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Autore: Kaiyoko Hyorin    05/08/2020    3 recensioni
Quando Kat si sveglia in mezzo a un boschetto rigoglioso, preda della nausea e di un forte mal di testa, non ha idea di ciò che l'aspetta.
Come questa ce ne sono altre di storie, imprese memorabili capitate per fortuna o per volere del destino a persone apparentemente ordinarie. Eppure ve ne propongo un'altra, sperando possiate trovarla una lettura piacevole.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Bilbo, Compagnia di Thorin Scudodiquercia, Gandalf, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lo Hobbit'
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“[...] that’s what is told in Hobbit’s tales.
Instill bravery in the youngest hearts,
destroying their desperation.”
[ There and Back Again, Wind Rose ]




Era da prima di entrare nelle Terre Solitarie che, dopo ogni sosta per accamparsi per la notte, nel tempo che intercorreva dall'ordine di Thorin di fermarsi alla cena, Kat veniva addestrata nell'uso delle armi dai figli di Dìs. Quella sera, dopo aver dovuto fare i conti con una pioggia persistente e molesta durante tutto il giorno, la Compagnia si era infine fermata appresso a quella che doveva essere stata una piccola fattoria di contadini umani, ora ridotta a mere macerie e legni anneriti. 
La ragazza stava cercando di affrontare al meglio Fili, il quale sopra il terreno insidioso le stava impartendo la sua lezione con l'ausilio d'un paio di semplici bastoni di legno recuperati dalla boscaglia vicina.
– Non distogliere mai l'attenzione dal tuo avversario e tieni alta la guardia – la ammonì il giovane nano dopo l'ennesimo scambio di colpi, facendo un rapido passo indietro per ristabilire le distanze.
Kat annuì, rinsaldando la presa sulla propria arma d’allenamento, ringraziando fra sé e sé l'accortezza che aveva avuto nel fasciarsi la mano destra con delle strisce di stoffa: in questo modo era in grado di serrare saldamente le dita intorno al bastone senza che le sue asperità la ferissero o le causassero delle piaghe spiacevoli.
Già dal primo allenamento l'avevano sottovalutata e lei, mettendo in pratica le nozioni puramente teoriche che anni di giochi e letture le avevano trasmesso, era riuscita a guadagnarsi qualche apprezzamento dai suoi mentori. Tuttavia, ora che il suo addestramento era entrato nel vivo, ogni lezione s’era fatta più severa ed impegnativa della precedente, e quella non faceva eccezione.
A discapito delle proprie stesse aspettative però, sul finire dello scontro Kat riuscì finalmente a contrastare l’attacco del nano biondo parandone il fendente laterale e spostandosi, come le aveva insegnato Kili la sera precedente, con un passo in avanti per entrare all'interno della guardia del suo avversario.
Fili spalancò gli occhi azzurri nel ritrovarsela tanto vicina, ma fu rapido a fare un saltello indietro, abbandonando l'offensiva per allontanarsi dal raggio d'azione di lei. Kat non lo seguì, sostenendone l'espressione sorpresa con un sorrisetto piuttosto compiaciuto.
– Ehi, ci è mancato poco fratellone! – esclamò Kili dalla roccia su cui si era appostato per assistere all'allenamento, divertito – Se fosse stato un combattimento vero ti avrebbe colpito certamente.
Lei e Fili si voltarono all'unisono ad osservare il giovane nano sorridente e Katla si sorprese di vedere anche Dwalin, con la sua capa mezza rasata a mettere in mostra l'intricato tatuaggio geometrico, accanto al più giovane dei figli di Dìs.
– Degno della Piccola Furia. Sta imparando in fretta – commentò questi con una nota sorpresa, pur mantenendo il suo tipico fare burbero.
Kat arrossì leggermente, ma accolse quel complimento con un timido sorriso, ormai rassegnata al soprannome con cui i nani della Compagnia avevano iniziato a chiamarla. Quando, un attimo dopo, tornò a cercare Fili con lo sguardo, egli annuì, mantenendo comunque un contegno degno di un maestro d'armi.
– Ottima reazione, Kat – la lodò, prima di riassumere la posizione di guardia – Vediamo se sei in grado di replicare.
La giovane lo imitò, tornando a sollevare il proprio bastone, ma i suoi occhi scivolarono oltre il giovane nano di fronte a lei allorché Thorin, l'espressione seria ed impenetrabile di sempre, si accostò al nipote.
– Aspetta – lo frenò, posando una mano sulla sua spalla, pacato e serio – lascia fare a me.. – e poi, sollevando i suoi occhi di diamante, trafisse Kat con più durezza del solito – Vediamo i suoi reali progressi.
La diretta interessata si sentì improvvisamente sulle spine, nervosa all'idea che fosse proprio il grande Thorin Scudodiquercia a farle da avversario, ma serrando la mascella e corrucciandosi in volto rinsaldò la presa sul legno. Tuttavia venne nuovamente presa alla sprovvista dal capo della Compagnia quando questi, anziché accettare il bastone da suo nipote, sfoderò il proprio spadone in spesso acciaio nanico. La lama rifletté opaca in un riverbero sinistro la luce morente della sera.
– Kili – vociò, perentorio – dalle la tua spada.
