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Autore: _Zaelit_    02/08/2020    1 recensioni
Come cambierebbe la storia di Final Fantasy VII se un'altra creatura aliena fosse caduta sul pianeta, anni fa, oltre a Jenova?
Il Progetto Yoshua R porta alla creazione di una ragazza all'apparenza normale ma che, in realtà, dovrebbe incarnare il potere dei Cetra e uguagliare la forza fisica dei prodotti del Progetto Jenova.
Rainiel non sa di essere nata da un esperimento, esattamente come non lo sa Sephiroth, ma i loro destini percorrono la stessa strada e sono pronti a incrociarsi.
- La Fanfiction è ambientata durante le vicende di Crisis Core ma gli eventi sono stati cambiati per comodità della trama. Alcuni personaggi potrebbero risultare lievemente OOC. Vi è la presenza di coppie canon e noncanon e di personaggi OC. -
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Nuovo personaggio, Sephiroth
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Crisis Core, Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Heiress of Yoshua'
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Il gallo cantò all'orario previsto, le campane di una piccola chiesa nel centro del villaggio suonarono e la nuova giornata iniziò definitivamente.
Sephiroth si risvegliò all'alba, ritrovandosi sul divano della casa in affitto affidatagli a Darefall. La pioggia della notte passata aveva rinfrescato l'aria, per cui pensò di indossare la sua solita uniforme, che aveva pulito e appeso nell'armadio.
Salì le scale, aprendo la porta della stanza con nonchalance. Con sorpresa si ritrovò sotto gli occhi una Rainiel ancora profondamente addormentata, le braccia avvinghiate a un cuscino e le gambe avvolte intorno a un altro, la coperta che la copriva solo fino alle ginocchia e la sua maglia addosso, fin troppo grande per lei.
Ebbe l'istinto di avvicinarsi a lei per controllare come stesse, ma strinse le mani e tornò indietro. Le avrebbe lasciato il tempo di destarsi da sola e intanto lui avrebbe fatto una doccia e asciugato i lunghi capelli, un processo che richiese circa mezz'ora di tempo per essere portato a termine.
Una volta finito, indossò un pantalone militare nero qualsiasi e gli stivali stretti dii pelle, si mise la cintura e poggiò un asciugamano intorno alle spalle scoperte. Tornò al piano di sopra con calma, stavolta bussando.
«Avanti.» lo invitò la voce femminile dall'altro lato, e lui entrò.
«Buongiorno.» salutò atono, notando che non si era ancora cambiata. Era seduta con le gambe incrociate sul letto, i capelli spettinati e il viso assonnato.
«Buongiorno a te!» salutò lei allegramente. «Ma come? Sei già pronto?»
«Dobbiamo partire il prima possibile per cercare informazioni sulla belva.» Camminò in avanti e con un massimo di tre falcate raggiunse il letto. Si sedette sul bordo, dando in parte la schiena a Rain. «Dovresti prepararti anche tu.» le suggerì poi.
Rainiel tornò a coricarsi con uno sbuffo, atterrando tra i cuscini morbidi che si piegarono sotto il suo peso.
«Per forza? Questo letto è comodissimo. E anche la maglia.» commentò ancora assonnata. Portò una delle maniche al viso e sorrise in modo tenue. «Ha un buon profumo.» bisbigliò infine.
Sephiroth sollevò un sopracciglio. Per caso a Rain piaceva il suo profumo?
La ragazza si rese conto di quanto detto e si trascinò sui gomiti contro la spalliera del letto.
«Cioè... insomma...» tornò a balbettare, sua peculiarità. Stavolta però si arrese. «Ah, lasciamo perdere. Non riesco nemmeno a fare un complimento a qualcuno senza sembrare strana.»
«Non sei strana.»
I loro sguardi si incrociarono, ma Sephiroth si rese conto di aver proferito quella frase solo dopo averla esclamata, tanto urgente era stato il desiderio di dare forma a quel pensiero.
Questa volta abbassò lui la testa, per poi muovere un braccio e girarsi dall'altro lato.
«È solo... colpa di quanto accaduto ieri sera. Sei ancora sconvolta?»
«Sconvolta?» Rain sforzò un'amara risata, «Sì, diciamo di sì. Ma più che sconvolta sono una stupida. Avevi ragione, sai? Quando hai detto che scappo sempre via dai miei problemi. Non faccio altro che questo, lo dimostra il fatto che ieri sia scappata di casa in quel modo. E la cosa peggiore è che nemmeno me ne pento.»
