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Autore: Khailea    27/07/2020    0 recensioni
Un'avventura action con trame avvincenti e personaggi unici e caratteristici!
Saghe appassionanti e ricche di colpi di scena, special divertenti e di ogni genere!
Unisciti alle stravaganti avventure degli studenti della Werewolf Shadow!
I personaggi di cui si parla in queste storie sono inventati da un gruppo di role chiamato Werewolf's Shadow 2.0.
Questo è il secondo progetto di fiction scolastica del gruppo fatto con l'approvazione dei suo componenti.
Non ci sono collegamenti con il precedente progetto e la trama é molto diversa.
Il logo del lupo appartiene al nostro gruppo esattamente come i personaggi e l'ambientazione.
Se volete unirvi a noi potete fare richiesta qui https://www.facebook.com/groups/660949357417726/members/
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Personaggi in questo capitolo: 
Jack 
Daimonas 
Ailea
Khal 
Lighneers 
Zell 
Astral 
Lacie 
Hope 
Grace 
Milton 
Seraph 
Alexander 
Johanna 
Samantha 
Nadeshiko 
Ayame 
Ryujin
Yume
Cirno
Vladimir
Annabelle




 
 
Ayame:
 
Da quanto tempo aveva iniziato a correre?
Non ne era sicura, ed il suo corpo non dava segni di cedimento quindi Ayame aveva semplicemente continuato a farlo.
Non riusciva a pensare ad altro se non al fatto avesse ferito Lighneers. Era impazzita e non era stata in grado di controllarsi.
-Ho sbagliato, ho sbagliato tutto quanto.-
Avrebbe dovuto far fuori la rossa in maniera più semplice, magari con del veleno, e non in maniera così evidente rischiando addirittura di coinvolgere gli altri.
Come aveva fatto…
-Nononononononono!-
Stava male non solo per il suo innamorato, ma anche per i suoi amici.
Perché era questo che erano diventati, e lei li aveva feriti, in particolare Khal, Seraph ed Ailea.
-Merda Yume.-
Più ci pensava più le venivano le lacrime agli occhi.
Yume magari non era stata ferita fisicamente ma sicuramente emotivamente sì. Era rimasta con lei per ore intere cercando di calmarla ed aiutarla e lei l’aveva spinta via.
-Che cosa ho fatto.-
Ad un certo punto mentre continuava a pensarci sentì una fitta tremenda allo stomaco, e prima di poter rendersene conto stava vomitando lungo la strada.
A quanto pare la sua mente l’aveva tradita ancora una volta evitando di farle percepire la fatica, fino a quando il corpo le aveva mandato un segnale che aveva bisogno di una pausa.
Non le importava comunque della gente che la stava guardando, ma continuò comunque a muoversi procedendo ad un passo più lento.
-Merda…Lighneers…Lighneers.-
Ormai anche le lacrime non riuscivano più a trattenersi dall’uscire. Non si era mai sentita peggio di così.
Era come se il cervello fosse allo stesso tempo congelato, stesse pulsando e bruciando.
-Basta…-
Qualsiasi cosa fosse, il senso di colpa o il dolore fisico che riemergeva, voleva solo farlo smettere, ma non sapeva come, e non sapeva nemmeno cosa fare.
Aveva abbandonato la motosega a scuola, e per quanto l’amasse con tutta se stessa pensò fosse meglio così, almeno per il momento.
Era rimasto nel bagno delle ragazze anche il suo zaino e quindi il suo cellulare, ma non le importava e non solo perché era ricca quindi poteva averne un al girono, ma perché non voleva leggere nemmeno un messaggio nel gruppo.
Forse la stavano cercando, o forse no. Forse solamente per insultarla e dirle di non farsi più vedere.
Era andato tutto storto ed Ayame non aveva la forza per tentare di ricostruire nulla.
-Dio, sono patetica. Io non sono così.-
Non lo era, anzi, era quel genere di persona che se ne fregava perché sapeva quanto contava.
Lei era perfetta e senza alcun difetto.
Eppure si sentiva uno schifo per aver perso definitivamente Lighneers.
Non era la prima volta si approcciava ad un ragazzo e non finiva bene, alcune volte anche con serie mutilazioni, ma non le era mai importato perché c’erano infiniti pesci nel mare, e lei era un bocconcino niente male.
Stavolta invece si era invischiata in qualcosa di più grande, cresciuto nel tempo fino a diventare probabilmente ciò che tutti chiamano amore.
Amava Lighneers, e l’aveva perso.
Glielo aveva spesso detto ma rendersi conto di quanto quelle parole fossero vere peggiorò solo la situazione.
Ormai quel dolore era troppo da sopportare, e pur di fermarsi la ragazza andò a sedersi in uno dei vicoli vicino alla strada, singhiozzando senza riuscire a smettere di piangere.
 
 
 
 
 
 
Sammy-Lighneers-Jack-Daimonas-Milton:
 
