulito «non ci resta che aspettare che si riprenda.»

'Zard avvicinò il suo muso squamoso al viso di quello strano individuo e, incuriosito, iniziò ad annusarlo. Profumava di fiori e il rettile, inebriato da quell'odore, cominciò a leccarlo come se si fosse trovato davanti a una bacca squisita.

A un tratto, l'uomo iniziò a muovere la testa, emise un mugolio quasi inudibile di fastidio e una smorfia di disgusto comparve sulle sue labbra. Dandel e Hop lo guardarono stupiti: stava riprendendo conoscenza e sentivano di trovarsi di fronte a qualcosa di straordinario.

Aprì lentamente gli occhi, tutto ciò che aveva intorno a sé era ancora appannato, il naso caldo e arancione di 'Zard era a una virgola di distanza dalla sua faccia, ma non riusciva a distinguerlo. L'animale sbuffò e lo sconosciuto sentì un tepore piacevole avvolgerlo.

Chiuse gli occhi, poi li riaprì per vedere meglio, ma si ritrasse di colpo verso la spalliera del sofà quasi impaurito, le orecchie abbassate: di fronte a lui, il muso di una lucertola simile a un drago lo stava guardando attentamente, attraverso i suoi occhi azzurri. Non c'era alcun segno di minaccia in quello sguardo, anzi, sembrava piuttosto calmo e sereno. Aveva un lungo collo, due ali non abbastanza grandi da riuscire a sorreggere in volo quella bestia corpulenta e una fiamma brillava vivace sulla punta della coda.

«Quale meravigliosa creatura.» disse soavemente il nuovo arrivato «Dimmi, mio amico fiammante, non puoi ardere una bella faccia come la mia, dico bene?»

Allungò cautamente una mano verso quel muso e la creatura squamosa cedette alle carezze.

«Wow, sono davvero sorpreso!» esclamò Dandel, ancora più stupefatto di prima «Di solito non si fa toccare, senza il mio permesso.»

Il tale si girò verso i 2 fratelli – si era accorto di loro solo in quel momento – smise dolcemente di coccolare l'animale, si alzò dal divano e si avvicinò a loro. I suoi occhi scuri, profondi e un po' malinconici si assottigliarono osservando per bene i ragazzi: esseri umani, entrambi dalla carnagione olivastra, gli occhi gialli e i capelli violacei. Dandel li aveva molto più lunghi ed era atletico e più alto, mentre Hop li aveva più corti, pettinati come una cipollina ed era più basso, oltre ad avere un aspetto meno maturo.

L'attenzione della creatura venne attirata anche dai loro vestiti: una giacca azzurra come quella del più piccolo gli era totalmente nuova, ma storse un po' il naso nel guardare attentamente gli abiti del più grande. Pareva che trovasse ridicoli quella maglia nera sportiva, con il disegno di una spada blu e uno scudo rosso, e quel mantello, anch'esso scarlatto, che riportava gli stessi simboli. Ma la cosa più ridicola gli sembrava quella calzamaglia bianca sotto quei pantaloni corti dello stesso colore.

Studiato in quel modo, Dandel arrossì, sentendosi per la prima volta in imbarazzo per ciò che aveva indosso.

«Fratellone» sussurrò Hop alquanto in difficoltà «questo tipo è davvero strano»

«Va tutto bene» cercò di rassicurarlo Dandel «è solo la prima volta che ci ve..»

«”Fratellone”?» li interruppe il tipo misterioso, la sua voce si fece più gentile «Dunque, le mie ipotesi si sono rivelate giuste: sono stato soccorso da due fratelli che hanno offerto ospitalità, in questa loro accogliente dimora, a un'umile anima indifesa come la mia!»

Dandel e Hop si guardarono a disagio, mai nella vita avevano incontrato un individuo tanto bizzaro, prima di allora.

«Miei prodi cavalieri» continuò l'incantevole figura in tono vellutato «vi porgo i miei più sinceri ringraziamenti. Non dimenticherò mai il vostro atto di bontà, ma questo significa che adesso sono in debito con voi e indebitarmi non è cosa da me gradita. Devo dirvi che non ho alcuna intenzione di pagar...»

