Film > Star Wars
Segui la storia  |       
Autore: Shaara_2    11/08/2020    7 recensioni
“Ben perché non sei tornato da me?” gli chiese, asciugando le lacrime.
Ma lui rimase immobile a guardarla, sorpreso e senza fiato.
“Rey? Sei tu?” le rispose, incredulo, aggrappandosi al cristallo kyber che lo teneva prigioniero. “Pensavo che non ti avrei più rivisto.”
***
Ciao a tutti. Ho deciso di scrivere questa breve storia REYLO (Ipotetica relazione sentimentale tra Rey e Ben Solo), per raccontare un possibile Epilogo “soddisfacente” dopo TROS. Come tutti i miei racconti, ci sarà il lieto fine. Questa storia è ispirata alla filosofia degli Je’Daii. Buona lettura
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Finn, Kylo Ren, Maz Kanata, Poe Dameron, Rey
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Epilogo

 

Grazie infinite a Laura Barcali per aver realizzato questa immagine meravigliosa.
Grazie Laura, non vedevo l’ora di poter pubblicare il tuo disegno. 

 

⧫⧫⧫

“Venne la notte e poi venne il giorno.

La Forza Cosmica e la Forza Vivente si andarono incontro 

per stabilire un nuovo accordo.

Una scheggia di luce fu messa nel cuore di un neonato, 

affinché l’equilibrio fosse ritrovato.

Le due Forze usarono un granello di sale, 

per spostare tutto il mare.

Una lacrima cadde sul sale 

e da questa nacque l’amore.”

⧫⧫⧫

Shaara

 

 

Uno stormo di Uccelli Lanterna sorvolò il palazzo reale di New Alderaan. Superò le ali esterne dell’edificio, che delimitavano la corte d’onore con le sue bugne sporgenti, gli archi d’accesso e le nicchie d’alabastro.

Gli uccelli continuarono il loro volo sopra i tetti fino a raggiungere il giardino retrostante, posandosi sui rami delle querce che costeggiavano il prato fiorito.

Alcuni piccoli volavano appena e i genitori si alternavano nell’andare a caccia di libellule e bruchi per sfamare quei becchi perennemente aperti e lamentosi.

Ben li osservò mentre si riposavano in attesa. Le luci del giorno erano alte e lui era tornato a casa solo da poche ore.

Aveva fatto una doccia, si era messo un pigiama, una vestaglia da camera, e aveva fatto un pisolino sul divano, pensando che si sarebbe svegliato con lo schiamazzo dei gemelli.

Da quando Rey e i bambini avevano deciso di dare da mangiare agli Uccelli Lanterna, questi li avevano presi in parola e ogni giorno si facevano trovare sempre più rumorosi e impazienti nel giardino.

Arrivavano puntuali, alle dieci in punto.

Guardò l’orologio, restando perplesso. A quell’ora i bambini avrebbero già dovuto essere di fuori con gli avanzi del pane.

Strano! pensò tra sé e sé, riflettendo se fosse meglio andare a vedere di persona o farsi trovare a leggere il notiziario galattico nella terrazza.

 

“Buongiorno, Principe.”

 

Ben sollevò le sopracciglia alla vista di C-3P0 con un vassoio tra le braccia.

 

“Buongiorno, C-3P0. Sai a cosa sia dovuta, tutta questa calma?”

 

“I bambini sono nella stanza padronale con sua eccellenza, se è quello che voleva sapere.”

 

Ben osservò la scalinata che portava ai piani di sopra. I tre archi bugnati, sormontati da quattro colonne, proseguivano verso l’alto, terminando con quattro sculture alate che costeggiavano le balaustre.

 

“Sono tutti svegli?”

 

“La senatrice e i bambini di sicuro, suo padre ha fatto colazione adesso. Però non capisco perché devo servire anche un Wookie puzzolente. È almeno la sesta volta che chiede di mangiare, in un’ora.”

 

“C-3PO, sei un droide protocollare. Mi spieghi perché hai deciso di servire la colazione a tutti?”

 

“Signorino Solo… oggi ricorre la scomparsa di… ho bisogno di tenermi impegnato.”

 

Ben fece un passo, posando una mano sulla spalla del droide.

 

C-3PO abbassò gli occhi e Ben aprì una tasca della vestaglia, estraendo un piastra dorata.

