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Autore: Inevitabilmente_Dea    27/07/2020    0 recensioni
I Radurai, o quello che ne rimane, hanno finalmente attraversato il Pass Verticale che li ha catapultati in una nuova realtà che tutti ormai avevano dato per scomparsa.
Finalmente Elena, i Radurai e tutti gli altri Immuni hanno la possibilità di ricostruire la loro vita da zero, lontano dalle grinfie della W.I.C.K.E.D. e lontani dagli obbiettivi violenti del Braccio Destro.
Torture, esperimenti e sacrifici sono finalmente terminati.
Ora esiste solo una nuova vita da trascorrere in un luogo sicuro e privo di Eruzione. Un vero e proprio paradiso terrestre.
Ma se qualcosa arrivasse a turbare anche quello stato di quiete, minacciando nuovamente i ragazzi?
Se in realtà la corsa per la sopravvivenza non si fosse mai fermata?
Dopotutto nulla è mai come sembra.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gally, Minho, Newt, Nuovo personaggio, Teresa
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Nonostante la paura di conoscere la verità fino in fondo, continuai ad insistere affinché Newt mi desse informazioni specifiche circa le intenzioni della W.I.C.K.E.D. nei confronti dei bambini. Non capivo a cosa servissero ancora gli Immuni: se la W.I.C.K.E.D. aveva davvero trovato la cura all'Eruzione che senso aveva tirare ancora in ballo coloro che non erano malati?
A meno che la cura non provenisse direttamente dal sangue o comunque dai geni di un Mune, non riuscivo a capacitarmi del motivo dietro al rapimento dei bambini. Per non parlare poi del fatto che da quando eravamo arrivati alla sede, la W.I.C.K.E.D. non aveva fatto altro che tentare di separarci per indebolirci e renderci così facilmente attaccabili. Se la cura all'Eruzione poteva davvero essere ricavata solo dai Muni, riuscivo finalmente a spiegarmi anche il motivo della lunga durata del sonnifero: catturare un Mune e addormentarlo per ottenere ciò di cui si aveva necessità era di gran lunga più semplice di convincerlo a donare del sangue o altro per una battaglia che avevamo sempre creduto essere persa in partenza.

Ma crescere i bambini in modo sano solo per farli arrivare ad una certa età e poi usarli per salvare altre vite, non aveva senso. Anche se i bambini fossero sopravvissuti, in un certo senso la W.I.C.K.E.D avrebbe comunque rubato una parte dei loro anni migliori, negandogli la libertà. Dalla mia prospettiva era come prendere senza permesso una vita per salvarne un'altra e la cosa non era accettabile. 
Perché non si limitavano a prendere ciò che gli serviva e a lasciarci liberi? Cosa li spingeva a dover crescere in modo sano dei bambini? Cos'è che non poteva essere preso da loro a quella giovane età e richiedeva tempo? 
Nonostante tutte le mie insistenze, Newt continuò a tirarsi indietro, spaventato dalla mia reazione e comportandosi come se tutta quella situazione fosse colpa sua. Dopo qualche istante, vedendo la sua espressione confusa e imbarazzata, mi obbligai a calmarmi. Non era mia intenzione inveire contro il biondino e di certo mandarlo in tilt era l'ultima cosa che desideravo, ma ricevere quella notizia di punto in bianco e sentirla pronunciare da lui con quel tono calmo mi aveva fatta imbestialire.

"Newt, mi dispiace." mormorai, allungando un braccio verso di lui nel tentativo di raggiungerlo. "Scusami, non volevo spaventarti." continuai, riuscendo finalmente a sfiorargli le dita di una mano.
Vidi il ragazzo circondare la mia mano con la sua, poi tornò vicino a me titubante, come se ancora non si fidasse a starmi vicino. "Devi capire che sono bambini, non sanno difendersi da soli come noi." spiegai con calma nel tentativo di convincerlo a collaborare con noi.
Non capivo perchè si rifiutasse di passare alcune informazioni riguardanti la Cura e la cosa mi terrorizzava. Osservando le espressioni del suo volto, avevo letto ansia, senso di colpa e imbarazzo. Perchè mai, sentendo parlare della Cura, avrebbe dovuto provare quelle emozioni? Cosa centrava lui personalmente per sentirsi così stressato e nervoso al riguardo?
"Per favore, Newt." insistetti, sentendomi male per spingerlo così tanto a fare un qualcosa che non voleva fare. "Abbiamo bisogno di informazioni, i bambini potrebbero essere in pericolo e..."

