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Autore: Ghillyam    26/07/2020    3 recensioni
[Storia partecipante al contest "Favole di oggi" indetto da Fiore di Cenere sul forum di EFP]
La Morte l’aveva sempre seguita. Ovunque andasse, non importa quanto lontano, Lei sapeva come raggiungerla.
All’inizio aveva provato a nascondersi – scappare – ma i Suoi artigli avevano trovato il modo di insinuarsi anche negli angoli più bui in cui Joan avesse cercato rifugio.
Voleva lei, questo le sussurrava prima che Morfeo la liberasse dalla sua presenza ingombrante. Poche, agognate ore di libertà.
Poi si svegliava e ricominciava tutto daccapo.
[AU | Dark!Joan]
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Joan Watson, Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Morte su tela
 
 
La Morte l’aveva sempre seguita. Ovunque andasse, non importa quanto lontano, Lei sapeva come raggiungerla.
All’inizio aveva provato a nascondersi – scappare – ma i Suoi artigli avevano trovato il modo di insinuarsi anche negli angoli più bui in cui Joan avesse cercato rifugio.
Voleva lei, questo le sussurrava prima che Morfeo la liberasse dalla sua presenza ingombrante. Poche, agognate ore di libertà.
Poi si svegliava e ricominciava tutto daccapo.
 
La prima volta che L’aveva assecondata, Joan non era sicura di averlo fatto consapevolmente. Sapeva solo che i Suoi occhi gelidi erano rimasti su di lei tutto il tempo e nel momento in cui li aveva incontrati qualcosa si era spezzato. Forse era stato un errore, forse no, ma non aveva intenzione di scoprirlo.
 
Era passato del tempo, e si era concessa di credere che anche Lei fosse andata oltre.
 
Sbagliato.
 
Nastri d’oro erano tornati ad avvolgersi attorno ai pezzi scombinati che faticosamente aveva tentato di rimettere insieme; si erano insinuati nelle crepe non ancora aggiustate e lì avevano sedimentato, portandola, ancora una volta, sull’orlo del baratro.
Joan si era persa nelle sue profondità. Se l’era immaginate nere, oscure, ma erano sprazzi di azzurro e di giallo e di rosso – invitante, seducente rosso – che vi aveva trovato e d’un tratto non era più sembrato qualcosa da cui fuggire.
Ma Joan Watson non era il tipo di persona da lasciarsi andare facilmente, anche se era questo che la voce nell’orecchio la invitava a fare, e aveva mosso un passo indietro. Si voleva salvare, lei.
 
E così la Morte aveva attaccato con maggior ferocia.
 
Aveva colpito dove fa più male e di nuovo – di nuovo, si ripeteva incredula – aveva osservato un nome venire inciso nella pietra. Non il suo, mai il suo, perché altrimenti con chi avrebbe continuato a giocare?
Forse… forse cedere era la soluzione migliore.
 
Sì. Sì, Joan, finalmente hai capito.
 
Era un’ombra che si era allungata troppo su di lei per pensare di poter continuare a scappare. E poi, non era sicura che scappare fosse ciò che realmente voleva.
 
 
Aveva visto l’abisso e per quanto spaventoso… sì, doveva ammettere che affascinante rendesse ugualmente l’idea di ciò che si celava al suo interno.
Si chiedeva se non avesse rimandato il momento per pura e semplice testardaggine: non aveva mai amato che fosse qualcun altro a dirle cosa fare, e in questo caso più che in altri. Ma dopotutto L’aveva fatta penare abbastanza; e con Lei, anche se stessa. Era una prova di forza che non avrebbe mai potuto vincere, lo sapevano fin dall’inizio, ma Joan aveva preferito ingannarsi e Lei glielo aveva permesso.
Sapeva essere magnanima, non glielo aveva forse ripetuto come fosse la promessa più dolce di tutte? E lei aveva resistito, si era sforzata in ogni modo possibile di non cedere alle parole intrise di veleno né ai sussurri lusinghieri ma intanto il dubbio si era insinuato nella fortezza che aveva costruito e mattone dopo mattone, ora se ne rendeva conto, l’aveva smantellata fino a lasciare solo un fragile muro.
 
