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Autore: Dama delle Comete    10/08/2020    0 recensioni
"Tu temi di deludere tuo padre e gli altri, vero?"
Non suonò come una domanda vera e propria. Hiccup annuì di controvoglia senza aggiungere nulla. Da due anni era sopraffatto dalle aspettative altrui.
"Andiamo, non è detto che venga scelto tu! Il calice non guarda mica chi ha compiuto più imprese degli altri, è tutto casuale!" lo consolò Astrid.
"È proprio della casualità che non mi fido."

Un tentativo di riportare il Torneo Tremaghi in auge, tra vecchi amici, nuove conoscenze e difficoltà. Ma qualcuno trama per sabotare la gara.
Genere: Fantasy, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hiccup Horrendous Haddock III, Jack Frost, Merida, Rapunzel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note

Ok, premetto subito che non scrivo mezza parola da quanto, tre anni? E non pubblico da almeno sei. 

 Qualche mese fa, in onore della nostalgia, ho rispolverato alcune vecchie fanfiction che non ho mai avuto il coraggio di postare, e con mia sorpresa mi è dispiaciuto un sacco non averle finite, perché non lo ricordo nemmeno io cosa doveva succedere! Insomma, mi è venuta voglia di riprendere una vecchia idea, migliorarla, modificarla, e scriverla. Ecco perché ho scelto un fandom morto e sepolto (credo): era il mio interesse principale quando ho smesso di scrivere. 

Inizialmente non avevo un piano, né l'intenzione di pubblicarla, ma ho pensato che, se riuscirà a divertire anche solo una persona quanto ha divertito me a scriverla, ne vale la pena. 

In questa fic i Big Four sono all'ultimo anno, se non fosse chiaro, così da evitare il problema del limite d'età. 

Spero che piaccia e che i personaggi non risultino troppo OOC, in quel caso chiedo venia. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Parte 1: Il drago ti ha mangiato la lingua?

 

 

 

 

 

 

La stretta porta del negozio sbatté chiusa con forza, facendo suonare il campanello all'ingresso, mentre i clienti si spostavano al passaggio della ragazza. 

Merida superò svelta un gruppetto di vecchie streghe e si infilò in un passaggio che tagliava la strada principale. Schivò un paio di venditori ambulanti dall'aria sospetta, calpestò per sbaglio il mantello di qualcuno e frenò in scivolata davanti al Ghirigoro. 

La bottega era zeppa di genitori e ragazzini in cerca di libri scolastici, di cui Merida riusciva a vedere le sagome, schiacciate come sardine all'interno, attraverso le finestre appannate. Da qualche parte lì in mezzo doveva esserci la persona che aspettava. 

Stava per decidersi ad affrontare la ressa, quando Rapunzel sbucò dalla porta tutta rossa in faccia. 

"Avevano quasi finito le copie del settimo volume del Manuale degli Incantesimi!" boccheggiò trionfante, sventolando un grosso libro sotto il naso di Merida, che la trascinò in strada per mano. 

"Hai visto Jack?" chiese. Rapunzel scosse la testa, rimettendo il tomo nella borsa strapiena. 

"Forse si è dimenticato dell'appuntamento" ipotizzò. 

"Macché, si sarà fermato davanti alle vetrine dei manici di scopa e avrà perso la cognizione del tempo" sbuffò Merida, e si diressero alla gelateria poco distante. "Hai preso tutto?" 

"Sì, mi mancavano solo i libri" rispose Rapunzel, intanto che si sedevano a un tavolino all'aperto. Appoggiò la borsa a terra, sistemandola in mezzo ai piedi. 

Merida si buttò sgraziatamente sulla sedia. "Io ho fatto acquisti ieri, così oggi possiamo fare quello che ci pare. Come ti è andata quest'estate?" 

"Bene, nonostante la montagna di compiti per le vacanze" disse l'altra. 

Jack spuntò da dietro l'angolo nel momento in cui arrivarono i loro gelati, anche lui carico di roba. Prese una sedia dal tavolo accanto e si sistemò con le ragazze. 

"Dov'eri finito? Sei rimasto impalato per un'ora da Accessori di Prima Qualità per il Quidditch?" domandò Merida, attaccando la sua coppetta. 

"Solo per un pochino" ammise Jack studiando la carta dei gelati. "Mi sono ricordato all'ultimo minuto dell'abito da cerimonia, e ho fatto tardi per comprarlo." 

