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Autore: LittleBunny    05/08/2020    0 recensioni
"Mi duole doverla interromperla ma ho come l'impressione che debba dirmi qualcosa di importante." lo bloccò Gilbert, posandogli delicatamente la mano su quella libera dell'altro, in segno di conforto "Non si deve preoccupare, può dirmi qualsiasi cosa."
A quelle parole, Oz abbassò lo sguardo, inclinandosi verso l'altro in completo silenzio.
Il corvino iniziava a innervosirsi per via di tutta quell'atmosfera ed aveva l'impressione che ciò non promettesse nulla di buono.

[Au! Gilbert x Oz]
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gilbert Nightray, Oz Vessalius
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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ForVale ★ Fanfiction creata per una challenge (Prompt : 'Major character death')


Without You


Gilbert non sapeva quando era iniziato tutto ciò, nè come, sapeva solo che era profondamente innamorato del suo padrone, Oz.
Nonostante tutti gli scherzi e i brutti tiri che gli aveva tirato durante gli anni dell'infanzia - come il fargli trovare dei gatti dove meno se l'aspettava, nonostante sapesse della sua fobia per quei felini - ad Oz doveva molto, era grazie a lui se aveva un posto dove dormire e mangiare e, nonostante tutto, era stato molto buono con lui.
Era stato abituato ad essere buttato via alla prima occasione, come se fosse un oggetto malfunzionante, non che fosse la colpa di qualcuno in particolare, se non di se stesso.
Dopotutto, era un bambino goffo, imbranato e pauroso, era ovvio che nessuno lo volesse in giro - specie se poi rovesciava costantemente il the bollente addosso agli altri.
Tuttavia, nonostante tutto, il suo attuale padrone era stato parecchio paziente con lui, insegnandogli a fare il suo lavoro e lo aveva aiutato quando ne aveva bisogno.
Era ironico come tanti adulti non avevano avuto la pazienza che, invece, un ragazzino della sua età sembrava avere.
Con un sorriso nostalgico, ricordò ancora quella volta in cui aveva avuto gli incubi e il biondo si era intrufolato sul suo letto e gli aveva stretto la mano, dormendo assieme tutta la notte.
Forse era proprio per momenti di questo genere che si era innamorato del suo padrone.
Tuttavia, nonostante lui avesse fatto tanto per Gilbert, c'era da dire che spesso il corvino si era sentito inutile, quando si trattava di aiutare e sostenere l'altro.
Oz soffriva, non era una novità, ma non c'era davvero nulla che l'altro potesse fare per lui.
Poteva solo vederlo costruirsi col tempo sorrisi di circostanza per il solo scopo di non rimanere più ferito, anche a costo di non fare uscire i suoi sentimenti.
E il suo povero servo piangeva, piangeva tantissimo per il suo padrone, al pensiero di non poterlo aiutare in alcun modo, se non standogli vicino come poteva.
Come a peggiorare la situazione, col passare del tempo, Oz aveva sviluppato una strana malattia che lo costringeva a stare spesso a letto.
Non ne capiva molto, ma aveva intuito che fosse qualcosa di estremamente rara e che portava via la persona con molta lentezza e ciò non sapeva dire se fosse un bene o un male per vari motivi.

"Padrone?" mormorò Gilbert, bussando alla porta del biondo "Posso entrare?"

Appena ebbe il permesso, entrò con un carrello contenente i più disparati cibi, in modo da poter stimolare l'appettito dell'altro.
Ed eccolo lì, al centro di una stanza lussuosa, un letto a baldacchino sopra il quale c'era il suo padrone, sempre più pallido, che lo guardava con un piccolo broncio in volto.

"Sei perfido Gil. Quante volte ti ho detto che mi devi chiamare per nome?"

"Non posso fare altrimenti, mi spiace." rispose, con un sorriso pacato, sistemando con calma e cautela il necessario sopra le gambe del suo signore.

A quel punto, notò il suo riflesso sull'enorme specchio della stanza.
Non importava quanti anni fossero passati, quanto fosse maturato e composto col tempo, non riusciva comunque a trattenere gli occhi lucidi alla vista della persona che amava sopra ogni cosa, in quelle condizioni.
Cosa peggiore, era abbastanza sicuro che Oz l'avesse notato ma non avesse detto nulla per non ferire i suoi sentimenti, come sempre.

"Uff, sei il solito noioso." borbottò il biondo, sistemandosi in qualche modo sul letto "Senti, ora puoi rimanere con me? Vorrei parlarti di una cosa, in privato."

A quelle parole, il corvino annuì con fare calmo, per poi chiudere la porta della camera e sedersi sulla poltrona al fianco del suo signore, in attesa che l'altro parlasse.

"Certo che hai fatto davvero tanta roba!" esordì il malato, prendendo la prima cosa che gli capitava, iniziando a mangiucchiarla "Non dovresti sprecare tanto tempo per-"

"Mi duole doverla interromperla ma ho come l'impressione che debba dirmi qualcosa di importante." lo bloccò Gilbert, posandogli delicatamente la mano su quella libera dell'altro, in segno di conforto "Non si deve preoccupare, può dirmi qualsiasi cosa."