E Kat, sotto lo sguardo penetrante che le venne rivolto, avvertì un brivido di inquietudine salirle lungo la schiena e causarle una piccola smorfia. Sapeva già che le avrebbe fatto male, tanto al corpo quanto allo spirito, glielo leggeva sul volto solcato da quell'espressione dura ed impenetrabile, ma non poteva sottrarsi a quella prova.
Cercando di soffocare la propria riluttanza prese in consegna l'arma che il più giovane dei Durin le porse, donandogli un mezzo sorriso prima che tornasse sui propri passi, liberando il campo.
L'arma nanica era pesante nelle sue mani e lei dovette reggerla con entrambe per tentare di brandirla a dovere, cercando di scaricarne il peso su ambo le gambe divaricate mentre la sollevava in posizione. I muscoli, già provati dagli assalti di Fili e dagli sforzi dei giorni precedenti, protestarono a quella nuova fatica, ma lei strinse i denti senza un lamento, ricambiando il suo nuovo avversario con un'occhiata altrettanto dura. 
Erano giorni che Thorin non le rivolgeva la parola e la sua indifferenza, per quanto non avrebbe dovuto neanche sfiorarla, le pesava intimamente. Non che lei avesse tentato di avvicinarlo di nuovo dopo quella sera fuori Casa Baggins, ma la sensazione di chiusura che avvertiva nei propri confronti non voleva saperne di lasciarla.
Per questo prese la propria decisione: non avrebbe ceduto e non si sarebbe dimostrata debole, non d'animo, era il suo stesso orgoglio ad imporglielo.
Thorin attese con pazienza e quando ella fu pronta, dopo un debole cenno del capo, partì alla carica. Bruciò i pochi metri che li separavano con un balzo e la sua lama fendette l'aria con rapidità e precisione, calando in una traiettoria obliqua. Kat sollevò maggiormente la propria arma con l'intenzione di parare quel colpo, ma quando l'acciaio nanico entrò in collisione con un clangore caratteristico, la forza dell’attacco fu tale da farle tremare le braccia e piegarle la spada verso il basso.
La giovane donna agì come le era stato insegnato e fece un passo a lato, spostandosi ed accompagnando la lama avversaria in modo che calasse accanto a lei, mancandola. Nonostante i suoi riflessi però, più rapidi di quanto ella stessa si sarebbe aspettata, non ebbe il tempo di esultare intimamente, giacché il nano di fronte a lei non perse la concentrazione né si lasciò prendere in contropiede. La urtò con una spallata e lei incespicò all'indietro, finendo gambe all'aria.
– Oufh!
Come impattò il terreno erboso con la schiena, Katla tornò a spalancare gli occhi, chiusi per riflesso durante la caduta, e tentò di risollevare la pesante spada per difendersi, ma quella le venne spazzata via dalle mani da un colpo ben assestato dell'avversario.
L'improvvisa fitta al polso per la violenza dell'impatto fra le lame le causò una smorfia e l'istante seguente si ritrovò la punta dello spadone di Thorin ad un palmo dal naso, con una repentinità tale da toglierle il respiro ed immobilizzarla in ogni muscolo.
Il silenzio che calò sull'accampamento in seguito al concludersi del loro scontro le rimbombò nelle orecchie, insieme ai battiti forsennati del suo stesso cuore, reso ancor più pesante dallo sguardo impietoso e severo che le riservò l'erede di Durin.
– Questo non è un gioco – esordì Thorin, la sua voce profonda resa aspra da una strana tensione che gli corrucciava il volto – In uno scontro vero ci sono solo due opzioni: prevalere o soccombere; uccidere o essere uccisi!
– Lo.. lo so – tentò di difendersi Kat, non riuscendo a non balbettare con voce sottile, ma questo non fece altro che alimentare il fuoco dell'irritazione altrui, ormai evidente.
– No, non lo sai! – sbottò, riversandole addosso il proprio pensiero con una violenza ed una severità che la ammutolirono – Da quando siamo partiti ti comporti come se stessimo andando a fare una scampagnata! Ebbene, io non intendo mettere a rischio la nostra impresa, né la vita di nessuno dei miei compagni, a causa della tua superficialità!
Quelle parole, l'ostilità e la disapprovazione insite in esse, la ferirono più di quanto avrebbe potuto fare la lama di lui e Kat si ritrovò senza voce, completamente spiazzata ad affrontare la furia incomprensibile che sembrava aver colto il nano davanti a lei. Il groppo che le si formò in gola le fece salire un fiotto di lacrime amare agli occhi e, attraverso il velo sfocato di queste, osservò Thorin che con un gesto secco rinfoderava la propria spada e le dava le spalle, allontanandosi a grandi passi.
Rimasta sola, Kat tentò di rimettersi in piedi, ma la delusione che le graffiava il centro del petto la indusse ad attendere che il dolore sordo da essa causato si attenuasse almeno un poco, prima di provare a rialzarsi. Seduta sull'erba, col capo chino ed una mano stretta a pugno sopra il cuore, sollevò gli occhi ancora lucidi e gonfi soltanto quando scorse un movimento al limitare del proprio campo visivo, ritrovandosi ad osservare il volto di Kili. Il sorriso che le rivolse il giovane nano racchiudeva in sé contrizione, comprensione ed un tentativo di rassicurazione che espresse a parole, mentre, chino accanto a lei, afferrava l'elsa della propria arma senza ancora staccarla da terra.
– Cerca di non dare troppo peso a ciò che ha detto mio zio, – tentò di dirle, con gentilezza ed una nota forzatamente spensierata – è solo preoccupato.