«Non c'è alcun bisogno di pagare il tuo debito» lo interruppe Dandel cortesemente «anzi, noi non vogliamo assolutamente che tu ricambi il favore, signor...ehm, signor...»

«Oh! Vi prego di perdonarmi, amici miei, sono stato davvero maluducato!» rispose tirandosi una botta in testa e fingendo un leggero imbarazzo, poi si ricompose : «Non trovate che “signore” sia un tantino inadeguato per un delicato esemplare come me? Permettete di presentarmi: chiamatemi Oko. Al vostro servizio!» fece un inchino formale.

«Lieti di conoscerti! Io sono Dandel e questo è mio fratello, Hop!» sorrise, indicando il giovanetto. Fece poi un cenno verso la pecorella che stava al suo fianco e il rettile arancione che, dal divano, si era riavvicinato al nuovo conoscente: «Questa è Wooloo, da sempre amica di Hop, mentre quel lucertolone è Charizard, il miglior compagno di avventure che io abbia mai avuto!»

La creatura di fuoco guardava Oko, scodinzolando giocoso.

«Sei proprio adorabile, amico squamoso.» gli disse affettuosamente e gli accarezzò la testa, facendolo fremere di gioia. Poi guardò Dandel, mantenendo un'espressione gentile: «Dovete essere un uomo davvero rispettato, mio caro, non si incontra tutti i giorni qualcuno in grado di domare un drago e farne un amico per la vita.»

«Drago?!» nell'udire quella parola, Dandel rimase un attimo senza parole, poi aggiunse: «Ma 'Zard non è un drago.»

«Amico mio, so riconoscere certe creature quando le vedo. Volete forse dirmi che questa bestia squamosa, alata, cornuta e fiammeggiante non sia un drago? Fare scherzi non dev'essere il vostro mestiere.» sghignazzò l'altro, mettendosi comodo a sedere sul sofà.

Dandel era sempre più perplesso, ma, sentendo Oko parlare, in quel momento capì: sebbene fosse tra le personalità più note di quel posto, c'era una ragione per cui quell'ospite non lo conoscesse per niente e ignorasse la vera natura delle creature che vi abitavano. Fata o elfo che fosse, egli doveva essere giunto da un altro mondo, ma come poteva Dandel averne la certezza? Come aveva fatto ad arrivare? E perché si trovava lì? Si era però convinto che quell'aspetto avrebbe reso la loro scoperta ancora più incredibile.

«Da ciò che mi hai detto, suppongo che tu non sia di queste parti, mi sbaglio?» chiese assottigliando gli occhi e avvicinando lo sguardo al giovane pallido «Da dove vieni? Chi sei veramente?»

«Così tante belle domande e io ho così tante belle risposte. Mi piacciono quelli come voi, sempre alla ricerca di un perché» gli rispose Oko soave, distendendosi rilassato e accavallando una gamba «ma non vorrei riempire le vostre innocenti orecchie con la storia della mia vita. Lasciatemi dire solo che sono un umile e vagabondo avventuriero, venuto da molto lontano in questo reame a me ignoto. Sono davvero sollevato dell'aver trovato voi, nobile Dandel, ho ancora tanto da chiedervi!»

Il ragazzo annuì, poggiando una mano sulla spalla di Hop: «E noi saremo lieti di darti delle risposte!»

Ebbe un lieve sussulto, in quel momento si ricordò della promessa fatta al fratellino.

«Ma non vorresti ascoltarle mentre mangiamo qualcosa tutti insieme?» chiese cortesemente, indicando la cucina «Dopo un lungo viaggio come questo, immagino che tu abbia fame. Perché non rimani a pranzo qui con noi, così ti racconteremo tutto quello che vuoi sapere sulla regione di Galar!»

Il giovane affascinante si drizzò di scatto: «Galar? Dunque è così che si chiama?»

