Quando ero ancora una bambina, vennero ad abitare vicino casa mia una
famiglia molto strana. Era composta dal signore Giovanni, la signora
Laura, Camilla e Martino.
L’ultimo veniva a scuola con me e aveva la mia stessa
età.
Ricordo che si vestiva sempre con indumenti sintetici, di quelli
impermeabili; ne aveva di tutti i tipi, usava gomma, vestiti
plastificati, guanti da cucina. Pensavo che magari fosse allergico alla
stoffa… Comunque sia d’ Estate era la stessa cosa,
e questo bizzarro modo di vestire era usato dall’ intera
famiglia. In Autunno quando pioveva non uscivano quasi mai e nelle
vacanze estive non si vedevano mai in piscina.
Mia madre mi diceva di non farci caso, e che non dovevo pensarci, ma io
ero troppo curiosa, e più mi sforzavo di non pensarci,
più immaginavo cose di tutti i tipi su quella famiglia.
Più volte a scuola avevo provato a parlare con Martino, ma
lui era sempre riservato e non parlava con nessuno.
Camilla era la sorellina di quattro anni quindi sarebbe stato difficile
“interrogarla”, e naturalmente non mi sarei mai
permessa di chiedere ai loro genitori!
Un giorno però successe qualcosa. Era inverno e da giorni
pioveva incessantemente. Il fiume della nostra cittadina si era alzato
di molto. In televisione i telegiornali parlavano di possibili
alluvioni e molte persone pensarono bene di andarsene.
Le scuole erano tutte chiuse e io ero proprio contenta!
Quel giorno dato che mi annoiavo avevo chiesto alla mamma se potevo
andare a casa di Martino per giocare. Le nostre case erano vicine.
Vivevamo in villini a schiera ad un piano e alcune avevano anche la
piscina, ma naturalmente non quella di Martino…
Comunque se fossi andata da lui magari sarei riuscita a parlargli. I
genitori erano usciti a fare delle commissioni insieme a Camilla e a
breve sarebbero tornati. Martino aprì la porta e con
sorpresa vide che ero io. Gli chiesi con la mia solita faccia tosta se
potevamo giocare insieme. Lui balbettando e guardando sul pavimento
rispose di sì. A quel punto ci ritrovammo a giocare a carte.
Martino non spiccicava quasi una parola.
Mentre provavamo a fare amicizia la pioggia aumentava sempre
più.
Dopo qualche minuto dai tombini già usciva acqua e le strade
incominciavano ad allagarsi.
Io e Martino incominciammo a preoccuparci e io avevo un brutto
presentimento.
Senza che nemmeno me ne rendessi conto l’acqua era entrata
dalle fessure delle porte e poco a poco ricopriva tutto il pavimento
della casa; Martino era saltato su un divano e piangeva come un
lattante. Certo anch’io ero preoccupata, ma l’acqua
non arrivava che alle caviglie!
Lentamente l’acqua si alzava e Martino urlava sempre di
più.
Io provavo a calmarlo, a dirgli che presto sarebbero venuti i nostri
genitori , ma lui non mi ascoltava.
All’improvviso sentii bussare alla porta. Con fatica cercavo
di andare alla porta, ma era difficile perché
l’acqua mi rallentava e mi spingeva dalla parte opposta,
finalmente riuscii ad aprirla e vidi che era mia madre e mio padre che
rincuorati mi abbracciarono e baciarono.
Nel frattempo Martino cercava di arrampicarsi sulla spalliera del
divano con gli occhi più terrorizzati che avessi mai visto.
Martino restava in equilibrio, ma era impossibile resistere tanto.
Quando era a casa non portava guanti e altri abiti strani,
così quando cadde nell’acqua io e i miei genitori
non avemmo problemi a vedere che le sue mani cominciavano a gonfiarsi,
come fosse un’ enorme spugna! Letteralmente tutto il suo
corpo cominciò a gonfiarsi a tal punto che riuscivo a vedere
i pori della sua pelle allargarsi e riempirsi d’acqua! Era
un’immagine disgustosa che ci fece restare a bocca aperta!
Proprio in quel momento entrarono i genitori di Martino. A mio padre
venne il panico e siccome l’acqua aumentava ancora gli venne
la geniale idea di prendere l’intera famiglia di spugna e
usarla per assorbire l’acqua e non morire affogati!
Si gonfiarono tutti e tre come Martino, anche la piccola Camilla che
era la spugna più piccolina. L’acqua scese di
molto. Io e la mia famiglia riuscimmo così ad uscire, mentre
quella di Martino si disperava. Forse mio padre era diventato pazzo!
Gonfiatissimi riuscirono infine ad uscire anche loro e quando le
“acque si calmarono” mio padre per scusarsi
iniziò pazientemente ad asciugare con il phon la famiglia ed
io e mia madre facemmo lo stesso.
Decidemmo di non parlare con nessuno di questa particolare avventura
per non danneggiare la famiglia di spugna e loro dopo pochi giorni si
trasferirono in un’altra città e io non li vidi
mai più.