Kat tirò su col naso, l'espressione contratta mentre cercava di sondare ogni angolo dell'espressione dell’altro. Sembrava sincero, eppure c’era qualcos’altro sul suo volto che le lasciò il dubbio sul fatto che credesse davvero a quanto appena detto.
– ..per voi sono davvero una persona superficiale? – domandò, la voce un po' più incrinata di quanto avrebbe voluto.
– Certo che no, Kat – le rispose subito Kili, quasi sorpreso – Anzi: personalmente, trovo l'ottimismo con cui affronti le giornate ammirevole. È rassicurante sentirti canticchiare durante la marcia – le assicurò con un sorriso ancor più ampio dei precedenti – ..e stai dimostrando una notevole capacità di sopportazione per una ragazza non abituata ai lunghi viaggi a dorso di pony.
La giovane donna si ritrovò a ricambiare il franco sorriso di lui che, unito alle sue rassicurazioni, ebbe il potere di risollevarle l'umore e farla al contempo arrossire d’imbarazzo.
– È così evidente? – gli chiese ancora.
E Kili, ridacchiando sommessamente, le ammiccò con fare complice.
– Un po'. Ma Dwalin ha ragione: stai imparando ed adattandoti molto in fretta.
– Per una volta il mio fratellino ci ha visto giusto – si unì Fili, comparendo accanto al giovane nano e sorridendole dall'alto – e vedrai che presto anche nostro zio se ne renderà conto.
Il biondo le offrì una mano e lei, dopo essersi spazzata gli occhi con una manica della camicia, la afferrò, sfruttando la forza altrui per rimettersi definitivamente in piedi. Di nuovo sulle proprie gambe, sorridendo, osservò i due discendenti di Durin di fronte a lei, rendendosi conto una volta di più della propria statura ridotta: era alta quanto loro, secondi soltanto a Thorin e Dwalin per statura, ed aveva una corporatura meno tarchiata. Nessun mistero che Thorin, guardandola, pensasse a lei come ad una debole, giovane donna incapace di difendersi.
– Grazie ragazzi – disse ad entrambi, sinceramente grata della loro gentilezza. 
Kili le batté una mano sulla spalla con un gesto energico, tipicamente da nano, al quale lei resistette a malapena, per poi farsi condurre appresso al fuoco ove un affaccendato Bofur stava mescolando lo stufato in fase di cottura.
A quel punto Kat si rese conto di un dettaglio nell'ambiente circostante e, spaziando lo sguardo intorno a sé, inarcò un sopracciglio.
– Dov'è Gandalf?
Fu Bofur a risponderle, facendo spallucce mentre girava il cucchiaio in legno dentro il paiolo.
– Si è allontanato poco dopo il nostro arrivo.
– Oh..
Kat ebbe un presentimento e, inarcando un sopracciglio, tornò a scoccare un'occhiata alle macerie carbonizzate della fattoria lì vicino. Quando incrociò lo sguardo di Bilbo, lì accanto in attesa della cena, lesse in lui la stessa apprensione che minacciava di pervederle l'animo.
– ..e immagino non abbia detto quando tornerà – aggiunse.
– È uno stregone – ribadì con pacata mestizia Balin, inserendosi nel discorso, senza tuttavia sollevare lo sguardo dal filo della propria ascia – ..e gli stregoni a quanto ne so fanno spesso come vogliono, ragazza.
– Su, prendete: la cena è pronta! – esordì spensierato Bofur, senza alcuna preoccupazione al riguardo, porgendo la prima scodella di stufato fumante al nano più vicino.
– Oh, finalmente! – ribadì Gloin, il più corpulento di tutti loro, battendo le mani sulle ginocchia per la soddisfazione e l'impazienza.
Kat si ritrovò suo malgrado a sorridere e salutò Kili e Fili con un cenno prima che questi, dopo essersi serviti, si allontanassero per andare a far la guardia ai pony, già sgravati dei loro carichi e delle selle ed intenti a pascolare nelle vicinanze del boschetto.


Era già notte inoltrata quando Fili tornò trafelato all'accampamento.
– Troll! Hanno preso i nostri pony! – esclamò concitato, mettendo tutti sull'avviso e destando i pochi che si erano appisolati, fra cui la stessa Katla.
Ancora intontita, la ragazza fece appena in tempo a lanciargli un'occhiata interrogativa che Kili uscì a sua volta dalla selva con un balzo.
– E Bilbo ha bisogno di una mano!
Non ci fu bisogno d'altro. In un lampo tutti i nani presenti furono in piedi e con le armi in pugno, già pronti a lanciarsi dietro ai due giovani compagni per raggiungere il luogo in cui le creature delle caverne stavano bivaccando e salvare il loro piccolo scassinatore.
Quando però la ragazza fece altrettanto, già guardandosi intorno alla ricerca di qualcosa da poter usare per difendersi, la sagoma di Thorin troneggiò al suo fianco, immobilizzandola con quel suo sguardo penetrante e severo.
– Tu resta qui – le intimò, duro, prima di passare oltre – Tutti gli altri, con me.
Allibita, Kat fissò ad occhi spalancati la schiena del capo della Compagnia mentre si allontanava a grandi passi, attraversando il prato per infilarsi nella selva senza nemmeno un accenno di indecisione. Un guerriero fatto e finito, un capo valoroso e indomito, che era ispirazione ed esempio per tutti i suoi compagni. Lei compresa.
