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Autore: Shaara_2    04/08/2020    7 recensioni
“Ben perché non sei tornato da me?” gli chiese, asciugando le lacrime.
Ma lui rimase immobile a guardarla, sorpreso e senza fiato.
“Rey? Sei tu?” le rispose, incredulo, aggrappandosi al cristallo kyber che lo teneva prigioniero. “Pensavo che non ti avrei più rivisto.”
***
Ciao a tutti. Ho deciso di scrivere questa breve storia REYLO (Ipotetica relazione sentimentale tra Rey e Ben Solo), per raccontare un possibile Epilogo “soddisfacente” dopo TROS. Come tutti i miei racconti, ci sarà il lieto fine. Questa storia è ispirata alla filosofia degli Je’Daii. Buona lettura
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Finn, Kylo Ren, Maz Kanata, Poe Dameron, Rey
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo 26

 

Grazie infinite a Alcalafalas per aver realizzato questa immagine meravigliosa.

Il disegno non è fatto per questa fan fiction, ma gentilmente concesso da Alcalafalas per le mie storie. 

Grazie per tutto Alcalafalas. La tua arte è fonte di ispirazione. Per vedere altri suoi disegni cliccate qui.

⧫⧫⧫

Io non sono di questo mondo né dell'altro,

non del cielo né del purgatorio.

Il mio luogo è il senza luogo,

la mia traccia è la non traccia.

Non è il corpo e non è l'anima,

perché appartengono all'anima del mio amore.

(Rumi)

⧫⧫⧫

 

 

Rey si svegliò con il cuore che le batteva forte. Un senso di oppressione le dava il capogiro. Le orecchie fischiavano come venti sinistri. Ed era sudata, talmente sudata da aver bagnato tutto il letto. Un sibilo oltre alle persiane le fece spalancare gli occhi.

 

“Per la Forza!” esclamò, portandosi le mani sul viso. Allungò un braccio verso il comodino, tastandolo come se volesse capire dove si trovasse. Sentì il vento di Tatooine battere contro le finestre, sollevando polvere e muffa secca, e fece un sospiro.

 

“Continuo a fare questi sogni assurdi” disse tra sé e sé.

 

Prese fiato, inspirando ed espirando il lieve odore di vecchio tipico della casa dei Lars. Ma, riconoscere il luogo in cui era andata ad abitare dopo la sconfitta del Primo Ordine, non le diede quel senso di pace e conforto di cui aveva bisogno. Al contrario si sentì perplessa.

 

“Questo era proprio pazzesco…” rifletté, sistemandosi i capelli.

 

Diversamente dai sogni fatti nei giorni precedenti, l’ultimo le era sembrato particolarmente reale. Così reale che più volte aveva sentito il cuore battere forte e il suo corpo reagire all’ambiente circostante. Per non parlare delle emozioni. Era stato tutto così nitido: il matrimonio nella Forza, la prima notte di nozze e poi la missione, l’esplosione dei pianeti e l’incontro con i maestri Je’daii. Avrebbe potuto raccontare i dettagli per ore.

 

Ogni cosa le sembrava ancora talmente viva da lasciarla quasi stordita e piena di domande a cui non sapeva dare una risposta.

 

Si guardò attorno, cercando qualche ricordo concreto del sogno, ma tutto ciò che vide fu la sua solita realtà. La vecchia casa di Luke era sempre la stessa: sommersa di polvere, in mezzo al deserto. E lei era ancora lì, da sola, con BB-8 come unica compagnia. Nessun futuro, solo silenzio e dune di sabbia. Le persone che aveva amato erano morte. Quanto a lei, cercava soltanto di sopravvivere.

 

Strizzò gli occhi, ancora assonnata, guardando dei raggi di luce arrivare dal piano di sopra. Osservò il pulviscolo ballare nell’aria, riflettendo piccolissimi bagliori dorati. Dei bagliori così piccoli da vedersi appena. Comunque, abbastanza luminosi da far brillare la confusione nella stanza. Il tavolo, il comodino accanto al letto e i panni sporchi, gettati alla rinfusa, uno specchio rotto, abbandonato per terra, e la finestra da cui filtrava la luce. Tutto sembrava cosparso come da un sole liquido. Ma lei si sentiva diversa: in parte triste e in parte dubbiosa.

