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Autore: DarkWinter    26/07/2020    5 recensioni
In un ospedale vicino a Central City, i gemelli Lapis e Lazuli nascono da una madre amorevole e devota.
Fratello e sorella vivono un'adolescenza turbolenta e scoprono il crimine e l'amore, prima di essere rapiti dal malvagio dr. Gero e ristrutturati in macchine mangiatrici di uomini.
Ma cosa accadrebbe se C17 e C18 non dimenticassero totalmente la loro vita da umani e coloro che avevano conosciuto?
Fra genitori e amici, lotte quotidiane e rimpianti, amori vecchi e nuovi e piccoli passi per reinserirsi nel mondo.
Un'avventura con un tocco di romanticismo, speranza e amore sopra ogni cosa.
PROTAGONISTI: 17 e 18
PERSONAGGI SECONDARI: Crilin, Bulma, vari OC, 16, Z Warriors, Shenron, Marron, Ottone
ANTAGONISTI: dr. Gero, Cell, androidi del Red Ribbon, Babidi
{IN HIATUS}
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 17, 18, Crilin, Nuovo personaggio | Coppie: 18/Crilin
Note: Lemon, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Una volta all'anno, l’ex capitale del Nord Verny ospitava una grande fiera in cui turisti e locali potevano acquistare prodotti e artigianato locali e anche assistere a dimostrazioni di antichi mestieri.
Brent aveva una bancarella coi suoi abiti cuciti a mano, giusto di fianco a quella della sua famiglia. Suo padre produceva idromele.
"I Geirsson sono proprio una famiglia di artigiani!"
Lillian gli sorrise, ammirava genuinamente il modo in cui la passione di Brent fosse qualcosa che gli era stato trasmesso.
Proprio mentre Brent ed Elliott si accingevano a chiacchierare con il signor Geirsson, Lillian ricevette una chiamata. Si fece coraggio:
“Ahoy, Malinoski.Come vanno le cose dall’altra parte del mondo?”
“Va, va. Piuttosto, quando ti vedrò su questi lidi?”
“Mai. Non so perché tu stia ancora correndo dietro a me, tu dal RNP volevi il n°1 e io non lo sono più.”
“Il che non ti rende meno desiderabile. La mia offerta è sempre valida.”
“Ti ringrazio, Malina. Ma ora sono lontana dal tuo radar e temo che resterò qui. Ci sentiamo."
Raggiunse i suoi amici, intenti ad osservare una signora anziana che cardava della lana con un pettinino.
Brent le porse un bicchiere di idromele:
“Chi era, Lilli? È sabato sera.”
“Malina Samuels del Southern Archipelago National Park.
“Malina KS? La comandante del White Star?”
“Proprio lei, Elliott.”
Elliott capiva che Lillian non potesse darle un no secco:
“Quella donna comanda un cazzo di incrociatore.”
Brent si intromise, perplesso:
“Ma che razza di bracconieri hanno nel SANP?”
“Più violenti che qui, evidentemente. Malina è super hardcore, mentre voi puntate fucili lei li prende a cannonate in faccia.”
Elliott era un grande fan del capitano Klintsov-Samuels, che riteneva la donna più badass del mondo.
Malina voleva che Lillian lavorasse per lei:
"Pensa che potrei occuparmi di una nuova divisione del parco, ma onestamente la vedo dura persino per me…”
Elliott soleva partecipare ai discorsi dei suoi amici in maniera discreta, ma quasi rovesciò il suo idromele.
Era ovviamente a conoscenza dell’ultimo progetto a cui Malina aveva collaborato.
Il SANP si era esteso e aveva popolato un’enorme isola con animali rari, alcuni assomigliavano addirittura a mostri:
"Stai scherzando? La divisione MI? Non è a te che dovrebbero chiedere, se mai, è  roba alla portata di Se-"
Brent volle evitare ad Elliott di scavarsi la fossa da solo, dicendo a Lillian l'ultima cosa che voleva sentire. Lo trascinò di nuovo verso il proprio stand.
"Che cos'hai detto?"
"...Seri, ha detto: duri seri, tipo te!"
Brent salvò la situazione in extremis, con Lillian che li puntava come un toro imbizzarrito.
“Io piangerei di gioia a lavorare alla MI” esalò il paleontologo “qui scavo per cercare dinosauri morti, là hanno veri dinosauri.”
I tre amici discussero su come i guardiaparco di quella benedetta isola fossero praticamente dei militari.
La divisione MI era molto diversa dal RNP: era un’area unicamente adibita a riserva, abitata solo dagli animali e da chi ci lavorava. L’incentivo per i ranger era una somma di zeni ridicolmente alta, ma l'isola rimaneva comunque un’area rischiosa e continuamente presa d'assalto.
Il braccio destro di Malina, una ragazza dell'età di Lillian conduceva personalmente la difesa della MI, ingaggiando guerriglia coi bracconieri e coordinando la salvaguardia degli animali:
“Defiance è la miglior ranger al mondo."
Dichiarò Elliott, con aria pensosa.
Brent ridacchiò:
"Migliore di Sev?"
“Sev schiaccia quella lì, di gran lunga. Fidatevi di me.”
Nessuno al mondo poteva essere più certo di Lillian.
“Per difendere Sev, dev’essere gelosa…”
Brent rise al bisbiglio di Elliott.
Lillian cercò di finire la discussione:
“...Comunque, ogni tanto il capitano controlla se non voglio abbandonare questa nave. Tutto qui.”
“Se tu le dici di no e lei continua è vessazione” sospirò Brent “devi dirlo a John.”
“No, non lo è. Il perché lo spiegherò un’altra volta.”
I ragazzi annuirono; dimenticarono presto l’argomento vessazione e passarono il resto della serata a immaginarsi un duello fra il loro top ranger e quella del SANP (o l’incrociatore).
 
