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Autore: CedroContento    11/08/2020    1 recensioni
Come ogni storia di Re e Principesse che si rispetti anche questa comincia, come molte altre, con "C'era una volta..."
Quindi, c'era una volta una terra lontana lontana chiamata Avior.
A sud di questo paese altri Cinque Regni più piccoli vivevano in pace sotto la protezione del Re di Avior, Re Karl.
Il giorno in cui il sovrano di Avior dovette decidersi a prender moglie scelse di ospitare a palazzo le principesse in età da marito provenienti dai Cinque Regni, in modo da poter scegliere tra queste la sua sposa.
Astoria, principessa di Tabita, viene così strappata alla sua tranquilla esistenza e catapultata tra gli intrighi di corte, sarà lei a conquistare l'enigmatico Re?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Storico
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Capitolo 9

L'asino

Dopo la partenza di Cheyenne, avvenuta ormai cinque giorni prima, Karl aveva deciso di spostare finalmente Astoria e Diana in due alloggi nel blocco principale del palazzo.
Anna precedette la principessa all'interno della sua nuova sistemazione e si mise subito a lavoro per sistemare le sue cose.
La stanza era dominata dai colori scuri che rendevano l'atmosfera calda e avvolgente. Astoria vide sulla parete sinistra un ampio letto a baldacchino in mogano, appoggiato alle pareti color prugna. Alla sua destra, un divanetto e due poltrone erano sistemati davanti ad un grande caminetto, sopra il quale era appeso un bellissimo dipinto dai colori pastello raffigurante una donna di cui non si poteva distinguere il viso, nascosto dalla folta chioma rossa, intenta a leggere seduta elegantemente a terra in mezzo ad un prato fiorito.
Astoria si avvicinò alle tende che occupavano quasi interamente la parete centrale della camera. Le spalancò scoprendo così una grande porta finestra che si apriva su un ampio balcone. Vide un biglietto incastrato sulla maniglia, lo prese e aprì la porta. Il balcone era riparato da un portico. Sull'arcata si arrampicava una pianta di glicine da cui pendevano grappoli di profumatissimi fiori viola pallido, incorniciando il panorama. Da lì si godeva di una vista d'eccezione sul giardino segreto. Astoria aprì il biglietto, lesse una grafia fine e ordinata So che apprezzerete, vostro Karl”.
Astoria si appoggiò alla balaustra, confusa più che mai. La partenza di Cheyenne l'aveva lasciata piena di amarezza e malinconia. La sua presenza allegra aveva riempito fino a quel momento le giornate, l'aveva distratta dalla nostalgia di casa, era stata per lei un punto di riferimento saldo. In quelle brevi settimane trascorse insieme, le due si erano affezionate molto, Astoria non aveva sorelle e non aveva mai avuto un'amica, Cheyenne era diventata quello per lei. E poi c'era Karl.
Astoria si rigirò ancora una volta il biglietto tra le mani chiedendosi cosa rappresentasse quel gesto. Ripensò a com'era stato freddo quel giorno nella sala del trono. Astoria aveva sperato che l'avrebbe cercata per darle una spiegazione, ma lui non l'aveva fatto, la ignorava di nuovo e ora era assolutamente convinta che quella serata trascorsa con lui fosse stata una stupida illusione.
“Ho preparato qualche vestito adatto alla cena di questa sera tra cui potete scegliere. Sarà un po’ più formale del solito” la voce di Anna la raggiunse all'esterno.
“Oh che vista magnifica!” esclamò affacciandosi a sua volta al delizioso balconcino. Astoria le sorrise triste, almeno aveva ancora lei di cui fidarsi.

