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Autore: mgrandier    03/08/2020    10 recensioni
La vita è un rincorrersi di fasi differenti, nelle quali si alternano sentimenti, emozioni e priorità diverse, che ci inducono a compiere scelte e finiscono per dare un’immagine di noi parziale, evidenziando un aspetto piuttosto che un altro. Per questo, in un puzzle di fasi e punti di vista, ogni storia corre tra alti e bassi e modifica continuamente lo spunto per la lettura di quello che sta accadendo; per questo, volta per volta, è questione di …
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Nuovo personaggio, Tsubasa Ozora/Holly
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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9 - … coraggio
 
(La stessa sera, inizio giugno)
 
Procedendo ancora si erano inoltrati in una delle vie dello shopping più prestigioso, dove i marchi facevano sfoggio di grandi negozi eleganti e i passanti parevano sempre più affascinati dalla costruita opulenza degli stores.
Ad un tratto, Yuki si arrestò di fronte ad una elegante vetrina e Genzo le si fermò accanto, incuriosito e sorpreso nel vederla così attratta da quella esposizione di gioielli.
- Accidenti! Sono inguardabile! – gridò Yuki con gli occhi spalancati e le mani istintivamente portate a riavviare i capelli e Genzo comprese immediatamente che la sua attenzione non era rivolta ai gioielli esposti, ma allo specchio a tutta altezza che faceva da sfondo ad un’ampia parte della vetrina.
- Ma perché non me l’hai detto? – chiese poi, diretta a lui, con espressione quasi disperata e le braccia allargate come a mostrarsi, perché lui vedesse il suo stato – Non mi ero resa conto di come stessi andando in giro … -
Genzo non seppe trattenere un sorriso, mentre scuoteva il capo sollevando le spalle; con la sua maglia sportiva, i leggings scuri e le immancabili Superstar, gli sembrava assolutamente identica a come la vedeva ogni giorno.
– Cos’hai che non va, Yuki? – le chiese allora, per poi proseguire – Sei in ordine, come al solito. Io ti trovo … ti trovo … -
Rimase in sospeso, mordendosi per un istante le labbra e poi chinandosi appena ad osservarla meglio, socchiudendo gli occhi, tenendo il suo sguardo scuro legato a sé e muovendo una mano per andare ad sfiorare una ciocca sfuggita di nuovo al fermaglio che le tratteneva i capelli raccolti sul capo, ravviandola dietro il suo orecchio. Non seppe trattenersi, perché nella sua apparente semplicità, la ragazza ai suoi occhi era esattamente come avrebbe dovuto essere, di una bellezza genuina e spontanea; una costante attrattiva per la sua attenzione. Si impose di esprimere almeno uno dei pensieri che si erano affollati nella sua testa, mentre nella mente riecheggiava quell’urgenza che ormai premeva nel petto e stringeva le viscere con una cantilena sinistra: non potrei resistere tanto.
Ti trovo semplicemente perfetta.
Questo, avrebbe voluto dirle. Le parole, tuttavia, restarono incastrate tra lingua e palato, seccandogli improvvisamente la gola. Iniziava a comprendere meglio Tsubasa e, sebbene dieci anni fossero effettivamente molti, pensò anche che per lui esprimere persino un semplice apprezzamento stesse diventando un problema. La sicurezza e la apparente spavalderia dei primi tempi erano scemate in una catena fatta di timori. Un laccio che gli impediva di osservare la situazione con lucidità, di dare un nome alle cose e, soprattutto, di esprimersi liberamente. E la situazione pareva anche peggiorare quando, in qualche modo, il pensiero di Tsubasa e del suo legame con Yuki, tornava a galla. Quel pensiero tornò prepotente e Genzo si sentì bloccato; era difficile da ammettere, ma la consapevolezza di dover in qualche modo rendere conto a Tsubasa di qualunque cosa avesse detto, o peggio ancora fatto, a Yuki e con Yuki, si insinuò nelle sue vene come un veleno paralizzante. Con grande sforzo, scacciò l’immagine del compagno di nazionale, cercando di concentrarsi sulla ragazza al proprio fianco.