 
/
 
Non sapeva come dirglielo.
Doveva dire qualcosa, prima o poi sarebbe stato inevitabile: era meglio togliersi il pensiero subito, ma come trovare le parole giuste?
Pensava di averci ormai fatto l’abitudine, visto che sarebbe stata la terza volta, ma in realtà era ancora più dura.
La prima volta c’era stata anche Diciotto a dargli backup, di fronte a Kate; con Lillian era stato quasi divertente, era andata fin troppo liscia.
Ora la posta in gioco era altissima e Diciassette era da solo.
Fissava il nulla, seduto sulla lavatrice, spostando ogni tanto lo sguardo sul vetro appannato della porta del bagno. Diciassette intendeva parlarle non appena Carly fosse uscita di lì.
Non sapeva da dove cominciare: era stato rapito e trasformato in n°17, era irreversibilmente un cyborg, era andato a letto anche con Lillian.
Voleva solo stare in pace, lì a casa di Carly, con Carly accoccolata su di lui.
E invece doveva ancora rivangare giustificazioni e spiegazioni.
“Stai bene, amore?”
Carly sembrava un marshmallow, avvolta in vari asciugamani.
Guardandolo rimuginare con uno sguardo scuro, poco rassicurante, Carly si preoccupó.
“No. Tu devi sapere tutto, ma non so cosa dire.”
Carly stessa non sapeva cosa chiedergli: da una parte desiderava ovviamente sapere cos’era successo in quei tre anni, ma dall’altra avere di nuovo Lapis lì, vivo, era tutto quello che voleva. Il come non contava.
Aveva creduto di averlo perso per sempre, ma non era successo. Tutto il resto era superfluo.
Per cui, la sola cosa che fece fu sedersi sulla lavatrice al suo fianco. Gli afferrò un braccio, glielo baciò, ci strofinò il viso. Puntò i suoi dolci occhi in quelli taglienti di lui:
“Non devi dire niente; resta solo qui con me…"
Diciassette si sentì in soggezione davanti a quell’enorme dimostrazione d’amore.
Carly aveva davvero a cuore il suo benessere, più che il proprio; Carly era straordinariamente umana, Carly sentiva prima di capire.
Ed era proprio per quello che alla fine non c'era scampo, doveva dirglielo:
"Non devo, ma voglio."
"Sei tornato per restare, vero?”
“Tu mi fai stare bene…”
Nel linguaggio di Lapis, quello significava tutt'ora sì, voglio restare con te.
Quella coerenza fra passato e presente riempì il cuore di Carly e lei si ritrovò a piangere sommessamente di gioia.
C’erano molte domande che avrebbe voluto porgli, ma solo una l’assillava:
“Come mai ti fai chiamare Diciassette?”
“Riguarda tutto quello di cui devo parlarti.”
Diciassette, all'improvviso, si rese conto che se Carly sapeva che quello era il nome con cui lo conoscevano ora, doveva sapere anche di Lillian.
Lillian era il solo legame fra n°17 e Carly, e il cyborg si rifiutava di credere che Lillian non gliene avesse parlato.
Carly si raggomitolò contro il suo cuore, sfiorando col dito i suoi pettorali, osservando il suo pomo d’Adamo e la bella linea della sua mascella.
“...So di Lillian. So che lavori insieme a lei, che lei ti ha detestato, non hai idea di tutte le volte che l’ho calmata; l’ho incitata a congratularsi con te quando sei diventato top ranger, l’ho anche incoraggiata a…”
Diciassette le afferrò le spalle, sentì il suo respiro leggero contro la punta del naso:
“A…?”
“A farlo con te. Non potevo immaginare...In ogni caso Lillian è praticamente mia sorella, se tu hai rispettato lei hai rispettato me.”
Quelle parole abbatterono ancora le sue difese; nel bel mezzo della sua stessa confusione Diciassette si era aspettato di dover gestire altre lacrime e frustrazione, forse anche di peggio. Ma Carly gli aveva risparmiato tutto questo perché lo capiva, e basta.
Sgranò gli occhi, non staccandoli dalla giada di lei:
“Quindi...non mi odi?”
Carly gli diede un abbraccio repentino; lentamente gli depose piccoli baci su tutto il viso, succhiò e leccò le sue labbra.
I suoi occhi ora rilucevano:
“Lapis, Diciassette, amore mio grande: tu sei tutta la mia vita.”
Non avrebbe mai potuto odiarlo, quello che era successo con Lillian era stato un equivoco.