"Chissà per cosa servirà" disse Rapunzel. Mancò la bocca, impegnata a fantasticare, e si sporcò tutta di gelato. "Ops…" 

Merida le passò un tovagliolo. "Qualunque cosa sia non sarà buona, se bisognerà mettersi in tiro. Il mio vestito lo ha scelto mia madre, ed è tutto merletti. Agghiacciante." 

"A proposito, non dovevi venire a Diagon Alley con la tua famiglia?" ricordò Jack, guardandosi intorno. 

"Sì, ma sono scappata. Ho corrotto i miei fratelli per distrarre la mamma e me la sono data a gambe, altrimenti sarei ancora da Madame Malkin a guardare cappelli" disse Merida, e rabbrividì al pensiero. Sua madre poteva metterci delle ore intere per comprare gli abiti. 

"Allora faremo meglio a muoverci, prima che venga a cercarti" esclamò Jack. 

Finirono in fretta i gelati, pagarono il conto e si avviarono per l'affollata strada principale, osservando la nuova merce nelle vetrine. 

"Abbiamo ancora due giorni, prima che cominci la scuola" affermò Merida prendendo i due a braccetto. "Divertiamoci, finché possiamo!" 




Il viaggio in treno, il primo di settembre, fu piuttosto tranquillo, per gli standard dell'Espresso di Hogwarts. 

Merida riuscì a evitare di inciampare, scendendo dalla carrozza stregata, e varcò l'ingresso del castello con i suoi compagni. La Sala Grande risplendeva sotto la luce delle candele, grandiosa come al solito, addobbata con i colori delle quattro Case. 

Merida e Jack salutarono Rapunzel, che andò a sedersi con gli altri Tassorosso, e raggiunsero il tavolo di Grifondoro. 

Salutarono gli altri ragazzi e guardarono la fila di giovani maghi e streghe entrare dalle porte guidati dall'insegnante di Trasfigurazione, il professor Bunnymund. I ragazzini fissarono spaventati il soffitto, il tavolo dei professori e il vecchio e consunto Cappello Parlante, che era stato appoggiato al solito sgabello. 

Dopo lo Smistamento, terminato il banchetto, il Preside si alzò in piedi, e la Sala si zittì. 

"Benvenuti e bentornati a Hogwarts, ragazzi" disse gioviale, facendo muovere la barba bianchissima. "Cominciamo subito da annuncio più importante: niente Coppa di Quidditch, questo anno!" 

Merida vide con la coda dell’occhio Jack, che giocava nella squadra di Grifondoro da quando aveva tredici anni, trattenere il fiato molto rumorosamente, pronto a indignarsi, ma il professor Nord riprese il discorso prima che le proteste cominciassero. 

"So che mi perdonerete, perché è mio grande piacere informare voi che Hogwarts ospiterà grande competizione internazionale, Torneo Tremaghi!" 

Gli studenti rimasero quasi tutti a bocca aperta, qualcuno perplesso. Merida non ne aveva mai sentito parlare. 

"Torneo Tremaghi è gara tra scuole di magia europee nata secoli fa, con obiettivo di rafforzare amicizia e cooperazione con maghi stranieri" spiegò Nord, allegro. "È stata abolita dopo ennesimo decesso cento anni fa, ma Ministero della Magia ha deciso di fare nuovo tentativo. Quindi, da ottobre accoglieremo direttori e alcuni studenti di Accademia di Beauxbatons e Istituto di Durmstrang!" 

Adesso Merida si spiegava il motivo per cui sua madre era stata così indaffarata durante l'estate, al lavoro, e della segretezza. 

"Nostri ospiti rimarranno fino a giugno, perciò trattiamo loro bene, mi raccomando; questa competizione sarà ottima occasione per stringere amicizie durature e fare esperienze interculturali. Ultima cosa, è stato imposto limite minimo di età a diciassette anni, per evitare che concorrenti impreparati si feriscano durante prove, ma anche chi non ha entrambi genitori maghi potrà iscriversi, a contrario di edizioni passate. Bene, questo è quanto. Tutti a dormire, ora!" concluse Nord. Allargò le braccia, sempre sorridente, e attese che gli studenti si alzassero con un gran frastuono di sedie. 

