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Autore: Ciribiricoccola    15/08/2009    3 recensioni
Trish viene convocata in un serratissimo ufficio dell' FBI, ha solo nove anni ed è stata ad un concerto dei McFly. Qual'è dunque l'incombente minaccia che l'FBI ha fiutato in tutto ciò?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Danny Jones, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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stargirl

Ciao a tutti e benvenuti ad un'altra mia FF :)!

Questa breve storia ha origine in un sogno di una notte di qualche mese fa... da cui mi sono svegliata un pò scossa, ma anche divertita, in un certo senso!

E' una one shot surreale, fantasiosa, in cui ho voluto inserire anche un filo di buonsenso. Spero che vi piaccia!

Dedicato a tutte le * star girls * :).

Ciry

***STAR GIRL***

Nella spensieratezza dei suoi nove anni, Trish non si era minimamente preoccupata quando quella dottoressa l’aveva scortata fino a quella stanza semi- buia e, doveva ammetterlo, quasi inquietante da quanto era scarna e priva di mobili, fatta eccezione per un tavolo e due sedie in metallo.

La dottoressa le aveva detto che l’avrebbe portata in un bel posto, e invece…
Ma tanto lei già sapeva che, quando gli adulti si cimentavano nell’ingannare i bambini, lo facevano sempre con un sorriso e con tante parole carine. Era una bambina sveglia, e poi i suoi genitori l’avevano avvertita spesso a tale proposito.

Per un attimo, provò una punta d’angoscia, seduta lì dentro da sola, e il suo piccolo sedere si contrasse, come per darle un contegno: niente paura, quindi niente cacca addosso. E non su quella sedia così lucida, per carità!
Le passò tutto quando un omone alto e possente le si sedette davanti, vestito in maniera elegante e con un sorriso che sembrava sincero.

“Ciao, Trish. Sono l’agente Marrow. Va tutto bene?”
La bimba alzò gli occhi per vederlo bene in viso, poi sorrise educatamente e replicò: “Sì, grazie. Ma vorrei dire a mamma e papà che sono qui… come faccio?”
“Abbiamo avvertito noi i tuoi genitori, stà tranquilla. Sono già qui e ti aspettano alla reception” la tranquillizzò l’agente, per poi domandarle: “Vorresti fare due chiacchiere con me, adesso?”
Lei annuì con tranquillità, sollevata dal fatto che anche i suoi genitori fossero sereni nel saperla in un posto tanto sicuro come…
Come…
Bè, non sapeva che posto fosse. Però doveva essere certamente una centrale importante, un posto in cui le informazioni erano ritenute preziose, strettamente riservate, e in cui le persone lavoravano sempre con un’espressione seria sul volto.
Un posto ESTREMAMENTE sicuro.

“Vuoi qualcosa da bere, Trish? Un bicchiere d’acqua, un po’ di latte… un frappé?”

La voce dell’agente le giunse paterna e premurosa alle orecchie, perciò si sentì in dovere di rispondere come se stesse parlando con il suo papà…

“Un frappé! Alla fragola! Per favore…” esclamò sorridente, agitando per qualche secondo le gambe sospese per aria sotto il tavolo.
“E frappé sia! Te lo faccio portare subito…” le disse di rimando l’omone prima di prendere in mano la cornetta di un telefono a cui lei non aveva ancora fatto caso in quella stanza.

Dopo l’ordinazione effettuata a una voce femminile che aveva parlato nell’apparecchio, proprio come nei film polizieschi, Trish si preparò psicologicamente alla chiacchierata con l’agente Marrow e si emozionò un po’ all’idea di doverlo chiamare “Agente” ad ogni sua risposta.

“Molto bene” esordì lui, tornando a sedersi davanti a lei con uno sguardo pieno di buone intenzioni “Perché non mi parli un po’ di te, Trish?”
“Dunque…” esitò la bambina, cercando di elencare i dati più importanti su di sé “Mi chiamo Trish Elizabeth Haysen… Ho nove anni e mezzo… Sono nata il dodici Dicembre… Studio alle scuole elementari qui a Washington… A volte, porto gli occhiali e… starnutisco sempre quando c’è troppa polvere nell’aria. Credo sia tutto.”
“Sei allergica alla polvere? Ma pensa, anch’io!” esclamò con un sorriso l’agente Marrow, facendola ridere.

Furono interrotti per un istante da un paio di lievi colpi alla porta in acciaio: era arrivato il frappé alla fragola di Trish, portato dalle mani di una signorina di cui lei non fece in tempo a scorgere la faccia, perché l’agente aprì e chiuse la porta in meno di tre secondi, senza neanche dire “Grazie”.