Quella sera a cena nell'aria regnava una tensione quasi palpabile.
Karl, taciturno ancora più del solito, lanciava occhiate furtive ad Astoria. Non aveva ancora trovato la forza di rivolgerle parola. Lei non sapeva lui fosse al corrente del bacio di Victor, quindi non poteva parlarle sinceramente senza scoprire le sue carte.
Astoria invece quasi non aveva alzato la testa dal piatto, neanche quando avevano servito le ostriche, che invece avevano risvegliato in Karl un dolce ricordo. La vedeva triste, avrebbe voluto scacciare quel sentimento, ma probabilmente, stupidamente, aveva peggiorato la situazione, accecato com'era dalla gelosia.
Intanto il duca Fernand stava dicendo la sua proprio sull'episodio dello schiavo eltaniano alle Udienze. “Con che faccia tosta...presentarsi a quel modo...ma quella è gente sudicia. Hanno il sangue marcio! Ha fatto bene a separarli, quelli non dovrebbero riprodursi, i loro figli dovremmo annegarli già da piccoli, come si fa con i cani”.
Diana sedeva accanto a Karl e Nicolas. Generalmente la principessa di Ain era così aggraziata, ma ora le sfuggirono le posate di mano. Tintinnarono nel piatto e quel rumore parve spezzare un incantesimo. Nicolas guardò Diana. L'espressione gli si indurì vedendola turbata, era pur sempre di un ramo della sua famiglia che parlava il duca, tra l'altro la giovane principessa era molto affezionata alla nonna materna. Diana composta e a modo nascondeva bene i propri sentimenti, difficilmente chi non la conosceva avrebbe potuto leggere il suo dispiacere, ma il suo stato d’animo non sfuggì al principe. I due fratelli si guardarono con intesa, meglio far tacere quell'uomo.
Ma Karl non ebbe tempo di formulare nessun piano.
“Siete un brutto vecchio asino ignorante! Voi mi disgustate, siete…siete abbominevole!” Astoria era balzata in piedi battendo furiosa le mani sul tavolo, mentre guardava con astio il duca Fernand.
Colto alla sprovvista il nobile, la fissò allibito, gli occhi sgranati, che presto si ridussero a due fessure. Scese il silenzio sulla tavolata.
Karl per un attimo ammirò Astoria, in piedi accesa dalla rabbia, splendidamente determinata. Rapida la consapevolezza di a chi stesse rivolgendo l'impropero lo mise in allarme. “Astoria!” urlò con voce alterata, balzando in piedi e battendo i pugni sul tavolo a sua volta.
Così facendo, fece sobbalzare la povera Diana, ma lei fu prontamente soccorsa da Nicolas che rassicurante le strinse una mano.
Karl non se ne accorse, lui e Astoria erano entrambi in piedi. I due si fronteggiavano, gli occhi fiammeggianti puntati l'uno in quelli dell'altra, entrambi fieri e caparbi. “Scusatevi immediatamente” le intimò con voce tuonante.
“No, non lo farò, penso ogni parola” fece lei di rimando, cocciuta.
“Badate bene a voi Astoria” la minacciò velatamente.
“Altrimenti?” lo sfidò lei.
Karl trattenne il fiato per la rabbia, Astoria vide la sua mascella contrarsi “Fuori… con voi farò i conti più tardi” le ringhiò a denti stretti.
Astoria non aggiunse altro, stizzita spinse indietro la sedia e lasciò la sala, senza abbassare lo sguardo dal viso incollerito del Re.
Il resto della cena nessuno osò più aprire bocca, perfino Nicolas tacque, ma certo non per timore verso il fratello, come valeva per il resto dei commensali. Se non fosse intervenuta Astoria pensava, forse si sarebbe comportato allo stesso modo anche lui.

Finito di cenare si spostarono nel salottino. Karl, solo in disparte, non venne disturbato.
Era arrabbiato, ma non con Astoria, con sé stesso. Lei aveva commesso un grave errore rivolgendosi al duca in quel modo, quell'uomo non era tipo da dimenticare un affronto del genere, era vendicativo, Karl lo aveva già imparato a proprie spese. Come se non bastasse già una volta Astoria era stata una vittima inconsapevole di uno dei suoi complotti. Karl sperò con tutto sé stesso che il duca ritenesse che essere cacciata dal Re da tavola a quel modo potesse essere una punizione sufficiente, ma ne dubitava. Mentalmente si ripromise di far controllare Fernand, ma soprattutto Astoria, da uno dei suoi. Forse il conte Alexandro con la sua presenza discreta, poteva fare al caso suo.
Diana si avvicinò, facendogli cosa gradita, voleva parlarle.
“Principessa Diana. Sono veramente dispiaciuto, avrei dovuto intervenire io fin dall'inizio” disse genuinamente rammaricato.
Lei lo guardò con sguardo dolce “Non datevi pena” rispose delicata.
Tacquero entrambi qualche minuto poi lei aggiunse “Lo ha chiamato veramente vecchio asino ignorante” constatò portandosi una mano alla bocca, per trattenersi, senza alcun successo, dal ridere al ricordo di Astoria che insultava coraggiosa il duca.
“Non me lo ricordate vi prego...” rispose Karl. Frustrato si massaggiò la fronte, ma rise suo malgrado, contagiato dall'ilarità di Diana che rideva ora cristallina. Astoria lo avrebbe mandato fuori di testa lo sapeva.
“Sono contento di vedere che ci siamo rilassati!” sopraggiunse Nicolas. “State bene Diana?” chiese prendendole le mani e guardandola premuroso, questa volta a Karl il gesto non sfuggì.
   
 
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