Merida avrebbe voluto commentare la notizia con Rapunzel, ma lei doveva accompagnare quelli del primo anno al dormitorio, e non poteva fermarsi a parlare. Allora diede un pizzicotto a Jack, che si riscosse da un sogno a occhi aperti, e presero una scorciatoia per la sala comune, troppo stanchi per chiacchierare. 

Merida era impaziente di incontrare gli allievi stranieri, e desiderosa che ottobre si sbrigasse ad arrivare. 








“Diamo nostro benvenuto a studenti di Durmstrang!”

La Sala Grande si riempì di un rumore di passi e un folto gruppo di giovani maghi e streghe fece il suo ingresso. A guidarli c’era un uomo molto alto e robusto, vestito di pellicce; la barba rossa, le braccia muscolose e le cicatrici facevano paura, ma i suoi occhi erano limpidi e sinceri. Sorrideva sotto i folti baffi.

I ragazzi erano vestiti allo stesso modo e quasi tutti stavano col naso all’insù per osservare con meraviglia il soffitto incantato. Un paio si prese a gomitate e indicò apertamente il Preside di Hogwarts senza preoccuparsi di apparire maleducati. Dopo lo stupore iniziale, gli studenti delle due scuole si studiarono a vicenda con curiosità.

“Non avevo mai visto degli studenti stranieri, me li aspettavo… diversi.”

Jack si voltò verso Merida. “E come dovrebbero essere? Pensavi che sarebbero arrivati planando su dei tappeti volanti e facendo uscire scintille dalle orecchie?”

Lei sbuffò, pronta a rispondergli a tono, ma un’altra ragazza di Grifondoro ribatté: “Non darti  tante arie solo perché conosci altre scuole, Overland. Non tutti vengono dall’estero.”

“Non sono mica nato al Polo Sud” sorrise lui. Intanto, i nuovi arrivati erano rimasti in mezzo alla sala, senza sapere bene cosa fare, mentre il loro preside andava al tavolo degli insegnanti ad abbracciare il professor Nord. I due uomini si potevano sfidare in stazza.

“Prego, accomodatevi dove volete e buon appetito!” disse Nord, e con un gesto della bacchetta fece comparire delle sedie. I tavoli si riempirono di portate subito dopo. “Nostri amici da Beauxbatons hanno avuto piccolo contrattempo, quindi arriveranno più tardi.”

Dopo un attimo di esitazione, i ragazzi di Durmstrang si unirono a loro e così cominciò il banchetto. Jack si spostò per fare spazio a una ragazza carina con la treccia, prima di stringersi ancora di più agli altri per lasciare che un ragazzo prendesse posto vicino a lei. “Scusate” disse questo con un leggero accento. Si slacciò il mantello di pelliccia rivelando degli abiti da mago più leggeri. Jack vide molti altri fare lo stesso: avevano tutti la stessa divisa rosso intenso. 

Merida, che era di fronte a loro, allungò una caraffa verso il centro del tavolo. “Siete stanchi, vero?”

“Esausti” annuì l’altra ragazza accettando la caraffa offerta. I suoi capelli biondi brillarono alla luce delle centinaia di candele sul soffitto. “Credevamo che Hiccup si sarebbe buttato in mare, pur di non passare un minuto di più a bordo.” 

Aveva lo stesso accento del suo compagno, che in quel momento si stava riempiendo il piatto di patate. “Solo perché viaggiare con Moccicoso e i gemelli è una tortura. Tante ore insieme in uno spazio ristretto: impazzirebbe chiunque. A proposito, dove sono? Non vedo nemmeno Gambedipesce.”

Jack e Merida seguirono il suo sguardo accigliato attraverso la sala. La bionda alzò le spalle. “Gambedipesce è laggiù, invece gli altri credo di averli visti in fondo al tavolo. Se combinano guai sono affari loro, io ho finito di fare da baby-sitter.”

Quello che Jack aveva capito chiamarsi Hiccup scrutò con preoccupazione tre ragazzi di Durmstrang intenti a fare baccano e un quarto enorme studente che parlava in modo concitato con uno del secondo anno. Ci pensò un momento e si rilassò anche lui sulla sedia. “Hai ragione, per adesso quello che combinano non è un mio problema. Spero solo che non facciano disastri.”

“Quindi sei un guastafeste anche tu? Mi ricordi una mia amica di Tassorosso” commentò Jack guadagnandosi un’occhiataccia da Merida, ma Hiccup non sembrò prendersela troppo.