Contrariata e combattuta, quando poi incrociò gli occhi castani di Kili, dovette sopprimere un guizzo di delusione quando in essi non vi trovò alcun sostegno, prima che il giovane nano seguisse suo zio.
Serrando allora i pugni lungo i fianchi, la ragazza iniziò immediamente a riflettere fra sé e sé mentre i suoi compagni di viaggio scomparivano nell’oscurità.
Non si sarebbe fatta mettere da parte come una bambola di porcellana, avrebbe dato prova del proprio coraggio e del proprio valore, ma soprattutto avrebbe dimostrato a Thorin che si sbagliava sul suo conto, che anche lei era indispensabile per la Compagnia.
Ma come?
Iniziò ad aggirarsi, avanti ed indietro, fra le coperte abbandonate a terra che erano i giacigli di fortuna dei suoi compagni, cercando di essere obiettiva. Non era una guerriera così capace, non ancora, e sebbene sentisse la smania che ogni novizio aveva in sé di dimostrare la propria crescita, non era sicura di riuscire ad affrontare un troll. Non dopo che si era trovata tanto in difetto nei confronti di un solo nano, che per forza doveva certamente essere inferiore a quelle creature.
Allora cosa poteva fare, nel suo “piccolo”, una piccola donna come lei?
Fu a quel punto che rammentò un dettaglio: i pony. Come risultato di quella disavventura la Compagnia avrebbe perso i pony e da lì in poi avrebbe dovuto proseguire a piedi. Forse poteva evitare la cosa e garantire a tutti loro una via più rapida attraverso le Terre Solitarie, fino alle Montagne Nebbiose.
Tanto valeva tentare, decise con rinnovata determinazione.
Quindi, preda di un impulsivo ottimismo, dopo aver frugato fra gli equipaggiamenti sparsi lì in giro ed aver recuperato una corda, si lanciò all'inseguimento, ringraziando il cielo che il frettoloso passaggio di tredici nani nel sottobosco avesse lasciato tracce evidenti. Pur faticando a muoversi nell'oscurità a malapena rischiarata dai raggi della luna, Kat, tentando di fare il minor rumore possibile, procedette spedita fra gli alberi, finché i rumori della lotta in corso non la guidarono sino alla sua meta.
Quando raggiunse il limitare del piccolo spiazzo in cui i troll si erano accampati, dovette nascondersi dietro uno degli alberi più robusti e tapparsi il naso per mitigare l'olezzo che infestava l'aria. Con la coda dell'occhio osservò come i suoi compagni e amici si gettavano sulle tre creature non senza una nota di meraviglia, pur ben sapendo dell'immenso coraggio di cui erano capaci. E, fra tutti, i suoi occhi vennero attratti dalla figura di Thorin che, menando colpi e muovendosi in quella folle mischia, spiccava sugli altri quale l'inarrestabile guerriero che era.
Kat a quella vista, riconoscendone l'innegabile valore ed abilità, avrebbe sospirato, non fosse che il respiro le era già bloccato in gola da un po' per la tensione. Era così presa da ciò che vedeva che quasi si perse il fare furtivo dello hobbit che, approfittando di un momento di distrazione dei tre troll, si era appropriato di una delle loro lame arrugginite e stava segando le funi che tenevano imprigionati i pony.
Bene, era il momento di agire, pensò.
Restando al riparo la giovane donna aggirò la lotta in corso, cercando di tener a freno il cuore che impazzito le galoppava nel petto pompandole ondate di adrenalina nei muscoli. Quando gli animali, spaventati, imboccarono la loro via di fuga, Kat scattò in avanti, spiccando la corsa al loro inseguimento nel bosco, cercando di non perderli. Eppure, per quanto si sforzò, non fece che pochi metri prima che gli animali si disperdessero, prendendo direzioni diverse.
– No! Maledizione! – imprecò contrariata, rallentando – Tornate qui!
Inutile dire che non venne ascoltata e lei, fermandosi col fiato corto, inspirò a fondo prima di alzare di nuovo la voce.
– Mìrtle! Minty! Sandy! Tornate indietro!
Nell'attesa a seguire, col cuore in gola, Kat rimase in attesa, ma gli unici suoni che le rimandò il bosco furono il suo respiro affannoso e qualche schiocco in lontananza. Nemmeno i rumori dello scontro coi troll erano più udibili, ovattati dalla fitta vegetazione circostante.
In un ultimo tentativo la ragazza allora fischiò, un fischio lungo e sonoro, simile a quelli che aveva sentito esternare un paio di giorni prima a Bifur.
– Daisy! Bungo! – chiamò ancora, facendo seguire qualche schiocco della lingua sul palato.
Attese e non osò più emettere un solo suono, perché così come avrebbe potuto farsi sentire dai piccoli cavalli, altrettanto avrebbe potuto essere per i troll che si era lasciata alle spalle. Mentre il respiro le si regolarizzava e lei faceva i conti con il proprio fallimento, a un certo punto un debole eco tornò a farsi strada sino a lei, riaccendendole il cuore di speranza.
Un nitrito.
Voltandosi immediatamente nella direzione da cui le era parso provenisse, Kat tornò ad infilarsi fra i cespugli, sondando la penombra con lo sguardo finché non scorse uno spiazzo aperto ed un paio di sagome davanti a lei. Quando uscì allo scoperto ed i tre pony le si mostrarono alla luce della luna, non riuscì a frenare un ampio sorriso.