 

“Oh, mamma mia, sono un disastro!” sbottò, guardandosi le gambe sempre piene di lividi.

 

Si fermò stupita da quella affermazione.

 

“Un attimo!” borbottò a voce alta. “Perché mi sembra di aver già vissuto tutto questo?”

 

Scosse la testa e sfilò la camicia da notte. Si vestì velocemente, cominciando a perdersi nei suoi pensieri, ma senza farsi distrarre abbastanza per non sentire il vociare meccanico di BB-8 proveniente dal piano di sopra.

 

“Cosa?”

 

Le sembrò strano, però ebbe proprio l’idea che stesse parlando con qualcuno. Un umano, a giudicare da come si esprimeva.

 

“BB-8?” lo chiamò. “Con chi stai parlando?”

 

La mascella scivolò in una smorfia di sorpresa nel rivivere la stessa scena. BB-8 che parlava con un’anziana, la donna che la scambiava per la figlia di Luke, lasciandole un libro, e infine la profezia.

 

“Aspetta, aspetta.” Mosse le mani in aria, parlando a voce alta.

 

“Non può essere già accaduto. Queste sono solo fantasie. Sogni!”

 

BB-8 cominciò a salutare l’individuo che aveva bussato alla porta. E solo allora corse di sopra, raggiungendo il piccolo droide.

 

“Addio” sentì dire mentre guardava le dune.

 

In lontananza vide una figura andare via. Sembrava una donna, piccola e magra, con un sacco che arrivava quasi fino a terra e un vecchio Bantha che le camminava accanto.

 

“Chi era?” chiese, guardando BB-8 e cominciando a grattarsi la testa.

 

BB-8 si girò emettendo un piccolo verso e Rey strabuzzò gli occhi. I suoi battiti cominciarono ad aumentare.

 

“Ana Bold?” disse, senza più capire se stesse ancora sognando. Non era già successo? Non aveva già conosciuto quella donna? Non le aveva regalato un libro con un pesce inciso sulla copertina?

 

“Non ti ha dato niente per me?” balbettò, ma BB-8 affermò che fosse solo passata per un saluto.

 

“Un saluto?”

 

Confusa, corse dentro casa a cercare il suo bastone. Udì un rumore in lontananza, come il motore di una nave da trasporto. Si coprì la testa, bevve un sorso d’acqua e si precipitò verso il deserto, seguita da BB-8 che rotolava dietro lei, lasciando una scia sulla sabbia infuocata.

 

Fece qualche passo quando l’ombra di una nave oscurò il cielo sopra di lei.

 

“Chi può essere?” disse a BB-8.

 

Si fermò, alzando una mano sulla fronte per ripararsi gli occhi. Il rumore dei motori si fece più forte e la sabbia cominciò a roteare, risucchiata dalla manovra di atterraggio del velivolo.

 

BB-8 fece un rumore metallico e lei gli rispose:

 

“Non so chi siano.” Guardò la nave, impugnando il bastone, poi tornò a voltarsi verso BB-8. Un sorriso forzato: “Tranquillo, non sembrano minacciosi.”

 

La nave atterrò vicino a lei, che strinse gli occhi per vedere meglio. Nuvole di sabbia cominciarono a formarsi intorno. Il caldo del deserto sembrò aumentare, amplificato dal rombo del motore. Ma, quando il ponte levatoio toccò terra, inaspettatamente riconobbe due figure. Una di loro si agitava sul posto come impaziente.

 

“Rey!”

 

“Ragazzi!” gridò, andando incontro a Poe e Finn.

 

Era un anno intero che non li vedeva e adesso le sembrava incredibile che avessero deciso di farsi vivi esattamente pochi istanti dopo la fine di quell’incredibile sogno. La vita era proprio un mistero, pensò mentre affondava gli stivali nelle dune di sabbia. Il riverbero del sole lasciò posto alla sagoma dei suoi amici che correvano verso di lei e, quando l’immagine divenne più nitida, notò una terza figura estremamente minuta. Di sicuro doveva trattarsi di una razza aliena.