“Rapunzel è Prefetto, è suo dovere fare in modo che gli altri non facciano casino” lo rimproverò la Grifondoro.

“Sì, sì” la zittì Jack agitando la forchetta. Gettò uno sguardo al tavolo dei Tassorosso e fu sorpreso di vedere Rapunzel chiacchierare con un uomo dai lunghi baffi biondi che se ne stava in piedi lì accanto. Merida richiamò di nuovo la sua attenzione.

“E poi ne abbiamo fatte di tutti i colori con lei, quando eravamo più piccoli” stava insistendo. Non aveva tutti i torti. Jack e il professor Nord erano diventati amici grazie ai loro pasticci e, a forza di finire nel suo ufficio, avevano cominciato a darsi del tu.

La bionda era interessata alla questione dei Prefetti. “Anche noi abbiamo una carica del genere. A quanto pare non è popolare nemmeno qui” aggiunse ironica.

“Direi proprio di no. Allora, chi sono i Guastafeste da voi?” disse Jack sventolando la forchetta in giro come per individuare un bersaglio. Gli alunni dal nord si scambiarono un cenno di complicità.

“Noi due.”

Jack smise di agitare le posate.


 


 


Intanto, al tavolo dei Tassorosso, Rapunzel ascoltava affascinata i racconti di Skaracchio.

"Non avrei mai immaginato che il professor Nord e il preside di Durmstrang si conoscessero così bene" disse la giovane strega guardando verso il tavolo degli insegnanti. "Sembrano ottimi amici da come si sono salutati." 

Skaracchio, il custode della scuola di magia a nord, annuì facendo sobbalzare i baffi. "Aah, sì, Stoick e Nord erano inseparabili da giovani! Il vostro preside si è trasferito qui in Gran Bretagna molti anni fa, quindi non si vedevano da tanto tempo" confermò. Teneva il tono di voce un po' troppo alto perfino per l'allegro vociare nella sala e aveva poco tatto, ma a Rapunzel era stato subito simpatico. 

"Per caso tu sai cos’è successo a quelli di Beauxbatons? Che intendeva il professore con ‘contrattempo’?" gli chiese. 

"Bah, nulla di grave, immagino. Avranno trovato una tempesta e si saranno fermati per sicurezza, cose così" rispose Skaracchio, ma Rapunzel notò come si stava toccando la mano di legno in un gesto nervoso. Visto che non voleva parlarne non avrebbe insistito. 

"Piuttosto, pensi di iscriverti al torneo, ragazzina? Hai l'età giusta, no?" cambiò argomento il custode. Rapunzel posò il cucchiaio della zuppa con un certo imbarazzo. 

"Oh, no, signore. Non sono abbastanza brava e poi ho i miei doveri da Prefetto e il M.A.G.O. a cui pensare" balbettò. Era la verità: lo scorso trimestre tornava sempre nel suo dormitorio distrutta,e quest'anno avrebbe faticato il doppio, per via degli esami. 

"Capisco, capisco" bofonchiò lui senza nemmeno guardarla. Stava fissando il Preside, che parlava con l'insegnante di volo. Lei faceva ampi gesti con le mani con fare concitato, lui annuiva aggrottando le sopracciglia scure. 

"Che succede?" domandò Rapunzel. 

"Niente, niente" fece Skaracchio. Si toccò la mano finta per quella che la ragazza aveva contato come la tredicesima volta. 


 


 


Una volta rotto il ghiaccio, la conversazione si rivelò piacevole. La ragazza bionda, che si era presentata come Astrid Hofferson, faceva molte domande su come funzionava Hogwarts e spiegava volentieri le differenze con il loro istituto. "Tutto tranne il luogo," aveva sottolineato affettando la carne, "quello non ve lo possiamo dire."

Il suo compagno, invece, teneva la lo sguardo chino sul piatto e si univa alla conversazione solo se interpellato da Astrid. Pareva che il suo umore andasse peggiorando mano a mano che il banchetto si avvicinava al termine. 

"Qualcosa non va, Lentiggini? Il drago ti ha mangiato la lingua?" lo prese in giro Jack, sperando di migliorare la situazione. 

Lui lo guardò storto, aprí la bocca e la richiuse. "Stavo pensando al momento dell'estrazione dei campioni. Non è improbabile che venga scelto, visto quanto sono fortunato di solito" disse alla fine con tono da funerale. 