Quando Carly aveva unito i puntini, poco prima sotto la doccia, l’istinto le aveva fatto provare una grande rabbia verso Lillian ma anche verso Lapis. La rabbia le aveva suscitato altre emozioni forti che aveva soppresso da quando Lapis si era ripresentato nella sua vita con quella telefonata. Era stato un insieme di emozioni così forti che l’avevano scombussolata, ma a lacrime versate tutto si era fatto chiaro: se Lillian avesse voluto rubarle Lapis, perché mai gliel’avrebbe mandato non appena anche lei aveva messo insieme il puzzle?
Carly era abbastanza matura da concentrarsi su quello che aveva appena ritrovato, piuttosto che sul latte versato.
Il momento adatto per parlare era arrivato senza far rumore:
“Quindi sì, hai ottenuto il posto di ranger dopo la frana. Quest'ultima ha a che fare con il tuo nuovo nome, vero?”
Le difese si rialzarono: anche se lui non lo sapeva, era la paura di essere rifiutato dalla donna che voleva davvero.
"...Tu puoi chiamarmi come cazzo ti pare, ma ormai sono il cyborg 17: ho dei reattori e dei processori dentro di me, piantati da un pazzo che voleva usarmi come arma e che mi ha strappato alla mia vita con te. Appaio come tu mi ricordi, ma ora sono sovrumano."
Carly tremò di fronte ai suoi occhi improvvisamente freddissimi, ma capì che doveva diventare un pilastro. Con poco tempo per riflettere agì istintivamente: in quel momento toccava a lei prendere comando della situazione, proteggere lui. Qualcosa di cui non sarebbe mai stata capace prima che la vita la mettesse alla prova:
“Io ti credo: puoi disintegrare frane, puoi durare tutta notte. Ma non sei qualcosa che io temo: è successo quello che è successo e io voglio accettarlo, perchè voglio te. Dobbiamo trarre il meglio da questa situazione, insieme."
Tutto qui? E le domande come "ma i cyborg esistono?"
Niente stava andando secondo le sue previsioni; se la prima reazione di Diciassette fu il sollievo, l’ira subentrò prepotente.
Forse per Carly era tutto una presa in giro, il suo semplicismo gli fece stringere i denti:
"Che ci fai ancora qui, Carly, ti rendi conto che non è uno scherzo? Tutto questo non è una fantasia romantica, quando l’incanto finirà tu dovrai farci i conti: io non sono più lo stesso."
"...nessuno resta mai lo stesso! Perché la vita e il mondo cambiano, cambiano le persone. Se ci si irrigidisce di fronte ai cambiamenti, si muore.”
Carly gli accarezzò la pelle invulnerabile, sopra al cuore, guardandolo con amore assoluto:
“Tu sei tutto ciò che amo, soprattutto qui dentro. Mi sento a casa con te, anche se nemmeno io sono più la stessa."
Alla fine erano sempre Carly e Lapis; avevano solo vissuto un po’ di più.
Diciassette era ritornato, perché cyborg o umano sapeva che era destinato a lei.
"Temi che le mie parole siano state dettate dall'istinto, vero? Che domani mattina mi sveglierò terrorizzata dall'averti accanto? Io...non sono mai riuscita a dimenticarti, nemmeno quando il mondo mi diceva di farlo."
Carly aveva pianto di nuovo. Per il fatto che il peggio fosse passato e che ora fosse di nuovo lì stretta al suo Lapis, o Diciassette, non importava.
E Diciassette era a bocca aperta, ancora una volta disarmato; Carly riusciva sempre a toccarlo nella sua umanità, il suo era amore incondizionato.
Come essere capaci della forma più alta d'amore con così poche certezze, col divario profondissimo che li separava?
Forse quello che lui non capiva era che per Carly lui era la certezza, non c'era divario.
Perchè lo amava.
Lei l'aveva scelto ancora una volta per quello che era, e quello che era non dipendeva da Lapis o Diciassette.
Carly si aspettava un esaurimento da se stessa.
Invece, si sentì più pronta che mai a varcare quella nuova soglia con lui:
“Tanto mi hai già mostrato i vantaggi di non essere completamente umano.”
Lapis rise come lei amava tanto. Carly notò che si era legato i capelli con un suo elastico:
"Nuovo look?"
"Look pigro."
Brutto segno; voleva dire che le lunghezze iniziavano a dargli fastidio.
"A volte ti spuntavo io i capelli. Se vuoi, ho le forbici giuste in casa."
Al sicuro fra le braccia della sua donna, Diciassette promise che poco a poco le avrebbe raccontato la sua intera avventura.
E Carly lo rassicurò, perché avevano tutto il tempo che volevano: avevano una vita per dirsi tutto.
Il telefono di Lapis trillò.
"Oh…"
Carly lo sentì sussultare fra le sue braccia. Si sporse a leggere il messaggio, posando le mani sui polsi tremanti di lui:
 