 

I tre continuarono ad avanzare. Finn allargò le braccia fino a che non la raggiunse, la prese per la vita, la sollevò da terra e cominciò a farla roteare nell’aria.

 

“Finn! Mettimi giù!” ridacchiò.

 

L’ex assaltatore le sorrise. “Anche io sono felice di vederti.”

 

L’amico la posò a terra fissandola con allegria e lei senza sciogliere l’abbraccio si girò verso Poe, allungando la mano.

 

“Come stai?” le chiese il pilota, prendendo il palmo tra le sue dita.

 

“Come sempre, Poe. È tutto come sempre…”

 

Rey fissò i grandi occhi scuri di Poe, la barba leggermente incolta e il sorriso serafico, come se fosse in pace con l’universo. Anche il suo profumo sembrava diverso, ricordava l’odore del mare.

 

“Hai più sognato Luke?” domandò Poe.

 

“Luke?” Ripeté quel nome senza capire, continuando ad osservare l’amico in cerca di quel qualcosa che lo rendeva così strano ai suoi occhi.

 

“O Leia…” aggiunse Finn, con una voce più dolce.

 

“Ma voi, come lo sapete?” domandò, sgranando gli occhi. Era tutto sempre più inverosimile. Dopo la morte di Ben su Exegol e la sconfitta di Darth Sidious, non li aveva più visti e, men che mai, gli aveva raccontato i suoi segreti.

 

“Rey?” disse una voce stridula. “Tutto bene?”

 

“Cosa?” Guardò in basso e le pupille le si spalancarono nel scoprire che a parlare era stata un’Aleena. Una piccola Aleena vestita di bianco.

 

“Aleena?” Socchiuse la bocca in una domanda silenziosa.

 

“Rey!” ridacchiò l’aliena con tono insolente. “Chiamami Elena.” Allargò un sorriso. “È il mio nome.”

 

Rey chiuse gli occhi, dandosi un pizzicotto per vedere se fosse sveglia.

 

“Ahi!” esclamò, mentre si pizzicava il braccio. Probabilmente si era solo illusa di essere sveglia mentre invece continuava a sognare. Però il pizzicotto faceva male e questo poteva dire solo una cosa: era tutto vero. Strizzò gli occhi verso il basso, riguardando l’aliena saltellante.

 

“Che diavolo sta succedendo?” Agitò le mani in aria, andando all’indietro. “Non è possibile… perché sta capitando questo?”

 

“Che cosa non è possibile, Rey?” domandò Poe, appoggiandosi al suo bastone di legno con un vistoso pomo di Kyber azzurro.

 

“Forse…” sussurrò Finn, sfiorandole un braccio.

 

“Sarebbe meglio se ti sedessi e ci raccontassi quello che hai visto” continuò l’aliena, avvicinando una sedia con la Forza.

 

Quello fu il punto in cui Rey comprese che forse non era stato tutto un sogno… Era stato qualcosa di più… ma che cosa?

 

Il cuore cominciò a pulsarle più forte, il fiato divenne più corto, le mani cominciarono a sudare e la mente cominciò a correre come impazzita.

 

“Poe, tu…”

 

Lo squadrò, come se vedesse il suo abbigliamento solo in quel momento. Il bastone con il pomo di Kyber, le vesti chiare con una larghissima gonna pantalone sotto la giacca. Un abbigliamento decisamente insolito, per un ex pilota della Resistenza.

 

“Finn? Che cosa devi dirmi?” Portò le mani alla testa, sempre più confusa, e indietreggiò ancora. “Voi… voi siete Je’daii!” Battè le ciglia più volte. “Ma, allora…”

 

Senza dire altro cominciò a correre, lasciando i suoi amici a bocca aperta.

 

“Dove sta andando?” Finn guardò Poe, grattandosi la testa.

 

Corse verso le aride rupi di Jundland Wastes. Corse senza più pensare a cosa fosse vero, falso o solo una teoria della sua mente. Corse fino a perdere il fiato, fino a sentire il suo cuore scoppiare e le gambe dolere. Corse fino alla vetta più alta. Fino all’estremità dei sogni. Senza più porsi domande sul passato o sull’avvenire. Corse, sapendo che era solo il presente quello che voleva e che poteva ancora cambiare.