Fece un balzo dal divano, battendo le mani: «E' magnifico! Siete troppo gentili, amici miei, tutti i mondi avrebbero bisogno di persone così generose. Gradirò volentieri un pasto con voi.»

«Lascia che ti prepariamo uno dei nostri piatti più deliziosi.» sorrise Dandel, avviandosi ai fornelli «Mentre noi cuciniamo, mettiti pure comodo dove vuoi. Fa' come se fossi a casa tua!»

I due fratelli iniziarono ad aprire vari sportelli e a tirar fuori pentole, tegami e ingredienti e, mentre preparavano da mangiare, Oko iniziò a girovagare per il salotto, guardandosi intorno. Era tutto ordinatamente arredato; sugli scaffali delle librerie vi erano molti trofei, tutti d'oro e col nome di Dandel inciso sopra. Appese alle pareti figuravano molte immagini, anche quelle tutte di Dandel; in molte di esse compariva anche 'Zard, ma di Hop non c'era neanche l'ombra.

Oko le guardò attentamente: non erano dipinti, ma frutto di qualcosa che a lui era completamente sconosciuto. Qualunque cosa fossero state, il vagabondo aveva però una certezza: a Dandel piaceva essere sempre al centro dell'attenzione.

Si sdraiò di nuovo beatamente sul divano, le braccia incrociate dietro la testa, poi sfilò la daga che teneva in un piccolo fodero e si mise a osservarla, specchiandosi e ammirandosi attraverso la lucida lama, pensando fino a smarrirsi a quali altre sorprese lo stavano aspettando in quel luogo ancora misterioso che solo conosceva col nome di Galar. Quante creature bizzarre avrebbe ancora dovuto incontrare? Sarebbe stato di nuovo inseguito da mostri giganti? E le persone che abitavano quelle terre erano davvero tutte così cortesi e accoglienti come quei fratelli? Era così perso nelle sue fantasie che si accorse a malapena del tempo che era passato e dei due che lo stavano allegramente chiamando dalla cucina: «Ehi, Bell'Addormentato, è pronto in tavola!»

Con un sorriso smagliante, rimise a posto l'arma, si alzò e andò verso di loro.

«Prego, accomodati!» Dandel gli porse una sedia e Oko si sedette con finezza.

Sul tavolo una pentola fumante emanava un profumo delizioso. Hop aprì il coperchio e gli servì nel piatto quella pietanza odorosa. Da una parte c'era del riso condito con una miscela di spezie giallastra; dall'altra, verdure varie rendevano il tutto più appetitoso. Oko non era molto pratico con le posate, avendole usate così raramente, ma aveva troppa fame e quel cibo sembrava così invitante, perciò ne prese una cucchiaiata e lo assaggiò. Di colpo le sue pupille si dilatarono e il suo volto si fece sognante, quel piatto aveva un sapore così buono!

«E' davvero squisito, amici miei. Siete stati così gentili con me, a servirmi una simile prelibatezza, che io non saprei come ringraziarvi.» disse con innocente dolcezza «Ditemi un po', quale nome porta questa gustosità?»

«La chiamiamo “Curry” ed è la cosa più buonissimissima di Galar!» rispose Hop entusiasta, mangiando rapidamente e a grandi bocconi. Era evidente che ne andasse matto.

«Ne esistono moltissime varietà» fece Dandel «quella che abbaimo voluto cucinarti è il Curry alle verdure, una delle nostre preferite!»

'Zard gli si avvicinò alle spalle e iniziò a guardarlo, facendo gli occhi dolci.

«Perché mi guardi così, bello? Cosa c'è?» gli chiese come se stesse parlando a un cucciolo «Ne vuoi un po' anche tu, eh? Sì? Dai, non fare quella faccia, eccolo che arriva!»

Appoggiò il piatto pieno di Curry accanto a sé e il lucertolone iniziò a mangiarlo tutto contento. Hop ne porse un po' anche a 'Loo che gradì molto, belando soddisfatta.