Ci fu un breve silenzio.
«Infatti... ho lasciato tutte le mie cose nelle valige a casa dei miei genitori. Aikuchi comprese. Potrei mandare un facchino a prendere tutto, ma le spade...!» Rainiel si batté un palmo in fronte. «Combino sempre guai. Ma perché non me ne va una giusta?!»
«Non sono perdute. Possiamo recuperarle.»
«Lo so, ma non mi va di tornare a casa stamattina. Voglio sfogarmi un po' nella missione, schiarirmi le idee, e affrontare con calma la questione questa sera. Stasera tornerò a casa e parlerò con loro, dopotutto li considero comunque i miei genitori. Ma le Aikuchi...»
«Posso prenderle io.» si offrì all'improvviso.
Rain strabuzzò gli occhi.
«Andresti fino a casa mia? Davvero?»
«Non mi pare che sia poi così lontana da qui.»
«Lo so, ma... ti stai addossando una mia responsabilità, di nuovo. Potrei chiederlo a Zack, oppure...»
«Non è un problema. E non sappiamo se Zack stia dormendo. Stamattina dobbiamo metterci in marcia, quindi voi penserete a prepararvi e a chiedere informazioni sugli ultimi avvistamenti della belva, mentre io recupererò le tue Aikuchi. Risparmieremo tempo.»
Rain si grattò la testa e si espresse con una risatina.
«Sicuro sia per le tempistiche? O vuoi semplicemente farmi un favore?» lo stuzzicò.
Sephiroth girò la schiena in sua direzione e sollevò un sopracciglio. Si allungò in avanti, avvicinandosi a lei e sollevando il colletto della sua maglia senza farle alcun male.
Rain, ritrovandoselo all'improvviso così vicino, si paralizzò e cambiò colorito.
Il sogghigno del SOLDIER fu per lei il colpo di grazia.
«Sei ancora in pigiama.» disse a bassa voce. «Invece di preoccuparti, dovresti pensare a prepararti. Non credi?»
Il suo indice seguì per un momento le cuciture del colletto, per poi lasciarlo andare. La maglia larga ricadde sul petto di Rain inanimata.
Sephiroth si alzò senza attendere risposta, mentre Rain rimase bloccata contro la spalliera del letto, rigida come un masso, a domandarsi cosa fosse successo. Di certo Sephiroth le aveva insegnato un'altra lezione, da buon mentore: provocarlo non era una buona idea, perché anche in questo era decisamente più bravo di lei.

 
Qualche minuto dopo, il SOLDIER DAI lunghi capelli argentati terminò di vestirti e uscì per raggiungere la casa dei genitori della sua allieva. Rain gli aveva già spiegato dove si trovasse, per cui non faticò a trovarla. Una volta sull'ingresso, bussò e attese risposta.
Una donna dai capelli un po' sbiaditi e il colorito pallido aprì la porta con sguardo speranzoso. Doveva trattarsi della madre della ragazza, in attesa che lei tornasse a casa. La sua espressione mutò diverse volte, passando per varie fasi ed emozioni.
«Buongiorno, signora. Sono...»
«Il generale Sephiroth!» esclamò lei. «Qui al villaggio la conoscono tutti. È il mentore di mia figlia, giusto? Le è successo qualcosa? Rainiel sta bene?»
La madre sembrava molto spaventata.
«Sì, non c'è bisogno di preoccuparsi. Al momento si trova a casa mia e si sta preparando per la missione di oggi. Sono qui per recuperare le sue Aikuchi.»
La donna, molto più bassa di lui, sollevò la testa per rivolgergli uno sguardo confuso.
Sephiroth cercò di spiegarsi meglio.
«Sono le sue...»
«Le sue armi. Sì, lo so. Rain le desiderava tantissimo, per cui io e mia marito abbiamo messo da parte dei soldi per molto tempo e poi ci siamo rivolti a un fabbro. Rain è molto legata alle sue spade.» raccontò lei, dimostrando di sapere molto di sua figlia. «Non è per questo che sono perplessa. Perché Rain non è qui? Non vuole vederci?»
Il SOLDIER trattenne un sospiro. Avrebbe dovuto immaginare di trovarsi in una situazione del genere.