 

“È da qui che sono passata nel sogno” disse, preparandosi a salire sulla montagna.

 

Guardò in alto, ricordando il punto esatto da cui era riuscita ad accedere alla grotta fatta di Kyber. Cercò di balzare sulla cima con la Forza, ma non riuscì a fare neanche un salto. Non si scoraggiò e, senza indugiare, cominciò a scalare le vette. Salì passo dopo passo. Pietra dopo pietra. La roccia franò in qualche punto, ferendole le mani. Vide del sangue uscire dalle dita, ma lei non si arrese. Andò avanti ancora e ancora, ignorando il caldo, il sudore, lo scricchiolio delle ossa, il sudore che le colava nella schiena e le grida di Finn che intanto l’aveva raggiunta.

 

“Rey, aspetta, non puoi farcela da sola” gridò l’amico.

 

Ma lei ignorò la sua voce, spinta soltanto dalla frenesia di arrivare. Un passo e poi un altro, verso l’alto, senza sosta. Solo un pensiero nella mente. Una speranza. Un laccio stretto intorno al cuore.

 

“Rey!”

 

Non lo ascoltò, avviandosi verso la cima. Il laccio la tirò così forte da farle male. Sapeva che, qualunque cosa fosse, quel dolore riguardava Ben Solo. Lo sapeva, era come una luce che ardeva nel suo cuore e non poteva far spegnere quella fiammella. “Non ora” disse stringendo le labbra.

 

Un’ultima arrampicata e arrivò sulla cima.

 

“Rey, lascia che ti aiuti” gridò Finn, che saliva con poderosi slanci di Forza.

 

Lo osservò per un attimo, mentre Poe e l’Aleena li seguivano a ruota. Rimase confusa per un istante ma poi, dopo un ultimo sforzo, arrivò all’ingresso di una grotta. Un passaggio stretto, frastagliato e angusto, che nessun uomo avrebbe mai osato attraversare. E, forse, proprio per questo sorrise, mettendosi di fianco per cercare di passare.

 

“Ben Solo, sto arrivando!”

 

Entrò dentro la grotta. Era buio, c’era umido, un caldo insopportabile e uno strano odore di zolfo. Seguì quel tanfo pesante, tossendo fino in fondo alla caverna. Sentì il rumore di un corso d’acqua che scorreva veloce e, subito dopo, quello provocato da Finn che entrava cercando di seguirla.

 

“Rey, aspettami!”

 

Si girò per cercarlo e lui con uno slancio nella Forza la raggiunse.

 

“Per le stelle, Rey, corri più veloce di un fathier!”

 

Finn si piegò sulle ginocchia, riprendendo fiato, e le sorrise.

 

“Per certe cose non serve la Forza” disse Rey, ricambiando il sorriso e asciugandosi il sudore dalla fronte.

 

“Andiamo?” allungò una mano verso l’amico.

 

“Sei sicura?”

 

“Mai stata così sicura.” Aiutò Finn con un braccio e insieme avanzarono nel buio pesto della grotta.

 

“Non si vede nulla” si lagnò Finn.

 

“Non è con gli occhi che devi guardare, questo è un posto speciale che ho visto nei miei sogni.”

 

Finn si fermò di scatto. “Nei sogni?” Le mise una mano sulla spalla. “Aspetta, non possiamo andare alla cieca solo per un sogno.”

 

“Finn” disse lei, con aria rassicurante. “Non preoccuparti, i sogni sono come porte…” Gli prese un braccio e continuò ad avanzare.

 

“Sei sicura di star bene?” ribadì il ragazzo, ma una luce attirò la loro attenzione nello stesso istante in cui finì di parlare. Una luce abbagliante composta da milioni, miliardi di farfalle multicolore, che gli andarono incontro, come se volessero investirli con le loro ali colorate.

 

“Andiamo, dobbiamo seguire il torrente.” Rey sorrise, facendogli l’occhiolino.

