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Autore: Funlove96    11/08/2020    2 recensioni
Natsu Dragneel è un giovane pilota della Magnolia Airlines.
Un giorno finisce su un'isola deserta e, vagando per la stessa, nota sulla spiaggia una bottiglia che, stranamente, si muove da sola. Deciderà, incuriosito, di prenderla, segnando l'inizio di una delle avventure più incredibili che il ragazzo abbia mai vissuto. Tra incantesimi non proprio riuscitissimi e un segreto da mantenere, riuscirà il pilota a resistere al fascino della bella genietta con cui si ritroverà a convivere? E soprattutto, riuscirà a non impazzire con tutti i personaggi strambi che si susseguiranno?
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Storia ispirata alla sitcom "Strega per amore", piccola avvertenza, non ripercorrerò gli episodi passo passo, ed alcune avventure le inventerò completamente. Non posseggo i diritti ne dei personaggi di "Fairy Tail" ne della trama di "Strega per amore". Spero vi piaccia questa pazzia nata dall'aver trovato una fanart, si, sono davvero così matta.
La storia è ambientata ai giorni nostri.
Buona lettura.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucy Heartphilia, Natsu
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo tre: Libertà - parte 1.



Era corsa via d'istinto, fermandosi dopo chissà quanto tempo, accorgendosi solo in quell'istante di dove si trovava. Il parco di Magnolia era il più conosciuto in tutta Fiore, questo grazie alla vastità di piante che vi si potevano trovare, nonché ai famosi ciliegi, protagonisti, nemmeno poche settimane prima, del tradizionale Hanami. Anche nella leggera oscurità portata dalla sera, i petali Sakura erano sovrani indiscussi della vista che si stagliava di fronte agli occhi color cielo, ostacolati in parte dall'umidore che li ricopriva, dell'albina e il cuore non sapeva se soffrirne o esserne lieto. Da un lato adorava quella vista, ma dall'altro, quei petali rosei le ricordavano la causa del suo malessere. Si sedette sotto uno dei ciliegi, il più antico, che per la sua grandezza spiccava tra quelli presenti, e alzò gli occhi verso quelle stelle, quasi a chiedere loro consiglio, qualcosa che aiutasse a cessare il dolore di quella crepa dolorosa che si era aperta nel petto, nell'esatto istante in cui i suoi occhi si erano posati su quell'immagine. Natsu, il suo Natsu, quello che sarebbe diventato suo marito tra pochi mesi, abbracciato ad un'altra ragazza. Era normale in fondo, la bionda, di cui le era ancora sconosciuto il nome, aveva gli occhi lucidi, e Natsu non era il tipo di lasciar piangere qualcuno senza far nulla, a maggior ragione essendo presente. Lo sapeva, sarebbe stato infantile prendersela per un semplice abbraccio, e Lisanna Strauss non era mai stata infantile. Era fatto così lui, e la ragazza per un momento sorrise nel ricordare tutte le volte che l'aveva consolata, dalla scena strappalacrime di un film d'amore, fino alla perdita dei suoi genitori -il sorriso le si allargò, si erano messi insieme poco tempo dopo- e tutte le volte il rosato non si era risparmiato pur di vederla sorridere ancora, riuscendo nel suo intento.
Non era mai stato il classico macho man Natsu Dragneel, e sapeva essere un vero uomo, come diceva sempre suo fratello Elfman, anche attraverso la dolcezza...
Ma quell'abbraccio... quello sguardo.... quelli erano chiari segni che era finita, e Lisanna vedeva realizzarsi la sua più grande paura, scoperta tale solo pochi minuti prima, in cui aveva visto per la prima volta gli occhi verdi del ragazzo in quel modo. Faceva male, un male cane, ripensare a quegli occhi così... così pieni di dolcezza... così pieni, si, doveva ammetterlo, d'amore.
Era forse azzardato dirlo, ma lei lo aveva sempre capito quello che provava il rosato, semplicemente guardandolo negli occhi. Adesso, quell'arma a doppio taglio stava facendole sentire quanto sapeva far male quella parte mai scoperta prima, infilzandosi in quel muscolo al centro del petto, facendolo torcere dal dolore, finendo col farlo sanguinare copioso. Non aveva dubbi -ironia della sorte, nemmeno in quel momento di sofferenza quella certezza vacillava- sul fatto che, in quei due anni d'amore, Natsu le avesse dato tutto, che l'avesse amata davvero, come lei d'altronde. Ma quello sguardo... quello non glielo aveva mai dedicato, forse neanche Natsu si era accorto di avere quella luce negli occhi mentre guardava la bionda che si, era molto bella, ma capiva non fosse per quello che il rosato la guardava così.

