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Autore: SilkyeAnders    25/07/2020    1 recensioni
"Sparizioni nel mondo atletico: ricercato il colpevole".
Sta accadendo qualcosa di strano a Jump City, e non solo lì, i Titans si trovano di fronte ad una nuova sfida.
Riusciranno a sventare questa minaccia o sarà la fine per loro?
(Questa fanfiction contiene personaggi da me creati abbinati ai personaggi della serie animata, si incentrerà sulle coppie RobStar e BBRae).
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Capitolo 7 TEAMMATES Capitolo 7:  Unendo le forze.




Jump City
Starfire era china su una quantità impressionante di scartoffie dalle prime luci del mattino, si era persino dimenticata di fare colazione.
C'erano così tante informazioni da assimilare, elementi da studiare, file da classificare... Iniziava a farle male la testa ma sentiva che se si fosse fermata non sarebbe mai venuta a capo di nulla.
La situazione era ancora statica ma sentiva dentro di sé che la faccenda si sarebbe aggravata presto, tutto quel tacere non avrebbe portato a nulla di buono e di questo ne era assolutamente certa.
Il suo sguardo correva di documento in documento senza sosta.
Era inutile, la sua mente non poteva fare a meno di deviare verso altri argomenti uno dei quali era un bel ragazzo in smoking.
Sospirò portandosi le mani al viso, la cosa le stava decisamente sfuggendo di mano e l'aliena era ben consapevole di non essere brava a tenere a bada le sue emozioni.
Semplicemente non era nella sua natura.
-E' inutile, oggi non riesco a combinare nulla di sensato...- si disse.
Si scostò dalla scrivania dello studio sperando che, concedendosi qualche minuto per permettere alla sua mente di divagare, sarebbe presto arrivata a una soluzione ragionevole.
Uscì dalla stanza e vagò lentamente fino a giungere di fronte alla camera di Robin.
Aprì la porta mentre il senso di colpa la possedeva totalmente, sapeva che non avrebbe dovuto trovarsi lì mentre Robin non c'era ma aveva bisogno di sentirsi vicina a lui per qualche istante.
-Non posso più continuare in questa maniera...- mormorò abbassando lo sguardo.
Non era da lei atteggiarsi in modo così deprimente ma non poteva farci nulla, sentiva il cuore pesante e le risultava complicato concentrarsi sul caso corrente mentre le sue emozioni erano così scomposte.
Non sapeva più cosa pensare, aveva come l'impressione di esagerare senza farlo completamente.
Si chiese quanto i sentimenti che si provano verso un'altra persona possano influenzare altri aspetti della propria vita, del proprio carattere. Forse era una cosa soggettiva e chiunque avrebbe risposto diversamente a un simile quesito ma la verità era che, per quanto si sforzasse, lei non sapeva come rispondere.
La stanza di Robin odorava di muschio bianco e cannella; era tutto così in ordine...
Il comunicatore suonò destandola dalla sua rete di ragionamenti.
-Qui Robin-.
Starfire si chiese se il ragazzo le leggesse nel pensiero, ogni volta che pensava a lui ecco che Robin sembrava comparire in ogni dove.
-Buongiorno- mormorò la giovane.
-Sei nella mia camera?- chiese lui.
Starfire analizzò il tono della sua voce, non era arrabbiato o infastidito, solo curioso.
-Sì io...-.
Ecco, si rese conto che non sapeva cosa dire. Non si aspettava certo che lui la contattasse proprio in quel momento e, onestamente, aveva risposto alla chiamata senza pensarci troppo.
Improvvisamente si sentì investita da un forte imbarazzo. Come avrebbe giustificato la sua presenza in quella stanza?
-Ti manco?- domandò il ragazzo, sembrava molto divertito.
-Lo sai che è così- rispose semplicemente lei.
Robin fu quasi sorpreso della risposta così diretta, pensava fosse ancora arrabbiata con lui ma apparentemente le era passata.
-Più tardi devo parlare con alcune persone ma penso di tornare oggi, verso le 18:00 credo...- borbottò Robin.
Il viso della principessa aliena si illuminò, aveva desiderato di sentirgli dire "oggi torno" da giorni.
-Ti avevo avvisata che sarei tornato presto...- incalzò lui con un sorriso.
Era decisamente intenerito da quella reazione così genuina e spontanea, se l'aspettava ma era sempre un'emozione unica vederla rispondere così positivamente.
Non poteva negare di trovare estremamente attraente la semplicità che Starfire poteva mostrare, lo faceva sentire importante e amato.
In quei giorni si era reso conto sempre più di quanto Star fosse importante per lui, dopo i suoi genitori e la sua famiglia adottiva era stata la prima a volergli bene e a dimostrare di tenere a lui.
Si pentì persino di averla lasciata sola a gestire la situazione in più di un'occasione ma non era pronto a dirle queste verità.
-Non pensavo che intendessi oggi- disse lei con un sorriso radioso.
Silenzio.
-Robin... Sono molto spiacente di essermi alterata ieri sera. Credo che lo stress di tutta questa indagine si stia manifestando in un modo che non mi aspettavo- confessò la ragazza.
-Puoi parlarmene se vuoi...- accennò lui.
-No, meglio di no. Comunque ci vedremo questa sera quindi non occorre che ti racconti tutto ora, possiamo parlarne più tardi-.
Robin annuì comprensivo :-Sono certo che stai facendo un ottimo lavoro- la rincuorò.
La chiamata si concluse pochi istanti dopo.