 

“Un torrente?” Finn continuò a guardarla sbigottito. “Sei sicura? Sei già stata qui?”

 

Rey rise e cominciò a correre verso la cascata che adesso appariva nitida. Una cascata di acqua sulfurea che precipitava da un immenso monolite di Kyber azzurro.

 

“Di qua!”

 

Le farfalle cominciarono a volare seguendo il corso d’acqua fino ad una sorgente.

 

“Dove stiamo andando?” domandò Finn, guardando il paesaggio che lentamente cambiava fino a trasformarsi in una prateria selvaggia, ricca di vita e farfalle.

 

“Tra poco lo vedrai.”

 

Da un grande bacino in cui si trovava dell’acqua stagnante uscivano ogni tanto dei getti di vapore caldo e sulfureo, poi la sorgente si trasformava in lago.

 

Finn cercò il suo sguardo, ma lei non poteva dire niente. Non era quello il posto che aveva visto nel sogno. O meglio, tante cose sembravano uguali: c’erano le farfalle, la cascata, il kyber, la sorgente, il lago e l’odore di zolfo. Quello che era cambiato era il contorno: non c’erano più le stalattiti che pendevano dal soffitto di una grotta lugubre, ma un cielo limpido attraversato soltanto da nuvole passeggere.

 

Si guardò intorno, con le gambe sempre meno stabili.

 

“È cambiato qualcosa!” proclamò, ma non spiegò i dettagli al suo amico.

 

“Rey, Finn, fermatevi!”

 

Si tuffò nell’acqua, senza ascoltare le voci di Poe e dell’Aleena che, intanto, l’avevano raggiunta. Finn la seguì immediatamente.

 

“È pericoloso!” urlò Poe, ma lei ignorò i loro richiami. Al contrario cominciò a nuotare in quell’acqua agitata da molteplici correnti.

 

Mosse le braccia con forza, nuotando verso il fondo, fino a toccare qualcosa. Riconobbe una lastra fatta di un materiale denso e solido, in grado di riflettere la luce. Sembrava un cristallo.

 

“È un Kyber!” urlò verso Finn, quando entrambi riuscirono a mettere la testa fuori dall’acqua per prendere fiato.

 

“Sei sicura di quello che stiamo facendo?” domandò l’amico.

 

Rey annuì.

 

“Conosci questo posto?” gridò Poe dalla riva, facendo un passo verso l’acqua.

 

“Sì, ma è cambiato qualcosa!” E subito dopo, mentre prendeva aria per immergersi ancora, sentì una forza tirarla verso il basso. Come un richiamo, un’emozione, una paura che prendeva forma dall’abisso, qualcosa a cui non sapeva dare un nome.

 

“Devo andare!” disse prima di immergersi.

 

Finn fece una smorfia, poi guardò brevemente verso Poe e l’Aleena e si immerse sott'acqua anche lui.

 

“Dove state andando?” gridò Poe, ma nessuno rispose.

 

La voce di Poe venne attutita dalle correnti mentre Rey e Finn continuavano a nuotare verso il kyber.

 

Quando lo raggiunsero osservarono la grandissima lastra azzurra, ma Rey non si sentiva convinta. L’acqua era calda. Pochi pesci. Qualche alga solitaria. Tutto sembrava immobile, spento, come se qualcosa avesse risucchiato l’energia. Non era più il kyber che aveva visto nel sogno. La Forza sembrava scomparsa, perlomeno lei non riusciva più sentirla.

 

Toccò la lastra, sperando di sentire calore, ma nulla accadde tranne che, dopo qualche tocco, un branco di piccoli pesci colorati cominciò a nuotare verso di lei.

 

Improvvisamente il corso d’acqua prese vita. Diversi animali uscirono dal riparo delle alghe e dagli anfratti degli scogli, rendendo quel posto più allegro.

 

Guardò Finn sollevare le sopracciglia, allargando le braccia come se volesse rispondere a qualcosa che lei non aveva chiesto, oppure era una domanda. Forse voleva chiederle della Forza. Probabilmente anche lui si era accorto che lei non riuscisse più ad usare quell’energia che l’aveva pervasa così intensamente. Pensò che fosse il caso di tornare fuori dall’acqua per parlarne con lui, invece rimase ferma ad osservare Finn mentre interagiva con il Kyber. Osservò le sue dita mentre si avvicinavano alla lastra. Allontanò il viso per capire meglio.