– Niki – pronunciò a mezza voce, sorpresa che uno dei tre quadrupedi fosse proprio quello che le era stato affidato all'inizio di quell'avventura – E Daisy e Mìrtle – aggiunse, quando le altre due si spostarono e sbuffarono nella piccola radura, ancora agitate per lo spavento e la corsa nella notte.
Kat si avvicinò con cautela, facendosi riconoscere ed aiutandoli con la propria presenza familiare e rassicurante a calmarsi, quindi usò la corda che fino a quel momento aveva tenuto avvolta a tracolla per legare i tre pony all'albero più vicino.
Carezzò Niki e gli altri sul collo coperto di pelliccia finché non fu sicura che il panico che li aveva travolti fosse del tutto sparito, quindi tornò a dar voce ai propri pensieri.
– Speravo di recuperarvi tutti... ma forse non è ancora detta l'ultima parola – mormorò, tornando a sondare l'oscurità. Fischiò di nuovo, accostando le mani ai lati della bocca per indirizzare quel suono nella boscaglia, quindi tacque.
Niki, con uno sbuffo, nitrì e ben presto anche le altre due bestie lo imitarono, mentre quello la urtava col grosso muso, intenzionato a ricordarle la sua presenza proprio dietro di lei.
– Sì, lo so.. – tornò a parlargli, come se si aspettasse di essere capita, scostandolo da sé con una mano per tornare a osservare il sottobosco, in ascolto.
Pur non volendo, il suo cavallino aveva fatto esattamente ciò che ella si era aspettata ed ora non le restava che incrociare le dita, sperando che il suo verso avesse richiamato indietro qualcun altro dei pony fuggiti. 
Quando alle orecchie finalmente giunse un sommesso scalpitare di zoccoli, Kat trattenne il fiato. Poco dopo, con silenziosa esultanza della ragazza, altri due pony uscirono dal fitto, avvicinandosi ai loro simili e scambiandosi con essi piccoli sbuffi e sommessi versi in segno di saluto.
Katla si sarebbe data una pacca sulla spalla da sola, ma si accontentò di un ampio sorriso compiaciuto mentre si avvicinava ai nuovi arrivati e, con qualche carezza e pacca affettuosa, li riconosceva e si faceva a sua volta riconoscere.
La sua idea aveva in qualche modo funzionato e, forse, con un po' di fortuna, anche gli altri pony sarebbero tornati, essendo animali che per natura tendevano a muoversi in branco. Purtroppo non aveva tempo di verificarlo, avrebbe dovuto confidare nella provvidenza, lei aveva altro ora che la impensieriva.
– Voi restate qui, io torno a vedere come se la cavano gli altri.
Si voltò, ma non fece che qualche passo nella boscaglia prima di rimpiangere la mancanza di un'arma nel suo scarso equipaggiamento: avere una spada con sé l'avrebbe senz'altro fatta sentire meno vulnerabile al pensiero di riavvicinarsi all'accampamento troll.
Scoccò un'occhiata al cielo punteggiato di stelle, verificando che mancava ancora un po' di tempo all'alba. Forse ne aveva abbastanza per mettersi a cercare la grotta da cui quelle creature erano strisciate fuori. Lì, con un po' di fortuna, avrebbe potuto trovare qualcosa di utile e maneggevole.
Sì, tanto valeva tentare, si convinse.
Ci mise più tempo di quanto intimamente sperato per trovare ciò che cercava e, quando accadde, le voci gracchianti dei grossi troll di montagna che stavano iniziando a discutere fra loro risuonavano ormai nitide nel silenzio pressoché totale della selva circostante. Voltandosi avrebbe scorto senza alcun problema la luce del loro fuoco, ma approfittò del tenue bagliore di questo per muoversi con maggior sicurezza sul terreno accidentato, proprio nella direzione opposta.
Fermandosi davanti all'antro, un refolo d'aria fetida proveniente dal suo interno la investì, provocandole un conato di vomito e facendola piegare su sé stessa nel tentativo di trattenerlo. Non avrebbe mai immaginato che i troll puzzassero tanto e fu sul punto di fare dietro-front ed allontanarsi il più possibile pur d'evitarsi quella sofferenza. Invece, dopo aver aspettato un paio di minuti per riprendersi, la ragazza si fece coraggio e, con cautela, si addentrò nel riparo scavato nella roccia e nel terreno. 
Le tenebre più nere l'accolsero e quel tanfo insopportabile le rese difficile respirare, tanto che dovette coprirsi naso e bocca con un lembo del proprio stesso mantello per evitare di rimanerne soffocata.
Procedette a tentoni, sfiorando con le dita la parete umida, mentre gli stivali ai suoi piedi di tanto in tanto incespicavano in ostacoli invisibili ed indefinibili. Quando con la suola affondò in una pozza melmosa, Kat non faticò ad immaginarsi i liquidi di putrefazione di un qualche povera vittima e fu nuovamente sul punto di dare di stomaco. E stavolta non riuscì ad evitarselo.
Si piegò in avanti, alla cieca, rimettendo lo stufato sapientemente preparato dalle mani di Bofur poche ore prima con una serie di versi soffocati. Quando finì e non ebbe altro da vomitare, Kat si pulì la bocca come poté e cercò di rimettersi dritta, sperando con tutta sé stessa di non aver centrato i propri stessi stivali in quel momento di debolezza.