 

“Penso che sarai felice di sapere che abbiamo recuperato tutti i dati, mentre il rivestimento esterno mi sarà consegnato questa mattina. Le fabbriche della Bratan Engineering l’hanno ricostruito seguendo la copia originale.” Gli sorrise. “R2-D2 sarà presto con noi.”

 

“Oh, cielo!” esclamò il droide, cominciando a camminare avanti e indietro. “Come sono felice signorino Solo… ops, mi scusi, Vostra Eccellenza!”

 

“Bene, possiamo provare ad accenderlo subito dopo pranzo. Adesso vado a dire ai bambini che gli Uccelli Lanterna sono già arrivati.”

 

“Oh, cielo, oh, cielo!” C3P-O continuò a vagare emozionato. “Vado subito ad avvisare del vostro arrivo.”

 

Ben si lanciò per le scale. “Non preoccuparti, vado io.”

 

Finite le scale, si avviò nel corridoio. Dopo il colonnato, che dava sul chiostro interno, iniziavano le camere da letto. Ad ogni modo, lui era interessato ad una camera in particolare: quella dove stava sua moglie.

 

Anche a distanza di anni sentì il suo cuore gonfiarsi, rendendo dolorosi i battiti e aumentando la circolazione sanguigna in diversi punti del suo corpo. Tra questi c’erano i polmoni, ma ben più sotto nascondeva un altro tipo di eccitazione.

Dopo il matrimonio, gli avevano detto che per un uomo, dopo tanti anni di convivenza, sarebbe stato normale abituarsi alla bellezza di sua moglie e che la relazione sarebbe stata più monotona. Un po’ come dire che ci si abitua a tutto. Be’, lui non doveva essere tra quegli uomini visto che, nonostante i gemelli e il bambino in arrivo, ogni volta che ritornava da un viaggio d’affari o un incontro con il Governo Galattico, sentiva un crescente desiderio di tenerla tra le braccia. Desiderio che sfociava spesso in un piacevole aggrovigliamento tra le lenzuola e in una chiacchierata che durava fino all’alba, spesso accompagnata da champagne e risate. Decisamente qualcosa a cui non era possibile abituarsi, come il profumo di glicine e margherite che emanava sua moglie quando era felice.

 

Si avvicinò a cuor leggero, i passi veloci, una leggera tensione tra le gambe e pensieri per niente pudici nella mente. Ma delle vocine lo colpirono come una secchiata d’acqua fredda.

 

Una voce alterata per simulare un timbro strozzato. 

 

“Sono Darth Vader: Luke Skywalker, vieni con me al lato Oscuro della Forza.”

 

“No! Io sono tutti i Jedi, e tutti gli Je’daii e pure mezzo rancor!”

 

Il suo cuore si impietrì fino a togliergli il fiato. Rimase fermo, posando le spalle contro al muro, appena fuori dalla camera da letto. Pensò a come avrebbe dovuto comportarsi per non sembrare un padre indifferente, ma neanche troppo autoritario. Di sicuro doveva fare qualcosa. Ma che cosa? Non poteva permettere che i suoi figli fossero esposti alla tentazione del lato Oscuro, neanche per gioco. E, per quanto fosse certo di questo pensiero, non sapeva proprio come reagire. Un raggio di luce, seguito da una voce femminile, prese la situazione in mano, come se avvertisse il suo turbamento.

 

“Anakin e Luke, giocate un’altra volte a Jedi e Sith e mamma vi fa il culetto rosso come le piume degli Uccelli Lanterna…”

 

Sorrise nel sentire la voce calda di sua moglie, ma il bambino rispose con tono alterato e lievemente altezzoso.

 

“Tu non hai la Forza, mamma, non sai cosa sia un Jedi!”

 

“Ora mamma ti da tre schiaffoni e vedrai che il lato Oscuro ti passa subito…”

 

“Ma, mamma!” disse Luke.

 

“Sei ingiusta!” aggiunse Anakin, con tono offeso, seguito dal rumore di qualcosa che andava a sbattere contro il muro. Molto probabilmente le ciabatte di Rey che il bambino doveva aver lanciato sotto al letto.

 

“Vi avviso che sto per innervosirmi” rispose Rey, con il tono di qualcuno che stava per perdere la pazienza.

 

“Mamma, tu stai difendendo il Lato Oscuro!” protestò uno dei gemelli.

 

Ben portò una mano sulla bocca per non scoppiare a ridere. Rimase appoggiato al muro, immaginando la scena. Sua moglie in piedi, mentre piegava pigiami davanti all’armadio, con indosso la sua vestaglia rosa. I due bimbetti, che saltavano sul letto, con i pigiami a righe, i riccioli scuri scarmigliati e il broncio perennemente disegnato sulle labbra.