"Hai paura di essere sorteggiato? Quindi non vuoi partecipare?" chiese confusa Merida. "Ma come, vi hanno obbligato a venire qui?" 

Si era girata verso Astrid, che appoggiò una mano sulla spalla di Hiccup. "Non ci hanno obbligato, è solo che questo scemo aveva i sensi di colpa a restare a casa." 

Jack e Merida continuavano a non capire. 

"Sensi di colpa?" 

"Che vuoi dire?" 

Hiccup sospirò. "Se mi fossi tirato indietro, mio padre non me lo avrebbe mai perdonato. Sono 'l'orgoglio della scuola', dopotutto." 

"Avresti potuto inventarti una regola che ti impediva di partecipare, o qualcosa del genere, tanto che ne sa lui?" cercò di ribattere Jack, ma l'altro scosse la testa. 

"Oh, mio padre sa benissimo come funziona il torneo" borbottò tetramente. E poi aggiunse: "Faccio Haddock di cognome." 

Lo disse come se spiegasse tutto, infatti Merida spalancò gli occhi, invece Jack era più confuso di prima. "Che c'entra?" 

"Lo stesso cognome dell'uomo che adesso siede accanto al professor Nord, testone!" sussurrò Merida con un cenno della testa verso il fondo della sala grande. "Hiccup è il figlio del direttore!" 

 

 