Poteva lottare, tenersi quello che era il suo uomo, ma a che pro? Quello sguardo non lo aveva mai avuto -e ne aveva avuti tanti di sguardi colmi d'amore da parte sua- e non era certa che sarebbe stato diverso dopo quella sera. Ma il punto era se ne fosse stata lei la destinataria o meno... Le lacrime continuavano a scendere copiose man mano che la consapevolezza di quella che era, inevitabilmente, la fine si spandeva spietata nella mente. Il suo cuore però sapeva che non poteva arrendersi così facilmente, e di Lisanna Strauss non si poteva dire che non lottasse per ciò a cui teneva. Dentro di lei c'era ancora qualcosa che la spingeva a tornare da Natsu e farsi spiegare cosa stava succedendo, così da poter tornare a sorridere insieme. Ci doveva essere una spiegazione plausibile no? E bastava parlarsi per risolvere tutto... no?
Mentre i due pensieri si davano battaglia nella mente e nel cuore della ragazza, ella capiva che c'era una sola cosa da fare, e la fece, recuperando il telefono dalla pochette verde-acqua -pensare che si era vestita carina sperando di fargli una sorpresa, e invece, la sorpresa, l'aveva ricevuta lei....- e aprendo la rubrica.
Ripescò in fretta il numero, e digitò velocemente il messaggio. Doveva chiarire in quel momento, una volta e per tutte...

"Sono al parco centrale di Magnolia, quello dei ciliegi. Puoi venire a prendermi?"


E dopo aver premuto invio il messaggio partì, diretto al destinatario, mentre l'albina guardava la scritta apparsa, messaggio inviato, pensò che si, era l'ora. Era l'ora di una scelta, e chissà se era quella giusta, ma doveva farlo, per lei, per Natsu, per loro...

Per quanto fosse ferita, i sentimenti che l'avevano legata a lui erano ancora forti, troppo per essere ignorati, e non poteva... non poteva proprio evitare di amare Natsu Dragneel. Frugò ancora nella pochette, prendendo una penna e un foglio dal quadernino che, da persona precisa e organizzata com'era lei, portava sempre con se. Non arrivi ad avere la conduzione di uno dei programmi di punta della rete più vista di Fiore se non hai ciò che serve al momento giusto. Lo aveva imparato dopo anni passati a portare caffè e scartoffie in giro per gli studi, salendo pian piano, fino a diventare la segretaria di uno delle editrici più famosi di Magnolia, e forse anche di Fiore, e fu proprio in una delle occasioni in cui l'assisteva, sprovvista di alcuni documenti che, ricordava, aveva riposto lei stessa poco prima tra alcuni faldoni in archivio, che si era fatta notare, senza nemmeno averne l'intenzione, per il suo essere così dolce e disponibile. Era perfetta per quel programma che avrebbe dovuto dare il buongiorno a tutta Fiore, spaziando tra gossip, cronaca nera, e ospiti prestigiosi. Questo aveva pensato Elsa Scarlett, vedendo come lavorasse bene la ragazza, e risolvendo il problema che l'attanagliava da settimane, anche grazie alla pressione dei suoi capi, e l'albina era una manna dal cielo.
Da allora era una irrinunciabile abitudine quella di portarsi dietro tutto ciò che pensava potesse servirle, anche per quella che doveva essere una cena a sorpresa -per lui- col fidanzato. Man mano che passava il tempo si convinceva che quella era l'unica soluzione possibile per risolvere le cose. Inoltre, dopo avergli mandato quel messaggio, non poteva certo tirarsi indietro...