 

La voce di sua moglie si alzò di un’ottava.

 

“Luke Solo, sei in punizione.”

 

“Anche tu, Anakin, sei in punizione. Tu e il lato Oscuro.”

 

Ben prese fiato e si affacciò nella stanza, trovando Rey ancora con il braccio alzato e Anakin con le mani sul viso per paura che la madre decidesse di dargliele veramente.

La osservò mentre cercava di mantenere l’espressione seria. Per fortuna sua moglie sapeva gestire quei due piccoli diavoli che, purtroppo, avevano ereditato la Forza dalla nonna.

 

I bambini abbassarono la testa.

 

“Mi dispiace, mamma…” disse Luke.

 

“Non volevamo farti arrabbiare” aggiunse Anakin, corrucciando le labbra. “Era solo un gioco.”

 

Ben la osservò mentre si piegava verso i gemelli. Il viso rotondo, i capelli sciolti, una vestaglia che non riusciva più a nascondere il pancione. Si appoggiò con le spalle contro lo stipite della porta, sorridendo ad ogni sua smorfia.

 

“Lo so, bambini, ma bisogna sempre restare con il cuore fermo nella ricerca dell’equilibrio. Le estremità della Forza, come di tutte le cose, se non sono volte al perseguimento della bellezza e dell’equilibrio, non portano mai alla felicità. E il nostro tempo è limitato. Quindi…” sorrise e i bambini posarono le mani sulle spalle della madre.

 

“Dobbiamo spenderlo in pace e nella ricerca dell’amore vero” risposero in coro, accorgendosi in quel momento del padre.

 

Un sorriso si dipinse sul volto dei gemelli.

 

“Papà!” gridarono, correndo verso di lui a braccia aperte.

 

Ben sentì il cuore esplodere per la gioia come ogni volta che li rivedeva. Era incredibile che gli facesse quell’effetto persino dopo una sola giornata in cui erano stati separati. Ma lui sentiva che ogni giorno che passava lontano dalla sua famiglia fosse solo un giorno perso.

 

“I Sith di papà…”

 

Prese entrambi i bambini in braccio, facendoli roteare.  Rey alzò gli occhi al soffitto.

 

“Dove sono i miei monelli?” Li lanciò in aria uno alla volta, tra schiamazzi e gridolini.

 

“Ben…” borbottò Rey.

 

“Tocca a me” gridavano i gemelli, prendendosi a pedate per scavalcare il turno.

 

“Uno alla volta.” Sollevò un solo sopracciglio e i bambini si misero in fila, attendendo che il padre li lanciasse sul letto come dei grossi sacchi di patate. Un altro lancio e scrutò sua moglie sospirare.

 

Lui le sorrise e la sua espressione si fece più dolce.

 

“È andato tutto bene, al Consiglio Galattico?” chiese lei, accarezzandosi il pancione.

 

Lui lasciò scivolare gli occhi sulle mani posate sull’addome, immaginando di baciarla sulla bocca e accarezzarle il ventre nudo. Tutte cose che non poteva fare mentre i gemelli gli tiravano la camicia.

 

“Papà, papà, sono arrivati gli Uccelli Lanterna!”

 

“Papà, dove hai messo il pane?”

 

Ben allargò gli occhi, mantenendo il controllo. I suoi bambini sapevano mettere la sua pazienza duramente alla prova.

 

“Papà ha bisogno di parlare con la mamma, perché non andate a dare da mangiare agli uccelli in giardino?” Allargò il sorriso per essere più convincente. “Ho visto C-3PO che stava per buttare una montagna di avanzi di zio Chewie.”

 

“Nooo!” gridò Luke. “Andiamo a prendere gli avanzi.”

 

Anakin fece il broncio. “No, andiamo prima a svegliare zio Chewie!”

 

“Bambini” sussurrò Rey, guardandoli divertita. “Andate prima a svegliare zio Chewie e poi da C-3PO a prendere il pane.”

 

“Sii!” gridarono i gemelli, uscendo dalla stanza, saltando e tirandosi dei cuscini.

 

Rey spalancò gli occhi. “Aspettate, dove state portando i miei cuscini?”

 

Ma i bambini continuarono a darsi battaglia fino a lanciarsi nella stanza del Wookiee, a cui seguì un ruggito di sorpresa e altri gridolini di divertimento.