Ed ecco arrivare il colpo di vento che l’avrebbe abbattuto.
 
Mani laccate le si erano strette intorno e avevano guidato le sue in una manovra così diversa da quella a cui le sua abilità da chirurgo l’avevano abituata che Joan si era sentita mancare il fiato. Ma solo per un attimo.
Poi aveva avvertito una sorta di frenesia, una bramosia che aveva ottenebrato remore e insicurezze, che aveva spalancato una porta di cui la Morte aveva lasciato intravedere solo uno spiraglio.
Era stata Joan a scegliere di aprirlo.
 
In quel momento poteva giurare di averLa vista sorridere.
 
Brava, Joan, così le ripeteva, e il suo mondo diventava rosso. Denso, pregnante, le si appiccicava addosso con la promessa che ne sarebbe arrivato altro. E non poteva farne a meno.
Sentiva lamenti, ne vedeva l’orrore. Una vita non sarebbe bastata per cancellarlo, era sufficiente un secondo per scatenarlo.
E lastra dopo lastra, nuovi nomi vi trovavano posto per mano sua. Si aggirava tra loro, tracciando con le dita i contorni di un’altra vita stroncata.
 
Era così che ci si sentiva a essere potenti? Sperava che lo fosse.
 
In lontananza vedeva Lei, nascosta tra gli alberi in prossimità del cancello. Osservava il suo girovagare in quell’ambiente dove nessun’anima albergava più e una smorfia Le increspava le labbra: finalmente era Sua.
 
La Morte era sole. La Morte era ghiaccio.
E Joan aveva imparato a temerli entrambi: uno la tentava, l’altro le ricordava che non c’era niente per lei, dopo. E forse non c’era nemmeno adesso.
Ma l’unico modo per resistere alle tentazioni è quello di cedervi – a spese di molti lo aveva capito – e così aveva fatto. Si era abbandonata completamente e aveva assaporato paura ed euforia, aveva esplorato il caos e aveva capito come controllarlo; i segreti della Morte le si erano dipanati davanti e quando i filamenti dorati erano stati cerchiati da chiazze vermiglie – si erano riflesse nel celeste chiaro puntato su di lei – aveva capito di essere libera.
 
Quel giorno aveva riso.
 
Sì, la Morte aveva sempre seguito Joan, ma il perché lei non lo aveva mai saputo né aveva mai scoperto il nome del suo Angelo Persecutore; non che si fosse impegnata per saperlo, allora non era quello l’importante.
Si era quindi trovata, quando ormai i primi ciuffi d’erba avevano iniziato a spuntare sul cumulo di terra sotto cui Lei riposava, ad avere solo un’iniziale da giustapporre sulla fredda pietra che Ne ricordasse la presenza.
-M
 
Allontanandosi da quel luogo tetro – in cuore la leggerezza di non dovervi più tornare – sapeva che se si fosse voltata l’avrebbe vista capeggiare come la sua padrona aveva fatto quando ancora poteva. Nitida, e impossibile da non notare in mezzo a tutte le altre lapidi, simboleggiava una promessa a cui Joan aveva adempiuto.
Prima di spezzarla battendoLa al Suo stesso gioco.
 
 
 
 
 
 
 
 
NdA: come già detto nell’introduzione la storia partecipa al contest Favole di oggi indetto da Fiore di Cenere sul forum di EFP… e io non mi aspettavo assolutamente di esordire nel fandom con una storia simile perciò ringrazio per l’opportunità.
 
Il pacchetto da me scelto – “La principessa e il ranocchio” – prevedeva
Prompt: cimitero
Obbligo: il protagonista dovrà cedere a uno o più vizi/peccati per un po' di tempo prima di riuscire a uscirne.
Citazione: “l'unico modo per resistere alle tentazioni è quello di cedervi.”
   
 
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