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Autore: kikka1010    28/07/2020    1 recensioni
Storia basata sul manga/anime Marmalade Boy: i personaggi so no gli stessi di sempre, cambiano le aspirazioni e forse un pochino i caratteri. Penso sia una storia anche introspettiva, dove si dovranno confrontare con i temi legati al mondo moderno.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Miki Koishikawa, Miki/Yuu, Satoshi Miwa/Steve, Yuu Matsuura/Yuri | Coppie: Miki/Yuu
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1  - Una notizia inaspettata
 
Lo squillo del telefono, poi le grida di Katia e infine qualcosa che cade a terra in frantumi. Tutto così veloce, tutto così rapido. Scende le scale velocemente e si fionda in cucina. Katia in lacrime che cerca freneticamente qualcosa. Miki  le chiede:

“cosa è successo?”

Katia si ferma un secondo, la guarda con gli occhi sbarrati e pieni di lacrime, e poi continua la sua ricerca. Tutto quello che le passa tra le mani lo fa cadere a terra, poi finalmente riesce a trovare le chiavi della macchina. Le prende ed esce come una furia da casa. Miki è sbalordita, chissà cosa le è successo per comportarsi così. Quello che non riesce a capire è perché piange. Inizia a raccogliere tutti i cocci delle cose che Katia ha fatto cadere a terra e butta tutto. È parecchia roba, c’è pure la cornice con la sua foto insieme a Yuri di quando sono arrivati in quella casa. Quel giorno Katia, grandissima cuoca, aveva organizzato una cena con i fiocchi per far conoscere i due ragazzi. Se lo ricorda ancora Miki, quando l’aveva accolta come una mamma, le preparava sempre la colazione prima di andare a scuola. Miki scuote la testa, spazzando via certi pensieri. Ora ha 18 anni, è grande, ha finito la scuola già da un po’ e sicuramente il pensiero di Katia non è più quello di coccolarla. Tanto più da quando ha notato certi atteggiamenti con il figlio. Finito di raccogliere i cocci e di aver salvato la foto, custodita gelosamente, guarda l’orologio. È ancora troppo presto per telefonare a Yuri, sicuramente lui è a lavoro e non può disturbarlo.
Le due famiglie che prima convivevano in un’unica casa a due piani, finita la scuola dei ragazzi, hanno deciso di separarsi e di andare a vivere ognuno nella propria casa, lasciando ai figli la scelta con chi stare e quando andare liberamente nelle due case. In quei giorni Miki si trovava a casa di suo padre, Jin, il quale era fuori per lavoro, e quindi aveva scelto di stare a casa per dare una mano a Katia e per non lasciarla sola. Katia era un’affermata imprenditrice nel campo dei cosmetici e il pomeriggio, mentre faceva smart working da casa, amava organizzare brunch in giardino o semplicemente dei the con le amiche. Miki aveva constatato e, con un po’ di malinconia l’aveva poi confidato alla sua mamma, che Katia era circondata da amiche, ma che mai, da che stava in quella casa, l’aveva invitata a unirsi a loro. Anzi, evitava anche di organizzare aperitivi con il marito quando c’era lei in casa, cosa assai diversa invece capitava quando arrivava Yuri. All’inizio non lo aveva notato, in quanto era una ragazzina e non aveva voglia di stare in mezzo agli adulti che reputava noiosi, poi crescendo e maturando, si era accorta di questo cambiamento. Aveva promesso a se stessa che ne avrebbe parlato con suo padre quando fosse tornato dal suo viaggio di lavoro. Quella sera, ora che ci pensava, doveva proprio tornare. Strano che Katia era uscita così di corsa e non era rimasta a casa a preparare qualcosa. Decise di andare a sdraiarsi sul divano, aspettando il suo rientro.
……….
Erano passate diverse ore e di Katia nemmeno l’ombra. Miki si era appisolata sul divano ed era stata svegliata dal telefono che squillava. Non era riuscita ad andare a rispondere. Chissà chi era. Avrebbero richiamato. Dopo aver formulato questi pensieri, la porta di casa si aprì e Miki vide entrare Katia accompagnata da un’amica, Rose, e da Yoji, il papaà di Yuri. Katia era affranta, addolorata, pinageva. Il suo sguardo si incrociò per una frazione di secondo con il suo e poi cambiò direzione. Rose accompagnò Katia in cucina. Entrambe si sedettero. Yoji, invece, andò vicino a Miki e le disse:
“Cara, ti devo dire una cosa che non ti piacerà, ma devi essere forte. Avrei voluto che ci fosse qui Rumi, ma purtroppo tocca a me questo ingrato compito. Il tuo papà ha avuto un incidente e…non è sopravvissuto”.
Miki non riuscì subito a captare le parole di Yoji, tanto che le parole le rimbombavano nella testa. Lei rimase immobile, in piedi, vicino al tavolo della cucina, senza dire una parola. Non una lacrima scese dal suo volto. Non si rendeva conto nemmeno lei di quello che stava accadendo. Non poteva essere vero. Il suo papà aveva avuto un incidente. E non era sopravvissuto. Non poteva esserci la remota possibilità che si erano sbagliati? No. Il volto di Katia era eloquente. Miki spostò lo sguardo da Katia a Rose a Yoji, li guardava tutti e tre e in realtà aveva la testa altrove. Fu a quel punto che Katia parlò:
“come fai a non avere nemmeno una lacrima per la morte di tuo padre, sei senza cuore, senza sentimenti!”.
Miki si girò e se ne andò in giardino. Si sedette su una sedia di vimini, dove era solita stare alla sera, quando tutti se ne erano andati e la rimaneva solo lei. Sentì comunque parlare Yoji e Katia:
“devi darle il tempo di metabolizzare il tutto, non si è resa conto nemmeno di lei di ciò che è accaduto. È ancora una ragazza”.
“ha 24 anni,non è più una ragazzina, io qua non la voglio, con Jin l’avevamo pensato, ora che lui non c’è più sono io che comando qui. Lei se ne deve andare. “
Il battibecco tra i due continuò. A quel punto Miki aveva capito. Ecco perché non veniva mai invitata quando c’erano le sue amiche o i loro amici, e suo padre ne era complice.  Non la volevano in quella casa, era solo un peso per loro. In tutto questo tempo si era divisa tra le due case ma mai aveva pensato che potesse dare fastidio. Decise che avrebbe fatto le valigie e se sarebbe andata. Avrebbe lasciato quella casa per sempre. Si alzò e se ne andò in camera. Era tardi, ma doveva farlo. Prese due borse e mise tutto quello che aveva. Intanto Yoji aveva lasciato la casa e Katia era rimasta da sola con Rose. Quando scese giù per le scale, Katia non si affacciò nemmeno dalla cucina per guardarla e lei andò direttamente in auto per posare le due borse. Poi tornò in casa, prese la sua borsa, il cellulare e lasciò le chiavi di quella casa sul tavolino della sala. Fece un sospiro e si mise in macchina. Lasciò quella casa e se ne andò. A un certo punto si fermò per guardare il telefono: Yuri l’aveva chiamata 5 volte e mandato 8 messaggi. Doveva rispondergli. Gli scrisse un messaggio.