Riuscì a chinarsi appena, avvicinandosi alla sua guancia, mentre lei tratteneva il respiro – Credo che il mio giudizio non abbia molto valore, sai? – le sussurrò forzando se stesso – Non penso di saper essere imparziale, in questo caso. - aggiunse semplicemente e poi arretrò un poco, cercando la sua mano con la propria e insinuando le dita tra le sue, mentre lei, con gli occhi spalancati e le labbra socchiuse, restava imbambolata a fissarlo, con le guance improvvisamente arrossate. Genzo strinse un poco la presa, quasi a risvegliarla da quell’attimo di imbarazzo, per tirarla gentilmente a sé e indurla a riprendere la loro passeggiata. E quando la sentì muovere i primi passi per seguirlo, non lasciò la sua mano, ma si fece coraggio e la trattenne, guidandola a camminare tra la gente e conducendola tra i passanti, sfilando insieme tra i gruppi che popolavano le vie.
Camminarono a lungo, in silenzio, quasi mano nella mano, con le dita appena intrecciate e in grado di sfiorarsi ad ogni passo, ma evitando di guardarsi negli occhi, con una strana e densa atmosfera ad aleggiare tra loro; raggiunsero il lungofiume orientale quando ormai il cielo si era fatto quasi completamente scuro alle loro spalle, mentre di fronte a loro la città disegnava un profilo scuro e frastagliato sul cielo sfumato negli ultimi toni caldi del tardo tramonto estivo.
- Adoro i grandi fiumi. – dichiarò Yuki spezzando il lungo silenzio e poggiando i gomiti sul parapetto che proteggeva la passeggiata dalla riva dell’Elba, sotto di essa; la ragazza aveva lo sguardo rivolto al fiume e gli occhi tradivano il suo essere rapita da ciò che osservava – E questo mi piace particolarmente perché ha pure questo porto immenso e sempre in movimento … -
Genzo le si affiancò, piegandosi a propria volta sul parapetto e sostenendosi sui gomiti – Durante il mio primo anno ad Amburgo, venivo spesso qui ad osservare le navi attraccate al porto. - iniziò a raccontare, tenendo lo sguardo rivolto alle imbarcazioni – Nonostante fossi abituato ad una vita solitaria, qui ho dovuto adeguarmi alla sensazione di isolamento assoluto che la lontananza dal Giappone aveva aggiunto a ciò a cui ero avvezzo; il porto mi ricordava che tante persone vivono lontane da casa riuscendo a trovare comunque punti fermi nella loro vita, perché ogni volta che si fermano ad un molo, è come se tornassero ad allacciare legami con il mondo. –
Con le dita, prese a giocare con la superficie polverosa del parapetto; raccontare di sé e del proprio passato gli risultava semplice di fronte a lei, molto più che affrontare il presente – Sinceramente, spesso pensavo al Capitano Ozora … a tuo padre: ricordavo bene la reazione di tuo fratello quando l’aveva visto tra il pubblico, durante la prima partita in cui ci siamo affrontati … e non riuscivo ad immaginarmi nella stessa condizione. Nemmeno sforzandomi, arrivavo a provare un tale senso di appartenenza, a sentirmi legato a qualcuno … -
Yuki ascoltava attenta, con gli occhi socchiusi, quasi concentrata; all’udire quelle parole mosse istintivamente una mano sulla destra di Genzo – Non hai un buon rapporto con la tua famiglia, vero? –
Non ne avevano mai parlato.
Lui scosse il capo, con lo sguardo sempre basso – Non mi sento di farne una colpa ai miei genitori, che hanno scelto di farmi crescere nel nostro paese d’origine nonostante loro fossero impegnati a Londra per lavoro, né tantomeno ai miei fratelli che, entrambi più grandi di me, avevano già intrapreso i loro studi lontani dal Giappone quando io ero appena un ragazzino … e non posso nemmeno dire che di non avere un buon rapporto con la mia famiglia: semplicemente, non c’è. – concluse sollevando le spalle.
- Ti manca, giusto? – gli chiese ancora lei, stringendo la presa sulla mano.
Genzo levò lo sguardo a Yuki che, al vederlo, parve sorpresa; forse, immaginò lui, si era aspettata di vederlo triste, velato di amarezza, mentre in quel momento lui non avvertiva minimamente la tristezza che aveva pesato sul suo animo in passato, quella che aveva ingoiato e soffocato per riuscire a crescere e sentirsi davvero grande.