Oko, invece, voleva evitare di sporcarsi per sbaglio col cibo, così continuò a mangiare con calma e con molta attenzione, ma senza smettere di osservare le due creature: se quello non era un drago, possibile che quella non fosse esattamente una pecora normale? Era molto più piccola di quelle che aveva visto nel suo mondo ormai lontano, con una lana che la rendeva perfettamente rotonda, difatti si muoveva rotolando.

Riflettendoci, il Viandante aveva già incontrato bestie bizzarre nel bosco nebbioso, come gli uccelli dalle note strane, quel simpatico scoiattolo che avrebbe volentieri tenuto con sé e i due lupi enormi dai colori inusuali, ma nulla di Galar aveva ancora smesso di sorprenderlo.

«Conosco quello sguardo, so quello che pensi» gli sorrise Dandel «tutti gli stranieri rimangono di sasso, la prima volta che vedono questi insoliti animali, ma lascia che ti faccia vedere una cosa.»

Si alzò dalla sedia e prese in mano uno dei tanti oggetti rotondi che aveva attaccati alla cintura: una sfera le cui metà, una rossa e una bianca, erano divise orizzontalmente da una striscia nera. La puntò verso 'Zard, premendo il pulsante al centro e il congegno si aprì, facendo smaterializzare il rettile al suo interno in una scia di luce.

Oko guardò quell'evento affascinato, di certo non succedeva tutti i giorni che la potenza di una simile bestia venisse racchiusa in una pallina.

«E ora, sta' a vedere!» Dandel puntò la sfera dalla parte opposta, schiacciando nuovamente il bottone e il lucertolone si rimaterializzò al suo fianco.

«A dir poco ammirevole, amico mio, e aggiungerei incredibile!» esclamò Oko, esagerando un'espressione di incredulità. Assistere a quella scena gli aveva interrotto il pranzo, ma ormai poco importava, il Curry si era già raffreddato ed egli voleva sapere di più.

«Che tipo di magia avete usato?» chiese mellifluo «Vedo che siete davvero abile nel padroneggiarla.»

«Magia? Oh, no, no, non c'è alcun tipo di magia» rise il ragazzo «nessun essere umano sa usarla qui a Galar. Questa è tutta tecnologia. Solo le creature come Charizard o Wooloo possono averla ed è qui che entrano in gioco queste capsule!»

Fece smaterializzare nuovamente 'Zard nel piccolo contenitore e lo passò a Oko che iniziò a passarsela tra le mani, osservandola compiaciuto.

«Dal momento che solo questi esseri possono essere magici, noi abbiamo imparato a vivere in armonia con essi» continuò «in modo che potessimo trarre il meglio dai loro poteri e che loro potessero fare lo stesso con il nostro ingegno. Queste sfere ci hanno aiutato nel farlo, sono state un grande passo in avanti. Pensa, premendo semplicemente al centro di esse, siamo riusciti ad avere sempre con noi la magia dei nostri amici, affinché potessimo aiutarci a vicenda in ogni occasione!»

«Come tirare fuori bestie dalle tasche, eh?» Fece Oko, fissando l'oggetto bicolore che aveva tra le mani «Affascinante!»

«Esattamente. Ed è proprio così che li chiamiamo noi: mostri tascabili!» Dandel aveva iniziato a prendere gusto in quello che diceva «Anzi, non è completamente corretto, è da decine di anni che non vengono più usate quelle parole, nessuno ti capirebbe. Si chiamano Pokémon e questi congegni che li contengono prendono il nome di Pokéball!»

Quella parola riecheggiò interminabilmente nelle orecchie del Viandante. Suonava molto buffa, come un simpatico soprannome da dare a un animale da compagnia, ma la faccenda lo stava intrignado sempre di più, mentre faceva rotolare quel congegno sul tavolo.

«”Pokémon”, eh? Interessante» disse col suo solito tono dolce «ma ditemi di più, carissimi: questa pace e armonia di cui mi avete parlato è forse frutto di una precedente guerra, violenza o discordia che l'umanità di Galar ha dovuto affrontare, al fine di guadagnarsi il rispetto e la tolleranza di tutto ciò che voi chiamate “Pokémon”?»