 

Rey chiuse la porta della stanza.

 

“Chissà se rivedrò quei cuscini.”

 

Ben si avviò verso il divano, superò il letto matrimoniale, l’armadio di vetro che stava sulla destra e la cassettiera di legno da cui sbucavano pigiami e biancheria da donna.

 

“Hai fatto colazione?” gli chiese Rey con un tono morbido, avvicinandosi alla finestra per chiudere le tende.

 

“Cosa?” Vedere sua moglie coprire i vetri, gli fece tornare idee strane.

 

“Vorresti dell’altro?” Rey accarezzò il divanetto di velluto che si trovava ai lati della finestra, proprio davanti al letto.

 

Deglutì quando la vide togliersi la vestaglia. La voce si abbassò di alcune ottave e quel formicolio, che aveva provato al solo pensiero di rivederla, ritornò più prepotente del previsto.

 

“Sì…” sussurrò mentre la guardava. La camicia da notte di un’organza leggera la copriva appena. I seni a punta, alti e sodi nonostante le gravidanze, sembravano chiamarlo. L’addome gonfio, che lasciava comunque una figura snella, era appena coperto dal pizzo della camicia da notte. L’orlo, intarsiato da glicini e margherite di stoffa, finiva subito sotto alla curva del sedere, lasciando le gambe libere e una vista mozzafiato. I suoi battiti alterati furono comunque più lenti delle mani di sua moglie.

 

“Vorresti arricchire la colazione?”

 

Per un attimo pensò di aver perso il respiro, quando le dita di Rey accarezzarono l’elastico dei pantaloni, come a voler verificare la dimensione del suo entusiasmo.

 

“Mmmm, avrei un certo languore…”

 

Cominciò trattenere il fiato, ma rimase fermo, mentre lei si alzava sulle punte dei piedi per baciarlo sulle labbra.

 

Delle grida di gioia e dei grugniti arrivarono dal giardino. Non ci voleva troppa fantasia per capire di chi fossero.

 

“Gli sto dando io il pane.”

 

“No, glielo do io!”

 

“Oh, cielo, principini, non litigate. Vostra madre è incinta e ha bisogno di un po’ di tranquillità.”

 

Rey sollevò un sopracciglio con un’espressione semiseria.

 

Ben le sorrise, posò le mani sui suoi fianchi e si lasciò sprofondare sul divano.

 

“Tanta tranquillità…” ribadì lei, accomodandosi sulle sue gambe.

 

Ben trattenne un gemito che soffocò nelle viscere, lasciando scivolare le mani sul sedere di lei, per spingerla contro al suo bacino. Lei si morse le labbra, rispondendo a voce bassa:

 

“O forse no…” sussurrò ancora, portando le sue piccole dita ben oltre l’elastico dei pantaloni.

 

Dei brividi accompagnarono quel tocco e la sua voce assunse un timbro cavernoso: “La Principessa di Alderaan sta cercando qualcosa?”

 

Un profumo di glicine e margherite si diffuse per la stanza. Un silenzio irreale accompagnò i loro baci, interrotti solo dal rumore dei vestiti che cadevano a terra e poi ansimi e gemiti che risuonavano in ogni angolo del suo corpo, come una corrente che lo attraversava da parte a parte. Anima e corpo, come una musica trasportata dal vento.

 

Allungò una mano tra le gambe di sua moglie, perdendo il senso del tempo. Poteva essere in un altro mondo o dimensione, ma quando facevano l’amore sentiva sempre un frammento d’infinito scorrere nelle sue vene.

 

“Più di qualcosa, Senatore Solo…” Rey cominciò a mordergli il labbro inferiore. Lo baciò sul collo, facendolo tremare: “Voglio tutto, sua Eccellenza…”

 

Ben si lasciò andare. Sentirsi desiderato da sua moglie gli dava un’eccitazione quasi dolorosa. In quel momento sentiva ogni cosa ineluttabile, come il destino. Come se vivere volesse dire essere immersi in un sogno enorme, unico e devastante.

Ricambiò il bacio, valutando se avesse atteso abbastanza prima di entrare in lei e fondersi totalmente. Era in quei momenti che tratteneva a stento le lacrime. Era come se fosse impossibile, mantenere la memoria di chi fosse stato e l’alternativa che avrebbe perso. E, forse, non era stata tutta colpa del lato oscuro o delle sue scelte scellerate. Forse era impossibile essere se stessi quando si aveva l’incombenza di portare l’equilibrio della Forza.