Il soggiorno era vuoto quando Raven vi entrò, guardò l'ora: 14:20. Le parve molto strano che non ci fosse nessuno, era ora di pranzo e di solito Cyborg e BeastBoy si sarebbero piazzati in cucina a litigare in merito a cosa preparare.
Si accomodò sullo sgabello di fronte al bancone e attese pazientemente.
La porta scorrevole si aprì poco dopo rivelando un energico BeastBoy con un sorriso ampio dipinto in viso.
-Ah... Dov'è Cy?- chiese stupito.
-Non lo so... Quando sono entrata la stanza era completamente vuota- rispose lei in modo monotono.
BeastBoy la osservò per qualche istante, i suoi occhi verdi erano concentrati sulle mani della ragazza.
-Che c'è?- chiese lei scontrosa.
Essere fissata non le piaceva, a maggior ragione si sentiva ancora più a disagio se era il mutaforma a guardarla con tanta insistenza.
-Notavo solo che non hai nessun libro con te- rispose lui :-E' strano- aggiunse divertito.
-Guarda che non sto sempre con il naso sui libri- disse lei seccata.
-Forse leggi solo quando ci sono io- mormorò il giovane.
-Che vuoi dire?- chiese lei confusa.
-Ogni volta che siamo soli in una stanza tu hai sempre un libro in mano, all'inizio lo trovavo offensivo ma poi ho capito...- iniziò il verdolo.
-Cosa avresti capito esattamente?- incalzò lei sollevando un sopracciglio.
-Non riesci a sostenere la mia presenza, probabilmente perché ti piaccio anche se fai di tutto per dimostrare che mi consideri sgradevole e poco divertente. La verità Raven è che, per quanto odi ammetterlo, io ti piaccio-.
BeastBoy si era avvicinato molto al viso della maga, i loro nasi si sfioravano e Raven sentiva il cuore battere forte.
-Non... Non dire scemenze!- esclamò nervosa sollevando il cappuccio.
BeastBoy fece una cosa che, in un primo momento, gli sembrò sensata: le abbassò nuovamente il cappuccio per guardarla dritta negli occhi.
-Che cosa stai facendo?- chiese lei infastidita.
-Non nasconderti sempre... Voglio solo...- BeastBoy fu interotto dalla porta che, nuovamente, si aprì rivelando la figura di Cyborg.
-Che combinate voi due?- chiese sollevando un sopracciglio.
-Niente- tagliò corto la maga.
Raven si sbrigò a divincolarsi dalla presa del mutaforma e corse rapidamente verso il corridoio.
-Ma aspetta! Il pranzo!- esclamò il mezzo robot.
-Non ho fame- rispose lei, ormai lontana dal salotto.
Cyborg lanciò immediatamente uno sguardo severo verso BeastBoy :-Che cosa le hai fatto?- chiese torvo.
-Niente... E' pazza quella là- borbottò il mutaforma lasciandosi cadere sullo sgabello.




Gotham City
La chiamata con Starfire era terminata lasciando Robin seduto sul suo vecchio letto con un sorriso da ebete dipinto in viso, era felice che la sua amica non ce l'avesse più con lui ed era contento di poterla vedere presto.
Si costrinse a ritornare con la mente alla situazione alla mano, doveva andare a parlare con Bruce e raccogliere le sue informazioni.
Si alzò a malavoglia.
Prima parlo con Bruce, prima me ne vado, prima vedo Starfire... Coraggio Dick, puoi farcela! pensò.