 

“Che cos’è?” sembrò chiederle Finn, muovendo una mano e lei gli indicò di toccarla, muovendo il mento verso il basso.

 

Finn analizzò la lastra con maggior attenzione. La toccò, allargando gli occhi spaventato quando gli parve che reagisse al suo tocco. Ogni volta che posava un dito, una luce fioca si diramava verso l’alto e delle piccole correnti, come corde abbandonate nell’acqua, sembravano sprigionarsi dai suoi palmi.

 

Vedendo la Forza agire come nel sogno, anche lei toccò la lastra, ma nulla accadde, né all’acqua, né al Kyber. Non aveva più la Forza e, mentre spalancava gli occhi per la scoperta, un breve ricordo attraversò la sua mente.

 

“Ogni cosa ha prezzo…” le aveva detto un selkath nel sogno.

 

Rimase perplessa, concentrandosi sui ricordi, ma Finn la distolse dalle sue riflessioni trascinandola con la testa fuori dall’acqua. “Che cos’è questo posto?” le chiese Finn, spostando le braccia per restare a galla.

 

Rey ansimò, prendendo fiato e passando una mano sugli occhi, il sapore dell’acqua dolce nella gola.

 

“Oltre quella lastra c’è una stanza. Una specie di prigione nella Forza. Nel sogno ho visto che lì era tenuto prigioniero Ben Solo, dopo la sua morte su Exegol. Finn, lo so che non sei d’accordo, ma voglio liberarlo.”

 

“Ben Solo?” balbettò Finn, guardandola di traverso. Scosse la testa con le labbra incurvate in una smorfia, e con occhi indagatori la fissò: “Vuoi dire il figlio della Principessa Organa?”

 

“Finn, non ho tempo per spiegarti… ma, se non lo libero subito, non so cosa potrebbe succedere. Io, lui, e pure tu, siamo legati alla Forza. Se lui non sopravvive, non ci sarà mai equilibrio.”

 

Finn spalancò le labbra, guardandola spaventato. “Rey, di che cosa stai parlando?” Mosse le braccia per tenersi a galla.

 

Rey prese fiato, nascondendo l’agitazione che aveva dentro, ma ci sarebbe voluto troppo per spiegargli ogni cosa in quel momento, perciò disse all’amico:

 

“Finn, devi fidarti di me, ti spiegherò tutto dopo.” 

 

Andò un’altra volta di sotto, tornando davanti alla lastra spenta e silenziosa, e vide un banco di pesciolini luminosi nuotare verso il fondo. Si ricordò di averli già visti nel suo sogno e li seguì fino al centro della sorgente. Nuotò dietro la loro scia luminosa, attraversando le correnti, allontanandosi dalla luce dei Soli di Tatooine, rimasta fuori dall’acqua. Avanzò incurante del pericolo e li seguì fino al punto più scuro e fitto del fondale. Rimase immobile, trattenendo il fiato. Solo il suo cuore sembrava muoversi in quel punto morto. Un vuoto quasi assoluto, interrotto dai suoi battiti sempre più veloci. Poi un guizzo. Un movimento leggero e il fondale cominciò ad emanare un lievissimo bagliore. Tre pesci comparvero all’improvviso. Tre grossi pesci luminosi che ruotavano in cerchio, portando con sé la luce e una scia d’acqua che alimentava le correnti della sorgente.

 

Erano tre pesci azzurri e lucenti che nuotavano veloci come se volessero mordersi la coda, senza mai riuscirci.

 

Rey si spinse contro corrente, fino a sentire il fiato corto, ma non risalì immediatamente. Al contrario si limitò a guardare quegli animali meravigliosi, lasciandosi trasportare dalle onde. Se la Forza l’aveva portata lì, di sicuro c’era un motivo.

 

Si abbandonò, comprendendo di essere al centro di tutti i vortici di luci e correnti sommerse. I tre pesci cominciarono a ruotare intorno a lei.