"Non lo sono, fidati." disse lui, diventando improvvisamente cupo e severo. "Non posso dirti cosa pianificano di fare, ma posso assicurarti che avete tempo. Non gli torceranno un capello, te lo assicuro."
"Ma Newt..."
"No, niente ma. Dovreste pensare a voi piuttosto." riprese il ragazzo, guardandomi con un'occhiata di rimprovero e poi rivolgendosi a Gally. Quel suo cambio improvviso di umore mi spaventò, lasciandomi per un attimo perplessa e senza parole.  "Ve ne dovete andare, al più presto. Siete voi quelli in pericolo, non i bambini, non per qualche anno ancora, per lo meno, ve lo assicuro."
Scossi la testa, incredula alle parole del ragazzo e alla sua incapacità di metterci al corrente dei piani dell'associazione. L'unica cosa che riuscivo ad immaginarmi dietro a questo suo blocco mentale era che la Cura fosse una cosa terribile, oltre ogni immaginazione: arrivati a quel punto non ero poi così certa che si trattasse di prendere sangue o magari altro di così semplice.
Feci per rispondere al ragazzo, ma Gally mi precedette e, dopo aver finito la sua opera con un cerotto bello grande, si alzò e si pose davanti al biondino. Nonostante fosse più basso di lui, Gally era il doppio più muscoloso di Newt, il che faceva sembrare il biondino indifeso e debole.

"Non abbiamo tempo per queste caspiate, Newt." disse duro, stringendo i pugni e facendomi preoccupare. "Quei bambini dipendono da noi, siamo venuti qua con uno scopo, non ce ne andremo senza di loro."
Vidi Newt incrociare le braccia al petto e guardarlo in modo truce. Mi misi a sedere e, ignorando il bruciore continuo al fianco, mi avvicinai ai due, spaventata all'idea di vederli prendersi a schiaffi. 
"Vi porterò da loro, lo farò." si limitò a dire Newt. "Ma se la missione dovesse rivelarsi più rischiosa del previsto dovete prendere la prima Berga che vi capita e andarvene."
Scossi la testa. Perchè non capiva? Persino sua sorella era stata catturata dall'associazione, ma questo lui non lo sapeva e chissà se quell'informazione aggiuntiva gli avrebbe fatto cambiare idea. Non potevo dirglielo, non in quel momento, non con quel clima. Non sapevo nemmeno se i bambini fossero ancora vivi, se Elizabeth ed Hailie stessero bene. Non potevo rischiare di dargli false speranze, non ora che era così instabile a livello mentale.
"Non possiamo..." iniziai, venendo subito interrotta dalla voce ora decisamente alta del biondino che, rosso in volto, iniziava ad alterarsi.

"Perchè non capite, diamine?" sbraitò, dando uno spintone forte a Gally e facendolo indietreggiare. Sentii il cuore galopparmi in petto e il volto andarmi a fuoco per la paura. Mi interposi tra i due, ma a mia sorpresa Gally non sembrò nemmeno voler ribattere a quella provocazione: per una volta nella sua vita sembrava non importargli se qualcuno gli metteva le mani addosso.
Tentai di parlare, ma il ragazzo continuò, le vene in risalto sul collo. "Dovete fidarvi di me! Siete in pericolo, prima ve ne andate e meglio è. Se loro vi prendono..." fece una pausa e incrociò i miei occhi, oramai velati di lacrime. 
Non capivo più nulla e mi sentivo terrorizzata. Per la prima volta nella mia vita provavo paura di fronte ai piani sconosciuti della W.I.C.K.E.D., anche se quella non era la prima volta che mi capitava di essere all'oscuro di tutto. Ciò che aveva causato quell'attacco di panico dentro di me era stata la reazione di Newt: se il ragazzo era davvero così preoccupato, per non dire terrorizzato, allora si trattava di qualcosa di davvero grosso, forse più grosso di noi.

