Film > Pirati dei caraibi
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Autore: Marydb13    21/07/2020    1 recensioni
Quattro ragazze trovano, per caso, un passaggio che collega il loro mondo a quello di certi pirati di nostra conoscenza e, ben presto, si renderanno conto che, forse, la Disney non ha raccontato proprio tutto... Metto il rating arancione per sicurezza, ma nella maggior parte della storia è da considerarsi verde.
*****
Tratto dalla storia:
"Allora è tutto a posto? Posso tornare nella mia epoca?"
"Certamente"
"Oh, grazie infinite! L'ho sempre detto che lei è una persona ragionevole!"
"Ma ad una condizione: Mr. Mercer verrà con te"
"Cosa?!"
"Ti seguirà ovunque, sarà la tua ombra e i miei occhi." quelle parole, unite alla velata minaccia nel suo sguardo, furono l'ultima cosa che udì, prima di essere trascinata via dall'uomo che l'aveva pestata nelle tre settimane precedenti.
Genere: Avventura, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ian Mercer, Jack Sparrow, Lord Cutler Beckett, Nuovo Personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Capitolo 5- Di fughe, bische clandestine e patti con il diavolo- Parte prima
 
 
Anno 1729, 25 aprile, h 23,00
Port Royal, Giamaica (cella di Mary)
 

La notte era ormai calata su Port Royal, portando con sé un manto di stelle ed una splendida luna piena. Uno dei suoi raggi trapelò all’interno della cella, rivelando una ragazza seduta con la schiena contro le sbarre, il ginocchio destro al petto, su cui poggiavano stancamente le braccia, e la gamba sinistra distesa a terra. Lo sguardo perso nel vuoto, immersa in pensieri di cui non aveva quasi consapevolezza.
‹‹Che c’è? Preoccupata per le tue amiche? Perché loro non sembravano provare lo stesso nei tuoi confronti quando ti sei offerta di rimanere›› le fece notare Eduard con una punta di malignità nella voce.
Se al suo posto ci fossero state Marta o Francesca, uno schiaffo non glielo avrebbe tolto nessuno, ma, visto che colpire un ragazzino più piccolo di lei andava contro la sua etica professionale, si limitò a rispondergli con tono pacato ‹‹NON TI PERMETTERE ANCHE SOLO DI PENSARE UNA COSA DEL GENERE DELLE MIE AMICHE! Le conosci da un’ora e già ti senti autorizzato a sparare sentenze, razza di… meglio se non vado avanti. Comunque, giusto per tua informazione, le tre ragazze che hai appena di avermi lasciata indietro non mi lasciano neanche andare in bagno da sola al ristorante, figurati nella prigione di un paese sconosciuto.››

‹‹Eppure tu sei qui…e loro fuori!›› le fece notare lui, per nulla intimorito dalla reazione di lei.
‹‹Perché, grazie al cielo, mi hanno ascoltata, per una volta! Era necessario che una di noi restasse, in modo da guadagnare il tempo necessario perché le altre riuscissero a tornare nel luogo da cui proveniamo e trovare aiuto.››
‹‹Ti ha mai colto l’idea che potessero non riuscirci?››
Perché tutti lì dentro la trattavano come una bambina di tre anni? Ma l’avevano presa per Buddah che prima di uscire dalla sua reggia dorata non conosceva i problemi del mondo coma la fame e la malattia? Certo, era un po’ (molto) ingenua, ma questo non significava che fosse completamente idiota. ‹‹Ovviamente›› si ritrovò a rispondergli, con una voce che assomigliava vagamente a quella di Severus Piton durante l’inquisizione della Humbridge.
‹‹E allora perché?››
‹‹Perché tre vivi sono sempre meglio di quattro morti›› sbottò irritata. Per la prima volta da quando si trovava nel nuovo mondo, aveva parlato con serietà.

