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Autore: shilyss    26/07/2020    15 recensioni
Loki e Sigyn sono due spiriti contrapposti, legati da lacci tessuti per loro dalle Norne in persona.
La fedeltà e l'inganno non dovrebbero poter stare insieme, eppure cos'è quell'attrazione che li lega?
Loki si è guardato allo specchio e ha visto uno Jotunn? Ha scoperto d’indossare una maschera, di appartenere al popolo che ha disprezzato e vituperato per una vita intera che, col fratello, aveva giurato di sterminare? [...] A Vanheim, a volte, si parla ancora di Loki. La sorte infelice del principe cadetto è una storia succosa. Comporranno canzoni sulle sue trovate astute, ma molto più spesso canteranno del suo tradimento – hanno già iniziato.
Raccolta di flashfic, drabble e di shot Loki/Sigyn: alcune sono legate alle mie long, ma non è necessario averle lette.
Cap 1 e 2: missing moments di "Solo un accordo."
Cap. 3 "Mia musa insolente" Vincitrice agli Oscar della Penna 2022 nella sezione "Miglior song-fic".
Cap. 5 "Nelle pieghe del tempo" - flashfic liberamente ispirata a Ragnarok e al trailer della serie su Loki.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Sigyn, Sorpresa
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mia musa insolente

 

 

Morire per delle idee

 

Mi avevano convinto e la mia musa insolente
Abiurando i suoi errori aderì alla loro fede
Dicendomi peraltro in separata sede
Moriamo per delle idee, vabbè, ma di morte lenta
Vabbè, ma di morte lenta

(Fabrizio De André, Morire per delle idee – traduzione di G. Brassens)

 

“Non chiedermelo. Non farlo più.” La voce di Sigyn è un sussurro allarmato, una preghiera, un avvertimento, una supplica – ogni cosa e nessuna. Nei suoi occhi grigi, grandi e rotondi, scintilla il terrore, la paura che nasce da una debolezza di cui lei è cosciente. Ha le palpebre truccate di nero, e collane e bracciali che tintinnano a ogni suo movimento. È una strega potente, capace di creare tremendi veleni e pozioni salvifiche, ma c’è un incantesimo da cui non è mai riuscita a sciogliersi.

Le malelingue dicono che, in realtà, lei non ha mai voluto liberarsene.

 

Sei colpevole, Sigyn. Lo ami ancora. Uno dei gioielli che indossi tutti i giorni è suo – e Thor lo sa e ti scruta le mani, il collo e le braccia in cerca di una traccia di suo fratello.

 

“Si è alleato con Thanos. Col titano folle. Ha un esercito di mostri, i Chitauri,” racconta il principe di Asgard, l’erede al trono.

La sua voce è secca e amara. Porta su di sé i segni di una battaglia giusta, l’ultima di una lunga serie, fatta per proteggere un mondo abitato da gente ignara e sciocca e appassionata – Loki gliel’ha descritto, una volta: l’ha chiamato stupido sasso, ma un giudizio così feroce mal si accostava con la descrizione delle albe e dei tramonti, delle città e dei deserti.

Lo sguardo bistrato di Sigyn sostiene quello, franco e azzurro, del tonante.

“Io non posso. E se non l’hai convinto tu…”

“Mi ha pugnalato ed è fuggito. Il suo cuore è troppo carico di rancore,” le spiega Thor e, nel farlo, si guarda le mani di guerriero, grandi e forti.

“E il tuo?”

“È mio fratello. Voglio riportarlo ad Asgard.” Fa una pausa, Thor. Lunga, troppo. “Vivo.”

Sigyn sussulta. Quell’ultima parola vuol dire troppe cose.

C’è silenzio, tra loro.

Lei non tiene mai i capelli sciolti; non più.

Lo sai, Sigyn, quant’è facile cadere. Lo ricordi.

 Senti ancora, Sigyn, quant’è difficile rialzarsi. Ti tremano le gambe al solo pensiero.

Temi il vortice, il caos, la danza che già una volta ti ha resa pazza.

La prima volta sei guarita, ma la seconda, dea della fedeltà, sarai altrettanto fortunata? È la sua voce ironica a sussurrartelo. Quella che non hai dimenticato e infuoca i tuoi sogni.