Asciugandosi le lacrime che le erano spuntate sulle ciglia, riprese allora ad avanzare, cercando di non pensare più a nulla che non fosse ciò per cui era venuta: le armi elfiche lì dimenticate dal resto del mondo.
Fu quasi per caso che infine vi si imbatté, giacché mise un piede su un appoggio instabile, un grosso frammento d'osso, e perse l'equilibrio. Quando cadde con un tonfo attutito sul pavimento in terra battuta, qualche frammento di pietra e chissà che altro rotolò via da lei, andando a rimbalzare su qualcosa di metallico proprio di fronte alla sua figuretta distesa nella polvere.
Cercando di respirare il meno possibile allora Kat si alzò carponi, procedendo in quella maniera finché non raggiunse finalmente quello che le parve al tatto un mucchio di polverose armi accatastate. Con la speranza di nuovo viva nel suo animo tastò per bene, ormai immune alla sensazione vischiosa che le ragnatele le davano sotto le dita, finché non distinse i contorni di una corta e sottile lama dalla linea ricurva, racchiusa in un fodero che non poteva essere più lungo d'una quarantina di centimetri.
Col cuore che le tornava a battere vittorioso in gola allora Katla afferrò l'arma e, dopo essersi rimessa in piedi, tornò sui propri passi, guidata dalla luminosità che fioca proveniva dall'esterno. Una volta fuori all'aria fresca e pulita delle Terre Solitarie la ragazza inspirò a pieni polmoni, ansiosa di scacciare il ricordo di quel puzzo dalle proprie narici, ma quando un istante più tardi si accorse che il cielo sopra di lei stava iniziando a cambiare, tornò a farsi irrequieta.
Dopo aver pulito alla bell'e meglio quella che nella luce delle stelle le apparve una fiera spada corta elfica, la estrasse senza un solo sibilo dal fodero, quindi procedette verso la luce del fuoco ancora acceso e scoppietante. Le ombre dei troll si distinsero nel sottobosco davanti a lei ancor prima dell'odore di fumo prodotto dalla legna umida, mentre le loro voci tornavano nette a turbare la quiete della foresta.
– Credi che non so che ti frulla nel cervello? 
Raggiungendo il limitare del cerchio di luce, Kat trovò di nuovo rifugio nella vegetazione e da lì osservò il grosso dito di uno dei troll pungolare il petto di Bilbo con fare accusatorio.
– Questo piccolo furetto – continuò quello, tornando al grosso marchingegno che era stato approntato per tenere sospesi i nani ivi legati come salami sopra il focolare – ci sta prendendo per degli stupidi!
– Furetto?! – ripeté, quasi oltraggiato, il piccolo hobbit dall'interno del suo sacco.
– Stupidi? – fece un altro troll con voce cavernosa.
Erano davvero grotteschi ora che poteva vederli da vicino, si rese conto.
Con la gola stretta dall'ansia, Kat sollevò lo sguardo verso il cielo, constatando con crescente sgomento che l'aurora non era ancora giunta. Dannazione, qualcosa non era andato come doveva. Riabbassando allarmata gli occhi grigi sull'accampamento ed i suoi occupanti, vide il terzo troll sporgersi verso Bilbo con l'intento di afferrarlo con quella sua grossa e grassa mano nerboruta, così lei non ci pensò due volte. Serrando la linea della mascella, saltò fuori dal suo nascondiglio, sguainando la spada e frapponendosi fra questi ed il mezz'uomo, creando non pochi sussulti di sorpresa con la propria comparsa improvvisa.
– Non toccatelo! – li intimò, mentre la lama nel suo pugno rifletteva la danza delle fiamme.
Il troll in questione ritrasse in ritardo la mano, cosicché la punta della spada corta sfoderata da Kat prima gli punse il palmo, facendogli esternare un'esclamazione di dolore.
– Ahi! Qualcosa mi ha punto! – si lamentò quello, confuso dalla rapidità dell'azione della giovane donna, tanto che parve convinto che fosse stato lo hobbit a farlo – Infidi scasshobbit.
I suoi fratelli troll, pur altrettanto lenti, come posarono i loro occhietti cisposi su di lei, iniziarono già a muoversi dai loro posti, ma fu ancora una volta la limpida e chiara voce di Kat a farli fermare.
– Fermi lì o assaggerete il filo della mia lama! – li intimò, sentendosi ridicola l'istante seguente.
Quei troll erano ancor più grossi di quanto le era sembrato in precedenza ora che si trovava ad affrontarli e le bastò un'occhiata ai loro arti tozzi e massicci perché comprendesse quanto in realtà fosse inerme dinanzi ad essi. Eppure, stringendo i denti, mantenne la posizione, facendo scudo al giovane Bilbo dietro di lei, talmente vicino alla sua schiena da avvertirne il respiro sfiorarle la base del collo.
– E questa cos'è, Berto?
– Un'altra nana?
– No, Guglielmo. Somiglia ad una delle figlie del fattore..
– Questa me la pappo io..
– Kat! – risuonò la voce di Kili, allarmato, prima che anche gli altri nani seguissero il suo esempio.
Fu Thorin tuttavia, fra le varie esclamazioni, quello che si fece sentire più di tutti: – Katla, scappa!
Come la sua voce tonante ed imperiosa sovrastò le altre, Kat si voltò a lanciargli un'occhiata e fece appena in tempo a vederne l'espressione, allarmata e contratta dalla tensione, prima che il più vicino dei tre troll facesse la sua mossa.