Parte 2: Per una volta soltanto





Il mattino dopo l'arrivo degli studenti di Durmstrang, Jack e Merida si diressero verso l'aula di Trasfigurazione che ancora dovevano finire la colazione. Stando le parole di qualcuno del sesto anno, i nuovi arrivati avevano mangiato due ore prima di loro. Wow, ok
"Adesso mi spieghi perché siamo di fretta? Manca ancora un quarto d'ora all'inizio delle lezioni" chiese Jack pulendosi le dita dallo zucchero dei donut sul mantello. Merida lo aveva trascinato via per un braccio dalla sala grande, senza dare spiegazioni. 
La strega in quel momento era impegnata nell'ardua impresa di infilare una lettera nella busta che era arrivata quella mattina, mentre la borsa continuava a scivolarle dalla spalla. Riuscì comunque a rispondere tra il biscotto che teneva con i denti. "Visto che abbiamo Trasfigurazione con i Tassorosso, voglio parlare con Rapunzel prima della lezione, ieri sera non ci siamo riusciti." 
Stava ancora combattendo con le dita appiccicose di marmellata, perciò Jack le sfilò dalle mani la lettera e la sistemò nella busta, per darle aiuto. La madre di Merida le aveva scritto per esortarla a iscriversi al Torneo Tremaghi. Jack si chiese cosa gli avrebbe detto sua madre, ma la posta da casa sua impiegava molto tempo per arrivare e lui le aveva spedito una busta appena due giorni fa. 
La sera prima, il banchetto si era concluso senza tante cerimonie e nella folla erano riusciti solamente a fare un cenno di saluto all'amica. Di Beauxbatons non si sapeva ancora niente. 
Quando arrivarono davanti all'aula c'era già Rapunzel ad aspettarli. Si staccò dal muro dove era appoggiata e venne loro incontro. 
"Come è andata ieri sera? Vi ho visti parlare con due ragazzi" chiese dopo aver fatto le feste a Merida. 
"Bene, abbiamo conosciuto gente nuova e vissuto un'interessante esperienza interculturale" rispose Jack distrattamente, scimmiottando il tono di Nord. Sentiva un forte brusio venire dal fondo del corridoio. 
Prima che Rapunzel potesse raccontare la sua serata, da dietro l'angolo sbucò un gruppetto di studenti di Durmstrang. Jack osservò un ragazzo basso dai capelli scuri, due ragazzi biondi che dovevano essere gemelli, quel tipo sovrappeso, e i loro due nuovi amici. Straordinariamente, Hiccup era a capo del gruppo, con Astrid leggermente più indietro. 
Merida strabuzzò gli occhi. "Non ci avevi detto di avere una banda!" 
Preso dalle chiacchiere dei suoi compagni, Hiccup si accorse di loro solo allora. "Buongiorno anche a voi, eh" rise imbarazzato. "E comunque non è la mia banda. Siamo nella stessa classe." Presentò loro i membri di quello strano gruppo, tutti dai nomi improbabili. Jack non era sicuro se stessero scherzando. 
Rapunzel, un po' stordita dalla confusione creata dalla compagnia, riuscì a presentarsi a tutti. Ormai si era formata una piccola folla nel corridoio, tra loro e i curiosi che si fermavano a guardare. Jack, spostandosi per permettere le numerose strette di mano dirette alla poveretta, finí accanto a Hiccup. 
"Quindi sei famoso, oltre a essere il figlio di mago Haddock!" rise. L'altro scrollò le spalle con un sorriso. 
"Siamo amici da un po', ormai. Credo che abbiano stima di me, anche se lo dimostrano in modo strano."
"Cos'hai fatto per guadagnarti tanti ammiratori? Sembri un'anatra seguita dagli anatroccoli" commentò Jack, accorgendosi per la prima volta della protesi che partiva da sotto il ginocchio del ragazzo, visibile grazie alla mantella più corta e leggera che avevano tutti preferito alle pellicce. "Ha a che fare con quella?" 
Hiccup stava guardando Astrid ammirare la lunga chioma dorata di Rapunzel. Quella scena fece venire in mente a Jack una battuta perfida sulle bionde, ma il modo in cui gli occhi del mago si erano riempiti di affetto lo trattenne. 