Lo studio di Bruce aveva sempre il potere di metterlo in soggezione come quando era piccolo, tutto lì sembrava così solenne e definitivo quasi a sbattere in faccia alle persone che vi entravano che no, non si torna indietro una volta compiuta un'azione.
Tutte le decisioni prese lì dentro erano state decisive nella sua vita e conservava la speranza, seppur flebile, che anche stavolta si sarebbe presentata una svolta.
Bussò alla porta con decisione, non era più un bambino.
La sua mente divagò per un attimo portandolo indietro al primo giorno in quella magione immensa, aveva da poco perso la sua famiglia e si sentiva arrabbiato e frustrato; trovava curioso che fosse proprio la stessa sensazione che provava in quel momento.
Non gli piaceva chiedere aiuto e questo era piuttosto evidente a chiunque lo conoscesse un minimo. Il fatto di dover obbligatoriamente rivolgersi a terzi lo rendeva nervoso, soprattutto se doveva collaborare con Bruce.
Quando la porta si aprì Robin venne investito da un forte odore di scotch, Alfred era in piedi accanto alla scrivania di Bruce e stava versando il liquido ambrato in un bicchiere di vetro colmo di ghiaccio.
Il ragazzo lanciò una rapida occhiata a Bruce, l'uomo era in piedi accanto alla porta e stringeva la maniglia, i suoi occhi blu saettavano lungo tutta la figura del suo figlioccio.
-Entra pure- disse poco dopo.
Robin non se lo fece ripetere due volte, entrò e attese che Bruce richiudesse la porta prima di parlare.
-Allora, che cosa ne pensi di questo caso? Ti sei fatto qualche idea in merito?-
-Dritto al punto, non perdi tempo...- borbottò Bruce servendosi una sorsata di scotch.
-Ti avevo avvertito ieri sera-.
Bruce sospirò e si accomodò alla sua poltrona bevendo un altro sorso, aprì un cassetto estraendo da esso una cartellina nera con su scritto "CONFIDENZIALE".
Robin sollevò un sopracciglio e, incuriosito, decise di avvicinarsi ancora un po' alla scrivania.
Bruce estrasse alcuni documenti dalla cartellina e iniziò a parlare.
-Se sai a chi chiedere non è difficile trovare informazioni ma, devo ammetterlo, stavolta ho avuto problemi anche io-.
-Vuoi dire che non hai nulla?- sbottò il ragazzo.
Alfred alzò lo sguardo dai documenti per osservare l'espressione di Robin e gli rivolse un sorriso enigmatico.
-Bruce, credimi, se sono venuto qui e ho seguito le tue condizioni per niente io...-
Bruce sollevò una mano per zittire il giovane :-Dick, sempre impaziente... Non sei cambiato più di tanto, temo-.
Prima che il ragazzo potesse controbattere Bruce parlò di nuovo :-E' stato difficile sì. Alla fine, però, ho trovato delle informazioni molto utile per l'indagine-.
Alfred si accostò dall'altro lato della scrivania, spostò delicatamente la sedia e incitò Dick :-Signorino, si sieda-.
Robin annuì e prese posto inclinandosi quasi immediatamente verso i documenti sparsi.
-Vedi? Analizzando le ultime mappe atmosferiche di Jump City è stata rilevata un'attività piuttosto anormale verso nord... Non ci sarebbe nulla di strano se non fosse che siamo in piena estate e in quel punto sembrano esserci accumuli di ghiaccio sul terreno-.
-Accumuli di ghiaccio? Ma...- Robin si bloccò :-Dimmi un po', com'è questo ghiaccio?- chiese.
-Non è stato analizzato, sembra che sia estremamente difficile da prelevare... Ad ogni modo nei pressi di quella zona è stato rinvenuto una specie di laboratorio in disuso accanto al quale la concentrazione di ghiaccio è più densa- spiegò l'uomo.
Robin portò un indice al meno, la sua mente lavorava a cento all'ora.
Le convinzioni che aveva avuto fino a quel momento scorrevano rapidamente fra i suoi pensieri e iniziavano a confermarsi o ribaltarsi una dopo l'altra.
Bruce iniziò a seguire una linea di pensiero insieme a lui, entrambi sedevano ai lati opposti della scrivania cercando di cavare un ragno dal buco.
Alfred se ne stava in disparte, spolverando distrattamente la mobilia.
In quel momento a Robin sembrò che il tempo non fosse mai passato, la sua mente iniziava a giocargli brutti scherzi.
Erano di nuovo lì, ragionando su un caso, Batman e Robin. Il solo pensiero lo ripugnava.
Era sempre stato grato a Bruce per avergli indicato una strada da percorrere, una che tra l'altro sentiva essere la strada giusta per lui.
Nonostante la pensasse così però non poteva fare a meno di pensare a una cosa: lui non voleva vivere per sempre nell'ombra di Bruce.
Ci ragionava ormai da anni ed era arrivato alla conclusione di non sapere chi fosse. A Jump City non poteva essere Richard Grayson ma, allo stesso tempo, non voleva più essere Robin in quanto quest'ultimo veniva forzatamente legato in maniera indissolubile a Batman mettendo quindi in ombra le sue capacità.
Si costrinse a concentrarsi sul caso, i suoi problemi di identità non c'entravano nulla in quel momento, non erano affatto importanti.