Sentirai le sue mani su di te – abili, lente, capaci di insinuarsi, come le sue frasi, sotto i tuoi vestiti e la pelle. Lascerai che lo faccia?

Sì. Per Asgard. Per lui.

Oh, Loki.

 

 

 

Voglio soltanto che sia prigione

 

Di respirare la stessa aria
di un secondino non mi va
perciò ho deciso di rinunciare
alla mia ora di libertà

se c'è qualcosa da spartire
tra un prigioniero e il suo piantone
che non sia l'aria di quel cortile
voglio soltanto che sia prigione

(Nella mia ora di libertà, Fabrizio De André)

 

 

Loki non crede in niente. Combatte per sé e osserva ogni cosa con occhi attenti e un sorriso sghembo e ironico sfoggiato a testa alta, con divertito sprezzo. L’istinto di sopravvivenza si è legato alla necessità di vincere e di conquistare che gli accende lo spirito.

 

Sei uno Jotunn. Lasciato a morire su un picco di ghiaccio.

L’ennesima reliquia rubata, che Odino voleva usare e manipolare – che ha ingannato.

 

Lei sfiora ogni oggetto presente nella sua tenda e gioca con un pugnale dalla lama ritorta e affilata. Le sue dita accarezzano il mantello di pelle scura, le pergamene arrotolate e ruvide, la mobilia semplice e austera – tutto tranne che lui.

Perché toccare la tua pelle è come bruciarsi e non mi è mai importato che fossi il figlio di Laufey. Lo sai.

 

Il dio dell’inganno l’osserva immobile, con le braccia incrociate dietro la schiena. La ricorderà così, ne è sicuro.

Sulle dita sottili e delicate splende l’anello che lui, un giorno lontano, le ha donato.

“Lo indossi sempre, dea della fedeltà? O è l’esca che hai messo per me?”

Gli occhi di Sigyn sono pieni di ombre. “Se ti dicessi che non l’ho mai tolto, mi crederesti?”

“Ti manda Thor.”

Lei fa un passo in avanti, con la sua gonna che pare una nuvola di veli. “Mi ha detto dove trovarti e cosa stai facendo. Dice che sei pazzo.” Fa una pausa e sospira. “Io, che stai rischiando la vita servendo una creatura crudele.”

L’ha scelto apposta, quel verbo. Desiderava provocarlo, avvertire la rabbia a stento trattenuta dietro il viso affilato e il ghigno beffardo. Servire.

Loki serra la mascella, la fissa con quei suoi occhi quasi trasparenti dove brilla un guizzo d’ira. “Io dovevo essere re. Di Asgard. Di Jotunheim,” le dice tra i denti.

È una nenia quella che canti e ripeti, Loki, aspettandoti che diventi vera? Sigyn è perduta, come Asgard, come i sogni di gloria che il tuo sangue impuro ha sporcato. Non sei più degno – né di lei, né di loro.

Sigyn scuote la bella testa dorata. Il rimpianto le morde il cuore quasi quanto la voglia di sfiorargli il viso affilato. “E vuoi che sia Thanos a metterti la corona che ti spetta?”

L’Ase maschera il fremito d’orgoglio che lo scuote. “È troppo tardi. Tu non sai.”

“Puoi ancora sempre scegliere da che parte combattere, Loki. Potrai sempre farlo.”

Lui butta il capo all’indietro e ride, ma senza gioia.

 

Mi baciò sulla bocca

 

Mi parlò sulla bocca, mi donò un braccialetto
Dite alla quercia che non tornerò
Mi baciò sulla bocca, mi propose il suo letto
Dite a mia madre che non tornerò

Mia madre mi disse "non devi giocare
Con gli zingari del bosco"
Ma il bosco era scuro l'erba già verde
Lì venne Sally con un tamburello.

(Sally, Fabrizio De André)

 

 

Un brivido scorre lungo la schiena di Sigyn. L’abisso la ghermisce con un presentimento che sa di ferro. Poi, tutto si fa rosso come il sangue. Si sveglia all’improvviso, stringendosi al corpo nudo la coperta ruvida dell’accampamento.