A quelle parole, Oz abbassò lo sguardo, inclinandosi verso l'altro in completo silenzio.
Il corvino iniziava a innervosirsi per via di tutta quell'atmosfera ed aveva l'impressione che ciò non promettesse nulla di buono.

"Io non ne posso più, Gil."

"C-Come?"

Il commento del suo padrone fu basso e a malapena udibile ma Gilbert lo sentì benissimo.
Solo, sperava di esserselo immaginavo.

"Gil, non voglio più vivere." gli disse il biondo, in tono più alto, alzando poi lo sguardo verso l'altro "E so che è davvero crudele da parte mia dirti una cosa del genere, ma vorrei che fossi tu a porre fine alla mia vita."

A quel punto, il corvino si alzò di scatto, spostando immediatamente la sua mano da quella del suo master, come se improvvisamente scottasse.

"Se questo è uno scherzo, è davvero uno di pessimo gusto."

"Uno scherzo?"

Una fragorosa ma triste e cupa risata fuoriuscì dalle labbra del malato, che si coprì gli occhi, poggiando la testa sul cuscino.

"E' vero, la mia vita è stato un brutto scherzo sin dalla mia nascita ma, no, non è uno scherzo la mia richiesta." disse ancora, spostando il braccio e sorridendo in maniera flebile "Sappiamo bene entrambi che sono in una situazione in cui non c'è una via d'uscita e vorrei finirla prima che diventi troppo doloroso."

"... Padro- padrone... Oz." balbettò il corvino, in preda ad un sempre più crescente panico "C...Capisco che è difficile, posso solo immaginare quanto stai male. Ma la scienza e la medicina hanno fatto passi da giganti, chi lo sa che, a breve, non trovino una cura? Non ti devi arrendere e vedrai che-"

A quel punto, Oz iniziò a tossire in maniera sempre più forte e il suo servo fu costretto a riavvicinarsi a lui, per porgergli un fazzoletto, fazzoletto che, notò con orrore, ora era completamente imbrattato di sangue.

"Migliorare? Migliorare?" esclamò il biondo, in preda ad una crescente rabbia "Non c'è una cura, punto! E la cosa peggiore che potrei stare in questa condizione, in bilico fra la morte, anche anni, prima di- prima di-"

"Signore-"

"Gil, ti prego." supplicò il ragazzo sul letto, stringendo debolmente l'altro sul polso "Non posso chiederlo a nessun altro. So quanto mi sei fedele e quanto... quanto amore provi nei miei riguardi."

A quel punto, il corvino allargò gli occhi, diventando via via sempre più rosso per via della rabbia che gli stava galoppando sul petto.

"E QUINDI APPROFITTATE DEI MIEI SENTIMENTI PERCHE' NON POSSO DIRVI DI NO, UH??" urlò sprezzante, sentendo gli occhi pizzicargli terribilmente "E' terribilmente egoista e crudele da parte vostra!"

"Lo so, Gil. Lo so." esclamò a quel punto Oz, accarezzando col pollice il polso dell'altro "Ma non ce la faccio davvero più e sei l'unico a cui posso chiederlo. E se non puoi tu... farò da solo. Ma preferirei fare con te e non spiaccicarmi saltando dalla finestra."

A quel punto, Gilbert avrebbe voluto trovare una soluzione, una qualsiasi soluzione per evitare tutto ciò ma, purtroppo, conosceva piuttosto bene il suo padrone che, se aveva deciso di fare una cosa, nessuno poteva fargli cambiare idea.
Era così ostinato...

"Cosa..." mormorò in un flebile sussurro, cercando di mantenere quel minimo di autocontrollo e dignità "... cosa... dovrei fare...?"

Il biondo gli sorrise magnanimo e gli indicò i suoi farmaci: sarebbe bastata una dose eccessiva per morire.
Con estrema lentezza, iniziando a tremare sempre di più, mentre infilava qualche pastiglia in più nel dolce preferito nel suo signore e Oz mangiò il piatto con voracità, senza dire una sola parola.
A quel punto, il corvino si risedette sulla poltrona ed iniziò silenziosamente a piangere, posando le mani sulla faccia ed, immediatamente, sentì la presenza della mano del biondo fra i suoi capelli.
Per un breve istante, ritornò indietro nel passato, quando era solo un goffo servo e l'altro il suo amato padrone e non avevano orribili malattie a cui pensare.

"Gil, ti prego, sii felice anche senza di me."

Quelle parole, insieme alla mano dell'altro che parve senza vita, lo riportarono brutalmente alla realtà e, togliendo le mani dagli occhi, si rese conto che il suo amato Oz, ormai non c'era più.
A quella consapevolezza, pianse a dirotto senza vergogna alcuna, finchè non ebbe più lacrime da versare, fino a ritrovarsi completamente svuotato.
Gilbert prese la boccetta con cui aveva ucciso il suo padrone e ripensò alle sue parole.
Come poteva essere felice senza di lui? Ovvio che non poteva.
Così, senza pensarci due volte, prese alcune di quelle pastiglie e le ingoiò.
   
 
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