Dopo aver discusso a lungo con Bruce, Robin si rese conto dell'orario.
-Sono le 16:30, io devo andare...- mormorò :-Grazie infinite per la tua collaborazione Bruce-.
-Bisogna unire le forze quando si palesa un nemico sconosciuto e che appare più forte di noi- ammise l'uomo in tono serio :-Ogni informazione può essere utile-.
Robin annuì, si voltò per uscire dalla stanza ma esitò per un attimo.
Si voltò di nuovo verso Bruce :-E' stato... Bello- iniziò :-Tornare ai vecchi tempi intendo... Ammetto che un po' mi era mancato indagare con te su casi complessi-.
-Dick, vieni a trovarci più spesso... Si sente la tua mancanza in casa- asserì Bruce.
Alfred si avvicinò al ragazzo e gli cinse le spalle con il braccio sinistro :-Signorino, è stato per me un onore e un piacere rivederla e constatare che è in salute come sempre-.
-Sempre troppo formale Al- disse Robin con un sorriso divertito.


C'erano anche Barbara e Selina a salutarlo.
-Cerca di rifarti vivo, possibilmente non dopo anni se ce la fai- esordì Barbara.
-Non ti prometto niente- ghignò lui.
I due amici si abbracciarono e Barbara approfittò della vicinanza per sussurrare all'orecchio di Robin :-Di' a quella ragazza quello che provi-.
Selina si avvicinò alla coppia e scansò dolcemente Barbara con un colpo di fianco.
-Ciao dolcezza, buon viaggio di ritorno... Cerca di riportare il tuo bel sederino qui e presto anche-.
La donna emetteva sempre un suono simile alle fusa di un gatto, la sua voce si abbassava diventando suadente quando lo faceva.
-Sarà fatto Selina- rise lui.
La donna non perse occasione per stringerlo a sé con dolcezza, a Robin non dispiaceva in quel momento ricevere un abbraccio così materno da Selina. Le sue manifestazioni di dolcezza materna erano rare ma sempre molto gradite dal ragazzo.
Dopo aver salutato tutti, salì nuovamente sulla moto e sfrecciò sull'asfalto con un unico pensiero in mente: Starfire.



Jump City
Starfire camminava avanti e indietro nervosamente, non smetteva mai di fissare l'orologio appeso al muro e, a ogni ticchettio, sentiva il suo cuore accelerare un battito.
Era così presa dalla sua attesa che non era nemmeno resa conto dell'imbarazzo che regnava sovrano tra BeastBoy e Raven, se lo avesse notato avrebbe senz'altro interrogato Raven sul perché di quel palese distanziamento tra i due in un secondo momento.
La maga sapeva bene che, in quel momento, Starfire non aveva spazio per nulla in testa, nulla che non fosse Robin.
L'orologio scandì le 18:00 e la giovane aliena si fiondò verso la porta principale.
-Possiamo dire che non è affatto impaziente- lo canzonò Cyborg.
-Puoi biasimarla? Sono anni ormai che gli corre dietro. Si merita una medaglia per la pazienza- commentò BeastBoy.
La sua frase non passò inosservata alla giovane maga che, sentendosi chiamata in causa, iniziò ad arrossire in maniera incontrollabile. Per sicurezza decise di alzare il cappuccio del mantello per coprirsi il viso.
Calmati, non parlava di te pensò nervosa.
Finalmente, un rumore proveniente dal garage distrasse tutti dai loro pensieri.
Starfire corse immediatamente verso il garage e, quando la porta comunicante con il salotto si spalancò, non aspettò nemmeno un momento prima di gettare le braccia al collo del giovane eroe che ne era uscito.
-Bentornato- esordì Raven con un sorriso compiaciuto.
-E' bello essere a casa- sospirò lui mentre stringeva Starfire a sé, il cuore che balzava fino in gola dall'emozione.
-Allora, ci porti novità?- chiese Cyborg sedendosi sul sofà.
-Non molte ma, tenetevi forte, abbiamo una pista da seguire-.
-Grandioso!- esclamò BeastBoy.
-Domani mattina andremo a nord e cercheremo un laboratorio in disuso, Star...- la giovane aliena si scostò dall'amico e lo guardò con espressione interrogativa :-Hai ancora il ghiaccio che avete prelevato e analizzato?-
-Sì, lo abbiamo archiviato insieme alle prove, sembra non volersi sciogliere- comunicò la ragazza.
-Bene, ci sarà utile-.
La serata trascorse in modo sereno, Robin raccontò ai ragazzi ciò che Bruce gli aveva riferito e iniziò a definire con loro un piano di azione.
Chiese anche a Cyborg di creare una fiamma ossidrica più potente e gli disse di portare con sé anche uno scalpello da ghiaccio, la prudenza non è mai troppa dopotutto.
-Bene, sono esausto... Vado nella mia stanza- affermò il ragazzo meraviglia.