 

Rey prese il suo viso tra le mani, strappandolo ai suoi pensieri e invitandolo a proseguire nei suoi intenti.

 

“Amami” gli disse con dolcezza.

 

Il suo cervello andò in frantumi, seguito solo dagli spasmi del proprio corpo e le lacrime che gli scendevano dagli occhi.

Una scintilla del tutto, che governava l’universo, brillò nei loro cuori. Poi uno strappo, come se qualcuno avesse spento la magia del momento, quando vennero interrotti da un vivace bussare contro la porta della camera da letto. Si bloccarono di colpo.

 

“Ben, Rey, posso entrare?”

 

Spalancarono gli occhi, mentre ogni fantasia svaniva come se non fosse mai esistita. Ben cercò i suoi indumenti e Rey si mise in fretta la vestaglia.

 

“Ehm un attimo, papà…” Si guardarono nel panico. “Sistemo dei documenti e arrivo.”

 

Han Solo posò le mani sulla porta. “Hai sempre avuto poca fantasia con le scuse, ragazzo. Comunque dovevate essere molto occupati, per non accorgevi che abbiamo ospiti.”

 

“Ospiti?” dissero all’unisono.

 

Han diede un colpetto con le nocche contro la porta. “Finn e Poe sono qui, c’è anche quell’aliena un po’ strana.”

 

Rey balbettò: “L’Aleena?”

 

“E che ne so?” brontolò Han. “Ma fatevi trovare un po’ più vestiti e meno accaldati dell’ultima volta che non ho bussato prima di entrare…”

 

Rey scivolò sul divano con gli occhi fissi al muro e le guance incandescenti, mentre lui restò ad osservare la sua erezione svanire nel nulla.

 

Da fuori la porta, Han si rivolgeva ad una cameriera. 

 

“Dica agli ospiti di mettersi comodi…”


***

 

Qualche minuto dopo erano tutti seduti nella terrazza sul giardino a gustare una tazza di caf bollente.

 

Il grande patio rettangolare accoglieva un tavolo di marmo, anch'esso rettangolare, adornato da una tovaglia di seta ricamata, e delle sedie di vimini intorno. Era lì che Rey aveva fatto accomodare i suoi ospiti, in quella mattina di primavera.

 

Ben sorrise a sua moglie, ammirando la sua bellezza inebriante, smussata dalla rotondità dei fianchi e dell'addome teso.

 

“Gradisci un caf?” chiese lei, prendendo una brocca dal vassoio della cameriera.

 

“Bollente, grazie.”

 

Sollevò le labbra per accentuare un malcelato desiderio, quando una vocina lo chiamò, non troppo distante.

 

“Papà, papà!” Gli sembrò il timbro di Luke.

 

“Ci vedi?” disse il gemello.

 

Si girò a cercare i suoi figli. Guardò oltre al tavolo, sulla destra, poco prima delle balaustre, forse i bambini si erano nascosti dentro all’amaca. Un grugnito e subito capì che l’unico inquilino del dondolo fosse Chewie, che si era sdraiato dentro, lasciando di fuori solo un piede peloso.

 

Gli venne dal ridere e guardò dall’altro lato, sulla sinistra, dove splendevano alcune statue di marmo, raffiguranti alieni e uomini mitologici del passato. Poco oltre, un colonnato si affacciava sul giardino. Oltre al colonnato, una scalinata di marmo portava al sentiero che arrivava fino al bosco, in quel periodo adornato di felci, funghi viola e fragole mature. E nel solo vedere la luce scintillare tra le colonne e sentire il profumo delle fragole, sentì i suoi polmoni aprirsi per respirare l’aria di casa.

 

“Papa!”

 

Di sicuro i bambini non erano neanche lì, perché avrebbe visto i loro riccioli saltare e sentito il profumo delle rose, seguito dalle risatine che avrebbero rallegrato le sue orecchie, costrette da troppe ore ad ascoltare gli amici Je’daii. Amici a cui, con il tempo, era riuscito ad affezionarsi, ma che restavano sempre troppo mosci per i suoi gusti, per non dire noiosi.

 

Guardò verso il centro del giardino, dove faceva da padrona una fontana circolare con delle statue marine e degli spruzzi che sembravano arrivare fino al cielo. Comunque, fu da lì che vide i bambini arrivare. Gli scappò da ridere nel vederli inseguire l’Aleena, per poi sollevarla e buttarla dentro la fontana. L’aliena gridò, più per la gioia che per l’offesa. Dopo li vide rincorrersi oltre al sentiero, fino al labirinto, da cui svettavano le rose rampicanti che esplosero al loro passaggio, diffondendo un delicato aroma.