‹‹Quindi torniamo alla mia analisi di partenza: le tue amiche ti hanno abbandonata volutamente›› si limitò a constatare lui, ignorando completamente la serietà della sua affermazione. Ecco un altro esempio del perché Maria Vittoria avesse ormai rinunciato a proporre riflessioni profonde, utilizzando un tono serio. Perché la gente dà più adito ai comici che agli oratori?
‹‹Affatto. Tu mi hai chiesto se io avessi valutato l’ipotesi che le altre non riuscissero ad aiutarmi, non se loro ci avessero pensato. Forse sì o forse no, ma ciò che è certo è che nessuna di loro si è ancora resa conto che ciò che abbiamo attraversato in questi giorni è vero, reale, concreto… E si può dire lo stesso di me: in caso contrario starei già frignando come una fontana implorando pietà››
‹‹Che scena pietosa›› constatò, disgustato all’idea di una signorina istruita che si comportava in maniera talmente indecorosa ‹‹E per quale motivo qualcuno sano di mente dovrebbe pensare di non trovarsi nel mondo reale?›› domandò lui, con un tono a metà tra il divertito e l’incredulo. Ma dove era finito, in una gabbia di matti, per caso?
‹‹E’ una lunga storia… ma se avete la pazienza di ascoltarmi per quattro o cinque ore, allora, forse potrei an…››

‹‹NOOO!›› un urlo accorato si levò per gli angusti corridoi delle prigioni. Come Mary aveva sospettato, nessuno aveva più voglia di sentirla parlare a macchinetta, specie dopo quanto successo poco prima. Si finse addolorata per il loro rifiuto, sebbene nell’animo stesse cantando “Osanna eee, Osanna eee!...”, ringraziando l’Altissimo per averle evitato di parlare di verità scomode e difficili da spiegare a delle persone del Settecento.
‹‹Ad ogni modo, Francesca ha una figlia di sette anni a cui badare, Marta ha gravi problemi familiari (sono spiegati nella scheda-personaggio di Marta) e Lucia ha problemi di salute (vi verranno spoilerati più avanti nella sua scheda-personaggio). Io ero la più adatta a rimanere, e non mi pento della decisione che ho preso.›› concluse, sfoggiando, finalmente uno sguardo battagliero convincente. Ancora non sapeva che quello sarebbe stato il suo ultimo momento di dignità durante la prigionia.
‹‹Quindi avevo ragione: sei preoccupata per loro!››

Ma perché quel ragazzo non riusciva proprio a cogliere i momenti di pathos in una discussione? Mpf, maschi… che esseri superficiali. ‹‹Ovviamente: sono delle mie amiche, dopo tutto. Ma sono certa che la fuga non sarà stata così complicata, data la comprovata incompetenza delle guardie. Inoltre, mi fido del giudizio del Governatore Swann: sono certa che avrà fatto tutto il possibile per portare in salvo le ragazze nella maniera più semplice e sicura!›› affermò, mentre i suoi compagni di cella annuivano, non potendo controbattere una tale affermazione.

*****
 
*Immaginarsi, sempre la voce del narratore di Fantozzi per le prime righe*
 
 
Anno 1729, 25 aprile, h 23,00
Port Royal, Giamaica (Prigioni)
 

Gli sventurati fuggitivi si aspettavano che la fuga inaspettata sarebbe stata semplice, efficace ed indolore, ma dopo più di un’ora di inseguimenti, trappole mortali, inganni e passaggi segreti, dovettero ricredersi.
Non appena girato l’angolo erano stati sorpresi da non una, non due, non tre, ma ben quattro (il tenente Gillette aveva seriamente bisogno di un paio di sedute dallo psichiatra) cancellate a ghigliottina che avevano bloccato la loro unica via di fuga, rischiando, tra l’altro di tranciare in due il povero Governatore. Quello che, di primo acchito, era sembrato un miracolo, risultò essere una mossa degna di un agente segreto. Ebbene sì, Weatherby Swann confessò di essere una guardia “speciale” del sovrano britannico che, dopo il congedo con onore, era stato nominato Governatore, in modo da mascherare le sue tracce per i nemici e mantenere segreta la sua identità. In termini moderni, si poteva dire che il Governatore era una spia sotto copertura in pensione (Quante altre cose ci ha nascosto la Disney?).