Al termine delle lezioni la maggior parte dei membri del gruppo si era allontanato quasi con fare sconsolato, scegliendo di occupare il pomeriggio cercando di distrarsi al meglio che potevano.
Non tutti però erano stati dell’idea di allontanarsi da scuola.
Ailea poteva stare bene, ma non erano sicuri per Lighneers, e per questo Daimonas preferiva controllare, in caso potesse fare qualcosa.
-Sei sicuro di volerci andare Daimonas? Non sei obbligato.-
Jack non voleva il ragazzo si sentisse il qualche modo costretto dagli altri, solo perché poteva fare qualcosa di diverso, anche se capiva quanto fosse importante aiutare gli altri.
Più che di loro però gli importava del ragazzo e di come si sentiva lui in merito.
-Se tu potessi salvare qualcuno che sta affogando penso che a prescindere lo faresti.-
Rispose sicuro il castano.
-Questo è vero, ma mi dispiacerebbe se ti sentissi costretto.-
-In un certo senso Jack ha ragione, anche se è bello da parte tua voler aiutare Lighneers.-
Aggiunse Milton incamminatasi assieme a loro.
-Non mi sento costretto da nessuno, tranquilli. So che io e Lighneers non siamo propriamente amici, ma aiutarlo non mi porta alcun danno. Forse sarebbe peggio se non lo facessi pur avendone la possibilità.-
“Ti è venuta la sindrome di spider-man?”
Sicuramente Mostro si riferiva alla celebre frase da grandi poteri derivano grandi responsabilità, anche se Daimonas non si sentiva come un supereroe. Inoltre sapeva ci fosse la possibilità il suo aiuto non servisse, ma voleva comunque controllare.
Una volta arrivati in infermeria la situazione non era molto cambiata, c’era ancora il professore con Lighneers infatti, ma assieme a loro c’era anche Sammy, seduta su una sedia accanto al letto del ragazzo che ancora dormiva.
-Ciao ragazzi.-
Disse la piccola salutandoli senza alzare troppo la voce.
-Ciao Sammy, cosa ci fai qui?-
Chiese subito Milton avvicinandosi.
-Ecco…Annabelle è riuscita a diventare amica di Lighneers perché non ha mai mollato, quindi pensavo di tentare anche io…-
Spiegò la piccola con un docile sorriso, anche se Jack non era della stessa idea.
-Non penso si possano definire amici ancora.-
Daimonas invece di tanto in tanto spostava gli occhi sul professore, in attesa dicesse qualcosa o si allontanasse; questo ovviamente lo notò.
-Non fate caso a me. Devo assicurarmi nessuno abbia intenzione di ferire quel ragazzo ancora di più.-
-Non lo faremmo mai.-
Rispose subito Daimonas serio, ma non sembrò valere molto per l’uomo.
-Io non vi conosco, e non mi interessa. Potete fare come se non ci fossi.-
Quindi non avrebbe potuto fare molto fino a quando fosse rimasto lì. Un vero peccato.
-Come sta comunque?-
Chiese intanto Jack sedendosi su uno dei letti vuoti più vicini.
-Sta meglio. Si è stabilizzato e gli ho dato qualche antidolorifico. Probabilmente entro qualche ora si sveglierà, ma domani gli farà ancora un po’ male.-
Tutto il torace era bendato, ma stavolta non c’era più sangue sulle fasciature. Probabilmente il professore le aveva cambiate e la ferita aveva smesso di sanguinare.
-Mi chiedo come stia Annabelle…-
Sussurrò Sammy ad un certo punto, sospirando stancamente.
-Sono sicura stia bene, Lighneers la protetta.-
Milton subito cercò di rassicurarla, anche se stavolta non servì a molto.
-Però deve sentirsi tanto in colpa.-
-Nessuno le ha dato alcuna colpa.-
Replicò immediatamente Jack, ma Sammy aveva la risposta pronta.
-Ayame sì. E forse lei la prova anche per quello che è successo.-
Non aveva tutti i torti, anche se era una situazione un po’ delicata.
-E’ naturale provare sensi di colpa in questi casi, però lei non deve farsi divorare da questi pensieri. Sicuramente ricordandoglielo di tanto in tanto, con parole gentili, starà meglio.-
Sammy era in un certo senso sorpresa che quelle parole venissero proprio da Daimonas. Sapeva bene quanto fosse una persona fantastica, anche se alcuni lati di lui erano un po’ spaventosi e traumatizzanti per una bambina così piccola, ma rimaneva comunque una persona riservata che difficilmente mostrava in maniera esagerata le sue emozioni.
Quelle erano cose più da Lacie o Nadeshiko, o Grace pure, ma era bello sapere che anche lui aveva un lato così dolce.
Mentre stavano ancora parlando però la porta si aprì all’improvviso, ed una coppia di ragazzi entrò nell’infermeria; uno di loro sembrava essere ferito alla spalla.
-Prof, per favore c’è stato un incidente dalle scale.-
Disse subito uno dei due mentre l’uomo finiva di sistemare alcune carte.
-Mh, sembra si sia rotto il braccio. Teoricamente non dovrebbe riguardarmi visto non siamo in orario scolastico, ma per una volta potrei fare un eccezione.-
Tutti sapevano bene che l’uomo utilizzava tecniche di medicina sperimentali, quindi era sempre probabile approfittasse di situazione simili per condurre esperimenti, ma non tutti si facevano dei problemi in merito.
-Voi però dovete uscire.-
Disse infine indicando Lighneers, Milton, Jack e Sammy.
-Ma perché?-
Chiese la bambina tristemente.
-Perché ci sono già troppe persone, ed in casi come questi voglio rimangano solo i pazienti.-
Era evidente che l’uomo non sentisse ragioni, e subito li spinse fuori lasciando nuovamente solo Lighneers.
Purtroppo era stato un viaggio a vuoto per il gruppo, ma almeno sapevano si sarebbe ripreso presto.
-Non è giusto però…eravate appena arrivati.-
-Non preoccuparti Sammy. Almeno abbiamo visto un po’ Lighneers.-
Rispose Milton accarezzandole i capelli, sbrigandosi ad allontanarsi quando sentì da oltre la porta alcuni urli.
-Siamo sicuri abbia una licenza?-
Chiese ironicamente Jack senza voltarsi.
-Non credo abbia molta importanza a questo punto. Però mi chiedo che tipo di medicine usi…-
Il dubbio di Daimonas riguardava più che altro i suoi amici, che spesso finivano in infermeria, quindi preferiva non venisse fatto loro nulla di strano.
-Siamo sicuri che non possiamo tornare indietro?-
Continuò a chiedere intanto Sammy, che ancora non voleva rassegnarsi.
-A questo punto penso sia inutile, se proprio ci sarà qualcosa che non va lo scopriremo domani.-
Jack aveva ragione, e le cose non sembravano esser messe così male, anche se si stava ancora trascurando un piccolo dettaglio, ovvero quello di Ayame…
 
 
 
 
 
 
Johanna:
 