Le sorrise e cercò di spiegarsi – In passato, più che la mia famiglia, mi è mancato il provare quel legame speciale che non conoscevo, ma intuivo nei miei compagni, come in tuo fratello. –
- E ora? – azzardò Yuki – Sei abbastanza cresciuto da poterne fare a meno? –
Genzo socchiuse lo sguardo, puntandolo in quello della ragazza; sospirò profondamente, scegliendo le parole, prima di spiegarsi – Ora è diverso perché sono cambiato io ed è cambiato il mio mondo. –
Fece una breve pausa, vedendo Yuki ancora più sorpresa, con la fronte aggrottata, concentrata nello sforzo di comprendere.
- Starò via da casa alcuni giorni Yuki: - le spiegò tutto d’un fiato - parto con la squadra tra una settimana e … -
- Parti? – gli chiese di rimando, molto sorpresa – Hai un ritiro con i tuoi compagni? –
- E’ più di un ritiro, Yuki; molto di più. – ammise Genzo con un mezzo sorriso, raddrizzando la schiena per appoggiare il fianco al muretto, e inspirando profondamente – Abbiamo le qualificazioni per la Champions League con il Bayer Leverkusen e sono stato convocato come titolare, di nuovo ufficialmente in prima squadra. - precisò – Sinceramente, dovrei esserne elettrizzato, perché aspettavo questo momento da un sacco di tempo … - nascose lo sguardo a terra per qualche istante, prima di tornare a mostrarsi a lei e proseguire - … ma non riesco a vivere tutto questo come avrei immaginato. -
Yuki dischiuse le labbra, che tuttavia non seppero liberare altro che un suono strozzato, rimasto chiuso in gola, e lui la vide smarrita, leggendo nel suo sguardo qualcosa di scuro, che tuttavia non era in grado di leggere …
- E’ difficile ammetterlo, – spiegò lui, mordendosi le labbra, per poi riprendere ciò che era rimasto in sospeso – ma sto iniziando a capire cosa si provi all’idea di stare lontano da casa. –
 
Genzo si era sistemato sul divano con un lungo sospiro di apprezzamento; erano rientrati ormai da un pezzo, ma né lui né tantomeno Yuki sembravano intenzionati a dare un termine a quella lunga giornata piena di emozioni.
Avevano trovato ancora tanto da raccontarsi, camminando vicini e raggiungendo l’appartamento senza nemmeno prendere in considerazione i mezzi pubblici, ma semplicemente passeggiando, per il piacere di entrambi, scivolando da un argomento all’altro, quasi stessero fingendo di poter ignorare quella miriade di segnali, e di istanti troppo intensi, che si erano susseguiti dal momento in cui si erano riuniti, all’università; e quando erano giunti a casa, stanchi per la lunga passeggiata, si erano alternati in doccia, senza accennare al fatto di voler finalmente cedere al sonno.
Mentre lei trafficava al bancone della cucina, lui si era preso qualche minuto per dare un’occhiata al proprio cellulare; non si definiva un tipo social, ma cazzeggiare ogni tanto su Instagram o su Facebook restava un modo come un altro per rimanere in contatto con gli amici sparsi per l’Europa e per il mondo. Scorse rapidamente con il pollice una lunga serie di immagini istintivamente catalogate dal suo occhio attento nella nutrita sezione dei post inutili, arricciò il naso perdendo qualche istante sull’ennesima risposta prepotente di un contatto dalla spocchia insopportabile a cui risolse di dare il meritato peso (cioè nessuno) e poi tornò a far scivolare annunci e commenti, finendo per fermarsi tutto d’un tratto di fronte all’immagine di uno scorcio cittadino in cui riconobbe al volo l’atmosfera parigina. Un’occhiata al profilo che aveva pubblicato la ripresa gli confermò i dubbi iniziali.
- Misaki sta ancora a Parigi? – chiese a mezza voce, senza aspettarsi realmente una risposta.
Invece, un attimo dopo, alle sue spalle, appoggiata allo schienale del divano, si materializzò Yuki con un braccio proteso a tenere, giusto ad un palmo dal suo naso, una tazza dalla quale si levava una spira di vapore profumato.