Lui apre gli occhi. Verdi, indagatori, freddi.

Il letto sa di loro, dei sussurri sbagliati e degli ansiti figli di un bisogno urgente e necessario che li ha condannati a ripetere errori antichi, di nuovo.

 

E non è cambiato nulla, non cambierà mai nulla.

 

Ha l’odore della sua pelle addosso, i capelli sciolti e disordinati che le scendono sulla schiena e ricorda, sì, ricorda l’intrusione che ha invocato – la sua anima ne porterà i segni, per sempre, perché la fedeltà e l’inganno non sono destinati a stare insieme, non in questo mondo.

Ci hanno provato, ma lui si è perso inseguendo il trono e il potere. Voleva essere re e invece è schiavo del Titano – e lo sai, Loki.

Cerchi di sfuggirgli, ma lo sai che l’unico modo per liberarsi di Thanos è morire o ucciderlo.

 Sigyn fugge dal suo abbraccio e si riveste in fretta – non dovevamo cadere di nuovo. È un errore, dici, ma non fermi né le sue labbra né le sue mani, anzi; rispondi ai baci e alle carezze. Cadi nell’abisso, perché questa è una guerra che hai combattuto, ma che non vuoi – non sai – vincere.

“Devo tornare.”

 

Loki si puntella su un gomito e si passa l’altra mano sui capelli scuri e scarmigliati, lì dove lei ha affondato le dita. Osserva nella penombra la figura delicata e flessuosa della donna e pensa al tempo in cui dividevano il letto quasi ogni notte, presi dalla febbre d’aversi, dall’urgenza di completarsi.

Sapevano di vino, le loro labbra[1], dell’idromele della vittoria, e di speranza.

Ha distrutto ogni cosa, tra loro, lo sa, eppure chiede e domanda.

“Ci vai a letto?”

È una domanda crudele, fatta a bruciapelo. Lei lo guarda per un momento, incredula. “La tua gelosia è offensiva.”

“E tu non hai risposto.”

“Come puoi pensarlo,” sospira. Non gli deve più niente, nessuna spiegazione, eppure trova giusto rassicurarlo, lenire con un balsamo la ferita che ha infettato il cuore dell’ingannatore. Che insiste, crudele, disegnando una realtà possibile, ma che non c’è mai stata.

“Il tempo, la vicinanza. La mia assenza. Ah, dimenticavo: sei qui perché te lo ha chiesto.”

Sigyn si volta e si avvicina. Gli sfiora le labbra senza smettere di guardarlo.

“Sono con te. Non apparteniamo a due schieramenti diversi. Non se tu lo vuoi.”

Le rivolge un sorriso mesto. “Asgard non è più la mia casa, Sigyn.”

 

 

Occhi grigi

Via del Campo c'è una bambina

con le labbra color rugiada

gli occhi grigi come la strada

nascon fiori dove cammina.

(Via del Campo, Fabrizio De André)

 

L’incantesimo squarcia il cielo, fa tremare la terra, si lega al tuono di cui Thor è signore e padrone. Si pulisce la fronte dal sangue, apre l’unico occhio azzurro e lo vede, suo fratello che calpesta il campo di battaglia, fiero e sprezzante come sempre.

Sorride, perché in cuor suo lo sapeva, che sarebbe tornato. E non importa come, né perché abbia scelto di combattere. È lì per essere libero, per rompere le catene cui l’hanno costretto il proprio orgoglio e il Titano, per vendetta, per l’onore, per la libertà. Per aiutarlo, persino.

“Sei in ritardo,” gli dice.

“E tu senza un occhio,” risponde Loki, pungente. In mano stringe l’elmo decorato con le lunghe corna dorate ora macchiate di scarlatto, usate per colpire a morte i suoi nemici. Perché il dio dell’inganno, di quelli che chiamano i suoi figli mostruosi ha la ferocia e l’implacabilità e la rabbia – ogni affondo è una ferita insanabile, inferta dove il danno è maggiore.

Loki guarda davanti a sé e recita l’ennesima stregoneria che aumenterà a dismisura il potere di Stormbreaker[2].