Dopo quel pomeriggio Johanna non voleva fare altro che tornare a casa, o meglio al dormitorio, e riposare.
Una volta entrata si era concessa una piacevole doccia calda, dopo di che saltando sul letto aveva subito preso il telefono.
-Voglio parlare un po’ con Mattia.-
Era già passato abbastanza tempo, ed ora che era la sua ragazza le sembrava giusto sentirlo ancora di più.
Fortunatamente non appena il telefono squillò il ragazzo rispose subito.
-Ehi Jo Jo.-
-Ciao Mattia! Sei impegnato?-
-No anzi, sto solo aspettando una cosa.-
Rispose il ragazzo apparentemente pieno di allegria, incuriosendo così l’altra.
-Che cosa?-
-Apri la porta.-
A quella frase la ragazza spalancò gli occhi, e con il cuore che batteva a mille si precipitò ad aprire.
Davanti a lei c’era il ragazzo, che subito l’abbracciò.
-Mattia!-
-Ahahaha, sorpresa di vedermi?-
Non era un abbraccio come quelli che si davano di solito, c’era qualcosa di più finalmente, qualcosa che lei aveva aspettato per molto tempo. Sollevandola il ragazzo entrò in camera chiudendosi la porta alle spalle, e subito si lanciò nel letto assieme a lei, ridendo e continuando ad abbracciarsi.
-Te lo avevo detto sarei tornato qui.-
-Sei fantastico, non me lo aspettavo proprio!-
Ogni malumore sembrava essere svanito, ed ora lei non pensava ad altro se non a trascorrere tutto il tempo con lui.
-Avevi da fare oggi?-
Chiese il ragazzo mettendosi a sedere ma continuando a tenerle la mano.
-No, pensavo di stare qui ma ora le cose sono cambiate. Quanto resterai?-
-Solo fino a domani mattina.-
-Oh…beh sono comunque felice tu sia qui.-
Le sarebbe piaciuto avere più tempo, ma alla fine capiva perché non potesse restare.
-Cosa ti piacerebbe fare?-
Chiese quindi la ragazza senza smettere di sorridere.
-Non so, anche semplicemente un giro sarebbe divertente. Ma se vuoi stare qui per me è ok.-
-Nono! Mi cambio subito ed andiamo!-
Scegliendo un abito a caso tra quelli nel proprio armadio la ragazza corse subito in bagno a cambiarsi, e dopo essersi sistemata anche i capelli ed il trucco, nel giro di quindici minuti era già pronta.
-Wow, stai benissimo così.-
Mattia subito si alzò dandole un bacio sulla fronte, ed ancora i due rimasero per un po’ abbracciati.
Era strano dopo aver passato tutta una vita da amici ad essere qualcosa di più intimo, eppure Johanna si sentiva come se fosse al posto giusto nell’intero universo.
-Bene, andiamo subito allora, possiamo andare in un parco qua vicino.-
Disse la ragazza prendendolo per mano ed uscendo dalla porta.
-Non si può stare in quello qui fuori?-
-E’ della scuola e tu non ne fai parte. Temo ti potrebbero cacciare.-
-Ok nessun problema, tanto ho portato una palla con me quindi ogni prato va bene per giocare.-
Rispose lui mostrandogliela dal suo zaino; a quanto pare era l’unica cosa che si era portato dietro.
Il parco non era molto distante, e visto al ragazzo piaceva molto camminare, come fare qualsiasi altra attività fisica, fu molto piacevole chiacchierare durante tutto quel tempo.
-Come va a Londra?-
Gli chiese Johanna arrossendo ogni volta si ricordava stavano ancora tenendosi le mani.
-Al solito. Gli sport vanno a gonfie e vele ma siamo in quel periodo dell’anno in cui a scuola faccio un po’ più fatica.-
-E’ perché non studi abbastanza, non perché non sei intelligente…-
Rispose lei dandogli un pizzicotto sul braccio.
-Ahaha lo so. E’ che questo periodo coincide con degli allenamenti più frenetici o con più partite. Ma se mio padre nonostante il lavoro riesce comunque sempre a venire a vedermi allora non vedo perché non dovrei riuscirci io.-
Da quando la madre di Mattia se ne era andata suo padre era diventato una figura chiave nella sua crescita, e l’impegno che ci metteva in ogni cosa si era riflesso sul ragazzo.
Ogni volta Johanna gli faceva i complimenti per tutto quello che era riuscito a fare.
-Sicuramente riuscirai anche tu in tutto quello che farai. Ma cerca di impegnarti comunque, non potrò sempre darti una mano a studiare.-
In realtà era già da molto tempo che Johanna non riusciva più a farlo, vista la distanza, ma in passato avevano trascorso molte notti in sessioni di studio intense solo per lui.
-Con te al mio fianco ce la farò sempre JoJo.-
E per l’ennesima volta la fece arrossire come un peperone.
In passato glielo aveva ripetuto spesso, ma solo in amicizia, mentre ora era tutto diverso…finalmente.
-Ehi niente male questo parco!-
Correndo verso un punto in cui c’era molta meno gente Mattia tirò fuori dallo zaino il proprio pallone, iniziando a fare alcuni trick da solo.
Johanna si limitò a sedersi su una panchina, come faceva sempre in quei casi, guardandolo ed incitandolo.
Non aveva pensato di portarsi un libro da leggere prima di uscire, ma per una volta poteva anche farne a meno.
-Vuoi provare anche tu JoJo?-
Le chiese Mattia avvicinandosi di qualche passo.
-No no, sai sono una frana negli sport.-
-Solo se non ti impegni. Inoltre sei una bravissima ballerina.-
-E’ diverso danzare dal calciare una palla.-
Per tutta risposta il ragazzo eseguì qualche nuova mossa ballando allo stesso tempo, ovviamente non danza classica ma qualche passo molto semplice, e che prevedeva più l’uso delle mani, ma bastò comunque a farla ridere di gusto.
-Ahahah, non verrò comunque però.-
-Allora ti porterò io.-
Lasciando stare la palla il ragazzo le corse in contro, sollevandola e facendola piroettare in aria.
A nessuno dei due importava li stessero guardando, anzi ora che stavano insieme Johanna ne era solo felice.
Era la sua ragazza, e voleva che il mondo intero sapesse della sua gioia.
 
 
 
 
 
-Hope-Grace-Alexander:
 