L’uomo, per nulla toccato dalla situazione, estrasse delle funi da sotto la parrucca (ecco a cosa serviva) e, grazie alla sua incredibile esperienza, riuscì a far calare dalla finestra tutte e quattro le fanciulle, non prima di aver fatto saltare le sbarre con un’arma di sua invenzione (Ma che è? L’agente 007). A quel punto, avrebbero potuto scendere a terra e fuggire in direzione del porto, ma no, sarebbe stato troppo semplice! Il Signor Swann fu colto da un attimo di furore (avete presente quella forza ultraterrena che avvolge i nostri cari maschietti quando vedono un pallone, oppure un film di Rambo? Ecco: il sacro fuoco della gagliardia maschile discese su di lui in stile lingue di fuoco sulle fronti degli apostoli il giorno della Pentecoste) e stabilì che rifiutarsi di affrontare le trappole non sarebbe stato degno di un vero uomo. Fu, così, che si fiondò all’interno dell’edificio, segando le inferiate della finestra del piano sottostante, seguito da quattro fanciulle urlanti. L’uomo, preso dall’attimo di euforia, scambiò le loro grida strazianti per acclamazioni e si impegnò ancora più a fondo per stupire le sue presunte tifose. Quindi, se individuava una trappola, invece di evitarla, la faceva scattare solo per il gusto di impressionare il suo pubblico.

‹‹Sembra che qualcuno ce l’abbia tirata addosso!›› esclamò Marta, irritata alla vista dell’ennesima trappola. Se durante la permanenza nella prigione aveva avuto qualche dubbio sulla sanità mentale dell’uomo-maglione, ora ne aveva la certezza. Ma qual era la mente malata che poteva progettare dei meccanismi così contorti? Non pretendeva mica che il massimo della pericolosità fossero le bucce di banana sul pavimento, ma da lì alle trappole in stile guerra del Vietnam c’era una via di mezzo…
‹‹Mary›› dissero tutti in coro. Ormai anche Weatherby ed Elisabeth Swann avevano inquadrato il soggetto.
‹‹Se la prendo, giuro…›› iniziò a dire Francesca, per poi essere costretta ad interrompersi a causa di una serie di lame appese al soffitto che avevano iniziato ad oscillare pericolosamente davanti a loro. Nel mente, Marta ed Elisabeth trasportavano Lucia, colta da un colpo di sonno già alla seconda trappola.
Sarebbe stata una luuunga notte.

*****
 
Anno 1729, 25 aprile, h 24,00
Port Royal, Giamaica (Cella di Mary)
 
‹‹Signorina studiosa?››
‹‹Dimmi, piccola…›› solo la grande esperienza accumulata durante i campeggi con gli scout le permisero di non manifestare i segni della sua crescente ira funesta. Perché ogni volta che stava per addormentarsi uno dei bambini le doveva fare una domanda? L’avevano scambiata per l’oracolo di Delfi, per caso? O forse era, solamente, il karma per tutte le volte in cui aveva fatto lo stesso con le sue amiche? E lei di anni ne aveva 18 e non 11. La veridicità di questa considerazione le diede la forza necessaria per mantenere la calma.
‹‹Non sei preoccupata per le tue amiche?››

Di nuovo? Perché continuavano a porle la stessa domanda. Una domanda assai scomoda, per altro: CERTO CHE ERA IN ANSIA PER LE SUE AMICHE, come poteva essere, altrimenti? Continuando a domandarglielo non facevano altro che accrescere la sua ansia per la loro sorte. Si costrinse, comunque a rispondere: ‹‹Certo, tesoro, ma sono sicura che il Signore sta vegliando su di loro in questo momento››
‹‹Dove pensi che saranno, ora?››
‹‹Se tutto va bene, le mie amiche avranno già fatto ritorno al nostro “paese”, altrimenti saranno rimaste con Miss. e Mr. Swann. A quest’ora avranno già raggiunto il molo.››
‹‹Staranno bene?››
‹‹Ma certo! Anche qualora Lord Beckett avesse avuto la malaugurata idea di piazzare un uomo ad ogni ormeggio, sono certa che in cinque non avranno nessun problema a superarlo!›› A sua discolpa, possiamo dire che Maria Vittoria era quasi certa che, dato il trambusto da loro causato, Cutler Beckett avrebbe ordinato a Mr. Mercer di rimanere al suo fianco, non potendo, dunque, tendere l’agguato ai fuggitivi, come, invece, accadeva nel film. Povera ingenua…