“Guarda qua! Un frappé per la mia amica Trish… Ecco a te” le disse, porgendole con cura il grande bicchiere in plastica trasparente e pieno quasi fino all’orlo.
La bimba ringraziò calorosamente e si mise subito a bere la sua merenda dalla cannuccia, in attesa che quell’omone le facesse altre domande.

“E dopo questa tua piccola allergia alla polvere, dimmi, Trish… Che cosa mi dici di bello? Cosa ti piace fare?”
“Ascoltare la musica” rispose subito lei, dopo essersi tolta la cannuccia dalla bocca “Faccio anche tante altre cose, come… sistemare il giardino con mamma, disegnare… però mi piace molto ascoltare la musica. Soprattutto i McFly. Li conosce?”
“Ne ho sentito parlare, sì…” le rispose l’agente, il cui sguardo s’illuminò di un discreto interesse “Hanno suonato di recente in città, non è vero?”
“Sì! E io sono andata al loro concerto!” esclamò la bambina con un sorriso pieno d’orgoglio.
“Davvero?” fu la replica del gigante, che si finse all’oscuro di ciò che Trish gli avrebbe raccontato “E dimmi, com’è andata? Ti sei divertita?”
La bimba annuì prendendo un altro sorso di frappé, poi rispose con entusiasmo: “Mi sono divertita tantissimo! Pensi che ero quasi in cima, erano vicinissimi! Ed è stato il mio primo concerto senza la mamma! Ero da sola in mezzo al pubblico come le ragazze grandi!”
“Che brava che sei! Ma non hai avuto paura?”
“Oh, no…” rispose lei, scuotendo la testa “Il mio papà era uno degli addetti alla sicurezza, stava sotto il palco, potevo vedere anche lui!”
“Adesso ho capito… E poi? Che cos’altro è successo al concerto, Trish?” la incalzò con gentilezza l’agente, incrociando le dita sul tavolo con un gran sorriso che a Trish non piacque granché.
“E’ successa una cosa piuttosto strana…” confermò lei, vaga, incrociando le braccia.
“Hai avuto paura? Ti è stato fatto qualcosa di male?” continuò a chiedere Marrow.
“No, no! Io sono subito corsa via! E nessun altro ha visto quel che ho visto io, ne sono sicura! Erano tutti occupati a vedere come stavo!” replicò la bimba, sicura di sé.
“Ascoltami, Trish… Anche io so cosa ti è successo. Sono venuti a raccontarmelo. Però voglio sapere tutta la verità da te. Mi puoi aiutare?”
“Io…” tergiversò la piccola, un po’ diffidente.
“Sai, Trish” la interruppe l’agente, con tono calmo ma deciso “Quello che tu hai visto può essere molto pericoloso per altre persone. Io e altre persone che lavorano con me vogliamo essere sicuri che nessuno si faccia male a causa di quello che tu hai visto. Quindi, se parli e mi dici tutte le cose giuste, farai un gran favore a tutta la gente della tua città e, chissà, forse anche del mondo…”
“Del mondo?!” fece eco lei, spalancando i grandi occhi grigi.
“Forse sì, piccola. Potresti diventare una specie di eroina, non saresti contenta?” le disse Marrow, sorridendole.

La bimba inspirò profondamente, chiuse gli occhi per un attimo e poi cominciò a raccontare…

“L’ho già detto prima: il mio papà lavorava per la sicurezza e quando il concerto è finito, io sono andata dietro il palco ad aspettarlo, dovevamo tornare a casa insieme! Mi hanno messo un cartellino al collo e mi hanno detto di aspettarlo seduta su una sedia! Solo che… lui ci stava mettendo tanto e a me scappava la pipì! Così sono andata a cercare un bagno… Devo aver camminato un po’ troppo, perché a un certo punto ho visto che ero finita in mezzo ai camerini!”
“E’ stato lì che hai…?” domandò Marrow con sguardo allusivo.
“Sì. Ma non ho avuto paura, sa? Sono rimasta lì a guardare finché ho potuto.” Rispose Trish, serissima e fiera di sé stessa.
“E sei stata coraggiosa, cara. Avanti, racconta. Sono tutto orecchie”
“Mi stavo guardando intorno perché credevo di essermi persa… e ho visto un’ombra sul muro. Stavo quasi per chiamare papà, credevo che fosse lui, che fosse venuto a cercarmi! Però poi ho girato l’angolo per vedere chi c’era e mi sono nascosta dietro a una porta aperta. Avevo visto Danny.”
“Danny?”
“Sì, Danny Jones, il chitarrista dei McFly, agente!”
“Giusto, giusto! Perdonami. Và pure avanti…”
“Sì. Era davanti al suo camerino e si stava togliendo il microfono dall’orecchio, credo, non lo so… E poi ho visto che… che una parte di lui era… normale, fatta di… di pelle, di vestiti… ma l’altro lato, quello… quello che io non vedevo bene… era fatto di… sa, come se fosse un polpo o qualcosa del genere! Era grigio, bagnato e faceva il rumore come… come di qualcuno che respira forte…”
“E poi? Sei scappata?”
“Sì. Si è girato e mi ha vista. Sono scappata e ho gridato.”