- Tisana. – annunciò lei, prima di lasciarla nella mano che lui aveva istintivamente sollevato e portato alla tazza, per poi chiedere evidentemente curiosa – Dove sta Misaki? –
Genzo prese qualche sorso dalla tazza, gustando il sapore intenso della miscela – Mmmm … Guarda qui: a me sembra Montmartre. –
Yuki, ancora in equilibrio sullo schienale del divano, si concentrò per qualche istante, sfilandogli il telefono di mano per leggere il testo del post. Lui la osservò, assorta a guardare lo schermo e totalmente estraniata da tutto ciò che le stava attorno … Gli bastò un attimo per inquadrare la situazione, tendere le labbra in un sorriso sornione e muoversi di conseguenza. Con un gesto rapido, posò la tazza sul tavolino, voltandosi nella sua direzione sollevando le braccia verso di lei.
- Non sono mai stata a Parigi – ammise Yuki con una smorfia – e Taro non ha messo il luogo della foto, eppure … Ahhh! –
Non le lasciò terminare la frase.
Genzo fu velocissimo e Yuki evidentemente non si era accorta di nulla, così lui riuscì ad afferrarla per i fianchi e tirarla verso la seduta, facendole scavalcare il divano con una carambola e portandola a cadere sopra di sé. Nella sorpresa iniziale, Yuki aveva cacciato un grido acuto ma poi, quando si rese conto dell’accaduto, lei si unì alla sua sonora risata, nascondendo il capo tra le proprie braccia, contro il suo petto.
- Ma sei impazzito? – gli chiese non appena fu in grado di spezzare le risate, sostenendosi con gli avambracci puntati su di lui – Mi hai fatto prendere un colpo! –
Genzo non riuscì a smettere subito di ridere e guardandola da sotto in su cercò di minimizzare – Scusa … non volevo spaventarti: è che te ne stavi lì sopra, in bilico … e non ho saputo resistere! –
- Ma tu sei fuori di testa! Avrei potuto avere la tazza in mano … - lo redarguì Yuki, mentre lui scuoteva il capo con fare sicuro.
- Avevi il mio telefono tra le mani: nessuna tazza in circolazione. – la tranquillizzò sollevando le sopracciglia.
- Sembrano gli scherzi di Tsubasa! – lamentò lei ancora abbandonata sopra Genzo – A casa, non perde occasione di farmi fare la figura dell’idiota! -
- Bene. – risolse Genzo – Allora con questo ti sentirai ancora di più a casa … -
Yuki lo guardò di traverso, mentre si sollevava da lui, districando le gambe dalle sue - Eh, come se ce ne fosse bisogno … e, comunque, il telefono dov’è finito? –
Genzo si mosse mettendosi a sedere, passando le mani sull’imbottitura e recuperando il telefono dalla fessura tra due cuscini - Eccolo, tranquilla, non gli è successo niente; vieni qui che ci stai anche tu. –
Poi scivolò un poco, distendendosi con le spalle contro lo schienale e un gomito puntato sulla seduta, mentre lei, un po’ incerta, si sistemava nello spazio libero, poggiando appena la schiena al suo petto e piegando le gambe, per non finirgli proprio addosso.
Genzo le passò il braccio libero sopra il fianco, trattenendo il telefono in modo che lo vedesse anche lei – Allora, dove sta Misaki? – e riprese, mostrandosi tranquillo, come se nulla fosse accaduto, e come se fosse naturale rimanere così con lei, stesi nello stretto spazio del divano. Perché, tutto sommato, era proprio così: se ancora gli era difficile esprimere a parole i sentimenti che provava nei confronti di Yuki, perché ormai era abbastanza certo che di sentimenti si trattasse, tuttavia quando erano insieme, soprattutto all’interno del mondo protetto del suo appartamento, ogni distanza veniva annullata con assoluta disinvoltura.
