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Autore: Master Chopper    13/08/2020    1 recensioni
[Shūmatsu no Valkyrie]
[Shūmatsu no Valkyrie]Per decidere le sorti dell'umanità, gli dèi di ogni pantheon si riuniscono e, disgraziatamente, la loro decisione è unanime: distruggere il genere umano. Una voce però si leva in opposizione, ed è quella di un dio misterioso di cui nessuno sa niente, ma che sfida dieci dèi ad affrontare dieci umani prima di poter accettare quel destino crudele.
Dieci esseri umani provenienti da qualsiasi epoca affronteranno dieci dèi provenienti da qualsiasi cultura: questo è il Ragnarok.
Genere: Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Chapter 32: True Beauty (Final)

Senza più alcuna limitazione né remore, le due regine avversarie si guardavano a distanza, ognuna presiedendo un lato delle tribune.

Fino ad allora il combattimento si era svolto all’infuori della normale arena, rendendolo senza dubbio uno scontro fuori dall’ordinario e da qualsiasi aspettativa.

Persino Merlino e Gaia, i quali avevano previsto che i poteri di Hel avrebbero portato al caos e alla distruzione, non avevano immaginato che la folle Boudicca avrebbe osato attaccare direttamente gli spalti delle divinità. Quasi metà dell’arena era collassata sotto l’ultimo colpo, minacciando la sicurezza degli dèi.

Non sarebbe stato insensato sospendere quello scontro, tuttavia i due organizzatori Baal e Ptah non riuscivano a fiatare, tanto erano tesi per l’esito della battaglia.

 

La Regina degli Iceni aveva sacrificato la sua Arma, il Carro di Andraste, con l'ultimo colpo, ciò nonostante non era rimasta a mani nude. Anzi, proprio con esse ora impugnava le due grosse ruote staccate della biga, le quali bastavano per ricoprirle le braccia fino alle spalle. Potevano sembrare semplicemente scudi, eppure preservavano ancora la capacità delle Sefirot di ferire gli dèi.

Hel, al contrario, era stata costretta ad allontanarsi dalla sua unica forma di difesa e d’offensiva, ovvero le anime mortali dentro le quali poteva covare i parassiti glaciali. Il sol ripensare alla sua strategia le fece domandare come mai la sua avversaria fosse ancora in vita: gli Éljúðnir’s Parasites erano capaci di rendere il sangue delle loro vittime così freddo da solidificarsi in spessi grumi che non coagulavano, bensì congelavano anche tutti i vasi sanguinei circostanti fino a trasformare il corpo ospitante in un blocco di ghiaccio dall’interno.

Guardò meglio Boudicca, e solo allora si accorse come su tutto il suo corpo si fossero aperti diversi buchi, dai quali sgorgavano rivoli di sangue tutt’altro che congelato. A quanto pare era stata lei stessa a causarsi quelle ferite proprio per estirpare i parassiti, senza i quali il proprio corpo aveva potuto riscaldarsi gradualmente.

“Sei una pazza… completamente fuori di testa.” Sibilò la dea, scrocchiandosi il collo con sguardo truce.

L’altra si limitò a sogghignare con aria di sfida.

“Non ti sei ancora chiesta perché prima, tra tutte quelle anime umane, non hai incontrato quelle della tua famiglia?”

Bastò quella semplice domanda però per smorzare il sorriso della rossa, facendola sussultare. Hel se ne accorse, e felice di aver suscitato una tale reazione, infierì:

“Oh, so che le hai cercate: non avresti mai voluto trovartele davanti, né ferirle. Ma non ti dovevi nemmeno preoccupare… perché ho agito preventivamente: le ho cancellate! Ora non esistono più, e per questo non hanno avuto il diritto di venir convocate al Ragnarok!”

Il volto diviso in due della dea stavolta si contorse in un’unica smorfia grottesca, la parodia di un macabro sorriso da maschera teatrale.

Sapeva di aver appena scagliato un duro colpo psicologico alla sua avversaria, togliendole l’unica cosa che in vita non era riuscita a difendere. Svolgere ricerche sul proprio nemico e trovarne le debolezze era una tattica della quale, in quanto favorita da una delle organizzatrici del torneo, non poteva non usufruire.

