Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Duchessa712    27/07/2020    1 recensioni
-La canzone dell'amore perduto, che parla soprattutto di promesse infrante e sogni spezzati, di un tradimento così grande da portare quasi alla follia-
-No, mia signora, non la conosco-.

Ad Approdo del Re, Sansa è sola, senza famiglia, senza amici, ostaggio dal valore inestimabile, il giocattolo preferito di Re Joffrey.
Ma cosa succede quando trova un'improbabile alleata proprio in Cersei, che nasconde più di un segreto e possiede ancora un cuore e una coscienza?
Cosa succede quando nessuna delle due è più capace di prevedere cosa accadrà, proprio nel momento in cui c'è il rischio di perdere tutto?
Fino a che punto saranno disposte a spingersi la Lupa e la Leonessa per proteggere se stesse e lo strano sentimento (pietà? comprensione? amicizia? amore?) che nasce, prepotente ed esplosivo e pericoloso tra di loro e sembra legarle sempre di più l'una all'altra?
(La storia, eccetto il primo capitolo, inizia dopo la morte di Ned e prima che Myrcella parta per Dorne.
Come penso si sia capito da questa introduzione i personaggi, Cersei in particolare saranno OC).
(Sansa/Cersei)
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash, Crack Pairing | Personaggi: Cersei Lannister, Sansa Stark
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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VI atto

Era una strana quotidianità quella che avevano creato, fatta di baci rubati nel buio della notte, e sguardi cercati tra le piante fiorite dei giardini, una recita cui tutti credevano, perché Sansa non si concedeva mai di abbassare la guardia, di essere completamente a proprio agio se non quando era sola nelle stanze della Regina.
Stava sempre all'erta, sempre con lo sguardo basso e i capelli sciolti a schermare il viso. La cucciola di Lupo ostaggio dei Leoni che non voleva nulla se non la sua famiglia, che Re Joffrey continuava ad usare come suo giocattolo nel segreto dei corridoi quando la stringeva per un braccio e la lasciava alla mercé delle sue guardie.
Erano episodi costanti, lividi che nascondeva sotto strati di tessuto e sorrisi che erano ogni giorno un po' più sinceri, perché non avrebbero avuto la soddisfazione di vederla crollare, una Lady non piange mai quando altri possono vederla, non avrebbe distrutto così l'innocenza di Tommen e Myrcella, fin troppo consapevoli della cattiveria del fratello per la loro giovane età.
Avrebbe sopportato tutto con il contegno e la grazia che le erano stati insegnanti da sua madre prima ancora che potesse capire cosa stesse imparando, e nessuno avrebbe mai potuto dire di aver visto Sansa Stark piegarsi ai Leoni.
L'inverno sarebbe arrivato.
E questo pensiero la riempiva di paura. Robb avrebbe vendicato loro padre, avrebbe ucciso Joffrey, Tywin, Ser Jaime.
Forse anche Cersei e i bambini, gli unici motivi per cui lei fosse ancora in vita.
E lei sarebbe stata ferma a guardare, perché avrebbe scelto la sua famiglia, e avrebbe condannato due ragazzini innocenti che erano nati nella famiglia sbagliata.
-Ser Pounce, fermo! -.
Il gatto le era saltato sulle ginocchia dove si era acciambellato, probabilmente stanco di giocare col piccolo Tommen che correva verso di loro trafelato.
Sansa gli sorrise. Amava quel bambino, le ricordava Bran, più timido e cauto, ma era sicura che i due, in un altro contesto, sarebbero potuti andare d'accordo.
-Buongiorno Altezza, sembra il nostro micetto sia troppo stanco per giocare-
-È tutta la mattina che corre da tutte le parti, per fortuna si è fermato. Spero che non scappi-.
La ragazza lo guardò confusa.
-Perché dovrebbe scappare? -.
Al bambino vennero le lacrime agli occhi e Sansa iniziò a preoccuparsi per davvero. Tommen era sensibile, si dispiaceva per molte cose e molte altre lo turbavano, ma che piangesse era raro. Era un Principe e come tale doveva imparare ad essere impassibile, anche a otto anni.
-Joffrey ha detto che avrebbe annegato tutti i miei gattini-.
Un brivido le percorse la schiena e gli occhi azzurri saettarono da tutte le parti, quasi che il solo averlo nominato permettesse al Re di comparire davanti a loro.
Senza testa e con un lupo al seguito. Le immagini di quell'incubo le fecero mancare il fiato ma le ricacció sul fondo della mente. Non era il momento.
-Non devi preoccuparti, Altezza. Sono sicura che non diceva sul serio, nessuno farà del male ai tuoi gattini-.
-Davvero? -
-Certo-.
Quanto era bello quando anche lei credeva a tutto quello che le veniva detto, alle storie e al vero amore.
Si dipinse un sorriso e prese il gatto tra le braccia.
-Andiamo a cercare la Principessa, mio signore? - propose cambiando argomento.
Tommen annui, l'angoscia e la paura scomparsi dal suo sguardo e Sansa sperò veramente che Joffrey stesse solo minacciando a vuoto, con il sorriso disegnato sul bel viso, la luce di crudeltà negli occhi di smeraldo.
Non avrebbe sopportato l'idea che facesse del male anche ad altri, oltre a lei, perché lei aveva imparato a sopportare, perché lei aveva Cersei, aveva la consapevolezza che la sua famiglia sarebbe arrivata, perché un Re che vince le battaglie vincerà per forza la guerra, che l'inverno sarebbe arrivato e lei sarebbe tornata a casa. Triste, malinconica, ma sarebbe tornata a casa.
Tommen sarebbe solo rimasto distrutto.