Il suo letto non gli era mai apparso così comodo, essere circondato dalle mura di casa sua lo riconfortava enormemente. Gli era mancato trovarsi lì, odiava ammetterlo ma si era sentito molto solo alla magione.
Puntò lo sguardo su un punto indefinito del soffitto e si lasciò trasportare dai suoi pensieri, fece nota mentale di domandare a BeastBoy perché si comportava in modo strano accanto a Raven quella sera.
Dentro sé si sentiva orgoglioso del mutaforma perché immaginava cosa potesse essere accaduto in realtà e, doveva ammetterlo, ammirava il coraggio dell'amico e ammirava anche la sua proverbiale faccia tosta.
Sentì bussare alla porta.
Immaginava che sarebbe finita così, aveva resistito al sonno appositamente per poter passare qualche minuto solo con lei.
Aprì la porta e non fu affatto sorpreso di trovarci di fronte Starfire.
-Entra- disse semplicemente.
La ragazza attese che la porta fosse richiusa prima di gettargli nuovamente le braccia al collo, Robin lo avvertì come un gesto disperato, era quasi come se volesse sentire a tutti i costi il suo corpo contro quello di lui.
-Mi sei mancato così tanto- cinguettò la ragazza.
Robin arrossì violentemente, non si aspettava una reazione così da parte della sua amica. Solitamente era piuttosto timida ma quella sera sembrava aver dimenticato quel lato del suo carattere.
Non poté evitare di chiedersi se anche lei avesse riflettuto sulla loro amicizia e fosse arrivata alla stessa conclusione a cui lui era giunto già da molto tempo.
-Anche tu mi sei mancata- mormorò lui.
La sua voce lo tradiva, tremava.
Non puoi distrarti adesso Dick, devi pensare all'indagine... Non puoi permetterti distrazioni si ripeteva.
Si staccò da Starfire seppur con riluttanza.
-Allora, raccontami come è andata la tua leadership- disse sedendosi sul bordo del letto.
Starfire sospirò prima di sedersi di fianco a lui.
Pensò che forse aveva esagerato, forse le sue emozioni erano troppo aggressive per Robin e lei aveva agito lasciandosi guidare troppo da queste ultime.
-Non posso lamentarmi anche se... Ecco, credo di non essere tagliata per questo ruolo. Ritengo che le tue capacità siano più adatte a ricoprirlo- ammise la rossa.
Robin sorrise :-Bè, da quel che mi è stato detto hai svolto un ottimo lavoro invece-.
-Credo di aver anche emulato qualcuna delle tue brutte abitudini- scherzò lei.
Robin le diede un colpetto sulla coscia :-Io non ho brutte abitudini- rise.
-Tu credi?-
I due scoppiarono a ridere e iniziarono a prendersi un po' in giro per alleggerire l'atmosfera.
Nemmeno se ne resero conto di essersi addormentati l'uno accanto all'altra, nella stessa stanza.
Quando Cyborg andò a chiamare Robin per cenare e si rese conto della situazione decise che era meglio non intromettersi, richuse la porta alle sue spalle e si diresse sorridendo verso la cucina.






   
 
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