*****
 
Anno 1729, 25 aprile, h 24,00
Port Royal, Giamaica (Porto)
 

I cinque profughi si diressero a passo sicuro (o, per meglio dire, a “trotto sicuro”, dato che, essendo troppo radical scic per fuggire a piedi, utilizzarono una carrozza interamente realizzata con le spoglie della statua crisoelefantina “Athena Parthenos”) verso la nave che li avrebbe condotti in un paese più libero e democratico (per quanto potesse esserlo una monarchia), sicuri che il peggio fosse, ormai, passato. L’umore si era talmente risollevato che, Marta, approfittando della discesa del Governatore dalla carrozza, si azzardò persino a chiacchierare: ‹‹Razze, voi che avete visto i film, vi ricordate, per caso che cosa succederà una volta arrivate in Inghilterra?››
‹‹E chi ci arriva in Inghilterra?›› la prese in giro Lucia.
‹‹Già, nel film i fuggitivi vengono bloccati da un uomo di Lord Beckett e solo Elisabeth riesce a fuggire, fingendosi un giovane mozzo per raggiungere Tortuga in incognito›› confermò Francesca, quasi ridacchiando. Evidentemente, la stanchezza stava intorbidendo le capacità delle due di elaborare le informazioni e riconoscere i momenti critici.
‹‹Oh…›› Marta iniziò ad avere un lievissimo sospetto, ma confidando nelle capacità di Mr. Swann, non si lasciò scoraggiare ‹‹Ma vi ricordo che nei film non viene detto nemmeno del suo passato in stile agente 007. Non credo che un uomo solo potrebbe arrecargli qualche problema››
Elisabeth, a quell’ultima affermazione annuì convinta, seppur fosse, anch’ella preoccupata per la sorte del padre.
‹‹E’ proprio vero, hahaha: chi se lo aspettava che quel vecchietto avesse una tale forza ed agilità? E pensare che indossa i tacchi… che invidia›› commentò Francesca, ancora scossa dai fatti di poco prima.

‹‹Per curiosità, chi è il poveretto che dovrà vedersela con l’antenato nascosto di Silvester Stallone, Arnold Schwarzenegger e Steven Seagal?›› chiese Marta, non riuscendo a smettere di ridacchiare.
‹‹Mr. Mer…CER?!?!?›› Lucia e Francesca si resero conto della gravità della situazione solo a metà nome e non poterono trattenersi dall’iniziare a tremare come due coniglietti indifesi, stessa reazione che suscitarono nelle altre due.
‹‹Co-come Mr. Mercer? Ma non avete detto che è il braccio destro del cinquantenne imparruccato? Non dovrebbe lasciar svolgere il lavoro sporco ai suoi tirapiedi, lamentandosi poi dei loro fallimenti, come ogni cattivo che si rispetti?›› fece notare Marta, nella sempre più fioca speranza che il suo ragionamento potesse rivelarsi veritiero.
‹‹Mi sa che hai visto un po’ troppi film di propaganda americana contro il regime sovietico. Ma ti sembra che Mercer sia il tipo da passare le giornate seduto su una poltrona, girato di schiena rispetto al suo interlocutore, mentre accarezza un gatto bianco?›› le fece notare Lucia.
‹‹Veramente, sì…››
‹‹Mr. Mercer è l’uomo più fidato di Beckett ed è lui ad occuparsi del lavoro sporco, come dite voi›› le spiegò Elisabeth.