Come il suo enorme braccio si allungò verso di lei, la giovane donna si spinse indietro, dando una spallata a Bilbo per farlo cadere a terra ed evitare ad entrambi di essere afferrati dal pugno della creatura. Rotolando sul terreno la ragazza sgusciò via e poi, tornando in piedi, menò un fendente che ne prese in pieno lo spesso avambraccio, intaccandone a malapena la pelle coriacea.
– Si muove come un topolino – commentò in tono di scherno Maso, il troll che si era ritratto da Bilbo pochi secondi prima, verso i suoi fratelli.
Quello che lei aveva colpito, Guglielmo, anziché ritrarsi, come se non l'avesse nemmeno sentita mosse il braccio lateralmente, colpendola in pieno e mandandola gambe all'aria. Cadendo a terra Kat per poco non perse la presa sull'elsa della propria spada, ma la sua tenacia le andò in soccorso, impedendole di commettere due volte nell'arco della stessa sera lo stesso errore. Cercando di riprendere fiato, non fece tuttavia nemmeno in tempo a tornare a schiudere le palpebre che si sentì afferrare per una gamba e, quando riaprì gli occhi, il mondo era già sottosopra e lei penzolava nel vuoto.
– E morde anche come un topolino – rincarò la dose il troll che l'aveva afferrata, quello chiamato Guglielmo, ridendo e suscitando l'ilarità degli altri due suoi compari.
Per contro, le voci dei nani si levarono di nuovo in rimostranza, cariche di allarme ed avvertimenti.
– Fate silenzio! Fra poco toccherà anche a voi!
– Su Guglielmo, dalla a me. Non vedo l'ora di assaporarne le tenere carni – intervenne a quel punto quello che l'aveva rivendicata per primo, suscitando altra contrarietà ed una reazione rabbiosa del compare, il quale spostò la piccola donna fuori dalla sua portata.
– No no, Maso. Questa me la pappo io. Tu prenditi uno di quei nani puzzolenti!
– Ma non è giusto! – si lamentò Maso.
– Già – rincarò la dose Berto, col suo vocione indispettito – Perché dovresti gustartela proprio tu?
– Perché l'ho presa io – asserì Guglielmo.
– Sei un pancione prepotente!
– E tu sei un cafone!
E stavolta parve che le sue parole andassero a colpire nel segno, giacché il troll a cui erano indirizzate sussultò costernato, prima di partire alla carica.
– Questo non me lo dovevi dire – strepitò, sferrando un pugno sul naso di Guglielmo.
Col cuore in gola e l'adrenalina ormai a mille, vedendo arrivare il colpo la ragazza contrasse gli addominali e si piegò verso l'alto, affondando rapida la punta della piccola spada nella pellaccia della mano con cui la creatura del sottosuolo la reggeva ancora per aria. Questa volta il suo attacco parve avere un qualche effetto, perché quello di nome Guglielmo con uno strepitio la lasciò andare di scatto proprio un attimo prima che il colpo di Berto lo centrasse in pieno.
Cadendo a terra con un gemito, Kat rotolò via dalla zuffa che in breve prese campo fra i troll, evitando per miracolo di venir schiacciata dai loro grossi arti.
Quindi, al limitare dello spazio aperto, riprendendo fiato ella tornò a rimettersi in piedi, ammaccata e dolorante per la stretta con cui il troll l'aveva trattenuta, ma reattiva al massimo grazie all'adrenalina in circolo. Spalancò gli occhi chiari sul putiferio che stava scatenandosi di fronte a lei. Non poteva credere del tutto ai propri occhi né alla propria fortuna, direttamente proporzionale soltanto alla stupidità dei tre troll che stavano azzuffandosi fra loro, dimentichi persino del fuoco e dei nani impilati nei sacchi lì appresso.
Se andavano avanti così c'era la possibilità che uno o due di loro venissero involontariamente coinvolti nel marasma generale.
Con una smorfia di tensione e contrarietà, Katla lanciò un richiamo perentorio che ebbe l'effetto di attirare l'attenzione dei tre bestioni, facendone cessare la rissa per voltarsi a guardarla mentre lei di rimando tornava a sollevare la propria lama di fronte a sé.
– Piantatela di azzuffarvi o schiaccerete i miei amici! – li redarguì, cercando di essere più convincente ed autoritaria possibile in quella sua improvvisazione – ..e tutti sanno che la poltiglia di nano è tremenda da mandar giù.
Berto, con uno sbuffo, fu il primo a tornare al proprio posto, lasciando andare Guglielmo e tornando vicino allo spiedo di nani ancora posto sopra le fiamme. I poverini che si erano trovati sino a quel momento rivolti verso il fuoco scoppiettante, quando ne vennero allontanati dalla rotazione della trave a cui erano saldamente legati esalarono un sospiro di sollievo.
– Ha ragione la piccoletta – borbottò, scontento ma ragionevole – sbrighiamoci a finire di cucinarli, prima che si faccia mattina.
Maso e Guglielmo con grugniti simili non poterono che acconsentire e Kat, vedendo che il primo tornava a volgersi verso di lei, fece un passo indietro, mulinando la daga a mezz'aria per garantirsi un poco di tempo in più, prima d'essere catturata di nuovo. Ormai a corto di idee, lanciò una nuova disperata occhiata al cielo e, scorgendo l'alone dorato dell'aurora, si rese conto con una nota di sollievo che l'ora di quelle creature era ormai prossima. Ma dove diamine era lo stregone grigio?