 

L’Aleena sollevò le braccia, spiegando ai gemelli come catturare  gli insetti usando la Forza, senza ferirli o farli sentire in trappola. Tutti e tre sembravano felici. Cantavano e  prendevano libellule, che puntualmente facevano lievitare fino ai becchi degli Uccelli Lanterna che starnazzavano per l'impazienza, aprendo e chiudendo le ali.

 

Chewie sonnecchiava sull'amaca della terrazza, alzando un occhio di tanto in tanto.

 

Han lucidava il suo blaster, affacciato sulla balaustra, osservando i bambini da lontano e facendo una smorfia verso Chewie ogni volta che alzava una zampa pelosa.

 

D’improvviso, lo stormo di uccelli si alzò in volo e Rey, dopo avergli dato un’occhiata, cominciò a servire la bevanda.

 

“Sai che Poe ha delle novità da raccontarci?” gli disse lei, versandogli il caf e aggiungendo due zollette nella tazza.

 

“Mmmm.”  Ben cominciò a sorseggiare la bevanda.

 

“Esatto…” disse Poe con voce tremante, stringendo la mano a Finn che arrossì nel ricambiare il suo sguardo.

 

Ben rabbrividì, sorseggiando un altro goccio caldo.

 

“Interessante…” disse in tono piatto.

 

Chissà se avevano dedicato una nuova preghiera alla Forza o una poesia sull’equilibrio, comunque tutti argomenti del tutto insignificanti. Da quando aveva perso la sua energia, e si era fatto una vita normale, tutto ciò che riguardava la Forza non era più di suo interesse. Ormai la sua vita era diventata semplice. La sua unica ambizione era che il lavoro, come Senatore della nuova Repubblica Galattica, non lo tenesse troppo lontano da casa. La Forza, e il suo un equilibrio, non erano più un suo problema.

 

Guardò gli uccelli volare e i bambini cercare di saltare fino a toccargli le code, sostenuti dall’Aleena in levitazione.

 

Scosse le testa, cercando di concentrarsi sul fatto che almeno loro si stavano divertendo, ma sentì lo sguardo dei suoi ospiti farsi pesante. Forse erano troppe ore che non ascoltava nulla e faceva dei gesti assertivi con la testa.

 

“Ben, hai sentito che notizia?” Rey saltellava sul posto felice, il suo sguardo era aperto e gioioso come il sole del mattino, mentre Finn e Poe si abbracciavano come due sposini. Erano rossi in viso e imbarazzati, come se stessero parlando di qualcosa di piccante. Qualcosa che rendeva tutti felici.

 

“Ben, non dici niente?” Rey non badò al suo silenzio e cominciò a baciare i Je’daii, poi gli prese le sue mani stringendole al petto con emozione. Chissà che cosa si erano detti, per farla eccitare in quel modo. Stava quasi per chiederglielo ma sua moglie scappò, precipitandosi verso l’Aleena.

 

“Auguri!” gridava Rey, correndo per le scale. “Non posso crederci!” diceva verso l’amica, che sembrava tronfia e soddisfatta.

 

Ben mosse la coda dell’occhio verso Poe e Finn, che lo fissavano ancora stretti e con le lacrime agli occhi. Chissà che cosa si erano detti, visto che non aveva sentito nulla. Però doveva essere qualcosa di davvero forte, se suo padre aveva lasciato il blaster e Chewie era uscito dall’amaca.

 

“Brindiamo” disse Han, facendo un cenno ad una cameriera.

 

Ben capì di essersi perso qualcosa di importante e cercò delle risposte nel viso di suo padre.

 

“Ben, avanti, fai una dedica ai tuoi amici.” Han gli porse un calice di Champagne Corilliano e gli fece un sorriso talmente divertito da fargli dubitare che lo stesse prendendo in giro.

 

“Ehm.” Che poteva dire? Sollevò il calice, imbarazzato. Un riga di sudore gli scivolò sulla schiena, mentre pensava a qualche idea per uscirne con eleganza. Non che ci fossero indizi su che cosa poteva essersi perso. Per fortuna i bambini cominciarono a fare domande all’Aleena.

 

“E quindi sarai mamma?” chiese Luke, un po’ perplesso.