L’agente Marrow si appoggiò con la schiena alla propria sedia, si mise una mano sulla bocca con sguardo meditabondo ed annuì lentamente per poi domandare: “Tu mi hai detto tutta la verità, Trish, vero?”
“Lo giuro, signore.” Confermò la bimba, affrontando il suo sguardo cupo.
“Bene” concluse lui “Allora credo che tu ci abbia aiutato moltissimo. Grazie a te potremo capire se le cose che hai visto sono pericolose o meno. Sei davvero una brava bambina.”
“Gli farete del male?” domandò tristemente Trish.
“Oh, no, assolutamente no” mentì l’uomo con un sorriso rassicurante in volto “Noi li aiuteremo a curarsi se sono malati. Porteremo via da loro tutto ciò che è cattivo. E tu potrai ascoltare ancora la loro musica. Sei contenta?”
“Meno male!” esclamò la bimba, alzandosi “I McFly non hanno mai fatto del male a nessuno. E i miei genitori mi hanno insegnato che, anche se una persona è diversa da te, non si deve dire sempre e solo che è cattiva.”
“E’ una buona lezione. Questo vuol dire essere contro il razzismo, sai?”
Razzismo?”
“Sì, è una parola che imparerai meglio quando sarai più grande. Adesso, se vuoi, ti accompagno dai tuoi genitori e tu potrai andare a casa. Va bene?”
“Sì! Ma prima vorrei andare in bagno, agente, posso?”

L’agente sorrise intenerito dalla formalità della bambina e le rispose, aprendole la porta: “Certo. È la porta bianca in fondo al corridoio a destra. Io ti aspetto fuori da questa stanza.”
“Mille grazie, faccio subito!” ringraziò lei prima di saltellare via.

 

 

 

 
Trish non capiva il perché di tutta quella ostilità.

Sentiva i pensieri dell’agente Marrow e percepiva la sua impazienza, la sua voglia di cancellare, di uccidere.

Lui e quelli come lui avrebbero fatto del male, anche se a lei era stato detto di no.
Una gran bella bugia, detta, come al solito, con parole buone, dolci e convincenti.

Certo, per lei era stato facile: tutti credono ai bambini.
La storia che aveva raccontato era coerente, aveva un senso, era realistica e, in un certo senso, rispecchiava la realtà, almeno per metà.

Era andata a cercare LORO, non il suo papà, e li aveva trovati.
Aveva beccato Danny in un momento sbagliato, questo sì.
Un po’ come trovarsi davanti qualcuno mezzo nudo!
Per questo era scappata subito, imbarazzatissima.
Ma non aveva gridato per la paura, bensì per la vergogna.
E, sì, anche per attirare un po’ l’attenzione. Le piaceva il rischio di essere scoperta e le piaceva organizzare piccoli scherzi ai suoi compagni.

Si guardò allo specchio, soddisfatta, e nel riflesso di quest’ultimo vide apparire proprio Danny.

“Stavano per scoprirci sul serio, sai?” le disse con tono di rimprovero. Era un po’ arrabbiato.

Lei sorrise.

“Ti ho visto solo io, non è successo niente!” si giustificò.
“Ma poteva succedere il peggio! Quando imparerai, Trish?”
La bimba si voltò a guardare il suo amico in faccia e, scuotendo la testa, replicò: “Vi credono come loro da anni! Cosa vuoi che succeda?! E poi voi già sapete come uscirne! Basterà dire che mi sono inventata tutto! E anche se dei dottori vi esaminassero da capo a piedi, non troverebbero niente di strano!”
“Sì, ma questo non renderà questi uomini meno sospettosi, d’ora in poi!”
“D’accordo, ma tutta la gente che avete intorno non crederà mai a una bambina con la mia immaginazione! Solo qui, in questo palazzo, avranno saputo e sospetteranno! Ma da quanto ho capito, nessuno deve dire niente a chi è fuori, quando esce di qui! Siete salvi! Siamo salvi!”
“Lo saremo ancora per poco, se continuerai con questi scherzi stupidi…” borbottò Danny, chinandosi davanti a lei e fissandola irritato.

