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Autore: K ANTHOS    31/07/2020    0 recensioni
Viterbo, fine Ottocento.
Anna, una giovane ragazza della media borghesia cittadina, rimane improvvisamente orfana del padre, morto dopo aver perduto gran parte del proprio patrimonio in circostanze poco chiare.
Scossa dalla perdita e rimasta sola, Anna accetta l'invito per l'estate di una facoltosa zia paterna proprietaria di una vasta
tenuta nelle campagne maremmane.
L'incontro fortuito con un cavallo indomabile e con l'anziano stalliere della tenuta la metterà di fronte alle sue fragilità ma anche alla sua inconsapevole forza, coinvolgendola in un percorso di rinascita e di maturazione personale.
L'amore travolgerà Anna senza via di scampo ed avrà gli occhi di un ragazzo volitivo e tenace che non appartiene alla sua classe sociale ma che sarà pronto a lottare contro tutto e tutti pur di conquistarla.
Anna a questo punto dovrà decidere della sua vita: se seguire l'istinto del cuore o rinunciare per sempre ad esso.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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All’inizio del terzo giorno dopo l’incidente Anna si sentì meglio e decise di scendere in sala da pranzo per fare colazione con la zia.

Si sedette al suo posto in silenzio dopo averle augurato il buongiorno e non ebbe il coraggio di parlare.

-Come ti senti oggi Anna?- esordì la zia dopo qualche minuto.

-Molto meglio grazie, altrimenti non sarei scesa…- era intimorita, l’aveva ferita profondamente mentendole.

-Non devi affaticarti anche se ti senti meglio, non puoi sapere se qualche costola ha risentito del colpo. Preferirei che non uscissi dalla villa…o avevi intenzione di farlo?- la zia non si fidava più come prima.

-No, no zia Costanza, non mi sento di uscire ancora. Stavo pensando di andare in salotto a leggere, poi mi ritirerò di nuovo in camera mia per riposare- in camera avrebbe posizionato con l’aiuto di Chiara la poltrona vicino alla finestra per vedere i movimenti dei contadini nell’aia e distrarsi.

-Bene… sono contenta- la donna era rilassata, contenta nel vedere la nipote riprendersi velocemente.

 

Verso le dieci Anna risalì le scale molto indolenzita e raggiunse la sua camera, fece spostare la poltrona e finalmente si mise a sedere di fronte alla finestra da cui entrava una leggera brezza.

Circa venti minuti dopo notò uscire dalla scuderia Ercole completo di sella e cavezza, sospinto da Leonardo e da Cesare: il cavallo non sembrava molto convinto della cosa, era esitante e tutti insieme presero la direzione dell’area dei tondini che purtroppo Anna non vedeva perché rimaneva dietro l’edificio che custodiva i cavalli.

Pensò che forse Fiore li attendeva al campo, ma qualcosa non le tornava poiché Leonardo non si era mai occupato fino a quel momento dello stallone. Decise quindi di far prendere informazioni a Chiara e tornò a rilassarsi guardando il contrasto netto che il cielo blu faceva con le foglie scure delle querce.

 

-Sbrigati, prima che se ne accorga Fiore, forza andiamo- faceva Leonardo.

-Ma come fai… Come fai ogni volta a convincermi ad aiutarti? E’ un mistero per me…- disse ad alta voce Cesare.

-E’ che mi vuoi bene Cè…- era vero. Cesare aveva sempre stravisto per Leonardo, per lui era come un fratello maggiore.

Ercole venne portato nel tondino e legato con la cavezza molto vicino al palo centrale mentre Cesare entrò cavalcando il maremmano docile e fidato di Leonardo.

-Mi raccomando Cesare, non voglio che tu ti faccia male, capito? - disse lui preoccupato rivolto all’amico.

-Farò attenzione Leo, come sempre- rispose Cesare concentrato.

Leonardo respirò profondamente e infilò una cavezza di cuoio con due redini sopra quella che già indossava Ercole, quindi la passò a Cesare che cominciò a farlo girare in senso antiorario tenendolo alla sua destra tra la staccionata ed il suo cavallo: il maremmano lo contrastava con la sua mole e allo stesso tempo lo tranquillizzava con la sua docilità. Cesare fece diversi giri con lo stallone finché non lo sentì tranquillo e calmo. A quel punto Leonardo, pronto e concentrato, entrò nel tondino: fece fermare i due cavalli e fece posizionare la testa di Ercole sul collo del maremmano, quindi si mise sulla sua sinistra, si fece passare le redini dall’amico, infilò il piede nella staffa e svelto e sicuro gli salì in groppa. Il quartetto cominciò a girare costringendo il frisone a fare i primi movimenti: Cesare continuava a costringerlo contro la staccionata ma Ercole cominciò a fare il pazzo ribellandosi e cercando di scaricare dalla sella Leonardo. Furono i secondi più lunghi della vita del ragazzo che poco dopo venne disarcionato e lanciato al di sopra della staccionata. Liberatosi dell’intruso, lo stallone ritrovò pian piano la calma.

-Ti sei fatto male Leo? - chiese con apprensione Cesare.

-No, ma ci è mancato poco, sembrava di stare sopra un toro…- Leonardo si rialzò cercando di capire se aveva qualcosa di rotto, quindi si avvicinò di nuovo alla staccionata.

-Ne hai abbastanza per oggi?- fece Cesare.

-Assolutamente no, ho la testa più dura della sua io…- Leonardo si ricaricò per provarci di nuovo.

Ripresero tutto dall’inizio e poco dopo Leonardo si ritrovò a volare nuovamente sopra la staccionata, questa volta con qualche ammaccatura.

-E ora cosa hai deciso di fare Leo?- ridacchiava Cesare.

-Non c’è due senza tre…-fece lui ancora più motivato.

La terza volta Ercole scartò, si dimenò, cercò in tutti i modi di farlo scendere dalla groppa ma poi, stanco, cominciò a cedere.

Il frisone era accaldato, il sole forte e la fatica lo avevano sfiancato.

Cesare non credeva ai suoi occhi: Leonardo cominciò a fargli sentire le gambe contro le sue costole per incitarlo a camminare e agì sulle redini per farlo virare un po’ a destra o un po’ a sinistra. Ogni tanto il ragazzo lo colpiva con l’estremità dei finimenti per provocarlo e fargli consumare le ultime energie: lo stallone era stanco e non meno lo era Leonardo completamente madido di sudore, impolverato e provato per le tante cadute, ma era anche molto soddisfatto. Continuarono a farlo girare lentamente per altri venti minuti, quindi lo liberarono del peso e, tranquillizzato, lo riportarono nella rimessa premiandolo con la miglior biada.

Il lavoro sarebbe stato lungo, poteva durare mesi interi ma ormai Leonardo era riuscito a trovare l’approccio giusto. I due ragazzi si dovevano sbrigare per mettere Fiore davanti al fatto compiuto ed evitare di far venire Alberto.

-Domani mattina alla stessa ora per favore aiutami di nuovo Cesare- fece Leonardo stanco morto.

-Certo amico mio, non mancherò- Cesare era completamente sbalordito, senza parole. Ai suoi occhi Leonardo era ora un vero eroe.

   
 
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