Avevo paura per la vita degli altri, rimasti soli in chissà quale parte dell'edificio. Avevo paura per i bambini, ridotti in chissà quale stato e intrappolati chissà dove. E per la prima volta nella mia vita avevo anche paura per me stessa, perchè sapevo che se fossi morta, non ci sarebbe stato più nessuno a proteggere Newt: Gally non sarebbe riuscito a badare a Newt mentre si portava dietro Stephen.
Per non parlare poi del terrore attanagliante per lo stato in cui si trovava il biondino: i suoi continui cambi di umore, i suoi ragionamenti, il modo di muoversi e di comportarsi. Ciò che fino a quel momento era stata solo una brutta sensazione, ora iniziava a farsi più concreta. C'era qualcosa nel ragazzo che non mi quadrava, un qualcosa di macabro in lui che mi faceva accapponare la pelle. Per quanto mi ripetessi che quello fosse il mio Newt, il mio corpo sentiva che c'era qualcosa di sbagliato in lui. Persino il suo odore era cambiato.

"Eli, ti prego, fidati." sussurrò il ragazzo, calmandosi all'istante non appena notò la paura nei miei occhi. Venni bruscamente riportata alla realtà e sussultai spaventata quando me lo ritrovai a qualche spanna dal volto. Sentii una stretta al cuore. Mi sentii piccola, indifesa. "Se vi prendono, i bambini non avranno altre possibilità. Voi siete la loro unica chance di uscire da questo posto. Dobbiamo essere prudenti, scaltri. La W.I.C.K.E.D. qui funziona così."
Mi morsi il labbro e mi girai verso Gally in attesa di una sua opinione al riguardo. Era come se qualcuno mi avesse risucchiato tutto il coraggio, lasciandomi sola con l'insicurezza e con un senso di spaesamento. Mi sarei affidata al Costruttore, qualsiasi cosa avesse scelto, mi sarei fidata di lui. Per quanto amassi Newt, non ero più sicura di quello che diceva. I suoi continui sbalzi d'umore, i segreti, la memoria cancellata a tratti e il suo costante imbarazzo, iniziavano a farmi dubitare sempre più di lui.
Avevo paura che la Cura avesse in qualche modo intaccato la sua personalità o il suo modo di pensare, ma continuai a pregare che, una volta usciti da quel posto, lui sarebbe tornato ad essere il mio Newt.
Ma sopra ogni altra cosa, iniziavo ad essere sempre più convinta che la W.I.C.K.E.D. gli avesse fatto il lavaggio del cervello. Quello non era totalmente Newt o per lo meno, non era il ragazzo della Radura che conoscevo e la cosa mi faceva sentire terribilmente confusa e spaesata.

Gally fissò il suo sguardo nel mio per qualche attimo, intento a decifrare le mie emozioni e a pensare alla scelta più giusta da intraprendere, poi si voltò verso Newt e si fermò qualche istante a fissarlo. Lo osservò con attenzione, poi il suo volto si rilassò di poco e il ragazzo tornò a guardarmi.
"Forse dovremmo fare come dice lui. Se è davvero così pericoloso, non voglio rischiare di perdere nessuno. Abbiamo vissuto troppe morti, ora basta." sottolineò duro, poi addolcendo un po' il tono fece un passo verso di me. "Eli, arriveremo ai bambini e cercheremo di salvarli, ma devi promettermi che se ti troverai in pericolo di vita, cercherai di fuggire. Troveremo un modo per riprenderli, te lo prometto, ma ho bisogno di te viva. Capito?"
Scossi la testa. "Gally non esisto solo io, ho vissuto la mia vita, per quanto breve sia stata. Quei bambini meritano un futuro e io..."
"E lo avranno, credimi." mi rassicurò. "Se non ce la faremo questa volta, riproveremo più avanti. Se Newt ha ragione abbiamo ancora anni a disposizione per buttare giù un altro piano e prepararci, nel caso dovessimo fallire questa volta. Ma non avremo un'altra chance se moriremo tutti o quasi in questa battaglia."
Mi morsi il labbro e abbassai lo sguardo, sentendomi così debole e impotente nei confronti di quel gigante senza scrupoli che era la W.I.C.K.E.D.