-Coraggio! E’ tutto qui quello che sai fare?!-
Dopo la pausa presa dal lavoro, e lo stress accumulato di conseguenza, Grace aveva subito contattato il proprio capo ed avevano deciso che quel pomeriggio avrebbe fatto qualche ora in palestra per ricominciare.
Si era già formata una certa fila dal ring che controllava, prevalentemente grazie alla sua energia e forza che aveva attirato molti clienti, ma assieme a lei c’erano anche Hope ed Alexander.
Era successo tutto di fretta, e così i due si erano visti trascinarsi lì, ma non era un problema, almeno per la ragazza.
Non era nemmeno la prima volta che guardava Grace lavorare, anche se stavolta faticava a fare il tifo per lei.
Troppi pensieri le affollavano la mente.
-Va tutto bene?-
Alexander era rimasto in silenzio per darle un po’ di spazio, ma era ormai mezz’ora la compagna non diceva nulla ed iniziava a preoccuparsi.
-Si grazie…è che non so bene cosa fare adesso.-
-Non devi fare nulla Hope. Il peso del mondo non è sulle tue spalle.-
Non voleva vederla così, e nemmeno che gli altri la sovraccaricassero di lavoro.
-Lo so, però forse è una situazione più complicata del previsto, e qualcuno si è già fatto male.-
-Ma stanno già tutti bene e guariranno presto.-
Più lui cercava di allontanarla da quei pensieri più lei ci si fiondava a capofitto, ma anche per lei in quel momento stava diventando troppo.
-Grace!-
Quando Hope la chiamò la ragazza interruppe subito l’allenamento con il ragazzo che aveva di fronte, correndo verso di lei.
-Che succede?-
-Possiamo fare una sessione di allenamento?-
-Eh?-
Era certa di non aver sentito bene. Hope non era quel genere di ragazza a cui piaceva combattere, ed anche lei lo sapeva molto bene, tuttavia la bruna aveva pensato ad Ailea, Grace, Seraph, Zell o Cirno e per tutti loro quello era un ottimo modo per scaricare la tensione.
Certo lei non voleva ferire nessuno, ma forse se l’avesse fatto in maniera sicura non sarebbe stato un problema.
Anche Alexander era visibilmente sorpreso dalla cosa.
-Ti prego Grace.-
-Ehm…va bene…vieni.-
Non fu un gran problema cambiare avversario all’ultimo, anche se Grace non era ancora sicura di come approcciarsi, ma ovviamente non poteva andarci giù troppo pesante.
-Ok, intanto partiamo da qualche base per la difesa personale.-
-In realtà vorrei direttamente combattere, come hai fatto tu prima.-
Ma era veramente Hope in quel momento?
Quasi non sembrava, però Grace non poteva certo rifiutarsi, o almeno così pensava.
-Ok, allora prova pure a colpirmi.-
L’unico lato positivo era che Hope sapeva perfettamente l’amica non avrebbe avuto alcun problema a difendersi, quindi teoricamente poteva anche lasciarsi andare.
Ma buona parte di lei non ci sarebbe comunque riuscita, e fu già evidente dal primo pugno che venne bloccato con una sola mano.
-Ho sentito che non volevi colpirmi. La mano era indecisa sulla traiettoria.-
Disse Grace sospirando trovandosi quasi a disagio.
-Mi dispiace. Riproviamo.-
Anche il secondo tentativo non andò molto meglio, e così andò anche per molti altri.
Capitava che alcuni si fermassero a guardarle, ed Alexander ne era visibilmente infastidito.
-Cavolo, sarebbe meglio ci desse un taglio se deve andare avanti così.-
Uno in particolare, che continuava a fare commenti simili, iniziava ad irritarlo oltre il limite, tanto che ad un certo punto il biondo si alzò afferrandolo per i capelli.
-Continua a parlare della mia ragazza così e decorerò il pavimento con i tuoi denti.-
Aveva sussurrato e così nessuno l’aveva sentito, ad eccezione dell’altro, che seppur inizialmente provò a reagire quando vide il suo sguardo si spaventò a tal punto da andarsene.
Almeno non aveva attirato troppo l’attenzione, ma Alexander non apprezzava quel suo lato di sé.
Era troppo simile a quello del fratello.
Tuttavia era comunque evidente quanto anche Hope non si trovasse a suo agio, e Grace non se la sentiva di costringerla ad andare avanti.
-Hope, perché così all’improvviso ti sei messa a lottare?-
Chiese ad un certo punto la rossa cercando qualche spiegazione.
-Beh…per voi sembra funzionare bene quando avete la mente annebbiata.-
-Quindi è questo il problema…però ogni persona è diversa.-
-Lo so, volevo solo provare.-
Alla fine era stato un tentativo molto fallimentare, ma dal sorriso dell’altra sembrò l’amica avesse un’idea.
-Perché non provi con lo yoga? Puoi provare una lezione gratis con il mio capo.-
-Dici? Non l’ho mai provato.-
-E’ un’attività molto comune, come la box infondo, ma è altrettanto buona per tenersi in forma e per molti aiuta a rilassarsi. Vai in quella stanza in fondo a destra se vuoi provare.-
Alla fine poteva essere un tentativo come un altro, e dopo averci pensato un po’ Hope annuì scendendo dal ring, dove Alexander la stava aspettando.
-Stai meglio?-
-Non proprio, ma forse Grace ha trovato qualcosa di più adatto a me. Lo yoga.-
-Sembra sensato.-
Infondo era qualcosa di calmo e perfettamente adatto ad una ragazza splendida come lei.
-Proverò subito a prendere una lezione. Vuoi venire con me?-
La ragazza si sentiva in colpa a lasciarlo da solo, ma sentiva di avere veramente bisogno di schiarirsi la mente in qualche modo.
Alexander però si mostrò subito felice di seguirla.
-Certo.-
Lo yoga non era qualcosa che lo aveva mai aiutato con i suoi pensieri, e l’aveva provato varie volte, ma certo non gli dispiaceva accompagnarla.
Seguendola arrivarono davanti alla porta indicata da Grace, ed entrando videro un gruppo di circa dieci persone, davanti alle quali c’era il capo dell’amica un uomo incredibilmente alto e muscoloso, dalla pelle scura ed una profonda cicatrice sull’occhio.
-Ehi, ma io ti conosco. Sei l’amica di Grace.-
Disse subito l’uomo guardando Hope, che annuì.
-Si, mi ha mandato qui per fare una lezione di prova assieme al mio ragazzo.-
-Benissimo! Io sono Watamuri. Venite pure!-
Sembrava entusiasta di avere più persone alle quali insegnare, e non appena si furono tutti sistemati sui tappetini a disposizione la lezione iniziò.
-Bene, prima di iniziare prendetevi qualche minuto per chiudere gli occhi e respirare. E’ qualcosa che facciamo tutti i giorni ma concentratevi solo sul vostro respiro. E qualsiasi pensiero abbiate, lasciatelo scorrere.-
Per Alexander non era nulla di che, visto non aveva alcun pensiero al momento, e non era certo in una condizione instabile, ma Hope invece ogni volta che chiudeva gli occhi ripensava ai piccoli dettagli trascurati da settimane che potevano semplificare la situazione di quel giorno.
Continuava a pensare a come risolverla ed a cosa fare, e c’erano anche dei pensieri che contrastavano tra loro.
Rimanere sola con i suoi pensieri era molto difficile, ma sembrava essere proprio lo scopo di quei minuti.
Purtroppo non potevano darle la soluzione a tutto in così poco tempo, e presto la lezione partì.
Tuttavia, anche semplicemente una situazione simile di calma ed isolazione avrebbe potuto aiutarla per capire più avanti.
 
 
 
 
 
 
 
Lacie-Nadeshiko-Vladimir-Yume:


Qual è il motivo per cui persone che non hanno mai relativamente parlato molto dovrebbero trovarsi in un bar assieme?
Certe volte la semplice noia, o perché si vuole evitare qualcun altro.
Poco dopo la chiusura della scuola Lacie aveva pensato di passare del tempo assieme ad Ailea, per vedere come stava, ed era felice di sapere anche Astral ci sarebbe stato, anche se con la presenza di Seraph.
Ma quando aveva scoperto sarebbe stato presente anche Khal…c’era un limite alla sopportazione.
Seraph ormai era qualcuno di accettabile nella sua vita, e anche prima uscisse con suo fratello ogni tanto stava in sua compagnia senza fastidio, ma Khal fin dall’inizio non gli era andato a genio, e non essendo una persona incline a nascondere le sue emozioni non se la sentiva di stare in una stanza chiusa con lui.
Aveva quindi preso, senza nemmeno guardare, le prime persone disponibili e le aveva trascinate in un adorabile bar, che vendeva anche dei gelati e frappé, per poi scoprire solo in quel momento chi erano; Nadeshiko, Vladimir e Yume.
In realtà le piacevano tutti e tre, anche se solo con il ragazzo non parlava molto, quindi era stata piuttosto fortunata.
Nadeshiko naturalmente non appena aveva visto dove erano finite aveva subito preso un frappé al cioccolato triplo, tornando al tavolo muovendo la coda piena di allegria; se quel giorno era partito male stava migliorando tantissimo.
Non si poteva dire lo stesso per Yume però, che cercava ancora di contattare Ayame al telefono, tenendo vicino a sé la motosega dell’amica.
L’unico in un umore neutrale era Vladimir, per nulla a disagio di trovarsi lì con la sua ex ragazza e sereno per quanto riguardava il resto.
Era assodato ormai entrambi avessero superato la rottura, ed erano comunque rimasti amici.
-Potrei mangiarne altri venti di questi!-
Urlò Nadeshiko leccando la panna spruzzata sulla coppa di cioccolato.
-Diventeresti un pallone ahah.-
-Miiii Vladimir! Non farmi passare la voglia di mangiare!-
-Nyahahaha.-
Era tutto sommato una buona compagnia, anche se Lacie notò ben presto la scarsa attenzione di Yume.
-Ehi Yume nya, come mai stai tutta china sul telefono?-
-Ayame non mi risponde ancora.-
Il sorso di frappé successivo di Nadeshiko fu molto meno dolce per il timore del discorso in vista.
-Forse l’ha buttato. La vedrai domani a scuola però.-
-E se non tornasse?-
Ipotizzò la viola sconsolata.
-Possiamo scoprire dove vive.-
-E andarla a trovare.-
Disse prima il ragazzo poi Nadeshiko, e lo sguardo dell’amica si illuminò.
-Si possiamo!-
-Allora adesso niente più bronci nya! Altri frappè e gelati!-
Senza nemmeno chiedere loro cosa volesse Lacie corse al bancone, prendendo un gelato alla nutella per Nadeshiko, uno all’amarena per Yume ed uno alla vaniglia per Vladimir.
-Con cosa pagherai Lacie?-
Chiese il ragazzo prendendo il gelato già pronto a restituirle i soldi, ma lei gli mostrò sorridente un portafogli.
-Con la carta di Astry nyahahah.-
-Ahahah, anche io facevo così con Vladimir, vero?-
Scherzò Nadeshiko dando una piccola spinta all’amico, che rise a sua volta.
-Già ahaha, capisco bene il ragazzo.-
-A me di solito la gente offre da bere, ma è un bel cambiamento anche questo.-
Disse invece Yume guardandosi attorno, ricordando però che ancora doveva aspettare per avere altre avventure.
Un gelato freddo era l’ideale per calmare i suoi bollenti spiriti.
A poco a poco quasi tutti ebbero finito, ma Nadeshiko doveva ancora terminare il suo primo frappé.
-Ti aiuto io Nadeshiko nya.-
-Grazie Lacie, credo di avere un po’ esager…-
Prima che potesse terminare la frase l’amica gettò l’intero gelato alla nutella dentro al frappé, ma Nadeshiko non voleva demordere.
Il cioccolato non andava sprecato, mai!
-Dopo possiamo prenderne un altro nya.-
-Ci credo sei così iperattiva se mangi così tanto gelato.-
Disse Vladimir chiedendosi quanto zucchero poteva contenere un corpo così snello.
-Se il mondo funzionasse così allora io sarei un genio per tutto il pesce mangio nya.-
-Touché.-
Mentre chiacchieravano inaspettatamente arrivò un altro gelato, portato da una cameriera che consegnò un foglietto a Yume.
-Da parte di un ammiratore.-
Non appena si allontanò sia Nadeshiko che Lacie si lanciarono verso di lei per vedere cosa ci fosse sul foglietto, vedendo solo un numero di telefono.
-Wow ovunque vai fai faville.-
-Una strage nyahaha.-
Yume sorrise divertita dai loro commenti, e si infilò il bigliettino nel reggiseno.
-Lo conserverò per qualche serata.-
-Li tieni tutti lì?-
-Vuoi dare un’occhiata Vladimir?-
La battuta di Yume fece ridere il ragazzo, che scuotendo semplicemente il capo continuò a mangiare il proprio gelato.
-Anche io tengo i soldi in un posto simile nya.-
-Occhio Lacie, non penso Astral sarebbe felice che io sentissi.-
Rispose subito Vladimir mentre la ragazza alzò una gamba.
-Nei calzini! Sono per le emergenze nya.-
-Io li perderei anche così ahahah.-
Nadeshiko preferiva le borsette in genere, anche perché se avesse fatto come Lacie si sarebbero bagnati ogni volta che c’era una pozzanghera, mentre per il caso di Yume non sarebbe riuscita a tirarli fuori senza dare nell’occhio.
-Devo dire siete ingegnose. Potrei inventarmi qualcosa anche io, chissà magari in un orologio.-
Ipotizzò Vladimir pensando già al prototipo.
-Saresti come le spie nya! Vladimir 007!-
-Sarebbe un ottimo modo per fare colpo.-
Commentò poi Yume.
-Non mi interessa molto far colpo sulla gente. Però mi piacciono queste cose intriganti e particolari.-
-A me piacciono più le cose carine invece.-
Disse Nadeshiko arrivando finalmente sul fondo del frappé, ormai le mancava solo il gelato.
-Oh anche Nadeshiko ha finito! Prendiamo altri gelati!-
-Non sarà un po’ troppo?-
Chiese Vladimir scettico, temendo sarebbero stati male.
-Vladimir nya, siamo giovani, dobbiamo divertirci. Avremo tempo per comportarci da vecchi quando saremo vecchi, ed anche allora ci divertiremo a modo nostro nya! Niente limiti!-
Il ragionamento era molto istintivo e vivace, però a ben pensarci non aveva tutti i torti.
Infondo era solo del gelato, perché pensare sempre al peggio o come un vecchio brontolone?
Magari c’era altro nella vita, e si poteva scoprire a piccoli passi.
-Ma si, prendiamone altri.-
 
 
 
 
Zell-Cirno:
 