-Sei pensierosa-.
Sollevò rapida lo sguardo verso la Regina che la guardava preoccupata, le labbra strette e quella leggera ruga tra le sopracciglia che compariva quando era veramente confusa.
Sansa le sorrise senza parlare.
Quando hai iniziato a sentirti così a tuo agio, a comportarti normalmente davanti a lei, rilassata come se fossi al sicuro?
Già, quando?
-Sansa? -. Le aveva preso le mani e la avvicinó a sé, cosi la ragazza si trovó con la testa poggiata sul petto della donna.
Chiuse gli occhi e si lasciò coccolare, permise che le carezze della Regina alleviassero le sue preoccupazioni, la conversazione avuta con Tommen quella mattina, il modo in cui il piccolo aveva tenuto Ser Bounce sempre accanto a sé.
-Che cosa c'è? -
-Non mentirmi, Sansa. Non ne sei capace. Non ancora-.
C'era un sorriso sulle labbra di Cersei che Sansa intuì dalla leggerezza con cui furuno pronunciate le ultime parole della frase.
Eccolo, il nodo alla gola che la spinse a cercare ulteriore rifugio tra le braccia della Regina, a nascondere il viso contro la sua spalla.
Si ricompose e cercò gli occhi verdi della donna senza allontanarsi da lei, poi le raccontò cosa era successo con Tommen.
Quando la Regina si alzò di scatto, privandola del calore e della protezione delle sue braccia, sentì l'angoscia attanagliarle lo stomaco, la vecchia paura mai veramente sopita di avere osato troppo perché Joffrey era comunque suo figlio e non era un mistero che fosse il suo preferito.
Strinse le mani e morse le labbra per avere qualcosa cui ancorarsi, la testa improvvisamente dolente e gli occhi annebbiati. La voce di Cersei era un mormorio di sottofondo, indistinto, quasi fastidioso... Se solo riuscisse a capire cosa stava dicendo, quanto fosse nei guai, quanto fosse possibile risolvere la situazione senza aggravarla...-Sansa!-.
Respirava affannosamente, piegata su se stessa, singhiozzi violenti che le scuote vano tutto il corpo, bloccavano in gola le parole prima che potesse formare pensieri coerenti. - Sansa... Tranquilla... Respira, piano... Così, da brava... Shh, va tutto bene, respira-.
Guardò la Regina sparita, alla ricerca di un'ancora cui aggrapparsi, il verde smeraldo dei suoi occhi, pieni di amore, di odio, di rabbia. A volte si chiedeva come facesse a non esplodere, con tutte quelle emozioni, e se non fosse proprio per loro, così tante, così confuse, che nessuno riusciva mai a leggerla, a capire cosa stesse pensando.
Le cercò le labbra di slancio, bisognosa di un contatto fisico, dei capelli di Cersei tra le sue mani, dei denti di Cersei sulla sua bocca bollente, sanguinante.
Le prese il viso tra le mani, poi più giù, sulle spalle, le braccia dove affondò le dita con tanta forza da sentire la stoffa che si strappava.
Crack, leggero e assordante in quella stanza piena di gemito e sospiri.
Crack, che le riportò alla mente il suo abito ridotto a brandelli ai piedi del Trono di Spade.
Cersei la assecondó per qualche istante, poi si staccò da lei, il respiro affannoso e gli occhi di qualche tonalità più scura.
Teneva le braccia sotto al seno, le mani a stringere l'abito per nascondere i segni che deturpavano la pelle chiara, gemelli di quelli di Sansa, segreti che per il momento erano solo suoi e di Jaime e di Robert, quindi solo suoi perché Jaime non c'era e Robert era morto. Davanti a lei la ragazza si passò le mani tra i capelli, turbata dalla sua stessa audacia, dalla sua stessa violenza, dal Lupo che si agitava nella prigione del suo cuore, nei contorni definiti del suo corpo, soffocato dal corpetto.
-Io... -
-Resta qui per stanotte. Nessuno lo noterà-.
Non era stata fredda, solo guardinga, solo un po' distaccata, e Sansa su disse che questo non avrebbe dovuto ferirla in quel modo, che Cersei era bella e buona e forse ne era innamorata ma di lei non sapeva quasi nulla se non quello che sentiva in giro. E quello che sentiva in giro riguardava la Regina e il suo stesso fratello. E lei sapeva che non era vero, non sarebbe stata in quella stanza, tra le sue braccia, la testa appoggiata nell'incavo del suo collo, se fosse stato vero.
Incontrò i suoi occhi e la Regina le sorrise prima di baciarle la fronte e carezzarle i capelli come l'aveva vista fare con i bambini quando li metteva a letto.
Come avrebbe fatto a lasciarla quando Robb avesse vinto la guerra?
   
 
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