“Ah sì?” Le rispose tuttavia Boudicca, provocatoria. Quando sollevò la testa, la accolse con un’espressione derisoria che mai si sarebbe aspettata.

“Bhe, da quello che hai fatto prima, riportando l’anima distrutta di tuo fratello in vita, mi sembra che tu non abbia problemi con casi del genere!”

“Che cosa… intendi dire?”

Una luce folle balenò negli occhi della rossa: “Voglio dire che, in punto di morte, ti costringerò attraverso le sofferenze più estreme a fare lo stesso con le anime della mia famiglia. Me le ridarai tutte! Una ad una!”

Senza aspettare altro segnale, balzarono l’una addosso all’altra, percorrendo la distanza che le separava ed incontrandosi esattamente al di sopra del centro dell’arena.

 

Lì, essendosi mossa più velocemente grazie alla sua prestanza fisica sovrumana, Boudicca sollevò entrambe le ruote per poi abbatterle addosso all’avversaria. L’impatto fu sufficiente per intercettarla in volo, e scaraventarla in un cratere da lei stessa scavato giù sul campo di battaglia.

Hel sentì l’urto risuonarle nelle ossa, mozzandole il respiro e tagliando fuori dal suo controllo qualsiasi funzione organica o muscolare. Il suo cervello aveva subito un blackout per una frazione di secondo, dopodiché tornò a poter percepire tutta l’agonia che il suo corpo stava provando.

Vomitò sangue a fatica, ed il suo respiro fu appena un rantolo: -Dev’essere la voglia di vendetta a renderla così forte… merda! Non avrei dovuto provocarla! Ora che può usare tutta la sua forza e ferirmi, non ho chance in un combattimento ravvicinato! Un altro attacco a bruciapelo come questo e sono morta…-

Ma non le venne data tregua. Piombando dal cielo come una furia, Boudicca roteò attorno al proprio asse per trasformarsi in un tornado luminoso.

-No!- Hel fece frapporre tra lei ed il colpo un’anima umana, evocata fortunatamente in tempo. Questa attutì l’impatto, venendo scagliata su di lei perfettamente incolume. Come tutti gli altri corpi colpiti dalla Sefirot Hod, si era illuminato della stessa luce del carro.

-Non posso più scambiarmi con i corpi imbevuti di questa luce…- Ripensò quindi alle uniche marionette disponibili che le rimanevano. Erano ancora schierate compatte in una zona degli spalti, ma essendo questi ormai deserti, spuntavano subito all’occhio.

-Se mi scambiassi con loro per fuggire, verrei subito vista… e raggiunta.-

“Anche se continuerai a pararti con le anime umane, prima o poi finiranno.” Come se le avesse letto nel pensiero, Boudicca menzionò ad alta voce la sua più grande debolezza.

Stava avanzando verso di lei a passo lento, trascinando a terra le ruote. “E qualsiasi sporco trucco tu abbia in mente, non potrà essere effettuato senza di loro. Così, mi basterà tenerle costantemente d’occhio per capire quando le vorrai utilizzare.”

Sentirsi guardata dall’alto in basso provocò nella Regina dei Morti una sensazione che credeva ormai sepolta nel tempo. Invece, ora che era stato riesumato in lei il fantasma dell’impotenza e della vergogna, non avrebbe mai potuto lasciare in vita colei che le aveva parlato in quel modo.

“Tu… dimentichi…!” Ringhiò, alzandosi in piedi con gli artigli protratti come quelli di un falco. Attorno alle sue unghie iniziarono a svilupparsi sbuffi di gelo.

“…che ti è bastato il minimo contatto con i parassiti del mio corpo per congelarti! Mi basterebbe toccarti per un istante in più e andresti in frantumi!”

L’attenzione delle due avversarie, come se fossero ad un incontro di boxe, si spostò quindi sulle braccia altrui. Possedevano entrambe armi capaci di uccidere l’altra con un sol colpo ben assestato: il pericolo era reale, così intenso da provocare agghiaccianti brividi lungo la colonna vertebrale.