 

Ruotavano e ruotavano, come se danzassero in un girotondo luminoso.

 

Qualche bolla uscì dalla sua bocca e lei chiuse gli occhi, concentrandosi sulle parole che avevano risuonato nella sua mente per tutto il sogno.

 

“Tutto è energia, tutto è interconnesso”.

 

Aprì le mani, abbandonandosi alle onde, mentre Finn tentava a fatica di raggiungerla.

 

“In cambio un dono avrai…”

 

Spalancò gli occhi, realizzando di trovarsi a corto d’aria.

 

“L’amore sarà l’unica indeterminazione…”

 

Un po’ d’acqua le entrò nelle narici, mentre i capelli si disfavano dai panini che li tenevano raccolti. Fece una mossa per uscire, ma un laccio invisibile la catturò, tirandola verso il centro della sorgente.

 

“Indeterminazione…”

 

Una catenina con un ciondolo si sollevò verso l’alto, dondolando tra le correnti come i suoi capelli. Lo riconobbe per un soffio. C’erano tre pesci disegnati in cerchio. Allungò una mano per riprenderlo, ma le sfuggì dal collo, senza che lei potesse fermarlo.

 

Tra le onde e le correnti, rivide il volto impaurito di Finn che cercava di raggiungerla. Ingoiò parecchia acqua prima di capire che stava cercando di tirarla fuori dal vortice usando la Forza. Il suo sguardo era teso. Disperato. Sembrava compiere uno sforzo immane, come se la Forza non fosse abbastanza.

 

C’era qualcos’altro che governava le correnti di quel corso d’acqua sotterraneo, oltre alla Forza.

 

Finn l’afferrò per un braccio, ma la corrente la trasportò ancora più a fondo.

 

Altre bolle uscirono dai suoi polmoni, nei bronchi e infine dalle narici. L’ultima scorta di ossigeno necessaria alla vita, ma lei non si arrese e, sulla scia delle onde, si lasciò trascinare, seguendo i tre pesci sempre più giù, nell’abisso, dove un’altra lastra di Kyber rosso faceva risplendere le alghe e i pesci tutto intorno.

 

I tre pesci azzurri sparirono, infrangendosi come vetri rotti contro al Kyber, mentre Finn era risalito in superficie, probabilmente per chiedere aiuto.

 

Altre parole sentite nel sogno echeggiarono nella sua mente. 

 

“I sogni sono come porte…”

 

E, concentrando le ultime energie rimaste, senza fiato, disperata e con il cuore che pulsava forte nelle orecchie, mentre il suo corpo sbatteva contro il Kyber rosso del fondo, consumò le ultime tracce di ossigeno per rivelare quello che aveva capito dal sogno.

 

“Non c’è nessuna indeterminazione. L’amore è l’anima della Forza che tutto unisce e tutto lega; l’unico vero atto di fede e io ci credo, perché amo Ben Solo.”

 

Il fiato le mancò del tutto, ma una luce cominciò ad illuminare il fondale.

 

Il vortice si dissolse in bolle e scintille luminose, l’acqua sembrò risucchiata dall’interno e, di colpo, si sentì sprofondare, come un sasso lanciato dentro ad un lago. Cercò l’ossigeno, quel poco che restava, ma era finito. L’ossigeno era finito, le restava solo il sapore dell’acqua che le penetrava dentro fino alle ossa.

 

Stava per morire.

 

Aria, aria, aria chiedeva il suo corpo ad ogni spasmo. Ogni sua cellula diventava pesante e le braccia e le gambe si contorcevano in movimenti involontari che la spingevano verso il basso, sempre più lontana dal cielo azzurro di cui poteva ancora scorgere le nuvole. Ma non aveva più forze, né aria, né fiato…

 

Vide tre sagome scure, di cui uno pareva Finn, venirle incontro. Poe e l’aliena si agitavano, usando inutilmente la Forza per salvarla. Tre figure, molto simili ai pesci luminosi che ruotavano sopra di lei, come se fossero tritoni che cercavano di mordersi la coda. Come l’immagine del ciondolo che aveva perso. L’insieme dei tre elementi che un tempo avevano governato le origini della Forza.