"A settembre sarai zio. Ah, ho lasciato il tuo regalo ai tuoi coinquilini."
 
 
/
 
 John convocò Lillian ancora una volta.
“Dove diavolo è finito Diciassette. Se n’è sparito senza avvertire nessuno e mi ha piantato in asso.”
“John, lunedì era il suo compleanno. Si sarà preso qualche giorno di ferie.”
“E ciò mi rallegra. Ma se me l’avesse detto, mi sarei organizzato.”
Si erano abituati bene al RNP.
Quando c’era da sistemare un ponte pericolante, per esempio, John e Lillian avevano perso l’abitudine di contattare ditte varie, perchè con Diciassette non serviva. Così come non dovevano più preoccuparsi dell’attuazione di evacuazioni o di difese contro il maltempo, Diciassette gestiva tutto da sé.
“Lascia stare, John. Supplisco io.”
Era la seconda volta che Lillian gli chiedeva di lasciar correre con Diciassette: sembrava avessero sotterrato l’ascia di guerra.
Tuttavia, Lillian gli sembrò stressata.
“Non è niente. Malina mi ha richiamata e io le ho detto di no.”
John era un uomo paziente, ma questa volta si infuriò.
Congedò Lillian e accese Skype.
Non gli apparve il viso del capitano, ma di una bellissima giovane i cui occhi e sopracciglia bruni trasmettevano un ardore estremo:
“Defiance, meravigliosa donna a cui il suo capo relega sempre la corvée di parlare con me.”
“Non dirmi cazzate, Dubochet, Malina è la mia partner. Ed in questo momento è fuori col White Star.”
Defiance non si dimenticava mai di ricordargli di come Malina non fosse qualcuno che lui voleva inimicarsi.
"Sfida di nome e di fatto."
“Porto il mio nome con onore. Ho letto le vostre statistiche, bel lavoro con la sicurezza nel parco! Anche se al Nord i predoni giocano.”
“Bracconieri, vuoi dire.”
“Non darmi lezioni di lessico. Voi avete problemi di disastri naturali, caccia di frodo a volte, ma il Sud è il vero selvaggio: i bracconieri sciamano alla mia MI giorno e notte. Vedi tu.”
“Defiance...sminuisci tanto il RNP, ma intanto tu e Malina avete tentato ancora di fregarmi i miei ranger.”
“Solo una. Lillian mi ha informata di non essere più la meglio qualificata fra i tuoi ranghi, ma io sono interessata alla persona e non al titolo.”
“Voglio che voi due smettiate immediatamente di tartassare la mia apprendista. Non verrà mai da voi, se non lo vuole.”
“Rinnovare l’offerta di tanto in tanto non è tartassare.”
Lo era nel momento in cui diventava continuo:
“Dillo pure al comandante, non provateci nemmeno a fregarmi i miei ragazzi.”
“Fregare? Ti senti minacciato dalla competizione?”
Il punto era che non doveva esserci competizione: SANP-MI e RNP condividevano lo stesso scopo, preservare e trasmettere.
E Lillian era una nordica, teneva molto alla sua terra e non ci avrebbero rinunciato senza una ragione d’acciaio.
Gli occhi di Defiance assomigliavano a carboni ardenti, anche se il suo viso era calmo:
“...Suppongo perciò che quando lo scorso ottobre Lillian ha considerato il trasferimento al SANP ci fosse una motivazione d’acciaio. Non è quindi persecuzione, se la richiesta è avanzata da Lillian stessa. Un'ultima cosa: l'universo la vuole qui, non io. Venire a proteggere la Monster Island è il suo destino."
La giovane Defiance porse a John i saluti di Malina e scollegò la chiamata.
 
 
 