Ripartirono all’attacco all’unisono.

 

Colpi così veloci da lasciare appena le proprie scie nell’aria fluivano leggeri, inarrestabili, trapassando però solo l’immagine residua dei corpi contro i quali erano destinati a scontrarsi. In un istante Boudicca ed Hel erano capaci di scomparire, per poi individuare la posizione del nemico e lì sferrare un attacco portato con il solo intento di uccidere.

I boati echeggiavano senza sosta.

Persino i presentatori erano ammutoliti, mentre l’intero pubblico di divinità si teneva stretto sugli spalti, in attesa di un minimo accorgimento che avrebbe fatto intuir loro l’esito dello scontro.

 

Improvvisamente, un colpo di Hel penetrò a fondo nella guardia di Boudicca, così tanto da sbilanciarla all’indietro pericolosamente nell’atto di schivare. Approfittando allora degli arti avversari, i quali impiegarono più tempo del solito per tornare in posizione, la Regina degli Iceni serrò su di essi le proprie ruote, come se fossero state delle zanne.

Le due tenaglie schiacciarono le braccia di Hel, rompendo le ossa e deformandole in una posizione del tutto innaturale. A causa di tutta la concentrazione e la tensione accumulate, ed infine culminate dopo aver subito un tale colpo, le venne strappato un viscerale ululato di dolore.

Gocce di sangue vennero sollevate in aria.

-Ora! Il momento che aspettavo!-

E dentro quelle stille, così come in ogni minima parte del corpo della Regina dei Morti, si annidavano i parassiti bianchi. L’attacco che aveva escogitato allo stremo delle sue forze, precipitò su di Boudicca.

O meglio, esattamente come era avvenuto prima, trapassò l’immagine persistente del suo corpo e colpì il vuoto. Questo perché Boudicca, che aveva deciso di tenersi ben in allerta da un avversario insidioso come Hel, si era già allontanata con uno scatto.

Eppure, allontanarsi in uno scontro in cui apparentemente si ha la meglio, può sembrare illogico. Fu questo dubbio a colpire Hel, la quale era già abbastanza tramortita dal danno appena subito.

E ciò che infatti la sua avversaria le stava riservando, venne svelato:

“Andrastes Steorra!”

Di punto in bianco, nascosto da un’azione evasiva, l’attacco più potente di Boudicca venne sferrato. Stavolta non venne utilizzato il Carro di Andraste, bensì una sola ruota di esso. In questo modo la meteora risultò più piccola e leggera, e per questo incredibilmente più veloce.

-Anche se sembra più debole…!- La dea tremò al sol pensiero di ricevere in pieno quel colpo.

La corta distanza, assieme alle ferite accumulate, le impedì di muovere anche solo un muscolo delle gambe per schivare.

“Non mi resta altra scelta!” Urlò, utilizzando il suo asso nella manica proprio quando l’avversaria non se ne sarebbe potuta approfittare.

Istantaneamente riuscì a richiamare davanti a sé tutte le marionette di cui disponeva, formando una barriera composta da una decina di corpi umani.

L’Andrastes Steorra impattò.

 

L-Ladies and gentlemen…” Quando fu possibile vedere di nuovo, Adramelech e St. Peter comunicarono con grande stupore quello che nessuno si sarebbe aspettato.

In contemporanea, Hel sgranò gli occhi, crollando su di un ginocchio.

“Hel è stata colpita!” L’urlo riempì lo stadio, ma nessun esultò.

La dea dei morti si guardò allora il fianco destro, trovandolo parzialmente evaporato. Anche parte del suo volto e dei suoi arti, sempre sullo stesso lato, stavano iniziando a disperdersi in minuscoli frammenti, come farfalle in volo.

Lo sgomento si stava già impadronendo della sua sanità mentale, quando constatò come un enorme solco nel terreno fosse tutto ciò che rimaneva di metà della sua barriera di anime. Si voltò, trovando tutti i corpi sbaragliati e, dove terminava il solco, conficcata nella parete dell’arena, la ruota scagliatale addosso.