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Era ancora immobile, incapace di correre, con le gambe che gli imponevano di stare lì come un idiota a fissare la porta, dimenticandosi quasi della presenza alle sue spalle, che intanto assumeva in volto un'espressione sempre più confusa. Cosa stesse accadendo non le era chiaro, sapeva solo che stava bene in quell'abbraccio, e mai avrebbe voluto doversi staccare da lui, sebbene un peso sul cuore le facesse sentire che era sbagliato, che non doveva desiderarlo.
Eppure...

"Padro- N-Natsu..." esordì la flebile voce che lo indusse a voltarsi, già coi sensi di colpa a mille per quel tono da bambina indifesa. Forse era da codardi starsene lì mentre la sua ragazza era corsa via piangendo, e avrebbe dovuto correrle dietro. Un bravo fidanzato, e presto futuro marito, lo avrebbe fatto. E no, Natsu Dragneel non era mai stato un codardo, lottava sempre per ciò a cui teneva, ma stavolta si sentiva... svuotato. Privato del suo normale modo di fare, quello di difendere ciò che amava ricorrendo alla propria testardaggine. Non importava quanto potesse essere impossibile, a detta degli altri, una qualsiasi cosa, lui si lanciava, tutto un fuoco, come diceva sempre lui -e quel mantra gli era valso il soprannome di Salamander da parte Gray, suo amico e rivale dalle medie, e usato tutt'ora da tutti coloro che lo conoscevano- carico al massimo e pronto a godersi la soddisfazione del proprio successo, resa ancora più gustosa dalle difficoltà incontrate lungo il tragitto. Glielo aveva insegnato suo padre, e sebbene Igneel Dragneel non avesse legami di sangue con lui, lo amava come se avesse davvero contribuito alla sua nascita. In fondo, era stato lui ad insegnargli a vivere, era stato un po' un "averlo messo al mondo" dandogli gli strumenti per vivere la vita che no, non faceva sconti a nessuno, e il rosato lo sapeva molto bene.