«Di storia non sono l'esperto» rispose Dandel pensoso, cominciando a camminare avanti e indietro accanto al tavolo «non saprei dirtelo con certezza, ma so per certo che Galar non vede la guerra da più di tremila anni. I grandi re del passato hanno dato la vita, pur di mantenere l'equilibrio tra umani e Pokémon e ci sono riusciti. Al giorno d'oggi, i sovrani non regnano più, ma è un presidente che si occupa di portare avanti questo incarico, oltre a rendere sempre più prospero il nostro mondo.»

«Ma se non c'è discordia, allora perché continuate a tenere le vostre creature in queste sfere?» Il soave sorriso di Oko aveva in quel momento una sfumatura di perplessità «Non si sentono chiusi in gabbia e privati della loro libertà? Di certo è affascinante avere gli amici sempre a portata di mano, ma non la vivono come una tortura?»

«Assolutamente no» lo rassicurò il ragazzo «le Pokéball sono state progettate in modo da offrire la maggiore comodità possibile ai Pokémon che vi entrano e poi nel nostro mondo sono la prima cosa che si deve avere, se si vuole averne uno come amico.»

Dandel si sedette di nuovo a tavola, di fronte al Viandante che gli restituì la capsula, e riprese tranquillamente a illustrargli le stranezze di Galar: «Devi sapere che le persone hanno adottato stili di vita molto diversi tra loro, con questi animali: c'è chi li tiene semplicemente come animali domestici; ci sono persone che adorano collezionarli e poi ci sono quelli come me, gli allenatori: facciamo combattere i nostri Pokémon contro altri, affinché diventino più forti e allo scopo di rendere più solido il nostro legame con essi!»

Sollevò la Pokéball: «Ma in tutti e tre i casi, questi oggettini sono sempre il punto di partenza. Qualunque sia il tuo scopo, è sempre d'obbligo avere una Pokésfera dentro cui il tuo amico possa stare»

«Meraviglioso» disse Oko dolcemente, guardandosi attraverso un bicchiere e sistemandosi dei ciuffi in disordine «sono informazioni davvero preziose per me, amici miei, i miei ringraziamenti non saranno mai abbastanza, ma avete acceso il fuoco della mia curiosità e adesso mi delizierebbe assai assistere a uno scontro tra Pokémon. Sareste così gentili da farmi divertire un pochino, voi e vostro fratellino?»

Quell'affascinante vagabondo dalle orecchie a punta era così gentile ed educato che Dandel e Hop sarebbero stati perseguitati da un mostruoso senso di colpa per il resto dei loro giorni, se gli avessero detto di no. Ormai gli avevano raccontato tutto quello che desiderava, mancava solo la parte più importante.

«Stai parlando con un campione di battaglie Pokémon in persona!» esclamò esaltato e fiero di sé, puntando il pollice al petto «In quanto allenatore più forte di Galar, non posso rifiutare una simile proposta. Seguimi, Oko, è l'ora del campione!»

Si alzò dalla sedia e fece una piroetta che terminò in una grintosa posa di vittoria.

«Vieni, Hop, facciamogli vedere una piccola lotta amichevole!»

Dandel uscì dalla cucina e si avviò verso il portone di casa, seguito dal fratello che aveva appena richiamato 'Loo nel suo congegno. Invitarono cortesemente il Viandante a uscire per primo, poi lo seguirono, accompagnandolo verso il giardino. Assomigliava a un piccolo campo sportivo rettangolare, con un'enorme Pokéball dipinta al suo centro.

I due fratelli si misero uno di fronte all'altro, nel mezzo della sfera, e piano piano iniziarono ad allontanarsi.

«Ehi, Oko» fece Hop, cercando di impressionarlo, mentre si mettevano in posizione «lo sai? Mio fratello è così forte che persino il Presidente lo ammira tanto, è il suo allenatore preferito!»

La fata drizzò le orecchie e un sorriso inquietante e beffardo comparve sul suo volto, ma i ragazzi erano troppo emozionati e intenti a iniziare per potersene accorgere.