-La ruota, proprio perché era più piccola... è stata più aerodinamica del carro… e siccome era anche più leggera, Boudicca ha potuto imprimere molta più forza nel lanciarla.- I suoi pensieri divennero una landa deserta, dove un triste vento morto spirava, accarezzando il vuoto.

Sola, a terra e prossima alla disfatta.

 

La presenza della sua avversaria, che ormai appariva come mastodontica e disumana, la sovrastò:

“Alzati! Ho promesso che prima mi avresti ridato le anime della mia famiglia, e poi saresti potuta morire!”

Boudicca era arrivata faccia a faccia con le ultime difese della dea, la quale ora, impotente, era china su se stessa al punto da non riuscire nemmeno a vederla.

Jormungandr, Hati, Skǫll e Loki erano tesi come corde di violino. In lontananza, anche se non proferiva parola da molto tempo, persino Fenrir pareva decisamente in apprensione per sua sorella.

Nessuno osava fiatare, e così alcun suono si levò nell’Arena del Valhalla per molto tempo.

Finché: “Ehe…ehehe!”

Gorgogliante come un ruscello e a tratti gracchiante come un corvo, quel suono distorto eruppe dalla gola di Hel.

“EheheHEHEHEHEHEEEH!”

Pazzia. Dolore. La sua mente era offuscata, così come la vista, per via del sangue che sgorgava davanti ai suoi occhi. Gli altri sensi erano intorpiditi, ed i muscoli non rispondevano più correttamente agli ordini.

Eppure lei rideva.

“Eheheheh…” Rantolò, sollevandosi da terra in una posa scomposta. “Grazie per avermi ricordato… il tuo punto debole!”

Gli occhi di Hel brillarono malignamente, ma Boudicca poté prestarci attenzione solo per poco, siccome presto qualcos’altro accadde. Qualcosa che la fece sussultare, colta del tutto alla sprovvista. 

I suoi occhi si sbarrarono, come per accertarsi di star guardando davvero ciò che pensava.

“Non potrai di certo colpire… la tua famiglia!” Continuò a ridere Hel, allargando le braccia per mostrare come tutte le anime davanti a sé avessero preso le sembianze di Prasutago, e delle figlie di Boudicca.

Rideva e rideva, mentre Boudicca riusciva solo a tremare, convulsamente.

Cercò invano di dare fiato alla sua bocca, e quando infine ci riuscì… rise anch’ella.

“Va bene, te lo do per vinta!” Un sorrisetto di superiorità accompagnava il volto macchiato di sangue e sudore della regina, che tuttavia non aveva deciso di arrendersi nemmeno in quella situazione.

Dopo aver inizialmente spiazzato Hel, la quale si era ammutolita di colpo, proseguì:

“Hai ragione. Non riuscirei mai a colpire le mie figlie, né mio marito… non dopo tutto il male che ho recato loro. So bene che non sono davvero loro, ma i sensi di colpa mi bloccano al sol pensiero. Già…”

Sollevò la mano libera, stretta a pugno.

“Per questo colpirò direttamente te, che ho giurato di annientare!”

E strattonò con forza qualcosa di invisibile, e a tratti inesistente.

 

No. Hel sentì lo spostamento dell’aria attorno a sé. Percepì il peso di un oggetto che si muoveva velocissimo, ma quando anche solo elaborò il pericolo, fu troppo tardi.

“Pensavi davvero che avrei abbandonato una delle ruote, soltanto perché ne avevo un’altra?!”

La ruota del Carro di Andraste, precedentemente conficcata nella parete dietro di Hel, si schiantò con forza inarrestabile contro la sua schiena. La dea, mentre veniva investita di luce, riuscì a stento a gemere, tra i denti che si spaccavano e rilasciavano un’eruzione di sangue:

“C-Come?!”

Boudicca fu più che felice di rispondere, mostrando sempre il pugno libero che aveva davanti a sé.

“Quando nello scontro precedente la cupola attorno all’arena è stata distrutta, l’esplosione di addio di Guy Fawkes ha trasportato su per gli spalti qualcosa di molto importante… per tuo fratello!”