- Ciao amore, non ti preoccupare sto bene o almeno credo. È tutto a posto. Mi dispiace per tua mamma. Vedrai che tutto si sistemerà. Ora mio papà è un angelo che ci guarda da lassù.-

A Yuri era sembrato strano quel messaggio. Aveva saputo della notizia da suo padre e aveva chiamato subito Miki che non gli aveva risposto. Poi aveva chiamato sua mamma che era in lacrime e non aveva insistito.

- Miki dove sei?-

- A casa con Katia, sono in camera. –

- Ok, quando vuoi chiamarmi io sono qui. Anche di notte, per te ci sono sempre. Ti sono vicino. Domani sarò da te-

- Grazie amore, meno male che ci sei tu.-

A Yuri quel messaggio era parso alquanto strano. Meno male che ci sei tu. Certo che c’era. Aveva deciso di chiamare suo padre per sapere come l’aveva presa Miki. Il padre gli rispose che gli aveva comunicato lui la notizia, in quanto Katia, uscendo di casa, non le aveva detto niente, e si era precipitata in ospedale. Miki non sembrava l’avesse presa male, non aveva versato una lacrima, ma secondo lui doveva metabolizzare il tutto e non si era resa conto veramente che suo padre non sarebbe più tornato a casa. Poi gli disse della discussione che lui aveva avuto con Katia e del fatto che si era lamentata e non voleva più Miki a casa. Yuri non aveva percepito mai questa sensazione in quella casa però aveva sentito che in Miki qualcosa non andava. Parlando col padre, questa sensazione si era acuita e aveva timore per la fidanzata. Lei così dolce, affabile e gentile, in quel momento era parsa così lucida. Decise di tornare a casa. C’erano due ore di distanza che lo separavano da lei, ma doveva partire ora. Si mise in macchina e tornò a Tokyo.

Dopo due ore e un quarto Yuri arrivò a casa del padre. Non voleva disturbare la madre e non sapeva se era andata  a dormire, mentre sapeva che quel giorno Rumi smontava tardi dal turno in ospedale e suo padre era solito aspettarla alzato. Suo padre e Rumi formavano proprio una bella coppia. Molto giovanili entrambi, non si facevano mancare niente e a loro non era mai mancato nulla. Suo padre rimase spaventato quando lo vide ma capì.

“Yuri tesoro perché sei qui a quest’ora?”

“Papà scusa l’orario ma sicuramente eri sveglio. dov’è Miki?”