-In arrivoooo!-
Zell nella sua vita aveva fatto molti allenamenti, alcuni più semplici altri più difficili, ma nessuno folle come quello di Cirno.
Erano finiti con l’allenarsi in un piccolo parcheggio della città quasi per caso, semplicemente partendo da una conversazione durante l’uscita finita con l’impuntamento della ragazza, che ora lo stava inseguendo lanciandogli contro le sue sfere di ghiaccio.
A quanto aveva detto le aveva modificate in modo che se venissero tagliate non sarebbero esplose creando il ghiaccio, e che sarebbe successo quindi solo toccando terra.
L’aveva fatto perché così Zell avrebbe potuto allenarsi con la lama del suo tirapugni, e vedere qualche altro miglioramento.
Era come giocare a baseball in maniera più alternativa infondo, e non era stata nemmeno male come idea.
Su cinque sfere il biondo riusciva a tagliarne almeno tre; forse non perfettamente a metà ma almeno una punta sì.
-Grande, sto migliorando sul serio.-
Era una vera soddisfazione riuscire a raggiungere i propri obbiettivi, soprattutto dopo settimane che si allenava.
Un po’ come quando si iniziava la palestra, facendo gli esercizi fatti per bene i risultati arrivano prima o poi, ed è sempre fantastico.
-Si non sei male, ma puoi fare di meglio.-
Rispose Cirno lanciandogli una sfera in maniera un po’ particolare, evitando così la colpisse per accentuare il suo punto.
-Questo è ovvio, non dico micca di essere al livello di Seraph o Ailea.-
Era molto probabile che, se lo avesse detto ad alta voce, entrambe avrebbero tentato di farlo a fettine.
-Già non sono niente male, certo non ai miei livelli di grandiosità ma è già qualcosa per un singolo talento.-
Rispose la ragazza continuando a farlo correre per ogni centimetro del parco.
-Se tutti avessero la tua autostima il mondo sarebbe un posto spaventoso.-
-Se tutti pensassero di essere Cirno non ci sarebbe più alcuna Cirno.-
Disse invece lei in risposta all’affermazione del ragazzo, che si limitò a scuotere la testa.
-Inoltre non c’è niente di male ad essere sicuri di sé.-
-Non fino a quando non ti credi superiore.-
-Ma se lo sei?-
Era dura avere una simile conversazione con lei, però ormai era partita.
-Potresti ferire i sentimenti di qualcuno dicendo che non valgono quanto te.-
-Però potrebbe anche spronarlo ad essere migliore. Con te sta funzionando.-
Effettivamente l’aveva fregato in quel caso, anche se non lo infastidiva.
-C’è chi è più sensibile di me però.-
-Incontrare gente come me ad un certo punto può rafforzare il carattere. Poi io non mi credo superiore agli altri in senso cattivo. So quanto valgo perché mi sono impegnata tanto. Ad esempio, io sono la migliore sul ghiaccio.-
Ne era la prova anche la sua coscienza nella sua creazione immediata, e se fossero stati in una montagna innevata sarebbe stata tutt’altra cosa.
-Però dici di essere la migliore in tutto, anche quando non lo sei.-
-A me non sembra così. Però posso incitare di più gli altri.-
Almeno stava considerando le sue parole, anche se Zell non era certo di come si sarebbero evolute le cose in futuro.
Mentre ci pensava però si distrasse, e venne colpito in pieno viso da una delle sfere di Cirno, che gli congelò il volto in una smorfia.
-Ops.-
Immediatamente la ragazza gli corse incontro, visto l’amico era caduto a terra, ma fortunatamente non gli aveva congelato le narici quindi riusciva a respirare, anche se non si poteva dire lo stesso per la bocca.
-Mmmmmmmmmh!-
-Calmo calmo, non è niente.-
-Mmmmh mmmmh!-
L’unico modo che aveva di comunicare era tramite versi, e ci mancò poco l’afferrasse per la camicia.
-Ti sistemeremo, non c’è nessun problema.-
In realtà era un po’ scomodo venir colpiti dalle sue sfere in quel modo, ma avrebbe comunque cercato di aiutarlo.
-Sono più brava a congelare che a scongelare, ma vedrai, sei in buone mani…hai un accendino?-
-MMMMMH!-
Non serviva certo la traduzione per capire cosa stava dicendo, ma prendendogli la mano e facendolo alzare la ragazza lo trascinò verso il dormitorio, ed una volta arrivati nella sua stanza lo portò in bagno aprendo l’acqua della doccia al massimo del calore.
Purtroppo durante il percorso il ghiaccio non si era minimamente sciolto, e Zell tentava di romperlo perfino con le unghie.
-Non tirare troppo o ti si staccherà la pelle.-
-Mmh…-
-Dai, proviamo così.-
Senza dargli il minimo preavviso Cirno spruzzò l’acqua bollente sulla faccia del ragazzo, che immediatamente prese il manico della doccia dirigendolo da un’altra direzione.
-MMMMMH!-
A giudicare dalle braccia ed il collo diventati rossi non era stata la mossa migliore, però il ghiaccio era stato in parte scalfito.
-Dai resisti un po’ si è leggermente ammorbidito!-
-Mh! Mhmhmmhmhm!-
Non sapeva bene cosa avesse detto, ma Zell la spinse con forza fuori dal bagno, chiudendosi la porta alle spalle.
-Ehi!-
Sembrava averla addirittura bloccata, ma Cirno sentiva comunque il rumore della doccia andare.
-Va bene fai come vuoi. Però la mia idea era buona.-
Prima o poi sarebbe dovuto uscire da lì, anche se era sicuramente più poi che prima…
 
 
 
 
 
 
Ailea-Khal-Seraph-Khal:
 