«Splendido!» esclamò lento e vellutato «Allora sarà un vero onore assistere allo scontro. Prego, che la battaglia abbia inizio!»

«Sei pronto, Hop?» gridò il campione, eccitato.

«PRONTISSIMISSIMO!»

Dandel si tirò due schiaffetti sulle guance con entrambe le mani, per darsi la carica, e il fratellino fece lo stesso, poi estrasse una sfera dalla cintura.

«Forza, Charizard!» gridò, lanciando la capsula. Il lucertolone uscì da essa, ruggendo fiero verso il cielo.

«Avanti, Wooloo!» gli rispose Hop che tirò la sua. La pecorella balzò fuori, saltellando felice.

Oko si preparava ad assistere alla lotta, guardandoli a braccia incrociate.

«'Zard, Fuocobomba!» ordinò Dandel alla bestia.

«'Loo, Azione!» fece lo stesso Hop al batuffolo di lana.

Il rettile abbassò il collo e spalancò le fauci in una violenta palla di fuoco, mentre la pecora correva verso di lui, all'attacco.

«Scansati, 'Loo!» le ordinò Hop e l'animaletto rotolò rapidamente da un lato, eludendo l'attacco e buttandosi di corpo contro il ventre di 'Zard. Rimbalzò all'indietro come una palla, ma il lucertolone rimase quasi completamente illeso.

I due Pokémon continuavano a girare intorno al campo di battaglia, scrutandosi e pronti a fare le prossime mosse, mentre l'incantevole vagabondo osservava lo scontro a occhi socchiusi, con un sorriso sinistro stampato in faccia, come se stesse tramando qualcosa di losco, ma nessuno dei due giovani se n'era reso conto, impegnati com'erano a far combattere i loro mostri.

«Charizard, usa Eterelama!»

«Wooloo, di nuovo! Azione!»

La bestia fiammante, con una raffica di ali, generò un vento tagliente e quasi luminoso che si scagliò contro la pecorella alla carica.

«No, 'Loo, schiva!» le urlò Hop, ma la sua amica non fece in tempo a scansarsi e il getto d'aria la scaraventò violentemente indietro e cadde a terra esausta. L'incontro era finito con la vittoria di Dandel.

«Che forza!» esultò il fratello «I tuoi Pokémon sono sempre così potenti!»

Il campione si girò verso il Viandante: «Allora, Oko? Che te ne è parso di questa prima lotta Pokémon?»

«Magistrale, eccellente!» gli rispose piacevolmente, congiungendo le mani «Non sareste il campione, se non foste un maestro nel trarre da queste magnifiche creature la massima potenza.»

Il suo sguardo scivolò lentamente su 'Zard: «Ma ora avrei un piccolo e innocuo favore da chiedervi: mio valoroso campione, sareste così generoso da prestarmi uno dei vostri nobili combattenti? Sapete, ho gradito così tanto questa battaglia che desidero vivamente provare anch'io una di queste cosette del vostro mondo. Mi concedereste uno scontro con voi?»

«Uh, ehm...certo!» rispose Dandel, sentendosi un po' in difficoltà «Ma ci sono delle avvertenze che dovrei spieg...»

«Magnifico!» Oko lo interruppe, avvicinandosi alla bestia con un movimento troppo rapido, affinché il ragazzo potesse fermarlo.

«Ehi, se non fai attenzione, potresti bruciarti» gli disse, stava iniziando a sudare freddo, non voleva che il suo nuovo conoscente si facesse male, avrebbe rovinato la loro incredibile storia da raccontare «lascia pure a me Charizard, ho altri Pokémon più sicuri da usare.»

«Siete preoccupato per me? Siete davvero un tesoro» gli rispose il Viandante, portandosi le mani vicino al cuore «ma non c'è bisogno che vi agitiate, niente paura, io gli piaccio!»