“qua non c’è. L’ultima volta che l’ho vista era a casa di Katia. “

“non è lì. Sono passato ora e non c’è la macchina. Pensavo fosse qui. La vado a cercare, tanto so dove trovarla”, e così dicendo uscì di casa.

Si avviò con la sua auto in riva al mare, verso la spiaggia di Odaiba. Là vide l’auto della ragazza. E la tròvò sulla bianca spiaggia, alla sola luce della luna. Si avvicinò cautamente verso di lei. Miki si accorse della sua presenza e aspettò che lui si sedette sulla sabbia accanto a lei. Yuri non disattese le sue aspettative.

“perché mi hai mentito? Mi hai detto che eri a casa, invece non c’eri. Ho capito che qualcosa non andava e sono partito subito” la abbracciò forte a sé e le baciò la fronte e la guancia. Un bacio caldo, di affetto, di amore, carico di sentimento. Miki ,che fino a quel momento aveva represso i suoi sentimenti, scoppiò a piangere tra le sue braccia: lui la conosceva bene, vedeva lo specchio della sua anima nel profondo.

“ Mio padre se ne è andato. Non mi ha neanche salutato”.

Yuri sapeva che non era tutto li, qualcosa la attanagliava, forse aveva sentito della conversazione che il padre aveva avuto con Katia. Ma Miki fu più sincera:

“Non mi volevano in quella casa, ero solo un peso. Forse dovevo capirlo.”

Fu lì che Yuri capì che Miki aveva sentito tutto. La ragazza, profondamente malinconica, aveva capito che in quella casa non era ben accetta e se ne era andata per non disturbare con la sua presenza. Senza dire nulla la aiutò ad alzarsi e si diressero in macchina. Ma Miki gli disse:

“Devo prendere la mia auto, non posso lasciarla qui”.

“perché non puoi? La veniamo a prendere domani”

“no, qua c’è la mia casa”.

Yuri si avvicinò all’auto e vide che cerano due borsoni sui sedili posteriori. Allora capì che la situazione eta grave. Non solo Miki aveva appena perso il suo papà, ma aveva capito nello stesso momento che non era amata da quella famiglia, lo stesso padre che l’aveva messa al mondo. Acconsentì a lasciare la propria auto vicino alla spiaggia e salì su quella di MIki. Tornarono a casa, dove Rumi era appena tornata dal turno di lavoro e con Yoji stavano aspettando il ritorno dei due ragazzi. Come erano diversi: loro li avrebbero aspettati alzati fino a tardi, mentre di solito, quando andava dalla madre, era raro che qualcuno aspettava il suo ritorno, a meno che non avevano ospiti.
Rumi guardò la figlia e la abbracciò, ma lei si distolse, andò in cucina, si fece un panino e si andò a sdraiare sul divano. Gli altri la guardarono. Miki stava soffrendo e si buttava sul cibo. Non era da lei. Rumi guardò Yuri. Egli non sapeva cosa fare, doveva lasciarla sfogare la rabbia, la tristezza, tutto quello che le passava per la testa. Si andò a fare una doccia. Miki si addormentò sul divano e fu allora che Rumi notò le valigie della figlia nell’ingresso dell’abitazione. Quando tornò Yuri gli chiese cosa ci facevano due valigie piene di roba e lui gli raccontò quello che gli aveva detto Miki.

“sono rimasto incredulo anch’io, ma a quanto pare è vero, me lo ha detto anche papà. Certo che proprio in questa situazione…”.

Rumi mise una copertina sulla figlia e la lasciò riposare. Intanto Yuri si sdraiò dall’altra parte del divano e guardò Miki. Amava vederla dormire. Poi si girò verso Rumi:

“tu come stai? Non te l’ho chiesto, scusa”

“non ti preoccupare, io sto bene. Per quanto prima abbia amato Jin e la sua morte mi crea un profondo dispiacere perché comunque era il padre di mia figlia, io ora ho Yoji e sono felice con lui. Non mi manca niente. Ho due figli bellissimi  che amo entrambi alla follia e questo è tutto. Sono più preoccupata per Katia, che è rimasta sola, e comunque anche se non condivido ciò che ha detto, penso sia stato tutto dettato dalla disperazione. Però sono molto preoccupata per Miki. Nonostante ora non sia più una ragazzina, ma una donna, sono molto triste per lei”.

Yuri capì quello che voleva dire Rumi. In questo era sempre stata molto più sentimentale della madre e anche molto più larga di coccole. Nonostante non fosse un’ottima cuoca, cercava sempre in tutti i modi di farlo felice. Allora le disse:

“visto che anch’io sono il tuo bellissimo figlio non dai una copertina anche a me?” e le fece l’occhiolino.

Rumi prese un’altra copertina e se lo abbracciò. Lei lo trattava come trattava MIki. Né più né meno. E per questo lui l’adorava.
  
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