Di solito non era mai imbarazzante avere qualche ospite in casa, ma in qualche modo quella volta per Ailea era stato diverso.
Non era insolito Khal volesse passare del tempo con lei, e nemmeno Seraph, anche se questa volta la bruna sospettava fosse per via dello scontro con Ayame, ed infondo nemmeno Astral era impensabile visto era il ragazzo della sua migliore amica.
Però appunto perché era certa fossero lì per controllarla Ailea si trovava a disagio.
Li aveva fatti sistemare tutti in sala, e Khal non la smetteva di tenerla tra le sue braccia mentre erano seduti su un divano.
Era un po’ protettivo, anche se dolce.
-Allora…come va tra di voi?-
Chiese Ailea non sapendo bene di cosa parlare, e ci pensò Astral a rispondere per primo.
-Tutto bene grazie. E’ bello avere un po’ di tempo per star da soli e Lacie ha iniziato ad accettare la cosa.-
-Bene. Sono felice per voi.-
-Grazie, è carino poi fare delle uscite a quattro. Almeno nessuno si sente come la ruota di scorta.-
Fortunatamente anche Astral voleva evitare quei silenzi, visto sia Khal che Seraph lo mettevano a disagio restando in silenzio a fissare Ailea.
Era così anche lui con Lacie?
Sperava di no…
-Si, magari potremmo uscire da qualche parte.-
Propose la bruna cercando un po’ d’aria, ma Seraph scosse subito la testa.
-Hai subito un urto alla testa, per il momento è meglio aspettare.-
-Ma sto bene.-
Ribatté l’altra corrugando la fronte, e Khal la strinse ancora più forte.
-Anche negli ospedali in casi simili devi rimanere per un po’ in un luogo sicuro. In caso ti sentissi male.-
Per il bianco l’unico luogo sicuro per Ailea era tra le sue braccia, o in una stanza del suo grattacielo, ma lei sembrava di tutt’altro avviso.
-Ma sto bene!-
-Anche a me sembra stare bene.-
Forse sarebbe stato meglio se Astral fosse stato in silenzio, visto ricevette delle brutte occhiate da entrambi.
-Sembrate fuori di testa così!-
Sbottò alla fine Ailea muovendosi per liberarsi dal proprio ragazzo, che non voleva lasciarla andare.
-Mi rendo conto è forse troppo volerti tenere chiusa qui, ma almeno aspetta qualche ora per favore.-
Seraph al contrario cercò di essere più comprensiva, anche se tentava comunque di prendere tempo.
Khal aveva ragione, negli ospedali era sempre meglio soprattutto in caso di incidente che il paziente rimanesse lì, in caso avesse un’emorragia interna o altro che comparisse dopo qualche ora.
Erano in buona fede, ma i loro tentativi continuavano ad incontrare un muro.
-Khal vuoi lasciarmi accidenti!?-
Solo quando la ragazza urlò infuriata, e si rese conto c’erano altre due persone, il ragazzo la lasciò alzarsi.
-Merda siete insopportabili! Vi sembra non sappia reggermi in piedi?! Abbiamo affrontato cose ben peggiori pensate un cazzo di tavolo possa ammazzarmi?!-
-Ailea sono sicuro non intendono questo.-
Astral, che si riteneva il più calmo della situazione, cercò subito di sedare la ragazza per evitare tutto degenerasse, ma servì a poco.
-Non sono così debole da meritare la pietà di nessuno!-
-Non abbiamo mai detto sei debole.-
Ribatté secca Seraph. Sapeva bene dei complessi dell’amica e non avevano mai portato a nulla di buono purtroppo, non solo per lei.
-Sei tra le persone più forti che conosco. Anche per questo ti amo.-
Khal a sua volta cercò di addolcirla, senza mentire in alcun modo, ma Ailea camminò infuriata verso la porta, venendo però fermata da Seraph che le afferrò la mano.
-Va bene usciamo, ma datti una calmata. Sei un pericolo per gli altri in queste condizioni.-
Erano quei classici momenti in cui la bruna avrebbe lottato con chiunque pur di dimostrare quanto era forte, e che spesso coinvolgevano persone innocenti e situazioni molto pericolose.
Era successo molte volte nei mesi precedenti all’incontro con gli altri, ma ora che i suoi occhi erano cambiati lo sguardo di Ailea era ancor più inquietante.
Quasi folle.
In linea con l’imprevedibilità del momento Ailea tirò un forte calcio contro la porta, e corse poi verso la propria camera.
-Ailea!-
Seraph immediatamente le corse incontro, e stavolta Astral provò a bloccarla per farla calmare.
-Non ho niente contro di te, ma devi calmarti. La stai prendendo troppo male.-
Era una sorpresa vederla così suscettibile, ma l’altra non rispose continuando a fissarli tutti con quell’aria diffidente e gli occhi spalancati.
Anche Khal si alzò per calmarla, ma dopo una finta contro Astral la ragazza rivelò il suo vero obbiettivo, ovvero la finestra del salotto.
Nessuno dei tre era abbastanza vicino per fermarla, e così Ailea riuscì ad uscire spalancando la finestra ed iniziando a salire le scale anti-incendio fino al tetto.
-Meda ma dove va!-
Astral lasciò che Seraph e Khal la seguissero per primi; le sue spalle erano troppo larghe per permettergli di passare agilmente per una finestra così sottile, e Seraph era letteralmente una ninja.
Infatti nonostante Ailea avesse già salito quattro piani con alcuni salti sul bordo della ringhiera la bionda riuscì a raggiungerla, anche se all’ultimo salto l’altra tentò con uno dei coltelli alle gambe di colpirle la mano, e la rallentò.
Khal fissava la scena ad occhi spalancati, proprio come la sua ragazza, solo che in lei c’era rabbia, mentre in lui pura eccitazione.
Il cuore era scosso da veloci palpitazioni e più la fissava più avrebbe voluto scoppiare a ridere di gioia; era perfetta, assolutamente perfetta.
E se avesse fatto precipitare la sua amica non avrebbe resistito all’impulso di farla sua sul tetto.
Questo però non accadde, e presto tutti vi arrivarono.
Ailea da un bordo e gli altri non poco lontano.
-Credete sia così debole? Non potete trascinarmi dentro e tenermi rinchiusa!-
Sbraitò la ragazza additandoli mentre camminava sul bordo.
-Non sei debole! Nessuno lo ha mai detto levati questa paranoia e smettila di fare la pazza!-
Astral aveva perso la sua pazienza, ma Seraph mettendogli una mano sul petto cercò di tranquillizzarlo.
-Ho sbagliato. Ho avuto paura oggi mentre eri in quel letto in infermeria. Non perché pensavo non ce l’avresti fatta ma perché io sono stata debole tra di noi, ed è stata colpa mia se ti hanno ferita. Tu sei stata forte e mi hai difesa, ed io non ci sono riuscita.-
Corrugando la fronte confusa le pupille di Ailea sembrarono tornare lentamente ad una grandezza normale.
-Si volevo stare in casa per vedere se stessi bene, anche se sapevo non avresti avuto nulla di che già da prima. Ma ci tengo a te e voglio essere sicura, però ho sbagliato a trattarti come una bambina. Non lo sei.-
-E allora perché devi farlo?!-
-Perché la gente sbaglia Ailea! La gente sbaglia non è perfetta siamo ragazzini e stiamo crescendo!-
All’urlo di Astral, che probabilmente si sentì per vari isolati, la ragazza sembrò stabilizzarsi ulteriormente, e dopo aver dato qualche occhiata ai dintorni sorrise più tranquilla.
-Oh…direi che ho sbagliato anche io…di nuovo.-
La risata successiva era sicuramente imbarazzata, ma sia Astral che Seraph sorrisero sollevati si fosse calmata.
-Però dai, dopo questa direi avete capito non avete tutto sto gran che da preoccuparv…-
Improvvisamente i suoi occhi persero lucidità, il corpo si piegò all’indietro come schiacciato dalla gravità e prima che tutti loro se ne accorgessero la ragazza stava già precipitando prima di sensi dal palazzo.
 
 
 
 
Ryujin-Annabelle:
 
