Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Nymeria87    05/08/2020    3 recensioni
dal testo:
“Ti sta bene tutto questo?” le chiese d’un tratto in un sussurro indicando con la mano le tavolate difronte a loro.
Sansa lo guardò curiosa soppesando per un momento la sua espressione costernata mentre cercava di comprendere il significato delle parole di Jon.
[...] “sei un uomo di valore Jon, ti meriti tutto questo, lo hai dimostrato sul campo di battaglia!”,
“Sono quasi morto sul campo di battaglia, e lo sarei se non fosse stato per te!”.
“Hai rischiato tutto per il Nord, è questo quello che loro vedono, un uomo che darebbe la vita per la sua terra e la sua gente...”
Per il Nord, certo, ma avrei dato la vita anche solo per te Sansa, sei stata il mio ultimo pensiero prima dell’impatto con le armate Bolton.
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Ripartiamo dalla settima stagione ripercorrendo gli eventi visti nella serie ma andando a scavare un pò piu’ a fondo, attraverso i gesti e le espressioni che hanno fatto galoppare la mia mente molto lontano, a coltivare congetture e ad immaginare ciò che (ahimè) non abbiamo potuto vedere.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jon Snow, Sansa Stark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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capitolo lungo, ma come potevo fare altrimenti?
buona lettura!

7x2.2 Missing Moment 2.0



Dopo l’incontro con il Lord, Jon si era rintanato nel Solarium per disporre gli ultimi preparativi in vista della partenza dell’indomani. Davos lo aveva lasciato che la luna era già al suo apice quando decise finalmente di recarsi verso le sue stanze; nella penombra dei corridori e perso tra i suoi pensieri, si ritrovò improvvisamente difronte alla soglia delle camere padronali: solo una porta e qualche metro al di là lo separavano dalla dolce Sansa, sicuramente già cullata nel tepore di un sonno profondo.
Jon rimase in uno stato catatonico per un lungo momento, in contemplazione di ogni solco del legno senza osare bussare: era troppo tardi e troppo inappropriato se qualcuno avesse assistito alla cosa; fare visita alle camere della Lady di Grande Inverno a quell’ora sarebbe stato troppo,
ti spingeresti troppo oltre...
E quasi a conferma di quei pensieri, l’immagine fugace di Sansa coperta solo da una sottile veste da notte, gli apparve nei suoi capelli sciolti e vaporosi, freschi di spazzola; occhi umidi e languidi a causa del sonno.
Jon scosse di scatto la testa, come a scacciare quella pericolosa immagine dalla sua mente.
Stai abbandonando me!
Un grido inespresso a rimbombargli nella testa mentre veloce si apprestava con passo spedito verso le sue stanze.
Domani, le parlerò domani.
 
 
Sansa era sotto le coperte di pelliccia da ore, gli occhi sbarrati fissi su un punto del soffitto mentre la sua testa lavorava frenetica senza sosta: Jon lontano, le responsabilità di Grande Inverno e delle popolazioni del Nord, l’arrivo dell’Inverno e della Lunga Notte, Cersei come Regina dei Sette Regni e una nuova possibile minaccia Targaryen.
E Baelish sempre in agguato con le sue macchinazioni e le sue lusinghe inappropriate...
Sansa si voltò di scatto sul lato, tirandosi su le coperte a coprirsi le spalle; non voleva pensare a lui, non voleva pensare alla orripilante visione di cui l’aveva resa partecipe al cospetto dell’albero del cuore, non voleva che l’ultima notte che condivideva sotto lo stesso tetto di Jon fosse insudiciata dal pensieri di DitoCorto.
Perlomeno gli statà lontano: con Jon fuori da Grande Inverno si sentirà sicuro di poter spingere i Lord a giurare fedeltà a me voltando le spalle a lui e muovere i fili del suo gioco.
Sansa sbuffò sonoramente socchiudendo gli occhi, per cercare di eliminare il pensiero di Petyr dalla sua testa.
Se pensa che mi farò manovrare anche questa volta si sbaglia di grosso, otterrò da lui ciò che voglio ma spianando la strada per il ritorno di Jon, non certo per togliergli il titolo di Rè del Nord.
 
