Libri > The Maze Runner
Ricorda la storia  |       
Autore: _Piccola_Rowling_    27/07/2020    0 recensioni
Lia è la prima ragazza ad arrivare nella Radura da ben due anni.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Newt, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Mi faceva male la testa mentre i miei occhi cercavano di concentrarsi, di trovare una fonte di luce che potesse aiutarmi a vedere oltre la spessa oscurità che mi circondava. Ero seduta contro una parete di metallo, ma nonostante essa fosse fredda, mi sembrava comunque che il mio corpo stesse bruciando, le fiamme della paura iniziavano nel mio stomaco e si stavano diffondendo in tutto il mio essere. 

 

Cercai alla cieca qualcosa che mi aiutasse ad alzarmi sui miei due piedi. Non sapevo dove mi trovavo, ma sapevo, il mio corpo lo sapeva, che c'era qualcosa che non andava. Lo sapevo e basta. Realizzai presto che la 'stanza' si stesse muovendo verso l'alto, così in fretta che mi fu impossibile rimanere in piedi per più di due secondi prima di ricadere al suolo. Volevo urlare ma non trovavo la forza di farlo.

 

Dovevo concentrarmi su qualcosa o la paura mi avrebbe bruciata completamente. 

 

Cercai di concentrarmi sul pungente odore di nafta che inondava la stanza, affondando nei miei capelli e nella mia pelle. Cercai di concentrarmi sui suoni metallici intorno a me. Cercai di concentrarmi su-

 

Lia

 

Così mi chiamó una voce nella mia testa, forse la mia, ma non ne ero sicura.

 

Non mi ricordavo nulla, nemmeno una cosa, se non il mio nome.

 

Lia

 

Quel pensiero mi terrorizzava di più della situazione in cui mi trovavo, e credo che quel sentimento mi perseguiti ancora oggi. Sprofondo le mie unghie nella carne dei miei palmi sudati. Anche una piccola dose di dolore calmava la paura straziante che ristagnava in ogni cellula del mio corpo. Per tutto il tempo che passai in quella stanza, che mi sembrò un'eternità, divenni dipendente da quel dolore. Mi aiutava a concentrarmi. 

 

Ogni volta che mi avvicinavo a ricordare qualcosa, facevo appena in tempo ad assaporare il ricordo che quello scivolava dalle mie dita e scompariva nell'oscurità sotto di me. 

 

Improvvisamente fui assordata da un acuto suono che rimbobò sulle pareti della stanza. era una specie di allarme, solo trenta volte più forte. Mi coprii le orecchie con le mani che ora stavano leggermente sanguinando per via delle unghie conficcate nella carne. 

 

Poi si fermò tutto. L'allarme. La stanza. Tutto. Passò un minuto. Poi un altro. Poi un altro.

 

Improvvisamente il tetto si aprì in due e la stanza fu invasa dalla calda luce accecante del sole. Il che mi fece ritrarre in un angolo della stanza che non era toccato dal sole e abbassare gli occhi che si dovevano ancora adattare a questa ritrovata luminosità.

 

"Tiriamo fuori il fagio di là prima che si sploffi i pantaloni." Una voce roca mi fa trasalire; veniva dalla stessa direzione della luce. 

 

Non osai guardare. Non sapevo se essere sollevata dal fatto di non essere sola o spaventata dal fatto di non essere sola.

 

"Perchè è così piccolo? Quanti anni ha?"

 

"Quello era un viaggio di sola andata, faccia di caspio."

 

In qualche modo il mio cervello non registrò quelle strane parole o il fatto che loro (chiunque fossero) mi stessero chiamando un 'lui'. Decisi di alzare lo sguardo; inizialmente non riuscivo a vedere nulla, ma lentamente i miei occhi misero a fuoco le ombre che mi sovrastavano. Sentii dei versi stupore.

 

Una pausa.

 

"Ma è una ragazza."

 

Quella frase fece sprofondare le ombre nel caos più totale.

 

"Sei sicuro che sia una ragazza? Magari è solo un pive con i capelli molto lunghi." disse ironicamente un ragazzo.

 

"Spetta a me." disse un altro.

 

Non prestai molta attenzione a quello che stavano dicendo perchè una corda fatta da tralicci di edera fu lanciata nella stanza, seguita da un magro ragazzo biondo. Se fosse stato possibile sarei indietreggiata di più, ma la mia schiena era già premuta contro la parete di metallo.

 

"Non preoccuparti Fagio, non ti farò del male." disse con un tono calmo, prima di aggiungere "Vuoi uscire da qui?" Aveva un accento inglese che risaltava tra gli accenti americani che avevo sentito fin'ora.

 

Mi limitai ad annuire, rispostando lo sguardo verso il sopra della stanza dove un gruppo di ragazzi molto perplessi ci stava guardando.

 

"Ti ha mangiato la lingua il gatto?" scherzò il biondo davanti a me, facendomi riportare il mio sguardo su di lui.

 

Scossi la testa, prima di mordermi l'interno della guancia e dire "Dove sono? Questa è una- una specie di prigione?"

 

Ciò fece ridacchiare il gruppo di ragazzi. Anche il ragazzo inglese soppresse una piccola risata. "Potresti dire così."

 

Tese la mano verso di me e io la afferrai esitando leggermente, sperando che non notasse quanto sudata fosse la mia mano. Mi tirò su in piedi e mi portò davanti alla corda che dubitavo essere forte abbastanza da sorreggere il mio peso. Mi sbagliavo perchè sorresse sia me che il ragazzo biondo.

 

Una volta che ero fuori dalla stanza, che ora appariva estremamente soffocante, strizzai gli occhi per cercare di guardare i volti delle persone in torno a me. Potevo leggere molte emozioni sui loro volti. Confusione, perplessità e anche una punta di eccitazione.

 

Oltre le loro teste potevo vedere un'ampia distesa, potevo vedere animali e diroccate costruzioni di legno. Sarebbe sembrato un posto così tranquillo.

 

Ma poi quattro enormi mura che circondavano l'intera area furono come uno schiaffo dritto in faccia che mi diede la sensazione di essere davvero in una prigione dopotutto.

 

"Quindi sei una ragazza." La voce inglese mi prese alla sprovvista, quasi facendomi saltare in aria. Velocemente mi girai e annuii, ancora concentrata su ciò che mi circonda.

 

Perchè sento della sorpresa nelle sue parole?

 

"Ti ricordi qualcosa- il tuo nome, forse?"

 

"Lia." risposi a voce così bassa che mi sorpresi quando lo ripetè ad alta voce perchè tutti lo sentissero.

 

"Benvenuta nella Radura, Lia."

 

La Radura..?

 

Pensare mi era quasi impossibile visto che la maggior parte dei ragazzi stava discutendo, non sforzandosi di abbassare la voce nemmeno quando facevano dei commenti su di me e sul fatto che fossi una ragazza. Per fortuna uno di loro, un ragazzo nero molto alto e con le spalle grandi, come se avesse sentito i miei pensieri confusi, alzò la sua voce oltre il brusio.

 

"State zitti, teste di caspio." Mi guardò negli occhi. "Sono Alby, sono il capo della Radura." Si girò verso un basso ragazzino grassoccio i cui ricci erano appiccicati contro la sua fronte, forse per il sudore.

 

"Chuck, tienila d'occhio." Non aspettò una risposta prima di continuare. "Gli Intendenti mi seguiranno e voi altri," ora aveva un'espressione più severa nei suoi occhi "tornate al lavoro. Ora."

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > The Maze Runner / Vai alla pagina dell'autore: _Piccola_Rowling_