Nonostante odiassi ammetterlo, sapevo che il ragazzo avesse ragione. Come aveva detto Newt, dovevamo usare l'intelligenza e non la forza. Sempre che le informazioni che il ragazzo ci stava dando fossero quelle corrette e non quelle che l'associazione voleva farci sapere. "Va bene, faremo come dite voi." acconsentii, sentendomi piccola e indifesa, e odiando me stessa per essere ancora così debole dopo tutto quel tempo passato a combattere demoni, morti e cattivi.
Così ci rimettemmo in cammino, questa volta con destinazione mensa. Newt e Gally, mentre ero svenuta, avevano controllato personalmente i dormitori, trovandoli tuttavia desolati. Poi mi avevano trascinato in infermeria e medicato con pazienza.
Ora che ero di nuovo in sesto potevamo proseguire e sperare solo che Stephen si svegliasse presto e che ci aiutasse a perquisire stanza dopo stanza tutto quel piano.
Mentre continuavamo ad avanzare prudenti, Newt ci informò che se non avessimo trovato i bambini nemmeno lì ci saremmo dovuti avvicinare sempre di più all'hangar nel caso in cui una fuga improvvisa si fosse rivelata necessaria.

Mentre camminavamo, avevo deciso di tenermi a debita distanza dal biondino e di affiancare Gally, la cui presenza mi faceva sentire più sicura. Ero terrorizzata all'idea di scoprire tutti i segreti e le cose orribili che Newt aveva dovuto passare e in un certo senso mi sentivo in colpa per essere così diffidente: se fossi stata io nei suoi panni, vederlo così prudente nei miei confronti mi avrebbe ferita. Ma non potevo fare altro che ricacciare indietro quei pensieri negativi e fidarmi di lui: senza il biondino, io e Gally eravamo senza un piano e senza una direzione da seguire. Se Newt fosse stato davvero manovrato dall'associazione, avremmo trovato un modo per fuggire. 
Quando alzai lo sguardo, scacciando dalla testa la nuvola di pensieri pessimisti, notai il Costruttore intento ad analizzarmi preoccupato. "Tutto okay?" sussurrò. "Sembri terrorizzata."
Feci spallucce e mi strinsi nelle spalle, lanciando un'occhiata al biondino qualche passo davanti a noi. "Non riesco... a capire." scossi la testa e mi trascinai un palmo sul volto nel tentativo di riprendermi. "Ha un comportamento strano, non riesco a fidarmi totalmente e la cosa mi fa sentire come un verme."
Vidi Gally accennare ad un sorriso e sfiorarmi il dorso della mano con le dita. "Non preoccuparti, andrà tutto bene e poi sei pur sempre in compagnia di un ragazzo a dorso nudo e di una femminuccia svenuta. Cosa mai potrà capitarti di male?" ridacchiò nel vano tentativo di tranquillizzarmi. Poi, accorgendosi che il mio corpo fosse ancora in tensione costante, pronta a scattare al primo accenno di pericolo, il ragazzo si voltò verso Newt, puntandolo.

"Hey, Newt." mormorò Gally, avvicinandosi al ragazzo e toccandolo leggermente con il gomito. Il biondino si voltò in modo lento verso di lui, un'espressione serena sul volto, ma visibilmente sovrappensiero. Era come se nei momenti morti il ragazzo entrasse nel suo mondo e si perdesse in esso, dimenticando momentaneamente la realtà. 
"Che ti è successo alla testa?" domandò il Costruttore, facendo come solito di testa sua e ignorando totalmente ciò che gli avevo detto qualche momento prima riguardo ai blocchi di Newt.
Alzai gli occhi al cielo e puntai il mio sguardo sulla sua schiena, sperando di avere il potere di potergliela mandare a fuoco. Lo sbalzo d'umore di Newt fu evidente: il ragazzo impallidì di colpo, come se quel ritorno brusco alla realtà l'avesse scosso, poi le sue guance presero fuoco mentre il ragazzo distoglieva lo sguardo imbarazzato, puntandolo a terra.
"Ecco io..." biascicò incerto, incrociando le braccia al petto come da protezione.

Vederlo in quello stato, così piccolo e chiuso su sé stesso, come se fosse indifeso e in gravi difficoltà, mi fece crepare il cuore. Gally in confronto a lui sembrava un macigno di sicurezza e muscoli, facendo così sembrare il ragazzo bendato molto più piccolo, nonostante l'altezza del biondino fosse maggiore.
Proprio come ai vecchi tempi, un istinto protettivo nei confronti di Newt si accese ardente nel mio petto, infuocandomi la pancia e facendomi reagire di scatto, senza pensarci troppo su. Era ovvio che il ragazzo non desiderasse toccare l'argomento e, per quanto fossi anche io curiosa di scoprire la verità, ero decisa ad aspettare finchè non si fosse sentito totalmente a suo agio con quel discorso.