-Il Nord è la mia casa, è parte di me ed è tuo-
Come se quello non fosse un pensiero condiviso da entrambi...
Sansa sospirò mentre sentì le lacrime salirgli dalle guance fino ad arrivare agli occhi già lucidi.
Oh Dei, non strappatemi anche lui...
In cuor suo sapeva perchè non l’aveva consultata, non avrebbero mai trovato un’accordo sulla questione, lei era troppo impaurita e si era troppo legata a lui, quasi a muoversi di riflesso ad ogni sua azione, ma mai avrebbe pensato che Jon potesse darle quell’estrema fiducia che le aveva donato con occhi coinvolti difronte all’intera sala. La amava e si fidava di lei, questo le aveva dimostrato quel giorno e forse Sansa avrebbe dovuto tornare sui suoi passi e analizzare perbene la sua posizione, perchè nonostante l’intensità degli occhi di Jon, le sue sottili attenzioni e i sorrisi fugaci che le riservava, Sansa doveva ammettere che Jon non l’avrebbe mai potuta vedere e pensare se non in altra veste che quella di sua sorella; era troppo simile a loro padre, troppo un uomo d’onore per indugiare in altro modo su di lei.
Sansa doveva aver in quelche modo travisato l’affetto incondizionato che aveva iniziato a provare per lui. La riconoscenza a volte faceva brutti scherzi e il fatto che Jon fosse il primo uomo dopo tempo immemore a farla sentire improvvisamente al sicuro, aveva indubbiamente alterato la percezione delle sue stesse emozioni. Quella dolcezza pura era sempre accompagnata subito dopo da un effimero distacco, da un rispetto deferenziale e da immancabili occhi velati di tristezza. Quando Jon aveva quello sguardo mesto e preoccupato Sansa avrebbe solo voluto liberarsi da ogni infrastruttura, eliminare la distanza che li separava ed accoglierlo in un abbraccio disperato per crogiolarsi nel suo tepore, nel suo profumo e confortare i tormenti del suo animo. Ma questo non era possibile, non ora, troppo sconveniente e le barriere tra loro continuavano a crescere, erano rimasti solo gli sguardi a poterli legare, a farli sopravvivere l’uno per l’altra.
E da domani non avremo neanche questi...
Sansa cacciò nervosamente indietro le lacrime col dorso della mano.
No, niente occhi pesti di pianto domattina; Jon dovrà lasciare casa scarico di inutili pensieri, mi ha affidato Grande Inverno e ogni mossa che farò sarà in sua vece. Da domani sarò solo la Lady di Grande Inverno per chiunque, algida, arguta e pronta al confronto attivo con i Lord del Nord, e chiunque oserà muoversi mettendo a rischio la stabilità conquistata dovrà far fronte alla mia giustizia.
Fu con questi pensieri che riportando un po’ di pace nel suo animo, socchiuse gli occhi affranti e si addormentò.
 