‹‹Quindi, ricapitolando, il fidanzato dell’imparruccato è qui, giusto?>> cercò di tirare le somme Marta.
‹‹Affermativo››
‹‹Ed è enormemente più forte del Governatore…››
‹‹Questo è poco, ma sicuro››
‹‹Quindi è chiaro che bloccherà il signor Swann, per poi cercare noi…››
‹‹Sì, mi sembra evidente››
‹‹E allora, perché diavolo siamo ancora qua, invece di scappare a gambe levate il più lontano possibile?››

‹‹Non ne ho idea… Oh, c***o! Ragazze, correeere, chi si ferma è spacciato!›› Francesca, per quanto fosse anch’essa alquanto provata dal sonno perduto, ebbe la prontezza di esortale le altre a scendere dalla carrozza e sparire nella notte.
‹‹Qui c’è di nuovo lo zampino di Mary, me lo sento: quella disgraziata ce l’ha tirata di nuovo!›› riuscì a lamentarsi Marta, utilizzando l’ultimo rimasuglio di fiato, prima di iniziare la fuga più importante della sua vita.
Nel mentre, l’energumeno sopracitato raggiunse la carrozza, trovandola vuota, ma con l’imbottitura ancora calda, segno che le ragazze dovevano essere appena fuggite. Un urlo di frustrazione si levò nella stretta ansa che ospitava il porto, propagandosi fino alle alture vicine. Le ragazze, udendone il suono, non riuscirono ad astenersi dal rabbrividire maggiormente e dallo spingere le gambe quasi oltre il proprio limite. A spronarle, la mesta consapevolezza che, qualora fossero state riacciuffate, non se la sarebbero cavata con una semplice tirata di orecchie.

*****
 
Anno 1729, 26 aprile, h 06,00
Port Royal, Giamaica (Cella di Mary)
 

Dopo gli eventi che li avevano visti coinvolti la notte precedente, Maria Vittoria e i bambini erano, finalmente riusciti a godersi (per quanto lo permettessero il duro pavimento, malamente livellato, e le poche manciate di paglia che servivano giusto per ricreare l’ambientazione tipica di una prigione, dato che non permettevano, certo, di dormire “sul morbido”) qualche ora di meritato riposo. Maria Vittoria era semi-seduta nell’angolo costituito dalle sbarre della porta d’accesso e da quelle che dividevano la ex cella delle ragazze dalla propria. Charlotte, approfittando del fatto di essere, anch’essa, una ragazza, si posizionata tra le sue gambe ed aveva appoggiato la testa sul suo petto, utilizzandolo alla stregua di un morbido cuscino. Tommy si era, invece, accoccolato contro la sua spalla sinistra, rassicurato dal fatto che la ragazza lo avesse avvolto con un braccio, con fare protettivo (mamma Mary entra in azione!). Persino Eduard, che si era dimostrato così scontroso nei suoi confronti, nel sonno si era ritrovato ad abbracciare sia lei che la sorellina, sfoggiando, per altro, un dolce sorriso. A completare il quadretto, i primi raggi del sole che, trapelando attraverso la piccola finestrella, illuminavano i loro volti sereni e creavano l’illusione che le scure grate della prigione stessero luccicando.

Chiunque fosse passato di lì non avrebbe potuto fare altro che fermarsi e contemplare il delizioso quadretto per qualche istante, quasi commosso all’idea di quegli animi così puri da riuscire a dimostrare calore fraterno anche tra le mura di un carcere. Chi avrebbe mai avuto il coraggio di svegliarli, interrompendo, così, quella dolcissima visione?
Ma, ovviamente, Mr. Mercer non era “chiunque”. Oltre a possedere un animo a dir poco arido ed insensibile, aveva trascorso una pessima nottata, costretto a lottare contro un vecchietto troppo agile per la sua età, cercare in lungo ed in largo quattro mocciose arroganti, partecipare ad una riunione segreta completamente inutile, nonché imbarazzante per un assassino del suo calibro, ed a subire le grida isteriche di Lord Beckett che non riusciva a sopportare l’idea di essere stato minacciato da delle fragili donnette (ebbene sì, mentre Mercer era occupato a cercare le fuggitive in città, queste erano tornate alla magione del Governatore per cercare, una di ottenere informazioni sul fidanzato e Jack, le altre di tornare nella propria epoca). L’uomo non era, quindi per nulla incline a perdere tempo in convenevoli ed a lasciar riposare i poveretti. Si basava, infatti, sul presupposto che, se lui non poteva dormire, per quale motivo qualcun altro avrebbe dovuto poterlo fare?
 