«Verrà a trovarvi quando la missione sarà terminata. Al momento è impegnata, dobbiamo partire il prima possibile.»
Lei annuì.
«Capisco.»
Alzò una mano per chiedergli di attendere e tornò in casa, ricomparendo poco dopo con le due spade corte in mano.
«Le avevo messe da parte, sapevo che le sarebbero servite.»
«La ringrazio.»
Sephiroth mosse le mani per prenderle, ma la donna parve esitare e avvicinò le Aikuchi a sé.
«Solo... un'ultima cosa...»
«Signora, non posso permettermi ritardi. »
«Lo so! Ma io... io vorrei solo...»
La donna represse un singhiozzo.
«Rainiel... la ammira molto, Generale. Ha sempre straveduto per lei, persino ai periodi del suo esordio. Se è diventata una SOLDIER è perché voleva diventare come lei. Voleva diventare un simbolo di pace e di protezione.»
Sephiroth si arrese. Non comprendeva l'attaccamento di quella madre, la necessità di dovergli spiegare per forza qualcosa che lui, dopotutto, già sapeva. Non le bastava sapere che Rainiel stesse bene?
O forse era proprio lui a non capire...? Era quello l'amore di un genitore, di una madre? Un amore che lui non aveva mai conosciuto e che considerava estraneo?
«So che è felicissima di essere sua allieva, e che può raggiungere qualsiasi vetta nella sua carriera. Anche se non ci riuscisse, rimarrebbe comunque la nostra bambina. Nonostante tutto quello che è successo, Rainiel è la nostra unica figlia e so bene che lei sa quando i suoi genitori la amano. Ma ho paura che possa capitarle qualcosa. Non so per quale motivo, ma oggi ho uno strano presentimento e temo che possa essere collegato a Rain. Per questo ho un favore da chiederle, Generale...»
Sephiroth attese che parlasse, oramai incuriosito dal suo monologo.
«La prego, badi a lei. So che è una brava guerriera, che è forte e capace e che non è una stupida. Ma che può fare una madre, se non preoccuparsi per i suoi figli? Lei è tutta la nostra vita, io e mio marito la amiamo più di qualsiasi altra cosa al mondo. Quindi le chiedo, dal profondo del mio cuore, di proteggerla e di starle accanto, oggi e in futuro. Rainiel è molto legata a lei, anche se forse non lo dimostra così tanto. Basti vedere come parla di lei, con quel tono di totale ammirazione. Per questo glielo chiedo, capisce?» raccontò, quasi disperatamente, «Può promettermelo?»
Sephiroth si ritrovò alquanto spiazzato. Cosa avrebbe dovuto rispondere? Non era certo un tipo da promesse solenni, men che meno da sentimentalismi simili. Il concetto di "proteggere gli altri" era scavato nel profondo della sua morale, una pietra miliare della sua formazione da SOLDIER ed eroe. Perché quella donna era così ossessionata dall'idea che Rain fosse al sicuro, pur sapendo che poteva benissimo difendersi da sola?
«Impedire alla mia allieva di cacciarsi nei guai e di farsi male è in ogni caso un mio dovere. Non c'è bisogno di promesse di alcun tipo.»
«Quindi la terrà al sicuro?»
«Finché mi sarà possibile.»
«Lo apprezzo. Davvero.»
La donna consegnò le armi al SOLDIER.
«Io e mio marito aspetteremo Rainiel a casa, oggi. Non vediamo l'ora di rivederla. Vogliamo solo che sappia che tutto si può sistemare e che la amiamo incondizionatamente. Auguro a tutti voi buona fortuna per la missione!»
Al termine della conversazione, Sephiroth si congedò abbastanza in fretta e tornò sui suoi passi, ancora alquanto sorpreso dalle parole un po' troppo emotive della signora che aveva incontrato.
Non aveva mai conosciuto sua madre: era questa la sua condanna? Non avrebbe mai compreso la natura dell'amore di una madre? Non l'avrebbe mai sperimentato, certo. E questo era stato un problema per lui, forse quando era un bambino. Non aveva una madre. Era morta.
Ma Rainiel aveva qualcuno, aveva dei genitori che avrebbero fatto qualsiasi cosa per lei. Rain vantava il dono più bello che una persona potesse ricevere. L'unico che Sephiroth non aveva mai compreso, e che credeva di non poter mai comprendere: l'amore.
   
 
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