Gleipnir. Il filo indistruttibile, persino di fronte all’esplosione più forte che déi ed umani avessero mai visto, non si era affatto spezzato. Piuttosto, i suoi filamenti si erano sparsi in giro per lo stadio, alla pari di un nastro leggero trascinato via dal vento.

E ora, proprio quel filo univa la mano di Boudicca con la ruota sulla quale nessuno più aveva riposto attenzione, men che meno la sua avversaria.

-Questa è ciò che considero… una benedizione.- Pensò la donna, piangendo lacrime mentre non rendeva affatto vano il sacrificio di Guy Fawkes.

-Anche se non potrò più rivedere la mia famiglia, lo considero un piccolo prezzo da pagare… per un mondo a misura di uomini giusti!-

“È la fine, Hel! Pagherai le conseguenze delle tue azioni!”

Il corpo di Hel si illuminò, diventando parte della stessa luce che emanava la Sefirot.

 

Ma non scomparve affatto.

“Cos-?!” Provò a dire Boudicca, ma una mano le si attaccò alla faccia, zittendola. Era provenuta dalle sue spalle, ed apparteneva ad un’anima umana, un cosiddetto burattino.

E, quell’ignorata marionetta, ora stava riprendendo le sembianze che davvero gli competevano: quelle di Hel, la Regina delle Anime Dannate, e figlia del Dio degli Inganni.

Invece, quella che era stata colpita dalla ruota del carro, ora appariva proprio come una delle figlie di Boudicca, incolume. Gli altri sosia approfittarono dello sgomento della paladina per strapparle di mano l’altra ruota restante, e così lei rimase del tutto impotente tra le grinfie di Hel.

“Sia tu che io sapevamo che non avresti colpito la tua famiglia… ma era proprio questo il punto! Non colpendo le anime con la tua Sefirot, non le hai potute rendere immuni ai miei poteri: soltanto grazie a te, quindi, ho potuto scambiarmi e poi mutare sia il mio aspetto che quello di quell’anima. Ma a te è parso soltanto che io non mi fossi mai mossa, mentre mi scagliavi addosso il tuo attacco finale!”

Fino a quel momento, dopo aver fatto volontariamente concentrare Boudicca sui suoi poteri legati al contatto diretto, e al richiamare le anime davanti a sé, Hel era riuscita a rimuovere dalla mente dell’avversaria la possibilità che lei potesse di nuovo scambiarsi con una delle anime sotto il suo controllo.

“Non esiste alcuna benedizione: né gli dèi, né il fato, sanno essere così gentili.”

Ma nessuna di queste parole, per quanto sussurrate al suo orecchio, raggiunsero la rossa. Ormai, stretta tra entrambe le mani di Hel, stava venendo congelata a partire dal suo sistema nervoso.

Tutto ciò che vedeva era ghiaccio. Tutto ciò che sentiva era freddo.

Persino i ricordi dell’amore provato, dell’affetto ricevuto, e della speranza che l’aveva rinvigorita, svanirono in fretta dal suo cuore. Come fiocchi di neve che si infrangono al suolo.

“Wild Hunt…”

E anche la statua di ghiaccio in cui si tramutò, alla minima pressione, andò in frantumi.

 

Ladies and gentlemen! L’ottavo scontro, così travagliato e pieno di colpi di scena… SI CONCLUDE CON LA VITTORIA DEGLI DÈI!”

Un boato si sollevò dalle tribune degli dèi, uniti ad imprecazioni riservate all’umana che aveva osato attentare alla loro vita, ma che ora aveva avuto la fine che le spettava.

Jormungandr, Hati e Skǫll piansero lacrime commosse, felici di sapere che non solo Fenrir, ma anche Hel fosse uscita viva e vittoriosa dopo tante paure. Loki si limitò a sorridere compiaciuto, per poi riservare uno sguardo al cielo.

“Boudicca…” Charlotte Corday aveva nascosto la testa contro il petto di Dante, sfogando tutte le sue lacrime mentre il poeta le accarezzava la schiena. Lo sguardo dell’uomo era addolorato quanto amareggiato.