 “Che cavolo, Lillian? Per colpa tua ho fatto una figura da cioccolataio. Mi hai fatto lamentare con Defiance per il loro comportamento nei tuoi confronti, quando tu li hai contattati per prima! Perché non sei venuta a dirmi che volevi lasciare il RNP?”
Lillian non aveva mai davvero voluto lasciare casa sua.
“Mi hai fatto esporre a Malina, mi hai fatto gettare accuse infondate. Perchè volevi andare via?”
“Irrilevante, ora come ora. È stato mesi fa.”
“No, Lillian. Avresti dovuto dirlo A ME, il tuo capo. O anche a Leni, il MIO capo. Ci hai fatti cadere dalle nuvole e ora non posso difenderti.”
“Non ho bisogno di essere difesa!”
John ripensò alla cronologia di quei fatti: ottobre, ottobre…
Ahh!
“Lillian.”
La ragazza si bloccò sulla porta.
“...volevi andartene perchè ti sei sentita spodestata da Diciassette?”
Lei trattenne il fiato, le faceva sempre male ammetterlo. Malissimo.
“...sì.”
“E perché non sei venuta a parlarne?"
“Venire da te a piangere come una mocciosetta, a dirti in faccia vado perché non servo più ? Dirti onestamente che non avrò mai più alcuna speranza di essere la migliore?”
“...ma tu per me SEI la migliore.”
La ragazza restò a bocca aperta.
 Sì, l’aveva sentito: John le aveva appena detto le parole che aveva agognato per quasi tre anni, a cui ormai aveva rinunciato.
"No. Non più."
"Non me ne frega del titolo. Sai chi ho sempre pensato di nominare come mio successore? Te, Lillian."
"Ma…"
"Niente "ma". Pensavi al ragazzino, eh? Allora ascolta me: quando scende lui in campo non ce n'è per nessuno, nemmeno per me, ma da chi prende ordini anche lui? DA ME.
Se voglio una bomba la metto a top ranger, e Diciassette è la bomba. Ma se voglio un leader, allora lo metto a capo ranger. E saresti stata tu, dopo di me."
Diciassette era ancora inaffidabile, John sarebbe stato matto a dargli una posizione di comando; ma Lillian, se l'era allevata fin dal primo giorno con l'intento di farne il capo ranger.
Per John, Lillian era sempre la prima scelta.
L'attuale capo ranger abbassò lo sguardo:
"E invece non posso farlo ora, tu non hai fiducia in me. E nemmeno io mi fido più tanto di te. La pensione attenderà, c'è ancora bisogno di me qui."
 
/
 
Diciotto carezzava con cura l'abito fluido di raso color cielo che Sara aveva comprato per lei, gioendo dell'immagine che lo specchio le restituiva.
Sara aveva scelto personalmente l'abito delle damigelle e se quel dettaglio aveva fatto innervosire Diciotto quando aveva sentito Sara via messaggi, vedersi fluttuare in quel colore fatto per lei le aveva invece mostrato che Sara la conosceva davvero. Quello era forse l'abito più bello che Diciotto avesse mai indossato, uno splendido regalo per ringraziarla.
La futura sposa la guardava con aria trasognata:
“Wow, sembri una dea. E non serve nemmeno farlo ritoccare dal sarto."
Sara camminava nel salotto di casa sua, cullando Amelia:
“Sono contenta che il vestito ti piaccia, mi dispiace di averti comunicato i miei programmi così tardi; è stato tutto frenetico da quando Bruno é tornato, grazie di essere comunque la mia damigella d'onore.”
Diciotto ripensò alla violentissima morte di Bruno e sentì di nuovo dentro quella rabbia che le aveva fatto fare a pezzi Cloe Mafia.