Per Yuki pareva essere lo stesso; la ragazza, messasi comoda e sistemata qualche grinza fastidiosa che la maglia del suo pigiama leggero aveva formato sotto di lei, tornò ad osservare la fotografia – Hai ragione, credo che sia Montmartre. – convenne, prima di aggiungere – Ma considerato che si tratta di Misaki, potrebbe essere già volato dovunque. –
Genzo non trattenne una risatina – Vero anche questo … - e poi incuriosito tornò a lei – Davvero non sei stata a Parigi? –
Yuki scosse il capo, imbronciata – Non mi portarono nemmeno ai tempi del torneo … Accidenti! Mi parcheggiarono a casa di una zia, costretta a seguire tutte le vostre imprese solo attraverso i racconti di Tsubasa, ad orari impossibili! –
- Prima o poi dovrai rimediare. – commentò Genzo, prima di riprendere a scorrere tra i vari post: una foto sfocata di Ishizaki, i gatti di Wakashimazu spaparanzati a pancia all’aria su un letto dall’aria minimal, le prodezze da palestra di Hyuga e gli apprezzabili risultati degli esperimenti ai fornelli di Morisaki …
Sollevando le sopracciglia e arricciando le labbra, risolse che, alla prima occasione, avrebbe chiesto qualche dritta al collega portiere: per come conosceva Morisaki, sempre gentile e costantemente convinto di essergli debitore, era certo che l’avrebbe aiutato volentieri.
- In questo momento, non accetterei di muovermi da questo divano per niente al mondo. – lo sorprese Yuki, strappandolo ai suoi pensieri e accomodandosi meglio, poggiando il capo sul braccio che lui teneva sotto di lei – Devo ammetterlo: dopo questa giornata, sono letteralmente sfinita e se in più mi fai stare qui comoda e coccolata … non ti garantisco niente. –
Genzo rimase spiazzato, per qualche istante non seppe risponderle; poi, semplicemente, si accomodò meglio anche lui, poggiando il capo al bracciolo e rilassando il braccio che teneva il telefono, fino a posarlo sul divano, abbracciando completamente la ragazza. Trasse un profondo respiro, insinuando appena il naso fra i suoi capelli, alla base del collo, e riconoscendo il profumo delicato di fiori di ciliegio che, ormai lo sapeva bene, saturava la doccia dopo il suo passaggio, si rilassò a propria volta – Neanche per me è stata una giornata semplice, sai? Direi che anche io non ti garantisco di riuscire a stare sveglio a lungo. –
Nel respiro teso di Yuki, riconobbe l’ombra di un sorriso, prima che le sue parole, un sussurro appena soffiato sul suo polso, lo lasciassero completamente spiazzato.
- Allora è il caso che dormiamo. Ma dimmi: scapperai all’alba come hai fatto questa mattina o al mio risveglio ti ritroverò qui con me? -


Angolo dell'autrice: per chi aveva avanzato ipotesi in merito al non detto di Genzo a Yuki, ora è giunta la risposta; qualche lettrice attenta aveva intuito di cosa si trattasse.
Avevate dubbi anche sul fatto che Yuki non fosse del tutto all'oscuro del suo essere rimasto con lei: ma siete lettori bravissimi e davvero attenti! Sono davvero fortunata! Vi adoro!
Per il resto, è proprio questione di coraggio, caro Genzo... ma forse il tuo non basta ancora, perchè per quanto tu sia grande e grosso e vissuto e indipendente e pieno di grandi qualità... in questo momento sei proprio in difficoltà.
Tra le righe di questo capitolo, tra mille altre cose nascoste, c'è una strizzata d'occhio a due personaggi di storie (vecchie e nuove) che mi stanno tenendo compagnia in questo periodo: mando un saluto alle loro autrici che sopportano le mie sclerate e mi aiutano quando ne ho bisogno. In particolare, da quasi digiuna di calcio giocato (diciamo che più che a digiuno, sono a dieta, ecco) mi assumo la responsabilità di aver piazzato una qualificazione di Champions quando fa comodo a me XD e con chi andava a genio. Ho avuto buone spiegazioni da Melanto, ma poi ci ho messo del mio per demolire i suoi buoni consigli. Per favore, prendetela per quello che è: libera ispirazione e sincera ammirazione alla fantascienza calcistica che regna sovrana nel manga! 
Io torno a ringraziare tutti coloro che mi fanno compagnia e mi esprimono le loro impressioni: è un vero piacere conoscervi e scambiare quattro chiacchiere con voi.
Un abbraccio a tutti
mgrandier
  
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