 

“Oh, Elena, come sono felice” aggiunse Rey, tornando ad abbracciarla.

 

“No, Luke, io non sarò la mamma. Almeno non tecnicamente” sussurrò l’Aleena. “Vedi, nella mia specie alcuni individui fanno da vettori, mentre altri…” Guardò Poe con aria sognante. Poi disse: “La mamma sarà zio Poe.”

 

“Poe?” balbettò Luke.

 

“Non è un maschio?” chiese Anakin, lasciando cadere una libellula.

 

A Ben cadde proprio la mascella. Una sorta di ronzio, come di cortocircuito, gli fece girare la testa. O forse era il suo collo che girava a destra e sinistra per ascoltare Rey e i bambini, mentre Poe spiegava i dettagli a suo padre.

 

“E quindi, dopo l’epidemia, che ha sterminato quasi tutta la specie delle Aleene, con Finn ci siamo guardati e ci siamo detti: dobbiamo fare qualcosa per evitare questa estinzione.”

 

Finn annuiva, agitando le mani con enfasi. E Ben cercò di capire se anche lui fosse rimasto incinto… o qualcosa del genere.

 

“Così mi sono proposto, visto che l’Aleena si riteneva ancora…  carica.”

 

Poe lo disse con convinzione e Ben rimase talmente di stucco che il caf, per poco, non gli andò di traverso. Di fatto, ne sputò una parte sul pantalone di Han che, ridendo sotto i baffi, gli faceva dei cenni con le sopracciglia come per dirgli di far finta di nulla.

 

Chewie comunque sembrava felice, visto che cominciò a ululare verso al cielo, più o meno come fanno i lupi quando c’è la luna piena.

 

Poe mosse due dita, facendo lievitare la tazza che lui aveva lasciato cadere, evitando che si infrangesse contro al pavimento. In quel momento, forse per la prima volta, realizzò come Poe si stesse sacrificando per il bene di tutti e, contro ogni previsione, sentì un senso di gratitudine diffondersi nel suo animo. Come una sorta di letizia sommersa, che probabilmente non aveva ringraziato abbastanza.

 

Si guardarono in silenzio, ma nessuno aggiunse nulla. A volte la riconoscenza non deve passare dalle parole.

 

“Sono felice per voi” sussurrò, abbozzando un sorriso e allungando una mano verso lo Je’daii.

 

Poe capì il suo gesto e prese la mano tra le dita.

 

“E io per voi” sussurrò Dameron con tono commosso.

 

Entrambi si alzarono, dirigendosi verso il balcone che affacciava sul giardino, in silenzio, lasciando che a parlare fosse solo la natura circostante. Il vento tra le rose e il canto degli Uccelli Lanterna.

 

Uno dei gemelli sbucò dal roseto.

 

“Nonno, giochiamo?  Voglio fare il contrabbandiere e Luke farà Jabba the Hutt che vuole uccidermi…”

 

“Ma certo!” disse Han, lasciando la sedia e raggiungendo il nipote nel giardino.

 

Chewie lo seguì, si caricò Luke sulle spalle e questi cominciò a far roteare un ramo che aveva raccolto sotto le querce. 

 

“Io non sono un Hutt, sono un Rancor, grrrrr!”

 

Il Wookiee fece un grugnito divertito e corse lungo il sentiero, fingendo di rincorrere Han con l’altro bambino sulle spalle.

 

Il sole era alto e Rey lo raggiunse lentamente, appoggiandosi alle balaustre, mentre l’Aleena aveva rincorso i gemelli e adesso levitava accanto a loro.

 

Finn guardò Rey, prima di fare quella domanda che aleggiava nell’aria già da tanto tempo.

 

“Cosa avete deciso per i bambini? Hanno la Forza, dovrebbero venire con noi…”

 

Il cuore di Ben si fermò di scatto e un pallore improvviso gli tolse il buonumore.

 

“I bambini non diventeranno Je’daii, Jedi, Sith o nessuna variazione della Forza.” Li fissò con gli occhi coperti da un velo di tristezza. “Resteranno con noi.”

 

L’Aleena si fermò mentre correva e si girò per guardarlo. Una luce brillò nelle sue pupille. Gli sorrise, come se avesse atteso millenni solo per sentire quelle parole.

 

Anche Rey gli sorrise, quasi a volerlo incoraggiare a finire quel discorso.