*Avviso: il capitolo prende una piega un po’ più seria rispetto al mio solito stile. Potreste trovare alcune scene non propriamente “serenissime” (= un po’ di sangue, botte, tentativi di strangolamento, violenza psicologica, tutte cose all’ordine del giorno, insomma… Non provateci a casa!), ma cercherò di riassumere molte scene, in modo da limitarne il più possibile*
 
Si avvicinò alla porta di accesso della cella ed infilò la chiave nella toppa, sbuffando con fare seccato. Non bastavano gli attentati alla vita del suo signore, l’enorme incremento degli atti di .pirateria, la pressione da parte della corona britannica e le informazioni da reperire in Cina e Giappone: pure una ragazzina rimbecillita doveva avere tra i piedi. Ma se ne sarebbe sbarazzato in fetta: questo era poco ma sicuro. Gli sarebbero bastate un paio di minacce e colpi ben calibrati per indurla a raccontare tutto ciò che Lord Beckett voleva sapere, dopo di che la vicenda si sarebbe chiusa con una gioviale eliminazione fisica. La sua testolina infilzata su una picca sarebbe stata una vendetta adeguata per tutto il fastidio arrecatogli da Miss. Swann e le sue amichette.
La cella si aprì con un cigolio talmente forte da svegliare tutti i prigionieri presenti in quel piano, che iniziarono a guardarsi intorno con fare confuso. Maria Vittoria, dal canto suo, non ebbe nemmeno il tempo di capire da cosa fosse dovuto il dolore che le aveva afflitto la testa (ebbene sì, data la sua “immensa” fortuna, la porta, aperta con troppa fin troppa frenesia da Mr. Mercer, l’aveva colpita proprio al centro della fronte), che si ritrovò fuori dalla cella, trascinata per la fluente criniera i capelli.

Il primo a riuscire ad elaborare la situazione fu Eduard, che si sporse più che poteva dalle sbarre della cella, cercando di attirare l’attenzione dell’uomo: ‹‹Hey! Hey, tu! Dove la stai portando?››  tentò, ma, rendendosi conto che questo procedeva come se niente fosse, iniziò a perdere quella poca pazienza che possedeva. ‹‹Ti ho chiesto dove la stai portando! Fermati, maledetto bastardo… non vedi che le stai facendo male? Sei così codardo da dover utilizzare le maniere forti contro una donna?››
L’appello al suo orgoglio ebbe l’effetto di farlo fermare per un istante: ‹‹Non sono affari tuoi, ragazzo››. Lo sguardo privo di emozioni che gli rivolse ottenne un effetto superiore di quello di cento minacce. Mr. Mercer sapeva il fatto suo, non c’era che dire.
‹‹Che cos’avete intenzione di farle?››  riuscì a pronunciare, attingendo all’ultima briciola di coraggio che gli era rimasta, mentre stringeva a sé i propri fratelli, con fare protettivo.

‹‹Nulla che possa giovare alle vostre giovani orecchie››  disse con voce atona, per poi voltarsi lentamente verso di lui, mostrando un ghigno mefistofelico ‹‹Oppure potrei interrogarla qui. I tuoi fratelli potrebbero trovare molto istruttiva la mia dimostrazione di cosa accade a chi osa favoreggiare la pirateria››.
I tre sbiancarono ed iniziarono ad arretrare, spaventati. Tommy iniziò a piangere in silenzio, temendo che se l’uomo l’avesse sentito avrebbe potuto fargli del male, mentre Charlotte si limitò a scuotere la testa, troppo terrorizzata per tentare qualunque azione che andasse oltre il respirare.
‹‹No, vi prego! Sono solo dei bambini… non meritano di assistere a tutto que…›› tentò di difenderli Mary, mentre lottava per liberarsi dalla salda presa del suo aguzzino. La sua “piccola rivolta” fu bruscamente interrotta da una portentosa tirata di capelli, seguita da uno schiaffo talmente forte da imprimerle un leggero taglio sullo zigomo (forse, complici i guanti indossati dall’uomo). Di riflesso, la ragazza portò le mani al volto, come a volersi difendere un minimo dagli eventuali attacchi, cosa che Mr. Mercer vide con sospetto. Giudicando la mossa non intenzionale della ragazza come un estremo atto di ribellione, decise di stroncarlo a suon di calci. Le afferrò saldamente i capelli e, dopo averla scagliata a terra con forza, la colpì una dozzina di volte in diverse parti del corpo, anche se prevalentemente sulle cosce e nello stomaco. Badò bene ad evitare le costole e le articolazioni: non voleva, certo, rischiare di causarle qualche frattura anzitempo.