In qualche modo, aveva una manciata di Curry nelle mani e la offrì al rettile che la mangiò, gioioso. Lo invitò poi ad avvicinare il muso al suo viso e, accarezzandolo gentilmente sulla testa, sussurrò con voce melliflua e gli occhi rivolti verso Dandel: «Fuocobomba!»

Improvvisamente, la fiamma che 'Zard aveva sulla coda cambiò colore, diventando verde acido e Oko indietreggiò rapidamente da esso. La bestia iniziò ad agitarsi con movimenti forsennati, emettendo lamenti e ruggiti che sembravano di dolore. Pareva spaventato, ma in realtà stava lottando contro una forza sconosciuta, intenta a dominarlo.

«Va tutto bene, bello» cercò di calmarlo il campione, parlandogli amichevolmente, cercando di mantenere il controllo sulla propria paura «ci sono io qui con te.»

Ma il Pokémon, che fino ad allora aveva tenuto gli occhi strinti, nel combattere per rimanere se stesso, di colpo li spalancò. Erano dello stesso colore aspro della coda e ardevano minacciosi.

'Zard attaccò il suo migliore amico, vomitando un'enorme sfera di fuoco. Dandel la evitò per un pelo, gettandosi a terra, ma la fiammata andò a colpire un lato della loro casa, incendiando le siepi e le finestre si frantumarono.

Oko fischiò, producendo un suono assordante, e la creatura, completamente fuori di senno, spiccò il volo verso l'edificio e vi abbatté tutta la sua furia, incendiandolo di violente lingue di fuoco.

«CHAAAR, FERMATI, COSA STAI FACENDO?!» gli urlò il ragazzo disperato e con le lacrime agli occhi. Anche Hop stava piangendo, mentre stringeva a sé Wooloo terrorizzata.

Il campione si girò a guardare il Viandante che sorrideva, inquietantemente compiaciuto, mentre osservava divertito quello spettacolo terrificante. Dandel avrebbe voluto gridare, insultarlo, riversargli addosso tutta la rabbia che provava in quel momento, ma non riusciva a parlare, le parole gli morivano in gola.

Era stata quella fata a stregare il suo fidato compagno, ma per quale misterioso motivo? Loro erano stati così gentili e accoglienti con lui, eppure perché aveva scatenato tutto questo? Quali erano le sue vere intenzioni?

«Vi ringrazio per tutte le preziose informazioni che mi avete dato» disse soavemente Oko, rivolgendosi a loro a braccia aperte «è stato un vero piacere conoscervi e un onore, soprattutto voi, campione Dandel, ma una missione importante ora mi attende, perciò credo che dovremo separarci e concederci un addio.»

Rivolse ai due ragazzi un formale inchino, poi pronunciò le sue ultime parole: «A mai più riverderci, o forse ci rivedremo ancora? In ogni caso non ha importanza, non ho più tempo da perdere. Addio!»

Ma prima che il campione potesse reagire, il Viandante fece loro un occhiolino e sparì in un gioco di luci colorate. Al suo posto comparve un Wooloo che rotolò via giù per il vialetto, direto verso nord.

'Zard si era calmato e tutto era ritornato tranquillo, anche se le fiamme ardevano ancora. Dandel e Hop rimasero immobili a fissare il vuoto, storditi. Nelle loro menti tutto si era fatto bianco, offuscato, sembrava che non sapessero nemmeno perché si trovavano fuori in giardino.

Si guardarono intorno confusi, il sole stava già tramontando, illuminando le verdi colline campagnole con la sua ultima luce.

«Fratellone, la nostra casa sta bruciando.» disse Hop in tono intontito, girandosi verso il fuoco.

«Già» fece Dandel con lo sguardo perso nel nulla «ma com'è successo? Perché sta bruciando?»

Furono assaliti da un forte mal di testa che passò rapidamente, come se delle immagini sopite stessero cercando di uscire da una gabbia immaginaria come mostri inferociti, ma nessuno dei due riusciva a ricordarsi come fosse potuto accadere. Nella loro memoria era sparito tutto.

«Penso che dovremo chiamare i pompieri, fratellone.»

«Non ti sbagli.»

   
 
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