Si, era decisamente un codardo al momento, ma scosse la testa, decidendo di sorvolare -al momento- sulla cosa, andando ad incrociare ancora, non senza subirne gli effetti sotto pelle, lo sguardo cioccolato della biondina.
"S-Si?" l'aveva sentito? Non lo sapeva, capiva solo di aver tirato fuori si e no un sussurro dalle labbra, ancora incapace di realizzare la situazione in cui si era trovato, anzi, quella di cui era l'artefice.
Non gli piaceva la cosa, se si era messo con Lisanna era perché l'amava e, anche se sapeva che l'abbraccio non voleva dire granché -aveva abbracciato tante persone prima, ma non significava che provasse qualcosa che andasse oltre l'amicizia- e, benché ancora gli sfuggisse il motivo per cui faceva tutto quello con una sconosciuta, non voleva comunque allontanarsi da quel salotto, divenuto asfissiante, e non per la calura estiva.
Aveva ferito la ragazza che, grazie ai suoi grandi occhi azzurri, gli aveva fatto conoscere la parola amore. Quello c'era -o forse, per la sua stupidità che lo spingeva a cose insensate quella sera, c'era stato- tra loro due, amore, puro e sincero. Gli occhi smeraldini che si ritrovava, dono di un padre che non lo aveva voluto, non sapevano mentire. Non lo avevano fatto quando la conobbe da bambino, sotto quell'enorme ciliegio che catturava gli occhi di entrambi, dando inizio alla loro amicizia, non lo avevano fatto quando li aveva aperti, nemmeno tre anni prima, su quel sentimento ancora quasi del tutto sconosciuto -salvo poi aspettare come un idiota il momento giusto, arrivando a fare una dichiarazione ridicola al McDonald's, e giurò di aver visto una Mira sognante tenere un Elfman pronto ad ucciderlo, sfortunatamente per lui, troppo vicini al loro tavolo... o forse urlare a Lisanna di essere innamorato di lei in mezzo alla sala, a causa dell'agitazione che gli mettevano tali parole, non era proprio stata una genialata- e non lo avevano fatto nemmeno quando Igneel era scomparso. Ancora adesso, a venticinque anni, con una carriera decolatta, letteralmente, abbastanza in fretta, anche e soprattutto grazie alla passione che ci metteva nel fare il suo lavoro, soffriva di quella mancanza, e spesso capitava che crollasse, potendo sempre contare sul supporto della ragazza. Ragazza a cui aveva spezzato il cuore, da bravo verme, codardo, e idiota, quale effettivamente era, glielo ripeteva la parte più coscienziosa di lui, in accordo, forse per la prima volta, con quella più sconsiderata e infantile, quella che lo contraddistingueva maggiormente. Riportò l'attenzione sulla ragazza, che però adesso sembrava tentennare, come avesse paura di farlo arrabbiare. Forse era ancora dispiaciuta per il parquet...
"Q-Quella.... ragazza... è..." non aveva il coraggio di continuare, sebbene la gola bruciasse nella trepidante attesa di lasciar andare quelle parole. Non era del tutto ingenua, sapeva bene che i rapporti tra le persone potevano essere diversi, e potevano anche includere relazioni che andavano ben oltre il rapporto di semplice conoscenza. Ma a spaventarla da ciò che voleva chiedergli era proprio quella possibiltà... la possibilità che potesse essere come immaginava, come temeva....

E infatti non vi fu il bisogno di continuare, perché un suono interruppe il contatto visivo, facendo sussultare il rosato che, a malincuore, dovette abbassare lo sguardo, lasciando andare quell'intreccio tra cioccolato e smeraldo, per recuperare il cellulare dalla tasca dei pantaloni. Non lo mollava mai quell'aggeggio, glielo dicevano anche i suoi amici, ma per fortuna non avevano chiuso le indagini sulla scomparsa di suo padre -fortuna che portava il nome del capo della polizia di Magnolia, Gildarts Clive, vecchio amico di Igneel- e aveva sempre il telefono con se, in attesa anche della più piccola notizia, illudendosi qualche volta, quando lo mettevano al corrente di un qualunque avvistamento, rivelatosi poi una falsa pista. Ma, appena il suo sguardo si posò sullo schermo, non visualizzò il nome che desiderava.