Sara era stata davvero convinta che Bruno fosse morto, per cui durante quel lasso di tempo aveva smesso di organizzare il loro matrimonio. Poi lui era tornato, la vita quotidiana aveva ripreso il sopravvento e Sara si era trovata a spedire gli inviti alle sue due damigelle a febbraio, tre mesi prima del matrimonio.
“Non fa niente; anche io sono in ritardo sulla mia tabella di marcia.”
Diciotto non aveva la più pallida idea di quali fossero i compiti della damigella d’onore. Lei e Sara si erano trovate per fare un po’ di brainstorming, visto che anche la futura signora Weiss si sarebbe presto trovata in quella stessa posizione.
Diciotto aveva appena finito di compilare una lista di bar:
“Cosa ne dici di questo? Con “pompieri” e champagne.”
Sara le ammiccò:
“Pompieri per il mio addio al nubilato, Laz? Il mio uomo in uniforme ce l’ho già.”
"Sì ma non è uno stripper!"
A Diciotto venne un’idea lampo, chissà se a Crilin sarebbe piaciuto indossare un’uniforme e giocare ad arrestarla…
"E così vivi in riva al mare, che sogno!”
Diciotto alzò le spalle: davvero, che sogno la Kame House! Col Genio e i ventordici coinquilini.
Ma lei non doveva sputare nel piatto in cui mangiava: alla fine, era fortunata.
Un sorriso impercettibile e timido si dipinse sul suo viso:
“C’è solo una cosa, Sara. Non potrò bere con te, né alla serata né al matrimonio.”
“Come no! Sarai ubriaca fradicia insieme a me e Lacey.”
“No. Non posso bere.”
“...sarai mica incinta?”
Sara aveva scherzato, ma Lazuli la guardò in un modo che le fece portare a letto Amelia addormentata, correre di nuovo in salotto ed esultare:
“Ti d un consiglio, allora: non andare a cercare il vestito ora, vacci quando avrai il pancione gigante, sarà più facile valutare. Oddio....mamma Lazuli!"
Sara cercava di tergiversare, abbracciando la sua migliore amica. L’aveva ascoltata a bocca aperta quando le aveva confessato della fuga romantica con Crilin, questo mito d'uomo che si era accaparrato Lazuli e che lei doveva assolutamente incontrare.
Erano cresciute così tanto: da ragazzine casinare a mogli, a madri di famiglia.
Ma questo, ora: Lazuli aspettava, chi l’avrebbe mai detto…
Lazuli pareva così felice, voleva quel bambino.
Quando l’aveva rivista alla Stella del Centro, Sara aveva di nuovo avuto paura per lei. Paura che si rimettesse ancora nei guai, che non volesse calmarsi.
Invece Lazuli era finalmente pronta per una vita sana e tranquilla. Prima o poi serviva a tutti, nessuno poteva vivere per sempre sul filo del rasoio.
Ora Sara si sentiva quasi in dovere di essere un mentore per Lazuli, attraverso quella nuova avventura:
“Se hai bisogno di qualcosa, chiedi pure a me, ci sono già passata.”
“Qualsiasi cosa?”
Diciotto osservò Sara annuire cerimoniosamente:
“Faccio schifo se ti chiedo delle patatine con la marmellata di peperoncino?”
“Assolutamente schifo. Resta qui, vado al negozietto all’angolo a prendere la marmellata.”
Sara abbracciò ancora una volta la futura mamma e la lasciò sola in casa con la bimba.
Diciotto era stata abbracciata da Sara almeno una decina di volte. Ma non la disturbava.
Anzi, si sentiva bene.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Pensieri dell’autrice:
 