Era sbagliato volersi immischiare negli affari altrui?
Probabilmente sì, ma non si parlava di uno sconosciuto, bensì di un’amica, quindi almeno un po’ la questione cambiava.
Ryujin dopo tutto quello che era successo, ed in aggiunta con la fuga di Ayame, era rimasto in disparte per tutto il tempo, riflettendo sul da farsi.
Annabelle si era intromessa fin dall’inizio negli affari di Lighneers, ed anche se alla fine era emersa la verità sulla sua situazione aveva portato a gravi conseguenze. Forse però era stato l’approccio quello sbagliato e non l’intromissione in sé.
Aveva sicuramente sottovalutato Ayame, mentre lui poteva dire di conoscerla leggermente meglio.
All’ultima ora non vedendola ancora tornare era certo fosse scappata a casa, ed aveva perfino abbandonato la sua motosega.
Sapeva quanto ci teneva, quindi era certo fosse scioccata dalla situazione.
Non era un ingenuo comunque, intendeva andare a casa sua per accertarsi delle sue condizioni, ma anche che si assumesse le sue responsabilità.
Lighneers era forte e robusto, e sicuramente sarebbe sopravvissuto, ma Annabelle ad un colpo simile avrebbe potuto non farcela.
Preferiva ignorare quell’angolo della propria coscienza che gli diceva era quello il suo obbiettivo, perché altrimenti avrebbe corrotto il suo pensiero rendendolo troppo giudicante.
In ogni caso, dopo aver ricevuto l’indirizzo da Milton per telefono, si era subito diretto lì.
Tutto stava andando tranquillamente, almeno fino a quando all’ultima fermata non notò una testa rossa a lui familiare.
-Annabelle?!-
La ragazza immediatamente si voltò sentendo il proprio nome, e riconoscendo il ragazzo lo salutò con un gesto imbarazzato, mentre lui andò a sedersi accanto a lei.
-Cosa ci fai qui?-
Chiese subito il ragazzo preoccupato.
-Ecco…volevo accertarmi Ayame fosse a casa sana e salva.-
-Annabelle, è un gesto molto bello e sicuramente ti dimostri una persona premurosa…ma non pensi dopo stamattina sia azzardato?-
Chiese cercando di contenersi; doveva già essere abbastanza scioccata, non voleva allarmarla.
-Sì, per questo avrei solo guardato da fuori. Casa sua ha tante finestre quindi speravo di vederla ed andarmene subito.-
Era un pensiero un po’ ingenuo vista proprio la grandezza della dimora.
-E se ti avesse vista? Sei da sola, nessuno avrebbe potuto aiutarti.-
-Sì, lo so. Per fortuna c’era Lighneers.-
Ryujin non riuscì a non storcere le labbra a quel nome. Non con cattiveria, ma perché non riteneva giusto il ragazzo fosse perdonato di tutti i suoi errori con solo quel gesto, e sperava almeno lei li avesse riconosciuti.
Nel frattempo la ragazza le mostrò un cappello ed una sciarpa.
-Però vedi, avrei messo questi per non farmi riconoscere da lontano.-
-E non sarebbe sospetto vedere una figura incappucciata fuori dalla finestra?-
-Beh si ahah. Però casa sua è grandissima, lei ha tanti fan a scuola, quindi magari mi avrebbe scambiato per uno di loro.-
Scherzò Annabelle impedendo a tutto ciò che era successo di guastarle l’umore.
-Chissà.-
Disse sospirando il ragazzo, pensando a qualcosa per dissuaderla a continuare il viaggio, ma ormai l’autobus si stava per fermare.
-Anche tu sei qui per vedere come sta?-
Chiese poco prima la ragazza.
-Sì, andrò a bussare sperando mi dicano qualcosa…forse potresti aspettarmi fuori.-
Gli dispiaceva molto lasciarla da sola lungo una strada isolata, ma era di gran lunga più sicuro che farla entrare in casa di Ayame.
-Forse sarebbe più sicuro, ed eviterei di farla arrabbiare ancora per sbaglio.-
Almeno sembrava prendere di buon occhio la sua idea.
-Potrebbe non essere ancora tornata, quindi indossa comunque il tuo…travestimento, e non stare in punti isolati. E chiamami se hai bisogno di qualcosa. Ed urla se succede qualcosa o la vedi.-
-Ahaha. Scusami è che sei veramente dolce a preoccuparti così.-
Dimostrava ancora una volta quanto fosse una persona premurosa, ma era veramente spaventato all’idea venisse ferita mentre lui era a qualche metro.
Ormai però era deciso, e così il ragazzo procedette da solo.
Perfino lui, nato e cresciuto in una prestigiosa famiglia, dovette ammettere l’edificio era qualcosa di impressionante. C’era però anche da dire avevano architetture differenti nel loro paese, quindi non era semplice fare un paragone.
Scuotendo il capo per concentrarsi il ragazzo arrivò fino al cancello che delimitava la proprietà, e suonò ad un campanello posto al lato.
Gli rispose la voce di un uomo.
-Desidera?-
-Buon pomeriggio. Sono un amico di Ayame, sono qui per vedere come sta.-
Ci fu un minuto buono di silenzio prima che il cancello si aprisse, e così il ragazzo poté incamminarsi verso il portone principale dell’abitazione, dove un maggiordomo alto, dai capelli e gli occhi neri, lo stava aspettando.
-La signorina Ayame non è in casa, ma prego, entri e l’aspetti.-
Qualcosa nel suo tono lasciava intuire non fosse un invito, quindi Ryujin si limitò ad annuire.
Come l’esterno anche l’interno non nascondeva un certo sfarzo, e sarebbe stato ben felice di visitarla in una situazione più calma.
-Da questa parte.-
Lo condusse, dopo un breve corridoio, in un salotto dal pavimento chiaro con un tappeto verde muschio al centro, con sopra un tavolino e due sedie.
La stanza aveva i muri in legno di quercia e c’erano vari quadri ad abbellirli, mentre l’unica fonte di luce era un lampadario acceso sopra le loro teste.
A quanto pare era già stato preparato del thè, perché non appena entrò Ryujin ne sentì subito la fragranza.
-Oh, non dovevate disturbarvi.-
-E’ nostro dovere assicurarci che gli ospiti della signorina Envy abbiano un adeguato soggiorno in questa dimora.-
-Envy?-
Chiese Ryujin confuso.
-La signorina Ayame.-
-Oh si, mi scusi.-
Senza aggiungere altro il ragazzo andò a sedersi, sorseggiando dopo qualche minuto il proprio thè.
Il maggiordomo nel frattempo rimaneva fermo davanti alla porta fissandolo.
-Lei è il signor Lighneers?-
Per poco a Ryujin non andò di traverso la bevanda con quella domanda.
-No no, il mio nome è Ryujin. Le chiedo scusa avrei dovuto presentarmi.-
-Anche lei conosce il signor Lighneers?-
Probabilmente Ayame parlava molto spesso di lui se conoscevano così bene il suo nome.
-Facciamo parte dello stesso gruppo di amici.-
-E dove sono gli altri?-
-Beh avevano da fare…-
-E siete sicuro la signorina Ayame non sia con uno di loro?-
Chiese ancora con tono monotono l’uomo.
Ryujin non era sicuro di cosa dire, certamente non intendeva sparlare degli altri, ma non poteva nemmeno omettere ogni cosa.
Quell’uomo, come anche altri nell’edificio, si occupava della sicurezza di Ayame, ma preferiva comunque fosse lei a parlare nel dettaglio di ciò era capitato.
-C’è stata una discussione, ed Ayame non ha parlato con nessuno da stamattina.-
Finalmente il maggiordomo si mosse, sollevando leggermente un sopracciglio; difficile dire se fosse una buona o una brutta notizia.
-Che genere di discussione?-
Nuovamente il silenzio calò nella stanza, questa volta per volere di Ryujin.
-Penso sia Ayame a dovervene parlare, non io alle sue spalle.-
Era certo di avere concluso la conversazione con quella frase, anche se non era per nulla a suo agio.
L’uomo per tutta risposta si inchinò leggermente, uscendo poi dalla stanza.
Tutto ciò che Ryujin poteva fare ora era aspettare.
Dentro di sé sperava Annabelle stesse bene e non avesse freddo. Di tanto in tanto le mandava anche dei messaggi al telefono e lei rispondeva prontamente.
Sarebbe stato un lungo pomeriggio…
   
 
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