Il senso di colpa tornò prepotente nell'istante i cui si ritrovò a leggere il nome della sua ragazza, lasciando che un'espressione combattuta comparisse sul bel volto abbronzato -e cavoli se Lucy arrossì nel sorprendersi a pensare che era bello anche in quel modo- tornando poi a guardare l'odalisca con un'unica domanda per la mente. Cosa fare con Lucy? "C-Che.... che succede N-Natsu?" si era ripresa dallo stupore dei suoi stessi pensieri, ma un leggero rossore continuava ad imporporarle le gote, non immaginando neanche quanto stesse mettendo, ancora di più se possibile, in seria difficoltà l'uomo che le stava di fronte.
"I-Io... dovrei.... è..." balbettò, lo faceva di rado e mai con un estraneo, perciò si stupì di se stesso più di quanto non avesse fatto fino a quel momento. "È... lei?" si sentì più leggero -e più codardo- quando fu lei a finire per lui. Anche se, non è che la bionda fosse la sua amante o altro, perché agitarsi tanto?
Eppure si sentiva come se fosse squillato il telefono mentre era a letto con un'altra, ritrovandosi ad inventare una scusa qualsiasi per giustificarsi con la fidanzata che interrompeva il suo tradimento. Una cosa era certa, non avrebbe mai avuto la stoffa del fedifrago, si sarebbe fatto beccare all'istante.
"Non dovresti stare qui padro- ehm, Natsu..." sussultò il rosato, mentre guardava la bionda, ora a testa bassa, non comprendendo cosa volesse dire. Fino a prova contraria, quella era casa sua. "Dovresti andare da lei, stava male. Dovresti andare a parlarle. In fondo..." era così difficile per lei dirlo accidenti "... state.... insieme..." concluse a fatica, col groppo in gola e il cuore che probabilmente, dalla fitta che sentì, doveva aver perso qualche battito.
"Tu..." le portò indice e medio della mano destra, quella che non era occupata a rimettere in tasca il cellulare, sotto il mento, esercitando una leggera pressione per farle alzare il viso. "Resterai qui? Finché non torno intendo." Era quello che gli premeva, al pari di raggiungere Lisanna, che restasse lì, in fondo, avevano ancora delle cose da chiarire. "Ovviamente!" gli rispose l'odalisca, non poteva certo andarsene liberamente in giro in sua assenza, il suo vincolo la legava a lui, e se lui le diceva di restare, lei doveva farlo.
Era sempre stato così, e stavolta, nonostante quelle strane sensazioni, del tutto nuove per lei, non faceva eccezione.
Lo vide tentennare, per poi far scivolare via dal mento le dita "Va bene, cercherò di tornare il più in fretta possibile..." disse voltandosi e dirigendosi verso la porta, tornando a guardarla non appena posò la mano sulla maniglia. "Fa come se fossi a casa tua" la frase fatta più stupida che potesse tirare fuori... quasi non si riconosceva Natsu quella sera.
Annuì la biondina, e lui uscì, rassicurato in parte, dal fatto che fino a che fosse stata lì non le sarebbe successo nulla. Quello strano istinto di protezione tornava prepotente più e più volte in quelle ore, sempre nei confronti di quella strana ragazza che si era ritrovato a veder uscire da una bottiglia nel tardo pomeriggio di quel giorno.
Attraversò il corridoio, afferrando le chiavi dal cassetto del mobile dietro la porta, e uscendo veloce. Si ricordò solo in quel momento che la maggior parte delle sue cose era rimasta chiusa nell'armadietto dell'aerodromo. Si appuntò mentalmente di tornarci il prima possibile, e di inventare una scusa plausibile per essere tornato senza l'aereo. Avrebbe dovuto pagare una penale, ma in quel momento doveva pensare solo a raggiungere Lisanna, e magari cercare di aggiustare le cose. Lo sperava vivamente...



Era arrivato e, dopo una corsa estenuante, aveva raggiunto finalmente il parco. La trovò lì, dopo aver girato in lungo e in largo, prima di provare sotto il ciliegio più antico, quello che lei aveva amato da sempre, col viso arrossato per il pianto, e le lacrime a bagnarle ancora gli occhi azzurri. Quegli occhi che lo avevano fatto innamorare...
E fu lì che ebbe la conferma definitiva di quanto fosse stato stupido....





Angolo autrice.
Ed eccomi tornata, finalmente direi, con un nuovo aggiornamento!
E per farmi perdonare, vi ho lasciato una piccola anticipazione del prossimo capitolo, il cui titolo credo sia abbastanza intuibile😂
Cosa succederà tra Lisanna e Natsu? E come risolverà quest'ultimo con la nostra Lucy?
Beh, dobbiamo aspettare il prossimo capitolo per saperlo. Grazie ancora a chi legge e a chi recensisce. Davvero, grazie per le belle parole, mi sto emozionando🤧
Ci si legge al prossimo capitolo!
Ciao❤️
   
 
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