La rapidità delle sue mosse impedirono a Maria Vittoria di intuire le dinamiche dei colpi, non permettendole, dunque, di capire quali parti del corpo avrebbe dovuto difendere maggiormente. Affidandosi alla memoria motoria acquisita durante gli anni di Karate, nel dubbio, mosse le braccia a difesa della testa e della parte superiore del busto (ergo il “petto”… oh uomini, avete una vaga idea del male che prova una donna quando viene colpita lì? No, perché altrimenti le ragazze che praticano arti marziali non dovrebbero essere costrette ad indossare dei corpetti di plastica talmente stretti da levare il fiato e che, tra l’altro, non coprono tutte le taglie… Tsk, discriminatori! Tra l’altro ricevere colpi in quella zona non farà, certo, male come un uomo nella zona in cui non batte il sole, ma è estremamente pericoloso e può causare il cancro al seno. Chiudo questo mio sfogo personale, domandandomi il perché nelle gare della maggior parte delle discipline di cui stiamo parlando siano vietati i calci “sotto la cintura”, ma non quelli sul petto delle fanciulle. Vi posso assicurare che il “para seno” o le “pettorine da gara” riparano esattamente come la “conchiglia”, ergo non aiutano quasi un tubo!). Riflettendoci in seguito, si sarebbe data della stupida, dato che era palese che Mercer non avrebbe mai mirato a zone potenzialmente mortali, come la testa. Avrebbe potuto cercare di smorzare per lo meno i colpi diretti allo stomaco, ma si convinse che, con il senno di poi, sembra sempre tutto più semplice. Nello stato di panico in cui si trovava, la sua idea era stata decisamente la più indicata.

Nota di merito per Maria Vittoria, il non aver emesso un solo suono, in parte per non spaventare ulteriormente i bambini ed in parte perché abituata a ricevere colpi, seppur decisamente più contenuti, ad allenamento e durante gli attacchi dei bulli (i Nerd non hanno mai vita facile). Se avesse mantenuto questo atteggiamento nella sua epoca, con ogni probabilità, la sua decisione di non urlare sarebbe stata scambiata per un atto di sfida, ma, fortunatamente, vuoi per l’aspetto innocuo, vuoi per la mentalità maschilista e misogina dell’epoca, Mr. Mercer non parve prestarvi troppa attenzione. (In realtà, ero piacevolmente soddisfatto all’idea di aver trovato una donna che non dà aria ai polmoni per motivi inutili, come parlare quando non le viene chiesto di farlo. Nd: Mercer. Maschilista, depravato! Nd: donne e uomini sensibili)

Senza darle il tempo di realizzare cosa fosse successo, la sollevò dal gelido pavimento (Ma come? Siamo ai Caraibi! Nd: tutti. Shhh, voi non capite l’arte Nd: me) e, tenendola saldamente per un braccio, la costrinse a seguirlo. Solo qualche giorno più tardi si sarebbe reso conto della singolarità del fatto che una fanciulla fosse in grado di camminare, senza emettere un fiato, dopo un tale trattamento. Ciò che è comune nella nostra epoca non lo era altrettanto negli ultimi decenni del ‘600. Per il momento, tuttavia, non si pose troppe domande. Si limitò, invece, ad apprezzare l’unico momento della sua vita in cui la compagnia di una donna sarebbe stata silenziosa (Maschilista, depravato! Nd: tutti).
 

“L'avventura: un evento che esce dall'ordinario, senza essere necessariamente straordinario.”
(Jean-Paul Sartre)
  
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