Ancora una volta, lei gli sorrise e sospirò.

“Ma non piacerebbe anche a te se andassimo tutti d’accordo?”
“Sì, ma prima loro dovrebbero smettere di volerci fare fuori!” replicò l’altro.
“Ma sono sicura che non tutti vogliono che moriamo! Magari c’è gente che vorrebbe conoscerci meglio! Davanti a loro non ci sarebbe bisogno di nessuna maschera!”
“Trish” la incalzò lui, mettendole le mani sulle spalle “Tu sei troppo piccola per capire. Ma con il tempo vedrai anche tu che, se ci mostrassimo a loro proprio adesso come siamo veramente, non faremmo altro che spaventarli. E noi moriremmo di sicuro. Tra qualche tempo, forse, ci accetteranno. E allora ci faremo vedere. Ma fino ad allora, dobbiamo stare nascosti in mezzo a loro e studiarli attraverso la maschera che portiamo. È così che va.”
“Ma… non è giusto…” borbottò la bimba, arrabbiata e triste.
“Ehi, ma non hai sempre detto che la tua maschera ti piace?” la chiese Danny con un lieve sorriso, accarezzandole la testa.
Trish sospirò e rispose: “Sì. Tutti mi dicono che sono carina. Però io penso di essere carina anche senza maschera…”
“Stà tranquilla…” la rassicurò il suo amico, abbracciandola “Un giorno diranno che senza maschera sei bellissima. Ne sono sicuro…”
“Danny?”
“Sì?”
“Non posso farmi vedere neanche da Beth e Adam?”
“No, Trish. No.”
“Ma sono le persone più buone che conosco… Mi hanno adottata, mi hanno cresciuta!” protestò la piccola, cominciando a piangere.
“Sono umani, Trish! Non possono capire!”

Quella era sempre la solita risposta.

Trish era piccola, eppure si sentiva già vecchia e stanca.

Specialmente se si trattava di sentire continuamente una risposta del genere.

Non disse niente, non protestò più e si limitò a guardarsi di nuovo allo specchio, asciugandosi le lacrime.

 
Cosa c’era di male in lei?
Cosa aveva di tanto brutto e maligno per gli esseri umani?
Erano forse i suoi grandi occhi neri a disturbarli?
La testa? Era troppo grossa ed ingombrante?
Era troppo bassa?
Le sue mani erano troppo lunghe e scheletriche?
O era la sua pelle, così viscida e pallida, a spaventarli?

Danny, alle sue spalle, la fissò attraverso lo specchio, mettendole una mano sulla sua piccola spalla.

“Continua a tenerli d’occhio, Trish, come facciamo io e gli altri…” le ordinò dolcemente “Stiamo capendo così tante cose di loro… e poche di esse sono buone, per adesso. Ma hai ragione tu, ci sono umani buoni. Prima o poi ce ne saranno abbastanza da far sì che possano finalmente vederci e accettarci per quel che siamo.”
“Già… prima o poi…” le fece eco la bambina con tono rassegnato.
“Sei una Grigia. La forza sarà la tua compagna più fedele. Hai capito?”

Annuì tristemente con gli occhi bassi e ritornò ad essere la bimba dagli occhi grigi e dai capelli biondi che si era mostrata all’agente Marrow.

Danny la guardò con approvazione, poi chiuse i suoi grandi occhi e scomparve, lasciandola sola.

 

Uscendo dal bagno e percorrendo con calma il lungo corridoio, Trish si mise a pensare.

Danny aveva ragione.
Come tutti i Grigi, anche lei era forte.
Un mix di carne e tecnologia. Una fibra poderosa. Un grande intelletto.
Ma un’unica debolezza che non caratterizzava i suoi compagni: i sentimenti.
Loro non ne avevano, lei sì. Aveva imparato ad averli, stando a continuo contatto con gli esseri umani. E aveva capito molte cose.
Evidentemente, non abbastanza per risultare convincente di fronte a Danny e ai suoi fratelli maggiori.

Ma prima o poi sarebbe riuscita ad imporre il proprio pensiero e a farsi apprezzare da quella gente così strana, così colorata e buffa, così diversa da lei.

Era forte.

Prima o poi, sia i suoi fratelli che gli umani lo avrebbero visto.

***

Angolo delle INFO!

Volete vedere com'è fatto un --->Grigio<---? Bè, sicuramente l'avrete visto un sacco di volte in TV, sui giornali o su YouTube.. o magari, chissà, anche davanti a voi :).

   
 
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