Quando la prima luce frizzante del mattino filtrò dalla finestra della sua stanza da letto, Sansa era già intenta a farsi acconciare i capelli da Elin, addosso ancora la veste di lino e sul letto l’abito che avrebbe indossato quel giorno.
Una seconda ragazza stava portando via la colazione ancora intatta della Lady: “Mia Signora, non gradite neanche qualcosa di diverso? Avete a stento toccato cibo questa mattina” azzardò timorosa la servetta.
“Non preoccuparti Delya, non importa; lascia solo la tisana alla menta poi vai pure ad occuparti delle tue incombenze, mi aiuterà Elin con l’abito” le rispose Sansa congedandola amabilmente.
Elin le fremò l’acconciatura e si spostò per recuperar l’abito ed aiutarla ad indossarlo.
L’immagine riflessa di Sansa nell’abito scuro dal corpetto adorno di piume la catapultò a quel giorno in cui aveva donato la gorgiera con i metalupi lavorati in rilevo a Jon, quel giorno in cui si era prodigata nell’aiutarlo lei stessa a vestirsi e prepararsi per il banchetto serale.
Un sospiro nervoso le sfuggì dalle labbra di pesca mentre Elin era intenta a stringerle l’alta cinta di pelle scura: “troppo stretta Mia Signora?” chiese la ragazza fraintendendo.
“No Elin, non si tratta della cinta, sono solo inquieta. Passami la collana” deviò laconica mentre si accingeva a fermarsi la catena al fianco.
Stava giusto sistemandosi i fermagli al colletto quando bussarono alla porta: “Avanti” annunciò senza pensarci troppo, quando la figura di Jon comparve sulla soglia: “Mia Signora...” pronunciò annunciandosi, rimanendo in attesa.
Sansa incontrò il suo sguardo dal riflesso dello specchio, sprofondando in una apnea inconsapevole.
Elin la ridestò sistemandole il retro dell’abito: “avete ancora bisogno di me Lady Stark?” chiese  titubante.
“No cara, puoi andare grazie” le sorrise Sansa rilassando il viso
“Mia Signora” sussurrò remissiva la ragazza a mezzo inchino dopo averle lisciato un’ultima volta i capelli sulla schiena quasi in contemplazione; si voltò incedendo verso la porta e Jon si fece momentaneamente da parte salutandola con un cenno per poi farla passare.
Quando il portone si chiuse finalmente Sansa si voltò ad incontrare il fratello: “quindi sei in partenza...” gli occhi blu a scrutarlo attenta mentre lui le si avvicinava lento, come a misurare ogni passo; Jon non riuscì a controllare il suo sguardo lasciandolo libero di vagare sull’intera figura di lei, vista che non sfuggì all’attenzione di Sansa il cui respirò divenne più profondo salendole fino al petto, che prese ad alzarsi ritmicamente. Si inumidì la labbra cercando di concentrarsi nel prodigargli un sorriso lieve ed al contempo abbassare le palpebre sul suo stesso abito.
“Si, siamo quasi pronti, ma avevo bisogno di salutarti a dovere” disse lui inclinando lievemente la testa a soppesarla.
Le sue parole furono accolte da lei con un tuffo al cuore, gli occhi ancora bassi mentre cercava di dominarsi e trovare la forza di dire qualcosa.
“É necessario Sans: è la nostra unica possibilità” disse lui avvicinandosi ancora a scrutarle il volto adombrato, “hey...” sussurrò dolce, sollevandole il mento per specchiarsi nei suoi occhi di cristallo.
“Non voglio che tu vada a Sud” rispose con voce flebile lei, mordendosi le labbra per cacciare indietro le lacrime.
Jon sospirò a labbra serrate continuandola a guardare: “tornerò Sansa, qualunque cosa accada ti prometto che tornerò a Grande Inverno”,
Tornerò da te
“ma abbiamo bisogno di questa alleanza, non possiamo farcela da soli, la salvezza del Nord dipende da questo e ho intenzione di proteggerlo sempre e comunque”,
Ti proteggerò, lo prometto.
La ragazza incontrò il suo sguardo prima di fuggirne snervata: “sai bene anche tu quanto sono onorevoli i Lord a parole e quanto non sempre siano stati in grado di  mantenere i loro giurmenti” occhi che vagavano per la stanza.
“Confido nella tua guida per questo, sto affidando tutto a te perchè non mi fido di nessun altro”
“Jon...”
“Sei portata per questo” le disse raggiungendola con le mani alle braccia, appena sopra il gomito, avvolte dal tessuto dell’abito scuro, “tu coinvolgi le persone, hai innate capacità diplomatiche e ispiri devozione senza che neanche tu te ne renda conto; impareranno ad amarti Sansa, come non potrebbero?”.
Lo sguardo dubbioso di lei lo attraversò da parte a parte: “credi che le mie siano solo lusinghe?” rispose lui distaccando la presa delicata, quasi ferito dal suo sguardo.
“Non credo che siano pronti per prendere ordini da una donna” rispose sinceramente la ragazza.
“Tu sei la figlia di Eddard Stark, la Lady di Grande Inverno: hai tutto il diritto di governare il regno del Nord” asserì lui avvicinandosi con fervore mentre la guardava dritto negli occhi, “non lasciare che stupidi screzi vadano a creare inutili divisioni tra i Lord, non fare niente che io non farei e tieni vicina Brienne”.
“Brienne?” chiese Sansa non comprendendo appieno.
“Tu ti fidi di lei e io mi fido del tuo giudizio, inoltre sembra l’unica oltre a te in grado di tenere testa a Bealish” una smorfia a incrinare il suo bel viso,
“Jon...”
“Non mi fido di lui, ma mi fido di te” disse con tono conclusivo prima di abbassare lo sguardo sul corpetto di Sansa, “...per quanto non ami le piume sui tuoi abiti”.