 

Poi accadde qualcosa.

 

I volti dei suoi amici scomparvero e lei sentì una voce risuonare nella sua mente. Non era la Forza, ma qualcosa di più intimo e ancestrale. Qualcosa di così potente da far entrare in risonanza ogni cosa, ogni pietra, alga, pesce, e le sue orecchie. Tutto sembrò vibrare al timbro di quella voce lontana, ma carica di energia come uno tsunami. Una voce simile ad un rumore. Il lieve cigolio di una porta che si apriva in un mondo lontano.

 

Dal silenzio assoluto prese forma una stanza, poi delle sagome in controluce.

 

“Tu cosa sogni, Ben Solo?” Una voce aliena di cui non poteva vedere il volto fece la domanda.

 

“Sogno di essere un uomo migliore e vivere accanto a lei…”

 

Era la voce di Ben. Il suo Ben, perso in un’altra dimensione.

 

Tre lacrime scivolarono dai suoi occhi. Si mossero seguendo le correnti, pesanti come macigni. Caddero verso il basso andando verso l’abisso. Come perle luminose squarciarono l’oscurità. Ormai le vedeva appena e il fiato le mancava al punto che si sentiva morire ma, quando le lacrime si posarono contro il Kyber, seguì una deflagrazione e il fondale esplose in milioni di frammenti. Un’onda d’urto micidiale, che sembrava travolgere ogni cosa. Le piante, i pesci, i sassi e tutto ciò che vedeva. Tutto il lago, la cascata e la sorgente venivano travolti dalla potenza dell’esplosione.

 

Cercò di resistere a quell’energia, ma venne travolta. Il suo corpo rotolava nell’acqua, nelle onde, tra le correnti, tra sassi e le alghe strappate. Poi tutto diventò buio e freddo. Umido e denso come la notte. 

 

Come un’oscurità senza fine.

 


 

Angolo della scrittrice:

Ciao a tutti,

Sono incredibilmente lusingata, onorata e riconoscente verso tutti coloro che hanno letto, commentato, aggiunto questa storia in qualsiasi categoria o mi hanno scritto in privato. I commenti, visibili o privati, sono il motore che mi spinge a continuare a scrivere e, per questo, vi sono e sarò per sempre grata e riconoscente. 

Un ringraziamento speciale per IndianaJones25 che edita sempre con grande attenzione tutti i miei capitoli. Per favore, andate a mostrare il vostro amore anche per i suoi racconti che sono bellissimi. Se cliccate qui, potrete andare a leggere l’ultima storia che sta scrivendo. 

Carissimi, questa fan fiction è quasi finita. Sono emozionata perché ho iniziato diverse storie, ma non sono mai riuscita ad arrivare al finale. Questa sarà la prima. Non vedo l'ora di sapere cosa ne pensate!

Per chi non ha voglia di scrivere un commento può aggiungere questa storia tra quelle preferite, seguite o ricordate e io saprò che ci siete. Però, per dirla tutta, un commento è persino meglio della Forza! Vi aspetto :)

Sono anche su Wattpad, venite a trovarmi 😉 my.w.tt/eNUA52GnA6

Un caro saluto a tutti e grazie per essere passati.

Shaara
 

Giusto un reminder con le date delle prossime pubblicazioni:

Capitolo 27 → 07/08/2020

Epilogo       → 11/08/2020

 


Note:

Aleena: https://starwars.fandom.com/wiki/Aleena 

Selkath: https://starwars.fandom.com/wiki/Selkath

Chagrian: https://starwars.fandom.com/wiki/Chagrian

Twi'leks: https://sta-wars-jedi-order-wiki.fandom.com/it/wiki/Twi%27lek

 


NB: Ogni personaggio descritto, tranne quelli inventati da me, sono di proprietà della STAR WARS - LUCASFILM, ora Disney. Ogni onore e gloria è di proprietà del suo creatore George Lucas e degli autori del nuovo Canon Disney. Questa Fan Fiction è stata creata a scopo ludico, senza fini di lucro ed è il mio personale e misero dono per questo meraviglioso Fandom. Che la Forza sia con voi :)

   
 
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