"Hiccup, dobbiamo andare!" lo chiamarono gli altri. Lui fece cenno di andare senza aspettarlo, attese che il corridoio si svuotasse del baccano e si rivolse nuovamente verso Jack. 
"È una storia lunga, parliamo di due anni fa. Sai, c'è questo parco molto grande intorno alla nostra scuola e un giornumf—!!" 
Qualcuno gli aveva mozzato il fiato stritolandolo in un abbraccio sbriciola-ossa alle spalle. Jack balzò indietro per evitare di venire travolto dai due e riuscí a intravedere un ciuffo di capelli rossi e disordinati. 
"Bróðir!" esclamò la voce da dietro a Hiccup, che stava annaspando per recuperare il respiro. Riuscì a liberarsi dalla stretta e rantolò qualcosa in una lingua che Jack non conosceva. Qualche maledizione, probabilmente. 
Merida e Rapunzel erano imbambolate sulla soglia dell'aula. La prima roteò gli occhi ed entrò, tirando la seconda dietro a lei. "Andiamo, o si prenderanno i posti dietro." 
Stavano cominciando ad arrivare i loro compagni di Casa, ma avevano ancora alcuni minuti. 
"Bróðir, se non ti conoscessi bene direi che hai cercato di evitarmi per tutto il viaggio!" stava intanto dicendo lo sconosciuto, stringendo Hiccup per le spalle. Aveva un accento ancora più marcato del suo. 
"Dovevo tenere d'occhio gli altri, sai come sono fatti" replicò l'altro, un po' troppo prontamente per risultare credibile. 
Adesso Jack riusciva a vedere bene quel tipo strambo. Aveva i capelli appena più scuri di quelli di Merida e li portava corti sui lati, senza tentare di coprire una brutta cicatrice che andava dalla mascella fino a sotto l'occhio. Un tatuaggio sulla parte opposta della faccia completava quello che sembrava il ritratto di un selvaggio. Non indossava nemmeno il mantello. 
"Capisco, quel branco di folli non ti fa riposare un minuto, dico bene?" disse con fare comprensivo. Poi vide che Jack li guardava. "Ma dai, stai già fraternizzando col nemico?" 
Lo disse sorridendo, comunque a Jack fece venire i brividi lo stesso. 
"Tranquillo, mi piacciono gli inglesi." aggiunse in fretta lo sconosciuto. Lo studente di Hogwarts si costrinse a ricambiare il sorriso.
"Sono americano, in realtà." 
"Questo è Jack Overland, ci siamo conosciuti ieri. Jack, lui è Dagur" presentò Hiccup sottraendosi alla presa dell'altro ragazzo. "Hai provato a essere educato con gli altri come ti ho spiegato, vero?" lo interrogò con tono severo. 
Dagur strinse la mano a Jack, che si aspettava una stretta degna della forza dimostrata prima, ma fu incredibilmente delicato, come se si sforzasse di non fargli male. "Ho fatto come mi hai detto tu, fratello. Niente urla, niente violenza, niente abbracci. Mi hanno pure detto che la cicatrice è forte" disse gonfiando il petto d'orgoglio. Evidentemente andava fiero della vecchia ferita. 
Jack sussultò. "Fratello?" 
Fece scorrere lo sguardo tra i due senza capacitarsi della possibilità. Uno aveva il naso leggermente adunco, i capelli rossi e i muscoli, l'altro il collo sottile, i capelli castani e le lentiggini. Ad accomunarli c'era solo il colore degli occhi, e non era nemmeno la stessa tonalità. 
Arrivò in suo soccorso Hiccup. "A Dagur piace darmi questo soprannome, non siamo imparentati davvero" si affrettò a spiegare. 
Dagur gli diede una sonora pacca sulla schiena. Jack era certo che l'unico con cui non tentasse di andarci piano fosse proprio l'amico. 
"No, ma è come se lo fossimo! Ci conosciamo da una vita, vero?" ruggí contento. 
"Sì, anche se a me sembrano mille, di vite. Come vedi," Hiccup abbassò parecchio il tono di voce per non farsi sentire, "dovremmo ripassare la lezione sullo spazio personale… di nuovo." 
Il suo tono rassegnato costrinse Jack a trattenere le risate, e in quel momento arrivò il professore di Trasfigurazione. Il giovane mago si prodigò in mille scuse e si decise a entrare in classe, mentre Hiccup da fuori prometteva di raccontargli cosa era successo due anni prima, e Dagur lo salutava sbagliando il suo nome. 