Intanto, lì accanto, due figure nell’ombra non riuscivano a placare l’intento omicida sprigionato dalla loro infinita rabbia: erano Masutatsu Oyama e Vlad, i quali avevano deciso che quello sarebbe stato l’ultimo scacco che gli dèi avrebbero inflitto loro.

Dall’altra parte, all’interno di una tribuna apposita per i partecipanti divini, Fenrir sedeva silenzioso come era stato per tutto il resto dello scontro. Ormai cieco e sordo a causa dell’ultimo attacco inflitto da Guy Fawkes, sembrava del tutto indifferente agli esiti di quel torneo, e persino alla vittoria di sua sorella.

“Allora…?” Gli domandò una voce seria, che tradiva un enigmatico fastidio.

Sun Wukong non dovette nemmeno guardarlo: sapeva che la sua espressione non sarebbe mutata.

“Ne è valsa la pena, forse?”

E, come aveva immaginato, non ottenne risposta.

 

Nel frattempo, nella tribuna di Gaia, tutta la tensione accumulata fino a quel momento venne rilasciata attraverso un collettivo sospiro. Era come se solo da allora fosse stato possibile respirare di nuovo.

"Vi rendete conto che, per i vostri scopi, avete causato danni a degli innocenti umani?!" Ringhiò Prometheus, rimanendo però a distanza di sicurezza: per quanto avesse voluto muoversi, sentiva che un solo passo in avanti avrebbe potuto costargli la vita.

Attorno a Gaia, Merlino e a quell'immobile armatura, si contorceva un'aura distorta. I volti dei tre, nascosti alla loro vista, erano in realtà misteriosamente contemplativi.

Gaia mormorò cupamente: "Cinque per gli dèi, e tre per l'umanità." Non volse nemmeno lo sguardo verso Merlino, seppur lo vide congedarsi con uno sbuffo.

"Poco male. Sicuramente Arthur non perderà il prossimo scontro. Andiamo, Arthur..." Il mago meditabondo si incamminò verso la porta, come se questa non fosse sbarrata da uno schieramento di divinità che lo volevano morto.

"Sei più viscido di un verme." Sibilò Ammit, guardandolo storto. Lo stesso fece Fobetore, per poi rivolgersi direttamente al prossimo sfidante:

"E tu, invece, sei forse impazzito?! Non capisci che questo qui vuole condurre l'umanità intera alla distruzione?"

La voce gli morì in bocca, esattamente come in tutti quanti loro venne annichilita la volontà di bloccare l'avanzata di quei due. Persino i più potenti, come Zeus, Odino e Ptah, videro le proprie ginocchia tremare. Fu per un istante, ma quando smisero di preoccuparsi per loro stessi, davanti a loro non c'era più nessuno.

"Date ad Arthur un avversario decente, per favore." Ordinò Merlino, mortalmente serio, mentre si allontanava. Il chiasso prodotto dai pesanti stivali dell'armatura sparì a poco a poco.

Il titano dai capelli rossi si artigliò il petto, non realizzando che lo stesse facendo per controllare che il suo cuore battesse ancora regolarmente. Trovò il battito accelerato, eppure per un istante gli parve di non aver percepito alcun segno vitale.

"L'unico altro essere capace di farmi provare questa sensazione…"

"Già, è lui." Baal diede segno di conoscere perfettamente come si sentisse, e cosa fosse stato portato a pensare.

"Che ironia: sembra che quell'Arthur non verrà deluso… da Uriel."



 

Angolo Autore:

Welcome back! L'ottavo scontro è finito, ed io a stento riesco a crederci. Anche se spero di distaccarsi da questa storia il più tardi possibile, inevitabilmente finirà assieme all'estate.

Io vi aspetto alla fine della mia vacanza, con il prossimo match: Uriel Vs Arthur, anche detto Re Artù. Annuncio anche, per chi ha sempre desiderato un po' più momenti leggeri riguardanti i personaggi, che ci saranno degli extra a sfondo comico, molto slice of life. Li pubblicherò in una raccolta di un capitolo.

 

 

   
 
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