Lottano insieme, fianco a fianco, fino a lerciarsi di fango e sangue.

Il Titano chiama Loki traditore. Vuole la sua testa, come desidera quella di Thor. Saranno trofei interessanti da esibire dopo, quando il potere del guanto si esaurirà, consumandolo, dopo che l’obiettivo di una vita si realizzerà e metà dell’universo sarà falciata, riportando un ordine che esiste solo nella sua mente malata, nel tentativo bieco di inseguire una parità perfetta, che odora di morte e terra e dolore.

 

I loro muscoli sono tesi nello sforzo di ferire e di uccidere, la vittoria è lontana, ma la pelle sarà venduta a caro prezzo – perché tutto il resto è stato già sacrificato e non rimane altro che un corpo vuoto che mena fendenti e va avanti.

È per quello che, alla fine, Thor pone la domanda.

Loki gli rivolge un’occhiata breve con quei suoi occhi rabbiosi e lucenti, senza, però, concedere alcuna risposta. Sapeva, ma non è solo per questo che è tornato. Ha spezzato le catene di fronte all’incantevole oro e al suo sangue.

E poi, tra loro, è suo fratello quello che ha più possibilità di sconfiggere Thanos, un giorno, e allora serve tempo…più tempo. Più di quanto ne abbiano.

“È vendetta, allora,” stabilisce il tonante.

 L’ingannatore non replica. Ricorda, e inghiotte rancore e dolore. Serra le labbra e promette e racconta che tornerà a splendere il sole, su di loro, e davanti al Titano che li incalza assicura la propria eterna Fedeltà con un sorriso sghembo, che a Thor fa male al cuore, perché sa chi ha nominato – evocato – in quel momento.

Non ha bisogno di conoscere della ciocca d’oro, di donna, che Loki tiene al sicuro nella bandoliera.

È tutto ciò che ti rimane di lei.

 

Via del Campo c'è una bambina

con le labbra color rugiada

gli occhi grigi come la strada

nascon fiori dove cammina.

(Via del Campo, Fabrizio De André)

 

 

 

L’angolo di Shilyss

Care Lettrici e cari Lettori,

Anzitutto, grazie per essere tornati ♥. Chi mi segue anche su facebook sa che nelle scorse settimane ho avuto una brutta sorpresa scrittoria fatta di troppe, decisamente troppe coincidenze.

E qualche conseguenza sul mio umore e sulla mia voglia di condividere sicuramente c’è stata – ma non abbastanza da fermarmi, come potere vedere.

 

Ho creato queste flash seguendo un prompt della cara Rosmary: il tema? I soldati e le loro motivazioni. Sono uscite fuori queste flash che raccontano una storia che vorrei scrivere più avanti, ma che hanno in comune col canone più di quanto avessi al momento in mente. Non so se sono riuscita a rispettare il prompt e spero di aver sperimentato abbastanza con lo stile volutamente criptico – la raccolta “Lacci” serve proprio a questo, sulla carta.

Perdonatemi se la storia è decisamente angst; immagino una Sigyn morta per mano di Thanos. Amo Loki e Sigyn, ormai lo sapete, ma ogni tanto sento la necessità di esorcizzare.

 

 

Voglio ringraziare coloro che recensiscono/ leggono/seguono/ricordano e preferiscono – ogni volta che listate o vi palesate m’illumino d’immenso, per voi sembrerà una cosa da niente, ma vi assicuro che ricevere sostegno per chi scrive ha la sua importanza.

Ricordo che il personaggio di Sigyn, tolto quello che trovate alla voce “Sigyn” su Wikipedia, è una mia personale interpretazione/reinterpretazione/riscrittura.

A presto e grazie per tutto l’affetto/sostegno/cose, vi si lovva (e spero voi lovviate me).

 

Shilyss



[1] È un titolo di una mia shot che vi consiglio (cercatela nel pofilo). Nel testo sono presenti anche riferimenti ai dialoghi dei film The Avengers, Thor: Ragnarok e Avengers: Infinity War, parafrasato.

[2] Queste flash sono dei what if che mescolano elementi della battaglia contro Hela vista in Ragnarok con quelli dello scontro con Thanos visti in Infinity War.

   
 
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