 
In questo capitolo abbiamo:
-Lapis che si trova ad affrontare ancora il suo passato ma viene sorpreso dall’amore di Carly
-Lazuli che vive un bel momento sereno con Sara. Nel capitolo 13 lei soffriva a vedere come la vita di Sara fosse progredita mentre la sua, a causa di Gero, era rimasta ferma. Qui le due amiche riflettono sui loro progressi.
-John che rivela i suoi piani per Lillian. Per lui Lill è sempre la migliore, anche se non è efficiente come Diciassette; pensavo che nella vita reale ci siano altre metriche che le capacità "tecniche" per considerare quanto qualcuno valga. John ha ragione, qui Diciassette non ha ancora la maturità che vediamo in Super: anche se sbaraglia la competizione è comunque ancora sconsiderato e inaffidabile, Lillian invece è stabile e ha più esperienza.
C'è poi un elemento che per ora sembra fuori contesto, ma che fa da foreshadowing ad avvenimenti futuri, la divisione MI: penso che tutti sappiate di cosa si tratta.
Conosciamo due persone prominenti che lavorano in un altro parco nazionale, il comandante (per chi segue Muted, e’ quella Malina!) e il capo MIR, che io immagino tipo una Rambo.
Ho riso del mio stesso scritto quando Elliott e Brent, da buoni nerd immaginano Lapis VS nave coi cannoni😅
(Per me vince Lapis, affonderebbe la nave).
Defiance occupa attualmente la posizione che 17 occuperà in Super e sarà il legame fra lui e la Monster Island.
Lei insiste con Lillian, anche se il ranger del RNP col nome in L che salverà cose non è Lillian! Parla di universo, che ne sa lei dell'universo, direte?
 
Ps. Il background della MIR sarà rivelato più tardi, ma quando John le dice “sfida di nome e di fatto” è perché  il suo nome in inglese significa appunto “sfida” o “provocazione”.
 
 
A bientôt!
   
 
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