“É per questo che le associo ai due metalupi: si abbinano alla tua gorgiera in metallo lo sapevi?” sorrise mestamente lei.
Jon abbassò lo sguardo, quasi per sfuggire all’adulazione che quelle parole celavano: “e questa?” chiese prendendo tra le dita la catena della collana che lei indossava, “questa cosa sta a rappresentare?” chiese curioso, incapace di distogliere lo sguardo dai lucenti occhi di lei.
Sansa lo accolse con un sorriso più ampio, portando le sue stesse mani all’anello di metallo mentre si umettava le labbra: “il cerchio rappresenta l’unità ed è un simbolo di protezione, per me stessa, per la famiglia e per il Nord” e gli occhi di Jon si illuminarono di rimando, “la catena è un monito: mi ricorda il senso di prigionia, di impotenza che ho vissuto in passato” lo sguardo a riconoscere la furia che si propagava dal viso di lui intento a mordersi l’interno labbra al ricordo di Ramsay. Inspirò dietro le palpebre abbassate prima di tornare a guardarla: “e questo?” chiese sfiorando l’ago in metallo che penzolava dal fianco destro della ragazza. Sansa contemplò l’estremità della collana: “beh, questo è Ago” disse semplicemente dopo qualche secondo, accogliendo il sorriso di Jon, che comprese subito il significato nascosto del piccolo oggetto, “è per Arya, per la sua forza d’animo che prima mi era così estranea da rendermi difficile riconoscerla e comprenderla” spiegò lei quasi più a se stessa che a lui.
Jon avrebbe voluto stringerla in quel frangente, farle sentire che non era sola, che non doveva avvolgersi da simboli per ricordarsi chi era, ma poi il vociare proveniente dal cortile gli ricordò l’imminente partenza; doveva lasciarla davvero, lasciarla a se stessa e senza di lui sarebbe bastata Brienne a proteggerla? Non avere occhi su di lei, non poter sapere niente di quello che sarebbe accaduto in sua assenza fu un peso che gli piombò sulle spalle all’improvviso metre il caos lo pervase inghiottendolo e offuscandogli la vista.
Si aggrappò alle sue braccia quasi in sostegno, portandosela più vicino, sopraffatto da un impeto selvaggio non intenzionale: “giurami Sansa, giurami che non ti farai raggirare dalle sue belle parole e dai suoi modi servili” le sussurrò con dilaniante tormento nella voce e occhi di brace.
“Jon...” lo richiamò lei confusa, mentre uno stato di angoscia la pervase inesorabilmente.
“Non credrai che non mi sia accorto con quale lascivia ti guardi e di come ti graviti attorno costantemente?” chiese tuonante mentre la sua stretta si faceva più ferma.
“Lui non ha più potere su di me” proruppe lei portandosi in avanti a fronteggiarlo, animata da una rabbia incontrollata e da una reattività senza eguali, “non sono più la ragazzina che era solito ingannare con le sue sporche bugie; te l’ho già detto una volta, di Belish me ne occupo io: quando i Lord della Valle risponderanno a me sola invece che a lui, Baelish avrà quello che si merita te lo assicuro” ringhiò furente, i capelli a circondarle il viso d’alabastro come lingue fiammeggianti.
Jon le prese il viso tra le mani, i polpastrelli ruvidi a carezzare quelle guance di seta, mentre gli occhi di Sansa registrarono quel cambiamento repentino nell’espressione di lui.
Schiuse inconsciamente le labbra, guardandolo in silenzio, specchiandosi in quegli occhi grigi in cui in un frangente sembrò balenare un riflesso violetto. Jon sembrò vinto dai suoi stessi pensieri e per un instante Sansa fu convinta che l’avrebbe baciata, quando l’incontro delle loro fronti, l’una a sostegno dell’altra, non le fecero socchiudere le palpebre, pervasa da un imbarazzo misto ad ostinazione nel voler assaporare con ogni fibra del suo essere quell’ultimo moento con lui, nella quieta discrezione delle sue stanze.
Mai Jon le era sembrato così vicino, mai così complice: “ascoltami” le disse lui sfregando il naso a quello di lei, richiamandola a quel contatto così animale, così coinvolgente, così da lupi, tanto carico d’affetto che Sansa non potè sottrarsi dal fare lo stesso, “aspettami” concluse Jon  prima di accostarsi col viso a quello di lei, le labbra quasi a contatto l’angolo sinistro delle sue, senza avere il coraggio di spostarsi lievemente.
Sansa si aggrappò con le mani al mantello di lui, regalandogli un impercettibile gesto di assenso col viso prima di abbandonarsi alla sua malia, al tepore della sua pelle, al suo profumo intenso, poi lui si distaccò ed entrambi ripresero a respirare.
Gli occhi cerulei a scrutarlo senza osare parlare e poi quella carezza triste sui suoi capelli di rame, accompagnata da quello sguardo affranto, preludio della separazione imminente.
Jon si congedò senza ulteriori parole e Sansa non cercò di fermarlo, priva di forze per aggiungere altro.
Quando lui varcò la soglia delle camere padronali trovò Spettro di guardia: muso alto e occhi rubini consapevoli ed onniscienti. Jon si abbassò automaticamente ad incontrare il suo fedele compagno di avventura e prodigargli una carezza dietro l’orecchio destro: “prenditi cura di lei” gli sussurrò, “tienila d’occhio” continuò a dirgli, sopracciglia inarcate in completa afflizione, “per me” concluse prima di deglutire quasi con rabbia il lacerante dolore che sembrava divorarlo.
 
   
 
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