Con due sole falcate annullai le distanze tra me e Gally e lo strattonai per un braccio, tirandolo via da Newt e trattenendomi dal dargli uno scappellotto sul collo.
"Cosa credi di fare, huh?" borbottai sotto voce sperando che Newt non sentisse.
"Cosa?" domandò lui di rimando, tanto stupito quanto imbarazzato. "Avevi detto che non capivi. Io stavo solo..."
"Ignorando quello che ti ho detto prima, sì, me ne sono accorta." lo ammonii. "Apprezzo il tuo tentativo di mettermi a mio agio, ma non è questo il modo. Ci dirà quello che vuole a tempo debito, magari ha solo bisogno di sentirsi anche lui a suo agio con noi. Lasciagli un po' di spazio." sussurrai nella speranza che Newt non origliasse.

Lanciai un'occhiata al biondino, ma lui sembrava essersi perso nuovamente nel suo mondo di pensieri e sogni, ignorando del tutto ciò che era appena accaduto e cambiando improvvisamente discorso. Newt ci informò che il piano dell'hangar doveva essere alquanto sorvegliato e che per raggiungerlo in ascensore ci sarebbe servita una chiave d'accesso.
A quelle sue parole un'illuminazione improvvisa prese il sopravvento nella mia testa, facendomi sentire stupida per non averci pensato prima. "Dobbiamo tornare indietro." li informai, bloccandomi sul posto e indicando il corridoio alle mie spalle. "Dobbiamo tornare dalle guardie che abbiamo ucciso o addormentato e dobbiamo perquisirle. Forse loro avranno una chiave."
Vidi Gally scuotere la testa. "Non possiamo rischiare di tornare lì. Dobbiamo proseguire."
Newt fece per aprire la bocca e proporre la sua idea, quando delle urla improvvise e rumori di passi ci misero subito in allerta, facendoci saltare sul posto.

Rimasi in ascolto e riuscii a dire con quasi totale certezza che i rumori provenissero da davanti: probabilmente qualche guardia doveva aver preso l'ascensore e doveva averci trovati. Ora non avevamo scelta: dovevamo davvero tornare indietro e cercare di guadagnare un po' di terreno o per lo meno scoprire un nascondiglio per riuscire ad attaccare in modo scaltro e senza farci trovare impreparati.
"Preso, l'infermeria!" bisbigliò Gally, come se si fosse connesso ai miei pensieri e avesse ascoltato la mia strategia. Dopodiché si precipitò sul corridoio da cui eravamo appena sbucati. Falcata dopo falcata, il ragazzo si allontanò in fretta, mettendo da parte la stanchezza e lasciando me e Newt indietro di qualche metro. 
Lanciai uno sguardo al biondino e lo trovai bianco in volto, immobile e spaventato. "Sono qui per voi." bisbigliò, incapace di muoversi. 
Con un passo lo raggiunsi, prendendogli la mano e tirandomelo dietro mentre con la mano libera stringevo forte l'arco. 
Nel giro di qualche secondo ci affiancammo a Gally e solo allora mi permisi di lasciare la mano di Newt per afferrare una freccia.

"Newt la pistola." gli suggerii, indicando con il mento il piccolo aggeggio metallico incastrato nei suoi pantaloni. Il ragazzo mi guardò spaesato, poi fece come gli avevo ordinato, prendendo con mano tremante lo spara sonniferi e stringendolo con entrambi i palmi per avere più fermezza. 
Continuammo a ripercorrere i nostri passi, tentando di essere il più silenzioso possibile e allo stesso tempo cercando di muoverci in fretta. Quando riuscimmo finalmente a raggiungere l'infermeria, un altro grido dietro di noi ci fece allungare il passo. 
"Presto!" ordinò una guardia nel preciso istante in cui Gally mi gettò dentro la stanza per prima, per poi tirare in avanti anche Newt e tentare per ultimo di entrare nell'infermeria.

 

   
 
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