 

“Il fatto è” aggiunse poco dopo, “che quando sei felice, e percorri la tua via, non serve appartenere ad un lato. L’amore è tutto l’equilibrio di cui hanno bisogno i bambini. Penso che ognuno di noi debba avere il diritto di scegliere la propria strada, indipendentemente dalla Forza. Perchè, in fondo, forse non l’avevo mai capito prima, ma tutto è un dono.”

 

Un raggio di sole lo colpì sul viso e, come se una luce si fosse accesa nel suo cuore, sentì qualcosa vibrare nel profondo. Come un fuoco, un’energia trascendente che sfidava lo spazio e la materia. Vide Rey girarsi per fissare il roseto. Avvolse un braccio intorno alle sue spalle, sentendola piccola e calda. Così calda che il solo contatto sembrava dargli tutto ciò di cui avesse bisogno. La luce, il calore, l’energia, la bellezza e infine la gioia. Tutto era racchiuso in quei piccoli occhi che si erano voltati per sorridergli. Sentì un tuffo nel petto e l’amore, che aveva nascosto come uno scrigno nel suo cuore, cominciò a sgorgare felicità come l’acqua da una fontana. Guardò ancora verso il roseto, sentendo Rey fare un sospiro. Notò due farfalle azzurre volare sopra le rose. Il loro profumo li raggiunse poco dopo. Si guardarono sorpresi e si voltarono a scrutare Finn e Poe, che gli stavano accanto, anche loro abbracciati e silenziosi.

 

In un'altra vita era stato così impegnato a rincorrere il potere, a possederlo e a usarlo per cambiare la Galassia. In questa era arrivato a comprendere che tutto ciò che poteva cambiare era solo se stesso, con impegno e determinazione. E con la stessa energia riceveva in cambio un sentimento puro e la gioia pressante di una vita normale. Perché, in fondo, la felicità è solo un istante e tutto il resto è un dono: tutto è un dono.

 

The End

 

Angolo della scrittrice:
 
Carissimi e carissime, vi ringrazio di avermi seguito fino a qui. Non so se meritavo il vostro interesse, ma il semplice fatto di aver suscitato in voi curiosità e commenti è stata per me la fonte che ha alimentato il mio impegno.

Ringrazio tantissimo tutti voi per avermi seguito in questo in viaggio.

Il particolare ringrazio IndianaJones25 che mi ha sostenuto per tutto questo tempo, revisionando i miei scritti e supportandomi nei momenti in cui pensavo di non farcela. Grazie Indy sono in debito con te. Sei un vero amico. Vi prego di andare a leggere le sue storie che sono bellissime e scritte sempre molto bene. Per leggerle clicca sul nome qui accanto.
IndianaJones25

Pensavo che mi sarei sentita felice per essere riuscita a finire una storia ed invece mi sento quasi triste. Penso che mi mancherà questa storia e tutti voi.

Se vi va lasciatemi un commento, aggiungete questa storia tra i preferiti, e venite a trovarmi su Twitter o Tumblr.

Ancora non so se continuerò Destiny’s Force. Il finale è pazzesco e sta sempre dentro di me, ma allo stesso tempo sento il desiderio di allontanarmi da Star Wars che, di fatto, è stata un grande delusione e ora sento come una spina nel fianco.

A settembre pensavo di iniziare la pubblicazione di una storia originale. Un romanzo storico, fatto intrighi, amore e guerra. Un po’ come Destiny’s Force ma a cavallo tra il 1700 e il 1800.

Se vi va di seguirmi, potete lasciarmi un messaggio in modo che possa avvisarvi sulle prossime pubblicazione.

Cari amici e amiche di EFP. E’ stato un piacere e un onore condividere questa storia con voi.

Buona estate a tutti e ci sentiamo a settembre.

Un abbraccio


Shaara

Ps: ​Sono anche su Wattpad, venite a trovarmi 😉 my.w.tt/eNUA52GnA6
 

Prossime pubblicazioni:

Nuova storia Originale --> 4/09/2020

Vieni a trovarmi su 
Twitter
Sono anche su Tumbrl 

 
NB: Ogni personaggio descritto, tranne quelli inventati da me, sono di proprietà della STAR WARS - LUCASFILM, ora Disney. Ogni onore e gloria è di proprietà del suo creatore George Lucas e degli autori del nuovo Canon Disney. Questa Fan Fiction è stata creata a scopo ludico, senza fini di lucro ed è il mio personale e misero dono per questo meraviglioso Fandom. Che la Forza sia con voi :)

 
   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Star Wars / Vai alla pagina dell'autore: Shaara_2