Hiccup raggiunse i suoi compagni con le sfuriate dell'insegnante di Jack come sottofondo, con Dagur che gli trottava allegramente affianco. Riuscì a staccarsene solo davanti all'aula dove il professor Haddock aveva detto di trovarsi per fare lezione; non potevano rimanere tutto il giorno a girarsi i pollici, del resto. 
"Ci vediamo a pranzo, Bróðir!
Be’, perlomeno si stava esercitando con l'inglese...
Hiccup lo salutò e rimase a guardarlo correre via, prima di andare a sistemarsi in un posto a caso di quella che sembrava una vecchia aula di Storia della Magia, a giudicare dalle date sulla lavagna. Come si sedette, i suoi amici lo raggiunsero in un gesto automatico. Hiccup sopportava il loro attaccamento solo perché sapeva essere il loro particolare modo di dimostrare affetto. Da quando aveva perso la gamba sinistra lo seguivano dappertutto ed erano eccessivamente protettivi, ma a lui stava bene. 
Astrid prese posto accanto a lui, come al solito, e gli sorrise. "Bene, vedo che sei riuscito a non farti spezzare l'osso del collo da Dagur." Gli parlò in inglese come aveva insistito Hiccup. Secondo lui, infatti, usarlo anche tra di loro li avrebbe aiutati ad abituarsi più in fretta. Nonostante le proteste di Moccicoso, l'idea sembrava funzionare. Durmstrang accoglieva studenti da tutta la Scandinavia e non solo, quindi comunicare in quel miscuglio di norvegese, svedese, finlandese, islandese, eccetera eccetera, era complicato. Imparare una lingua comune diventava fondamentale, perciò apprendere l'inglese non si era rivelato troppo difficile. 
Il posto alla cattedra era ancora vuoto, suo padre probabilmente era stato trattenuto per questioni urgenti. A proposito, chissà cosa era successo agli studenti di Beauxbatons; tutti si aspettavano di vederli arrivare nel primo mattino (Nord aveva detto più tardi, no?), invece erano rimasti delusi. La tensione tra gli insegnanti, a colazione, era diventata palpabile. 
Ci pensò Astrid a distrarlo. "Hai ancora paura per stasera?" gli domandò con sincera apprensione. 
Era dal banchetto che Hiccup non ci pensava e fu come cadere dalle nuvole. "È così brutto non volere essere sempre al centro dell'attenzione? Ho passato quindici anni senza che nessuno mi degnasse di uno sguardo, neanche mio padre, e adesso tutti si aspettano che faccia qualcosa di straordinario ogni due minuti! Vorrei solo avere un attimo di tranquillità!" per poco non si fece sfuggire un po' di lingua madre. 
Lei ascoltò pazientemente il suo piccolo sfogo e gli prese delicatamente le dita per farle smettere di tamburellare sulla gamba. Lo costrinse a guardarla negli occhi. "Lo sai che nessuno qui vuole metterti a disagio, Hic. E poi non hai motivo di temere la gara, in fondo sei intelligente e coraggioso, più di tutti noi." 
Strinse la sua mano più forte e con l'altra gli diede un pugno affettuoso sulla spalla. Lui non ricambiò la stretta. "Non voglio perdere anche la gamba destra, Astrid" mugugnò. La strega non si fece prendere in giro. 
"Tu temi di deludere tuo padre e gli altri, vero?" 
Non suonò come una domanda vera e propria. Hiccup annuì di controvoglia senza aggiungere nulla. Da due anni era sopraffatto dalle aspettative altrui. 
"Andiamo, non è detto che venga scelto tu! Il calice non guarda mica chi ha compiuto più imprese degli altri, è tutto casuale!" lo consolò Astrid. 
"È proprio della casualità che non mi fido." 
Lei sbuffò. "Allora meglio avere te come campione, che Testaditufo o Moccicoso."
Si voltarono entrambi verso i loro amici, seduti dietro di loro come per coprire le spalle a Hiccup. Gambedipesce era intento ad ammirare la volta del soffitto, ragnatele comprese. Testaditufo, accanto a lui, stava incidendo sul banco il disegno di una gallina aiutandosi con la bacchetta. Moccicoso sedeva sulla sedia in bilico e russava. Testabruta mandava baci stregati a Eret, un banco più indietro, così il povero disgraziato si trovava a scacciare piccoli cuori rosa acceso con le mani. 
Testaditufo aveva accettato entusiasta di partecipare al torneo dopo aver saputo del premio in galeoni, mentre Testabruta era lì per stare il più possibile con Eret e per il denaro. Moccicoso invece era affamato di gloria. Continuava a dire che, dopo la sua vittoria, Astrid si sarebbe finalmente resa conto del suo valore e si sarebbe messa con lui. Gambedipesce, dal canto suo, era venuto esclusivamente per soddisfare la sua sete di conoscenza magica (moriva dalla voglia di esplorare il castello da quando erano arrivati), certo di non avere possibilità di essere estratto. Ad Astrid interessava solo l'aspetto agonistico. 
Hiccup si era sentito preso in causa appena suo padre aveva cominciato a parlare di fama e meriti, quando aveva annunciato la partecipazione di Durmstrang al Torneo Tremaghi. Aveva sentito il suo sguardo su di lui durante tutto il discorso, così come quello dei suoi compagni di scuola. Perché chi, se non Hiccup Haddock l'ammaestratore di draghi, sarebbe stato il candidato migliore per tale prova di abilità e ingegno? Però era vero che era riuscito a cavarsela in situazioni peggiori. 
"Forse hai ragione," disse alla fine in un moto di speranza improvvisa, "forse non sarà così terribile. Magari avrò un briciolo di fortuna, per una volta soltanto." 
Astrid batté un colpetto sul suo ginocchio. "Bene, così ti voglio. Cosa saresti senza di me o Sdentato, eh?" 
"Niente" mormorò Hiccup rabbuiandosi appena. "Proprio niente." 

 

 

 

 

 

Note

Eccomi anche oggi con un nuovo capitolo! Ieri non l'ho specificato, ma se non si fosse capito ho già finito questa storia, quindi farò del mio meglio per aggiornare ogni giorno o quasi.

Questo capitolo è più corto, rispetto agli altri, ma prometto che i prossimi saranno più lunghi. I primi serviranno a contestualizzare i personaggi e le loro vite, quindi la trama vera comincerà tra un po'.

Abbiamo il primo POV di Hiccup, evviva! Ho cercato di dare spazio a tutti, speriamo bene.

L'autrice non è mai stata chiara su quale lingua si parli a Durmstrang, perciò sono stata vaga anch'io e non ho specificato, ma sappiate che in questa storia viene parlato principalmente l'inglese.

A proposito, la parola che usa Dagur (lo adoro e non ho resistito a inserirlo, scusate) è islandese e significa fratello, ovviamente. Non sapevo che nazionalità dargli, ma il signor Google dice che il suo nome viene dall'Islanda, quindi...

Anche Astrid sarà molto presente: è una delle persone più importanti nella vita di Hiccup, e non ho avuto il coraggio di escludere lei o la loro relazione, che adoro scrivere.

Grazie per aver letto fino a qui!

 

  
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