Fu in quel momento esatto, come se lo avesse evocato, che la figura di Gandalf comparve alle spalle dei troll, sopra il grosso masso che si frapponeva fra loro e la luce del sole.
– L'alba vi prenda tutti e sia di pietra! – tuonò con voce perentoria, facendoli tutti voltare a guardarlo mentre calava con forza il bastone sulla roccia.
Quella, come colpita da un massiccio martello d'acciaio, si spaccò e crollò per metà, e dalla grossa frattura scaturì un fascio di luce che colpì in pieno i tre troll lì riuniti. Le loro grida di dolore si levarono e si contorsero mentre i raggi tramutavano le loro carni in pietra, finché essa non li rese altro che mere, grosse statue immobili intorno al fuoco.
Quando il silenzio tornò a calare sull'accampamento, nei pochi istanti necessari ai superstiti per rendersi conto che era tutto finito, Kat si lasciò andare ad un sospiro. Grazie al cielo Gandalf era giunto appena in tempo.
Fu per quel disarmante senso di sollievo che le gambe le cedettero, non più sorrette dall'adrenalina che andava scemando nelle sue vene, e la ragazza si ritrovò seduta in ginocchio alla ricerca d'aria. Bilbo le comparve accanto l'istante seguente ed i suoi occhi blu la sondarono con preoccupazione ed ammirazione malcelata.
– Stai bene, mia signora? – le domandò, apprensivo, ancora dentro il suo sacco.
Lei gli sorrise, non riuscendo a non ricambiare quelle attenzioni con altrettanta incredulità.
– Sì, sto bene.. ma, dopo questa, ti prego.. – gli rispose – ..basta con quel “mia signora”, chiamami solo Kat.
E lui, ancora sorpreso seppur lieto dell'epilogo di quella vicenda, annuì, mentre le risate di giubilo dei nani presero a risuonare in sottofondo.


Balin rimase ad osservare la ragazza attorniata da nani dalla sua posizione un po' in disparte, guardandola sorridere e sostenere stoicamente le pacche che i nipoti di Thorin le stavano dando in segno di apprezzamento sulle esili spalle. Lui stesso abbozzò un mezzo sorriso sotto i baffi, compiaciuto e sorpreso degli atti di cui era appena stato spettatore e dell'audacia dimostrata dalla giovane donna.
Un attimo dopo si ritrovò accanto suo fratello Dwalin, anche lui con lo sguardo rivolto verso Katla, e gli scoccò un'occhiata proprio mentre questi s’appendeva le mani in cintura e muoveva il capo in segno d’approvazione sotto la sua solita aria burbera.
– Notevole, per una figlia degli Uomini – commentò il nano dal capo tatuato.
– Già – ribatté serafico Balin, annuendo a propria volta – ..ha fegato, questo è certo.
– Credi che lei ed il mezz'uomo arriveranno in fondo a quest'impresa?
– Inizio a credere che abbiano le stesse possibilità che abbiamo noi, fratello – gli rispose di rimando il maggiore, andando a lisciarsi con fare pensieroso la folta e candida barba.
Dwalin non gli disse altro e nel silenzio meditabondo che seguì Balin tornò a guardarlo, finendo per inarcare un sopracciglio. Sapeva cosa voleva dire lo sguardo che vedeva sotto le folte sopracciglia del fratello al suo fianco e se ne stupì non poco.
– Non dirmi che stai pensando di prenderla sotto la tua ala? – lo interrogò – Non sarebbe da te.
Come preso alla sprovvista, l'altro sbottò cercando di tornare al proprio solito contegno scontroso.
– Ma no, che sciocchezza.. – ribatté, per nulla convincente – ..stavo solo pensando di tenerla d'occhio. Sai, per evitare che si faccia troppo male. Thorin ha ragione: non ha molte speranze di sopravvivere alle Terre Selvagge così com'è ora.
Balin scosse il capo, rassegnato ed ancora incredulo che persino quel burbero di suo fratello fosse bendisposto verso l'unica giovane donna della Compagnia. Non che lui stesso non la trovasse una ragazza deliziosa, ma continuava ad avere qualche riserva sulla sua partecipazione all'impresa che andavano a compiere. Non gli era ancora ben chiaro quale fosse il suo ruolo in quella faccenda, ma non avrebbe comunque avuto motivo di dubitare od opporsi alle decisioni dello stregone.
Senza contare che, in realtà, Kat gli piaceva: la sua presenza nella Compagnia contribuiva a tener alto il morale generale e lui sapeva bene che, nel corso del lungo viaggio che li attendeva, ne avrebbero avuto bisogno.
Emulò un sospiro dal grosso naso aquilino, rassegnato.
L'avrebbe tenuta d'occhio ancora un poco, decise, e nel mentre avrebbe continuato a guardare le spalle a Thorin.



continua...




~ LEGENDA ~

Grassetto = titoli.
Corsivo = evocativo (flashback, canzoni, citazioni, parole in altra lingua o toni dal timbro particolare).
MAIUSCOLO = toni alti.
[1, 2, 3..] = si tratta di annotazioni e/o traduzioni che aiutano il lettore a comprendere al meglio il testo. Basta sostarvi sopra con il mouse perché compaia la nota cui fanno riferimento.
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